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Autore: Rack12345    14/05/2021    2 recensioni
[Completa]
Questa storia è ambientata dopo Captain America: Civil War. Dopo la partenza di Bucky per il Wakanda e dopo svariati mesi, gli Avengers si sono riuniti, perchè era inevitabile che rimanessero separati: per salvare il mondo, devono farlo insieme.
Nel loro gruppo è entrata una nuova spia: Alexis Moore. Lei è la nostra protagonista.
La squadra sembra essere in un periodo pacifico, ma dovranno aspettarsi diverse rogne. Combatteranno contro diversi Villain che li proietteranno nel passato, legati alla Germania nazista della seconda guerra mondiale. Alexis verrà sottoposta a varie sfide, sia fisiche che emotive e vedremo quanto sia stratificata la sua personalità e quanto potenziale c'è in lei: non è una spia qualunque come potrebbe sembrare al primo impatto.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'New Avengers: Together Saga'
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New Avengers: Together
Capitolo XX: Alexis e le sue scelte discutibili (o forse no) salvano il pianeta
+ Epilogo.




-Cosa!?- disse Tony Stark con aria sconvolta, mentre teneva fermo per un braccio Gorgon insieme a Steve. L'idea era che Thor avrebbe dovuto staccargli la testa. -Devi essere impazzita!-
-Tony, lasciala finire!- disse Steve con un'espressione di estremo sforzo sul volto, mentre Gorgon lo scagliava via, riuscendo a liberare un braccio.
-No che non la lascio finire, potrebbe essere un suicidio per lei e anche per noi!- rispose Tony, poi guardò alla svelta Steve che si rialzava a fatica. -Anche il macho-man qui presente lo pensa, visto dove ti ha lanciato?-
Neanche a dirlo, Gorgon lanciò via anche Tony, che però volò in aria, riuscendo a frenare  e a non schiantarsi al suolo come era successo a Steve.
Alexis, che si trovava ancora nella cella di Synthia ed aveva parlato fino a quel momento con i suoi colleghi tramite l'auricolare, aprì un portale per Washington e vi si lanciò dentro. Si era decisamente stufata di non essere ascoltata. Era riuscita a dire solo mezza frase, Tony l'aveva ammutolita subito.
Comparve proprio sotto di lui, alzando le braccia per poi mettere le mani sui fianchi, mostrando tutta la sua contrarietà.
Tony scese subito alla sua altezza.
-No, no.- le disse. -Togliti subito da qui, va nell'area bambini ad uccidere i robot.-
Tony fece per volare verso Gorgon, ma Alexis lo prese per un polso e lo tirò, riportandolo a terra.
-No! Tu devi ascoltarmi e stare zitto qualche secondo, fammi almeno finire di spiegare l'idea che ho avuto!-
-Va bene, va bene, ti ascolto, ma vattene da questa zona.- le disse serio, poi volò verso Gorgon, ricominciando a combattere.
Alexis alzò gli occhi al cielo. Sapeva combattere e lo faceva ormai da qualche anno, era stato Tony stesso a reclutarla per la sua squadra nel tentativo di catturare Steve ai tempi degli accordi di Sokovia, eppure continuava a trattarla come se fosse di porcellana.
Fece comunque ciò che Tony le aveva detto, andò ad aiutare gli altri Avengers, anche se non ce n'era poi così tanto bisogno.
Dopo aver scambiato un timido "ehi" con James, si era messa da una parte ed apriva portali sopra le teste dei droidi e sotto i piedi degli Avengers, facendo cadere questi ultimi sopra le teste dei primi, permettendo loro di disattivare il cavo di alimentazione.
In tutto questo, lei aveva spiegato il suo piano:
-Come stavo dicendo poco fa, Synthia era innamorata di Gorgon, o forse lo è ancora, ma lui l'ha abbandonata, considerandola, come gli altri dell'A.T., una malata di mente.-
-Come dargli torto?- commentò Bucky.
-Come abbiamo avuto modo di vedere,- riprese la ragazza. -Synthia Schmidt ha un grosso problema con la vendetta, o meglio, il contrario, ci va a braccetto direi. Quindi io dico, sfruttiamo questi suoi due punti a nostro favore! Lei non deve far altro che scoprire come fare a fermare questi maledetti droidi/progetto Insight. Le ho offerto la vendetta su un piatto d'argento e lei ha fatto un sorriso da psicopatica! Sinceramente non vedo quale sia il rischio.-
-Beh, sai, non vorrei che tu rimanessi pietrifica durante tutto questo procedimento.- rispose Tony, mentre continuava a lottare contro Gorgon insieme agli altri due.
-Non succederà, giuro che me ne starò buona nella sala video del Raft. Se dovesse succedere qualcosa lo rispedisco qui da voi.-
Tony non rispose. Non sapeva come contestarla ulteriormente.
-E se dovesse avere dei rimpianti e decidere di liberarla?- chiese Steve. -Insieme sarebbero un problema ancora più grande di quello che stiamo affrontando adesso.-
Alexis alzò di nuovo gli occhi al cielo.
-Non succederà, farò in modo che non abbia il tempo neanche di pensarlo.- quasi sbuffò. -Vi prego, fidatevi di me.- disse, mentre apriva un portale sopra la testa dell'ultimo droide rimasto, facendovi cadere sopra Bucky.
Era quasi abbattuta dal fatto che ci stesse mettendo così tanto a far approvare  la sua idea da persone al fianco delle quali aveva combattuto più e più volte.
-Io ho estrema fiducia in te, Alexis.- le disse Natasha, voltandosi verso di lei, per poi distogliersi subito, andando a cercare con lo sguardo Hulk, che andava a nascondersi dietro un albero, per riprendere le sembianze umane di Bruce Banner.
-Anche io mi fido di te.- disse Bucky avvicinandosi a lei con il fiatone. Le sfiorò un braccio, per poi intrecciare le dita con quelle di lei. -L'importante è che tu sia al sicuro.-
Alexis gli posò una mano sulla guancia, perdendosi negli occhi celesti di James e scordando, solo per qualche secondo, tutto ciò che le stava accadendo intorno.
Però, un rumore metallico attirò la sua attenzione.
Si voltò in direzione di Gorgon e vide che aveva messo fuori uso Steve con le scariche elettriche delle sue spade, e anche Thor, che era riuscito a separare dalla sua ascia e l'aveva atterrato per qualche secondo, mentre ora si stava concentrando su Tony. Alexis rabbrividì nel vedere quella scena: gli Avengers più forti atterrati e in più, quello stronzo stava cercando di estirpare il reattore dal centro dell'armatura di Tony.
La ragazza trasalì, poi si stufò di star ad aspettare il consenso di persone che, ormai, avevano praticamente perso i sensi.
-Eh, no, ora basta!- esclamò.
Aprì un portale e comparve vicino a Gorgon, cogliendolo del tutto di sorpresa. Evocò le fruste magiche ed avvinghiò lo scienziato per il collo, trascinandolo indietro, riuscendo a separarlo da Tony. Dopodiché aprì un portale sotto di lui, spedendolo nella cella di Synthia, e uno per lei, verso la sala di controllo del Raft.
Pochi istanti dopo, mentre gli Avengers rimasti a Washington realizzavano le ultime azioni che Alexis aveva compiuto nel giro di due secondi, un'altra orda di droidi giungeva sopra la città, guidati da un elicottero pilotato da Dominik Dietawald. Alcuni avevano gli occhi rossi ed avevano il compito di distruggere gli Avegners. Gli altri avevano gli occhi violacei ed avevano il compito di portare a termine il progetto Insight.
-Non ci credo.- commentò Bucky, sistemando il fucile dietro la schiena, visto che ormai aveva capito fosse inutile, con lo sguardo sollevato verso il cielo.
 
