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Autore: MaxT    16/05/2021    5 recensioni
Questo racconto è basato su Somewhere only we know di marianna1317, rielaborato e completato da MaxT con l'aiuto dell'autrice originale.
Anni dopo essere morto nel mondo da incubo all'interno di un libro magico, Cedric redivivo si presenta alla porta della donna che ancora lo ama, la guerriera Orube.
Al rifiuto di dare spiegazioni sulla sua resurrezione si creano sospetti e incomprensioni, mentre le storie dei due personaggi si intrecciano con le realtà dei loro mondi natii, e con esuli che vivono in incognito nella città di Heatherfield.
Combattuti tra l'affetto per Orube e il loro dovere, le Guardiane e i saggi di Kandrakar cercano risposta a una domanda: c'è ancora una minaccia nascosta nel Libro degli Elementi?
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric, Orube
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

Cedric si trattenne per settimane nel mondo del libro per iniziare la trasformazione delle piantine in mormoranti. Finita l'acqua magica, Phobos lo rimandò a Meridian per sottrarne una quantità maggiore, ma qui Cedric scoprì che la città era sorvegliatissima dopo i suoi primi furti.

Tentò di sostituirsi al funzionario Alektor, ma quando costui lo riconobbe lui lo colpì, facendolo involontariamente cadere dall'alto. In preda al panico, Cedric fuggì da Meridian.

Lo spirito dapprima se la prese con Cedric, poi decise di trasferirsi nel suo corpo per svolgere di persona la missione a Meridian. Lui però si ribellò e fuggì attraverso il portale già aperto verso Heatherfield, tormentato dalla veste magica.

Phobos gli rivolse un'ultima minaccia: se avesse rivelato ad alcuno la sua presenza nel libro, lui avrebbe trasferito a Orube tutti i ricordi esecrabili della vita di Cedric, cosicché lei lo avrebbe disprezzato per sempre.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto affinché la pena fosse commutata in esilio.

Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate da Kandrakar e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perché non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Le indagini svolte dalle Guardiane non portano nessun elemento decisivo.

Loro vorrebbero affrontare direttamente Cedric per fare chiarezza; Yan Lin risponde che l'Oracolo considera la situazione delicata e vorrebbe occuparsene personalmente, ma al momento non può.

Cassandra continua a frequentare Cedric e cerca di capire se le conviene fidarsi della promessa di Phobos, o piuttosto cercare di contattare Kandrakar per essere rimandata a Meridian; nessuno dei due scopre completamente le sue carte con l'altro.

Orube si sente sempre più di peso per Kandrakar e si sfoga con Yarr, che le consiglia di parlarne con l'Oracolo.

Tempo dopo, Orube incontra finalmente l'Oracolo per parlare di Yarr e per chiedere il permesso di cercare suo fratello Ipitlos a Basiliade. L'oracolo le raccomanda la massima segretezza: il suo intervento per salvare la vita di Yarr è stato tenuto segreto a Kandrakar, per non creare divisioni interne alla congrega costituita largamente da adepti di Basiliade.

Orube si reca in segreto a Basiliade ove incontra Ipitlos, che vive in clandestinità insegnando ai contadini principi di resistenza non violenta alla casta dei Guerrieri. Lui le chiede spiegazioni sulle finalità di Kandrakar, ma lei non sa dare una risposta esauriente e ritorna piena di dubbi.

Al suo ritorno lei chiede all'Oracolo delle spiegazioni sulle finalità della Congrega, e qual'è il ruolo di una Guerriera in tutto questo. L'Oracolo poi le domanda se è disposta a fare del ruolo di Custode delle Sacre Stille la sua ragione di vita, e prende la sua esitazione come un rifiuto.

Orube gli chiede se la sua vita non sarebbe meglio usata tornando a Basiliade per lottare per un cambiamento politico; lui risponde che, per farlo, lei dovrebbe lasciare definitivamente la congrega.

Il giorno dopo Orube ha deciso, e invita Cedric a casa sua per congedarsi. Quando gli rivela che sta per andare a Basiliade per aiutare Ipitlos, Cedric le propone di portarlo lì per sfruttare la sua esperienza politica; dapprima Orube è interessata e vorrebbe farlo parlare con Yarr, ma poi, al suo ennesimo rifiuto di chiarire il mistero della sua rinascita, litigano ancora e lei lo congeda freddamente.

 

 

Capitolo 25

Climax

 

La luce grigia della nevosa mattinata di metà dicembre si mescola con quella dei neon nella grande aula didattica di Lettere Moderne, mentre gli studenti cominciano ad alzarsi dalle poltroncine.

La lezione è appena finita, e Will sta riponendo in borsa il suo disordinatissimo notes di appunti, dalla cui copertina le sorride l'effigie stilizzata di un allegro ranocchio.

