Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: Elgas    24/05/2021    4 recensioni
[PROSSIMAMENTE IL QUARTO E ULTIMO ATTO]
[Terzo Atto, Till The End of The Time
Kingdom Hearts 3 Alternative Ending (no DLC Re:Mind)
Crossover (personaggi principali tratti da Bleach, Blue Exorcist, Full Metal Alchemist Brotherhood +
pg singoli tratti da altri manga/videogiochi)]
N.B. Lettura Pc. Lettura Angolo Autrice.
+++
Capitolo 1
Ogni cosa da te creata è connessa al Seiðr e a esso farà ritorno.
Chiudi di occhi, tessi la ragnatela. Starà a te decidere quando lasciarla.
Capitolo 7
Ora sei qui. Senza esitazioni. Senza rimpianti.
Solo tu, amico mio…
« …solo tu puoi uccidermi. »
Capitolo 8
Ti amo... lo pensò ancora, dolcemente, perdendosi ancora in quelle ali, nel modo in cui
s’intersecavano in mezzo alla schiena, nelle piume a circondare la spina dorsale, una
linea diafana che saliva fino al collo.
Genere: Angst, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Aqua, Cloud, Luxord, Sora, Xigbar
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Till the End of the Time'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
11. A Light in the Present




Ogni realtà si componeva di visibile e invisibile; gli uomini, le specie senzienti,
potevano vedere determinati fenomeni; altri rimanevano celati fra pericolo e mistero,
o racchiusi nell’intimità di Cuore e Anima.
In quella riflessione, Luxord contemplò ancora una volta il vasto e luminoso Spazioporto.
Grazie all’ampia vetrata circolare, la visuale dal Palazzo del Governatore dominava il resto
degli edifici. Nonostante fosse sera, vie e attracchi fremano incessanti: merci, navi, vascelli,
diretti ora verso lo spazio, ora verso il pianeta sottostante, Montressor.
F53-1801... Universo non dissimile dai Caraibi, seppur in scala più vasta; le bettole
puzzavano allo stesso modo; esotici giardini adornavano le ville di ricchi mercanti e
aristocratici; nelle persone (e alieni dalle forme più svariate) vi era molto del piccolo
arcipelago, dall’indole, agli abiti, all’accento. Le differenze si riscontravano in una bizzarra
tecnologia, definita da Askin col termine steampunk; oggetti, decorazione in ottone e rame,
protesi meccaniche, robot, stazioni spaziali e navi, magnifiche navi in grado di solcare la
vastità del cosmo.
Era stato bello ritrovarsi in luoghi per certi versi famigliari, il sollievo però era durato
poco. Rammentò i primi giorni e volse l’attenzione al pianeta, lasciando che la musica,
i brindisi e risate frivole si ovattassero.
Montressor… l’Oscurità ne incideva la superficie, una cicatrice all’altezza dell’equatore;
profondi, scuri canyon scendevano in basso, sempre più in basso. Come appreso dal
Governatore, tale mutamento risaliva a due anni prima; una nube di meteore era precipitata
attraverso scuri passaggi, solcando il cielo, ferendo la terra, uccidendo migliaia di persone.
Presto però, lutto e terrore avevano lasciato spazio all’avarizia; fra le meteore e sparso ora
nel labirinto, si nascondeva l’immenso tesoro di Nathaniel Flith, creduto fino ad allora
distrutto a seguito della spedizione del Dottor Doppler.
Montressor, un pacifico mondo minerario divenuto all'improvviso il centro di ogni cosa.
Nobili, ricchi mercanti, disposti a pagare immense somme pur di accaparrarsi una fetta di
torta; pirati diventati corsari, mercenari, esploratori, persino compagnie di Marina, uomini
e donne disposti a morire pur di ottenere gloria e un pezzetto della torta.
Pochi infatti facevano ritorno, tanti erano i pericoli in agguato nel dedalo oscuro; bestie
orribilmente mutate, ambienti tossici. Bestie infette… ecco dove si inserivano lui ed Askin,
come se ruoli ed esistenze fossero sempre stati tutt’uno con l’Universo F53-1801.
Così recitava l’ultimo rapporto del Nunctius (0);

