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Autore: Abby_da_Edoras    10/05/2021    10 recensioni
Questa long fic è il sequel della mia serie di OS sulla quinta stagione di "Vikings" e, ovviamente, è la mia versione della sesta stagione della serie TV, con molti cambiamenti rispetto alla trama e alle dinamiche tra i personaggi. Aethelred è finalmente a Kattegat con Hvitserk e gli altri e si ambienta sempre meglio nella nuova realtà, purtroppo però i problemi da affrontare sono molti e inaspettati, primo tra tutti il comportamento sempre più strano di Hvitserk... Senza spoilerare la mia stessa storia, posso anticiparvi che le esperienze che i due si troveranno a vivere finiranno per separarli come coppia (non come amici) e che, pian piano, nasceranno nuovi amori... alcuni a sorpresa, altri un po' meno (credo). Insomma, il mio delirio percorrerà nuove strade!
Grazie a chi segue con tanto affetto queste mie storie e in particolare a Innai Mari, Ciuffettina, Aliseia, Elgas... e altri desideratissimi!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 15: The Truth beneath the Rose

 

Give me the strength to face the wrong that I have done
Now that I know the darkest side of me

How can blood be our salvation
And justify the pain that we have caused throughout the times
Will I learn what's truly sacred?
Will I redeem my soul, will truth set me free?

Blinded to see the cruelty of the beast
It is the darker side of me (forgive me my sins)
The veil of my dreams deceived that I have seen
Forgive me for what I have been
Forgive me my sins!

(“The Truth beneath the Rose” – Within Temptation)

 

Hvitserk e Helgi si trovavano al villaggio di Lagertha e guardavano soddisfatti la bellezza e la pace che finalmente regnavano in quel luogo: la gente si sentiva protetta dai soldati e dalle shieldmaiden che pattugliavano i dintorni e poteva dedicarsi al lavoro dei campi senza più temere scorrerie. Lagertha aveva trascorso qualche giorno a Kattegat, ma poi si era resa conto che Gunnhild se la stava cavando benissimo e che sarebbe stata una perfetta Regina anche senza il suo aiuto, così era tornata e in quel momento stava giocando con i nipotini Hali e Asa. Era uno spettacolo che riempiva il cuore e Hvitserk si sentiva quasi sopraffatto da tanta felicità, adesso non aveva più la presunzione di comunicare con gli dei o di conoscere la loro volontà, ma li ringraziava dal profondo del suo cuore perché avevano protetto lui e le persone che aveva accanto. Non sapeva perché avessero concesso proprio a lui una simile fortuna, essere aiutato da Aethelred ad uscire dall’incubo della dipendenza prima di distruggere la vita di tutti quanti, fargli incontrare una persona come Helgi… ma il giovane uomo che era oggi non si faceva più tante domande, ringraziava e cercava di godere delle gioie che gli erano state elargite. Si voltò verso Helgi per condividere con lui la sua felicità e lo vide che fissava Hali e Asa con occhi colmi di lacrime.

Gli prese il volto tra le mani e si accostò a lui.

“Helgi, che cos’hai? Perché stai piangendo?”

Il ragazzo si passò velocemente una mano sugli occhi per portar via quelle lacrime inopportune, poi regalò a Hvitserk un sorriso pieno di malinconia.

“Stavo pensando che… che se Thorunn non fosse morta, adesso il nostro bambino avrebbe più o meno l’età di Asa” mormorò.

Una punta di dolore trafisse il cuore di Hvitserk.

Questa volta toccava a lui sentirsi inadeguato, forse Helgi stava con lui soltanto perché temeva la solitudine, ma era ancora innamorato della moglie morta e avrebbe desiderato essere con lei e con il loro bambino mai nato. Per la prima volta Hvitserk comprendeva e sperimentava sulla sua pelle quello che per tanto tempo doveva aver provato Aethelred, quello che lui stesso gli aveva fatto passare con la storia di Thora prima, dei funghi allucinogeni poi… e sentì di meritare quella sofferenza. Era giusto così.

“Helgi, se desideri avere una vita diversa, se vuoi farti una famiglia, io non te lo impedirò” disse al compagno, stringendolo dolcemente per le braccia. “Ti sono stato vicino perché volevo proteggerti e farti sentire al sicuro, poi mi sono… mi sono innamorato di te, ma non voglio obbligarti a stare con me per riconoscenza. Se vuoi una donna e dei figli tuoi io…”

Helgi scosse il capo e si strinse a Hvitserk.