Il telefonino in tasca comincia a vibrare di nuovo; questa volta lei non ha nessun problema a rispondere alla chiamata.

“Pronto, chi... Ah, ciao Or... Rebecca. ….. Un annuncio importante? A tutte? Va bene...No, per questa mattina non c'è modo, forse Cornelia, ma le altre sono ancora a scuola. … Questo pomeriggio allora? Va bene, lascia che le contatti all'ora di pranzo... Telep... No, quella è solo per le emergenze. Non è un'emergenza, vero? … Allora ci risentiamo. Ciao!”.

Will si guarda in giro furtivamente; per fortuna, le sembra che nessun altro studente abbia fatto caso alla sua telefonata. Si ripromette di fare più attenzione: parlando al telefono ha già rischiato più volte di tradirsi. Forse il suo scrupolo a usare più spesso la telepatia è controproducente.

Osserva l'ora sul cellulare: l' intervallo di ricreazione allo Sheffield non è ancora finito. Se si sbriga a telefonare...

 

 

 

Cedric rientra alla libreria e richiude a chiave l'ingresso, annichilito. Sale la scala fino alla sua stanzetta: non vuole che nessuno stupido cliente possa vederlo così attraverso la vetrina. In poche battute, tutte le sue speranze per ritrovare Orube e per allontanarsi dalla sua prigione a Heatherfield sono state cancellate. Vorrebbe piangere ora che è solo, ma neppure le lacrime gli vengono più.

C'è qualcosa che gli resta? Solo la compagnia dei suoi libri, quei libri che costituiscono le pareti della sua piccola fortezza e della sua prigione, e con un orribile compagno che si cela solo al piano di sotto.

Lentamente, comincia a pensare a Kendrel. Può considerarla un'amica? Quanto meno, ormai è l'unica che potrebbe capirlo.

 

 

 

Nel laboratorio di chimica farmaceutica dell'Università, Cassandra è intenta a inoculare un preparato dall'odore pungente in una fila di provette su un tavolone, quando dalla tasca del suo camice inizia a provenire un motivetto in sordina.

“Miseriaccia, perché mi scocciano proprio adesso?”. Decide di continuare il lavoro fino a svuotare del tutto la pipetta, ma la suoneria non demorde, ripetendosi ogni volta più forte e ossessiva. Che sia davvero qualcosa di urgente?

“Ma deciditi a rispondere!” le rimbrotta infastidito un ricercatore seduto alla scrivania in fondo allo stanzone, mentre sembra spremersi le tempie davanti a un computer portatile. “Qui non si riesce a lavorare con quel trillo”.

“Fatti i cazzi tuoi”, risponde con stizza Cassandra, sbrigandosi a svuotare la pipetta nell'ultima provetta e versando fuori diverse gocce del maleolente preparato.

Finita la cosa, si sfila il guanto macchiato e risponde all'apparecchio che sta ancora suonando compulsivo.

“CHI CAVOLO... Chi parla? Cedric?”. L'irritazione sul suo viso lascia il posto a un'espressione preoccupata. “Ma cosa ti succede? Hai una voce da oltretomba... Aspetta, adesso non posso, sto finendo un lavoro sporchissimo. Ma puoi dirmi cosa... Non al telefono? Aspetta, chiedo un permesso per dopo pranzo. Verso l'una e mezza sono da te... No, mi è impossibile prima... Sì, non farò tardi. Ciao”.

 

 

 

Il telefono di Cornelia squilla un attimo prima che questa si sieda nella poltroncina dell'aula convegni di Economia. Mentre lo estrae dalla borsetta con disappunto, rimpiange di non averlo spento prima: ormai il relatore è già seduto dietro il cattedrone.

“Sì? … Ah, Will... Questo pomeriggio da Or.. da Rebecca? Scusa, c'è rumore...”. Cerca di coprirsi l'altra orecchia con una mano. “Non le va bene stasera? … Ho detto se... sì, ho capito. E le altre?... Alle Due?...”.

L'altoparlante della sala annuncia la sua attivazione con un sommesso crepitio; alcuni studenti le rivolgono sguardi di rimprovero. “Mi tocca riattaccare”, bisbiglia, “Facciamo alle tre. Ciao”.

 

 

 

Scese le scale dello scantinato, Orube percorre il lungo corridoio in penombra verso l'ingresso della palestra “Due Soli”. Per un attimo si chiede se le sue amiche terrestri troverebbero dell'ironia da fare perfino su quel nome glorioso, poi entra. “Maestro Stan...”, chiama.

La palestra sembra deserta, ma dopo un attimo la porta dell'alloggio di Yarr si apre, e lui ne esce con un largo sorriso. “Orube, ben venuta. Sei in anticipo sull'ora dell'allenamento, ma per te la porta è sempre aperta”.

“Grazie, Maestro”, saluta con un inchino compito. “Oggi non sono venuta per allenarmi. Ho una cosa importante da comunicarti”.

