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Autore: Padmini    24/05/2021    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Severus Piton non si fosse fidato ciecamente di Silente e avesse deciso di agire in prima persona per difendere la sua amata Lily e fosse arrivato prima che Voldemort la uccidesse?
Genere: Avventura, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Buongiorno a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo! Pian piano la storia sta andando avanti, ognuno dovrà afrontare i suoi sentimenti, una guerra è finita e c'è da festeggiare, ma anche da ricostruire e forse c'è speranza anche per i rapporti creduti ormai perduti da tempo ...


 

Incubi

 

Erano passate alcune ore da quando Silente se n’era andato con Black, e le ore si erano tramutate in giorni, giorni in cui Severus era rimasto tutto solo in camera, rifiutandosi di vedere chicchessia. Non che gli avesse chiesto di uscire. Sapeva che qualcuno gli portava da mangiare, perché alle ore dei pasti sentiva bussare e, quando andava ad aprire, trovava semplicemente un vassoio con colazione, pranzo, tè pomeridiano e cena.

Ogni giorno se ne stava come una bestia in gabbia, incapace di stare fermo, camminava su e giù per la stanza, senza posa. Ogni tanto sbirciava fuori dalla finestra, osservando il viavai dei pellegrini che andavano a osservare il luogo dove il peggior mago oscuro della storia aveva trovato la sua fine. Monitorava giornalmente anche il Marchio Nero. Da quando si era ripreso, dopo l’esplosione in casa Potter, ogni tanto lo guardava, e aveva notato che, giorno dopo giorno, si faceva sempre meno evidente, come se stesse lentamente perdendo il colore, la magia nera che lo aveva creato.

La notte cercava di dormire, ma gli incubi non volevano lasciarlo in pace.

 

Quella sera si mise a letto, sperando di dormire, dopo tante notti insonni e tormentate. Quasi sperò di cadere in un letargo che finisse con la loro liberazione da parte di Silente, ma i sogni, gli incubi, tornarono a fargli visita.

Vide Lily, che indossava la divisa di Grifondoro, sgridarlo perché frequentava brutte persone, la rabbia nei suoi occhi prendeva forma e diventava un fiume di lava incandescente che lo travolgeva, sopraffacendolo, impedendogli di respirare, mentre il calore saliva e saliva iniziava a mancargli l’aria.

Precipitò nel buio e si svegliò.

Si mise a sedere, la stanza era immersa nel buio della notte e anche la casa era silenziosa.

Si stese e si girò, sperando di riaddormentarsi subito. Aveva appena appoggiato il viso al cuscino, quando la porta si spalancò ed entrò Lily. Era furiosa, i suoi capelli fluttuavano nel vento, anche se vento non ce n’era. Sembrava che la sua stessa rabbia si stesse tramutando in energia.

“Sei un ipocrita! Un codardo! Sono viva solo perché sei ossessionato da me! Se quel mostro avesse scelto Alice non avresti mosso un dito per aiutarla! James è morto a causa tua! Ti odio! Ti odio!”

I suoi occhi verdi presero fuoco e le fiamme iniziarono a cadere come una pioggia, incendiando dapprima il tappeto, poi le coperte. Il fuoco iniziò a circondarlo, il letto si sgretolò, divorato dalle fiamme, lui precipitò in un abisso buio.

“Svegliati.”

La voce di Lily lo destò. Si sedette, era nel suo letto. Era sveglio. Si mise a sedere e si voltò verso di lei, cercando di capire quali sentimenti fossero celati dietro la sua voce. I suoi occhi erano di ghiaccio, il suo viso una maschera d’odio indistruttibile. Stava per parlare, per implorare perdono, ma Lily lo precedette.

“Non hai mai rinnegato le tue scelte. Hai tradito il tuo signore perché temevi per me, ma era una paura egoistica perché io per te sono speciale. Non hai mai provato nulla per tutte le altre vittime di quel mostro, ti importava solo di te stesso. Mi fai schifo, non potrò mai perdonarti.”

Stavolta il viso di Lily non venne deformato dal fuoco, era reale, era vero. Iniziò a respirare affannosamente, sentiva che gli mancava l’aria. Aveva ragione lei? Aveva davvero ragione? Lui aveva pensato davvero solo a se stesso? Sì, in effetti sì. Stare al servizio del Signore Oscuro era stato comodo, era in una posizione privilegiata, osservava il mondo cadere nel caos mentre lui se ne stava nel suo nido, protetto da tutto e da tutti. Davvero quello che aveva fatto per lei non contava? In fin dei conti aveva fatto il doppio gioco e addirittura aveva rischiato di dover affrontare il Signore Oscuro, il secondo mago più potente di tutti i tempi - era certo che Silente fosse il primo, su quello non aveva dubbi - per salvarla. Davvero non contava? Forse sì? Guardò Lily, ma lei era sparita. Trattenne il fiato, si voltò di scatto e nel farlo posò male la mano sul materasso, scivolò e cadde, trascinandosi dietro tutte le coperte. Rovinò malamente sul tappeto.