- Okay, sapete cosa succede quando gli idioti cominciano a viaggiare nello Spazio? Esatto, casini.
Troppi Mondi colonizzati, troppi Cuori, troppi appigli per l’Oscurità. Negli ultimi 300 anni, già
4 volte abbiamo avuto problemi! Ma per farla breve:
1) Qui solitamente sono artefatti a far da perno, da iniziale calamita tra Seiðr e realtà.
2) La costante con cui si manifesta nella fase preliminare, è infestione di animali e piante.
3) E a questo punto entriamo in gioco noi, i “Monster Slayer”. Figo, eh?
La nostra “civiltà” viene dal misterioso pianeta Fenris nel sistema di Andromeda, una palla
ghiacciata circondata da una barriera di asteroidi impenetrabile se non per i nostri vascelli (negli
allegati troverete le modifiche d’aspetto per aeronavi, abiti, oggetti. Cit. Arthur).
Solo noi possiamo abbattere la misteriosa nebbia nera e la follia che porta, la nostra cultura si basa
su cacce rituali, purificazioni e robe simili, tiratevela un po’ mi raccomando. In generale agli altri
non frega un cazzo di noi, ci ammirano e ci temono, l’importante è liberarli dai “mostri corrotti”
(negli appunti trovate un riassunto più dettagliato sulla nostra cultura. Cit. Arthur).
Saluto tutti i bastardi che leggeranno!
Grimmjow -


Luxord strinse il manico del coltello rituale.
Ecco l’Oscurità, a cibarsi della cupidigia di quanti erano lì, ad attendere come squali un
pezzo del tesoro; a cibarsi della bramosia di chi s’addentrava nei recessi di Montressor.
Lentamente la frattura si assottigliava, si estendeva, a breve... tutto sarebbe precipito.
Eppure un simile scenario non lo preoccupava; la minaccia più grande e concreta risultava
la più gestibile. Anche nel Caos esitavano costanti, l’Oscurità seguiva regole precise; regole
con cui metteva radici, infettava i Mondi, cresceva avvelenando Cuori e Menti.
Conoscendo le regole si poteva giocare la carta giusta; aveva già combattuto i Hwergh,
seppur indeboliti; ora al fianco di Askin, quella partita appariva semplice, incredibilmente
semplice. (1)
Certezza in cui giacevano ombre.

- Luxord… il tuo Cuore, la tua Mente, sono già saldi. Avverto bene cosa ti tormenta, cosa si agita
in te. Io… posso solo addestrati cosicché tu riesca a contenere quel male. -

Sfidare il Destino non era più così semplice.
Sfidare il proprio Destino… l’invisibile dentro di se.

Cosa temo?

Sfidare il passato, il futuro.
Un futuro lontano, incerto, a strisciare inesorabile verso di loro, verso un legame sempre
più intenso e prezioso. Askin non parlava mai del futuro, del suo futuro. Anche lui temeva
qualcosa? Eppure Luxord ne era sicuro; GoldSaber… solo il Keyblade poteva dargli forza,
la vera forza… se soltanto…
« Mi odi? »
L’ombra giunse, sussurro funesto a spirare in lui.
Rulod era lì, come sempre, visibile e invisibile; lo fissava oltre la vetrata, più scuro della
notte, più scuro delle tenebre incise su Montressor. Parlò Rulod, come tante altre volte;
« Mi odi sempre di più? »
Perché? Perché sei così ostinato?
« Oh… non l’hai ancora capito? Tu non sei nulla, non meriti nulla. Non pensi più a loro. »
Non potrei mai dimenticarli, lo sai! Lauriam, Elrena, Emdy… li salverò!
« E credi ti concederò qualcosa allora? No… illuso, sporco egoista. Non meriti nulla.
Temi qualcosa…! Lo so, lo so, lo sento, codardo ! Ti annegherò nel nostro errore. Ricorda
le nostre mani sono sporche. »

Se la rabbia avesse avuto un suono sarebbe stato quello, un pugno infranto contro
la vetrata; il colore del sangue, fra schegge conficcate nella pelle e gocce a sporcare
il pavimento; l’eco di un Cuore in tumulto e bisbigli inorriditi.
« Bene… posso considerarmi una sfida interessante. »
Giochiamo. Giochiamo questa partita fino alla fine, Rulod.
« Non chiedevo di meglio. Ti aspetto… Luxord. »
Lo vide sorridere, dissolversi, polvere spettrale a sciamare verso di lui. Poi il dolore arrivò,
le schegge parevano aghi freddi; i suoni tornarono, il valzer dell’orchestra accompagnata
da commenti atterriti. Suoni vuoti...
« Ehi… tutto a posto? »
La voce… la sua voce, il suo calore... solo allora lo vide.
L’aveva fatto sedere Askin, incurante del bon ton che luogo e occasione esigevano.
Era lì, chino su di lui, la mano a sfiorar la sua mentre sottili fili del Seiðr lo liberavano
dal vetro richiudendo i tagli. Quel tepore bastò. Calma… la calma giungeva sempre così e
fra le tenebre che gremivano il presente, riusciva sempre ad afferralo... un filo per andare
avanti, non perdersi e vivere, semplicemente vivere. Quando il futuro si fosse palesato,
quel filo… quel filo...
No… doveva ricordare, ricordare ciò che Rulod proteggeva con tal fermezza.

