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Autore: ChrisAndreini    03/06/2021    1 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Coffee shop AU

 

Venerdì 19 Ottobre

Denny si era reso abbastanza ridicolo.

Aveva affrontato un’agenzia pericolosa, scoperto una principessa sotto copertura, baciato (ugh) un criminale per entrare in casa sua e ottenere informazioni.

Insomma, aveva fatto parecchie cose pericolosissime, molto più pericolose di andare in un bar e ordinare un caffè dalla sua cotta.

Quindi basta tergiversare.

Quel giorno lui sarebbe entrato nel Corona, avrebbe parlato con Mathi, e tutto si sarebbe risolto tra i due.

Dopotutto ormai il peggio era passato, Denny era a posto, Mathi era a posto, Will era fuori dai giochi e neanche Duke poteva più disturbarli.

Denny entrò nel café con rinnovato ottimismo, e determinazione.

Si avviò al bancone, dove Mathi, di spalle, stava preparando un ordine.

Ed era pronto, deciso a restare sicuro di sé e tranquillo.

Sereno… determinato… era semplice…

Poi Mathi si girò, e lo guardò dapprima sorpreso, poi con un enorme sorriso.

-Dan!- lo salutò, con gioia.

SOS!

SOS!!

Missione da abortire immediatamente!

Non c’era possibilità che Denny riuscisse nell’impresa.

-Prendo un caffellatte con panna!- ordinò, nel panico in tono estremamente acuto.

Mathi fu preso in contropiede dal suo comportamento, ma la confusione durò poco, perché accennò nuovamente un sorriso, molto meno ampio di prima, e annuì.

-Certo, arriva subito- promise, consegnando il caffè già pronto e girandosi nuovamente per preparare quello di Denny, che dandosi mentalmente dello stupido e battendo la testa contro il bancone il più discretamente possibile, preparò i soldi per pagare in fretta, prendere il caffè e fuggire dal quella situazione ansiosa.

-Da consumare qui o da portare via?- gli chiese Mathi, girandosi appena. 

Poteva consumarlo lì, intavolare una conversazione e magari…

-Portare via! Sono in ritardo per la lezione!- la sua voce uscì senza mettersi d’accordo con la sua mente, e mentì spudoratamente perché non aveva alcuna lezione quel giorno.

-Oh… okay- Mathi sembrava piuttosto deluso, ma cercò di non mostrarlo troppo, e sorrise affabile prima di preparare il caffè e servirlo.

Ormai era troppo tardi per rimangiarsi tutto quello che Denny aveva detto dal momento in cui era entrato nel locale (ordinazione del caffè esclusa perché era effettivamente il suo preferito), quindi, quando Mathi gli porse il liquido, e Denny i soldi, fuggì via dal Corona Café senza neanche salutare, e lasciando Mathi a bocca aperta pronto a dire qualcosa.

Denny passò la successiva ora a prendere a testate un muro isolato per la pessima performance svolta quel giorno.

Primo tentativo fallito…

Ma il giorno successivo avrebbe parlato con Mathi!

 

Diego ancora non riusciva a credere all’evoluzione avuta il giorno prima, ma doveva ammettere che ottenere un appuntamento da Clover dopo che si erano confessati i sentimenti era stata la conclusione perfetta a quello che si era rivelato effettivamente un bellissimo compleanno.

E 25 anni sono un traguardo importante.

In realtà nei suoi piani c’era il tornare a casa quel pomeriggio, perché nel weekend avrebbe festeggiato con tutti i parenti, ma valeva la pena posticipare per andare ad un appuntamento con Clover.

Si era diretto all’ingresso del dormitorio un po’ in anticipo, per essere sicuro di beccarla, e quando anche lei lo raggiunse, a Diego per poco mancò il fiato.

Clover era stupenda.

La sera prima Diego l’aveva vista in vesti da casa, e già lì l’aveva considerata bella come sempre, ma adesso… adesso era fuori dal mondo.

Ed era la sua ragazza.

Wow! Diego aveva fatto jackpot!

-Hey splendore!- la salutò, con un sorrisino, attirando la sua attenzione.

E Diego non si perse il brillio dei suoi occhi quando si posarono su di lui.

-Hey fiorellino. Limitati con i soprannomi, non ho ancora dato l’okay ufficiale- tornò a fare la tsundere, ma sorrideva senza potersi in alcun modo trattenere, quindi Diego si segnò di chiamarla splendore ogni volta gli fosse stato possibile.

-Prima di cominciare ho una domanda. Ti va bene prendere la mia auto o preferisci i mezzi pubblici?- Diego le si avvicinò e le mise un braccio intorno alle spalle.

Era un po’ esitante nel farlo, ma voleva ricominciare come se nulla fosse successo, e aveva un inconscio bisogno di assicurarsi che Clover fosse reale, accanto a lui.

Ed era reale… wow, Diego non riusciva a crederci.

-Mi va bene tutto. Anche se non entro in un’auto da parecchio- ammise Clover, senza scansarsi, e iniziando a camminare con lui verso la strada.

-Allora, il mio piano era di andare alla sala giochi, e sfruttare il regalo che mi hanno fatto ieri. Si può raggiungere in entrambi i modi- Diego sapeva perfettamente che Clover non era una grandissima fan dei videogiochi, ma quando erano piccoli avevano passato parecchio tempo tra i giochi arcade di quel posto, Diego aveva addirittura realizzato un record imbattibile a Donkey Kong giocando per ore intere, con Clover che gli passava acqua e cibo quando era troppo stanco.

Quel record era ancora lì.

Insomma, gli sembrava un ottimo posto per ricominciare.

E Clover sembrò pensarla allo stesso modo.

-Non ci vado da un secolo! Mi piace l’idea. Preparati ad essere decimato a Dance Dance Revolution!- lo minacciò la ragazza, con una leggera gomitata scherzosa.

-Non cantare vittoria troppo presto, cara mia! Ti ricordo che a Just Dance dai miei ti ho stracciata!- la prese in giro Diego.

-Ricordi molto male, Diego, perché sono stata io a stracciare te!- obiettò Clover.

Si guardarono in cagnesco qualche secondo, poi scoppiarono a ridere nello stesso istante.

-Il primo caso nella storia del mondo in cui si è raggiunto un pareggio perfetto a Just Dance. È stato divertente- ricordò Diego, pensando ai tempi più semplici.

Avrebbe dovuto rendersi conto già in quel momento che tra lui e Clover si sarebbe avverato il più vecchio dei cliché.

-Ne abbiamo fatta di strada da allora, eh?- commentò, stringendo più forte Clover a sé, come se temesse che scappasse nuovamente via.

La ragazza lo guardò con tristezza, e gli diede un delicato bacio sulla guancia che gli lasciò una piccola impronta di rossetto.

-Andiamo in auto. Mi sono affezionata alla tua macchina sgangherata- disse, e Diego capì perfettamente l’intento sepolto dietro quella semplice frase.

Clover non aveva intenzione di ritornare sui suoi passi, ed era disposta a mettere la propria vita nelle mani di Diego per dimostrargli che faceva sul serio.

Il ragazzo si sentì rassicurato.

Quello sarebbe stato un ottimo appuntamento.

…e lo fu, per qualche ora.

Arrivarono alla sala giochi senza incidenti, giocarono a DDR per almeno un’ora arrivando quasi sempre in parità e bilanciando perfettamente le vittorie, e provarono anche altri giochi di gruppo tipo l’hockey da tavolo, Street Fighter e il biliardino.

Forse più che due ragazzi ad un primo appuntamento vero sembravano due amici che stavano recuperando parecchio tempo perso, ma nessuno dei due poteva chiedere di meglio.

Da un lato sembravano essere tornati due bambini delle elementari legati come mai. Dall’altro si sentiva che fossero cresciuti, e che il rapporto tra di loro aveva raggiunto un nuovo livello.

Flirt, qualche carezza leggera, nomignoli vari erano molto frequenti, e anche piuttosto graditi.

Dopo essere stata demolita a Street Fighter, però, Clover chiese una pausa per mangiare qualcosa.

E Diego, che conosceva i passati problemi alimentari della ragazza, accettò di buon grado.

-Che ti posso portare, principessa?- le chiese, con una reverenza.

-Non sono io la principessa del gruppo, ma se proprio insisti a farmi da schiavo, direi un menù senza nomignoli… di pizza, e come bibita una cola- ordinò Clover, mettendosi bella comoda e facendo ridacchiare Diego, che si affrettò al bancone per usare i buoni regalatigli al compleanno.

Clover rimase seduta a tenere il posto, e lo guardò con un sorriso intenerito.

Era stanca, non le piacevano particolarmente i videogiochi, ed era stata appena battuta in maniera schiacciante (e lei era una ragazza molto competitiva).

Eppure non credeva di essere mai stata così felice da molto tempo a quella parte.

Era con Diego, finalmente per davvero, senza più incertezze, segreti e bugie, e si stava divertendo davvero tantissimo. E dal linguaggio del corpo del ragazzo poteva dire che anche lui si stava trovando bene.

O forse era solo una sua speranza.

In ogni caso, non avrebbe permesso a nulla di rovinare quel pomeriggio.

Assolutamente a nulla e a nessuno.

