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Autore: Crisan    12/05/2021    1 recensioni
La trasformazione si annullò appena tocco terra. Plugg schizzo fuori dall'anello mentre Adrien ansante riprendeva fiato appoggiando le mani sulle ginocchia. "Che c'è?" chiese il ragazzo con una nota d'allarme nella voce accorgendosi dello sguardo angosciato che il piccolo amico gli rivolgeva. "Adrien, non avverto più il suo Miraculos - e aggiunse mormorando mentre il panico si palesava sul volto del suo portatore - non sento più Tikki! "
**
Cos'è successo? Chi sta mettendo in difficoltà i nostri eroi? Avventura, amore, amicizia.. è quello che proverò a raccontarvi in questa possibile versione degli eventi!
Nota: i fatti narrati si devono considerare intrecciati con quanto capitato nella prima stagione proseguendo oltre.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 8 - Se puoi immaginarlo puoi farlo

Capitolo 8 -  Se puoi immaginarlo puoi farlo 

S’infilarono nel cespuglio e seguirono il sentiero di erba calpestata.

Della regina e del suo seguito non vi era traccia. Nessuno dei due eroi prese la parola per diversi minuti.

Chat Noir avanzava dandole le spalle già da un po’ quando Ladybug si domandò se quel silenzio fosse imposto solo per restare vigili o perché entrambi erano in difficoltà per quello strano risveglio.

 Beh, lei per lo meno lo era.  Non mi resta che sperare di non affrontare mai il discorso, sospirò tra sé e sé.

Codarda!
Non sono codarda, eh che non saprei che dirgli. Oh, magari… no magari niente. Io amo Adrien! Ma da quando parlo da sola! 


Si fermò d’improvviso.

Chat le aveva sbarrato la strada con un braccio e ora in risposta al suo sguardo perplesso, si portava circospetto il dito alle labbra facendole segno di tacere. La ragazza che aveva già aperto bocca per parlare si portò le mani alle labbra come per bloccare un suono fuggitivo e annuì con la testa.

Qualche secondo dopo aver arrestato la loro marcia il felino si acquattò, si tuffò dietro un cespuglio poco distante e dopo brevi rumori di colluttazione, ne uscì trionfante tenendo un coniglio con panciotto, per le orecchie.

“Ecco qui il nostro Bianconiglio. E così ci hai teso una trappola eh?” disse beffardamente il ragazzo alzando il povero animare recalcitrante all’altezza del proprio viso in modo da inchiodare i propri occhi ai suoi.

“Mi- mi di spiace signor Gatto, m-ma la regina ha chiesto… no, no che dico ha ordinato, la bambina – rabbrividì - si si la bambina, oh santo cielo – sospirò- …ecco io non potevo fare diversamente… ecco, però ho-ho aspettato che vi svegliaste entrambi… mi-mi- mi dispiace di aver interrotto... non credevo, non ci ho pensato…” proruppe tutto d’un fiato.

Ladybug s’irrigidì vistosamente ma si rilassò subito sentendo la risata cristallina di Chat Noir, “Beh si già solo per quello ti dovrei fare al Civet…” Il coniglio impallidì e si portò le zampe anteriori al viso “No la prego Messer Felino, so- sono vecchio per nulla tenero e po-po-poi voi siete salvi…”

“Stia tranquillo signor Bianconiglio, qui nessuno sarà mangiato. Vero Chat Noir?”

Il ragazzo lo allontanò dal suo viso e allungò il braccio in modo da permettere a Ladybug di parlargli guardandolo in faccia.  “Gra-grazie mia signora, sono mortificato per questa mattina…” ricominciò il coniglio ma Ladybug lo interruppe “Lasci perdere signor.”
“Il mio nome completo è White LapinBlanc - Rabbit, ma potete chiamarmi Wi”

“Genitori spiritosi” commentò sarcastico il ragazzo

“Sono d’origine irlandese, ma Mamma era scozzese, un ramo cadetto dei Rabbit di District Lake, ci teneva che il nome in qualche modo lo ricordasse” sospirò il Bianconiglio

Ladybug batte le palpebre per cercare di ricostruire quanto detto dal coniglio, poi lasciò correre e domandò

“Se Chat Noir la metterà a terra, promette di non scappare? Vorrei farle qualche domanda e poi sarà libero di andare. D’accordo? “

“Da- d’accordo” balbettò il mal capitato tremante.