 

 

 

“Finalmente sei arrivata”, esclama Cedric aprendole la porta della libreria. “Sono quasi le due!”.

“Sono venuta appena ho potuto”, risponde Cassandra osservandolo. “Ma cos'è successo? Non ti ho mai visto così agitato!”. Osserva le spalle curve e il leggero tremolio dell'uomo; anche gli occhi appaiono arrossati. “Ma hai pianto?”.

Lui non le risponde, ma le fa strada verso il suo alloggio al piano rialzato.

 

Appena entrato nella cameretta, crolla seduto sul letto disfatto.

“Orube”, esala a capo chino.

“Orube chi?”, chiede Cassandra, guardandosi in giro alla ricerca di una sedia, senza trovarla.

“La ragazza che gestiva con me questa libreria”, spiega lui senza alzare gli occhi.

“Ma non si chiamava Rebecca Rudolph?”, gli chiede sospettosa.

“Il suo vero nome è Orube. Sta per tornare nel suo mondo”, esala lui, “E senza di me!”.

“Nel suo mondo?”. Cassandra si sforza di capire. “Anche lei è di Meridian?”.

“Non di Meridian. Di Basiliade”.

Lei riflette. Basiliade, Terra, Metamondo, Kandrakar... ma quanti mondi ci sono a questo mondo?

“Cedric, fammi capire. Questa veniva da un altro mondo, stava qui sotto falsa identità e ora sta per tornarci. Era una profuga, un'esiliata o cosa altro?”.

Lui fa un grosso sospiro, come se l'ignoranza di Cassandra gli richiedesse uno sforzo di pazienza. “Non era una profuga”, sospira piano, “Ora torna nel suo mondo di sua volontà...e mi lascia per sempre”.

Cassandra tace un attimo, cercando di valutare le implicazioni. Alla fine, cerca una qualunque cosa da dire: “Cedric, se quella donna non ti vuole, non ti merita. Se ti amasse davvero...”.

Lui alza il viso e la guarda quasi offeso. “ Tu non sai niente di lei, se no non parleresti così! Quella ragazza ha messo me davanti alla sua fedeltà a Kandrakar, e ora se ne va perché sente di essere venuta meno al suo giuramento. Ha buttato alle ortiche il suo passato per me, e io non ho potuto neppure dirle la verità sulla mia resurrezione! Non puoi dire che non merita... “. A questo punto Cedric tace, rendendosi conto di avere parlato troppo. Si concede di concludere, a mezza voce: “Meriterebbe molto di meglio di quello che le ho potuto dare io!”. Torna ad abbassare il viso, affranto.

Cassandra resta ammutolita. Resurrezione, ha sentito bene? Cosa può voler dire? Ma se Cedric non ha potuto rivelarlo a questa Orube, non lo spiegherà certo a lei.

 

Dopo un po' lei cerca di rompere il silenzio opprimente. “Mi dispiace”, dice sfiorandogli una spalla.

“Ah!”. A quel contatto lui reagisce con uno scatto di dolore. “Non sulle spalle, ti prego. Mi fa molto male”. Poi le dà una leggera occhiata verso l'alto. “E stato Phobos a farmi delle piaghe”.

“Scusa”. Lei si guarda nuovamente in giro per una sedia, e infine realizza che ce n'è una in un angolo, completamente coperta da strati di vestiti stazzonati, lenzuola sporche e chissà cos'altro.

Sposta tutto questo ciarpame con delicatezza ai piedi del letto, poi si siede davanti a lui.

“E' stato Phobos, dunque?”.

Gli prende con delicatezza una mano, e sente un'energia ritornare in lei, dirompente. Il contatto con Cedric risveglia dei poteri che erano stati completamente sopiti fin dalla morte di suo padre. Ora ha accesso ai suoi pensieri, non serve arrancare con le parole.

“E così, Orube è stata prima la tua guardiana, e poi la tua amante, vero Cedric?”.

Lui alza lo sguardo stupito verso di lei, poi le guarda le mani che tengono le sue, e fa il gesto di ritrarle.

“No, Cedric, lasciami le tue mani. Tu mi hai chiamato qui per confidarmi qualcosa, non è vero? Quindi ora non provare a nasconderti dietro uno schermo, e sii coerente. Questo è il momento della verità!”.

A sentir pronunciare questa parola odiata, lui fa una debole espressione di rifiuto.

Trattenendogli saldamente le mani, Cassandra continua: “Quindi Orube di Basiliade è una di quelli che hai chiamato 'prediletti di Kandrakar', una loro agente. E ora vedo anche i visi delle altre, le cosiddette Guardiane della Muraglia. La rossa... Will Vandom. Poi Cornelia Hale. Hay Lin, la nipote della defunta Yan Lin, che però non è davvero morta, ma è a Kandrakar. Poi Irma Lair, Taranee Cook...”.

