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Autore: Rack12345    10/05/2021    2 recensioni
[Completa]
Questa storia è ambientata dopo Captain America: Civil War. Dopo la partenza di Bucky per il Wakanda e dopo svariati mesi, gli Avengers si sono riuniti, perchè era inevitabile che rimanessero separati: per salvare il mondo, devono farlo insieme.
Nel loro gruppo è entrata una nuova spia: Alexis Moore. Lei è la nostra protagonista.
La squadra sembra essere in un periodo pacifico, ma dovranno aspettarsi diverse rogne. Combatteranno contro diversi Villain che li proietteranno nel passato, legati alla Germania nazista della seconda guerra mondiale. Alexis verrà sottoposta a varie sfide, sia fisiche che emotive e vedremo quanto sia stratificata la sua personalità e quanto potenziale c'è in lei: non è una spia qualunque come potrebbe sembrare al primo impatto.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'New Avengers: Together Saga'
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New Avengers: Together
Capitolo XIX: Steroidi al vibranio e piani disperati.
 



-Direi di provare ad accerchiarli il più possibile.- iniziò Steve. -Bruce, Nat voi andate a Lafayette Square. Lexie e Buck partite dal Lincoln Memorial e venite verso il monumento della seconda guerra mondiale. Io e Tony perlustreremo la zona intorno la statua di Washington.-
Alexis dopo essersi scambiata un'occhiata di assenso con James, annuì a Steve ed aprì due portali per le altre due squadre.
Osservò i suoi colleghi attraversarli e li chiuse, poi aprì il portale per il Lincoln Memorial.
Bucky la guardò mentre compiva tutte quelle azioni: aveva lo sguardo più determinato che avesse visto.
Sembrava come se Alexis fosse nata con quei poteri e non avesse aspettato altro che usarli per tutta la vita.
-Andiamo.- disse Alexis seriamente, con lo sguardo sempre puntato davanti a sé. Guardava verso il Lincoln Memorial.
Quando il portale si chiuse alle loro spalle, i due iniziarono a guardarsi intorno: c'era la solita folla di turisti, chi correva intorno al perimetro della grande fontana, chi, poco più in là, sul prato, se ne stava seduto a leggere, studiare, fare merenda.
Poteva sembrare un giorno qualunque, uno come tutti gli altri, eppure non lo era.
I droidi camminavano al fianco delle persone, ripetendo un meccanico "stiamo svolgendo una simulazione dell'esercito militare, vi invitiamo a mantenere la calma". I loro occhi non erano rossi, ma celesti.
Alexis pensò che fosse un bene: voleva dire che non erano lì per attaccare i civili, almeno non subito.
Portò una mano all'auricolare nell'orecchio:
-Qui tutto tranquillo, per il momento.- borbottò, avvertendo i suoi colleghi.
Bucky le si avvicinò con poche falcate. -Non credi che noi Avengers potremmo dare nell'occhio? Ho un fucile e una pistola sulle spalle, Steve se ne va in giro vestito di blu, bianco e rosso e Tony Stark sta volando sopra le loro teste.-
Alexis fece spallucce. -Sì, in effetti quando ci sono troppi Avengers in giro non è mai un buon segno. Ma se quegli idioti- indicò con un cenno della testa le persone sdraiate sul prato. -non hanno paura di droidi al vibranio, figurati di noi.- 
La ragazza si voltò verso Bucky e lo squadrò da capo a piedi. -Al massimo qualche ragazza potrebbe avere paura di svenire alla tua vista.-
-Ma smettila.- disse Bucky scuotendo la testa e sorridendo lievemente.
Ad un tratto una voce si intromise nelle loro orecchie.
-Agente Moore, se hai finito di fare complimenti al tuo ragazzo, avrei qualcosa di importante da dire.-
-Ma tu devi sempre aprire la linea nei momenti meno opportuni?- chiese Alexis, mettendo le mani sui fianchi.
-Magari tu evita di dire cose inopportune!- ripose Iron Man. -Comunque, Friday ha trovato un punto debole di questi cosi. Guardandoli da dietro, tra la testa e le spalle. Ci passa giusto una mano, strappate un cavo giallo, piuttosto spesso.-
-E come facciamo a vedere il colore, mentre si dimenano e cercano di ucciderci?- chiese Natasha intromettendosi anche lei.