Chat si volle accertare della sua sincerità minacciando di ricatturarlo subito se avesse provato a fuggire.
Il coniglio lo rassicurò e così fu prontamente depositato a terra dove si sedette ed emise un gran sospiro. Poi mentre si puliva gli occhiali con i lembi della giacca chiese

“Che posso fare per voi mademoiselle la Coccinelle?”

“Vede Wi, vorremmo sapere dove trovare una strada di confine, per poter uscire di qui.”

“Beh, questo non è così difficile, basta prendere la strada che si trova in fondo a questa discesa, è una strada che porta a molti posti, se siete fortunati, porterà anche dove dovete andare voi”

 I ragazzi lo guardarono perplessi e chiesero in coro.  “In che senso?”

“Vedete, come certamente sapete questo mondo è ricco di possibilità perché è generato dalla fantasia.
Al di là di quanto è scritto da ogni autore, noi personaggi qui abbiamo una vita, una famiglia che ci siamo costruiti nel tempo. Ora, poiché voi siete qui qualcosa di simile, potete farla anche voi. Ad esempio, potreste trovarvi un angolo di paradiso tutto vostro e metter su famiglia…”

Ladybug arrossì violentemente ma si costrinse a dire “oppure?”

“Oppure, potete far sì che la strada che prendiate diventi la vostra”

I ragazzi si guardarono interrogativi meditando sulle parole del coniglio che approfittò di quella distrazione per allontanarsi velocemente di qualche metro in direzione del bosco “Ora se volete scusarmi non vorrei essere in zona quando quella bimba tornerà. Vi auguro di tornare presto al vostro mondo e good luck!”

“Grazie Wi, e non preoccuparti appena torneremo a casa di lei ci occuperemo noi! – disse Chat sollevando la mano in segno di saluto, poi rivolgendosi alla compagna che seguiva con gli occhi il coniglio che si allontanava a grandi balzi continuò- bene Milady, a meno che non voglia vedere come sarebbe la nostra casetta direi di andare “

“Ma certo andiamo!” gli rispose l’eroina che sfuggì il suo sguardo e cominciò a correre verso il fondo della collina, non cogliendo così le parole dette a mezza bocca dal ragazzo prima di seguirla “Il mio paradiso è starti accanto”.

Come giunsero ai piedi del pendio scorsero un bel sentiero chiaro, piuttosto largo e piano, così decisero di imboccarlo nella direzione opposta a quella da cui provenivano.

Attraversarono un bosco non troppo fitto in cui gli unici suoni percepiti erano i solo passi accompagnato dal frusciare delle foglie e il cinguettio degli uccelli. Dopo alcuni minuti di cammino si accorsero che la vegetazione iniziava a diradarsi ed intravidero oltre al limitare, una vasta pianura ai cui margini s’innalzavano delle dolci colline e su una di queste, la più alta, sorgeva una torre. La strada appena fuori dal bosco, si divideva un tre. La strada sulla sinistra vi si allontanava dirigendosi verso le colline, quella centrale dopo una serie di curve sembrava portare alla torre. L’ultima girava a destra e costeggiava il bosco rimanendo al limitare della pianura. Scelsero quest’ultima perché, seguendo così il consiglio delle sirene, i margini delle storie possono portare anche fuori da esse.

Avevano percorso non più di un chilometro quando un’ombra scura si stagliò sul prato poco distante a loro.  Alzarono gli occhi e videro una graziosa bambina ferma a mezz’aria. I biondi capelli e il bordo della sua veste fluttuavano morbidi nell’aria mossi da un vento invisibile, o più probabilmente dal flusso della sua energia, precisò Chat Noir. La sentiva, entrambi sentivano la forza di cui era impregnata l’akuma.

“Tana per me! – pronunciarono atone le sue labbra rosa – ed ora finiamo di giocare al gatto e al topo”
Chat noi incrociò le braccia al petto e assumendo un’aria beffarda, commentò “Non vorrei sembrare puntiglioso ma il gatto sono io ...”   