Finita la visione, lo fissa con rimprovero. “Sei stato davvero un amico, Cedric, o hai mirato solo al tuo egoistico interesse? Queste persone le ho incrociate più volte! Ci siamo sfiorati senza che avessi avuto il minimo sospetto che loro avrebbero potuto possedere le chiavi per riportarmi nel mio mondo. Eppure te lo chiesi, ma tu svincolasti la domanda. Tutto per avere la mia compagnia per attenuare il tuo senso di abbandono in un mondo che odi... eppure sapevi bene cosa volevo. Ora dimmi, Cedric: quello che vogliono gli altri importa qualcosa per te?”.

Lui la guarda annichilito, incapace di rispondere o di ritrarre le mani.

Lei prosegue: “E ora vediamo se indovino anche il tuo segreto, quello che hai tenuto nascosto alla tua bella che ti ha lasciato”. Gli molla le mani. “E lo farò senza leggerti il pensiero, Cedric. Il tuo segreto è che Phobos è vivo!”.

Lui spalanca gli occhi, allibito.

“E' vivo, ed è nello scantinato”, continua lei. “Mi si è rivelato tempo fa, facendo apparire delle scritte su un libro”.

 

 

 

A Kandrakar, il vecchio Tibor siede assopito su un grosso cuscino, mentre davanti a lui, sul bacile, scorrono brevi scene di diversi luoghi. Per un attimo l'immagine si posa sulla squallida stanzetta di Cedric, e risuonano le parole di Cassandra: “E' vivo, ed è nello scantinato”.

Durante la scena, una fiammella azzurra sul bordo del bacile si ravviva, accompagnata da un sommesso crepitio.

Dopo un attimo, l'inquadratura si sposta nel seminterrato ombroso, dove le deboli luci invernali che penetrano dai lucernari lasciano intravedere debolmente i libri sugli scaffali.

Uno solo di questi libri è rilegato con fascette metalliche lavorate a sbalzo.

Ha un occhio sulla copertina.

Un occhio che comincia ad aprirsi, mentre il crepitio della fiammella azzurra si fa via via più vivace.

 

 

 

“Ciao, Will”, la saluta Orube venendo ad aprirle la porta di casa. “Ma sei sola?”.

“Ciao Orube. Scusa, le altre mi hanno fatto sapere che verranno quando potranno”. Entra nell'atrio, sbottonandosi la pesante giacca a vento fucsia. “Spero che nel giro di un'oretta saremo tutte qui”. Poi si guarda le scarpe con le zeppe, ancora con tracce di neve: “Scusa, ti sto bagnando il pavimento. Vuoi che mi tolga le scarpe?”.

“Non importa, Will. Comunque non ho intenzione di asciugarlo mai più”.

Lo sguardo con cui Will la ricambia è penetrante. “ E' di questo che vuoi parlarci?”.

 

 

 

Cassandra si avvicina a Cedric, sovrastandolo. “ E sai cosa dicevano quelle scritte?”. Senza attendere una risposta dal suo viso sbalordito, continua: “Mi dicevano che se ti avessi portato al suo cospetto, in cantina, lui avrebbe mantenuto la sua promessa”.

“Promessa... Quale?”, balbetta lui disorientato.

“Quella che invece tu hai dimenticato, Cedric. Da quando ci siamo ritrovati, non hai mai neppure accennato a mia madre, trasformata in una pianta tanti anni fa, e alla tua promessa di farla liberare. Ma poi, tanto per saperlo, che cosa vuole da te Phobos?”.

“Da me... Il mio corpo”.

Cassandra si stupisce. “Ma... è omosessuale, oltre che sadico?”.

Cedric non accenna neanche un sorriso a questo stupore ignorante. “No, è incorporeo. Il suo spirito vive in un libro, e ha bisogno del mio corpo per ritornare nel mondo”.

 

 

 

A Kandrakar, il vecchio Tibor emerge dal suo sereno mondo dei sogni con un crepitio sempre più forte nelle orecchie. Attraverso il velo del sonno, vede che il livello della fiammella che rivela l'attività magica è anormalmente alto. Le ultime parole di Cedric risuonano a lungo nella sua mente annebbiata prima che cominci a comprenderne il significato: “Il suo spirito vive in un libro, e ha bisogno del mio corpo per ritornare nel mondo”. Ma di chi sta parlando?

 

 

 

Cassandra scuote il viso, incredula. “E tu tieni una minaccia del genere in cantina, e non hai neppure pensato ad andartene di qui?”.

Lui si copre il viso. “Andarmene, e dove? Io non ho un altro posto dove andare. Per un attimo avevo sperato che fosse Orube a tirarmi fuori da quest'incubo portandomi con lei, ma... non ha voluto!”.

