Capitolo 8 - Se puoi immaginarlo puoi farlo
S’infilarono
nel cespuglio e seguirono il sentiero di erba calpestata.
Della
regina e del suo seguito non vi era traccia. Nessuno dei due eroi prese la
parola per diversi minuti.
Chat Noir avanzava dandole le spalle già da un po’ quando Ladybug si domandò se
quel silenzio fosse imposto solo per restare vigili o perché entrambi erano in
difficoltà per quello strano risveglio.
Beh, lei per lo meno lo era. Non
mi resta che sperare di non affrontare mai il discorso, sospirò tra sé e sé.
Codarda!
Non sono codarda, eh che non saprei che dirgli. Oh, magari… no magari niente.
Io amo Adrien! Ma da quando parlo da sola!
Si
fermò d’improvviso.
Chat
le aveva sbarrato la strada con un braccio e ora in risposta al suo sguardo
perplesso, si portava circospetto il dito alle labbra facendole segno di
tacere. La ragazza che aveva già aperto bocca per parlare si portò le mani alle
labbra come per bloccare un suono fuggitivo e annuì con la testa.
Qualche
secondo dopo aver arrestato la loro marcia il felino si acquattò, si tuffò
dietro un cespuglio poco distante e dopo brevi rumori di colluttazione, ne uscì
trionfante tenendo un coniglio con panciotto, per le orecchie.
“Ecco
qui il nostro Bianconiglio. E così ci hai teso una trappola eh?” disse
beffardamente il ragazzo alzando il povero animare recalcitrante all’altezza
del proprio viso in modo da inchiodare i propri occhi ai suoi.
“Mi-
mi di spiace signor Gatto, m-ma la regina ha chiesto… no, no che dico ha
ordinato, la bambina – rabbrividì - si si la bambina, oh santo cielo – sospirò-
…ecco io non potevo fare diversamente… ecco, però ho-ho aspettato che vi
svegliaste entrambi… mi-mi- mi dispiace di aver interrotto... non credevo, non
ci ho pensato…” proruppe tutto d’un fiato.
Ladybug
s’irrigidì vistosamente ma si rilassò subito sentendo la risata cristallina di
Chat Noir, “Beh si già solo per quello ti dovrei fare al Civet…” Il coniglio
impallidì e si portò le zampe anteriori al viso “No la prego Messer Felino, so-
sono vecchio per nulla tenero e po-po-poi voi siete salvi…”
“Stia
tranquillo signor Bianconiglio, qui nessuno sarà mangiato. Vero Chat Noir?”
Il
ragazzo lo allontanò dal suo viso e allungò il braccio in modo da permettere a
Ladybug di parlargli guardandolo in faccia.
“Gra-grazie mia signora, sono mortificato per questa mattina…”
ricominciò il coniglio ma Ladybug lo interruppe “Lasci perdere signor.”
“Il mio nome completo è White LapinBlanc - Rabbit, ma potete chiamarmi Wi”
“Genitori
spiritosi” commentò sarcastico il ragazzo
“Sono
d’origine irlandese, ma Mamma era scozzese, un ramo cadetto dei Rabbit di
District Lake, ci teneva che il nome in qualche modo lo ricordasse” sospirò il Bianconiglio
Ladybug
batte le palpebre per cercare di ricostruire quanto detto dal coniglio, poi
lasciò correre e domandò
“Se
Chat Noir la metterà a terra, promette di non scappare? Vorrei farle qualche
domanda e poi sarà libero di andare. D’accordo? “
“Da-
d’accordo” balbettò il mal capitato tremante.
Chat
si volle accertare della sua sincerità minacciando di ricatturarlo subito se
avesse provato a fuggire.
Il coniglio lo rassicurò e così fu prontamente depositato a terra dove si
sedette ed emise un gran sospiro. Poi mentre si puliva gli occhiali con i lembi
della giacca chiese
“Che
posso fare per voi mademoiselle la Coccinelle?”
“Vede
Wi, vorremmo sapere dove trovare una strada di confine, per poter uscire di
qui.”
