Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: CedroContento    26/05/2021    6 recensioni
[Thilbo Bagginshield]
"Ricominceremo da capo, chiaro; siamo masochisti, quasi speriamo che la volta dopo le cose saranno diverse.
Potrebbero, perché no?
Allora, se siete pronti, riavvolgiamo tutto ancora una volta."
Sulla scia degli eventi del film "Lo Hobbit", questa fic racconta la storia d'amore che vorrei.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Gandalf, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Sì, ho sempre qualche scampolo di stoffa extra nelle tasche, non si sa mai. E ora che ci penso: Bilbo quel fazzoletto non si è mica scordato di restituirmelo, eccolo qua. Vedi? È riuscito a smacchiarlo e ci ha anche ricamato le mie iniziali. Ormai lo porto sempre con me.”
 
Bofur (1)


 


Bilbo non sapeva come aveva fatto a finire a cavallo di un pony. Lui, che odiava cavalcare ed era terribilmente allergico al crine di cavallo.
Aveva preso così in fretta la decisione di partire che non aveva avuto nemmeno il tempo di pensare a ciò che stava facendo, e forse stava facendo una cosa assolutamente folle.
Ma ormai era andata così: un momento prima si interrogava su cosa mangiare a colazione e quello dopo si era ritrovato a mettere insieme in fretta e furia un bagaglio; non era nemmeno tanto sicuro di cosa ci avesse messo dentro quel suo zainetto.
Poi si era lanciato in una corsa disperata all'inseguimento dei nani, sperando con tutto sé stesso di riuscire a raggiungerli; se non ci fosse riuscito lo avrebbe rimpianto per tutta la vita, mentre correva ne fu assolutamente consapevole.
Aveva quasi rischiato di rompersi l'osso del collo saltando steccati, tagliando per prati e orti - non osava pensare a quante proprietà private aveva invaso -, evitando panni stesi e animali al pascolo; tutto nella speranza che non fosse troppo tardi.
E poi li aveva visti. Aveva scorso la comitiva lungo il Sentiero delle Querce che portava al Ponte sul Brandivino, e il suo cuore aveva esultato. 
“Aspettate! Aspettaaaate! L'ho firmato!!” aveva urlato con tutto il fiato residuo di cui erano capaci i suoi polmoni, non molto. 
“Sembra tutto a posto,” aveva detto Balin quando Bilbo gli aveva restituito il contratto sottoscritto. “Benvenuto, mastro Baggins, nella compagnia di Thorin Scudodiquercia,” aveva aggiunto ammiccando il nano, senza fare mistero, nel suo tono di voce, che era sinceramente contento che Bilbo avesse cambiato idea e fosse lì.
Lo hobbit gliene fu infinitamente grato, lo prese come un buon inizio. 
E ora cavalcava, un pochino impacciatamente, un dannato pony.
Procedeva accanto a Gandalf, che non riusciva a smettere di sorridere. Lo stregone non faceva il minimo sforzo per nascondere la propria trionfante soddisfazione, perché, ancora una volta, alla fine si era fatto come voleva lui.
Ad un certo punto lo hobbit sentì qualcosa sfrecciargli sopra la testa. Erano i nani che sembrava stessero facendo uno strano gioco: si passavano qualcosa di tintinnante al volo. 
“Di che si tratta?” chiese curioso.  
“Mmh, hanno fatto scommesse. Se saresti o no ricomparso. La maggior parte ha puntato sul 'no'“.
Il che spiegò anche a Bilbo come mai Gandalf si dimostrasse tanto gongolante. Aveva chiesto ai nani di fidarsi di Bilbo, poi però non erano riuscito a convincerlo a partire, forse qualcuno gli aveva addirittura detto che lo avevano avvertito che lo hobbit non aveva la stoffa. Ora però Bilbo era lì, a dimostrazione del fatto che lo stregone la sapeva molto più lunga di loro.
Bilbo pensò che per avere conferma di quella teoria non bastasse che fare una sola domanda, e in realtà era anche un po' curioso: “E tu cosa hai scommesso?” 
Con un tempismo perfetto, proprio in quel momento, un sacchettino di pelle pieno di preziose monete sonanti volò in mano allo stregone, che, con dei riflessi sorprendentemente pronti per uno della sua età, lo intercettò e lo infilò allegramente in tasca. 
“Non ho dubitato di te un solo istante!” 
A Bilbo pizzicò il naso e gli sfuggì uno starnuto. “Questo maledetto pelo”.
Si tastò le tasche cercando di ricordare dove avesse messo il suo fazzoletto, un'agghiacciante consapevolezza si fece strada nella sua mente, ed era certo di essere sbiancato: lo aveva dimenticato.
“Oh no, non è possibile…”
Gandalf lo guardò con aria interrogativa. 
“Devo aver dimenticato di prendere il mio fazzoletto da taschino,” spiegò sconsolato. Come avrebbe fatto per il resto del viaggio? Soffiarsi il naso con una foglia era fuori discussione, la pelle del suo naso era troppo troppo delicata. 