-Questa la so.- disse Bruce. -Li strappiamo tutti.-
-Esattamente quello che avrei detto io.- rispose Tony.
-Non attaccate nessuno a meno che non veniate attaccati.- disse Steve. -Ricordiamoci che la sicurezza dei civili viene prima di tutto.-
Steve abbassò la mano lungo il fianco dopo aver chiuso il collegamento auricolare, tirò fuori dalla tasca un piccolo cellulare con uno schermo olografico e, puntandolo verso il cielo, cercò di capire se ci potesse essere qualche altra sorpresa in arrivo. Quella totale calma lo stava quasi uccidendo. La fiducia che la popolazione di Washington aveva nell'esercito americano gli risultava quasi impossibile da comprendere. Davanti a dei droidi e senza alcun tipo di avvertimento, non riusciva a credere che nessuno fosse minimante allarmato.
-Ehi! Quello è Captain America!- 
Steve si bloccò per qualche secondo, senza respirare, poi si voltò verso la voce che lo aveva chiamato.
Un bambino di, forse, nove anni si era appena staccato dal gruppo della sua classe e correva verso di lui, indossando un berretto con la visiera blu, con lo scudo di Cap disegnato al centro.
Steve si guardò intorno più volte, prima di dare attenzioni al bambino che lo fissava dal basso.
-Già, proprio lui.- fece un sorriso e si abbassò sulle ginocchia all'altezza del bambino. -E tu come ti chiami?-
-James.- rispose timidamente il bambino, portando le mani dietro la schiena.
-Un mio amico si chiama come te. Sei in gita con la tua classe, James?-
Il bimbo si voltò a guardare i suoi compagni, che non erano ancora sicuri se muoversi anche loro verso Steve.
Annuì. -Mi faresti un autografo sul cappello?- chiese, porgendogli il berretto.
Steve sorrise, sinceramente intenerito. -Certamente.-
Poco più in là, uno dei droidi, avendo sentito il suo nome gridato dal bambino, si voltò verso di loro ed iniziò a camminare nella loro direzione. Gli occhi erano diventati rossi.
Proprio mentre anche il resto dei bambini aveva iniziato a muoversi verso Steve, Tony, che aveva visto tutto dall'alto, volò in picchiata ed urlò:
-Capitano, ore dieci!-
Tony afferrò il bambino portandolo lontano da Steve, che si voltò nella direzione suggerita da Tony e vide un droide andargli incontro con un fucile spianato. Sollevò lo scudo e un istante dopo il droide iniziò a sparare. Steve camminò nella sua direzione continuando a parare i colpi con lo scudo, poi, aiutandosi con un salto, roteò in aria e calciò via il fucile dalle mani del droide.
Gli diede alcuni colpi con lo scudo, scalfendolo con fatica, poi gli si avvinghiò sulla schiena e cercò di strappare quei fili che aveva nominato Tony.
Dopo qualche secondo di lotta, vi riuscì. Gli occhi del droide si spensero e cadde a terra, mentre lui, con un salto, scendeva dalla sua schiena.
Era alto mezzo metro più di lui. Si chiese per un attimo come avrebbero fatto Alexis e Natasha a saltargli sulla schiena per recidere quei fili.
Tony, che aveva messo in salvo il bambino, gli volò accanto. -Beh, te la sei cavata bene.-
-Sì,- disse Steve. -E tutti gli altri? Si stanno arrabbiando.- li indicò.
Gli occhi dei droidi stavano pian piano diventando tutti rossi.
-Sono almeno cinquanta.- continuò Steve. Portò una mano all'auricolare. -Ragazzi, pare che questi cosi avessero ordine di attaccare gli Avengers, e lo stanno facendo, fate attenzione.-
-Sì, l'abbiamo notato!- ripose Natasha con la voce leggermente crinata, dovuto al fatto che stesse già combattendo contro i droidi.
Anche Bruce Banner aveva fatto la sua parte, lasciando che Hulk prendesse il sopravvento. Ormai era perfettamente in grado di gestire le sue trasformazioni.