 
 

*                   *                    *
 
 

Gorgon cadde sul pavimento freddo del Raft, e si alzò di nuovo di scatto, convinto, forse, di essere ancora nel bel mezzo della battaglia. Girò la testa più volte, ma si accorse quasi subito di non essere più nello stesso luogo di prima. Le voci degli Avengers erano sparite, il vociare e le urla della gente, erano spariti, così come il rumore dei colpi di pistola o delle sirene della polizia e delle ambulanze.
Ora, intorno a lui, regnava il silenzio assoluto. Rimase immobile, cercando di capire dove fosse e cercando di captare quel flebile rumore che sentiva.
Un respiro leggermente spaventato.
Gli ricordava quello di qualcuno di sua conoscenza, tuttavia, secondo ciò che sapeva lui, non era assolutamente possibile che si trovasse davanti a lei in quel momento.
Quella agente Moore l'aveva veramente colto alla sprovvista e l'aveva disorientato, impresa non facile da compiere.  Sitwell non gli aveva parlato dei suoi poteri, ed aveva finito col dimenticarsi della presenza di quella ragazza sul campo di battaglia.
Fece qualche passo in avanti, cercando di capire dove fosse e cercando di captare qualche altro segnale dalla persona che aveva davanti. Tuttavia il flebile respiro che sentiva era come ovattato, schermato da qualcosa.   
Continuò a camminare, finché non si scontrò contro una superficie liscia, posta in verticale.
La toccò con la punta delle dita e capì che si trattava di un vetro. Ad un tratto sentì una fonte di calore, sotto le sue dita, al di là di quel vetro.
I suoi sensi fortemente acuiti, gli permisero, a quella breve distanza, di captare, non un rumore, bensì un odore che conosceva bene e che non aveva più sentito negli ultimi 6 mesi.
L'uomo trasalì e deglutì con fatica.
Prese un respiro e parlò.
-Syn!?-
Gli sembrò che la sua stessa voce non fosse la sua, tanto era il tempo che non una sillaba usciva dalla sua bocca. Circa sei mesi, appunto.
Synthia serrò le labbra e trattenne il respiro, quasi commossa dal fatto che ancora riuscisse a riconoscerla dopo tutti quei mesi e con un vetro a separarli. Poi, però, ricordò di nuovo di quanto forte era stato il dolore che aveva provato e la delusione che lui le aveva procurato. Scostò la mano dal vetro, riportandola lungo il fianco.
Gorgon sembrò aggrapparsi al vetro o volerci passare attraverso.
-Ti prego, non ti allontanare.-  le disse.  -Non di nuovo.-
Alexis, che osservava la scena dalla sala di controllo del Raft, aggrottò la fronte. Da dove diavolo veniva tutta quella dolcezza improvvisa?
Synthia ebbe un brivido di rabbia che le percorse tutta la colonna vertebrale e le arrivò dritto al centro del petto.
Tuttavia, cercò di mantenere la calma: il piano non era quello di attaccarlo, ma quello di farlo sentire a casa, con qualcuno di cui potesse fidarsi ciecamente.
-Io non mi sono allontanata, sono fuggita. Ho dovuto farlo. Non ricordi come mi tenevano?-
Gorgon sorrise lievemente, mentre Alexis era sempre più sconvolta dalla varietà di emozioni che poteva esprimere quell'uomo: non se lo sarebbe mai aspettato.
-Beh, non mi pare che ti sia andata meglio.- disse, picchiettando sul vetro.
Synthia poteva sentire una scarica elettrica percorrere ogni singolo nervo. Stava facendo davvero molta fatica a contenersi.
-Sei consapevole del fatto che se sono rinchiusa qui, è anche, in parte, colpa tua?-
-Syn, parlavi di divinità norrene e di una tua trasformazione in una di esse. Non eri in te.-
-Se mi avessi aiutata, se avessi preso le mie difese, non avrei mai fatto la vita di stenti che ho vissuto negli ultimi sei mesi e, probabilmente, avrei portato a termine il mio piano, insieme a te, con esito positivo, anziché con questo disastro.-
Gorgon trattenne il respiro e si aggrappò di nuovo al vetro, con entrambe le mani.
-Aspetta.- disse. -Quindi tu eri libera? Per tutti questi mesi, eri libera?-
Synthia incrociò le braccia al petto. -Certo che ero libera, dove credevi che fossi?!-
Gorgon aprì i palmi delle mani sul vetro  e vi scaricò il peso sopra, rivolgendo il volto verso il basso.
-Mi stai dicendo che non sei stata prigioniera di Jasper Sitwell per sei mesi? Che non ti ha trovata, dopo che eri fuggita, e riportata nella tua cella in Germania? Non ti ha congelata?-
Alexis, che stava seduta davanti ad un monitor, mise in gomiti sul tavolo e le mani giunte all'altezza del mento, accigliando ancora di più il suo sguardo. Di una cosa era certa: né lei, né Synthia, né Gorgon ci stavano capendo niente.
Synthia allargò le braccia ed aggrottò la fronte -No, Gorgon, io sono fuggita ed ho vissuto per sei mesi in una base militare dell'Hydra in Siberia, dove ho architettato il mio piano per distruggere Steve Rogers. Piano che, è evidente, è finito male!-
-Quindi, non siamo in Germania.-
-No! Siamo in una prigione galleggiante nell'oceano atlantico!-
Gorgon sospirò, scosse la testa e poi rise lievemente. Una risata che se per Synthia era la melodia più dolce del mondo, per Alexis era una delle cose più inquietanti che aveva sentito negli ultimi mesi.
-Quel bastardo.- borbottò.
Synthia si insospettì, e si avvicinò di nuovo al vetro, poggiando le mani su quelle di Gorgon.
-Gorgon...- la voce di Synthia si era fatta più dolce e mandò giù un groppo che le si era formato in gola prima di continuare. -Tomi. Parlami, spiegami, ti prego.-
Lui sollevò di nuovo la testa, con le labbra leggermente tremanti.
-Quando tu sei fuggita io... io ho dato di matto, volevo seguirti, venire a cercarti, ma loro me l'hanno impedito. Sai, è sta l'Hydra a resuscitarmi, e, anche se poi mi hanno congelato per tutti quegli anni, io devo loro la mia vita, nonostante non approvi le loro scelte. Il giorno dopo ho tentato di nuovo di andarmene per venire da te, ma Sitwell mi ha detto che ti aveva riportata indietro e che ti aveva nascosta da me congelata, e che ti avrebbe liberata solo quando avrei portato a termine la mia missione. Completare i macchinari per il progetto Insight e distruggere gli Avengers. E questo secondo punto era ciò che a lui importava di più. Ma a me, al contrario, non importava niente di tutto ciò, volevo soltanto riavere te.-
Synthia rimase immobile, con le labbra schiuse in segno di stupore, i brividi sulle braccia e gli occhi velati di lacrime, che cercava in tutti i modi di non far scendere.
-Per questo, quando quella ragazzina ha ucciso Sitwell, ho dato di matto. Era l'unico a sapere dove fossi,  o almeno così credevo. Forse, anzi, era l'unico a non saperlo davvero.-
-Oh, Gorgon...- disse Synthia con un filo di voce -Noi siamo i cattivi. Per noi non esiste mai il lieto fine, non lo sai?-