“Beh,
questo non è così difficile, basta prendere la strada che si trova in fondo a
questa discesa, è una strada che porta a molti posti, se siete fortunati, porterà
anche dove dovete andare voi”
I ragazzi lo guardarono perplessi e chiesero
in coro. “In che senso?”
“Vedete,
come certamente sapete questo mondo è ricco di possibilità perché è generato
dalla fantasia.
Al di là di quanto è scritto da ogni autore, noi personaggi qui abbiamo una
vita, una famiglia che ci siamo costruiti nel tempo. Ora, poiché voi siete qui
qualcosa di simile, potete farla anche voi. Ad esempio, potreste trovarvi un
angolo di paradiso tutto vostro e metter su famiglia…”
Ladybug
arrossì violentemente ma si costrinse a dire “oppure?”
“Oppure,
potete far sì che la strada che prendiate diventi la vostra”
I
ragazzi si guardarono interrogativi meditando sulle parole del coniglio che
approfittò di quella distrazione per allontanarsi velocemente di qualche metro
in direzione del bosco “Ora se volete scusarmi non vorrei essere in zona quando
quella bimba tornerà. Vi auguro di tornare presto al vostro mondo e good luck!”
“Grazie
Wi, e non preoccuparti appena torneremo a casa di lei ci occuperemo noi! –
disse Chat sollevando la mano in segno di saluto, poi rivolgendosi alla
compagna che seguiva con gli occhi il coniglio che si allontanava a grandi
balzi continuò- bene Milady, a meno che non voglia vedere come sarebbe la
nostra casetta direi di andare “
“Ma
certo andiamo!” gli rispose l’eroina che sfuggì il suo sguardo e cominciò a
correre verso il fondo della collina, non cogliendo così le parole dette a
mezza bocca dal ragazzo prima di seguirla “Il mio paradiso è starti accanto”.
Come
giunsero ai piedi del pendio scorsero un bel sentiero chiaro, piuttosto largo e
piano, così decisero di imboccarlo nella direzione opposta a quella da cui
provenivano.
Attraversarono
un bosco non troppo fitto in cui gli unici suoni percepiti erano i solo passi
accompagnato dal frusciare delle foglie e il cinguettio degli uccelli. Dopo
alcuni minuti di cammino si accorsero che la vegetazione iniziava a diradarsi
ed intravidero oltre al limitare, una vasta pianura ai cui margini s’innalzavano
delle dolci colline e su una di queste, la più alta, sorgeva una torre. La
strada appena fuori dal bosco, si divideva un tre. La strada sulla sinistra vi si
allontanava dirigendosi verso le colline, quella centrale dopo una serie di
curve sembrava portare alla torre. L’ultima girava a destra e costeggiava il
bosco rimanendo al limitare della pianura. Scelsero quest’ultima perché,
seguendo così il consiglio delle sirene, i margini delle storie possono portare
anche fuori da esse.
Avevano
percorso non più di un chilometro quando un’ombra scura si stagliò sul prato
poco distante a loro. Alzarono gli occhi
e videro una graziosa bambina ferma a mezz’aria. I biondi capelli e il bordo
della sua veste fluttuavano morbidi nell’aria mossi da un vento invisibile, o
più probabilmente dal flusso della sua energia, precisò Chat Noir. La sentiva,
entrambi sentivano la forza di cui era impregnata l’akuma.
“Tana
per me! – pronunciarono atone le sue labbra rosa – ed ora finiamo di giocare al
gatto e al topo”
Chat noi incrociò le braccia al petto e assumendo un’aria beffarda, commentò “Non
vorrei sembrare puntiglioso ma il gatto sono io ...”
Ladybug
si mise in posizione di difesa e bisbigliò “Ti pare il momento di fare lo
spiritoso!”
“Ora
mi darete i vostri Miraculous!”
Gli
occhi della bimba fiammeggiarono. Alzò le braccia al cielo ed emise un suono
lugubre.