Prese una manciata di droidi in vibranio come se fossero mosche, tenendoli in un palmo della mano, e, mentre cacciava un grido, strappò loro via le teste, lanciandole lontano.
-Bastava un filo giallo, ma va bene lo stesso.- commentò Natasha.
Qualche kilometro più in là, Steve e Tony facevano del loro meglio, contro quei cinquanta droidi che cercavano di metterli al tappeto.
Tuttavia erano estremamente abili nel guardarsi le spalle a vicenda, almeno per il momento.
Utilizzarono la stessa tecnica che avevano usato in Austria. Steve si parò con lo scudo e Tony vi sparò contro un raggio di luce con entrambe le mani, poi Steve, spostando lo scudo, colpì una serie di droidi in successione.
-Sai, Cap? Dovremmo dargli un nome!- disse Tony, mentre afferrava un droide per una gamba e lo sbatteva per terra pancia in giù.
-A cosa?- chiese Steve, lanciando lo scudo in direzione di un droide, colpendolo in fronte e facendolo cadere all'indietro. Anche gli altri dietro di lui caddero con un ridicolo effetto domino.
-Al nostro trucchetto dello scudo!- Iron Man tenne ferma la testa del droide con una mano, mentre con l'altra estirpava i cavi poco sopra le spalle.
Steve alzò gli occhi al cielo. -Fammi il favore, Tony, sono un po' impegnato al momento!- lanciò di nuovo lo scudo di fronte a sé.
Qualche altro kilometro distante da loro, Alexis e Bucky facevano la stessa cosa, senza far mancare anche una piccola dose di preoccupazione costante nei confronti l'uno dell'altra.
Bucky sparò un colpo all'altezza del collo di un droide. Questo si afflosciò subito a terra ed i suoi occhi si spensero.
Alexis si bloccò un istante a fissarlo, e mentre creava due fruste magiche, grazie alle quali disarmò due droidi, scagliando via le loro armi, disse:
-Non è possibile, come hai fatto a centrare il punto esatto!?!-
Bucky continuava a sparare, ma i suoi proiettili non bastavano a forare il vibranio con cui erano costruiti quegli esseri, così lanciò a terra il fucile ed optò per un corpo a corpo.
-Lo ammetto, stavolta è stata fortuna.- disse il soldato. -Sottolineo, stavolta.- disse l'ultima frase con una smorfia, mentre si arrampicava sulla schiena di un droide andando a strappare il cavo dell'alimentazione.
Un altro droide cercò di tirarlo giù, ma Alexis lo vide ed aprì un portale in orizzontale, all'altezza della testa del droide, tagliandogliela di netto e facendo atterrare il resto del corpo su un gruppo di droidi poco più in là.
Mentre il droide su cui si era avvinghiato Bucky si accasciava al suolo, James sorrise ad Alexis gridandole:
-Te l'ho già detto che sei meravigliosa?-
Alexis fece spallucce, per poi riprendere la lotta contro i droidi utilizzando quante più armi poteva.
 
Gli Avengers continuarono così per almeno altri dieci minuti, finché non si ritrovarono tutti e sei spalla a spalla. Si erano spostati pian piano durante il combattimento ed ora si trovavano tutti nel parco pubblico della Casa Bianca.
-Oh, ciao!- disse Lexie, voltandosi di poco verso Tony.
-Ciao a te, streghetta. Che fai, batti la fiacca?-
-Come scusa?! E tu che non hai neanche il fiatone? Hai fatto qualcosa o hai fatto fare tutto a Steve?-
-Beh io non faccio la fatica che fai tu, sai?-
Alexis assunse un'espressione estremamente indignata, ma Natasha cambiò argomento.
-C'è un'improvvisa eccessiva calma, non vi pare?- disse la Vedova Nera.
Gli Avengers si guardarono intorno e notarono che, improvvisamente, i droidi si erano immobilizzati ed i loro occhi erano tornati innocui. Avevano serrato i ranghi, mentre le persone si erano ormai quasi tutte rifugiate al chiuso.
Ad un tratto si spostarono, aprendo la strada a due uomini in carne ed ossa, vestiti da militari del'Hydra.