Ladybug si mise in posizione di difesa e bisbigliò “Ti pare il momento di fare lo spiritoso!”

“Ora mi darete i vostri Miraculous!”

Gli occhi della bimba fiammeggiarono. Alzò le braccia al cielo ed emise un suono lugubre.

La sua veste si allungò e una chiazza di quello che sembrava inchiostro nero si allargò a partire dal suo petto ricoprendo tutto il vestito. Una volta giunto all’orlo della gonna e alle maniche la sostanza nera e vischiosa non si arrestò ma ricoprì le mani e i piedi della ragazzina fino alla punta delle dita, risalì in collo, come scorrendole sotto pelle, le ricoprì l’intero volto. Un ghigno malefico s’impossessò delle sue labbra mentre i suoi denti cominciarono ad allungarsi tramutandosi in zanne. I capelli divenuti anch’essi color della pece si arrotolarono in quelle che sembravano essere due codini anomali e si posizionarono in alto sulla testa poco sopra alle orecchie solidificandosi poi in due corni appuntiti.

Le maniche del vestito che si erano allungate coprendo le braccia fino al polso ed erano rimaste svolazzanti al vento si squarciarono dalla parte interna sul braccio ed arretrarono dietro al busto dove si allargarono e presero consistenza, diventando due possenti ali.  Il corpo s’ingrandì e mentre aumentava di dimensione, i suoi arti si modificarono e là dove prima c’erano mani e unghie comparvero zampe e artigli, stessa cosa accadde alle gambe
Infine possente apparve una coda uncinata.

“Un drago!” gridarono all’unisono i due sconcertati eroi.

“Questa poi! Come sei messo Chat Noir con i draghi? “chiese Ladybug correndo per mettere un po’ di distanza tra loro e la bestia mentre studiava il da farsi. 

“Meglio che coi piccioni” rispose il gatto scivolando sul terreno puntando i piedi per fermare la corsa e voltarsi a guardare il drago che li osservava fiammeggiante da lontano.

La bestia emise un pauroso ruggito e sbatté le ali generando una poderosa folata di vento che fece rotolare i due eroi di decine di metri sull’erba.

“Ok direi che è ora di agire!” Labybug scattò in avanti correndo e scartando le nuove folate di vento che il mostro convogliava verso di loro.

“Dobbiamo cercare d’immobilizzarlo propose Chat Noir mentre evitava le raffiche compiendo grandi balzi all’estremità opposta del prato.

“Ok!” urlò la coccinella spiccando un salto che la portò fin quasi all’altezza della testa del drago, fece roteare lo Yo-yo per poi lanciarlo in direzione delle spalle dove contava di avvolgerlo bloccando l’apertura alare.

Chat vista la mossa della collega arrivò in scivolata attaccando dal basso. Allungò il bastone, lo infilò tra le zampe del mostro e usandolo come leva, cercò di farlo cadere. Il drago ondeggiò pericolosamente ma non crollò. Nel frattempo, Ladybug stava cercando legare in qualche modo le ali del nemico, la loro apertura però era tale che l’operazione si rivelò più difficile del previsto.

“Dobbiamo cambiare strategia” disse atterrando accanto al compagno.

“Già, scampiamoci, bloccagli i piedi”

“Si se riusciamo a farlo cadere sulla schiena guadagneremo tempo per allontanarci” rispose pensierosa

“allontanarci?”

“Certo non possiamo affrontare così un drago. Ci serve un piano”

“D’accordo Milady, allora io lo distraggo” e con un balzo andò ad attaccare il bestione cercando di farlo indietreggiare. Contemporaneamente Ladybug si avvicinò dal basso e agganciando un capo del filo allo sperone posteriore della zampa destra corse verso la sinistra e tornò in dietro un paio di volte. Poi puntando i piedi nell’erba fresca diede uno strattone allo yo-yo in modo da mandare in tensione la corda

“Ora!” urlò e a quel segnale Chat usò il bastone come un’asta da salto in lungo atterrando con entrambi i piedi sul petto della bestia che ruggì e perse l’equilibrio rovinando pesantemente su un fianco, ciononostante reagì e vibrò un colpo con l’ala libera per colpire la ragazza che, con la caduta, si era venuta a trovare a pochi metri di distanza da lui.