“Non voglio nessuna donna accanto. Ho amato Thorunn e nessuna mai potrebbe prendere il suo posto” dichiarò, sicuro. “Vedere Asa che gioca felice mi ha fatto pensare a mio figlio che non è mai nato, che non potrà mai conoscere la bellezza della vita, per questo mi sono rattristato, solo per questo. Io… io… ti amo, Hvitserk, tu solo mi hai ridonato la voglia di vivere, non potrei mai rinunciare a te, sei la mia vita!”

Helgi aveva dichiarato il suo amore con timidezza e imbarazzo, ma anche con una tale semplicità e candore che Hvitserk non ebbe più alcun dubbio. Avvolse il suo compagno in un abbraccio caldo e protettivo, sentendo il sollievo che gli inondava il cuore, e lo baciò a lungo perdendosi nella dolcezza delle sue labbra e del suo sapore. Continuò a baciarlo e iniziò a sospingerlo verso un boschetto appena fuori dalla cerchia delle case del villaggio, dove nessuno avrebbe potuto sorprenderli.

“Qui mi sembra che sia tutto tranquillo” gli sussurrò all’orecchio tra un bacio e l’altro, “potranno anche fare a meno di noi, non ti pare?”

Ridacchiando felice, Hvitserk spinse Helgi a terra e si distese su di lui, armeggiando con le loro vesti per liberarsi il più possibile, mentre la sua bocca continuava a catturare e assaggiare quella del compagno. Stretto al corpo di Helgi, si spinse lentamente dentro di lui e iniziò a muoversi all’unisono con lui, lentamente e poi con sempre maggior intensità, finché entrambi non giunsero all’apice e furono travolti da un’armonia di sensazioni meravigliose che esplose infine in un abisso di piacere accecante e devastante, qualcosa che nessuno dei due pensava che avrebbe mai più provato.

Rimasero abbracciati a lungo, godendo della gioia di stare insieme, dei loro corpi uniti che si stringevano, dei respiri intrecciati, dell’odore della loro pelle che si mescolava a quello della natura attorno. Hvitserk sentiva il cuore pieno, il calore dell’amore lo invadeva e gli riscaldava il sangue, non aveva bisogno di nient’altro se non del giovane che stringeva tra le braccia; Helgi provava una pace e una sicurezza mai sperimentate prima ogni volta che era tra le braccia di Hvitserk, aveva imparato ad amare la sua forza gentile che lo faceva sentire sempre protetto e difeso da ogni male.

“Forse dovremo rimetterci a cavallo per tornare a Kattegat” disse alla fine Hvitserk, soffiando un ultimo bacio delicato sulle labbra di Helgi, “le guardie sono tutte al loro posto e preferirei che giungessimo alla dimora reale prima che cada la notte.”

Il giovane vichingo aveva ragione, ma fu difficile per entrambi staccarsi da quell’abbraccio, allontanarsi da quella piccola radura che aveva visto il loro amplesso dolce e intenso. Si riassettarono le vesti e presero i cavalli per tornare a Kattegat, mentre la luce aranciata del sole illuminava i loro volti trasfigurati dalla gioia di amarsi e stare insieme.

Purtroppo, però, le cose belle duravano sempre troppo poco in quel di Kattegat!

Quando Helgi e Hvitserk giunsero in città era ormai il tramonto, ma tutti gli abitanti erano riuniti presso il porto, al cospetto di Bjorn che aveva Gunnhild accanto a sé e stava parlando ai suoi sudditi in tono cupo e drammatico. I due giovani giunsero proprio in tempo per ascoltare le frasi più sconvolgenti del discorso del Re.

“Purtroppo ho perduto la corona della Norvegia, sono stato sconfitto all’elezione da Harald Finehair” dichiarò Bjorn, scuro in volto.

I cittadini, allibiti al pensiero che proprio Harald potesse aver prevalso su Bjorn durante l’elezione del Re dei Norreni, tacquero e anche Hvitserk e Helgi si scambiarono uno guardo smarrito, senza trovare nulla da dire. Ivar, al contrario, scoppiò in una sonora risata.

“Ma come? Bjorn La Corazza non è dunque diventato Re di tutta la Norvegia?” commentò, caustico e provocatorio e non senza una malcelata soddisfazione. “Com’è stato possibile, ti sei fatto sconfiggere addirittura da quell’incapace di Harald?”

Bjorn lanciò ad Ivar uno sguardo fiammeggiante, poi riprese il suo discorso rivolgendosi ai sudditi… tuttavia il suo tono adesso suonava molto più aspro e si sentiva che la battuta del fratello gli aveva fatto girare parecchio i cosiddetti!