Lui fece qualche passo nella stanza, sorridendo amaramente.
-Se avessi saputo, Syn... Avrei lasciato tutto per venire da te.-
Il cuore di Synthia fece una piccola capriola, ma subito ricordò del piano che aveva concordato con Alexis. Tuttavia, non si trattava più di ottenere vendetta, ma di salvare miliardi di vite innocenti. Gorgon non meritava di essere ricordato per questo omicidio di massa.
Strinse gli occhi e due calde lacrime le rigarono le guance.
-Allora, ferma questo massacro, ferma i piani dell'A.T. o dell'Hydra, chiunque essi siano.-
Gorgon si fermò ed emise uno sbuffo sonoro, poi sollevò la testa verso l'alto.
-E' buffo, sai Syn? Ci siamo appena ritrovati ed il destino vuole che ci separiamo di nuovo.-
-Cosa?!- fece lei leggermente sconvolta. -No, io non ho chiesto questo, ma solo un modo per disattivare quei soldati di metallo!-
Gorgon rise, di nuovo.
-Sono io.-
Synthia inclinò la testa. -Che vuoi dire?-
-Sono io il modo per disattivarli.-
L'uomo afferrò la parte in vibranio dell'armatura che gli ricopriva il braccio sinistro e la strappo via, mostrando a Synthia una cicatrice che aveva all'altezza della spalla. Un cerchio rosso e, al suo interno, un punto più scuro.
-Cos'è.- chiese lei, senza alcuna inclinazione nella voce.
-Mi hanno impiantato il congegno per disattivare i droidi. Era una precauzione, secondo loro nessuno avrebbe mai potuto sconfiggermi, quindi il progetto sarebbe stato impossibile da disattivare, almeno per chi non fosse a conoscenza di questo.- disse Gorgon indicando il punto in cui gli era stato impiantato il congegno. -E' una bomba implosiva, che ho realizzato io stesso. Synthia, l'unico modo per salvare quelle persone è che io muoia.-
Stavolta il cuore di Synthia perse più battiti. Lo sentì fare fatica a pompare sangue nelle vene.
-No.- disse seria.
Alexis, ai piani alti, sgranò gli occhi, senza cambiare posizione. Quella scena le stava causando diversi shock emotivi.
Lei stessa non sapeva come muoversi. O meglio, sapeva benissimo che la vita di tutte quelle persone era più importante da salvare, rispetto a quella di una persona che, tra l'altro aveva compiuto delle gesta orribili. Lui era perfettamente conscio, nonostante mosso solo dall'amore per Synthia, di tutti gli attacchi terroristici e di quello che aveva fatto alla gente di Washington poche ore prima. Alexis pensò che probabilmente non sarebbe stato in grado di convivere con un senso di colpa del genere. Non era come Bucky, lui. Nessuno gli aveva fatto il lavaggio del cervello. Si disse che la sua dipartita, sarebbe stato per Gorgon motivo di redenzione. Sapeva che lui non avrebbe avuto rimpianti nel farlo ed infatti la cosa che la preoccupava di più era la reazione di Synthia.
-Syn, devi lasciarmelo fare.-
-No, Gorgon non puoi, non è giusto.-
-Non lo è neanche che miliardi di persone muoiano.-
-Troviamo un'altra soluzione! Questi dannati Avengers trovano una soluzione a tutto, parliamone con loro!-
Gorgon scosse la testa. -Non c'è più tempo, ormai.- si guardò intorno cercando di captare con i suoi sensi un punto da dove uscire, ma non lo trovò. Poi si ricordò della ragazzina. -Agente Moore, portami via da qui.-
Alexis mise le mani sulla scrivania e si alzò in piedi con decisione, facendo schizzare via la sedia su cui era seduta un istante prima. L'occasione di salvare il mondo era lì che la chiamava e non poteva farsela sfuggire.
Synthia guardò la telecamera che dava nella sua cella.
-No, Alexis, non osare!!- urlò.
Tuttavia le sue proteste valsero a poco, perché un istante dopo Alexis era accanto a Gorgon e discuteva con lui su come procedere.
Synthia li guardava con aria sconvolta, mentre decidevano il luogo dove Tomi Shishido, il suo unico amore, sarebbe dovuto implodere. Cadde in ginocchio e si portò entrambe la mani a coprire il volto, iniziando un pianto silenzioso.
Gorgon non era come lei, non era malvagio, non era sadico. Tutto il contrario. Si era solo trovato costretto ad obbedire all'Hydra per un senso di gratitudine nei suoi confronti. Ai tempi della seconda guerra mondiale, l'avevano reclutato dal Giappone. La grandezza del suo cervello era famosa in tutto il campo scientifico e Hitler l'aveva voluto a tutti i costi, nonostante non appartenesse alla sua tanto amata razza ariana. Synthia, a quei tempi, ancora non lo conosceva. Shishido non era in accordo con l'ideologia di Hitler, né con quella di Schmidt o Zola, ma fu costretto con la forza a lavorare con loro. Tuttavia, ci fu un incidente nel laboratorio un giorno. Zola riuscì a salvarlo, potenziandolo e congelandolo. Era stato Sitwell a riportarlo nel mondo dei vivi ed era stato in quel periodo che Synthia lo aveva conosciuto ed il loro amore era nato in poco tempo, nell'ex base Hydra in Germania. E, in quel momento, Tomi si sentiva profondamente grato all'Hydra per avergli salvato la vita, quindi non poteva rifiutare di aiutarli nel loro progetto. E poi c'erano state le minacce di Sitwell contro Synthia.
La ragazza si rese conto che quel gesto da eroe, gli avrebbe permesso di riprendere in mano la sua vita e di decidere cosa farne, almeno per una volta.
Alexis aprì un portale, con il cuore stretto in una morsa, attraverso cui si vedeva un luogo innevato. Guardò di sfuggita Synthia, e lo fece anche Gorgon, ma non riuscì a chiamarla per dirle addio. Attraversò il portale.
Alexis fece per seguirlo ma fu bloccata dalla voce, spezzata dal pianto, di Synthia.
-Alexis, aspetta.-
La spia si voltò verso quella che fino a poche ore prima avrebbe definito la pazza.
Gli occhi erano, come sempre, iniettati di sangue, ma in quel momento non risultarono inquietanti, ma semplicemente distrutti.
Alexis rabbrividì ed il suo cuore tremò al solo pensiero di doversi trovare in una situazione come quella in cui si trovava Synthia, ora.
Si avvicinò a lei, senza parlare.
-Fammi andare con lui.- le disse Synthia.
Alexis sgranò gli occhi.
-Sei impazzita!? No, non esiste!-
-Ti prego!- esclamò l'altra, lanciandosi contro il vetro. -Ti prego, non voglio fare nulla, voglio solo...- strinse gli occhi, credendo a fatica alle sue stesse parole. -Voglio solo morire con lui.-
Per Alexis, sentire quell'ultima parte della frase fu come ricevere uno spillo al centro del cuore.
Per qualche secondo provò a mettersi nei panni di Synthia, ma il solo pensiero le fece venire la nausea.
Improvvisamente le mancava James Bucky Barnes come l'aria e le pizzicarono gli occhi.
Si mise in posizione per aprire un altro portale accanto a Synthia, mentre borbottava:
-Ross mi ucciderà.-
 