Gandalf scoppiò in una fragorosa risata. A quanto sembrava il suo umore non faceva che migliorare, pensò piccato Bilbo. 
“Dovrai fare a meno di questa e altre comodità, mio caro Bilbo!”
“Tieni, prendi, io ne ho uno in più!” disse allegro il nano che cavalcava immediatamente davanti a loro, a Bilbo parve di ricordare che si chiamasse Bofur. 
Bofur gli allungò con un sorriso qualcosa che non sembrava affatto un fazzoletto, somigliava più ad un lurido pezzo di stoffa. Bilbo guardò il nano chiedendosi se per caso non lo stesse prendendo in giro, ma dall'espressione cordiale di quello capì che voleva veramente essere gentile. Bilbo non poteva certo rifiutare quell'offerta, sarebbe stato molto maleducato da parte sua, e non voleva certo offendere nessuno. “Oh, grazie, sei molto gentile”.
Bofur annuì, soddisfatto di aver risolto la faccenda con il suo intervento. Con molta riluttanza Bilbo tenne tra pollice e indice quello straccetto disgustoso, chiedendosi cosa dovesse farne di preciso. Lo appoggiò sullo zaino, facendosi l'appunto mentale di lavarlo per bene alla prima occasione, o bruciarlo in alternativa. 
“Gandalf, vorrei sapere qualcosa di più riguardo alla nostra missione,” disse qualche minuto dopo, magari conversare lo avrebbe distratto dal fastidio del suo naso gocciolante. 
“Chiedimi ciò che vuoi sapere e vedrò se potrò risponderti,” si mise a disposizione lo stregone. 
Bilbo aveva almeno un centinaio di domande in mente: quanto distava la Montagna Solitaria e cosa c'era in mezzo? Qual era di preciso il piano? Di sicuro non potevano entrare nella montagna e basta, no? Quanto era grande questo drago realmente?
Perché avevano aspettato sessant'anni a cacciarlo? E cosa si aspettavano facesse un piccolo hobbit? 
Guardò davanti a sé, cercando di trovare qualcosa da cui cominciare e, forse perché il suo sguardo continuava a venirne attratto mentre guidava la compagnia diversi metri più avanti, chiese: “Chi è di preciso Thorin?” 
Gandalf annuì, prendendosi tutto il tempo per raccogliere le idee e rispondere con calma.
“Beh, Thorin è l'erede del Regno sotto la Montagna, il nipote di Thror, che regnava su Erebor, prima che arrivasse il drago. Un principe dei nani, ecco.”
Un principe. Effettivamente Thorin ne aveva tutto l'aspetto: bello, forte, altero, con quel suo sguardo fiero e risoluto e i modi autoritari. 
“È il nostro spirito e la nostra forza, ecco chi è,” parlò Balin alle loro spalle, che probabilmente aveva seguito la conversazione. 
“Non conosco un nano più forte o un qualsiasi guerriero in grado di batterlo, né qualcuno di altrettanto determinato. Thorin è il tipo di persona che non si arrende mai,” disse.
“Quando il drago ci cacciò da casa nostra e quando poi fummo sconfitti anche nel riprenderci Moria, tutto il nostro popolo si ritrovò a vagare per le Terre Selvagge. Non saremmo mai sopravvissuti se non fosse stato per la guida di Thorin. Ha lavorato tanto, non si è mai arreso o ceduto allo sconforto; si è speso per tutti noi quando avevamo perso ogni cosa. Non ci era rimasto più niente, ma lui, che aveva perso anche di più, non ci ha abbandonati.” 
Bilbo percepì tutta la gratitudine, la commozione e l'ammirazione di Balin in quelle parole, dovevano essere stati tempi davvero disperati e forse ricordarli era doloroso; Bilbo si sentì un po' in colpa per aver riportato a galla certe memorie. 
“Si è comportato con grande onore verso la nostra gente. Ci ha costruito una nuova casa, sulle Montagne Azzurre, una vita di pace e prosperità, di cui non possiamo che essergli grati ogni giorno”.
Bilbo notò i nani vicini annuire solenni, la pensavano tutti allo stesso modo. 
“Merita tutto il nostro rispetto. E non ho dubbi che riusciremo in questa impresa sotto la sua guida, mio caro hobbit,” concluse Balin. 
Anche Bilbo cominciò a sentire un moto di ammirazione per Thorin, che fosse una persona fuori dall'ordinario lo aveva già intuito, ma non aveva indovinato quanto.
Una parte di lui però gli disse che non avrebbe mai voluto essere nei panni del principe dei nani, doveva essere terribilmente faticoso reggere tutte quelle aspettative. 
“Come mai non riusciste ad entrare a Moria? Non sono stati i nani ad erigerla?” chiese, dopo aver ripensato a quanto aveva appena appreso. 
“Ti racconterò volentieri questa storia la prossima volta, mastro Baggins” promise Balin. 
 