…purtroppo sembrava avere la maledizione del “gli ex peggiori arrivano sempre ai tuoi appuntamenti con Diego”. 

Perché dopo l’arrivo indesiderato di Dick, il secondo errore più grande della sua vita, durante l’appuntamento al buio organizzato da Amabelle, quel giorno sembrava essere toccato al suo più grande e tremendo errore.

-Piccola, che piacere vederti qui- sentì una voce approcciarla alle spalle, e Clover si girò di scatto, ad occhi sgranati. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Ed era una voce che aveva sperato di non risentire mai più in tutta la sua vita.

-…Justin- sussurrò, cercando di mantenersi fredda e calcolatrice, ma con il cuore che cominciava a battere furiosamente nel petto.

E per tutti i motivi sbagliati.

Il suo ex ragazzo era in piedi alle sue spalle, con le braccia incrociate, giubbotto di pelle, i capelli biondi tenuti indietro dalla lacca, e una cicatrice che gli solcava la guancia destra.

Oltre alla cicatrice, non era cambiato affatto da quando Clover l’aveva visto l’ultima volta, circa dieci anni prima.

Ma nonostante il tempo passato, emotivamente Clover regredì alla ragazzina che era stata un tempo, così vicina alla morte, e così assoggettata all’uomo davanti a lei da aver persino valutato l’idea di rischiare ancora pur di stargli accanto.

Justin le sorrise, e si sedette accanto a lei.

-Non pensavo ti avrei mai trovata in un posto simile- ammise, piegando la testa curioso, e lanciando un’occhiata verso il bancone, dove Diego era in fila e stava scrivendo un messaggio al telefono.

A giudicare dalla sua espressione esasperata ma anche affettuosa, Clover intuì che stava parlando con la propria famiglia.

Deglutì discretamente, iniziando un po’ a temere per lui, e per questo facendosi forza.

-Che vuoi, Justin? Neanche tu sei tipo da posti del genere- gli fece notare, incrociando le braccia e mettendosi a distanza.

-Infatti, li considero per ragazzini- l’uomo le diede ragione e si avvicinò, guardandola come un cane potrebbe guardare un pezzo di carne molto allettante.

-Che vuoi da me?- desiderosa di non intrattenere una conversazione con Justin per più tempo del necessario, Clover saltò il resto dei convenevoli e andò dritta al punto.

Se c’era un ex che non voleva presentare a Diego, quello era Justin.

-Niente, volevo solo avvertirti che tra una settimana scade la protezione, quindi ti conviene stare più attenta- la avvertì Justin, con occhi brillanti di crudele malizia.

Clover lo sapeva già, e non aveva bisogno che Justin glielo ricordasse. Inoltre non le interessava minimamente di essere protetta o non protetta, dato che, come aveva già dimostrato con l’episodio del vicolo, era capace di mettersi nei casini e tirarsi fuori dai casini anche da sola.

-Bene, ora vattene- Clover gli fece cenno di allontanarsi in fretta, anche perché Diego stava già pagando, quindi sarebbe tornato a momenti, e Clover voleva davvero tanto evitare che i due ragazzi si incontrassero.

Controllò il più discretamente possibile se Justin aveva qualche arma addosso, ma non riuscì a capirlo dai suoi abiti larghi e malmessi in maniera “da gangster”. Sembrava un ragazzino che giocava a fare il grande, con quel look “ribelle”.

Justin scambiò l’occhiata allertata e vagamente disgustata per interesse.

-Sai, piccola…- Clover rabbrividì al nomignolo odioso -…non sei cambiata di una virgola, sempre così diversa dalle altre ragazze, con quello sguardo combattivo che sembra quasi odiarmi…- cominciò a lisciarsela. Clover conosceva quella tecnica oratoria. Usava sempre quel tipo di parole per farle i complimenti e cercare di conquistarla. Non sei come le altre, tu sei forte. Che maschilista! Le altre ragazze sono fantastiche, non hanno niente di male! Come aveva fatto Clover a credergli la prima volta?!

-In effetti ti odio, Justin. E ora lasciami stare!- cercò di cacciarlo via, con il massimo autocontrollo che riuscisse a racimolare. Parlare di odio era riduttivo, con Justin. Clover non voleva vederlo, non voleva parlargli, non voleva respirare la sua stessa aria. Si disgustava a pensare che fossero della stessa specie. Come si poteva parlare di semplice odio con un ragazzo che l’aveva quasi uccisa, e non solo con l’incidente, ma con le sue parole di finto incoraggiamento e la sua manipolazione.

-Certo… sei sempre adorabile, piccola, quando provi a fare la grande. Va bene, dai, ti lascio al tuo “appuntamento” super infantile, anche perché sei ancora protetta per una settimana, ma sai… nel caso volessi avere un altro po’ di avventura… sai dove trovarmi- Justin le fece un occhiolino, e sorrise, quel sorriso da cattivo ragazzo che aveva sempre intrigato le ragazze delle classe di Clover, lei compresa.

Il classico sorriso da bad boy di cui si legge nelle fanfiction trash.

E probabilmente, se questa fosse una fanfiction trash scritta da una ragazzina di tredici anni, Clover non sarebbe mai riuscita a scappare dal bad boy che ancora, dopo dieci anni, sembrava starle addosso, e alla fine i due si sarebbero sposati e lei l’avrebbe “cambiato con la forza del suo amore”.

Ma Clover, sebbene fosse in una fanfiction trash, era in una fanfiction trash scritta da una ragazza ormai più consapevole (circa, si spera, ho ancora strada da fare probabilmente), quindi non aveva la minima intenzione di restare incastrata in una relazione tossica.

Prima che potesse rispondere per le feste, venne anticipata dall’arrivo di Diego, con due vassoi.

-Hey, il tuo menu e la tua cola. La ragazza al bancone, Jenny, ci ha anche offerto due biscotti a forma di cuore, anche se non abbiamo ordinato il menu coppia. Simpatica, vero?- posando i vassoi e cercando di non far cadere nulla, Diego sembrò non accorgersi di aver interrotto la conversazione, e dell’aria pesante che tirava al tavolo.

E per un secondo, Clover si sentì davvero in difficoltà, perché Justin non dava segno di volersi alzare, e lei non sapeva neanche se fosse armato e non voleva rischiare di mettere Diego in pericolo ignorandolo o prendendo la faccenda alla leggera.

Poi sollevò la testa su Diego, lo guardò negli occhi, e capì.

Non è che non sapesse della situazione, ma così come era accaduto con Dick, stava solo fingendo di essere rilassato, ma era più consapevole e pronto di quanto Clover si aspettasse.

Ed in effetti la sua strategia poteva essere buona per apparire il meno minaccioso possibile ma essere comunque pronto a reagire nel caso la situazione fosse sfuggita di mano.

Dopo essersi seduto e aver messo una mano intorno alle spalle di Clover, finse di rendersi conto della presenza sgradita.

-Oh, scusa! Salve, sei un amico di Clover?- chiese, adocchiandolo con innocente curiosità.

Justin lo squadrò dalla testa ai piedi, per niente impressionato.

-Sì, si può dire così. Un vecchio amico, più che amico. Sono Justin- si presentò lui, in tono fintamente cordiale che stonava con lo sguardo minaccioso.

Diego sgranò appena gli occhi, e la presa sulle spalle di Clover si strinse.

-Oh, bene. Io sono Diego, il suo ragazzo- con il più cordiale e allo stesso tempo minaccioso sorriso del suo repertorio, Diego ricambiò la presentazione, e diede poi un bacio sulla testa di Clover, che avrebbe voluto intervenire, ma per la prima volta in vita sua, era ben felice di farsi proteggere. 

E di avere qualcuno che la stesse proteggendo.

E che per una volta quel “è la mia ragazza” non fosse una bugia.

Lei era davvero la ragazza di Diego.

Wow! Aveva fatto jackpot!

-Già- diede conferma, stringendosi a lui e sorridendo nella sua direzione.

Un sorriso che Justin non aveva mai visto prima.

-Oh, capisco- senza dare battaglia più di tanto, probabilmente complice il fatto che Clover era ancora protetta, o che fossero in un luogo pubblico, Justin si alzò dalla sedia, e si sistemò il ciuffo biondo con aria da fighetto.

-Sappi che nel caso cambiassi idea, e volessi vivere una vera vita, io ci sono sempre- le fece nuovamente un occhiolino, prima di avviarsi verso l’uscita.

Clover sentì la presa di Diego farsi più forte. Sembrava quasi in procinto di alzarsi e dirgliene quattro, ma Clover lo mantenne al suo posto, e lasciò che Justin uscisse dalla sala giochi.

Qualche secondo dopo, una volta assicuratasi che non sarebbe rientrato, fece un profondo respiro e si seppellì il volto tra le mani, facendo sfogare tutta la tensione accumulata.

-Di tutti i giorni proprio oggi….- borbottò a mezza voce, irritata.

-Era quel Justin?- chiese Diego, a denti stretti.

-Perché a ogni nostro primo appuntamento deve spuntare fuori un mio ex?!- si lamentò Clover, confermando ciò che Diego aveva già intuito.

-Devo preoccuparmi?- Diego iniziò a massaggiarle le spalle, un po’ intimorito, e lanciando occhiate in giro.