Quando Alexis chiuse il portale alle loro spalle, si strinse nelle braccia, muovendo velocemente le mani nel tentativo di scaldarsi: faceva sempre quel freddo in Siberia. Li aveva portati all'esterno della base dove Synthia si era rifugiata e dove erano stati confinati i soldati d'inverno fino a pochi anni prima.
Gorgon si voltò verso di loro con un'espressione preoccupata in volto e corse verso Synthia, prendendola per le spalle.
-No! Che cosa fai qui!?- le disse.
-Io vengo con te!- esclamò lei con un sorriso, come se stessero partendo per una vacanza.
Alexis nel vederlo pensò che, alla fine, la follia in lei c'era ancora.
-No, ti prego, Syn, devi vivere.-
La ragazza alzò gli occhi al cielo. -E come dovrei vivere la mia vita, Gorgon!? In una cella? Sapendo che tu non esisti più?-
-In effetti non puoi biasimarla!- aggiunse Alexis, che si trovava poco distante da loro.
Synthia prese il volto di Shishido tra le mani e lo attirò a sé, baciandolo per qualche secondo sulle labbra.
-Nella mia vita non ho fatto mai niente di buono, Tomi. Lascia almeno che stia vicina alla persona che amo in un momento così difficile.-
L'uomo sorrise lievemente, poi giocherellò un po' con le punte dei capelli, ormai di un rosso spento, di lei. La baciò di nuovo.
-Anche io ti amo, Syn.- le disse.
Lei gli carezzò di nuovo una guancia. -Dammi solo un secondo.- disse.
-D'accordo, ma sbrigati, ci sono miliardi di droidi diretti contro gli Avengers.-
Synthia annuì, poi fece qualche passo verso Alexis e quando le fu davanti, fece qualcosa che pietrificò Alexis per i primi istanti: la abbracciò sorridendo.
-Grazie di averci concesso il nostro lieto fine.- disse.
Alexis, con le sopracciglia aggrottate, le diede alcune pacche sulle spalle.
-F-figurati.- balbettò, presa alla sprovvista. -State bene insieme.- disse staccandosi dall'altra.
-Sì, è vero.-  Synthia si voltò velocemente a guardare il suo amato. -Volevo chiederti scusa per come mi sono comportata nei tuoi confronti.-
Alexis inclinò la testa, ma non rispose, sempre più sconvolta dalle azioni di Synthia Schmidt. L'altra continuò:
-Voglio dire, non mi scuso per aver tentato di vendicare mio padre, quei due se lo meritavano. Ma mi dispiacerebbe se tu ora stessi soffrendo per aver perso il tuo amicone e il tuo fidanzato. Non lo meriteresti, sai?-
Alexis sgranò gli occhi e trattenne il fiato per qualche secondo.
-Aspetta, come fai a...-
-Quando eri mia prigioniera, hai chiamato più volte James, mentre eri svenuta.-
-Sul serio?-
Synthia annuì, poi si voltò di nuovo verso Gorgon, che aveva iniziato ad armeggiare con un dispositivo elettronico che aveva appena tirato fuori dalla tasca dei pantaloni.
-Devo andare.- disse. Diede una pacca sul braccio ad Alexis, poi corse via urlando: -Va a prenderti il merito di aver salvato il pianeta, agente Moore!-
Alexis avrebbe voluto dirle che sarebbe stato anche loro il merito, ma non fece in tempo. Synthia si avvinghiò a Gorgon, che diede avvio alla bomba. Lexie poté vedere poco di quello che successe dopo. Una sfera di luce crebbe dal centro del petto di Gorgon, fino ad andare ad inglobare le figure di entrambi e si stabilizzò intorno a loro. La luce bianca era talmente forte che Alexis dovette coprirsi il volto con un braccio.
Quando la luce si spense, di Synthia Schmidt e Tomi Shishido, non c'era più neanche l'ombra.
Alexis sospirò, strofinando entrambe le mani sul volto, stravolta.
 