 

In un'altra notte passata più sveglio che a dormire Thorin osservava le stelle, chiedendosi se suo nonno fosse realmente lassù e se stesse benedicendo la sua impresa. Lo aveva adorato quando era in vita e anche ora tutto ciò che voleva era renderlo orgoglioso.
Si chiedeva anche se suo padre fosse ormai in compagnia dei suoi avi, il suo cuore gli diceva di no. Non lo aveva mai ritrovato, ma l'istinto gli diceva che suo padre non lo guardava dall'alto del firmamento, Thrain era ancora vivo. 
Per settimane aveva seguito una pista nelle Terre Selvagge, basandosi unicamente su voci di qualche viaggiatore che aveva detto di averlo visto; anche questa ricerca però si era rivelata infruttuosa, con sua grande frustrazione.
Thorin però non si sarebbe arreso, non aveva cuore di farlo: se suo padre era vivo lo avrebbe ritrovato, non importava quanto tempo ci sarebbe voluto, non era pronto a rinunciare al sogno di riabbracciarlo, un giorno. 
I suoi sensi allenati colsero un movimento nel buio. Si rilassò riconoscendo lo Scassinatore, che si era alzato dal suo giaciglio sbuffando.
Una punta di curiosità portò Thorin a chiedersi cosa mai avesse infastidito lo hobbit questa volta.
Gli hobbit erano interessanti, questo doveva ammetterlo, non aveva incontrato spesso persone così semplici e genuine, felici e soddisfatte delle più piccole gioie che la vita poteva offrire. Smarrendosi per la Contea una parte di Thorin aveva fantasticato su come sarebbe stato vivere lì, in pace, in un luogo in cui le dispute più importanti riguardavano chi avesse coltivato la zucca o il cocomero più grosso. 
Bilbo Baggins era fin troppo attaccato alle sue comodità per i gusti del nano, ma non sarebbero stati molti gli hobbit a partire per un'avventura fuori dai familiari confini della loro amata terra. 
Lo hobbit si fece strada zigzagando tra i nani addormentati fino al focolare, proprio verso Thorin.
Avrebbe fatto ancora tranquillamente in tempo ad alzarsi non visto, ma per qualche motivo che lui stesso non si soffermò ad esaminare lasciò che lo Scassinatore lo raggiungesse. 
“Manca ancora almeno un'ora all'alba, mastro Baggins,” disse piano, per non disturbare il sonno dei suoi compagni. 
Lo Scassinatore sobbalzò, confermando a Thorin il fatto che non lo aveva notato prima, forse abbagliato dalle fiamme. Scosse il capo pensando tra sé e sé che sarebbe stato vergognosamente facile per un qualsiasi aggressore, anche il più goffo, coglierlo impreparato.
“Se non riposi domani sarai uno straccio,” commentò notando gli occhi gonfi di sonno. Si trattenne dal dire che gli sembrava già abbastanza in difficoltà così. 
“Lo so, è che non riesco a dormire.” 
Lo hobbit si strinse a disagio nel mantello di lana che portava sulle spalle, forse indeciso se prendere posto accanto a Thorin, davanti al fuoco caldo e scoppiettante, o lasciarlo solo.