-No, mi ha solo riferito che tra una settimana non sarò più protetta e mi ha fatto qualche avance, ma non preoccuparti, non credo che mi darà addosso, o ti prenderà di mira. È solo…- Clover sospirò -…un vecchio errore- evitò lo sguardo di Diego, vergognandosi del suo passato.

Diego le prese delicatamente il mento e la girò verso di lui.

-L’importante è che tu ora sia al sicuro. Del tuo passato non mi importa- le sorrise teneramente, il cuore di Clover cominciò a battere furiosamente.

Doveva essere sincera, aver rivisto Justin l’aveva turbata non poco, visto che la riportava al peggior periodo della sua vita, ma lo sguardo gentile di Diego, la consapevolezza di non essere sola ad affrontare tutto questo, e la sicurezza di essere effettivamente in grado di affrontare, ormai, qualsiasi minaccia potesse venire dal suo ex e dalla sua gang, erano di enorme conforto per lei.

-Non ha rovinato l’appuntamento?- chiese per essere sicura.

-Se non l’ha rovinato l’averti stracciato a Street fighter dubito che incontrare un tuo ex criminale pericoloso possa riuscire nell’intento- Diego la buttò sul ridere, e le fece un occhiolino.

-In effetti stai attento, perché se mi batti anche al videogioco dei Simpson divento una iena- Clover partecipò allo scherzo.

-Dovrò andarci piano allora. Al videogioco dei simpsons sono un campione indiscusso- rilassandosi, Diego prese un pezzo di pizza e iniziò a mangiare. 

Clover ridacchiò. L’atmosfera si era alleggerita molto più in fretta di quanto pensasse.

-Diego…- interruppe la sua mangiata, tornando abbastanza seria.

Diego deglutì e si girò a guardarla, dandole tutta la sua attenzione.

-Mm?- la incoraggiò a continuare.

Clover non era granché con i discorsi strappalacrime, quindi fece qualcosa di semplice che potesse trasmettere tutto quello che provava per il ragazzo davanti a lei.

-Piacere, sono Clover, sono la tua ragazza, e ti amo- confessò, porgendo la mano verso Diego, e riprendendo quel piccolo gioco che avevano cominciato il giorno dell’appuntamento al buio.

Diego fu preso in contropiede qualche secondo, poi ridacchiò appena, e le strinse la mano.

-Piacere Clover, sono Diego, sono il tuo ragazzo, e ti amo anche io- ricambiò, prima di avvicinarla a lui e baciarla.

Clover chiuse immediatamente gli occhi, ricambiando il bacio, e cercando di imprimere in quel gesto tutto l’affetto che provava per Diego.

Perché mai avrebbe mai voluto una vita avventurosa ed estremamente pericolosa con un tossico criminale, quando aveva un dolce ragazzo incoraggiante e sensibile a portata di mano?!

Certo, lei era troppo per lui, ma non aveva più intenzione di farglielo notare.

Perché aveva anche tutta l’intenzione di migliorare il più possibile fino ad essere alla sua altezza.

Alla fine, tutto sommato, quell’appuntamento era stato perfetto, a modo suo.

 

Sabato 20 Ottobre

Questa volta Denny era convinto, deciso e certo di tutto!

Avrebbe parlato con Mathi!

Non aveva lezioni, non aveva impegni… doveva studiare, ma aveva tutto il tempo di farsi una lunga chiacchierata con la sua cotta prima di dirigersi in biblioteca.

Entrò al Corona Café con rinnovata determinazione, e questa volta si sedette al tavolo, per rendere chiaro che sarebbe rimasto, e sperando che Mathi lo servisse.

-Salve! Cosa posso servirti?- purtroppo arrivò un’altra ragazza, una abbastanza nuova.

Denny non riuscì a non mostrare il suo fastidio.

-Oh… ecco… puoi ripassare più tardi? Non ho ancora deciso- mentì, sperando che a ripassare sarebbe stato Mathi.

Non era arrivato fin lì svegliandosi alle sette di sabato per essere servito da un’altra persona!

Mentre fingeva di controllare il menù e scegliere qualcosa per la colazione, iniziò a guardarsi intorno, in cerca della familiare chioma castana e i vispi occhi a mandorla.

Ma vide solo Roelke, affaticata, che usciva dal bagno dopo un chiaro attacco di nausea.

Ultimamente era molto stanca, si prendeva più permessi, ed era parecchio nervosa. Probabilmente era un periodo di stress, e lo scandalo sulla famiglia reale non aveva aiutato.

Denny sperò che si riprendesse in fretta.

Sentendosi probabilmente osservata, Roelke si girò verso di lui, e i loro sguardi si incrociarono. Denny la salutò, lei ricambiò, e poi corse in cucina.

Niente di strano, giusto? Si conoscevano bene, dopotutto.

Venti secondi dopo, Mathi uscì dalla cucina e si avviò al suo tavolo, molto incerto e guardandosi più volte alle spalle.

Ma questa volta Denny era determinato, quindi quando lo vide avvicinarsi, tolse il menù, e gli sorrise.

-Hey. Hai deciso cosa ordinare?- chiese Mathi, un po’ imbarazzato, sorridendo a sua volta.

-Sì, prendo…- Denny fece l’errore di guardarlo negli occhi, e tutta la sua determinazione venne meno come aspirata da un dissennatore.

SOS! 

SOS!!

Missione da abortire immediatamente!

Non c’era possibilità che Denny riuscisse nell’impresa.

 -…eh… uh… io… caffellatte con panna!- riuscì a dire balbettando in tono acuto.

-Okay… altro?- chiese Mathi, pronto a prendere appunti, e molto professionale, anche se leggermente a disagio.

Complimenti, Denny! 

Avevi un compito solo!

-Prendo anche un garofano verde- borbottò, deprimendosi per il suo mancato coraggio e incapace di recuperare la determinazione.

-Ottima scelta, arriva subito- Mathi segnò l’ordinazione, e tornò in cucina.

Denny sbatté la testa contro il tavolo per tutto il tempo di attesa, e alla fine fu la cameriera di prima a servirlo. 

Mathi non si fece più vedere.

Ma la prossima volta avrebbe fatto di tutto per parlargli.

 

Le cene del sabato erano diventate la cosa peggiore del mondo da quando Mirren aveva annunciato la sua relazione con Felix.

Soprattutto perché Bonnie era ancora lì e partecipava.

Probabilmente fare coming out con suo padre era stata la scelta peggiore che Mirren avesse mai compiuto.

E considerando che non faceva mai gesti avventati, era stata anche una prova a non farne mai più.

…ma aveva fallito il suo stesso proposito.

Infatti, al momento, era davanti a casa dei Durke, dopo essersi alzato da tavola molto prima del previsto ed essersene andato via di casa.

Non è che avesse piani di restare lì per la notte, aveva solo bisogno di andarsene per un po’, e cercare di non pensare alla terribile atmosfera che si respirava in quella casa, e agli ultimi commenti di suo padre.

Forse non sarebbe dovuto piombare così senza preavviso, non aveva neanche inviato un messaggio a Felix, e magari a quell’ora la famiglia stava ancora mangiando.

Qualche secondo dopo aver suonato al campanello, Mirren stava già per fare dietro front e cercare una sistemazione alternativa, ma la porta si aprì, mostrando il volto confuso di Johanne Durke, che lo fece restare fermo sul posto.

-Buonasera, Johanne… io…- cavolo! Mirren doveva davvero esimersi dal fare altri gesti avventati, si sentiva davvero in imbarazzo.

-Mirren! Tutto bene, caro? Su, entra. Abbiamo appena iniziato la cena. Vuoi unirti a noi?- Johanne, però, non gli diede il tempo di imbarazzarsi a lungo, perché aprì la porta e lo incoraggiò ad entrare con un enorme sorriso.

Mirren non la vedeva da prima che la sua relazione con Felix fosse diventata ufficiale, e fu davvero sorpreso nel constatare che non sembrava essere cambiato assolutamente nulla nel modo in cui si rivolgeva a lui.

Era un sollievo. Difficile da credere, ma un sollievo in ogni caso.

Anche se non faceva che fargli pensare a come invece con suo padre fosse cambiato tutto.

-Non voglio disturbare…- si ritrovò a borbottare, entrando comunque in casa perché dopotutto non aveva la più pallida idea di dove andare.

-Disturbare? Ma che dici?! È un secolo che non ti vedo, se non hai ancora mangiato insisto caldamente perché tu resti con noi- Johanne lo prese per le spalle e lo guidò dolcemente verso la sala da pranzo.

-Felix! Aggiungi un posto a tavola!- urlò poi molto meno dolcemente verso la sala da pranzo.

Pochi istanti dopo Felix fece comparire la testa.

-Mirren?- chiese, sorpreso, illuminandosi.

-Uh…- 

-Ci è venuto a trovare e l’ho invitato a cena! Su, aggiungi un posto- Johanne lo incoraggiò a sbrigarsi, raggiungendo finalmente la sala, dove tutta la famiglia era seduta, e si girò a guardare Mirren con curiosità.

Quella era stata una pessima, pessima idea.

Per qualche istante, ci fu il silenzio.

Poi Bartie sorrise.