*                     *                    *
 
 


-Bucky, attento!- esclamò Steve.
Troppi droidi avevano circondato l'amico, così Steve lanciò lo scudo nella sua direzione. Con un effetto boomerang li colpì tutti, poi Bucky afferrò lo scudo, pronto a lanciarlo in direzione del droide che stava per attaccare Steve, ma in quello stesso istante, gli occhi tutti i droidi si spensero ed iniziarono ad accasciarsi al suolo.
-Che diavolo succede?- chiese Tony,  aprendo l'elmetto.
Bucky fece spallucce. -Occasione sfumata, mio caro.- disse guardando lo scudo, poi lo rilanciò verso Steve, che lo afferrò e lo sistemò dietro la schiena.
-Alexis deve aver fatto qualcosa.- disse Steve, guardandosi intorno.
Thor  atterrò accanto a loro con il fiatone: si era occupato lui dell'elicottero e di Dominik Dietwald. Ora entrambi giacevano poco più in là, nel giardino davanti allo Smithsonian: era giorno di chiusura, quindi non c'erano persone in fila, gli era sembrato un buon luogo dove scagliare un elicottero. Natasha e Bruce, il quale si era appena trasformato per la seconda volta ed ora stava tornando di nuovo nelle sembianze umane, erano poco distanti da lì, tra gli alberi del parco.
Un cerchio di luce ambrata, che faceva scintille in aria, attirò l'attenzione degli Avengers.
Dopo pochi secondi, ne uscì fuori Alexis, che, cadendo dall'alto, cadde perfettamente in piedi accanto a Tony, portandosi dietro un po' di neve.
Aveva gli occhi sgranati e l'aria sconvolta.
-State bene?- chiese, guardandosi intorno e vedendo che c'erano ancora tutti. -Sì, state bene.-
Poi iniziò a camminare verso Bucky.
-Alexis, cosa è successo?- chiese Tony.
Lei camminava sempre più in fretta verso il soldato, ma trovò comunque il tempo di urlare una rapida spiegazione, mentre camminava all'indietro, guardando gli altri Avengers e dando le spalle a Bucky:
-Gorgon è imploso per far sì che i droidi si fermassero, Synthia è voluta implodere con lui, hanno scelto entrambi la via della redenzione, fine!- e poi aggiunse. -Ah, probabilmente Ross sarà piuttosto incazzato!-  
Si voltò definitivamente e corse verso Bucky che la guardava con le labbra dischiuse, non capendo pienamente perché stesse correndo in quel modo verso di lui. Nonostante ciò, non c'era nulla al mondo che avrebbe voluto di più.
Quando gli fu davanti, Alexis gli saltò addosso, facendogli perdere l'equilibrio. James cadde seduto sull'erba e Alexis sopra di lui, a cavalcioni.
-Oh mio dio, scusa.- gli disse ridendo.
Anche James rise, poi le prese il volto tra le mani e le diede un tenero bacio sulle labbra.
Alexis trattenne il respiro per qualche secondo, poi schiuse le labbra di Bucky con le sue approfondendo quel bacio ed avvinghiando le dita tra i capelli di lui.
Quando si separarono, Alexis aprì gli occhi e li puntò in quelli di Bucky.
Lui fece lo stesso e si accorse che negli occhi scuri di Alexis, poteva scorgere delle pagliuzze dorate e ambrate. Le scostò i capelli dal viso per poterle osservare meglio.
-Ho appena capito una cosa, sai?- le disse.
-Cosa?- chiese Alexis inclinando la testa di lato.
-Il giorno che ci siamo visti per la prima volta da vicino, quando sono tornato dal Wakanda, ho notato delle sfumature dorate nei tuoi occhi.-
Alexis schiuse la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse, deglutendo rumorosamente. Ricordava anche lei la questione dell'oro nei suoi occhi, che quella mattina le aveva fatto notare Visione e, a quanto pare, non era stato l'unico.
Bucky continuò:
-Beh, le vedo anche ora e mi sono appena reso conto che sono dello stesso colore della tua... magia. E questo ti rende ancora più meravigliosa di quanto tu già fossi.-
Alexis sorrise e di nuovo si lanciò sulle labbra di lui. Quando chiuse gli occhi, le passò davanti tutto l'ultimo mese che aveva vissuto con lui.
Il loro primo incontro, quella mattina di inizio estate, le battutine di Tony sul suo essere rimasta folgorata da James, cosa che in realtà era vera, la loro stretta di mano, e la voglia di non lasciarla andare. Il primo attacco di Synthia al Facility degli Avengers, la prima volta che lei gli aveva curato le ferite, la missione in Siberia e la prima volta in cui lui l'aveva stretta tra le braccia, togliendole il fiato. La festa in onore della futura bimba di Tony e quel momento di debolezza che avevano condiviso, quando lei, per la prima volta, gli aveva rivelato il suo passato. La visita a Strange in  moto, il rapimento di Synthia. Il suo salvataggio. E il Wakanda, oh il Wakanda: dei brividi le corsero lungo tutti i nervi del corpo al pensiero di tutto quello che era successo.
In tutto questo, c'era sempre stato un elemento costante a scandire le sue giornate e a muovere ogni sua azione: Bucky.
Con il suo passato complicato, era arrivato e l'aveva capita fin da subito alla perfezione. Non era mai stato invadente, si era sempre rivelato essere paziente e comprensivo nei suoi confronti e, oltre a quello,  ogni volta che lo guardava sentiva le gambe diventarle di gelatina, tanta era l'attrazione che provava per lui.
E il sentimento era perfettamente reciproco. Quei due si erano attratti come due calamite, fin dal primo istante. Il loro passato così doloroso li rendeva due pezzi estremamente compatibili.