Il nano si scostò impercettibilmente di lato sul tronco che avevano adibito a panca, per fargli intendere che poteva accomodarsi, e lo hobbit si rilassò cogliendo l'invito a sedersi. 
“Bombur russa tantissimo,” aggiunse mastro Baggins sedendosi e lanciando al contempo un'occhiata di puro risentimento verso il grosso nano profondamente addormentato, così comica che Thorin non riuscì a reprimere un sorriso sotto i baffi.
“A quello ci si abitua con il tempo”.
“È che di solito dormo da solo,” spiegò lo Scassinatore con un'alzata di spalle. 
“Sì, ho notato l'assenza di una signora Baggins. Nessuna è all'altezza?”
Anche alla tenue luce delle fiamme Thorin notò le guance dello hobbit prendere colore per l'imbarazzo, si chiese se forse non aveva esagerato e avesse finito col chiedergli qualcosa di scomodo. 
“Nessuno adatto,” ammise. 
Per qualche motivo, studiandone il volto, Thorin sospettò che in realtà ci fosse di più di quanto lo Scassinatore non gli dicesse.
“E tu hai una famiglia che ti aspetta a casa?” 
“Ho una sorella, Fili e Kili sono i suoi figli. In realtà qui siamo un po' tutti imparentati” spiegò accennando ai nani che ancora dormivano della grossa. 
“Capisco, quindi io e Gandalf in realtà siamo due intrusi!” disse Baggins. “Tu e Gandalf vi conoscete da molto tempo?”
“Non molto in realtà, no. Ho parlato per la prima volta con lui a Brea, quasi un anno fa. Sapevo già chi era, ovviamente.” 
“Io lo conosco da tutta la vita. Era molto amico di mia madre”. 
Un sorriso amaro e malinconico incurvò le labbra de lo hobbit e Thorin, forse, cominciò ad intuire perché non si fosse legato a nessuno finora. Alcune persone lasciano un vuoto difficile da colmare, e Thorin, che amava e aveva amato la sua famiglia con tutta l’anima, questo lo sapeva bene. 
Dopotutto forse lui e mastro Baggins non erano poi tanto diversi: entrambi potevano vantare un gran numero di parenti, ma nessuno dei due aveva trovato qualcuno da avere al proprio fianco e con cui condividere tutto, ogni giorno.
“Oh, che meraviglia!” esclamò lo hobbit quando il sole cominciò a fare capolino ad est. “Erano anni che non vedevo il sorgere del sole,” ammise. Sulle labbra gli si dipinse un sorriso beato mentre i primi raggi della giornata gli accarezzavano la pelle e chiudeva gli occhi per goderne.
“Una parte bella dei viaggi, vedere l'alba in luoghi sempre diversi” disse Thorin, che approfittando della distrazione di Baggins lo osservò attentamente.
Provò una sensazione che non riuscì a definire del tutto, c'era una certa cosa nello hobbit che non riusciva a definire. Un angolino del suo cuore gli suggeriva che se un giorno avesse mai voluto qualcuno al suo fianco avrebbe dovuto essere così: qualcuno che si meravigliasse delle piccole cose, come il sole che sorge all'orizzonte. 
 
 

 
  1. Da leggersi tipo “intervista”. Ne troverete una ad ogni inizio di capitolo, un piccolo spazio dedicato ad ogni nano. (su)
 
 
 
 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: CedroContento