La
sua veste si allungò e una chiazza di quello che sembrava inchiostro nero si
allargò a partire dal suo petto ricoprendo tutto il vestito. Una volta giunto
all’orlo della gonna e alle maniche la sostanza nera e vischiosa non si arrestò
ma ricoprì le mani e i piedi della ragazzina fino alla punta delle dita, risalì
in collo, come scorrendole sotto pelle, le ricoprì l’intero volto. Un ghigno
malefico s’impossessò delle sue labbra mentre i suoi denti cominciarono ad
allungarsi tramutandosi in zanne. I capelli divenuti anch’essi color della pece
si arrotolarono in quelle che sembravano essere due codini anomali e si
posizionarono in alto sulla testa poco sopra alle orecchie solidificandosi poi
in due corni appuntiti.
Le
maniche del vestito che si erano allungate coprendo le braccia fino al polso ed
erano rimaste svolazzanti al vento si squarciarono dalla parte interna sul
braccio ed arretrarono dietro al busto dove si allargarono e presero
consistenza, diventando due possenti ali.
Il corpo s’ingrandì e mentre aumentava di dimensione, i suoi arti si
modificarono e là dove prima c’erano mani e unghie comparvero zampe e artigli,
stessa cosa accadde alle gambe
Infine possente apparve una coda uncinata.
“Un
drago!” gridarono all’unisono i due sconcertati eroi.
“Questa
poi! Come sei messo Chat Noir con i draghi? “chiese Ladybug correndo per
mettere un po’ di distanza tra loro e la bestia mentre studiava il da
farsi.
“Meglio
che coi piccioni” rispose il gatto scivolando sul terreno puntando i piedi per
fermare la corsa e voltarsi a guardare il drago che li osservava fiammeggiante
da lontano.
La
bestia emise un pauroso ruggito e sbatté le ali generando una poderosa folata
di vento che fece rotolare i due eroi di decine di metri sull’erba.
“Ok
direi che è ora di agire!” Labybug scattò in avanti correndo e scartando le
nuove folate di vento che il mostro convogliava verso di loro.
“Dobbiamo
cercare d’immobilizzarlo propose Chat Noir mentre evitava le raffiche compiendo
grandi balzi all’estremità opposta del prato.
“Ok!”
urlò la coccinella spiccando un salto che la portò fin quasi all’altezza della
testa del drago, fece roteare lo Yo-yo per poi lanciarlo in direzione delle
spalle dove contava di avvolgerlo bloccando l’apertura alare.
Chat
vista la mossa della collega arrivò in scivolata attaccando dal basso. Allungò
il bastone, lo infilò tra le zampe del mostro e usandolo come leva, cercò di
farlo cadere. Il drago ondeggiò pericolosamente ma non crollò. Nel frattempo,
Ladybug stava cercando legare in qualche modo le ali del nemico, la loro
apertura però era tale che l’operazione si rivelò più difficile del previsto.
“Dobbiamo
cambiare strategia” disse atterrando accanto al compagno.
“Già,
scampiamoci, bloccagli i piedi”
“Si
se riusciamo a farlo cadere sulla schiena guadagneremo tempo per allontanarci”
rispose pensierosa
“allontanarci?”
“Certo
non possiamo affrontare così un drago. Ci serve un piano”
“D’accordo
Milady, allora io lo distraggo” e con un balzo andò ad attaccare il bestione
cercando di farlo indietreggiare. Contemporaneamente Ladybug si avvicinò dal
basso e agganciando un capo del filo allo sperone posteriore della zampa destra
corse verso la sinistra e tornò in dietro un paio di volte. Poi puntando i
piedi nell’erba fresca diede uno strattone allo yo-yo in modo da mandare in
tensione la corda
“Ora!”
urlò e a quel segnale Chat usò il bastone come un’asta da salto in lungo
atterrando con entrambi i piedi sul petto della bestia che ruggì e perse
l’equilibrio rovinando pesantemente su un fianco, ciononostante reagì e vibrò
un colpo con l’ala libera per colpire la ragazza che, con la caduta, si era
venuta a trovare a pochi metri di distanza da lui.
Un
rapido salto indietro le impedì di essere colpita in pieno dall’ arto alato ma
lo spostamento d’aria la spazzò via con forza.