Erano Jasper Sitwell e l'uomo che aveva rintracciato Natasha pochi giorni prima come compratore dei missili che erano stati utilizzati per il primo attacco in Wakanda.
Alexis mise le mani sui fianchi in assetto di guerra. Quel dannato Sitwell aveva quasi ucciso il suo migliore amico.
-Che disdetta.- disse Sitwell arrivando davanti agli Avengers. -Credevo davvero che voi quattro sareste morti in quell'esplosione.-
-Dovevi fare di meglio, stronzo.- disse Tony.
Sitwell si avvicinò ulteriormente con un passo fastidiosamente lento, girò intorno agli Avengers e si parò davanti ad Alexis.
-Sai Stark, non avevo idea che la tua figlioccia fosse così interessante.- disse incrociando le braccia al petto e socchiudendo leggermente gli occhi.
Bucky si irrigidì e Alexis rise, cogliendo il suo interlocutore di sorpresa.
-Interessante?- la ragazza rise di nuovo -Davvero pensi di ferire Tony Stark con questa frase? Ma chi ti ha messo a capo di questa organizzazione?-
Anche Tony rise, poi Alexis si voltò verso Steve.
-Vedi,- disse lei gesticolando. -l'avevo detto che non hanno un grande cervello.-
Steve sollevò le spalle ed annuì.
Sitwell si era fatto pericolosamente serio ed il suo sguardo era passato in pochi secondi da "spaccone" e "serio e ferito nel profondo dell'animo", sempre se mai avesse avuto effettivamente un'anima.
L'uomo alle sue spalle fece qualche passo tenendo le mani unite dietro la schiena.
-Signore,- disse -Devo dare l'ordine subito, non c'è tempo con tutti questi pagliacci in giro ad ostacolare i nostri piani.-
L'altro gli rispose senza neanche guardarlo, continuando a fissare Alexis.
-Fai quello che vuoi, Dominik, non mi interessa dei vostri scopi razzisti, lo sai.-
Dominik Dietwald tirò fuori dalla tasca una sorta di piccolo telecomando, munito di un solo pulsante rosso e lo schiacciò senza pensarci neanche un secondo.
Gli occhi dei droidi cambiarono di nuovo colore, diventando violacei. Tutti si voltarono alla ricerca di qualche bersaglio da colpire, pronti e con i fucili spianati.
-Che cazzo fanno!?- esclamò Alexis.
Li videro dirigersi verso alcuni edifici lì vicino, dove si erano rifugiate le persone che poco prima erano in strada, mentre altri puntarono alle poche persone rimaste lì fuori nel parco.   
-Bastardi.- borbottò Natasha. -Non esistono helicarrier, sono i droidi il nuovo progetto Insight!-
-Cosa!?- chiese Alexis.
-I droidi stermineranno le persone!-
In un attimo il suo cervello riuscì a collegare tutti gli indizi che avevano trovato fino a quel momento. Gli appunti sui droidi di Ultron, gli appunti sul progetto Insight.
Come avevano fatto a non pensarci prima?
Uno scienziato molto intelligente dell'A.T. doveva aver unito le due cose, dotando i droidi di scanner di riconoscimento facciale con dei parametri da rispettare. Chi non fosse rientrato nei parametri sarebbe finito sulla loro lista nera. Si chiese chi potesse aver costruito delle macchine del genere. Non certo quel babbeo di Jasper Sitwell, che era improvvisamente sparito.
Gli Avengers cominciarono una disperata corsa contro il tempo e contro i droidi, cercando di atterrarli o di annientarli prima che potessero puntare le armi contro i civili.
Furono minuti devastanti, durante i quali credettero davvero di non farcela.
Alexis non aveva mai sfruttato così tanto i suoi nuovi poteri: creava continuamente dei portali, cercando di riportare alla linea di partenza i droidi, dando più tempo agli altri Avengers per distruggerli.
Tuttavia, essendo droidi piuttosto potenti ed avendo davvero pochi secondi a disposizione per fermarli, gli Avengers stavano faticando parecchio. Alexis era sempre più esausta ogni portale che apriva.