Un rapido salto indietro le impedì di essere colpita in pieno dall’ arto alato ma lo spostamento d’aria la spazzò via con forza.

La reazione di giubilo del ragazzo per l’abbattimento, seppur momentaneo del nemico, fu smorzata dal veder volare la sua compagna alta nel cielo fece per scattare ad afferrarla ma una fitta lancinante alla schiena lo stordì e qualcosa lo schiacciò potentemente al suolo. Nonostante la polvere che gli riempiva occhi e bocca continuò a seguire il volo inerme dell’eroina e la vide schiantarsi al suolo e ruzzolare mollemente. Fece per chiamarla ma il peso che gli immobilizzava il dorso gli impediva di tirare il fiato. La pesante coda che lo stava tenendo schiacciato al suolo si sollevò per un solo momento che gli consentì di vedere la giovane rimettersi faticosamente in piedi poi un secondo colpo lo scaraventò nuovamente a terra. Vide però Ladybug accennare ad una corsa verso di lui. Sentì poi un fragore fuoriuscire dalle profondità delle viscere dell’essere che lo sovrastava temendo che stesse per sputare fuoco con le forze residue impugnò con due mani il bastone e lo conficcò con forza nella zampa del drago.

Un urlo straziante misto a un terribile digrignar di denti rimbombò per la pianura, “SSSSSOMNUM!” ruggì il drago rivolto alla giovane che gli si stava avvicinando, poi accecato dal dolore strofinò la coda per terrà trascinandosi dietro un malconcio Chat Noir che terminò la sua corsa sbattendo contro un albero.

L’eroe tossì, questa volta le aveva prese, ma almeno era riuscito ad infliggere una ferita al suo avversario.
Si pulì il mento con il polso e alzò gli occhi per aver conferma che la battaglia stesse continuando ingaggiata dalla sua partner ma il sorriso strafottente gli morì sulle labbra quando la vide a terra esanime sull’ erba mentre la figura bruna e gigantesca del loro nemico le si stava avvicinando.

Dandosi uno slancio contro il tronco tentò uno scatto in sua difesa con l’unico risultato di ritrovarsi inginocchio sulla terra bruna. Dannazione le gambe ancora non mi reggono.

Non poté perdersi nei propri pensieri perché alzando la testa vide il drago chinarsi e raccogliere con la zampa una Ladybug ancora svenuta per poi spiccare il volo nel cielo terso.

“Ladybug svegliati!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola seguendo con lo sguardo il drago che ora compiva alcuni ampli giri sopra la radura quasi a volerlo sbeffeggiare.

Chat prese il bastone lo poggiò al suolo e allungandolo si mise in piedi muovendo qualche passo ancora incerto

Reagisci maledizione!

“Lasciala andare!” urlò al cielo l’eroe cominciando a inseguire il fuggitivo che per tutta risposta, accertatosi di essere seguito, si diresse verso la torre su cui atterrò pesantemente facendo ondeggiare la struttura e provocando la caduta di qualche tegola.

“Miraculous” ancora un boato sommesso venne sentito da Chat Noir che era quasi giunto ai piedi della collina in cima alla quale si ergeva la torre.

È la sua voce, la voce del drago e pensare che era una bimba così carina pensò ed un brivido gli percorse la schiena.

Si fermò ad una distanza che gli consentisse margini di manovra.

Devo farlo allontanare da lei.

Un tuono nuovamente “Miraculous”

Mi serve un diversivo qualcosa che… poi senza neanche concludere il pensiero “Ehi tu Lucertolone, lasciala andare!” disse assumendo un’aria di sfida

“Voglio Miraculous!” un altro tuono più forte del precedente.

“Certo come tutti, ma nessuno c’è mai riuscito. Comunque ti do una chance, lasciala andare e se mi batterai avrai il mio Miraculous, parola di felino”

Ancora un ringhio questa volta più basso, come se l’animale stesse riflettendo. Solo in quel momento Chat si accorse che teneva una delle zampe posteriori leggermente sollevata.