-Mirren! Che piacere rivederti!- lo salutò, indicando una sedia vuota per incoraggiarlo a sedersi.

Prima che Mirren potesse obiettare o ricambiare il saluto, venne preso per il braccio da Tender, che lo trascinò al posto accanto a lei.

-“Mi sei mancato!”- gli fece presente, segnando con la mano libera.

-“Anche tu”- Mirren accennò un sorriso, e le diede qualche pacca sulla testa.

Adorava quella bambina.

-Spero tu abbia fame, perché il dessert oggi l’ho fatto io, e se non lo assaggi mi offendo- Gabrielle non lo salutò nemmeno e si limitò a guardarlo storto.

-Lo assaggerò sicuramente- le assicurò Mirren, un po’ intimorito dall’occhiataccia.

-Ciao Mirren- Meredith non lo guardò nemmeno, troppo concentrata su un libro che stava leggendo il più discretamente possibile. Come se la sua presenza lì fosse naturale quanto quella del resto della sua famiglia.

-Meredith! Non si legge a tavola- la rimproverò sua madre.

-Finisco il capitolo!- obiettò la ragazza, districandosi con difficoltà da sua madre e la sua gemella che cercarono di toglierglielo dalle mani.

In quel momento tornò Felix, affannato, portando tutto in una volta piatto, bicchiere, tovagliolo e posate.

-Ho rotto un piatto- ammise, un po’ imbarazzato, posando tutto davanti a Mirren e dandogli un discreto bacio sulla cima della testa.

-Non fa niente. Su, siediti. Mirren, prendi tutto quello che vuoi, prima che si raffreddi- Johanne lo incoraggiò a fare come se fosse a casa sua, cosa che solitamente Mirren faceva senza pensarci due volte.

Era stato molto spesso a casa dei Durke, da piccolo, e anche da grande.

L’abitudine si era un po’ persa con l’inizio dell’università ed era quasi del tutto sparita quando Mirren aveva iniziato a lavorare, ma doveva essere comunque abituato a quell’ambiente familiare, informale e leggero.

Piccole liti intorno al tavolo, piatti che si rompevano senza conseguenze, e Gabrielle che faceva inavvertitamente cadere l’acqua sulla tovaglia perché le era difficile prendere da sola la seconda porzione di pollo arrosto.

Ma non era più abituato, o forse era la prima volta che viveva i Durke a distanza così ravvicinata da una cena con suo padre.

E dopo quello che era successo a quella cena… non riusciva proprio a credere che a pochi metri di distanza ci fosse una famiglia così allegra, unita e che parlava di tutto senza dosare le parole.

-“E quindi Bethany è tipo “no, cioè, Henry è troppo innamorato di me, ieri abbiamo troppo… beep beep” Come se potessi crederle! Cioè, non dico che Henry non mi tradirebbe mai, perché sappiamo entrambi che se Keanu Reeves facesse un giretto da queste parti litigheremmo di brutto per lui, ma di certo non andrebbe mai con una come Bethany! Vuole soltanto metterci l’uno contro l’altra”- stava dicendo Gabrielle, segnando le parole anche per rendere Tender partecipe della conversazione.

-Bethany non è così brutta però- commentò Meredith, che stava solo parzialmente attenta alla conversazione, e continuava a leggere il suo libro.

-Io sono meglio, insomma!- esclamò Gabrielle, enfatica.

-Mmm- le diede ragione Meredith, girando la pagina.

-Ne hai parlato con Henry? Potrebbe essere brutto per lui se iniziassero a girare dei rumors- osservò Bartie, molto interessato ad ogni parola di sua figlia, e senza nessuna traccia di giudizio o di orrore per ciò che stava implicando con i beep beep e altre frasi.

-Sì, ma è tranquillo. Bethany dice tante cose stupide- Gabrielle fece come se non fosse niente di ché.

Mirren ascoltava la conversazione e mangiava distrattamente, immaginando di parlare con questa nonchalance anche con suo padre, Bonnie e Petra.

“No, cioè, perché Melany è arrivata e ci ha provato con Felix, ma so perfettamente che Felix mi è fedele…” solo il pensiero era imbarazzante, e soprattutto irrealistico. 

Non credeva che sarebbe mai riuscito a parlare liberamente della sua relazione in famiglia, riuniti al tavolo, in modo così naturale e leggero.

-Mirr, tutto bene?- il sussurro preoccupato di Felix al suo orecchio, lo fece sobbalzare vistosamente, e attirò l’attenzione di tutti.

Alla faccia della discrezione.

-Sì, certo. Tutto a posto- mentì, e Felix capì perfettamente che stava mentendo.

Aprì la bocca per indagare, ma sua madre lo interruppe prima che potesse dire qualsiasi cosa.

-Il cibo è di tuo gradimento?- chiese Johanne, con un sorriso, porgendogli la ciotola con il purè per incoraggiarlo a prenderne un altro po’.

-È stellare come sempre, Johanne- si complimentò Mirren, con la solita formalità che lo caratterizzava.

La donna ridacchiò.

-Che adulatore- gli diede un’affettuosa pacca sulla spalla.

Era una delle poche persone che poteva permettersi di toccarlo senza che Mirren si ritirasse. Dopotutto era sempre stata come una madre, per lui. 

-Ora che ci penso, il sabato di solito non ceni con tuo padre e…? Ahi!- il commento casuale di Bartie, che aveva intristito immediatamente Mirren, venne interrotto da quello che sembrò un calcio sotto il tavolo da parte di Johanne, che cambiò di nuovo bruscamente argomento.

-Sai, dovresti venire a trovarci più spesso. Ultimamente ti vedo così poco che iniziavo a pensare che tu e Felix aveste litigato… di nuovo- commentò, sorridendogli incoraggiante, e aggiungendo l’ultima cosa molto tra sé.

-No, io e Felix siamo uniti più che mai- la rassicurò Mirren, un po’ imbarazzato a dire quelle cose ad alta voce, ma ormai erano fuori dall’armadio, no? E non sembrava cambiato assolutamente nulla, quindi…

-Già, dopotutto siete gli amici migliori del mondo! Credo che niente potrà mai separavi a questo punto- il commento entusiasta di Johanne fece saltare un battito a Mirren, che la fissò incredulo, poi lanciò a Felix un’occhiata allarmata.

Non gliel’aveva detto?!

Mirren dava per scontato che la famiglia di Felix fosse a conoscenza che loro due stavano insieme. Ormai lo sapevano tutti! E da parecchio anche Aveva fatto coming out tre settimane prima, circa, come cavolo era possibile che i Durke non lo sapessero?!

Ecco perché lo trattavano così bene, come se non fosse successo niente! Ovvio! Mica era possibile che dopo aver scoperto la loro relazione sarebbe rimasto tutto uguale! Era chiedere troppo.

Mirren cercò di restare impassibile, ma era turbato, e deluso, e spaventato.

Perché non riusciva neanche a pensare di rivivere nuovamente una situazione di abbandono anche con la sua seconda famiglia.

E se avessero allontanato Felix a causa sua? E se il loro amore fosse stato ostacolato da due fronti? Sarebbe stato davvero abbastanza forte da superare l’odio delle famiglie? A Romeo e Giulietta non era andata tanto bene…

Mentre Mirren aveva una crisi pazzesca, Johanne, rendendosi conto di aver detto qualcosa di sbagliato, attirò l’attenzione del figlio maggiore, che fissava Mirren preoccupato, ma aveva gli occhi assenti, segno che probabilmente era nel mezzo di uno dei suoi attacchi e non aveva seguito buona parte della conversazione.

-Uh? Oh, che succede? Scusa, ero, sono… Mirren, tutto bene?- ripetè di nuovo la domanda posta prima, mettendo una mano sulla spalla di Mirren, che in piena crisi si scansò, e prese un po’ di purè per fare qualcosa e per godersi l’ottimo cibo prima di essere sbattuto fuori.

-Va tutto alla grande! Felix, amico mio!- rispose bruscamente, marcando l’ultima parte della frase.

Felix inarcò le sopracciglia e lo guardò stranito, e molto confuso.

La tavola era diventata abbastanza silenziosa.

-Ehm… stavo dicendo che Bethany…- Gabrielle provò a stemperare l’attenzione, ma Felix la ignorò completamente.

-Mamma, qual è l’ultima cosa che hai detto?- chiese, molto confuso.

-Niente, ho solo detto che siete grandi amici, e niente vi potrà separare- Johanne si difese, alzando le mani.

Non era colpa sua, era colpa di Felix, che non aveva detto nulla nonostante fossero una coppia ufficiale alla luce del sole da quasi un mese.

Un mese orrendo, ma pur sempre un mese intero… cioè, non intero, erano tre settimane, ma vabbè, era comunque abbastanza tempo per dire tutto ai suoi genitori, giusto? Cioè, Mirren dava per scontato che Felix gliel’avesse detto nel momento stesso in cui Mirren gli aveva dato l’okay per non essere più nascosti.

-Amici?- Felix ripeté, sempre più confuso.

Fece passare lo sguardo da sua madre, poi a Mirren, poi a suo padre, poi divenne praticamente il meme della tipa con sguardo vuoto e tutte le operazioni matematiche intorno, poi sgranò gli occhi.