Lei lo osserva dall'alto con una punta di disprezzo, lo lascia sfogare un attimo, poi chiede: “Cedric, questo spirito di Phobos è realmente in grado di mantenere la sua promessa?”.

La risposta si fa attendere a lungo. Quando arriva è sussurrata, quasi inudibile. “No, non può”.

Cassandra torna a prendergli una mano. Non è un gesto di affetto, ma un modo per assorbire nuovamente il potere. “Ti ripeto la domanda, e questa volta ti leggerò il pensiero: Phobos è realmente in grado di rendere forma umana a mia madre e di liberarla?”.

“No, non è possibile. Mi dispiace...è passato troppo tempo”.

“Troppo tempo? TROPPO TEMPO?”, si altera Cassandra. “E quando me lo promettesti, cinque anni fa, era passato già troppo tempo anche allora?”.

“Io...”, balbetta Cedric, spaventato dall'ira di lei a stento trattenuta “...io ero solo un subordinato, non potevo certo contraddire il mio principe...”.

Lei fa un respiro profondo, cercando di controllare il suo sdegno. “Non importa, ho un'altra possibilità. Nonostante la tua reticenza egoista, ormai so come contattare Kandrakar. Mi rivolgerò a loro. Se c'è una possibilità, loro o la regina Elyon lo faranno”. Poi, scrutando attentamente Cedric senza mai mollargli la mano: “No? Perché pensi di no?”.

“Io... io non ho detto niente”.

Lei lo sovrasta minacciosa. “Ma l'hai pensato! Perché? La loro magia è forse meno potente di quella di un principe sconfitto, incorporeo e prigioniero di un libro?”.

 

 

 

A Kandrakar, Endarno arriva alle spalle di Tibor e guarda il bacile. “Che cosa sta succedendo? Perché la fiamma della magia è così viva?”.

“Endarno, sono senza parole! Quella donna ha appena detto che Phobos vive nel libro!”.

“Cosa...”. A un gesto di Endarno, l'immagine cambia, mostrando il libro nello scantinato. La fiammella sul bacile aumenta d'intensità e cambia di frequenza, mentre l'inquadratura si restringe, rivelando che l'occhio sulla copertina del libro è completamente aperto.

“Presto, facciamo intervenire immediatamente le Guardiane!”, tuona Endarno. “Quel libro dev'essere distrutto subito!”.

 

 

 

Cedric si sforza di parlare in modo freddo e convincente, ma gli esce solo una spiegazione balbettante. “In vent'anni... una forma astrale che non sia mai stata ripresa viene entropizzata... quindi non è più possibile annullare l'incantesimo”.

Cassandra alza la voce, alterata: “Ma un buon mago potrà realizzare l'incantesimo opposto, e trasformare la pianta in una persona. O no? Parla!”. La presa alla mano si fa sempre più forte e minacciosa.

Cedric risponde con voce tremante: “Kendrel, mi dispiace... il genoma umano subisce alterazioni graduali dovute al nuovo metabolismo vegetale. Cosa puoi trovare di tua madre, cercando? Campioni genetici originali? Qualcuno con ricordi nitidi e dettagliati di lei? Non credo. Forse troverai qualche vecchio ritratto... Con questi elementi, il massimo che qualunque magia possa tirare fuori da una pianta è una... una specie di mormorante che può avere solo... qualche somiglianza con tua madre”.

Attraverso il contatto con la mano, Cedric percepisce la rabbia, la frustrazione e un velo di follia montare in Kendrel. “Te lo dico da amico, Kendrel... non...”.

“Lord Cedric”, risponde lei trattenendo l'ira, “Tu non hai amici, non hai ideali, non hai onestà, non hai coraggio, e hai perso ogni controllo sulla tua vita. Ora ti mostrerò quello che avresti dovuto fare molto tempo fa, quello che qualunque uomo avrebbe fatto al tuo posto. E te lo mostrerà una donna!”. Sempre tenendogli una mano, protende il palmo dell'altra verso il cumulo di vestiti e coperte appoggiato sul letto.

Dal palmo parte un raggio abbagliante, e le fiamme cominciano a divampare.

 

 

 

A casa di Orube, Will ascolta grave, senza commentare quello che l'altra le sta anticipando mentre aspettano le altre amiche.

D'improvviso la Guardiana si irrigidisce, e mentre la Guerriera si interrompe, apre il palmo della mano; subito il bagliore rosato del Cuore di Kandrakar pervade la stanza.

“Will, che succede?”, chiede impressionata Orube.

“Mi chiamano da Kandrakar. E' un'emergenza! Dobbiamo andare a distruggere subito quel maledetto libro!”.

Will si concentra, mentre cerca un contatto mentale con le sue compagne tramite la telepatia di Taranee.

'Tara, hai ricevuto il messaggio?'

