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Autore: takitaki    07/06/2021    2 recensioni
“Che cosa abbiamo?” esordì l’ispettrice, riconoscendo accanto al letto una figura familiare.
“Donna giapponese, tra i 25 e i 30 anni, strangolamento. Il corpo sta per essere portato via, se vuoi dargli un’occhiata da vicino fa presto, Michiru.”
Un nuovo caso di omicidio arriva sulla scrivania dell'ispettrice Michiru Kaiou, ma non si tratta di un caso qualunque. In questo caso sono coinvolte donne, tante donne, donne che soffrono, che amano, che sperano, che lottano.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Rei/Rea | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessuna serie
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Non accadeva da così tanto tempo che pensò quasi di averlo sognato, eppure era vero, qualcuno aveva bussato alla porta del suo appartamento.

Quando aprì la porta si ritrovò davanti un viso decisamente familiare, al quale sorrise.

"Che piacere vederti, Rei."

"C-Ciao Haruka" rispose la ragazza, con le guance leggermente arrossate, porgendo successivamente qualcosa al ragazzo.

"È la tua giacca. Ricordi? Me l'avevi prestata."

"Si ricordo" rispose prendendola dalle sue mani, sfiorandole "ti va di entrare? Mi dispiacerebbe lasciarti andar via senza offrirti qualcosa" propose alla mora.

Rei sembrò esitare qualche istante, arrivare fino a casa di Haruka per restituirgli quella giacca era stato un enorme sacrificio per lei. Da quel giorno erano passate infatti due settimane, tempo che Rei aveva passato a rimuginare sul restituirla o meno, quando e dove, finché Yuichiro, che ormai aveva capito che la sorella aveva un debole per Haruka, non l'aveva convinta ad andare direttamente a casa del biondo, passandole l'indirizzo.

Alla fine accettò, entrando nel piccolo appartamento.

"Accomodati pure."

La ragazza si sistemò in ginocchio su uno dei cuscini indicati da Haruka, riflettendo su quanto quella situazione la stesse rendendo nervosa. Restare da sola con lui non era nei piani.

"Che cosa posso offrirti? Purtroppo non so fare il tè, altrimenti ti avrei-"

"Posso farlo io se vuoi!" rispose quasi gridando, era un modo per scaricare la tensione.

Haruka rise a quel gesto e con un cenno le accordò il permesso, appoggiandosi poi al muro mentre la guardava preparare la bevanda.

"Ecco qui" disse la mora, poggiando il vassoio sul tavolino basso¹ poco distante, tornando a sedersi stavolta insieme al biondo, che si era seduto davvero troppo vicino.

"Ti chiedo scusa, oltre a portarmi la giacca hai dovuto anche preparare il tè" iniziò, grattandosi la nuca.

"Non preoccuparti, non c'è alcun problema!" rispose Rei agitando le mani imbarazzata, osservando poi l'appartamento mentre beveva.

"Vivi da solo?" chiese, viste le dimensioni del monolocale.

"Si."

"Mi dispiace."

"Perché?" chiese Haruka confuso.

"Devi soffrire molto la solitudine qui" rispose tenendo lo sguardo lontano dal ragazzo.

Si sentiva davvero una stupida, possibile che una persona come lei non riesca a guardare in faccia un ragazzo? Insomma, era solo un ragazzo.

"Nah. Sto bene da solo" rispose piuttosto sicuro, tenendo la testa alta "preferisco stare qui che a casa dei miei genitori."

Rei inclinò la testa verso di lui, guardando i suoi occhi blu diventare spenti, cupi.

"Hai litigato con loro?"

"Più o meno. Loro non hanno accettato le mie scelte di vita e non c'è stato altro modo, non potevo resistere un minuto di più."

La mora era piuttosto confusa, di quali scelte di vita stava parlando esattamente? Rinunciare all'università e lavorare in officina forse? Eppure non era così strano per un ragazzo della sua età.

Avrebbe voluto approfondire la questione, ma l'effetto che Haruka aveva su di lei la faceva sentire piuttosto insicura.