Deve esser ancora indolenzito per il colpo di prima

“Che c’è hai paura di perdere? – lo provocò – in quel caso arrenditi e dicci dov’è l’akuma!”

Il drago schiuse le labbra mostrando i denti affilati in quello che doveva essere un sorriso di sfida, guardò verso il basso e scorgendo una piccola sporgenza simile ad un balcone vi appoggiò l’eroina addormentata.

Poi digrignando si buttò in picchiata verso il ragazzo. Appena giunto all’altezza del suolo apri le ali sbattendole in avanti ma invece di atterrare affondò gli artigli nel terreno sollevando grosse zolle e ciuffi d’erba nel tentativo di acchiappare uno sfuggente gatto nero.

Dal canto suo Chat Noir mentre schivava con abilità le zappe artigliate studiava forsennatamente un diversivo che gli consentisse di raggiungere la coccinella dormiente.

L’ultimo affondo della bestia l’aveva mancato per qualche centimetro ma aveva avuto il pregio di far incastrare la pesante zampa nera in un fitto groviglio di radici di un acero che si trovava a poca distanza.

Con pochi balzi si ritrovò ai piedi della collina su cui troneggiava la torre ma mentre stava per spiccare l’ennesimo balzo per raggiungere la compagna il drago si voltò verso di lui e ruggì quello che alle recchie del ragazzo suonò come un “Mai”

Un lampo viola lasciò la zampa del drago protesa verso la torre e un fuoco di ugual colore esplose con violenza alla base di essa. Chat Noir venne scaraventato a decine di metri di distanza.

Temendo che l’esplosione avesse distrutto la torre si rialzò dolorante ma pronto allo scatto mentre un grido di frustrazione gli lasciava la gola. IL suo slancio venne però interrotto dalla sorpresa di ritrovare la torre perfettamente intatta mentre tutto intorno ad essa nascevano teneri germogli verde brillante.
Man mano che la piantina si allungava, il diametro di quello che si stava rivelando un rampicante, si faceva sempre più spesso, qua e là lungo il gambo si aprivano carnose foglie large. Le piante si attaccarono con forza al muro di cinta della torre e avvolgendola, cambiarono colore. Tetre sfumature nere si irradiarono dalla punta. Dove l’emanazione raggiungeva una foglia, questa s’accartocciava repentinamente, assottigliandosi per trasformarsi in una spina lunga, appuntita sinistramente luccicante.

In pochi istanti non solo la torre ma l’intera collina si ritrovò coperta di un intricato, impenetrabile bosco di rovi.

Un sussultò scosse le spalle dell’eroe. La situazione si stava decisamente complicando. Assorto nei suoi pensieri non accorse della coda nera che gli si stava abbattendo addosso.

Il colpo gli tolse il fiato e lo scaraventò a terra facendolo rotolare varie volte. Si rialzò immediatamente, barcollando, ma certo che se non lo avesse fatto, le cose sarebbero potute precipitare. Infatti, appena si rimise in piedi, benedì il suo sesto senso che gli risparmiò una artigliata.

Fece una capriola indietro mettendo qualche metro tra sé e il drago che però si lanciò in avanti cercando di colpirlo.

Chat Noir estrasse il suo bastone e parò colpo che gli fece tracciare due profondi solchi sul terreno. Il drago sferrò l’attacco con l’altra zampa. Un’ altra parata. Un’ altro colpo, un’altra parta.
Ad ogni colpo corrispondeva una nuova parata. Dopo alcuni lunghi secondi di questi scambi all’ eroe sembrò di disputare un vero incontro all’arma bianca solo che al posto di un fioretto o una sciabola l’avversario brandiva degli artigli affilati.

Il corpo a corpo, perché di questo si trattava, continuò con una serie di ringhi e affondi da parte del drago che però non riusciva a ghermire il corpo del ragazzo. L’aver ridotto lo scontro meramente fisico ad una lotta d’abilità e agilità aveva aiutato il felino a riprendere lucidità e ora rispondeva colpo su colpo agli attacchi dell’animale.