Ad un tratto uno dei droidi capì che era lei che impediva loro di avanzare, così l'attaccò, spingendola e buttandola a terra. I suoi occhi erano di nuovo tornati rossi, non essendo più concentrato sulla missione principale.
-Alexis!- urlò Bucky, guardandola di sfuggita, mentre continuava a cercare di fermare l'avanzata degli altri droidi.
Alexis cercò di difendersi prendendolo a pugni sulla faccia metallica, ma colpire il vibranio a mani nude, poteva solo che provocare dolore a lei. Il droide riuscì ad immobilizzarla e a stringerle le mani intorno alla gola.
Bucky a quel punto non poté continuare a rimanere indifferente. Si allontanò dalla folla di droidi e corse verso di lei. Alexis guardò nella sua direzione, sperando che la salvasse, ma, dietro di lui, vide un droide allontanarsi da tutti gli altri e puntare il fucile contro una ragazza indiana.
Sgranò gli occhi. -No, Bucky, attento!!- urlò, indicando la scena atroce che stava per compiersi sotto i suoi occhi.
James si voltò di scatto, ma non fece in tempo a fare nulla.
Il droide aveva sparato un colpo dritto al centro del petto della ragazza, che era caduta all'indietro all'istante.
L'orribile progetto dell'A.T. aveva appena fatto la sua prima vittima.
Alexis gridò di disperazione mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
James si lanciò contro il droide che aveva appena sparato, scagliandolo a terra e strappando via i fili dalla parte posteriore del collo.
Nello stesso istante, mentre Alexis stava per perdere i sensi, il droide sopra di lei ebbe un'improvvisa illuminazione. Gli occhi gli tornarono viola.
-Tu non sei bionda.- disse con voce metallica.
Mentre Alexis chiudeva gli occhi, per la mancanza di ossigeno, pensò per l'ennesima volta alla follia delle idee dell'A.T. Del tutto sconclusionate.
E se si fosse semplicemente fatta una tinta castana?
Un sorriso amaro le si dipinse sul volto, mentre un frastuono dietro di lei le fece rizzare le orecchie.
Era un frastuono familiare.
-Nemmeno tu sei biondo, amico.-
Anche quella voce era familiare.
Alexis sentì una folata di vento passarle sopra, ed il peso del droide sopra di lei scomparve.
Teneva gli occhi chiusi ma sapeva benissimo chi fosse arrivato in aiuto a difendere la terra.
Aprì un occhio e guardò la mano possente che era tesa verso di lei, la afferrò con un sorriso e si sentì tirare su come se fosse stata una piuma.
Il dio del tuono la guardava con un sorriso enorme, mentre con l'altra mano afferrava Stormbreaker che tornava da lui.
-Agente Moore, che stai combinando?-
Alexis ricominciò ad aprire portali, teletrasportando continuamente i droidi, a volte facendoli cadere sopra i loro stessi  compagni robotici per rallentarli un po', mentre gli altri Avengers non si erano neanche accorti di quello che era successo fino a quel momento.
-Faccio del mio meglio, figlio di Odino.-
Thor le posò una mano sul braccio facendoglielo abbassare e con un sorriso bonario le disse:
-Non serve più ormai, riposati un po'.- le diede due buffetti sulla testa.
Alexis, con lo sguardo aggrottato e contrariato, vide Thor alzare in aria il suo nuovo martello ed attirare dei fulmini per poi scagliarli al suolo, andando a diramarsi e a colpire il settanta per cento dei droidi presenti.
La ragazza, vedendo la situazione, fece quello che aveva detto Thor. Si lasciò cadere a terra, sedendosi, con le ginocchia sollevate ed un braccio poggiato sopra di esse, mentre l'altro l'aveva portato dietro la schiena, scaricando il peso sul palmo della mano.
Strinse gli occhi ed osservò meglio la scena intorno a sé.
I droidi erano notevolmente diminuiti, ora la situazione era pienamente gestibile anche dal solo Thor.
Gli Avengers continuavano a combattere, ma Alexis si gustò comunque quei brevi istanti durante i quali avevano fatto alcune battute sul ritardo di Thor, e questo aveva risposto facendo battute sul fatto che senza di lui non sarebbero andati a finire da nessuna parte e che quindi avrebbero dovuto solo che ringraziarlo, invece di starlo a criticare e a perdere tempo nel farlo.