“Ammetto di aver sottovalutato il mio avversario” riprese, “ero convinto di non avere rivali in questa elezione e quindi non mi sono preoccupato più di tanto delle manovre e delle alleanze da stringere, come invece ha saputo fare Harald. Mi sono reso conto troppo tardi di quanto Harald fosse diventato amico di quel tale, Kjetill, che è comparso misteriosamente a Vestfold proprio nel periodo dell’elezione, sostenendo di venire dall’Islanda. E credo che, in effetti, sia stato proprio questo Kjetill a tramare e a cercare alleanze con i Re, le Regine e gli Jarl affinché votassero per Harald.”

Sentendo nominare Kjetill, Helgi impallidì mortalmente e si irrigidì. La sua prima reazione sarebbe stata quella di risalire a cavallo e lanciarlo al galoppo per scappare nemmeno lui sapeva dove, ma Hvitserk gli passò un braccio attorno alla vita e lo attirò a sé.

“Non preoccuparti prima del tempo” gli sussurrò dolcemente. “Ascoltiamo cosa ha da dire Bjorn, magari Kjetill rimarrà al servizio di Re Harald nel Vestfold, o forse ritornerà in Islanda. Non sa di te, non sa che sei vivo e non sa che sei qui, perché mai dovrebbe cercarti? Stai tranquillo, Helgi, io non permetterò che ti accada nulla di male.”

Helgi annuì e si strinse a Hvitserk, ma il suo corpo continuava ad essere scosso da un tremito incontrollabile.

“Tuttavia non voglio in alcun modo giustificare la mia sconfitta, è soltanto colpa mia se non mi sono accorto in tempo delle manovre di Harald e se non ho fatto niente per sventarle” stava dicendo Bjorn. “Ormai le cose stanno così e Harald è il Re di tutti i Norreni. Per questo ci sono delle decisioni da prendere e voglio che le prendiamo adesso e tutti insieme!”

“Gente di Kattegat, volete veramente stare ad ascoltare quello che ha da dirvi un Re che è stato sconfitto all’elezione, che ha perso la corona della Norvegia senza nemmeno accorgersene?” riprese Ivar, che se la stava godendo un sacco, finalmente aveva la sua rivincita su Bjorn! “Bjorn ha dimostrato di non essere invincibile e porterà Kattegat alla rovina. Cosa credete che succederà adesso, che Harald se ne starà tranquillo nel Vestfold a festeggiare la vittoria? Certo che no, cercherà di sottomettere tutti i Regni che gli si oppongono, e Kattegat sarà il primo, perciò non abbiamo tempo da perdere in chiacchiere vuote, dobbiamo organizzare un esercito e attaccare Harald prima che lo faccia lui!”

Il popolo di Kattegat non aveva poi tutta quella simpatia per Ivar, non dimenticava di essere stato tiranneggiato da lui e che, poi, era stato proprio Ivar a portare i Rus’ in Norvegia… tuttavia quelle parole infiammate fecero presa in più di un cuore, erano proprio le parole che un vero vichingo voleva sentirsi dire. Alcuni borbottavano contro lo storpio traditore che adesso si permetteva di giudicare l’operato di Bjorn, altri invece iniziavano ad ascoltarlo con interesse. Bjorn si accorse che le cose non si mettevano bene e intervenne subito.

“Era proprio di questo che volevo parlarvi, popolo di Kattegat” dichiarò. “E’ questa la scelta che dovete fare, ora, prima che sia troppo tardi. Lo avete visto da voi, io ho fallito, ho perso la corona della Norvegia. Potete scegliere se rinnegarmi come Re e accettare il dominio di Re Harald, oppure se restare al mio fianco e prepararvi a resistere contro di lui!”

“Ma lo sentite? Parla di resistere” lo interruppe nuovamente Ivar. “Dovremmo stare ad aspettare che Harald e i suoi uomini cerchino di sottometterci, ma non è questo che fanno i veri vichinghi, i veri vichinghi non si difendono, i veri vichinghi attaccano!”

Ivar stava facendo nascere un certo entusiasmo tra i presenti, specie tra chi si sentiva un vero vichingo (cosa che, più o meno, lasciava spazio a infinite interpretazioni a seconda di come tornasse comodo!) e fu a quel punto che Aethelred perse davvero la pazienza.

“Insomma, qui la questione non è stabilire chi seguire, né chi sia il più valoroso tra Bjorn e Ivar” esclamò, intromettendosi senza tanti complimenti. “Il vostro Re è Bjorn, ma lui stesso si sta rimettendo alle vostre decisioni perché sa di aver sottovalutato Harald. Non è Bjorn né, tanto meno, Ivar a dover scegliere per voi, gente di Kattegat, siete voi stessi a dover decidere per voi e per le vostre famiglie. Pensateci bene prima di lasciarvi prendere dall’entusiasmo.”

