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Autore: sweetlove    07/06/2021    8 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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• Accenno all'uso di sostanze stupefacenti
• Disegno a fine capitolo

C R E E P

Capitolo 1


Dicembre, anno 812

 

Hami non fece in tempo ad infilare il piede tra lo stipite e la porta che questa si chiuse con un fracasso assordante.

A poco sarebbe servito passare per l’immenso terrazzo, poiché avrebbe trovato le imposte serrate dall’interno.

Nina aveva deciso di asserragliarsi, ma stavolta c’era qualcosa di diverso nel suo reagire ai richiami in quel modo. L’aveva vista, sul divano, sollevare lo sguardo dal cellulare mentre Trunks le parlava, forse più docilmente del solito. Hami sapeva, da un pezzo ormai prendeva parte alle decisioni di famiglia, non era più una bambina ma essere anche sorella, talvolta, iniziava a risultarle davvero complicato.

Soprattutto in quel momento.

Avrebbe dovuto schierarsi dalla parte di Nina, provare a far cambiare idea a chi aveva deciso di salvarle la vita, oppure sperare che quest’ultima riprendesse un percorso lineare e meno turbolento?

Sicuramente entrambe le cose, ma la ragione è solo da una parte in certe situazioni. Come quella.

«Nina…»

Una mano aperta contro il legno della porta, l’orecchio teso all’ascolto.

Nulla.

«Nina, ti prego apri.»

Le giunse dall’interno un suono. Ovattato ma ben riconoscibile. Un singhiozzo.

Nina non piangeva mai, lei non dava soddisfazione. Se ne fregava di rimproveri e punizioni, li accettava a testa alta e con sguardo freddo. Stavolta no… stavolta faceva male. La posta in gioco era troppo alta, ma lo sapeva.

Sapevano tutti che a breve sarebbe successo, che quel ragazzo non poteva essere recuperato con un castigo impartito dai genitori, forse più pesante degli altri. Serviva una linea dura, estrema, la peggiore.

«Nina, è per il tuo bene ma soprattutto per il suo!» Provò a dire, sentendo la fermezza vacillare e le gambe tremarle nell’udire dal soggiorno un sospiro aspro e stizzito.

Suo padre era ancora seduto su quel divano, con le mani giunte davanti alla bocca e lo sguardo fisso sul tavolino. La gamba si muoveva velocemente in quel tic nervoso da poco intensificatosi.

«Vi odio tutti!»

Solo un grido dall’interno della stanza. Il sangue di Hami si gelò come in quel giorno di aprile appena trascorso, quando le avevano detto che sua madre era morta. Aveva temuto sarebbe rimasto il momento peggiore della sua vita, senza immaginare cosa Nina avrebbe potuto combinare negli otto mesi seguenti.

Decise di non insistere, sua sorella l’avrebbe odiata ma pensò di meritarselo. Forse se fosse rimasta sua complice adesso quei due sarebbero stati insieme. Magari sarebbero scappati, facendo perdere le loro tracce.

Invece no… quando le avevano chiesto cosa ne pensasse riguardo l’allontanamento di Kian, aveva semplicemente pensato al bene di Nina, nonché alle ormai innumerevoli volte in cui Trunks e Goten si erano già recati al comando di polizia per causa loro.

Prima solo lui a rubare, a commettere piccoli e medi reati per noia e divertimento, in nome di una ribellione immaginaria. Poi, quando Marron era morta, qualcosa era scattato in Nina.

Doveva seguirlo, scuotere il suo animo tormentato e riempirlo di brividi forti, troppo forti. Cos’era essere colti insieme a rubare alcolici in un supermercato a quindici anni? Oppure in sella ad una moto sottratta al malcapitato di turno sceso a bere un caffè al distributore?

Ma dopo mesi e mesi, qualcuno aveva detto basta e quel qualcuno, seppur col cuore a pezzi, era Goten. Perché nel sapere suo figlio a drogarsi in un parco come il più squallido dei disagiati della Città dell’Ovest si era sentito morire, e soprattutto in colpa, terribilmente in colpa… e pensare che anche Nina potesse seguirlo, cercando di lenire il dolore per quella perdita in quel modo atroce, l’aveva indotto a sedersi a tavolino con la ex moglie e decidere cosa sarebbe stato meglio per Kian.

E anche lei, nonostante le lacrime versate davanti a quel foglio da firmare, era stata d’accordo.

Tutti erano stati d’accordo, malgrado la ribellione di Yuno, il gemello definito ‘buono’ dalla società di merda che li circondava.