Poi si perse ad osservare Bucky e notò solo in quel momento la sua abilità nel combattere, non solo con le armi da fuoco, ma anche con il corpo a corpo. Non aveva mai avuto modo di vederlo se non di sfuggita durante una battaglia.
Sembrava quasi piccolo in confronto a quei robot pompati al vibranio.  Lo guardò arrampicarsi, per l'ennesima volta, sulla schiena di uno, ma un altro droide lo prese per le spalle e lo lanciò a terra. Alexis vide Bucky boccheggiare per qualche istante a causa dell'urto. Il suo cuore vibrò per lo spavento. Quando vide che un terzo droide si dirigeva nella sua direzione, aprì un portale sotto il corpo di James, facendolo cadere, nella stessa posizione accanto a lei, mentre i droidi guardavano sbigottiti la zona dove il soldato non c'era più.
James si voltò verso Alexis leggermente scombussolato. Si portò una mano dietro la testa, mentre si metteva seduto accanto a lei.
-Scusa per l'atterraggio, non avevo un materasso.- gli disse lei.
-No, va bene, grazie.- le rispose il soldato leggermente dolorante. -Tu che staresti facendo qui seduta?- le chiese sollevando entrambe le sopracciglia.
-Thor mi ha detto di riposarmi.- la ragazza indicò i loro colleghi che combattevano. -come vedi se la stanno cavando benissimo.-
-Sì, hai ragione.-
Il soldato fece per alzarsi, ma Alexis lo attirò a sé, afferrandolo per il colletto della sua giacca in pelle blu. Lo baciò, come se non aspettasse altro da tutta la vita, recuperando tutto l'ossigeno che poco prima le era stato tolto. Le labbra di James erano per lei adrenalina pura e sentì tutti i muscoli del suo corpo rinvigorirsi improvvisamente.
Lui le sfiorò la guancia, separandosi da lei e  le sorrise.
-Ho avuto paura, prima.- le disse lei.
-Anche io ne ho avuta, prima.- rispose il soldato. -Ma sta tranquilla, una promessa è una promessa. Giusto?-
Alexis annuì tenendo la fronte incollata a quella di Bucky, poi il soldato si staccò da lei controvoglia e si alzò in piedi, porgendo una mano ad Alexis ed aiutando anche lei ad alzarsi. La ragazza si pulì la divisa in pelle, poi si guardò intorno e di nuovo fu colta dalla preoccupazione di poco prima: i droidi stavano arrivando da tutti i lati del parco e continuavano ad arrivare senza mai fermarsi.
Bucky corse via, verso la battaglia, senza pensarci due volte.
La ragazza, invece, rimase ad osservare la situazione. Poi il suo sguardo cadde su una figura che era ricomparsa sul campo: Jasper Sitwell. Lo vide parlare in un auricolare, stava dando degli ordini, ma non riuscì a capire nulla.
E poi le si gelò il sangue nelle vene, quando lo vide estrarre una pistola dalla cintura e puntarla contro qualcuno.
Contro Steve.
Alexis trasalì e sgranò gli occhi e, in preda alla paura, seguì l'istinto.
Prese la sua rivoltella dalla fibbia sul polpaccio e con entrambe le mani la puntò verso Sitwell.
Sparò.
Il proiettile lo colpì alle tempie, passandolo da parte a parte ed andando a rimbalzare sulla schiena di un droide, per poi cadere a terra.
L'uomo cadde a terra immediatamente, morto.
Alexis abbassò lentamente la pistola, con lo stesso sguardo sconcertato di poco prima.
Era la prima volta che uccideva qualcuno così a sangue freddo e, soprattutto, era la prima volta che ne traeva un immenso piacere.
Tony aveva visto la scena con la coda dell'occhio e si avvicinò a lei in fretta.
-Agente, stai bene?- le chiese, aprendo l'elmetto dell'armatura e prendendola per le spalle.
Alexis annuì, mantenendo lo sguardo nella direzione del corpo morto di Sitwell. Ma non era quello ciò che stava guardando con occhi sgranati.