La
reazione di giubilo del ragazzo per l’abbattimento, seppur momentaneo del
nemico, fu smorzata dal veder volare la sua compagna alta nel cielo fece per
scattare ad afferrarla ma una fitta lancinante alla schiena lo stordì e
qualcosa lo schiacciò potentemente al suolo. Nonostante la polvere che gli
riempiva occhi e bocca continuò a seguire il volo inerme dell’eroina e la vide
schiantarsi al suolo e ruzzolare mollemente. Fece per chiamarla ma il peso che
gli immobilizzava il dorso gli impediva di tirare il fiato. La pesante coda che
lo stava tenendo schiacciato al suolo si sollevò per un solo momento che gli
consentì di vedere la giovane rimettersi faticosamente in piedi poi un secondo
colpo lo scaraventò nuovamente a terra. Vide però Ladybug accennare ad una
corsa verso di lui. Sentì poi un fragore fuoriuscire dalle profondità delle
viscere dell’essere che lo sovrastava temendo che stesse per sputare fuoco con
le forze residue impugnò con due mani il bastone e lo conficcò con forza nella
zampa del drago.
Un
urlo straziante misto a un terribile digrignar di denti rimbombò per la
pianura, “SSSSSOMNUM!” ruggì il drago rivolto alla giovane che gli si stava
avvicinando, poi accecato dal dolore strofinò la coda per terrà trascinandosi
dietro un malconcio Chat Noir che terminò la sua corsa sbattendo contro un
albero.
L’eroe
tossì, questa volta le aveva prese, ma almeno era riuscito ad infliggere una
ferita al suo avversario.
Si pulì il mento con il polso e alzò gli occhi per aver conferma che la
battaglia stesse continuando ingaggiata dalla sua partner ma il sorriso
strafottente gli morì sulle labbra quando la vide a terra esanime sull’ erba
mentre la figura bruna e gigantesca del loro nemico le si stava avvicinando.
Dandosi
uno slancio contro il tronco tentò uno scatto in sua difesa con l’unico
risultato di ritrovarsi inginocchio sulla terra bruna. Dannazione le gambe ancora non mi reggono.
Non
poté perdersi nei propri pensieri perché alzando la testa vide il drago
chinarsi e raccogliere con la zampa una Ladybug ancora svenuta per poi spiccare
il volo nel cielo terso.
“Ladybug
svegliati!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola seguendo con lo sguardo
il drago che ora compiva alcuni ampli giri sopra la radura quasi a volerlo
sbeffeggiare.
Chat
prese il bastone lo poggiò al suolo e allungandolo si mise in piedi muovendo
qualche passo ancora incerto
Reagisci maledizione!
“Lasciala
andare!” urlò al cielo l’eroe cominciando a inseguire il fuggitivo che per
tutta risposta, accertatosi di essere seguito, si diresse verso la torre su cui
atterrò pesantemente facendo ondeggiare la struttura e provocando la caduta di
qualche tegola.
“Miraculous”
ancora un boato sommesso venne sentito da Chat Noir che era quasi giunto ai
piedi della collina in cima alla quale si ergeva la torre.
È la sua voce, la voce
del drago e pensare che era una bimba così carina pensò ed un brivido
gli percorse la schiena.
Si
fermò ad una distanza che gli consentisse margini di manovra.
Devo farlo allontanare
da lei.
Un
tuono nuovamente “Miraculous”
Mi serve un diversivo
qualcosa che… poi senza neanche concludere il pensiero “Ehi tu Lucertolone,
lasciala andare!” disse
assumendo un’aria di sfida
“Voglio
Miraculous!” un altro tuono più forte del precedente.
“Certo
come tutti, ma nessuno c’è mai riuscito. Comunque ti do una chance, lasciala
andare e se mi batterai avrai il mio Miraculous, parola di felino”
Ancora
un ringhio questa volta più basso, come se l’animale stesse riflettendo. Solo
in quel momento Chat si accorse che teneva una delle zampe posteriori
leggermente sollevata.
Deve esser ancora
indolenzito per il colpo di prima
“Che
c’è hai paura di perdere? – lo provocò – in quel caso arrenditi e dicci dov’è
l’akuma!”
Il
drago schiuse le labbra mostrando i denti affilati in quello che doveva essere
un sorriso di sfida, guardò verso il basso e scorgendo una piccola sporgenza simile
ad un balcone vi appoggiò l’eroina addormentata.