Kian doveva essere aiutato e recuperato, ma soprattutto portato via, il più lontano possibile dalla Città dell’Ovest, prima che riuscisse a sporcare in maniera indelebile quella che aveva finito per diventare la sua prima ragazza. Nina Brief.

 

 

Gennaio, anno 815

 

«Nina, sei pronta?»

Hami si affacciò alla porta della camera da letto di sua sorella, vedendola infilarsi la seconda scarpa con poca fretta. Il letto era rifatto, la stanza più o meno ordinata e sulla scrivania un solo libro aperto.

«Solo un istante, devo finire di prendere le mie cose.»

Le rispose con un sospiro, di chi non ha molta voglia di uscire sotto la neve per andare a scuola. Eppure, da quando un anno prima aveva cambiato istituto, passando alla West City High School, aveva preso a frequentarlo con maggiore entusiasmo a differenza dei primi anni, quando alla scuola privata della capitale combinava un disastro dietro l’altro assieme a Kian.

Lui era stato espulso, lei ritirata prima che potesse essere mandata via a calci in culo. Ennesimo gesto impulsivo di suo padre Trunks, nel tentativo di proteggerla.

«Sbrigati, mi farai fare tardi il primo giorno!»

Hami si allontanò dall’uscio, passandosi le dita tra le ciocche lunghe e bionde dei suoi capelli appena pettinati. Aveva pensato per due giorni a cosa infilarsi, a come presentarsi a quella cerimonia di insediamento organizzata appositamente per lei dall’intera Capsule Corporation.

La giovane Brief, primogenita di Trunks, vantava una laurea presa con una tempistica pazzesca e il compito di prendere in mano l’azienda di famiglia ora che suo padre, a breve cinquantenne, aveva letteralmente ereditato ogni singolo zenie di famiglia.

Bulma Brief non aveva esitato, al primo segno di demenza senile, a firmare tutto ciò che era firmabile affinché i suoi figli avessero carta bianca e lei non dovesse più pensare neanche un secondo a tutto ciò che suo padre aveva costruito con sudore e sacrificio. E aveva capito col tempo, Bulma, che di Trunks e Bra, ma ancor più di Hami, poteva fidarsi ciecamente.

«Wow ragazza. Attenta o i dipendenti inizieranno a fare pensieri strani sul capo ancor prima di vederla nell’ufficio presidenziale!»

Hami si volse appena verso la camera padronale, mentre controllava nello specchio del corridoio che tutti i bottoni della camicetta bianca fossero allacciati. Vide suo padre armeggiare con l’orologio d’oro, quello che indossava solo nelle occasioni speciali, e guardarla con orgoglio e quel pizzico di ironia tipica di lui.

«Troppo seriosa?» Gli chiese la primogenita, tornando a fissarsi nello specchio e temendo di aver esagerato con quel tailleur.

Per un istante le parve di rivedere sua madre, ma non lo disse.

«Sei perfetta, scimmietta.»

Trunks le si avvicinò, baciandole la guancia da dietro come di consueto ma lasciandola per un momento interdetta. Perché le bastò incrociare il suo sguardo un solo istante per capire avessero avuto lo stesso identico pensiero.

«Eccomi…»

A rompere quel silenzio, fatto di centinaia di parole non dette, la voce annoiata di Nina, finalmente riemersa dalla sua stanza e pronta a indossare il suo cappotto rosso. Lo sguardo annoiato e infastidito, come sempre.

«Interrompo qualcosa?» Chiese, osservando quei due di sottecchi.

«Papà stava dicendo alla figlia preferita che è perfetta!»

Un caschetto disordinato di capelli lilla venne fuori dal bagno e due occhi azzurri si piantarono in quelli di sua sorella, la ‘mezzana’ come veniva chiamata. Con lei era riuscito ad avere un rapporto più complice, poichè la differenza d’età inferiore a quella che aveva con Hami aveva reso lui e Nina più uniti durante l’infanzia, o almeno fino a che la biondina aveva mostrato interesse per giochi adatti a lui.

«Immaginavo…» Storse la bocca Nina, senza nascondere un sorriso sardonico.

«Piantatela!» Sbottò Hami, esasperata.

«Non ho figli preferiti, io!» Trunks li guardò entrambi sottecchi, pur sapendo che non sarebbe mai riuscito a mostrarsi minaccioso. Da ormai ventitré anni veniva accusato di favoritismo nei confronti della primogenita, e i due figli minori erano cresciuti all’eco di queste affermazioni che poteva soltanto negare, ma che in cuor suo sapeva non fossero poi così errate. In fondo, Hami era sempre stata la luce dei suoi occhi e la più simile a lui, dei tre.