-Ok, Alexis, ascoltami. Non è il momento di farsi venire i sensi di colpa, quei droidi nazisti stanno aumentando e mi serve una mano.- la scosse leggermente. -Ehi!? Ci sei!?-
Alexis scosse la testa. -Ma chi diavolo è quello...?-
Tony si voltò nella direzione in cui stava guardando Alexis e per poco non gli prese un colpo.
Era un uomo altissimo ed estremamente muscoloso, con una armatura metallica molto attillata a coprirgli quasi tutto il corpo, probabilmente in vibranio. Una coda di capelli lunghissimi, lisci e neri. Una benda su entrambi gli occhi e due spade incrociate sulla schiena. 
-Oh.- disse.
-Fate attenzione.- Vedova Nera si intromise negli auricolari di tutti gli Avengers. -E' Gorgon, mi sono appena arrivate informazioni su di lui. E' molto potente, ha un cervello enorme e, ovviamente, può pietrificare con lo sguardo.-
Alexis sollevò le mani al cielo. -Ma certo, era ovvio.- fece.
-Ecco chi è lo scienziato stronzo che ha creato questi cosi.-
Steve si voltò a guardarlo di sfuggita, poi si occupò del suo ultimo droide, tranciandogli la testa con lo scudo.
-Cambio di programma.- disse il Capitano. -Io, Thor e Tony ci occupiamo di Gorgon, voi altri pensate ai droidi, non ne sono rimasti molti.-
Alexis si guardò intorno: in effetti il volume del flusso di droidi era diminuito.
Steve, Tony e Thor si avvicinarono a Gorgon, che se ne stava perfettamente immobile davanti al corpo di Sitwell, quasi come se lo stesse ancora proteggendo.
Stavolta furono loro i primi ad attaccarlo senza porsi alcun problema. Il motivo, probabilmente, era il fatto che fosse stato proprio lui ad aver creato quel piano folle, su ordini dell'A.T.
Nessuno voleva credere che una persona con così tanto cervello potesse essere stato manipolato da qualcuno. Doveva averlo voluto anche lui stesso.
-Ferma questo delirio.- gli intimò Steve.
Quello non rispose, scuotendo lentamente la testa.
-Sì, ha proprio l'aria da psicopatico.- commentò Tony.
Thor richiamò a sé Stormbreaker -Con questo non servono le parole.-
Alcune flebili scintille cominciarono a comparire sulla sua ascia. Gli occhi gli diventarono pieni di elettricità. Cacciò un grido lanciandosi contro il nemico, mentre Steve lo attaccava da dietro e Tony dall'alto. Gorgon parò i raggi di Iron Man con il braccio, protetto dall'armatura che si confermava essere in vibranio, si voltò, evitando il colpo di Thor e, con un pugno, sbatté a terra Steve.
Gli altri Avengers guardarono la scena preoccupati, rendendosi conto che quell'uomo era, forse, imbattibile.
Gorgon sguainò le spade, che emanavano dei raggi arancioni di elettricità. Thor si lanciò di nuovo all'attacco, mentre Tony faceva ricaricare il reattore ed aiutava Steve a rialzarsi.
L'ascia di Thor si scontrò con le spade di Gorgon, rilasciando elettricità nell'aria. Thor teneva il manico con entrambe le mani, finchè Gorgon non riuscì a spingerlo totalmente a terra, assestandogli un pugno in faccia. Stava per dargliene un altro e metterlo definitivamente k.o., quando Tony, che aveva totalmente ricaricato le pile, sparò un colpo direttamente dal centro del petto, centrando la schiena dello scienziato e facendolo cadere a faccia in giù.
Rimase al tappeto per qualche secondo, durante il quale Tony disse:
-Hai ragione, ti chiedo scusa, non si attacca alle spalle.-
Quando Gorgon si alzò di nuovo in piedi, il ghigno malefico sul suo volto fece preoccupare gli Avengers, ancora più di prima.
Steve fece per andare verso di lui, ma quando vide Gorgon portare le mani dietro la testa e slacciare il fazzoletto che gli copriva gli occhi, si bloccò all'istante.