Come ottenni GoldSaber?
Prima di Auropoli… il mio Cuore... cosa spinse il Cuore a sprofondare… sprofondare…

- Le nostre mani sono sporche. -

Nell’eco di quel sussurro ritrovò Askin intento a fasciarlo, così da rendere naturale
la cura al resto dei presenti. Gli occhi risplendevano, avvolti da una luce soffusa, calda,
scaturita da candele elettrice e riflessi nei lampadari di cristallo. Solo allora parlò,
liberando un dubbio stretto al Cuore; aveva bisogno di lui, ancora una volta...
« Askin… posso farti una domanda? »
« Ehi… lo sai, non devi neanche chiederlo », e lui era lì, come sempre.
« Sì… hai ragione. Ecco… è una richiesta un po’ strana ma… potrebbe aiutarmi a
ricordare. Tu… cosa hai pensato? Cosa hai pensato la prima volta che mi hai visto? »
La notò appena, la sorpresa incresparne lo sguardo; al che esso volse lontano, al tempo
trascorso all’Hlif, un tempo idilliaco, lieto... spezzato; un tempo le cui ombre si riversavano
nel presente, addensandosi in un futuro ineluttabile.
Il silenzio, seppur breve, fu logorante.
Infine le parole giunsero, annullando per un’istante ogni altro suono.
« Che il Destino sapeva essere davvero beffardo », una pausa, amara, sentita; strinse la
fasciatura, solo allora tornò a fissarlo, « strana considerazione… ti incontrai in un mercato,
eri in viaggio verso Auropoli, naturalmente non potevi vedermi nascosto com’ero dal
Celatum. Strana considerazione penserai, ma... la verità è che rimasi abbagliato. » (2)
« A-Abbagliato? Da me? »
« Tu… tu hai i suoi stessi occhi, Luxord... gli occhi di Yoruichi. »

- L’Hlif cadde… -
- A volte i legami si spezzano. È inevitabile. -
- Là fuori non devi assolutamente allontanarti da me. Per nessuna ragione. -

Ecco… ecco chi devi… (3)

Poteva tremare il Cuore? Poteva il Cuore sprofondare in una fredda verità, sussurrata da
tempo? Era all’amata, alla sposa che Askin pensava a volte con sguardo triste? Nei silenzi,
lontano da lui, il Cuore volgeva alla vendetta? Temuta, inevitabile vendetta.
Mi dispiace… parole che rimasero lì, cristallizzate in pensieri.
« Ah… perfino Kugo mi rimproverò. Se ti salvai, se ti cercai fra le rovine di Auropoli… in
parte fu per questo. Ammetto l’inizio fu... un pochino difficile, ma ora… ora vedo solo te.
Ciò mi rincuora, mi rincuora più di quando tu possa mai immaginare. Co-comunque...
tornando alla domanda… anche allora eri determinato Luxord, ma in fondo ai tuoi occhi
vidi una profonda tristezza. »
Tristezza. Raccolse l’ultima parola Luxord, quasi temesse di perderla, di vederla trascinata
via, inghiottita da una corrente; la raccolse sigillandola in un angolo del Cuore.
« Ca-Capisco… grazie. »

- Ora vedo solo te. -

Quale imbarazzo, quale strana sensazione a riempire una vicinanza sempre più sentita,
dolce e a tratti tesa. Pensò a lui, al peso di tale confessione; avrebbe voluto chiedere,
chiedergli di un’intimità altrettanto preziosa... strappata, distrutta. No, sarebbe apparso
pretenzioso, scortese.
« Ehi… non farti problemi. Quando vorrai, chiedimi pure di Yoruichi. »
Un pensiero, una dolce promessa a scaldare il Cuore, a scacciare ogni esitazione.
« Sì… lo farò. Grazie. »
Sorrise Askin. Poteva un sorriso incantarlo fino a quel punto?
« Viene. Andiamo a goderci la fine del banchetto, a breve Blake ci convocherà per gli
ultimi dettagli. »
Eccoli… insieme nel presente, a giocare una partita per il destino di un Mondo, di
un Universo. Lo seguì, cullato da pace e leggerezza; sensazione che si consolidò lì,
osservandolo farsi strada nell’ampio salone.
Askin era lì; gli abiti in pelle simili ai suoi, giacca, stilavi, pantaloni consumati; protezioni
in cuoio, cinture adornate da bisacce, coltelli, rampini; una maglia rossa di cotone, l’unica
differenza con la propria, bianca.
Era lì, bello, bellissimo…

- Hai i suoi stessi occhi… -

Provò a immaginarlo, il viso di Yoruichi… il colore, il profumo della pelle.
Un giorno l’avrebbe vista, conosciuta attraverso i suoi ricordi…

- Ora vedo solo te. -

Un giorno...