Poi
digrignando si buttò in picchiata verso il ragazzo. Appena giunto all’altezza
del suolo apri le ali sbattendole in avanti ma invece di atterrare affondò gli
artigli nel terreno sollevando grosse zolle e ciuffi d’erba nel tentativo di
acchiappare uno sfuggente gatto nero.
Dal
canto suo Chat Noir mentre schivava con abilità le zappe artigliate studiava
forsennatamente un diversivo che gli consentisse di raggiungere la coccinella dormiente.
L’ultimo
affondo della bestia l’aveva mancato per qualche centimetro ma aveva avuto il
pregio di far incastrare la pesante zampa nera in un fitto groviglio di radici
di un acero che si trovava a poca distanza.
Con
pochi balzi si ritrovò ai piedi della collina su cui troneggiava la torre ma
mentre stava per spiccare l’ennesimo balzo per raggiungere la compagna il drago
si voltò verso di lui e ruggì quello che alle recchie del ragazzo suonò come un
“Mai”
Un
lampo viola lasciò la zampa del drago protesa verso la torre e un fuoco di
ugual colore esplose con violenza alla base di essa. Chat Noir venne
scaraventato a decine di metri di distanza.
Temendo
che l’esplosione avesse distrutto la torre si rialzò dolorante ma pronto allo
scatto mentre un grido di frustrazione gli lasciava la gola. IL suo slancio
venne però interrotto dalla sorpresa di ritrovare la torre perfettamente
intatta mentre tutto intorno ad essa nascevano teneri germogli verde brillante.
Man mano che la piantina si allungava, il diametro di quello che si stava
rivelando un rampicante, si faceva sempre più spesso, qua e là lungo il gambo
si aprivano carnose foglie large. Le piante si attaccarono con forza al muro di
cinta della torre e avvolgendola, cambiarono colore. Tetre sfumature nere si
irradiarono dalla punta. Dove l’emanazione raggiungeva una foglia, questa s’accartocciava
repentinamente, assottigliandosi per trasformarsi in una spina lunga, appuntita
sinistramente luccicante.
In
pochi istanti non solo la torre ma l’intera collina si ritrovò coperta di un
intricato, impenetrabile bosco di rovi.
Un
sussultò scosse le spalle dell’eroe. La situazione si stava decisamente
complicando. Assorto nei suoi pensieri non accorse della coda nera che gli si
stava abbattendo addosso.
Il
colpo gli tolse il fiato e lo scaraventò a terra facendolo rotolare varie
volte. Si rialzò immediatamente, barcollando, ma certo che se non lo avesse
fatto, le cose sarebbero potute precipitare. Infatti, appena si rimise in
piedi, benedì il suo sesto senso che gli risparmiò una artigliata.
Fece
una capriola indietro mettendo qualche metro tra sé e il drago che però si
lanciò in avanti cercando di colpirlo.
Chat
Noir estrasse il suo bastone e parò colpo che gli fece tracciare due profondi
solchi sul terreno. Il drago sferrò l’attacco con l’altra zampa. Un’ altra
parata. Un’ altro colpo, un’altra parta.
Ad ogni colpo corrispondeva una nuova parata. Dopo alcuni lunghi secondi di
questi scambi all’ eroe sembrò di disputare un vero incontro all’arma bianca
solo che al posto di un fioretto o una sciabola l’avversario brandiva degli
artigli affilati.
Il
corpo a corpo, perché di questo si trattava, continuò con una serie di ringhi e
affondi da parte del drago che però non riusciva a ghermire il corpo del
ragazzo. L’aver ridotto lo scontro meramente fisico ad una lotta d’abilità e
agilità aveva aiutato il felino a riprendere lucidità e ora rispondeva colpo su
colpo agli attacchi dell’animale.
E pensare che nella
realtà è una tenera bambina. Come avrà fatto a… Un lampo attraversò gli
occhi del ragazzo
Che sia…
Spostò
il peso in avanti passando dalla posizione di difesa a quella d’offesa
cominciando ad incalzare il rivale con una serie di attacchi sempre più precisi
e veloci. Il drago sorpreso da questo nuovo vigore indietreggiò. Chat Noir
galvanizzato dal risultato continuò a menar colpi: un fendente, poi un altro, e
un altro ancora e di seguito un altro. Senza respiro.