Tony urlò a tutti di chiudere gli occhi, ma non riuscirono tutti a sentirlo. Molti dei civili che si trovavano anche a qualche metro di distanza dalla battaglia, vennero travolti dal suo sguardo. Gorgon urlava, quasi come se stesse soffrendo, mentre dai suoi occhi usciva una luce biancastra.
Quando si ammutolì ed indossò di nuovo la benda, gli Avengers si guardarono di nuovo intorno. Almeno cinquanta persone erano state pietrificate nelle pose più terrificanti che si potessero immaginare, terrorizzati da ciò che stava accadendo quel giorno. Un giorno che, fino a poco prima, apparentemente poteva sembrava uno come tutti gli altri, ma che non lo era per niente.
Poi gli Avengers cercarono i propri sguardi reciprocamente, appurando che, almeno loro, fossero tutti salvi. Ed era così, per fortuna.
-Figlio di puttana.- borbottò Tony, lanciandosi di nuovo su di lui, seguito da Steve e poco dopo da Thor.
Alexis si guardò intorno, mentre teneva fermi con le sue fruste magiche l'ultimo gruppo di droidi rimasto, per far sì che gli altri potessero procedere a disinnescare i loro cavi di alimentazione.
Osservò le persone pietrificate, pensando che non erano riusciti nel loro intento e si sentì orribile. Dovevano assolutamente trovare una soluzione, ma non sapeva nulla riguardo Gorgon o i suoi poteri.
Ad un tratto le venne un lampo di genio.
Lasciò andare i droidi gridando un:
-Mi dispiace, ragazzi, dovete cavarvela da soli!-
Si mise in posizione per aprire un portale.
-Lexie!- la chiamò Steve. -Dove stai andando!?-
-Non preoccuparti, Cap. Ho un piano, torno subito!-
 
 



Oceano Atlantico, Raft, cella di Synthia Schmidt

Alexis picchiettò le nocche addosso al vetro che la separava dalla pazza.
Synthia si voltò di scatto con lo sguardo arrabbiato.
-Ancora tu?- le chiese. -Cosa vuoi, agente Moore?-
Alexis si appoggiò di lato con una spalla addosso al vetro e finse di pulirsi le unghie sulla sua divisa.
-Aiutarti ad avere vendetta sullo scienziato che ti ha spezzato il cuore.-
Synthia si lanciò contro il vetro con violenza.
-Non scherzare con me, agente dei miei stivali!-
Alexis la guardò sconcertata.
-Non sto scherzando per nulla. Non è anche colpa sua se sei qui dentro? Se ti avesse amata davvero ti avrebbe aiutata nella tua impresa contro Steve e James.-
Synthia puntò lo sguardo a terra, come se l'avesse sempre saputo, ma avesse sempre fatto finta di non vedere ciò che Alexis stava dicendo.
Sembrò pensarci su.
-Se facciamo squadra...- riprese Alexis, voltandosi completamente verso di lei. -potrebbe essere la volta buona che tu riesca a vincere.-
Synthia serrò i pugni, offesa da quella affermazione, ma nel profondo del suo cuore, sapeva che fosse effettivamente così.
Sollevò di nuovo lo sguardo su Alexis.
-Ci sto.-


















Angolo Autrice
Ciao cari lettori!
Mi scuso per l'estremo ritardo con cui pubblico questo capitolo. Purtroppo sono giorni di fuoco e non ho un minimo di tempo per accendere il computer e dedicarmi alla scrittura, e quando succede questa cosa, ne sento terribilmente la mancanza. 
Ad ogni modo, sappiate che i capitoli conclusivi ci sono, ed anche i primi capitoli del sequel! Sono solo da trascrivere al computer, il che richiede comunque del tempo. Però posso assicurarvi: non abbandonerò questa storia, né il sequel. Probaiblmente stabilirò un giorno della settimana in cui pubblicare, per quanto riguarda il sequel. Invece per questa storia, vi dico che entro la fine della settimana avrete il capitolo finale di New Avengers: Together! =)
Vi ringrazio per aver letto il capitolo! Chissà cosa nascerà da questa coalizione tra Alexis e Synthia!? 
Al prima possibile!

Vostra, Rack <3
  
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