'Will, sono alle prove di danza, tento di liberarmi con una scusa, ma è dura. Cavolo, ho sbagliato il tempo... che disastro! Andate voi, se faccio tardi'.

'No, mi hanno detto che dobbiamo essere tutte e cinque assieme contro Phobos'.

'Phobos?'.

“Will, ascoltami”, la implora Orube. “Una volta Cedric mi ha detto che quel libro non dev'essere distrutto... “.

Lei apre gli occhi e la guarda severamente. “E ora Kandrakar mi comanda di distruggerlo! A chi devo obbedire, secondo te?”.

“Ma no, ascoltami. Mi ha detto che succederà...”. Orube si interrompe di colpo: davanti a lei, Will ha richiuso gli occhi ed è svanita in un lampo rosato.

 

Non ha voluto badarmi, si dispiace Orube con un moto di stizza. Eppure il monito di Cedric le risuona ancora in mente: se il libro sarà distrutto con la magia, succederà qualcosa di terribile. E ora le Guardiane stanno andando proprio a fare questo!

Ma forse c'è un'alternativa: se il libro venisse distrutto con un mezzo tradizionale, forse non succederebbe nessun disastro. Si guarda in giro, cercando dei fiammiferi.

Il suo sguardo cade sulla spada appesa in bella vista sul muro.

 

 

 

“Ma sei pazza?”, grida Cedric liberandosi dalla presa. Afferra un estintore parcheggiato appena fuori dalla porta, poi un getto di polvere biancazzurra soffoca le fiamme, diffondendosi come una nuvola in tutta la sordida cameretta.

“Non scaricare tutto l'estintore”, lo trattiene Kendrel dalla soglia, “Ti servirà ancora. Questa polvere azzurra sarà l'ultima sepoltura di Phobos!”.

“Aspetta...”, tergiversa.

Lei lo squadra con sdegno. “Sei un vigliacco, Cedric. Sei in una gabbia con la porta aperta, e non hai mai tentato di sfuggirgli. Ma ora andremo a dire quattro parole assieme, al tuo Phobos, e saranno parole di fuoco!”.

Lo prende per un polso, e lo costringe a discendere le scale dietro di lei fin in negozio.

 

 

 

Dalla soffitta di Orube, dove si è teletrasportata, Will continua a contattare le sue compagne.

'Cornelia, è un'emergenza. Sei pronta a trasferirti nello scantinato della libreria?'

'Will, sei tu? Sta succedendo qualcosa a Orube?'.

'No. Dobbiamo distruggere immediatamente il libro. Ordine di Kandrakar'.

'Sto guidando, sono in mezzo al traffico. Lasciami il tempo di trovare un parcheggio, vi raggiungerò lì'.

'Non andare da sola, dobbiamo arrivare lì tutte assieme. Attendi il mio via'.

Proviamo con Irma ora...

 

 

 

A Kandrakar, Endarno osserva l'immagine del libro, il cui occhio aperto si è volto in direzione della porta in cima alle scale dello scantinato. “E' sveglio, è completamente sveglio. Che cosa aspettano le Guardiane?”.

 

 

 

“Chiusa”, ruggisce Cassandra scuotendo la maniglia. “Dove sono le chiavi di questo scantinato?”.

Cedric cerca di sottrarre il polso alla presa ferrea che lo attanaglia. “Non farlo! Non capisci? Mi stai portando proprio dove lui mi voleva! Che cosa ne otterrai?”.

“Adesso lo scoprirai, Cedric. Forse lui voleva te, ma non certo quello che potrò fargli io con il potere che tu mi darai!”.

“Ma è troppo pericoloso! Non sappiamo che cosa è in grado di fare, una volta che...”.

“Taci”, gli intima, trascinandolo dietro il banco e cominciando a spalancare tutti i cassetti. “Dov'è quella maledetta chiave?”.

 

 

 

'Ma Will, sono appena entrata nella vasca da bagno', risponde Irma desolata.

'E' un'emergenza! E poi, se ti trasformi, ti troverai subito vestita col costume da guardiana'.

'Si, ma se i miei bussano e non rispondo? Non posso far trovare il bagno chiuso, i vestiti a terra e...'

'Fai quello che puoi. Raggiungimi nella soffitta di Orube'.

'C'è anche lei?'.

'No, ormai è fuori dal gioco. Ti spiegherò, ma ora corri!'.

 

 

 

Orube corre a grandi balzi lungo i marciapiedi innevati, mentre la gente stupita la guarda a bocca aperta e la scansa.

Forse c'è una speranza di precedere le altre, e passare quel libro maledetto a filo della sua taglientissima spada da Guerriera che porta a tracolla sulla schiena. Il contatto con il fodero ricurvo ben fissato le mancava da molto tempo, come l'adrenalina dell'azione. Will non ha voluto ascoltarla, ma forse lei è ancora in tempo a precedere tutto il gruppo ed evitargli l'errore fatale di usare la magia contro quell'oggetto maledetto.