«Come no…»

Nina gli passò accanto sollevando le spalle, ma Trunks bloccò sia lei che Mirai, pronto a sgattaiolare in soggiorno per divorare la sua colazione, e ignorando le - finte - proteste soffocò entrambi in un abbraccio apparentemente forzato.

«Siete i miei tre figli preferiti! E un giorno toccherà anche a voi aiutare Hami alla Capsule Corporation!»

Li mollò, ignorando le lamentele di Nina riguardo i capelli scompigliati.

«Io voglio fare il poliziotto, come il nonno Crillin!» Mirai sorrise. Dodici anni compiuti da poco ma già idee chiarissime e un coraggio indiscutibile, già dimostrato in più occasioni.

«Ne riparleremo quando sarà il momento, Mirai. E adesso sbrigati, fra cinque minuti usciamo!» Trunks gli fece l’occhiolino, tornando sui suoi passi per recuperare la giacca nella camera da letto. Il letto era rimasto disfatto ma sapeva che mezz’ora dopo la cameriera avrebbe provveduto a fare il suo ingresso e sistemare il tutto.

«Io faccio colazione con Yuno…»

Nina diede le spalle a tutti e tre, pronta a raggiungere finalmente l’ingresso, ma dovette fermarsi ancora.

«Ma come, non dovevo accompagnarti io?» Le chiese suo padre, sollevando un sopracciglio. Ricevette in risposta uno sguardo perplesso, e ancora una volta, forse la milionesima, il cuore gli si fermò nel petto per quanto gli parve di avere davanti sua moglie.

«Non ho più sette anni. E’ imbarazzante farmi vedere accompagnata dal papà, e lo sai bene! Vado con Yuno, mi aspetta giù!»

Nina si volse ancora e inforcò l’abitacolo dell’ascensore che dava sull’enorme open space. Non a caso tutti e tre, Mirai compreso, rimasero sconvolti nel sentirla biascicare un «A dopo.» prima della chiusura delle porte.

 

 

Yuno era sempre stato calmo e pacato, capace di restare in attesa per ore e di non perdere mai la pazienza. Eppure, quando sul display dell’orologio l’orario iniziava ad essere pericolosamente vicino a quello del suono della campanella, l’agitazione prendeva il sopravvento. E le scelte erano due: piantare in asso Nina oppure prendere consapevolezza che sarebbe arrivato in ritardo a scuola.

Ma in tutto quel tempo non aveva mai lasciato sola la sua amica. Mai. Le aveva fatto una promessa il giorno in cui Kian era stato portato via, due anni prima. Le aveva promesso che non l’avrebbe mai lasciata sola e così era stato.

Sembrava che tutti avessero smesso di credere nella ripresa di Nina, tutti tranne lui. E quando dopo un mese in cui si era quasi lasciata morire chiusa nella sua camera l’avevano vista uscire, Yuno era stato l’unico a non meravigliarsi più di tanto, comportandosi come se tutto fosse normale. Come lei avrebbe voluto, perché Nina detestava essere compatita e trattata con i guanti.

Aveva sempre avuto bisogno dei suoi tempi per riprendersi dalle difficoltà, piccole e grandi, che la vita le aveva messo davanti, ma c’era sempre riuscita.

Da allora era stato la sua ombra, riuscendoci finalmente dopo anni e anni. Già, perché quando erano un trio Nina sembrava preferire di gran lunga Kian. Yuno era molto meno interessante, con la sua indole tranquilla, la tendenza all’essere dannatamente secchione e responsabile, il suo ponderare ogni scelta fino alla nausea. E non era il suo ragazzo…

Malgrado sin dalla prima infanzia si sarebbe fatto amputare le braccia per lei, tutt’ora non riusciva a dichiararsi. Kian, suo gemello estremamente diverso caratterialmente, invece l’aveva soltanto baciata una sera d’estate di fronte al fuoco acceso sulla spiaggia, alla festa di inizio liceo. Aveva deciso che ‘quella’ sarebbe stata la sua fidanzatina e Nina sembrava non aspettare altro.

Quel momento Yuno se lo sarebbe ricordato per sempre, poiché dimenticare il dolore del cuore che si spezza è impossibile, specie se sei un ragazzino innamorato.