E ora nessuno dei due riusciva più a pensare ad un'esistenza che non includesse anche l'altro.  
Per un secondo Alexis pensò ai suoi genitori e pensò che gli sarebbe piaciuto tanto che lei portasse a casa un tipo all'antica come Bucky.
Quando riaprì gli occhi sentì che quello era il momento giusto.
Bucky notò che erano velati di lacrime e, per un secondo, si preoccupò.
Alexis abbassò subito lo sguardo.
-Che c'è?- chiese lui, cercando di nuovo gli occhi di lei.
Alexis strinse le palpebre, facendo scivolare via una lacrima. Il cuore le batteva all'infinito, lo sentiva rimbombarle nelle orecchie. Mai nella vita le era successo di sentirsi così. Aveva lo stomaco sotto sopra, ma al tempo stesso aveva una voglia matta di sorridere.
Sospirò più volte. -Niente, ehm... io...-
Sospirò di nuovo.
Possibile che fosse così difficile dire due paroline una dietro l'altra?
Un altro sospiro.
-Io ti amo, sergente Barnes.-
Lo disse con la voce tremante.
Non l'aveva mai detto a nessuno in tutta la sua vita.
Bucky sollevò le sopracciglia intenerito e le labbra gli si incresparono. Mise una mano sulla guancia di lei, asciugandole la lacrima con un pollice e facendole sollevare il volto.
Quando Alexis lo guardò, notò che anche lui aveva gli occhi umidi e arrossati e le scappò un sorriso.
-Anche io ti amo, agente Moore. Immensamente.-
Si baciarono di nuovo, con la consapevolezza che, in quel momento, le loro vite non potevano essere più perfette di così.
-Mi dispiace interrompervi sempre.- disse Natasha comparendo accanto a loro a guardandoli dall'alto. I due separarono le loro labbra, ma rimasero seduti a terra abbracciati. Natasha continuò: -Steve non vuole interrompervi, Bruce è ancora un po' scosso, Thor è profondamente offeso dal fatto che tu non sia corsa ad abbracciare lui, e Tony si vergogna troppo per farlo e non vuole vedere da vicino Alexis avvinghiata ad un uomo, quindi tocca sempre a me!- disse allargando le braccia e facendo ridere entrambi.  -Tony ci invita ad andare a casa sua per una pizza. Non c'è bisogno che passiate alla base, dice che lui possiede tante docce e tanti vestiti.-
-Oh, sì che ne ha. D'accordo arriviamo.- rispose Alexis  -Devo solo ritrovare il mio sling ring da qualche parte qui per terra,- disse, iniziando  guardarsi intorno. -Anche perché suppongo di dover andare a recuperare i tre orsacchiotti giù in Wakanda.-


 

*                *                   *
 



Una settimana dopo...

Alexis sbuffò, sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, visto che continuava ad uscirle dalla treccia.
Era un giorno importante, quello. A breve ci sarebbe stata la commemorazione per i caduti durante la battaglia contro il movimento neonazista dell' A.T.
Proprio nell' Ellisse, il parco di fronte alla Casa Bianca, dove tutto era finito, il comune di Washington aveva fatto realizzare un monumento: una spessa lastra in grafite, piantata nel terreno in orizzontale, con incisi i nomi di coloro che gli Avengers non erano riusciti a salvare.
Un velo di tristezza le attraversò gli occhi, ma cercò di vedere il lato positivo: avevano fatto il meglio che potevano ed avevano salvato la vita di miliardi di persone.
In fin dei conti anche loro, nonostante fossero molto forti, erano degli esseri umani.
Sentì bussare e fu distolta dai suoi pensieri.
-Agente Moore, sei pronta?- chiese Bucky attraverso la porta.
-Sì, arrivo subito!-
Si guardò allo specchio un'ultima volta. Aveva indossato un tubino nero che le arrivava al ginocchio ed aveva le maniche a canottiera larga, creando uno scollo quadrato. Ai piedi aveva indossato delle decolleté nere, semplicissime, così come semplici erano i gioielli: gli orecchini erano dei piccoli cerchi d'oro, al collo una collana molto leggera con un brillantino come ciondolo e al polso un bracciale dello stesso tipo della collana. Un leggero copri spalle color panna a maniche corte completava il tutto. Aveva intrecciato i capelli in una treccia piuttosto complessa che partiva dal lato destro della testa, per andare poi a finire sul sinistro e le cadeva sul busto lateralmente, arrivandole quasi alla pancia. Si era truccata sugli con toni del nero e del grigio e sulle labbra aveva messo un rossetto color pesca.
Mise di nuovo la ciocca dietro l'orecchio sbuffando.
Quando aprì la porta, trovò Bucky ad aspettarla. Indossava un semplice completo nero, con camicia bianca e farfallino nero.
C'era però qualcosa che stonava in lui. Il vestiario era impeccabile, ma i capelli erano un groviglio di nodi.
Alexis lo prese per un polso e lo tirò dentro la camera, chiudendo la porta.
-Sei bellissimo, però siediti che ti sistemo i capelli.- disse, spingendolo sulle spalle per farlo sedere sulla sedia posta accanto alla sua scrivania.
-Cosa!? No, non toccarmi i capelli!- esclamò lui contrariato e divincolandosi.
-Dai, Bucky, ti prego!- disse la ragazza assumendo l'espressione di un gattino in cerca di affetto.
Lui alzò gli occhi al cielo. -E va bene, ma non conciarmi da femmina.-
Sul volto di Alexis comparve un sorriso diabolico.
-Non preoccuparti.-