 

 

 

'Hay Lin, presto! Trasformati e raggiungici immediatamente nella soffitta di Orube!'.

'Will? Ma... ma ho appena promesso a mia madre di lavare i piatti. Non potreste... '.

'A Kandrakar hanno detto tutte assieme, e subito'.

 

 

 

“Allora, Lord Cedric, dove le hai messe queste maledette chiavi?”, ruggisce Cassandra.

“Non farlo!”, la implora, “Questo è proprio quello che lui vuole! Se userai la magia...”.

“Certo che la userò! Anzi, tieniti pure quella stupida chiave!”. Lo tira nuovamente verso la porta, e allunga l'indice verso la serratura. Uno scatto metallico sottolinea il suo gesto. “Bene, è aperta! E ora a noi, Principe dello Scantinato!”.

 

 

 

A Kandrakar, Endarno si volta verso l'Oracolo e Yan Lin, apparsi al suo fianco. “Guardate, il libro...”.

“So già tutto”, risponde grave l'Oracolo.

“Si stanno per realizzare le nostre peggiori paure”, aggiunge Yan Lin dopo un'intensa occhiata alle inquadrature continuamente mutevoli del bacile. “E le guardiane?”.

 

 

 

“Eccovi finalmente”, dice Will dopo che Hay Lin e Taranee, già con il loro splendido aspetto da Guardiane, si sono materializzate accanto a lei in un bagliore rosato. Sopra il suo palmo, il Cuore di Kandrakar si libra ed emette brevi luci cangianti, quasi come se al suo interno déi minuscoli avessero intentato una battaglia a fulmini.

Le due si guardano attorno nella soffitta in penombra. “Dove sono Cornelia e Irma?”, chiede Taranee.

 

 

 

Cassandra scende le scale nella fioca luce dello scantinato. “Allora, Phobos, ti piace la compagnia? Ti ho portato Cedric, non vuoi ripetermi di persona la tua promessa?”.

Davanti a lei, il libro sullo scaffale si erge dritto, come una persona in piedi, e la fronteggia. Il suo occhio si muove, focalizzandosi prima su di lei, poi su Cedric.

A quello sguardo Cedric non regge: “No! Non voglio!”. Con uno strattone disperato, riesce a liberarsi il polso dalla presa di Cassandra e corre su per le scale. “Scappa anche tu, stupida!”, le grida una volta raggiunta la porta sulla sommità.

Lei lo guarda disgustata. “Vigliacco!”, gli grida, poi squadra il libro con odio, indecisa sul da farsi.

 

 

 

“Guardiana dell'Acqua a rapporto!” declama Irma, emergendo da un lampo. “Siamo tutte?”.

“Manca ancora Cornelia!”, risponde Will nervosa, mentre l'amuleto sopra il suo palmo luccica in modo sempre più frenetico.

 

 

 

“Manca pochissimo”, pensa Orube mentre corre a perdifiato, riconoscendo l'insegna dello Ye Olde Bookshop alla fine dell'isolato. “Forse sono ancora in tempo”.

Non bada al fischio che risuona alle sue spalle.

 

 

 

Lo sguardo di Cassandra corre tutt'attorno, alla ricerca di qualcosa da utilizzare come arma. Sullo scaffale, non lontano da lei, scorge una scatola di fiammiferi.

L'occhio del libro segue il suo sguardo, riconoscendo l'oggetto.

'Kendrel' risuona la voce mentale profonda che non può essere attribuita che a Phobos. 'Sei ancora in tempo per mantenere il nostro patto. Prendi Cedric e portamelo qui davanti, e vedrai che sarà meglio per tutti'.

In cima alle scale Cedric impallidisce ancora di più, e fa qualche passo indietro. “No!”.

“E così, tu libereresti mia madre?”, gli dice tra i denti lei, mentre il suo sguardo torna sui fiammiferi.

'Non farlo, Kendrel' riprende la voce mentale. 'Non pensarci nemmeno, questo è il miglior consiglio che ti posso dare'.

“Va all'inferno, Phobos”, dice lei scattando verso i fiammiferi, “E restaci per sempre!”.

Le sue mani si serrano sulla scatoletta.

In quel momento, un guizzo simile a un fulmine nero si sprigiona dall'occhio e la investe in pieno.

 

Cedric resta a guardare la scena senza fiato, facendosi scudo col battente della porta. Per un lunghissimo, terribile istante vede Cassandra contorcersi sul pavimento, mentre la folgore oscura imperversa su di lei.

Poi un bagliore accecante e rosato gli ferisce le pupille. E' un attimo per rendersi conto che le sue antiche nemiche, le Guardiane di Kandrakar, sono apparse tra lui e il malefico volume.