"Tu hai un buon rapporto con la tua famiglia?" chiese il biondo.

"Beh si, vado d'accordo sia con mia madre che con il padre di Yuichiro. Ah e ho anche una sorellina, forse non te ne ha parlato."

"Hotaru?" rispose prontamente Haruka.

"Si esatto, allora lo sapevi."

"Beh lui mi parla sempre di voi, vi vuole molto bene" rispose con un sorriso, eppure un velo di tristezza sembrò pervadere nuovamente i suoi occhi, spezzandone la voce.

Anche se era bravo a mascherare i suoi sentimenti, Rei non era stupida, si era accorta del suo dolore e aver notato quell'oscurità nel suo cuore, in qualche modo, l'aveva fatta sentire più vicina a lui.

"H-Haruka...senti" la mora prese coraggio "t-ti andrebbe di dirmi cos'è successo?" chiese, tenendo ancora gli occhi sulla propria tazza poiché se avesse incrociato il suo sguardo, in quel frangente e da così vicino, non ci sarebbe riuscita.

"Non mi guarderesti più allo stesso modo" rispose secco “non ne ho parlato nemmeno con tuo fratello.”

Rei andò in confusione, non si aspettava quella risposta e non riusciva nemmeno lontanamente a immaginare il significato di quelle parole, ma voleva davvero aiutarlo. Sentiva che, in quell'occasione, valeva la pena rischiare.

Inoltre, per quanto potesse mentire a se stessa, sapeva bene che ciò che Haruka temeva non sarebbe mai potuto accadere, non con lei.

"Non credo che esista nulla che..." sospirò, davvero rossa in viso "...che possa cambiare il modo...il modo in cui io...ti guardo."

L'aveva detto, ci era riuscita. Il sospirò finale era quello di chi si era tolto un peso dal cuore.

Non sentendo alcuna risposta dal biondo decise di voltarsi verso di lui e notò che sul volto del ragazzo stavano scendendo delle lacrime, ma notò anche che non aveva un'espressione triste, tutt'altro.

"H-Haruka?"

Il ragazzo non disse nulla, si limitò ad avvicinarsi a lei per guardarla negli occhi e, quando l'altra tentò di evadere il suo sguardo, la strinse forte in un lungo abbraccio.

Rei ricambiò quel gesto, stringendogli la camicia sulla schiena. Chiuse gli occhi, divenuti ormai lucidi, ascoltando grazie al silenzio di quel momento, il battito accelerato dei loro cuori.

Non riusciva a credere di star abbracciando il ragazzo che le tormentava il sonno da settimane.

Quando si staccò dall'abbraccio, Rei tentò di voltarsi per scappare ancora dai suoi occhi, ma Haruka le prese dolcemente il viso con una mano, per assicurarsi che i loro sguardi si incrociassero.

"Allora te ne parlerò" sussurrò il ragazzo.

In quel momento, sentì il suo animo bruciare, un sentimento sconosciuto, talmente forte da spaventarla.

Rei realizzò in quell'istante che quella per Haruka non era una semplice cotta, come si era ripetuta in quelle settimane. Era amore.

 

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In quel momento, sentì il suo animo bruciare, un sentimento sconosciuto, talmente forte da spaventarla.

Rei realizzò in quell'istante che quello per Haruka non era né rancore né odio, come si era ripetuta in quegli otto anni. Era ancora amore.

Il ragazzo si era alzato, avvicinandosi a lei.

"Rei io-"

"Non ti avvicinare!" rispose indietreggiando mentre portava una mano in avanti, come per proteggersi.

"Aspetta Rei, vorrei parlare con te" la supplicò Haruka, tentando di afferrarle un braccio.

"Non toccarmi!" la voce di Rei era rotta dal pianto, i suoi occhi, invece, carichi di lacrime.

La poliziotta riuscì a respingerlo e corse immediatamente via, il più lontano possibile da lui, non accorgendosi nemmeno di essere passata accanto a Michiru.