-Cavolo! Mi sono completamente dimenticato!- Felix si tirò uno schiaffetto sulla testa, dandosi dell’idiota.

Mirren lo guardò di sottecchi, prendendo un’abbondante cucchiaiata di purè.

-“Mamma, papà, io e Mirren stiamo insieme”- rivelò poi, con grandissima nonchalance, facendo strozzare Mirren con il cibo che stava mangiando.

Ad eccezione dei colpi di tosse di Mirren, il tavolo rimase in silenzio, digerendo la notizia.

E Johanne fu la prima a parlare.

-Non per essere indiscreta, ma da quanto?- chiese, con voce impassibile.

Felix non ci pensò neanche per un secondo.

-Martedì facciamo tre mesi!- annunciò con gioia, cingendo le spalle del ragazzo, che non si scansò ma si irrigidì, e fissò i suoceri molto timoroso della loro possibile reazione.

Che però fu davvero strana, perché Johanne sorrise maliziosamente, e sollevò la mano in direzione del marito, col palmo aperto come se aspettasse che le venisse dato qualcosa.

Bartie sospirò, prese il portafogli, e cacciò fuori dieci dollari che diede alla moglie.

-Te l’avevo detto che c’era qualcosa di diverso- la donna fece una linguaccia al marito, prima di intascare i soldi.

-Mai stato così felice di perdere dieci dollari- borbottò Bartie, facendo un occhiolino al figlio.

-Era ora! Ci avete fatto dannare, ragazzi!- Gabrielle sollevò i pollici, poi tornò a mangiare e lei e suo padre si rimisero a parlare di Bethany come se niente fosse.

Tender strinse il braccio di Mirren e gli sorrise radiosa.

Mentre Meredith, sollevando un secondo lo sguardo dal libro, si guardò intorno confusa.

Mirren temette che stesse per fare un commento negativo, ma si limitò a borbottare un incerto -Ah, non stavate già insieme da tipo… anni?- 

-Magari- Felix ridacchiò, e ritornò a mangiare.

Fine.

Mirren era senza parole.

Davvero tutto era effettivamente normale? Come se non fosse niente di che? Senza drammi pazzeschi, senza genitori delusi che avrebbero preferito un figlio etero? E che mandavano chiari segnali che “oh, Mirren, che ne pensi della nuova segretaria arrivata proprio questa settimana nel tuo dipartimento? Carina, vero? È di buona famiglia! Ed è una donna!”?

Gabrielle aveva ricominciato a parlare di Bethany con tutti quanti, Meredith leggeva il suo libro in santa pace, e Tender si era alzata e si era messa a disegnare per terra, dato che aveva finito di mangiare.

Mirren non sapeva cosa provare in quel momento.

Era completamente senza parole.

-Mirren, caro, mi accompagneresti un attimo in cucina? Ho bisogno di aiuto per prendere il dolce- Johanne si alzò e incoraggiò Mirren a seguirla.

Eccolo lì! Ora sarebbe successo qualcosa di male! Johanne gli avrebbe detto qualcosa di negativo. 

-Mamma, ti aiuto io!- si offrì Felix, alzandosi e cercando di salvare Mirren dal suo destino.

Senza successo.

-No, no. Preferisco non rompere altri piatti, oggi- la donna infatti prese il giro il figlio, che alzò le mani imbarazzato e si risedette.

Nonostante l’ansia, Mirren si alzò e seguì gli ordini, a testa bassa.

Una volta in cucina, Johanna si girò verso di lui, e gli sorrise rassicurante.

-Mirren, non voglio indagare su quello che è successo oggi a casa tua, ma voglio assicurarti che il fatto che tu stia con Felix…- “è inaccettabile” “è deludente” “è inaspettato e spiacevole” -…non cambia assolutamente nulla per noi- 

Mirren sollevò la testa e guardò la donna alla ricerca di un segno che stesse mentendo, ma i suoi occhi erano limpidi, e il sorriso sincero.

-Sei sempre stato come un figlio per me, e il migliore amico che potessi mai desiderare per Felix. La migliore influenza della sua vita. Se devo proprio essere onesta, sono super felice che vi siate messi insieme. Sul serio, Mirren, grazie al cielo Felix sta con una persona come te! Così serio e centrato e… insomma, sto tergiversando…- Johanne gli mise le mani sulle spalle e lo guardò dritto negli occhi -…se hai bisogno, puoi restare qui tutto il tempo che vuoi, okay? O venire ogni volta che ne hai bisogno. Questa è la tua seconda casa, Mirren. E lo sarà sempre. Ora più che mai- gli assicurò, con decisione.

Mirren si arrese finalmente all’evidenza che non c’era nessuno, in quella casa, che l’avrebbe mai guardato in maniera diversa, con delusione, sospetto o astio.

I Durke gli volevano tutti bene, a prescindere dal suo rapporto con Felix, e in maniera più incondizionata del suo vero padre.

Aveva un luogo dove andare ogni volta che ne avesse avuto bisogno. Un luogo dove era amato.

E il peso delle proprie emozioni iniziò a pressargli fin troppo sulle sue spalle.

Era demoralizzato per la faccenda di suo padre, ma anche estremamente sollevato da come si erano risolte le cose con i Durke.

E per quanto si fosse promesso di non cedere mai al suo lato emotivo, in quel momento Mirren non riuscì a non crollare.

Si portò una mano sul viso, cercando di celare le lacrime che avevano iniziato a rigargli le guance, e iniziò a singhiozzare, incapace di tenere tutto dentro.

Le ultime settimane erano state le più dure della sua vita.

-Oh, tesoro…- Johanne iniziò ad accarezzargli le spalle, con dolcezza ma cercando di non essere invadente con il proprio contatto. 

Lo conosceva benissimo, sapeva rispettare i suoi spazi. Sapeva che sarebbe stato Mirren a cominciare un contatto più stretto, se ne avesse avuto il bisogno.

E infatti Mirren la abbracciò, per la prima volta nella sua vita, sorprendendola appena, anche se per poco.

Johanne ricambiò l’abbraccio, senza stringerlo troppo forte, ma dandogli qualche pacca sulla schiena per confortarlo.

Dopo qualche minuto di sfogo, Mirren si ricompose, e aiutò Johanne con i piatti e con i dolci.

Passò la serata più tranquilla da molti sabati a quella parte, vide un film con i Durke, subendosi parecchi commenti indesiderati da Gabrielle e Johanne, e rimase a dormire in camera di Felix, avvertendo Petra che per qualche giorno sarebbe rimasto lì.

Non successe niente di scandaloso, tra i due, quella notte. Parlarono un po’ prima di addormentarsi, e si risvegliarono abbracciati, nulla di più.

Ma per Mirren fu una breccia non indifferente nel muro che da tre mesi stava lentamente sfasciando, e ormai non era che un ammasso di poche pietre.

 

Sabato 26 Ottobre 

Denny quel giorno avrebbe parlato con Mathi! Fine della storia!!

Si avviò dentro il locale con il fuoco della determinazione che scorreva in lui neanche fosse l’umano di Undertale, e si mise al bancone, pronto ad ordinare il solito caffè.

Era passato parecchio tempo da quando si era imposto questo proposito…. e non aveva combinato assolutamente nulla, perché ancora esitava, e si imbarazzava per un nonnulla.

Ma quella volta… era esattamente come le altre.

Però era diventato leggermente meno difficile ordinare il solito caffè.

-Hey! Il solito?- lo accolse infatti Mathi al bancone, con un sorriso rilassato.

Si era ormai abituato alle visite di Denny, e l’imbarazzo era scemato dopo i primi giorni.

Ormai era passata una settimana, dopotutto.

-Sì, e aggiungici anche una ciambella al cioccolato- rispose Denny, racimolando la forza di chiedergli qualcosa, qualsiasi cosa.

Di parlargli.

“Hey, Mathi! Come stai? Torniamo amici per favore? Esci con me? Diventa il padre dei miei gatti!!!!” 

Quando Mathi gli consegnò il solito caffellatte con panna, preparato molto in fretta perché era lui ed era un cliente abituale, Denny aprì la bocca per parlare, ma il sorriso brillante di Mathi lo interruppe per l’ennesima volta.

SOS!

SOS!!

Missione da abortire immediatamente!

Non c’era possibilità che Denny riuscisse nell’impresa.

-Serve altro?- chiese Mathi, offrendo anche la ciambella.

Denny abbassò lo sguardo, rosso come un pomodoro.

-Una bara- borbottò tra sé.

-Cosa?- Mathi si avvicinò per sentirlo meglio.

-Niente! Niente! Tutto perfetto! Vado a sedermi da qualche parte! …a riflettere su quanto misera sia la mia vita- l’ultima parte era un sussurro quasi impercettibile.

-Sei hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere- Mathi gli sorrise più caldamente e andò a servire un altro cliente.

Certo che lavorava davvero tantissimo. Denny sperava che riuscisse anche a fare altro nella sua giornata.

…chissà che faceva Mathi adesso che era libero.

Di certo non stava tutto il giorno ad aspettare che Denny trovasse il coraggio di parlargli, perché Denny si sarebbe sentito davvero in colpa.

Ma era improbabile.