Le vede mettersi a semicerchio, puntare i palmi tesi delle mani e sprigionare dei fasci dalla abbagliante luminosità che convergono sul libro. Per un lunghissimo momento il tomo ne è avvolto, poi da esso si sprigionano come delle ombre che turbinano nel ristretto locale, mescolandosi con il denso fumo grigio.

 

Accanto a lui appare Orube, ansante per la corsa. “Troppo tardi”, geme lei.

 

Dallo scantinato esce un fumo soffocante che si disperde nell'aria, e alcuni bagliori arancioni lasciano intuire il divampare del fuoco. Dopo pochi secondi però questi bagliori scompaiono, e un'intensa, innaturale corrente d'aria spazza le scale, aprendo un varco nella cortina impenetrabile di fumo e disperdendolo dalla porta esterna spalancata.

Dopo pochi secondi appaiono sulle scale Will e Irma, nella loro forma nota al mondo. “Dateci una mano”, gemono mentre trascinano su Cassandra semicosciente, “Questa tipa non sta in piedi”.

Cedric e Orube si fanno avanti per sostenere Cassandra e la trasportano fino a una sedia vicina alla porta aperta, mentre la forte corrente d'aria scompiglia i capelli e i vestiti.

 

Qualche secondo dopo escono dallo scantinato anche Taranee, Cornelia e Hay Lin.

“Il libro degli elementi non esiste più”, annuncia Taranee. “Tutto quello che resta è cenere e gocce di metallo fuso”.

 

Attraverso la vetrina si intravede il luccicare di lampeggianti blu e rossi.

Un attimo dopo entrano due agenti di polizia, pistola in pugno. “Fermi tutti! Cos'è successo qui?”.

Uno punta una pistola contro Orube. “Perché non si è fermata al nostro alt?”.

Orube resta allibita. “Ma... Io non vi ho visti, né sentiti”. Si volta verso Will: “Ma perché la polizia dovrebbe volermi fermare?”.

L'agente, spazientito, indica la spada nel fodero a tracolla. “Ci spieghi un po' perché correva così a perdifiato, con uno stuzzicadenti come quello sulla schiena. Anzi, se lo sfili. Piano, senza movimenti rapidi. Non si sogni di estrarre l'arma dal fodero, e la deponga a terra!”.

Cassandra, a malapena cosciente sulla sedia, rialza a fatica la testa, e afferra nuovamente la mano del sorpresissimo Cedric. Una debole luminosità si sprigiona dalle sue pupille.

“Agente”, scandisce a fatica, “Non lo vede che quella spada è solo un giocattolo?”.

“Un giocattolo?”, si stupisce Orube, ma non osa contraddirla.

L'agente resta come interdetto. “Un giocattolo”, biascica,”Perché non lo avete detto prima?”. Ripone la sua pistola, come istupidito. “Beh... Ora noi... andiamo”.

 

Appena usciti dalla porta, gli agenti si accorgono che tutti i passanti guardano in alto, come allarmati.

Dietro di loro, anche gli altri escono dal negozio, e alzano lo sguardo sbalorditi.

Sopra l'isolato si è accumulata una innaturale nuvola scura e turbinante. Lampi sinistri si intravedono al suo interno, finché un fulmine si abbatte su un'antenna televisiva in cima ad una palazzina, con un tuono apocalittico.

Alcuni passanti si spostano allarmati mentre i resti dell'antenna cadono sul marciapiede.

Altri brontolii provengono dalla nube sopra di loro; un secondo fulmine si abbatte al di là del palazzo di fronte. Il tuono, ancora fortissimo, fa tremare la vetrina, mentre alcuni dei passanti, spaventati, si riparano al coperto nei negozi vicini.

“Ma cosa succede?”, chiede Orube disorientata.

“Niente di buono, temo”, le risponde Cedric. “Guardiane, forse avete fatto un errore terribile”.

“Un errore terribile?” ripete Will con una smorfia d'ansia, mentre il suono di un'altra sirena lacera l'aria, e i lampeggianti di un mezzo dei Vigili del Fuoco appaiono in distanza.

 

 

 

Note sul cap. 25

Come promette il titolo, questo capitolo è il climax di Ritorni, la svolta dove confluiscono i principali rami della storia.

Tra le telefonate e i contatti telepatici che predominano nella prima metà, qualcuno potrebbe ironizzare che avrei potuto intitolarlo 'Chiamate'.

Con i frequenti cambiamenti di scena ho cercato di sottolineare l'accelerazione degli eventi verso il climax, la distruzione del Libro degli Elementi, che però costituisce una trasformazione in peggio del problema rappresentato dalla persistenza dello spirito di Phobos.

A dispetto della lunghezza del capitolo, il tutto si svolge in circa tre ore, dalla tarda mattinata al primo pomeriggio della stessa giornata del precedente, il 14 dicembre 2005.

  
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