Dopo la fine della commemorazione, gli Avengers si erano ritrovati a passeggiare per il parco davanti alla Casa Bianca.
-Ah e comunque, complimenti per l'acconciatura.- disse Natasha a Bucky.
Lui scosse la testa con la fronte aggrottata. -Non è stata una mia idea, Alexis ha insistito.-
In realtà non aveva fatto nulla di complicato: gli aveva solo spazzolato i capelli ed aveva creato due piccole trecce con le ciocche frontali, che aveva poi fermato sul retro della testa con un elastico invisibile.
-Sai non è stata una sua invenzione,- disse Tony -L'ha copiata da Thor!- disse, indicando il collega che si trovava accanto al tavolo dove era stato allestito il rinfresco insieme a Sam e Bruce.
Wanda e Visione, invece, stavano ancora contemplando il monumento ai caduti.
Poco più in là, Alexis camminava accanto a Steve. Appena finita la cerimonia aveva tolto i tacchi, ed ora passeggiava a braccetto con Steve, godendosi la sensazione dell'erba fresca sotto i piedi.
Non stavano parlando di nulla di particolare, se non della cerimonia e del cibo, poi si fermarono accanto ad un albero, sulla corteccia del quale era stata incastonata una targa in ottone, per volere di Alexis, che recitava:
"A Synthia Schmidt e Tomi Shishido, possano riposare in pace ed insieme per l'eternità. Il loro sacrificio nei confronti dell'umanità non sarà mai dimenticato."
Alexis incrociò le braccia sotto il seno e scosse la testa.
-Tu ci credi che mi ha chiesto scusa?- chiese a Steve. -Io no, eppure l'ho sentito con le mie orecchie.-
Steve fece spallucce. -La redenzione è possibile per tutti, Alexis. A volte ci vuole del tempo.-
-Si comportava come se fossimo state grandi amiche, quando fino a poche settimana prima voleva ucciderci tutti.-
-Synthia aveva una mente molto fragile. Probabilmente ha solo avuto conoscenze sbagliate. Se foste state davvero amiche, probabilmente non avrebbe avuto tutto quel rancore dentro di sé per tutti quegli anni.- Steve mise le mani in tasca. -E comunque, sei stata davvero coraggiosa.-
-Non è vero.- disse Alexis. -L'avrebbe fatto chiunque.-
Steve scosse la testa. -No, non credo. Nessuno di noi avrebbe mai dato tanta fiducia a Synthia da coinvolgerla in un nostro piano. Nessuno avrebbe mai voluto prendersi tutte le responsabilità per gli eventuali rischi.-
-Concordo con il capitano.- si intromise Tony, che arrivò da dietro e mise un braccio intorno alle spalle di Alexis. -Secondo me, più che coraggiosa sei stata avventata. Il che non è poi così inaspettato, visto che sei mia figlia.- disse.
Alexis rimase un attimo senza parole, guardando Steve che aveva sollevato le sopracciglia.
-Come mi hai chiamata?-
-Ehm, figlioccia!- disse lasciandole un bacio sulla fronte. -Andiamo a mangiare, per favore? Muoio di fame!- disse, avviandosi verso il tavolo dove si trovavano già quasi tutti gli Avengers.
Steve le passò vicino sorridendo, mentre lei era rimasta imbambolata sul posto.
-L'hai sentito?!- gli chiese.
-Sì, l'ho sentito.- le rispose, sorridendo orgoglioso.
-Non fare quella faccia da nonnetto sornione, eh!- disse lei, puntandogli un dito contro, mentre Steve se ne andava.
Qualcuno la raggiunse da dietro e l'abbracciò.
-Ma lui è un nonnetto sornione.- disse Bucky ridendo.
Alexis si voltò di scatto. -Buck, hai sentito come mi ha chiamata Tony?-
Lui scosse la testa, non capendo.
-Ha detto "mia figlia".-
Bucky rovesciò la testa all'indietro e rise. -Sta iniziando a fare pratica per quella biologica, presumo!-
Alexis continuava ad avere un'espressione sconcertata, facendo saltare lo sguardo da Bucky a Tony, che ormai aveva raggiunto il tavolo.
-Sono preoccupata, credo che stia male!-
Bucky rise di nuovo, allacciandole le braccia intorno alla vita. -Oh, no, io non credo. Penso che sia solo molto orgoglioso di te, così come lo siamo tutti.-
Alexis, imbarazzata, puntò lo sguardo in basso e mise quella dannata ciocca di capelli dietro l'orecchio.
James le prese il mento tra due dita e le fece sollevare di nuovo il volto.
-Ho una cosa da chiederti.- le disse.
Alexis strinse gli occhi incuriosita. -Cosa?-
-Agente Moore, le andrebbe di uscire con me?-
Il cuore di Alexis fece una capriola, poi si sciolse di fronte alla genuina dolcezza di quella richiesta. Le ultime settimane erano state un inferno, non aveva avuto la certezza che avrebbe mai potuto sentirsi chiedere una cosa di questo genere, per ben due volte. La prima quando le sue ferite si erano riaperte durante lo scontro con Synthia. La seconda, quando l'A.T. aveva lanciato il suo primo messaggio di propaganda. A tutto avrebbe pensato, tranne che ad uscire con Bucky.
Ora, invece, sembrava la cosa più importante e perfetta del mondo. E lo era.
-Mi andrebbe e non vedo l'ora, sergente Barnes.-
Si mise sulle punte dei piedi, ed unì le labbra a quelle di lui, sperando che quella felicità non finisse mai.
 