E comunque… il giorno successivo, Denny avrebbe senz’altro parlato chiaro e tondo con Mathi!

 

Quel periodo, in casa, era completamente ingestibile, per Petra.

E per la prima volta capiva esattamente il motivo che aveva spinto Mirren a non prendere un’altra casa prima che Petra finisse l’università e si trasferisse a sua volta.

E non era solo per starle accanto in modo che affrontassero sempre in due i problemi causati dalle Bonnie…

MA PER EVITARE CHE PETRA COMPISSE UN OMICIDIO!!!

Sul serio! Era impossibile vivere lì, con Bonnie che ormai non aveva più nessuna remora a dire quello che pensava e riempire la testa di Brogan dei suoi pensieri e preconcetti, e Brogan che prendeva le sue parti perché Petra finiva sempre dalla parte del torto quando alzava la voce (e spesso provava anche ad alzare le mani) ogni volta che Bonnie superava il limite.

Petra sapeva parlare con calma, come aveva dimostrato il giorno della Fiera di New Malfair.

Sapeva quando non era il caso di esagerare, e come fare un passo indietro quando qualcuno semplicemente non ascoltava e non avrebbe mai ascoltato.

Ma un conto era una str… una ignorante su un treno. Un conto era una st… una pezza di me… una… BONNIE!

CHE VIVEVA IN CASA CON LEI!

E CHE ERA RIUSCITA A CACCIARE DI CASA SUO FRATELLO!

Petra avrebbe voluto infliggerle lo stesso trattamento che aveva riservato a Fallon… se lo sarebbe meritato, quella brutta piccola figlia di…

-Petra, hai notizie di Mirren?- la domanda discreta, quasi timorosa, di suo padre, distolse Petra dai suoi truci pensieri mentre fingeva di studiare gli ordinamenti europei.

Rimase così sorpresa dalla domanda che temette di aver capito male, e ci mise parecchi secondi ad elaborarla e a rispondere.

-È da Felix- disse, guardando suo padre con confusione.

-Oh… bene. Sta bene, vero? Lo trattano bene?- chiese lui, molto impacciato, torturandosi le mani.

Petra si accigliò, e la confusione venne sostituita dalla rabbia.

Incrociò le braccia, e rispose freddamente.

-Di certo lo trattano meglio di come lo hai trattato tu gli ultimi tempi-

Brogan abbassò lo sguardo.

In quel momento Bonnie non era in casa, e sembrava come se l’uomo avesse finalmente la possibilità di esprimersi, come un cane al guinzaglio della donna che l’aveva allentato appena permettendogli finalmente di abbaiare.

L’astio di Petra si abbassò leggermente… molto leggermente.

Continuò a fulminare il padre con lo sguardo, ma non commentò oltre.

E dopo qualche altro secondo, Brogan riprese la parola.

-Petra, io voglio solo il meglio, per Mirren. Lo sai, vero?- provò a riconquistare il favore della figlia, mettendole una mano sulla spalla.

-Se speri che io convinca Mirren a tornare e a lasciare Felix sprechi il tuo tempo. A me Durke non sta simpatico, ma persino io riesco a vedere quanto renda Mirren felice, e forse lo vedresti anche tu se ti degnassi di aprire gli occhi- Petra alzò leggermente la voce, ma fece del suo meglio per restare il più neutrale possibile.

-Non ho niente contro Felix, ma Mirren ha bisogno di qualcuno più… insomma… una persona…- neanche Brogan sapeva come giustificare la sua chiara omofobia.

-Ti aiuto io, papà, ciò che manca a Felix, a parer tuo, è un paio di tette, giusto?-

-Non è il fatto che sia un uomo, è solo che…- Brogan non sapeva come continuare. Petra lo fissò eloquente -…è complicato da spiegare, ma voglio davvero solo il meglio per lui- cercò di giustificarsi.

Petra alzò gli occhi al cielo.

-Cosa dice Bonnie al riguardo?- chiese, incuriosita da cosa la donna malefica poteva essersi inventata per giustificare la propria omofobia.

-Smettila con questa guerra a Bonnie! Se proprio vuoi saperlo è molto incoraggiante, e mi dice che dovrei lasciargli i suoi spazi e non insistere con lui. Ma io non riesco a non volerlo aiutare. È il mio unico figlio maschio- Brogan sembrava così in difficoltà che se Petra fosse stata un minimo più empatica e gentile, avrebbe provato un minimo di pena per lui.

Ma era un padre internamente omofobo che aveva cacciato di casa suo figlio per il solo fatto di stare con un uomo e non sembrava voler rimediare ai propri errori, quindi Petra rimase di pietra… pun intended.

-Papà, quante volte hai visto Mirren sorridere?- chiese, impassibile.

Brogan inarcò un sopracciglio.

-Innumerevoli? Di che stai parlando? È un po’ serio come persona ma sorride- rispose lui, con ovvietà.

-Già, quante di queste volte sorrideva a causa di Felix? Perché stava con lui o parlava con lui?- chiese nuovamente Petra, cercando di aprirgli gli occhi.

Brogan aprì immediatamente la bocca per rispondere, ma Petra gli diede le spalle.

-Non rispondermi, pensaci e basta. E pensa anche a un’altra cosa…- mentre si allontanava dalla stanza con grande effetto, Petra si girò un’ultima volta verso suo padre, come succede nei film.

Forse ultimamente stava vedendo troppo Gorgeous con Amabelle, ma sembrava davvero una scena di quella soap opera.

-…vuoi perdere i tuoi figli a causa di questa faccenda?- concluse in tono duro.

-Perdere i miei figli? Io non voglio perdere i miei figli, voglio solo…-

-Perché sono lesbica, papà- non era il coming out che si era immaginata, ma era il momento di rendere suo padre partecipe della sua sessualità, e dare a Mirren il maggiore sostegno che potesse ricevere in quel momento, condividendo con lui il fardello di essere fuori dall’armadio con suo padre.

Brogan rimase di ghiaccio, sconvolto, pallido. Non si aspettava minimamente una rivelazione del genere.

Petra gli diede di nuovo le spalle. Non voleva vedere quell’espressione sul suo volto.

-E siccome non voglio restare in una casa che non mi accetta, penso che farò come Mirren, e me ne andrò- uscì dalla stanza, con grandissima presenza scenica, lasciando Brogan di stucco nello studio dove era andato solo a chiedere di Mirren, e si era ritrovato con un altro coming out.

Petra, dal canto suo, nel momento stesso in cui entrò in camera, iniziò ad andare nel panico. Perché era vero che pensava di andarsene a sua volta praticamente dal momento stesso in cui aveva ricevuto il messaggio di Mirren che l’avvertiva che sarebbe rimasto dai Durke, ma non aveva un posto preciso dove andare.

Certo, poteva farsi ospitare da Amabelle, ma per prima cosa Amabelle era ancora molto strana con lei, anche se si era calmata dopo il compleanno di Diego, e si vedevano spesso… per vedere Gorgeous, e senza parlare quasi affatto. No, Amabelle non era un’opzione. E poi la sua casa era un buco.

Con gli Sleefing non aveva un rapporto così stretto e anche in casa loro c’era poco spazio. I Durke… neanche morta! Già stavano ospitando Mirren, poveracci, non poteva imbucarsi anche lei.

Gli altri erano tutti al dormitorio… mmmm, forse poteva chiedere a Norman, o a Clover, se avessero un materasso in più nella loro stanza. Clover condivideva la camera con Juanita, e le due ragazze avevano stretto parecchio amicizia dopo la festa di Diego.

Prese il telefono, e notò che aveva dieci messaggi di Amabelle in caps lock.

Santo cielo, cosa era successo?! 

Petra sperava non riguardasse Lottie, dato che da quando Mirren si era trasferito momentaneamente dai Durke, Petra aveva deciso di affidarla a lei per un po’ dato che non si fidava affatto di Bonnie.

Controllò immediatamente i messaggi, e rimase sconvolta:

 

Amabelle

TRAY!!!

NON CREDERAI MAI A QUELLO CHE È SUCCESSO!!!!

STAVO PRENDENDO UN PANINO AL DISTRIBUTORE

E LI HO VISTI!!!!

DIEGO

CLOVER!!!!

PRANZAVANO INSIEME

E SI SONO BACIATI

BACIATI!!!!!!!!!!!

Cosa?!

Sei sicura che fossero loro due?

SIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!

SAPEVO CHE AVEVANO FATTO PACE

MA NON PENSAVO SI FOSSERO RIMESSI INSIEME!!!!!

Amabelle placa il caps lock, io non mi fiderei molto se fossi in te

…sì, in effetti, visti i precedenti….

MA SI STAVANO BACIANDO GIURO LI HO VISTI IO!!!!

DOBBIAMO FESTEGGIARE

Non so, sai, ho appena fatto coming out con mio padre

sdòfljdwlfioweoà    oef

[Audio di sette secondi dove si capiva palesemente che Amabelle aveva problemi a tenere in mano il telefono]

???

Hai reagito peggio di mio padre

Scusa!!!!

NO!!! 

Mi è caduto il telefonod alle mani

NOn me l’aspetttavo

Sto anche facendo mille errori di scrittura

Non preoccuparti

Come ha reagito? 