Askin… quando la vendetta busserà, spero di essere al tuo fianco.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Imbarazzo, non banale, non romantico… ma logorante, così penoso da stritolare il Cuore.
Si era destato, riemergendo da un incubo piatto come un lago di petrolio.
Imbarazzo.
Eppure Yoruichi era lì, “dormiva” accanto a lui, nuda, la dita sottili a sfiorargli il fianco; perfetta
nonostante la pelle sporca di sangue, un lenzuolo a coprirla; bellissima, sensualità rifiorita da carne
strappata e ossa rotte. Del resto lei era sempre stata più brava a rigenerarsi.
Imbarazzo.
Puzzava ancora lui; la pelle dello stomaco non si era richiusa del tutto; il viso, le guance ridotti a un
pezzo di formaggio.
Imbarazzo.
No… lei non poteva, non poteva vederlo così. Lentamente si alzò, riconoscendo l’interno della
Fenris; vide Kugo e Kukaku abbandonati sopra il posto di comando, stretti in un abbraccio leggero
quanto intenso. Ringraziò di essersi svegliato lì, circondato da persone care.

Dove si stavano dirigendo le Menti?
« Abbiamo sigillato la Porta… ma non è bastato! Non è bastato! »
Vomitavano parole vuote.
« I nostri Mondi… i nostri Mondi non sono rinati. »
Dove stavano sprofondando i Cuori?
« Ehi Askin… ti sei ripreso. Tutto okay? »
Ah! Quale ipocrisia. Per un attimo ebbe la tentazione di vomitare.
Molti non avevano costruito nulla, non avevano afferrato nulla del presente. Sì… era così.
Perduti… erano perduti; prima o poi tutto gli sarebbe apparso banale.
« Sì, bene... grazie. »
Seduto contro un pilone, scrutò le aeronavi sparse nella piana; giacevano lì, come enormi insetti
dormienti; scrutò le montagne e, oltre esse, l’alta colonna di luce vermiglia… la Porta dell’Oscurità;
Oscurità... abisso… ecco dove stavano sprofondando. Presto o tardi non sarebbe rimasto nulla,
solo... una lucida follia?Poteva salvarli? Era giusto salvarli? No, non aveva parole per raggiungere
i loro Cuori. Forse... si stava crogiolando in un tacito egoismo? No, lui era salvo, le persone a cui
teneva di più erano salve.

- Grazie a te… -

« Ecco dove ti eri cacciato! »
La sua voce, il suo profumo, il suo corpo… di nuovo così vicini, così salvifici.
La strinse ancora, sfiorandone delicato schiena. Aveva lavato via il sangue Yoruichi; la pelle profumava
scura e morbida, risplendeva di un bagliore lontano e oscuro, i capelli corvini ricadevano lunghi e
sensuali. Quante volte li aveva ammirati muoversi nell’attesa, nell’estasi del piacere? Occhi dorati
lo scrutavano allegri come sempre, indifferenti a tutto, persino a un viso ancora rovinato.
« Sarei perso senza di te. »
Lo sussurrò, affinché soltanto lei potesse udirlo.
Giunse improvviso... un silenzio rumoroso, un baratro fra loro e gli altri. Tremò Yoruichi, quasi
potesse solo tendersi di fronte alla deriva in cui stavano precipitando. Poi la vide, quella solida
fermezza; sentì un sonoro pugno battergli la spalla.
« Non cambiare Askin. Qualsiasi cosa accada, non cambiare mai. »



« Partirò anch’io. La ricerca di queste Chiavi mi sembra… sì, piuttosto interessante. »
« Tsk! Ancora poco e ti avrei cacciato via a calci nel sedere! Mi raccomando, fai amicizia anche con
gli altri! Sono stata chiara?! »
« Ahi…! Perché mi picchi ogni volta? »
« Così te lo ricorderai meglio, stupido! »