"Rei! Cos'è successo?" le gridò l'ispettrice non appena la riconobbe, ma la donna era già andata via. In quello stesso istante volse lo sguardo alla stanza da cui Rei era corsa via, assumendo immediatamente un'espressione arrabbiata.

"Tu" disse minacciosa avvicinandosi "che cosa le hai fatto?" Michiru avrebbe voluto tirargli uno schiaffo in pieno volto ma si fermò non appena notò lo sguardo del biondo. Si calmò con un sospiro e tirò per la manica il ragazzo nella sala interrogatori, facendolo accomodare per poi prendere posto davanti a lui.

"Cosa le hai fatto?" chiese, stavolta con un tono pacato.

"Nulla"

"Non ti credo, Rei non si sarebbe comportata così altrimenti."

"Non le ho fatto nulla, volevo soltanto parlare."

Michiru alzò un sopracciglio, stava lentamente perdendo ancora la calma.

"Dimmi la verità, tanto la scoprirò comunque."

Haruka sospirò, guardando finalmente Michiru negli occhi, per la prima volta in quella conversazione.

"Lei è davvero crudele ispettrice" le disse con un mezzo sorriso "noi due stavamo insieme, molti anni fa."

Michiru sgranò gli occhi quando sentì quelle parole, non avrebbe mai immaginato che Rei potesse essere stata con un tipo del genere e la cosa, in qualche modo, la turbava,

"Ispettrice?"

La donna dai capelli acquamarina scosse la testa, anche se ancora in fase in elaborazione.

"Cosa le hai fatto?"

"Ancora? Nie-"

"Intendevo allora."

"Perché da per scontato che sia stata colpa mia?" chiese Haruka piuttosto offeso.

"Devo davvero spiegarle il motivo?" rispose Michiru alzando un sopracciglio, con uno sguardo davvero severo.

"Beh, dopotutto ha ragione. L'ho trattata male."

"Non avevo dubbi a riguardo."

Haruka rimase piuttosto interdetto dalla sua risposta, notando successivamente che la donna stava prendendo qualcosa dal fascicolo che teneva in mano da quando era arrivata.

"Conosce questa donna?" chiese, mettendo sul tavolo una fotografia.

Haruka riconobbe immediatamente la persona ritratta, portandosi le mani sul volto.

"Cazzo...non Maya...perché proprio lei?" disse con un tono decisamente basso, che Michiru sentì appena.

"Dove si trovava ieri notte?"

"A casa."

"Immagino nessuno possa confermarlo."

"Non credo" Haruka aveva un tono decisamente triste, sembrava essere più legato all'ultima vittima vista la reazione, cosa che non passo inosservata all'ispettrice.

"Che rapporto aveva con lei?" chiese, sicura che questa volta la risposta sarebbe stata diversa.

"L'ho conosciuta a uno dei tanti eventi che organizzano per noi sportivi circa un mese fa, me l’ha presentata Minako. Siamo usciti tre o quattro volte insieme."

"Tre o quattro volte è sopra la media?" chiese Michiru con tono quasi provocatorio.

"Sta scherzando?" chiese Haruka piuttosto alterato.

"Affatto" rispose l'ispettrice con un sorriso beffardo.

"Lei è un diavolo."

"È il primo che me lo dice" Michiru rise a quella frase del biondo e la tensione si alleggerì.

"Mi ascolti signor Ten-"

"Mi chiami per nome almeno, ormai sono un cliente abituale non trova?"

"D'accordo" l'ispettrice accettò divertita "Haruka giusto?"

"Ha davvero dovuto leggerlo sul fascicolo?"

Risero entrambi a quella battuta del biondo, tra i due le ostilità si erano attenuate del tutto.

"Mi ascolti Haruka, dopo questo omicidio la mia ipotesi si è fatta ancora più probabile."

"Che vuole dire?"

"Vede, a meno che lei non sia davvero idiota, dubito che avrebbe rischiato tanto da commetere un omicidio subito dopo avermi incontrato, in una situazione dove avrei potuto seguirla di persona o mandare una volante."