Cosa è successo?

Come stai?

Scossa, direi

Mi ha chiesto di Mirren, abbiamo avuto una leggerissima discussione, e poi gli ho detto che doveva scegliere se perdere entrambi i figli e gli ho detto del mio orientamento sessuale

Gli ho anche detto che probabilmente andrò via di casa più tardi

Sai per caso se c’è qualche camera libera nel dormitorio?

So che il Norman non ha un coinquilino, ancora

Camera sua è spaziosa

Poi gli scrivo

Petra, mi dispiace tanto

Se vuoi venire da me potremmo vedere Gorgeous insieme

Sai, sembrava una scena di Gorgeous

Io gli davo le spalle, poi mi sono girata, ho fatto la rivelazione, e sono andata via

Come la scena dove Contessa ammette a Regina di amare ancora Kyle

Ho pensato alla stessa scena

Vuoi venire qui? 

Siamo stretti, ma non potrei mai voltarti le spalle in questo momento

Non sono così turbata, sai

Sono più preoccupata per Mirren in realtà

Ha un rapporto molto più stretto di me con papà

Se devo essere onesta, mi aspettavo che la faccenda si risolvesse molto prima

Lo pensavo anche io

Brogan adora Mirren!

Se non ci fosse Bonnie penso che sarebbe già tutto a posto

Già… Bonnie rovina sempre tutto!

Lottie come sta?

BENISSIMO!!!! 

Ha stretto amicizia con tutti i gatti! 

E noi che ci preoccupavamo

Anche con Key?!

Soprattutto con Key!

L’ha adottata, e guarda storto tutti quelli che provano ad avvicinarsi

Sai com’è protettivo Kay

Ne sono felice

Considerando che tra poco non avrò più una casa per un po’, mi preoccupava l’idea di lasciarla da te ancora a lungo

La tratto benissimo!

…ma sono certa che starebbe meglio lì

Sicura di non voler venire per un Gorgeous?

Onestamente, Amabelle, non ho molta voglia di venire da te e vedere solo una soap opera senza neanche parlare!

Che intendi? ^^’

Ce l’hai con me per qualche motivo?

Perché devi ammettere che sei strana negli ultimi tempi

Non è vero!

Comunque tuo padre cosa ha detto esattamente?

Visto?! Cambi argomento!

No!!!!

Non è che cambio argomento!

È che non ho altro da aggiungere

E poi dici che dovrei scrivere a Norman di Clover e Diego? Magari annuncio la notizia sul gruppo matchmaker

 

Petra era in procinto di ribattere che Amabelle stava chiaramente cambiando argomento, quando sentì la porta della camera di suo padre e di Bonnie sbattere.

Sobbalzò, temendo che suo padre avesse appena avuto un esaurimento e avesse deciso di ammazzarla, e socchiuse la porta della propria camera per indagare sulla causa di quello scatto d’ira verso la povera porta.

Rimase di stucco quando si rese conto che a chiudere la porta era stata Bonnie, che litigava ad alta voce con suo padre.

Intenta a chattare con Amabelle non si era accorta che fosse tornata.

Socchiuse meglio la porta per cercare di capire cosa dicessero, cercando di non farsi beccare.

Suo padre stava scendendo le scale, e Bonnie lo seguiva inviperita.

-Non puoi dire sul serio?! Credi davvero alle parole di quelle serpi e non a me?!- gli stava urlando contro, tra le fintissime lacrime.

Petra era scioccata.

Ma che stava succedendo?!

-Non ti riferire mai più ai miei figli in questo modo! Qui l’unica serpe in seno sei tu! E non ti azzardare mai più ad avvicinarti ai miei ragazzi!- urlò Brogan, categorico.

A Petra si gelò il sangue nelle vene.

Suo padre non urlava. Ogni tanto alzava la voce, che però restava sempre nei limiti tollerabili, e non perdeva mai le staffe.

In quel momento stava urlando, furibondo… nei confronti di Bonnie.

Bonnie!

La donna con la quale non aveva mai litigato e cercava di proteggere a ogni costo.

-Non vuoi ascoltarmi solo perché ti ho detto la verità. Ma sai quanto me che sono entrambi rotti, rovinati! Ed è molto, molto meglio lasciarli perdere. Perché non accetti che potresti essere felice se solo…- Bonnie gli prese il braccio e provò a portarlo nuovamente dalla sua parte, ma Brogan la scansò.

-Rotti? Rovinati?! Sono i miei figli, non dei mobili da sostituire, e io li amo per come sono! E se devo scegliere tra loro e te, loro saranno sempre al primo posto. Vattene da questa casa e non tornare più- Brogan era categorico, spietato, veramente furibondo.

E Petra non si era mai sentita così accettata in tutta la sua vita.

Nonostante ciò che aveva detto ad Amabelle, il coming out l’aveva scossa parecchio, e temeva davvero un sacco la reazione che avrebbe ricevuto.

Se Brogan aveva spinto il figlio preferito, l’erede, il perfetto Mirren, fuori da casa, cosa avrebbe fatto alla figlia non voluta, quella uscita male, la femmina?

Petra si aspettava che il meglio che avrebbe potuto ricevere sarebbe stata l’indifferenza, che suo padre avrebbe semplicemente finto di non averla sentita, o avrebbe ignorato la cosa.

Lei gli voleva bene, ma non avevano un rapporto stretto come lo avevano lui e Mirren. 

E tutto si aspettava, meno che suo padre la difendesse così a spada tratta meno di un’ora dopo il coming out.

Una chiamata al telefono la distolse dal litigio che si era spostato al piano di sotto, ma che era ancora perfettamente udibile.

-Petra, hai smesso di rispondere. Tutto bene?- era Amabelle. Petra non riuscì a risponderle.

Senza rendersene conto, si era messa a singhiozzare.

Amabelle la sentì e andò nel panico.

-Santo cielo! Cosa è successo?! Stai bene?! Brogan ti ha fatto qualcosa?! Bonnie?! È colpa mia?- chiese immediatamente, agitata.

-No, non è successo niente, solo… aspetta, ascolta- Petra cercò di mantenere la voce ferma, mise il vivavoce, e permise ad Amabelle di sentire la conversazione.

-Vuoi cacciarmi di casa solo per delle stupidi voci infondate? Credi davvero a quella storia?! Quei piccoli mostri ti hanno fatto il lavaggio del cervello! Ti vogliono dissanguare come delle sanguisughe attaccate ai tuoi averi, e temono che tu possa rifarti una vita con…- stava dicendo Bonnie, continuando a gettare sterco contro i figliastri.

-Basta, Bonnie!- tuonò Brogan, zittendola.

-Wow! L’hashtag BastaBonnie ha colpito anche lui- sussurrò Amabelle, sconvolta quanto Petra dalla presa di posizione.

Rimase ammutolita dal seguito.

-Sei tu a volermi fare il lavaggio del cervello, e i miei figli volevano solo proteggermi da te. È l’ultima volta che te lo dico. Esci da questa casa e non tornarci. Domani avvio le pratiche per il divorzio- 

-Non puoi dire sul serio?!- ormai Bonnie era disperata, e Petra sapeva esattamente il motivo, dato che l’accordo prematrimoniale non le avrebbe lasciato un centesimo se si separavano in quel modo.

-Mai stato così serio in vita mia!- furono le ultime parole di Brogan. Non si assicurò nemmeno che uscisse davvero di casa, si limitò a darle le spalle e avviarsi di nuovo verso le scale.

Petra si allontanò appena, e ritornò verso camera sua, per non dare a vedere che aveva origliato tutto.

-Petra, è successo davvero?- chiese Amabelle, incredula.

-Stento a crederci, ma mi sembra proprio di sì- rispose la ragazza, ancora sconvolta.

-Sono senza parole, quindi quando vuole sa essere un padre decente- 

-Shhh, sei in vivavoce- Petra si affrettò a silenziare la chiamata e si guardò attorno per assicurarsi che suo padre non fosse già risalito senza che lei se ne accorgesse.

E si ritrovò faccia a faccia con Brogan ormai quasi alla fine della scale. Il suo volto aveva ancora traccia della rabbia provata nei confronti della moglie, ma appena i loro sguardi si incrociarono, si aprì in un leggero sorriso, un po’ triste, ma sincero.

Petra sapeva di dover dire qualcosa, ma non trovava le parole.

“Grazie”? “Era ora!”? “Mi dispiace”? Non sembravano le cose giuste da dire.

-Papà…- cominciò, ma la voce le morì, e prima che potesse trovare di nuovo le parole, suo padre la zittì ulteriormente, avvicinandosi e scompigliandole i capelli.

Non aveva mai fatto un gesto così affettuoso nei suoi confronti, da un padre verso la figlia.

Petra rimase di sasso… pun not intended, e lo guardò sorpresa.

Il padre allargò il sorriso, e si avviò nuovamente verso la camera.

-Spero che tu possa restare a casa- le sussurrò, prima di tornare dentro.

Petra ritornò in camera sentendo appena quello che Amabelle, ancora al telefono, le stava chiedendo con voce concitata.

Una volta al sicuro tra le quattro mura del suo piccolo angolo tranquillo, mise nuovamente il telefono all’orecchio.

-Amabelle…- cominciò.