« Mi dispiace… mi dispiace… »
Shura, la voce ridotta a un sussurro, le lacrime, il corpo rotto. Sola. Sola.
Dietro, la Lindwurm pareva un uccello ferito, il cielo dei Confini giaceva vuoto e immobile.
Nessuno… nessuno sarebbe più giunto.
L’Oscurità era tornata, uomini l’avevano accolta dentro di se, l’Hlif era caduto...
Kukaku, Hime… Yoruichi… Yoruichi…
« Uno scherzo. È uno scherzo vero? »
Strinse il frammento.
Ormai non restava nient’altro… nient’altro...
Urlò. Tutto parve spezzarsi. Urlò. Eccola la Caduta... vicina, estremamente vicina.
Kugo era lì, accanto a lui? Lontano? Anche lui… anche lui stava cadendo.

« Ehi! Non vi ho seguito per vedervi crollare! Voi due… voi due siete più forti di così! »
Uno schiaffo. Mephisto gli aveva appena tirato uno schiaffo.
Imbarazzo, vergogna, schifo… poi... tutto divenne chiaro.
Yoruichi... era lì, era lì, nonostante tutto… erano ancora insieme. (4)

Ciao Askin…
Uhm… che inizio orribile… in effetti non sono mai stata brava coi discorsi, ma del resto…
apprezzavi anche questo lato così buffo di me.
Mi conosci... meglio di chiunque altro… quindi…
Credo fosse prevedibile, sì insomma… che sarebbe finita così.
Ricordi cosa ti dissi allora?
Qualsiasi cosa accada… sii te stesso, resta sempre l’uomo che ho amato.




Bastava poco per rievocare quei ricordi; chiudere gli occhi, afferrali dalle nebbie della
memoria. Lo fece ancora, osservando Luxord raggiungere un tavolo imbastito di dolci.
Lo osservò mentre le ultime parole, il frammento di lei, fluivano delicate e forti.

- Qualsiasi cosa accada… sii te stesso, resta sempre l’uomo che ho amato. -

Attorno una realtà già vista, declinata in centinaia di Mondi; in ogni epoca, Universo,
di fronte a una ricchezza “infinita”, i Cuori si riempivano di bramosia e avarizia.
Il Destino sapeva esser monotono, oppure poteva donare certezze, minare il futuro.
Le prime erano un filo; un filo di Arianna per non perdersi, restare ancorati al presente.
Yoruichi l’aveva salvato, attorno a lei si era tessuta ogni cosa, ogni vecchio e nuovo legame.
Eppure da quel terribile istante, un miasma aveva iniziato a spirare, dubbi si erano
addensatati, protratti verso un futuro ineluttabile, verso battaglie già decise.
Luxord stava tornando, due fette di torta e calici di bianco; una degna conclusione per
un sontuoso banchetto. Lo sentì commentare con squisita leggerezza la bontà del dolce,
la freschezza del vino; rispose Askin e la voce riecheggiò lontana, terribilmente lontana.

Me stesso… volevi dire anche questo, Yoruichi? Innamorarsi di nuovo?

Luxord era lì, i capelli leggermente più lunghi, il pizzetto lasciato incolto.
Era lì, come ogni risveglio, ogni giorno, ogni sera...

Amarlo? Sì, lo amo.
Era inevitabile? Amarlo nonostante tutto? Nonostante... la fine di questo viaggio?

Amarlo, amarsi, non sentirsi perduti fra ombre e dubbi. C’erano quegli abbracci, quella
vicinanza dove troppo in fretta si erano persa ogni tensione e imbarazzo? I dubbi però
non smettevano di strisciare, vicini, sempre più vicini.
Delicato si avvicinò, assaporando il suo odore, il suo calore. Troppo tardi. I pensieri
riemersero, ancora e ancora, mordendolo come lupi famelici.

Me stesso… riuscirò ad esserlo anche di fronte a lui, Yoruichi? Anche di fronte al tuo assassino?
Nel Cuore non ho smesso di sussurrar vendetta… e così, prima o poi, il Corvo giungerà.
Potrò solo odiarlo? Solo annegare nell’odio, perdermi pur di vendicarti, pur di proteggere Luxord?
Basterà la sua Luce? Basterà? Questo non smetto di chiedermi…


Lontano, nella Mente, udì il gracchiare di un corvo, pressante, feroce.
Ogni tanto provava a immaginare il viso di un uomo votato, mutato nell’Oscurità;
ogni volta finiva per rigettare, come se persino un’immagine sfuocata potesse infettarlo.