 

*                  *                    *








 
 
Post-Credits Scene n.1

Gli Avengers se ne stavano a braccia incrociate, appoggiati con le schiene allo schienale di una panchina. Erano stanchi, avevano continuato a combattere contro i droidi mentre Alexis era sparita con Gorgon.
Quando era ricomparsa ed aveva dato quella rapida spiegazione, e l'avevano vista correre in direzione di Bucky, alcuni si erano risentiti.
-Ormai non contiamo più niente.- disse Thor scuotendo la testa, offeso. -Noi abbiamo combattuto contro Gorgon a mani nude, lui che ha fatto?- chiese gesticolando. -Niente, solo un mucchietto di droidi, per giunta aiutato da una donna.-
-Ti ho sentito.- disse Natasha, seria.
Quando videro Alexis cadere a cavalcioni sopra James, Tony si portò una mano davanti agli occhi.
-Dio no, ti prego, non farmi vedere questa scena.-
Steve lo guardò di lato, sorridendo sornione.
-Andiamo, ragazzi, non c'è bisogno di essere gelosi.- disse. -Stanno bene insieme, no?-
Bruce annuì velocemente con la testa.
Tony alzò le braccia. -E' opinabile come opinione.-
-Sono d'accordo.- aggiunse Thor.
Steve scosse la testa.
-Ma che diavolo stanno facendo così avvinghiati per tutto questo tempo!?- chiese Tony.
-Credo si stiano dicendo che... si amano?- propose Natasha.
-Decisamente sì, e sarebbe anche ora.- aggiunse Steve.
-Così, in mezzo ad un campo di battaglia!? Non mi sembra il momento. Voi umani non avete gusto per certe cose.- disse Thor.
-Non esiste un momento perfetto per dichiararsi.- disse Steve.
-Beh,- iniziò Tony. -Pare che questo momento non perfetto stia per essere interrotto, perché io ho fame, voglio ordinare una pizza e voi venite a cena a casa mia, però bisogna dirlo a quei due.- li indicò con l'indice, quasi spazientito.
-Beh, allora vai a fermarli. Anch'io ho fame, quindi datti una mossa.- gli rispose Natasha.
-Cosa?- chiese Iron Man. -Ah no, non voglio vedere Alexis avvinghiata ad un uomo, non chiedermelo, non lo farò mai.-
Lo sguardo di tutti si spostò su Thor, che, sentendosi chiamato in causa, scosse la testa con un'espressione offesa.
-Assolutamente no.- rispose. -L'Agente Moore ha fatto la sua scelta.- incrociò le braccia al petto.
Steve rise.
Poi tutti guardarono Bruce, che borbottò un -Oh, no, vi prego, sono mezzo nudo, li spaventerei.-
Ed infine gli sguardi di tutti caddero su Steve.
-No, è fuori discussione, io non li fermerò mai, sono troppo felici per essere fermati.-
Natasha alzò gli occhi al cielo e, ciondolante, iniziò a muovere qualche passo verso i piccioncini.
-Tocca sempre a me il lavoro sporco.-

 
 
 

Fine.
 
 
 
 














Angolo Autrice
E' così, miei cari lettori.
Siamo infine giunti al termine di questa storia.
Io non so cosa dire, né come manifestare tutta la mia gratitudine nei vostri confronti.
Ho scritto tante storie nell'arco degli ultimi dieci anni, alcune le ho pubblicate, altre no, ma New Avengers: Together, è l'unica che io abbia completato. L'unica che avesse un senso fin dall'inizio, l'unica di cui avevo in mente ogni singolo particolare fin dal primo capitolo, come quello delle sfumature dorate degli occhi di Alexis, che inserii nel primo capitolo, e che qui sono ritornate a chiudere il cerchio. Quello scintillio che ormai la contraddistingue e di cui ora si spiega la presenza nel colore dei suoi occhi, grazie ai suoi poteri, che, in realtà, ha sempre avuto.
Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver letto la storia anche dopo essere stata ferma per quasi due anni.
Ringrazio b2611, Gillian7, Jesibel, Lucy24, mikaaa, SaraStarkEFP, starlight1207, Tharanne, vampirosolitario91, Aboutmarty94, DianaSparks49, Edward4ever96, Frathedreamer, LadyTsuky, lettrice folle, magiudona, nevermore72, Nivei, Polie96, shdowhuntersforverx, Natasha Optimus per aver inserito la storia tra le ricordate, seguite e preferite e per le loro recensioni.
Un ringraziamento particolare va a InsurgentMusketeer, che, da quando ho ripreso la storia al capitolo IX, non ha mai saltato una recensione, dandomi sempre la carica, sapendo che c'era lei ad attendere un mio capitolo <3 lasciandomi delle dolci e costruttive recensioni.
Come già vi ho annunciato, ritroveremo Alexis e tutti gli altri nel sequel di New Avengers Together, MA, e qui fate attenzione, vi consiglio di rimanere sintonizzati anche qui ancora per qualche giorno, per non perdere una piccola chicca che penso potrebbe piacervi ;)
Vi ringrazio di nuovo con tutto il cuore e spero di rivedervi in tutti, se ne avrete piacere, in New Avengers Together: Promises.
A presto,
Rack
=)

 
  
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