La bestia arretrava ringhiando e sbuffando, il gatto avanzava indomito come se
una nuova linfa stesse scorrendo nelle sue vene.
Poi un bagliore apparve nel momento esatto in cui l’arma e gli artigli
entravano in contatto, dapprima tenue poi sempre più intenso. In fine un lampo
seguito da un affondo e l’aria circostante venne squarciata da un latrato
mostruoso che riecheggiò per ogni collina e ogni fiume, sorvolò il bosco
incantato e finì con lo spegnersi inabissandosi nella laguna delle sirene.
Chat
Noir restò impietrito a guardarsi la mano destra in cui stringeva una
splendente lama dall’elsa rilucente. Davanti a lui, a mezz’aria il Drago
emetteva quelli che potevano sembrare singhiozzi. La sua ala destra era
completamente squarciata.
Il
ragazzo ebbe un sussulto e nel medesimo istante la spada scomparve
ritrasformandosi nel bastone color acciaio
“Mi, mi dispiace! - urlò il ragazzo in direzione del nemico i cui lamenti si
erano fatti sempre più simili ai singhiozzi di un bambino – Non volevo farti
del male, ti prego dimmi come stai!” incalzò ancora il giovane.
Per
tutta risposta il drago tirò su col naso e emettendo un forte ringhio si
ritrasformò in una bimba dalla veste lacera e i capelli scompigliati, ma senza
alcuna ferita visibile.
“Aspetta! “cercò di dire il ragazzo ma la
fanciulla emise un urlo lancinante e sparì dalla sua vista in una nuvola di
fumo.
Seguirono
alcuni minuti di immobilità. Tutto sembrava essersi congelato nello stesso
istante in cui la burattinaia di tutta questa straordinaria faccenda era
scomparsa nel cielo.
“Che
sia tutto finito?” domandò il ragazzo guardandosi attorno.
Qualcosa non tornava. Se in qualche modo aveva sconfitto l’akuma perché non
erano tornati alla realtà. Perché Ladybug era ancora dormiente sulla
torre.
“Giusto” mormorò a fior di
labbra e iniziò a correre verso la collina e come vi giunse ai piedi, fece
scorrere lo sguardo lungo tutta la muraglia di rovi che si estendeva ricoprendo
ogni cosa, persino la torre sulla sua sommità.
“Ah,
ora basta, Cataclisma!” alzò la mano destra al cielo richiamando il suo potere
sperando che, anche in quel posto bizzarro, tutto andasse come previsto. Non
appena sentì l’energia scorrergli sotto pelle inebriandolo, afferrò con forza
il fusto rotondo del rampicante più vicino.
La pianta vibrò leggermente poi iniziò a trasformarsi in cenere espandendosi
come cerchi nell’ acqua a partire dal punto su cui poggiava la mano. Dopo aver
incenerito i rovi il potere distruttivo si propagò alla massiccia torre in
pietra che vi era avvolta.
Nel giro di qualche secondo del rampicante non ne rimase niente e la torre
scricchiolò e si ripiegò si sé stessa. Nel franare il balconcino su cui
poggiava Ladybug si sgretolò facendola cadere nel vuoto.
Con un salto, ormai certo ora di poterla toccare senza conseguenze l’eroe balzò
in aria e l’afferrò stringendosela saldamente al petto.
Quando
atterrò poco lontano il paesaggio attorno portava i segni di quello che un
ignaro passante avrebbe riconosciuto come un incendio devastante.
“Milady
“provò a chiamare dolcemente in ragazzo, ma non ricevendo risposta si diresse
verso un albero e l’adagiò ai suoi piedi. Le sue mani non avevano ancora
toccato l’erba fresca che avvertì uno strano formicolio irradiarsi per tutto il
corpo, una luce verde lo avvolse e istantaneamente perse la trasformazione.
Il tutto fu così repentino che ne fu consapevole solo quando un affamato Plagg
gli svolazzò davanti per poi sedersi sulla pancia della fanciulla addormentata.
“Plagg!
Dannazione che ci fai qui!”