E pensare che nella realtà è una tenera bambina. Come avrà fatto a… Un lampo attraversò gli occhi del ragazzo
Che sia…

Spostò il peso in avanti passando dalla posizione di difesa a quella d’offesa cominciando ad incalzare il rivale con una serie di attacchi sempre più precisi e veloci. Il drago sorpreso da questo nuovo vigore indietreggiò. Chat Noir galvanizzato dal risultato continuò a menar colpi: un fendente, poi un altro, e un altro ancora e di seguito un altro. Senza respiro.
La bestia arretrava ringhiando e sbuffando, il gatto avanzava indomito come se una nuova linfa stesse scorrendo nelle sue vene.
Poi un bagliore apparve nel momento esatto in cui l’arma e gli artigli entravano in contatto, dapprima tenue poi sempre più intenso. In fine un lampo seguito da un affondo e l’aria circostante venne squarciata da un latrato mostruoso che riecheggiò per ogni collina e ogni fiume, sorvolò il bosco incantato e finì con lo spegnersi inabissandosi nella laguna delle sirene.

Chat Noir restò impietrito a guardarsi la mano destra in cui stringeva una splendente lama dall’elsa rilucente. Davanti a lui, a mezz’aria il Drago emetteva quelli che potevano sembrare singhiozzi. La sua ala destra era completamente squarciata.

Il ragazzo ebbe un sussulto e nel medesimo istante la spada scomparve ritrasformandosi nel bastone color acciaio
“Mi, mi dispiace! - urlò il ragazzo in direzione del nemico i cui lamenti si erano fatti sempre più simili ai singhiozzi di un bambino – Non volevo farti del male, ti prego dimmi come stai!” incalzò ancora il giovane.

Per tutta risposta il drago tirò su col naso e emettendo un forte ringhio si ritrasformò in una bimba dalla veste lacera e i capelli scompigliati, ma senza alcuna ferita visibile.

 “Aspetta! “cercò di dire il ragazzo ma la fanciulla emise un urlo lancinante e sparì dalla sua vista in una nuvola di fumo. 

 

Seguirono alcuni minuti di immobilità. Tutto sembrava essersi congelato nello stesso istante in cui la burattinaia di tutta questa straordinaria faccenda era scomparsa nel cielo.

“Che sia tutto finito?” domandò il ragazzo guardandosi attorno.
Qualcosa non tornava. Se in qualche modo aveva sconfitto l’akuma perché non erano tornati alla realtà. Perché Ladybug era ancora dormiente sulla torre. 

“Giusto” mormorò a fior di labbra e iniziò a correre verso la collina e come vi giunse ai piedi, fece scorrere lo sguardo lungo tutta la muraglia di rovi che si estendeva ricoprendo ogni cosa, persino la torre sulla sua sommità.

 

“Ah, ora basta, Cataclisma!” alzò la mano destra al cielo richiamando il suo potere sperando che, anche in quel posto bizzarro, tutto andasse come previsto. Non appena sentì l’energia scorrergli sotto pelle inebriandolo, afferrò con forza il fusto rotondo del rampicante più vicino.
La pianta vibrò leggermente poi iniziò a trasformarsi in cenere espandendosi come cerchi nell’ acqua a partire dal punto su cui poggiava la mano. Dopo aver incenerito i rovi il potere distruttivo si propagò alla massiccia torre in pietra che vi era avvolta.
Nel giro di qualche secondo del rampicante non ne rimase niente e la torre scricchiolò e si ripiegò si sé stessa. Nel franare il balconcino su cui poggiava Ladybug si sgretolò facendola cadere nel vuoto.
Con un salto, ormai certo ora di poterla toccare senza conseguenze l’eroe balzò in aria e l’afferrò stringendosela saldamente al petto.

Quando atterrò poco lontano il paesaggio attorno portava i segni di quello che un ignaro passante avrebbe riconosciuto come un incendio devastante.

“Milady “provò a chiamare dolcemente in ragazzo, ma non ricevendo risposta si diresse verso un albero e l’adagiò ai suoi piedi. Le sue mani non avevano ancora toccato l’erba fresca che avvertì uno strano formicolio irradiarsi per tutto il corpo, una luce verde lo avvolse e istantaneamente perse la trasformazione.


Il tutto fu così repentino che ne fu consapevole solo quando un affamato Plagg gli svolazzò davanti per poi sedersi sulla pancia della fanciulla addormentata.