Da allora erano passati quattro lunghi anni e troppe cose erano cambiate, tranne i sentimenti che, in silenzio, continuava a provare per Nina.

«Ciao Yù!»

Sobbalzò sentendosi menzionare, assorto nei suoi pensieri.

«Ehi…» Biascicò, lottando come sempre per non restare imbambolato davanti a lei. Un ebete, ecco cosa diventava.

«Stai bene?»

«S-Sì. Scusa, pensavo.» Sorrise, grattandosi la nuca in un gesto che lo rendeva fin troppo simile a suo padre Goten, nonostante il taglio degli occhi l’avesse inequivocabilmente ereditato dalla madre, Valese.

«Ho fatto tardi, mi hanno bloccata all’uscita.»

«Dori stamattina ha occupato il bagno per venti minuti. So cosa intendi.»

«No, è che… ah, lascia perdere. Andiamo.»

Nina era così, decideva e agiva. Stop. Null’altro da fare, né da ribattere. Yuno era felice di vederla così determinata, di vederla così come da sempre la ricordava. In poche occasioni l’aveva vista fragile, occasioni che nemmeno voleva ricordare. Era la donna più enigmatica del pianeta, ma a lui piaceva così… e sentiva sempre più vicino il momento in cui il coraggio di farsi avanti sarebbe arrivato.

«Come sta Hami? Agitata?» Le chiese, affiancandola sul marciapiede mentre camminavano a passo svelto verso la scuola, distante solo cinque minuti dalla zona residenziale.

«Molto. Lo nega, ma è evidente.»

«E’ normale, Ninì. Da oggi sarà ufficialmente al vertice della Capsule Corporation. O meglio, affiancherà tuo padre finché lui non si ritirerà. Destino che toccherà anche a te, un domani!»

«Col cazzo, Yù.»

Yuno tacque. Era abituato a sentirla sbottare in espressioni poco soavi, ma non si aspettava tanta fermezza.

«Ancora quella storia…?»

Si accorse troppo tardi di averlo detto sul serio, quando la vide fermarsi e voltarsi verso di lui.

«’Quella’ storia è il mio progetto di vita. Se non ti è chiaro, ho già detto che dell’azienda non me ne frega un’emerita sega e che finita la scuola sarò io a decidere come e cosa studiare! E poi…»

Yuno sollevò le mani.

«Ok! Non ti scaldare, dai!» Le agitò leggermente cercando di calmarla «M-Mi dispiace. Sai che ti appoggerò in qualsiasi scelta, l’importante è che sia sensata…»

«Lo sarà. Andiamo ora.»

E ancora una volta, Yuno obbedì. Nonostante nel vederla così, come una tigre all’attacco, la voglia di baciarla avesse minacciato il suo potente autocontrollo di fargli fare un passo desiderato ma altrettanto falso.

 

Continua

 

 

Nota dell’autrice

Riccomi qui. Fin troppo presto per quel che mi aspettavo, lo riconosco. E no, non era intenzionale anche se è lunedì e se il prologo l’ho pubblicato giovedì. Non sarà appuntamento fisso, ma questo già ve l’ho detto.

Dunque, innanzitutto c’è una novità rispetto ai miei vecchi scritti: mese e anno prima dei paragrafi. In questa storia sono d’obbligo, perché faremo spesso avanti e indietro e se dovessi aiutarmi soltanto col carattere corsivo sarebbe un vero disastro. Spero che così tutto sia più chiaro.

E poi, vorrei sapere da chi non ha seguito le tre long precedenti, se ha fatto difficoltà a capire gli eventi e, soprattutto, i personaggi abbozzati in questo primo capitolo.

Kian e Yuno, i gemelli di Goten e Valese, e Hami, Nina e Mirai, figli di Trunks e Marron.

E’ tutto chiaro? Devo saperlo, purtroppo sganciare una storia dalle precedenti ma utilizzare gli stessi PG si sta rivelando più difficile di quel che pensavo. Vi aspetto eh!

E niente. Non so a quando il prossimo capitolo. Il momento non è molto sereno, ma non voglio ammorbarvi con i miei casini. Vi dico solo che la scrittura mi aiuta a non pensare a determinate cose e vi sono tanto grata per il supporto che mi date, davvero. Vecchi e nuovi!

Per il momento è tutto.

 

Un abbraccio

 

Sweetlove

 

PS: su Instagram al sondaggio ha indovinato chi ha detto che Kian era quello di destra!!!

Posto anche qui il disegno.
 

                                  th-4442250465-956x956
   
 
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