Forse avevi ragione Kugo, forse avrei dovuto…
Ma non finirei per tradire me stesso così?
In un sentiero sporco di sangue… il presente è bello quanto fragile.
Ah… che stupido che sono…

Poteva il Cuore tremare, affogare?
Lui era lì, era lì…
Lo strinse; il petto contro la schiena, il viso nascosto fra l’incavo del collo mentre le dita
sfioravano il bacino. Non doveva veder nulla Luxord, nulla. Lo sentì irrigidirsi; sorpresa,
il lieve imbarazzo che ancora non smetteva di coglierlo, accentuato ora da sguardi delusi e
irritati. Infine eccolo... rilassato, a regalare una risata leggera, riservata a loro due soltanto.
« Abbiamo appena infranto un po’ di cuori. »
Bastò.
« Già… dame e cavalieri che bramavano una notte focosa, prima della nostra partenza. »
« E rotto altrettante scommesse…! »
« Accidenti… non ci avevo pensato in effetti. »
Bastò a far risplendere la sua Luce.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Il tepore del suo respiro solleticava ancora il collo quando lasciarono il salone ricevimenti.
Piacevole, terribilmente piacevole; dolce e amaro ricordo del presente e affanni.
A rammentare la partita contro l'Oscurità, era invece Viceammiraglio Alexander Smollet,
amico fidato e braccio destro del Governatore.
« Spero il banchetto sia stato di vostro gradimento »
« Era tutto molto squisito, grazie mille. »
« Ne sono lieto. Mi permetto già di avvisarvi che, finita la riunione, Blake annuncerà
pubblicamente l’impresa. »
« E noi dovremo essere accanto a Sua Signoria? Così da rimarcarne la determinazione? »,
chiese Askin a bruciapelo, domanda semplice quanto acuta, atta a sondare la reale
posizione di Smollet.
« Confesso che il vostro arrivo è stato… provvidenziale. Grazie a voi, è indubbio che la
spedizione avrà margini di successo ancora più ampi. In ogni caso basterà una distanza
ragionevole, il vostro amico non è certo passato inosservato. »
Parlava senza voltarsi, Luxord ne immaginò l’espressione stizzita nel viso felino e un
nuovo tassello si aggiunse al puzzle. Il Viceammiraglio dimostrava cautela e fredda
analisi; la deriva in cui la società era precipitata lo disgustava, lui che si era fatto nome e
posizione cacciando pirati, scoprendo pianeti, spingendosi fino ai margini della Galassia.
Ma si tratteneva dall’esprimere il proprio giudizio, complice soprattutto l’amicizia con
Blake, nata anni or sono tra le file dell’Accademia Reale.
« Mi dispiace per quando accaduto, pagherò il dovuto per la riparazione della vetrata. »
Smollet diede ulteriore prova di contegno; l’irritazione di dissipò in un guizzo delle
orecchie appuntite.
« Non occorre. Limitatevi a ciò che vi compete. »
Già… Alexander odiava tutto, persino loro; l’arrivo dei Monter Slayers, agognato da molti,
aveva alimentato giochetti da salotto e, soprattutto, fomentato ancor di più la presunzione
di Blake; voleva di più il Governatore, deciso ad accaparrarsi la fetta più grossa di tutte.
« Ognuno dovrebbe limitarsi a ciò che gli concerne. »
In cuor suo sperava la spedizione fallisse, o ancor meglio che non ci fosse nulla nelle
profondità di Montressor; dissipata ogni avidità, avrebbe dato anima e corpo affinché
Blake tornasse quello di un tempo.
Questo percepì Luxord, mentre l’eco dell'orchestra andava perdendosi.
Ne lui ne Askin aggiunsero altro, del resto recitare una parte significata interessarsi
alle questioni giuste al momento giusto, non destar sospetti, così da placare i Cuori o
fomentarne i sentimenti quando necessario.
Alenxander continuò a guidarli, il passo rapido e deciso ben si adattava alle fattezze feline;
il corpo alto e snello racchiuso nell’impeccabile divisa, il viso antropomorfo ricordava
un ghepardo. In effetti non si sarebbe stupito nel vederlo accanto a Sora, Donald e Goffy,
nonostante in quel momento lui e Askin apparissero con tratti simili, seppur umani.
Una recita perfetta del resto necessitava di illusioni altrettanto perfette.
« Eccoci. »
Due piani di scale e, ad attenderli, una porta verde scuro decorata con foglie d’oro.
Il Viceammiraglio superò la soglia e li fece accomodare.
Uno studio privato, piccolo e combatto. Librerie alte fino al soffitto colme di romanzi,
enciclopedie, volumi pregiati riguardanti filosofia, botanica, anatomia, come si confaceva a
nobiltà e ranghi elevati. Ravvivavano il tutto, qua e là, rari animali impagliati provenienti
dai pianeti più selvaggi e inesplorati, ma a dominare la scena era il grande tavolo centrale
in marmo; sopra decine di mappe, appunti, disegni. Il Governatore li aveva già mostrati
durante il primo incontro e, come allora, Arthur Blake li accolse con sorriso raggiante.
Sorriso che ostentava sicurezza; una sicurezza scaturita dall’invidia, indivia verso i pochi