Ivar rimase allo stesso tempo sorpreso e affascinato da quel Principe Sassone che si permetteva di contraddirlo davanti a tutta la sua gente e, stuzzicato e pure un po’ eccitato, decise di continuare quel confronto.

“Anch’io faccio parte dei cittadini di Kattegat e la mia scelta è attaccare Harald al più presto, subito, quando ancora non se lo aspetta, con o senza Bjorn La Corazza!” disse.

Un gruppo sempre più numeroso di uomini e donne si era lasciato conquistare da questa visione bellicosa e rumoreggiava, ma Aethelred intervenne ancora una volta.

“Vuoi davvero iniziare una guerra, dopo i tanti lutti e perdite che abbiamo avuto?” chiese, questa volta rivolgendosi ad Ivar. “Forse sarà inevitabile, è vero, ma perché cercarla noi per primi? E poi… la gente che adesso è sottomessa a Harald è come te, come voi, sono norvegesi. Volete veramente dare inizio a una guerra civile contro persone che potrebbero essere vostri fratelli, sorelle, figli? Sono le stesse persone che ci hanno aiutato a difendere la Norvegia contro i Rus’…”

“Aethelred ha ragione” prese infine la parola Gunnhild, al fianco del marito. La sua autorevolezza e la sua forza sembrarono calmare d’incanto la folla sempre più vibrante. “Innanzitutto non dimenticate che è stato Bjorn, il vostro Re, a salvare la Norvegia dai Rus’, è stato per lui che tutti i Re e Regine si sono riuniti e Bjorn ha quasi perso la vita per difendere la sua terra.”

Gunnhild sorvolò sul fatto che, al contrario, era stato proprio Ivar a condurre i Rus’ in Norvegia, ma più di uno, tra la folla, lo pensò lo stesso e cominciò a mutare parere.

“E’ vero, ha sbagliato sottovalutando Harald, ha sbagliato a non informarsi sulle sue trame, ma chi di noi non ha mai sbagliato? Eppure oggi abbiamo l’occasione di rimediare ai nostri sbagli, tutti noi, chi più chi meno” riprese la Regina. I sudditi l’ascoltavano incantati. “Io vi chiedo, come prima cosa, dopo tutto ciò che comunque ha fatto per voi, per Kattegat e per la Norvegia, volete davvero abbandonare Bjorn?”

“No, no! Bjorn Re! Bjorn Re! Bjorn! Bjorn!” le voci della folla confuse tra loro, ma che scandivano bene queste parole.

Ivar s’immusonì. Aveva iniziato per gioco, non voleva davvero prendere il posto di Bjorn, ma gli sarebbe piaciuto avere un suo esercito e comandare la spedizione contro Harald. Adesso non sarebbe stato più possibile, a quanto sembrava aveva perso il suo ascendente sulla gente…

“Ah, ecco, dunque preferite farvi guidare da un Re fallito e da uno straniero, uno che non è della nostra stirpe, un Sassone, un nemico, piuttosto che da un vero vichingo?” sibilò il giovane, risentito. “Peggio per voi, allora, fate pure come vi pare, ma poi non venite a piangere da me.”

La maggior parte dei presenti ignorò quella cattiveria di Ivar e anche Gunnhild riprese il suo discorso incoraggiante verso i sudditi.

“Quindi siete pronti ad ascoltare le proposte che il vostro Re, Bjorn La Corazza, il mio amato marito, sta per esporvi? Sarete uniti e dalla sua parte qualsiasi cosa verrà decisa?” domandò.

La folla esplose in un boato entusiastico verso la sua Regina.

Solo Ivar si accorse che Aethelred, ferito e umiliato dalle sue parole, non era più accanto a lui. Lo vide allontanarsi in fretta verso la cittadina, forse diretto alla dimora reale… e si rese conto di essersi lasciato trasportare, di aver esagerato come al solito.

Perché aveva detto quelle cose? Perché aveva mortificato Aethelred? Perché non collegava mai il cervello prima di parlare?

Lasciando Bjorn e Gunnhild a gestire quell’intricata situazione con i loro sudditi, Ivar si disinteressò di tutto il resto e, appoggiandosi alla stampella, si mosse più in fretta che poté cercando di raggiungere il suo Principe, quel dolce ragazzo che aveva stupidamente ferito e che, anzi, gli piaceva e lo intrigava ancora di più proprio perché non si faceva scrupoli a dargli contro quando lo riteneva giusto.

Fine quindicesimo capitolo

 

   
 
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