In
tutta risposta il felino alzò un sopracciglio e sbadigliò, “Ho fame”
“Si
certo, ma il tempo, non sono passati 5 minuti da quando ho usato il Cataclisma
se lei si svegliasse…”
Il
kwami lo interruppe con un gesto della zampa
“Ora
vediamo che fare, ma prima le cose importanti: ho fame!”
“E
dove te lo trovo io del Camenbert qui” rispose con tono esasperato il ragazzo
indicando i dintorni
“Prova a guardare in tasca”
Adrien
infilò una mano nella tasca dei pantaloni, più per dimostrare all’ amico che
non girava con una scatola di Camenbert, quando le parole che si stavano
salendo dalla gola gli morirono sulle labbra allorché le sue dita affusolate si
trovarono a stingere una confezioncina di metallo di modeste dimensioni che
triplicò il suo volume non appena fu estratta dalla tasca.
“Uhm,
di alta qualità” disse il micetto cosmico afferrando la scatola per estrarne
una grossa fetta cremosa.
“Ma
come…”
“Ancora
non hai capito? – biascicò l’amico mentre masticava avidamente un grosso pezzo
di formaggio – è quefta, dimenfione, gnum, se pfai come pfare – ingoiò rumorosamente
- riesci a ottenere quello che vuoi” concluse
leccandosi rumorosamente le labbra - e io voglio un'altra fetta d’amore!” disse
tuffando la zampetta nella scatola di latta per estrarne una seconda grossa
fetta di formaggio.
Il
ragazzo lo fissò perplesso
“Nonf
ti fissaref sulle dimenfioni, qui è ftutto relativo – poi sciocco la lingua sul
palato per cercare di contrastare la pastosità del formaggio – e comunque gnam,
ci sei riuscito anche conf la spada”
“È vero, mi è apparsa tra le mani quando ho mentalmente
paragonato questa lotta ad un duello di scherma”
“Vedi che se vuoi ci arrivi - rispose il kwami nero ed
aggiunse intercettando lo sguardo preoccupato che il ragazzo rivolgeva alla compagna–
se ci ragioni arrivi anche a quello”
“Voi dire che sai perché non si sveglia?”
“Certo che lo so, e lo sai anche tu”
“Non capisco”
L’esserino sospirò alzando gli occhi al cielo “Oh ma non ci
posso credere! Hai capito dove siamo”
Adrien s’irrigidì “Beh certo, siamo in un mondo in creato
dall’ akuma per intrappolarci, una sorta di libro di fiabe”
“Oh, e quindi?
“E quindi cosa?”
“Oh, cielo! Ma dove ti ho trovato, consolami mio amore cremoso”
Piagnucolò l’esserino affondando i denti nell’ennesimo pezzo di formaggio.
“Possibile che nessuno ti abbia mai letto una favola pima di dormire? Sono
importanti per sviluppo psico-emotivo dei bambini, quei momenti in cui mamme,
papà, si siedono accanto al loro letto e aprono il libro di fiabe - continuò
saccente il kwami - No? Questo spiegherebbe la tua insicurezza a...”
“Mia madre “
“Che…” strappato al suo
ragionamento l’esserino si voltò verso il ragazzo che serrava la mascella con
gli occhi a terra
“Mia madre. Lei mi leggeva
le storie quando ero piccolo”
Colto da un improvviso
rimorso il kwami gli volò davanti al viso continuando a leccarsi le zampine “bene
bene quindi ti avrà letto cosa? La sirenetta o piuttosto ehm Biancaneve”
“Biancaneve?” ripeté il
ragazzo sempre più perplesso
“sì, certo Biancaneve o la
bella addormentata di cui la nostra akumizzata ha copiato indegnamente la
magnifica trasformazione di Malefica”
“Vuoi dire che esiste, la
conosci?
“Non divagare, ma sappi che
non tutti i kwami sono dei dolci gattini o delle affascinanti coccinelle”
“Affascinanti cocc”
“Non divagare – lo
interruppe - dunque dicevamo la bella
addormentata” sospirò l’essere quantico esasperato
“Ah, sì certo che mi leggeva
La bella addormentata”
“Ecco la principessa si
addormentava a causa di una maledizione no? E anche Ladybug dorme a causa di un
sortilegio…”
“Non- non mi starai
dicendo?” una nota allarmata si materializzò nella voce del ragazzo che
concluse la frase quasi in farsetto
“Oh, per fortuna ci sei
arrivato”
“Non ma io non posso, lei
è…, io sono un gentiluomo!”