 

Si svegliò. La faccia era schiacciata sul tappeto, la schiena era arcuata in una posizione scomoda, dal momento che metà delle gambe erano ancora sul letto. Era sveglio, stavolta? In qualche modo riuscì a liberarsi dalle coperte e a mettersi in piedi. Fece qualche passo, prese la bacchetta e con un gesto della mano rimise a posto lenzuola e coperte. Fatto questo guardò l’ora, mancavano pochi minuti alle sei di mattina, fuori era ancora buio. Si avvicinò alla finestra e scostò la tenda, il prato era illuminato dalla luce dei lampioni e brillava del bianco della brina. Stavolta sì, stavolta era sveglio.

Sospirò e tornò di fronte al letto. Aveva sonno, non c’erano dubbi, non era riuscito a dormire per più di mezz’ora senza essere tormentato da incubi di cui Lily era la protagonista e non era la prima notte che lei gli appariva in sonno per dirgli quanto lo odiava.

Si avvicinò allo specchio, accese la luce della candela e si osservò. In quel buio il suo viso pallido e magro gli apparve ancor più spettrale, le borse sotto gli occhi erano sempre più evidenti, ormai sembrava un vecchio, non dimostrava minimamente i suoi anni.

Sospirò.

Doveva parlarle. Doveva farlo. Come aveva deciso di andare oltre il suo orgoglio chiedendo aiuto a Silente, così doveva trovare il coraggio di parlare con lei. Non sarebbe stato facile incontrare i suoi occhi, ascoltare in silenzio le sue recriminazioni, darle ragione, perché avrebbe avuto ragione. Si strofinò il viso, aveva ancora sonno, forse parlarle in quel momento non sarebbe stata una buona idea, giusto?

Si massaggiò gli occhi, talmente forte da vedere mille piccole luci nel buio.

No, non era il sonno arretrato.

No, non era l’ora.

No, non era nessuna delle scuse che aveva cercato e messo una vicino all’altra, creando un muro, pur di non doverla affrontare.

La verità era una e una soltanto.

Lui era davvero un codardo.

Lo era? Lo era davvero?

Aveva affrontato Voldemort, per Lily. Si sentì molto coraggioso, riuscendo anche solo a pensare quel nome. Lo aveva quasi affrontato, non poteva sapere che sarebbe esploso, per quanto ne sapeva avrebbe dovuto affrontare la sua ira, giusto? Aveva commesso un gesto disperato, per lei! Era coraggio, quello, o follia?

Così come aveva deciso di andare a casa di Lily per salvarla, decise di andare nella sua stanza per parlarle. Con poche falcate raggiunse la porta, una rincorsa per un salto da centinaia di metri, aprì la porta …

Si fermò.

Davanti a lui, nel buio, c’era Lily.

Che fosse un sogno?

“Lily …” iniziò, ma non riuscì a proseguire perché lei gli sorrise. Sorrise! Era un sorriso tirato, ma pensò che fosse meglio di nulla.

“Posso entrare?” chiese, guardando oltre lui, dentro la stanza.

“Oh, certo … certo …”

Severus era senza parole. Stava per andare da lei, ma lei lo aveva preceduto. La osservò mentre entrava e si metteva a sedere sulla poltrona accanto alla finestra.

“Sono venuta a vedere come stai” disse “Non ti vediamo da giorni e poi ti ho sentito cadere.”

Severus non rispose, si limitò a guardarla spaesato, non riusciva a capire perchè Lily volesse parlare con lui dopo tanti giorni di silenzio.

“Non volevamo disturbarti” spiegò Lily “Ma anche noi avevamo bisogno di stare … be’, senza di te.” concluse, con una semplicità disarmante.

Severus annuì.

“Abbiamo parlato molto, di tante cose, anche di te.” continuò, prendendo un lembo della tenda e giocherellando con il tessuto “Nessuno sa come approcciarsi a te, in fin dei conti eri un … Mangiamorte …” lasciò la tenda e iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli “Sarò franca, noi tutti siamo indecisi se considerarti ex Mangiamorte perché … lui è caduto o perché hai chiesto aiuto a Silente prima che cadesse.”

Severus non parlò, si accorse di essere rimasto in piedi davanti alla porta aperta, perciò si affrettò a chiuderla, ma non andò a sedersi, nemmeno sul letto, tutta la sua attenzione era su Lily. Sapeva che era ridicolo e irrazionale, ma quasi temeva di vederle uscire fuoco o lava dagli occhi.

“Per Alice e Frank sei un estraneo e nemmeno tu li conosci, se non per sentito dire, dal momento che il loro bimbo avrebbe potuto …” si fermò, incapace di continuare. Si schiarì la voce “Ho pensato molto a ciò che hai fatto, ho dovuto elaborare il lutto per James e capire cosa provo per te … non è stato facile, considerando che dovevo cercare di essere serena per Harry.”

Severus annuì ancora. Sapeva che doveva limitarsi ad ascoltarla, non aveva diritto di parlare, almeno per il momento.