“Plagg! Dannazione che ci fai qui!”

In tutta risposta il felino alzò un sopracciglio e sbadigliò, “Ho fame”

“Si certo, ma il tempo, non sono passati 5 minuti da quando ho usato il Cataclisma se lei si svegliasse…”

Il kwami lo interruppe con un gesto della zampa

“Ora vediamo che fare, ma prima le cose importanti: ho fame!”

“E dove te lo trovo io del Camenbert qui” rispose con tono esasperato il ragazzo indicando i dintorni

“Prova a guardare in tasca”

Adrien infilò una mano nella tasca dei pantaloni, più per dimostrare all’ amico che non girava con una scatola di Camenbert, quando le parole che si stavano salendo dalla gola gli morirono sulle labbra allorché le sue dita affusolate si trovarono a stingere una confezioncina di metallo di modeste dimensioni che triplicò il suo volume non appena fu estratta dalla tasca.

“Uhm, di alta qualità” disse il micetto cosmico afferrando la scatola per estrarne una grossa fetta cremosa.

“Ma come…”

“Ancora non hai capito? – biascicò l’amico mentre masticava avidamente un grosso pezzo di formaggio – è quefta, dimenfione, gnum, se pfai come pfare – ingoiò rumorosamente -  riesci a ottenere quello che vuoi” concluse leccandosi rumorosamente le labbra - e io voglio un'altra fetta d’amore!” disse tuffando la zampetta nella scatola di latta per estrarne una seconda grossa fetta di formaggio.

Il ragazzo lo fissò perplesso

“Nonf ti fissaref sulle dimenfioni, qui è ftutto relativo – poi sciocco la lingua sul palato per cercare di contrastare la pastosità del formaggio – e comunque gnam, ci sei riuscito anche conf la spada”

“È vero, mi è apparsa tra le mani quando ho mentalmente paragonato questa lotta ad un duello di scherma”

“Vedi che se vuoi ci arrivi - rispose il kwami nero ed aggiunse intercettando lo sguardo preoccupato che il ragazzo rivolgeva alla compagna– se ci ragioni arrivi anche a quello”

“Voi dire che sai perché non si sveglia?”

“Certo che lo so, e lo sai anche tu”

“Non capisco”

L’esserino sospirò alzando gli occhi al cielo “Oh ma non ci posso credere! Hai capito dove siamo”

Adrien s’irrigidì “Beh certo, siamo in un mondo in creato dall’ akuma per intrappolarci, una sorta di libro di fiabe”

“Oh, e quindi?

“E quindi cosa?”

“Oh, cielo! Ma dove ti ho trovato, consolami mio amore cremoso”
Piagnucolò l’esserino affondando i denti nell’ennesimo pezzo di formaggio. “Possibile che nessuno ti abbia mai letto una favola pima di dormire? Sono importanti per sviluppo psico-emotivo dei bambini, quei momenti in cui mamme, papà, si siedono accanto al loro letto e aprono il libro di fiabe - continuò saccente il kwami - No? Questo spiegherebbe la tua insicurezza a...”

“Mia madre “

“Che…” strappato al suo ragionamento l’esserino si voltò verso il ragazzo che serrava la mascella con gli occhi a terra

“Mia madre. Lei mi leggeva le storie quando ero piccolo”

Colto da un improvviso rimorso il kwami gli volò davanti al viso continuando a leccarsi le zampine “bene bene quindi ti avrà letto cosa? La sirenetta o piuttosto ehm Biancaneve”

“Biancaneve?” ripeté il ragazzo sempre più perplesso

“sì, certo Biancaneve o la bella addormentata di cui la nostra akumizzata ha copiato indegnamente la magnifica trasformazione di Malefica”

“Vuoi dire che esiste, la conosci?