"Perché non lo ha fatto?" chiese Haruka.

"Non lo ritenevo necessario."

"Se lo avesse fatto, adesso avrebbe la prova della mia innocenza, ispettrice."

Michiru sapeva che Haruka aveva ragione, lei stessa quando aveva ricevuto la notizia di un secondo omicidio si era data tutta la colpa.

"Lo so, purtroppo non posso tornare indietro, ma posso evitare che accada ancora."

"Che intende?"

"Ho bisogno che lei mi elenchi tutte le ragazze con cui è uscito negli ultimi due mesi."

"Ispettrice ne è sicura? La lista è lunga" rispose grattandosi la nuca.

"Ne ho bisogno, devo evitare che un'altra ragazza venga uccisa" rispose decisamente determinata "e inoltre, ho un piano."

Haruka inclinò la testa, con un'espressione interrogativa che si tramutò in una risata non appena la donna gli illustrò il piano.

"È sicura di volerlo fare?" chiese ancora ridendo, facendo irritare Michiru che avrebbe tanto voluto colpirlo.

"È necessario per le indagini" rispose l'ispettrice, fulminandolo con lo sguardo "e c'è un'altra cosa, non si preoccupi si tratta soltanto di una formalità" inizio Michiru, tentando di tenere nascoste le sue vere intenzioni "ho bisogno di parlare con queste tre persone."

La donna porse al biondo tre fotografie.

"Yaten Kou, Minako Aino e Makoto Kino."

"Perché vuole parlare con loro?" chiese Haruka mettendosi sulla difensiva "sono miei amici, non c'entrano nulla con il caso."

"Tranquillo, è il protocollo, ma non sospetto di loro, anche per questo volevo chiedere a lei di informarli."

"D'accordo, lo farò" rispose Haruka dopo alcuni istanti di esitazione "ma la prego di andarci piano con Yaten...ha appena perso la madre" chiese, con un tono decisamente preoccupato, quasi dolce, del tutto nuovo all'ispettrice.

Michiru non si aspettava quella richiesta, rimase interdetta per un po', prima di rispondere.

"Farò del mio meglio."

Dopo aver lasciato la stanza, raggiunse Noboru.

"Ho bisogno che tu faccia una cosa" iniziò, passandogli una lunga lista di nomi "voglio che tutte queste ragazze vengano messe sotto protezione e informate del pericolo. Di’ loro di fare molta attenzione."

Il giovane agente non perse tempo e si mise subito al lavoro, mentre l'ispettrice si allontanò per cercare Rei.

 

---

 

"Non credevo sarebbe stato puntuale."

"Non è buona educazione far attendere le donne, soprattutto se sono ispettrici."

Michiru salì nell'auto di Haruka. Si erano dati appuntamento davanti alla centrale di polizia per quella sera stessa, così che una volante potesse seguirli.

Il biondo non si aspettava che la donna si sarebbe presentata in un abito corto così bello e non aveva perso occasione per guardarla durante il viaggio.

"Tenga gli occhi sulla strada" l'ammonizione di Michiru suonò così buffa, così come la situazione in cui si trovavano entrambi.

"Certo certo" rispose svogliatamente Haruka.

Anche l'ispettrice era rimasta piacevolmente sorpresa, non credeva che quella specie di playboy si sarebbe presentato in giacca e cravatta.

"Non è un po' troppo formale?" chiese al ragazzo.

"E lei non è un po' troppo sexy?"

"Stia zitto."

Haruka rise alla risposta di Michiru, approfittando del momento leggero per parlare un po' con quella donna che, in fondo, lo incuriosiva.

"Allora ispettrice, è la prima volta che invita a cena un potenziale assassino?"

"Non faccia lo stupido. A dire il vero, era da molto tempo che non uscivo un po' di sera."

Rispose la donna, lasciando che il vento le muovesse i capelli mentre si rilassava nella decappottabile del pilota.