“Sono sempre stata sincera con te, non inizierò a mentirti adesso” riprese lei, dopo un lungo silenzio “Non fraintendere, apprezzo quello che hai fatto per noi” mormorò, alzando appena lo sguardo “Ma …” riabbassò lo sguardo, poi lo rialzò e lo guardò dritto negli occhi.

Severus tremò, sembravano due pezzi di pietra.

 “Non riesco a smettere di pensare che, se non fossi stata io a rischiare la vita, tu non avresti mosso un dito. Se lui avesse preso di mira Neville tu non avresti fatto nulla, ora ci sarebbe una famiglia in meno e tu sai chi sarebbe ancora al potere e io e James dovremmo ancora combattere per un futuro migliore per Harry e tu te ne staresti nel tuo laboratorio a fare le tue pozioni e a cercare il potere come un cagnolino al servizio del padrone che gli dà il biscottino quando è soddisfatto del suo operato!”

Aveva detto tutto d’un fiato, senza fermarsi. Quando lo fece, sospirò lentamente, poi lo guardò e rimase in silenzio. Severus capì che era il suo turno. Ciò che lei gli aveva detto era vero, corrispondeva esattamente a ciò che si era aspettato che dicesse, ciò che aveva sognato (anche se nei suoi sogni era molto più doloroso).

“Hai ragione.” cominciò lui “Non so che altro dire se non che hai ragione.”

Lei sgranò gli occhi, ma la sorpresa non durò a lungo. Severus pensò che fosse stupita dalla sua ammissione, che si aspettasse che lui negasse le sue colpe. Vide i suoi occhi addolcirsi e ritrovare il loro colore autentico.

“È vero. Se il Signore Oscuro avesse deciso di uccidere …” esitò. Proprio non riusciva a ricordare il suo nome.

“Neville”

“Neville. Ecco, se avesse deciso di uccidere lui, non mi sarebbe importato. Lo ammetto.”

Sospirò, cominciava a non sentirsi fiero di se stesso. Vide Lily aggrottare le sopracciglia. Cattivo segno.

“Sei stata sincera tu, lo sarò anch’io. Non voglio essere ipocrita, non dirò che mi interessavano davvero tutte le persone che sono morte e che soffrivo quando sapevo che i Mangiamorte torturavano o commettevano omicidi. Io, semplicemente, non ci pensavo.”

Lily aprì la bocca, ma la richiuse subito. Voleva che Severus si spiegasse.

“Da quando sono qui, però, ho riflettuto su questo. Lo hai detto tu, ero concentrato su me stesso, sulle mie pozioni, sul potere. Avrebbe potuto sparire il mondo attorno a me e io non me ne sarei reso conto. Ora, però, è tutto diverso. Ha iniziato ad essere diverso quando ha preso di mira te e la tua famiglia.”

Severus abbassò lo sguardo.

“Lo sai, quando chiesi aiuto a Silente pensai solo a te. Non a Harry. Non a James. Solo a te. Mi vergogno di questo, ora, so che tu non lo approveresti …”

“Ti vergogni perché sai che io non lo approverei o perché sai che è sbagliato?” chiese lei, piccata.

La domanda lo trafisse come una freccia, anche se sapeva che l’avrebbe posta.

“Sai anche tu qual è la risposta” disse “Non ne vado fiero, ma è così. So che non è molto, che non è nobile, che non è degno di una persona buona, ma può essere un inizio, no? Un primo passo per diventare una persona migliore.”

Lily sorrise dolcemente, i suoi occhi si illuminarono.

Si alzò.

“Ora devo andare.”

Severus restò immobile, trattenne il fiato. La sua voce era soave, come una carezza, ma dentro di lui aveva ancora paura che potesse uscire, stavolta davvero, l’odio infuocato che aveva tormentato i suoi incubi nelle notti precedenti.

“I-io …” iniziò, senza sapere in realtà cosa dire.

“Se più tardi vorrai raggiungerci per colazione o per pranzo, ti aspettiamo.”

“S-sì, certo …” mormorò lui, ancora incredulo.

“Cerca di riposare, Sev.”

Lily non aggiunse altro. Si alzò e raggiunse silenziosamente la porta, la aprì senza far rumore e uscì come un’ombra, chiudendosela poi alle spalle.

Severus restò ancora immobile, come una statua. Era successo davvero? Si pizzicò un  braccio. Sì, era sveglio.

Espirò rumorosamente e a lungo, lasciando che il suo corpo, che fino a quel momento era rimasto teso, si lasciasse andare con un lungo brivido. Severus si posò al muro e lentamente scivolò in basso, fino a sedersi sul pavimento. Forse, dopotutto, un po’ di speranza c’era. Abbassò lo sguardo sul pigiama nero che indossava. Era così felice che decise di fare una pazzia. Prese la bacchetta e cambiò il colore del tessuto, da nero a un bel verde, come gli occhi di Lily.

Sev. Lo aveva chiamato Sev.

 
   
 
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