“Non divagare, ma sappi che non tutti i kwami sono dei dolci gattini o delle affascinanti coccinelle”

“Affascinanti cocc”

“Non divagare – lo interruppe -  dunque dicevamo la bella addormentata” sospirò l’essere quantico esasperato

“Ah, sì certo che mi leggeva La bella addormentata”

“Ecco la principessa si addormentava a causa di una maledizione no? E anche Ladybug dorme a causa di un sortilegio…”

“Non- non mi starai dicendo?” una nota allarmata si materializzò nella voce del ragazzo che concluse la frase quasi in farsetto

“Oh, per fortuna ci sei arrivato”

“Non ma io non posso, lei è…, io sono un gentiluomo!”

“Si bravo un cavaliere senza macchia e senza paura e come tutti i cavalieri dopo aver ucciso il drago (in questo caso solo fatto fuggire) devi svegliare la principessa”

“Ma Plagg…”

“Ah, se ti imbarazza mi giro dall’altra parte”

“Beh, ma lei – esitò – lei se ne accorgerà? “

Plagg incrociò le braccia al petto e valutò la situazione “Uhm, non saprei non ho idea di quale sia il suo stato di coscienza al momento”

Adrien si voltò a guardare la sua compagna che giaceva sull’ebra soffice del prato. I suoi meravigliosi occhi azzurri erano celati dietro le palpebre, le ciglia poggiavano leggere sulla maschera. Sospirò.

“Milady” sussurrò il giovane inginocchiandosi al suo fianco. Erano ormai mesi che sognava, il gusto di quelle labbra o meglio voleva sapere se avevano veramente il gusto che aveva assaporato quella notte. Quella mattina c’era quasi andato vicino quando al risveglio l’aveva sorpresa ad osservarlo…
Si riscosse dai suoi pensieri e si rivolse dubbioso all’amico “Non mi considererà ehm - si fermo cercando un termine adatto -  troppo invadente “

“Oh, non mi risulta che il principe Filippo sia stato passato a fil di spada – rispose noncurante l’esserino - anche se…”

“Anche se?”

“Non mi preoccuperei se fossi in te” tagliò corto il gatto cosmico indicando con un gesto impaziente la loro amica addormentata.
Il ragazzo ritornò a guardare la compagna che non accennava a destarsi.

“D’accordo” mormorò, piegandosi su di lei. I suoi occhi indugiarono sulle labbra rosee.

Accostò il viso a quello della ragazza. Deglutì “Ti prego svegliati Milady” le mormorò a pochi centimetri dalla bocca scrutando speranzoso le sue reazioni, ma nulla accadde.

Sospirò nuovamente “Ti prego” le sussurrò sulle labbra tremante prima si posare su di esse un lungo, dolce bacio. Il fiato gli si spezzò e chiuse gli occhi anche se un lieve senso di colpa gli si formava nella coscienza.

Sentì le labbra sotto l sue fremere e aprì gli occhi trovandosi addosso due topazi sbarrati. Il cuore si fermò ma prima che il suo cervello riuscisse a produrre una reazione la vide rilassarsi, chiudere gli occhi e inaspettatamente approfondire il bacio.

Il suo cuore fece una capriola e mentre le dita guantate affondavano nei suoi riccioli biondi rispose al bacio con urgenza. Il suo braccio le percorse la schiena, fermando la mano aperta sulla nuca della sua Milady, perché era sua, finalmente sua!

Si staccò da lei d’improvviso sentendo la terra tremare e guardò sconvolto l’eroina che ancora giaceva immobile e dormiente sul prato “Ma che cavolo...”
Una nuova scossa seguita dal fragore di un crollo lo fece ritornare al presente “Che succede?”

Si guardò attorno e vide che il paesaggio circostante si stava sgretolando velocemente. Sembrava quasi che qualcuno stesse cancellando quel mondo.
Due grosse spaccature bianche corsero lungo la pianura puntando nella loro direzione

“Plagg…” urlò il ragazzo, stringendo al petto l’amica ancora esanime, prima di essere inghiottito dal nulla.

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Ciao a tutti!
quasi mi è preso un colpo quando, aggiornando mi sono accorta che non è passato un anno emmezzo dall' ultimo capitolo pubblicato, ma ben 3 anni!
SCUSATE! Non so se qualcuno avrà ancora voglia di riprendere questa storia, ormai passata nel dimenticatoio, ma verrà completata  prima o poi ^_^'
Grazie a chiunque leggerà <3 <3
Un abbraccio
Crisan

   
 
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