-Tray! Cosa ti ha detto? Non ho sentito bene! Va tutto bene? Resti a casa? Ti ha accettato?- chiese Amabelle, più agitata di lei.

-…penso che mio padre segua Gorgeous… non si spiega sennò- sussurrò Petra, ancora sconvolta.

-Cosa?!- chiese Amabelle, molto confusa.

Ma quella scena finale tra padre e figlia sembrava davvero presa da una soap opera!

 

Mercoledì 30 Ottobre

Denny ormai non ci provava neanche più.

Infatti quel giorno era arrivato al Corona senza neanche un piano o una speranza in mente.

Erano passate quasi due settimane da quando Denny aveva cominciato l’operazione “parliamo con Mathi senza andare nel panico” e non c’era nessun margine di miglioramento.

Probabilmente la soluzione migliore era capire cosa lo rendesse così restio a recuperare i rapporti, e l’unica risposta che gli venisse in mente, oltre al normale gay panic, era che… era… no, a Denny non veniva in mente alcuna spiegazione logica che gli impedisse di parlare con Mathi, oltre allo stupido gay panic.

Ma insomma! Erano stati amici per mesi, si erano saltati addosso durante momenti dove rischiavano la vita. Denny si era deciso a confessargli i suoi sentimenti mesi prima, quando ancora aveva i dubbi sulla sua sessualità e non sapeva che il suo migliore amico avesse una doppia vita. Cos’era cambiato da allora?!

…a parte tutto!

Mentre Denny guardava distrattamente il menù del Corona Café, aspettando che Max lo raggiungesse per pranzare insieme, cercò di pensarci per davvero.

Ignorando per un attimo che anche se non avesse scoperto della doppia vita di Mathi non era detto che avrebbe confessato i suoi sentimenti, e mettendo in conto che rispetto a prima era molto più sicuro circa la propria sessualità, ed era anche ufficialmente fuori dall’armadio con praticamente tutti quelli che conosceva… cosa era cambiato?

-Oh… hey… il solito?- la voce incerta di Mathi lo interruppe dalla sua riflessione, e nuovamente sentì il cuore iniziare a battere furiosamente e la bocca farsi secca.

-Oh… hey… no, oggi pranzo e aspetto mio fratello- rispose, come se stesse parlando con uno sconosciuto.

…BINGO!

ECCO IL PROBLEMA!

-Oh… okay… torno dopo allora- Mathi gli fece un cenno cortese e si allontanò.

-Aspetta!- ora che Denny aveva scoperto il problema, riuscì a racimolare abbastanza coraggio da fermarlo.

Mathi si girò verso di lui, stupito e… speranzoso, forse?

-Sì?- chiese, avvicinandosi a lui con il blocco pronto a segnare qualcosa.

-Ecco…- nonostante avesse un minimo di coraggio in più, Denny non sapeva comunque bene cosa dire.

Prese un respiro profondo e si fece forza.

-Mi… mi daresti il tuo numero?- chiese, in un sussurro acuto che probabilmente solo i pipistrelli avevano sentito perché aveva raggiunto il confine dell’ultrasuono.

Mathi evidentemente era batman, perché lo sentì, e arrossì parecchio.

-SÌ!- esclamò, con grande entusiasmo, prima di cercare di darsi un contegno, e segnare un numero sul taccuino.

-E_ecco a te… eh… torno più tardi per le ordinazioni- gli porse un foglietto, e scappò via, per andare a servire altri clienti.

Denny prese il foglietto come se fosse un tesoro prezioso, senza credere di avere avuto il coraggio di fare quel passo gigantesco.

Ma aveva finalmente capito il suo problema: 

Non aveva il coraggio di approcciare Mathi, perché non aveva la più pallida idea di come fare. Ma la cosa migliore, per ricominciare a frequentarlo, era trattarlo come uno sconosciuto.

Certo, probabilmente sapevano più cose l’uno dell’altro di molti altri, ma Denny conosceva Mathias Yagami, lo studente di informatica, l’agente sotto copertura, mentre quello davanti a lui era Matthew Yamamoto. Certo, il nome era ancora Mathi Yagami, ma era una persona per certi versi completamente nuova. E il modo migliore per approcciarlo era ricominciare tutto da capo, e poi rimettere insieme i pezzi migliori.

Soprattutto perché… Denny non ci aveva pensato, ma Mathi stesso doveva ancora rimettersi insieme.

Sì, era fuori dall’agenzia, ma era stato invischiato con loro per tre anni, tre anni senza una vita, o un’identità, o sua sorella.

Cavolo! Mentre Denny aveva un gay panic durato settimane, Mathi stava combattendo per ricominciare un’intera vita! E Denny non lo aveva aiutato per niente!

Che persona orribile!

-Denny, sei in anticipo- suo fratello lo raggiunse in quel momento, sedendosi accanto a lui e interrompendo i suoi pensieri depressi.

-Hai mai desiderato non sapere qualcosa per vivere sereno e non farti paranoie?- chiese Denny, sbattendo la testa contro il tavolo per soffocare i sensi di colpa.

Max, che non si era neanche tolto la borsa, lo guardò confuso, poi lanciò un’occhiata in direzione di Mathi, che li stava guardando e distolse immediatamente lo sguardo, arrossendo parecchio.

-Beh… sì. Direi di sì. Più di quanto immagini- rispose, deprimendosi a sua volta mentre il cervello gli ricordava che “hey, bello, il tuo ex ragazzo che ami ancora e che hai scoperto essere una principessa è anche *l* tu* amic* di penna da qualche mese. Che intendi fare al riguardo?”

-Che periodo orrendo- dissero insieme i due fratelli, con un sospiro rassegnato.

Nel frattempo, a pochi metri di distanza, mentre Denny si sentiva in colpa per aver trascurato il povero Mathi, quest’ultimo era emozionato come un bambino il giorno di Natale. Felice come una Pasqua, e insomma ogni similitudine vi venga in mente che coinvolga una qualche festività.

Per due motivi: 

1) Denny, la sua grande cotta, gli aveva finalmente chiesto il numero;

2) Aveva vissuto il suo personalissimo Coffee Shop AU! Wow! 

Era stato bellissimo per lui accogliere Denny ogni giorno, lanciarsi con lui sguardi pieni di intesa, e poi soccombere all’imbarazzo.

Okay, era stato un po’ strano, e molto imbarazzante. Ma anche bellissimo.

Come nelle sue fanfiction preferite!

E ora finalmente Denny aveva il suo numero!

Si ricominciava!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Wow… è uscito più lungo di quanto pensassi. E ho anche tolto alcune cose.

Ma non potevo dividerlo e spezzare il Coffe Shop AU tra Denny e Mathi ^^’

Ho cercato di stringere un po’.

L’appuntamento tra Clover e Diego non mi convince del tutto, ma non volevo sollevare un enorme polverone per Justin, anche se volevo presentarlo. A proposito di Justin Chase, piccola curiosità. Oltre al nome che si ispira palesemente a Justin Bieber perché ci sono tantissime fanfiction in giro con la trama di Justin che è un criminale pazzo, e il cognome Chase che riprende le corse in auto alle quali partecipa, il suo nome, letto tutto insieme, può anche sembrare “Just in case” che è un riferimento al fatto che dice a Clover “Nel caso volessi…” perché lui lascia la porta sempre aperta per Clover “nel caso” volesse ritornare a quella brutta vita.

Niente, piccola chicca, perché quasi tutti i nomi hanno significati strani, ma questo è uno dei miei preferiti.

Passando a Mirren… adoro sempre tanto scrivere i drammi Ferren, penso si noti dal fatto che sono stati la prima coppia a mettersi insieme ma continuano ad avere un ruolo protagonista. Di solito in questo tipo di storie una volta che la coppia si è messa insieme ci si concentra sulle altre e loro restano nel background…ma io li adoro troppo! 

E la famiglia di Felix è dolcissima.

E tra poco il dramma con Brogan finirà. Intanto Bonnie è stata cacciata di casa, finalmente!

Mi è piaciuta un sacco la scena Petra/Brogan!

Se siete curiosi di sapere cosa si sono detti Brogan e Bonnie prima che Petra iniziasse a spiarli, fatemelo sapere, e aggiungerò la scena nella raccolta Life Bites in futuro.

Alla fine arriviamo a Mathi e Denny…  il Coffee Shop AU è uno dei cliché fanfictinari che volevo includere a tutti i costi. Pensavo sarebbe stato per Max e Sonja, e un po’ lo è stato, ma alla fine i più esemplari per questo cliché sono i miei cari Mathenny. Mi sono divertita troppo a trascrivere il panico di Denny all’idea di parlare con Mathi, che al contrario dapprima è confuso, poi sempre più divertito dalla situazione.

Grazie a tutti quelli che seguono questa storia e l’hanno seguita così a lungo. Wow! Ormai pochi capitoli e arriviamo alla fine.

Non so quando arriverà il prossimo, perché ho molte altre storie da scrivere e soprattutto parecchi esami da dare molto presto, quindi sto impicciata, ma spero sia il prima possibile!

Un bacione e alla prossima :-*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: È il compleanno di Mathi. Il gruppo si riunisce per una serata cinema dopo parecchio tempo.

   
 
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