“Si bravo un cavaliere senza
macchia e senza paura e come tutti i cavalieri dopo aver ucciso il drago (in
questo caso solo fatto fuggire) devi svegliare la principessa”
“Ma Plagg…”
“Ah, se ti imbarazza mi giro
dall’altra parte”
“Beh, ma lei – esitò – lei
se ne accorgerà? “
Plagg incrociò le braccia al
petto e valutò la situazione “Uhm, non saprei non ho idea di quale sia il suo
stato di coscienza al momento”
Adrien si voltò a guardare
la sua compagna che giaceva sull’ebra soffice del prato. I suoi meravigliosi
occhi azzurri erano celati dietro le palpebre, le ciglia poggiavano leggere
sulla maschera. Sospirò.
“Milady” sussurrò il giovane
inginocchiandosi al suo fianco. Erano ormai mesi che sognava, il gusto di
quelle labbra o meglio voleva sapere se avevano veramente il gusto che aveva assaporato
quella notte. Quella mattina c’era quasi andato vicino quando al risveglio
l’aveva sorpresa ad osservarlo…
Si riscosse dai suoi pensieri e si rivolse dubbioso all’amico “Non mi
considererà ehm - si fermo cercando un termine adatto - troppo invadente “
“Oh, non mi risulta che il
principe Filippo sia stato passato a fil di spada – rispose noncurante
l’esserino - anche se…”
“Anche se?”
“Non mi preoccuperei se
fossi in te” tagliò corto il gatto cosmico indicando con un gesto impaziente la
loro amica addormentata.
Il ragazzo ritornò a guardare la compagna che non accennava a destarsi.
“D’accordo” mormorò,
piegandosi su di lei. I suoi occhi indugiarono sulle labbra rosee.
Accostò il viso a quello
della ragazza. Deglutì “Ti prego svegliati Milady” le mormorò a pochi
centimetri dalla bocca scrutando speranzoso le sue reazioni, ma nulla accadde.
Sospirò nuovamente “Ti
prego” le sussurrò sulle labbra tremante prima si posare su di esse un lungo,
dolce bacio. Il fiato gli si spezzò e chiuse gli occhi anche se un lieve senso
di colpa gli si formava nella coscienza.
Sentì le labbra sotto l sue
fremere e aprì gli occhi trovandosi addosso due topazi sbarrati. Il cuore si
fermò ma prima che il suo cervello riuscisse a produrre una reazione la vide
rilassarsi, chiudere gli occhi e inaspettatamente approfondire il bacio.
Il suo cuore fece una
capriola e mentre le dita guantate affondavano nei suoi riccioli biondi rispose
al bacio con urgenza. Il suo braccio le percorse la schiena, fermando la mano aperta
sulla nuca della sua Milady, perché era sua, finalmente sua!
Si staccò da lei
d’improvviso sentendo la terra tremare e guardò sconvolto l’eroina che ancora
giaceva immobile e dormiente sul prato “Ma che cavolo...”
Una nuova scossa seguita dal fragore di un crollo lo fece ritornare al presente
“Che succede?”
Si guardò attorno e vide che
il paesaggio circostante si stava sgretolando velocemente. Sembrava quasi che
qualcuno stesse cancellando quel mondo.
Due grosse spaccature bianche corsero lungo la pianura puntando nella loro
direzione
“Plagg…” urlò il ragazzo, stringendo al petto l’amica ancora esanime, prima di essere inghiottito dal nulla.
*****
Ciao a tutti!
quasi mi è preso un colpo quando, aggiornando mi sono accorta
che non è passato un anno emmezzo dall' ultimo capitolo
pubblicato, ma ben 3 anni!
SCUSATE! Non so se qualcuno avrà ancora voglia di riprendere
questa storia, ormai passata nel dimenticatoio, ma verrà
completata prima o poi ^_^'
Grazie a chiunque leggerà <3 <3
Un abbraccio
Crisan