che finora erano riusciti ad ottenere un pezzo del tesoro di Nathaniel Flith; nobili che non
si scomodavano a esibirlo con vanità. E Blake non voleva passere alla storia solo per aver
ospitato una marmaglia di aristocratici; la sua sarebbe stata la più grande e intrepida delle
spedizioni; aveva riunito i migliori e l’arrivo dei Monster Slayers era stata la ciliegina sulla
torta, un’ulteriore conferma a sedimentarsi nell’ego.
Un ego che impregnava l’aria, la rendeva gonfia, pesante, con un retrogusto stantio.
Accostamento perfetto con la figura del Governatore; alto, massiccio, nel viso lineamenti
leonini incorniciati in una fluente chioma rossiccia. Rossa era pure la divisa, su cui
spiccavano medaglie assieme al bianco di panciotto e pantaloni.
Blake… sempre in contrasto col silenzio e la rigidità di Smollet.
Il Vice Ammiraglio si posizionò a lato del tavolo, lanciò un occhiata distratta alle mappe,
poi lasciò che la voce dell’amico continuasse a scorrere, imprigionandolo in una gabbia di
non detto.
Blake parlò invitandoli ad accomodarsi, esponendo via via le tappe della spedizione,
l’equipaggiamento, le scorte, il numero di uomini e relative mansioni. Confidava in se
stesso, così lui e Askin seguirono quella linea, ora compiacendolo, ora rimarcando il loro
agire come Monster Slayers.
« Ci occuperemo di abbattere le bestie corrotte. Nessuna intromissione, per quanto gli
uomini da Voi selezionati siano coraggiosi, non vogliamo fargli correre inutili rischi. »
« Luxord deve completare l’ultimo rituale di passaggio, abbattere dieci bestie e berne
il sangue. Compenso? Apprezziamo la Vostra generosità, ma ci accontenteremo solo
dell’anticipo da voi versato.
Accumulare ricchezze va contro i nostri principi. »
Blake acconsentì senza troppe remore all’ultima richiesta; accanto, Smollet si limitava
a brevi commenti o a rammentagli il filo del discorso quando, sovente, si perdeva in
sproloqui. Luxord li immaginò allora, studenti, giovani Capitani uniti nella stessa
complicità; qualcosa in grado di resistere nonostante tutto. Poi un bussare fuori al
corridoio attirò l’attenzione generale.
Blake, riconoscendo il timbro, diede il permesso di entrare.
Una donna, dai tratti simili ad Alexander, si fece avanti risoluta, in perfetta simbiosi
con la divisa blu scuro. A seguirla un giovane uomo sulla ventina, ma qualcosa nell’aria
distaccata lo faceva apparire molto più vecchio.
« Perdonate il ritardo, Governatore. »
Stranamente fu Smollet a rispondere, una delusione a pizzicarne lo sguardo.
« Quindi hai deciso… alla fine partirai anche tu, Amelia. »
« In presenza dei nostri ospiti gradirei mi chiamassi Capitano, fratello. »
Tranne un sospiro Alexander, ma non aggiunse altro, come se il Cuore fosse sprofondato
nell’amarezza, nella delusione verso se stesso, verso l’incapacità di cambiare le cose;
salvare il migliore amico, impedire alla sorella di unirsi a una folle spedizione. Cercò
fugace l’aiuto di Arthur, ma Blake non vide nulla, calpestò tutto facendosi avanti,
portandosi al fianco dei nuovi arrivati, le braccia aperte e un sorriso soddisfatto.
«Bene, Signori… lasciate vi presenti il Capitano Amelia Smollet, sorella minore del qui
presente Vice Ammiraglio, e il Sottotenente Jim Hawkins. »
« Ex-Sottotenente, Governatore », corresse il ragazzo con tono piatto.
« Ex-Sottotenente », rimarcò Blake dandogli una pacca sulla spalla, « vedete Signori, Jim
accompagnò Amelia e il Dottor Doppler nella spedizione di sette anni fa. Ora è una
piccola leggenda. Sei sempre stato un ragazzo curioso, vero Jim? È grazie alla curiosità
se ti sei costruito una fama in questo strambo Mondo. Avete davanti il migliore degli
esploratori del Labirinto, ben quattro spedizioni sono tornate grazie a lui. Una vera
fortuna averlo con noi, non trovate Signor Le Vaar, Signor Morgan? »
Aveva parlato con tronfio appagamento Blake, ma non fu quel dettaglio ad attirare la loro
attenzione, attenzione a cui Askin diede subito forma;
« Sì, Governatore. Davvero una gran fortuna. Piacere di conoscervi… Jim Hawkins,
Capitano Smollet. Come si dice… siamo tutti l’uno nelle mani nell’altro. »
Perché la realtà si componeva di visibile e invisibile; là dove anime colme d’avarizia si
mostravano noncuranti e beate, là dove chi riservava affetto, era costretto a celarsi sotto
una maschera fredda, ecco un imprevisto curioso quanto fortunato.
Vi era in Jim Hawkins una pesantezza straniante; nello sguardo, nella barba sciupata, nella
pelle consumata da vividi e tagli, in abiti rattoppati in più punti. Negli occhi azzurri
nessuna traccia di bramosia. Già… qualunque fosse l’ombra dietro quel “successo”, in
Jim si nascondeva una chiave decisamente inaspettata.





(0) Nuntius; fu la prima invenzione degli Smiða. A fronte di un numero imprecisato di
Mondi, occorre un collegamento diretto, in primis con le aeronavi. Come satelliti,
forniscono le coordinate più vicine per uscire dal Seiðr, raccolgono dati sulle forme di vita
organica e sui popoli, lingua compresa, nel colletto dei vestiti (Immortali e non), un
secondo chip funge da traduttore simultaneo. Infine, cosa più importante, sono sensibili
all’Oscurità.
Li vediamo per la prima volta nel Capitolo 4 all’inizio del Miniarc nel Mondo di Brave.

(1) Si riferisce ovviamente alla distruzione della Seconda Auropoli.

(2) Celatum: dal latino celare. Mantello con cui i Fyrir celano totalmente la loro presenza.

(3) Per riprendere al 100% DOVE ci eravamo lasciati con Luxord e Askin
. Frasi prese dal Capitolo 3 di EOR e per vedere anche la scorsa scena con Rulod.

(6) Il flashback che mostra i Fyrir poco dopo aver sigillato la Porta dell’Oscurità, appare
già nel Capitolo 5, visto della parte di Kugo assieme a Kukaku.

La frase di Mephisto compare per la prima volta nel Capitolo 1, nei ricordi di Winry.
Alla cena, presente nello stesso Capitolo, Askin e Kugo lo ringraziano per QUELLO
schiaffo. Come faccio a ricordare certi dettagli, non lo so manco io a volte.







Angolo Autrice:

Capitolo lungo… sì, lo so, ma era da un po’ che non vedevamo Askin e Luxord; si dovevano dire un po’ di cose; su di loro, sulle loro ombre e paure, sia vedendoli calati nell’Universo de Il Pianeta del Tesoro.

Ovviamente essendo alcune dinamiche uguali a quelle viste all’inizio del Mini-Arc precedente, le ho saltate o riassunte, come la funzione del Nuntius e di come i Fyrir entrino nelle dinamiche di X Universo senza dare nell’occhio. Sul rapporto tra i nostri due cari, ero indecisa se far ammettere ad Askin i propri sentimenti ora o più avanti. Poi mi sono detta perché rinviare? Ormai si era capito insomma. Si sto parlando con voi, voi che li shippavate dal Capitolo Tre di FFB. Ma! Volevo evitare di farglielo dire a voce, lo trovo molto più incisivo e romantico così.

Infine... entriamo nella mente di Askin, nel suo timore più grande, vediamo Yoruichi! Si chiudono altri piccoli cerchi. <3

Per quanto riguarda i personaggi de Il Pianeta del Tesoro, ecco piccole e tenere perle:
1) Il Governatore Blake trae spunto dall’Ammiraglio Blake (personaggio del sequel mai realizzato)
2) Alexander Smollet prende il nome dall’omonimo personaggio del romanzo (il fatto che sia il fratello di Amelia è un ulteriore citazione).

Ci vediamo il mese prossimo,
Un saluto a tutti voi, lettori silenziosi (soprattutto voi, lasciate un bel like mi raccomando) e i cari, carissimi recensori. A tutti mando un forte abbraccio <3

Elgas
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Elgas