"Perché ispettrice? Dovrebbe divertirsi di più" chiese Haruka divertito.

"Credo sia perché, a differenza sua, non riesco a uscire con una donna diversa ogni giorno."

"Ho sentito bene? Le piacciono le donne ispettrice?" chiese il biondo ridendo.

"Si, e molto anche."

"Potrei farle cambiare idea se me lo chiedesse."

"No grazie, sto bene così" rispose ridendo.

"La convertirò un giorno, vedrà."

"Lei è piuttosto stupido, Haruka."

Michiru osservava quel buffo ragazzo accanto a lei, lo trovava davvero sincero nei modi e iniziò a pensare che forse avrebbe dovuto totalmente escludere che fosse lui il colpevole.

"Almeno lei mi dia del tu, così sembrerà un vero appuntamento, non trova?"

"Le ricordo che questo piano mi farà diventare un possibile bersaglio dell'assassino."

"Così mi fa sentire in colpa."

"Non si preoccupi" rispose Michiru "se proprio ci tiene però lo farò."

"Allora io poss-"

"No."

Dopo le loro risate, il silenzio calò per qualche secondo, interrotto nuovamente da Michiru.

"Sai, mi ricordi molto una persona."

"Ah si ispettrice? La sua ex magari?"

"A dire il vero si."

“E cos’è esattamente che le ricorda lei di me?”

“Il tuo modo di fare, così spavaldo e buffo. Anche lei era molto divertente.”

"Quindi per andare a letto con lei devo farla ridere ispettrice?”

“Non ci pensare nemmeno.”

Haruka rise, continuando.

“Da quant'è che non state più insieme?"

"Credo poco più di un anno" Michiru non parlava mai della sua vita privata, le uniche persone con cui lo faceva erano Rei, Ami e Mamoru.

Eppure in quel momento, le sembrò così facile aprirsi con Haruka, non seppe spiegarselo.

"Come mai è finita tra voi due? L'ha tradita ispettrice? Non la facevo una cattiva ragazza. Oppure i vostri genitori non accettavano la vostra relazione?"

"Nulla di tutto questo."

"Allora cos'è successo?"

Michiru sospirò, alzando la testa verso il cielo che stava accogliendo la notte, diventando sempre più scuro.

"È morta."

 

---

 

"Ah sei tu, mi hai spaventata."

"Lavori di nuovo fino a tardi? Non ti fa bene" la rimproverò, avvicinandosi a lei "scommetto che hai fame, andiamo a mangiare qualcosa insieme?" le chiese sorridendo il ragazzo alto dai corti capelli neri.

"Va bene, sistemo un attimo il laboratorio e andiamo" rispose la dottoressa.

"D'accordo, ti aspetto" rispose lui, sedendosi su uno sgabello "ma dov'è Michiru? Sono passato nel suo ufficio per salutarla ma non c'era."

"È uscita."

"Ah si? E con chi?" l'uomo era decisamente sorpreso, Michiru non usciva da moltissimo tempo.

"Non ci crederai mai."

"Ho paura se mi dici così" rispose ridendo.

"Si tratta del ragazzo sospettato del suo caso."

"Ma che dici? È uno scherzo?" chiese incredulo e soprattutto preoccupato.

"No, ma tranquillo, una volante li segue" lo rassicurò Ami.

"Spero stia bene" disse sospirando "sai ha saltato la seduta ieri."

"Capiscila, è presa dal lavoro, questo caso è davvero complesso, abbiamo pochissimi indizi."

"Lo so, vorrei solo che non usasse ancora il lavoro come scusa per evadere dai problemi, ricordi cos'è successo l'ultima volta?" il suo tono era davvero triste, teneva molto a Michiru e non avrebbe voluto vederla di nuovo svenuta in ufficio per la fatica accumulata.

"Sta' tranquillo Mamoru, andrà tutto bene" Ami si avvicinò a lui, poggiandogli una mano sulla spalla per rassicurarlo, ottenendo un dolce sorriso dal moro.

"Ho quasi terminato, devo soltanto lavare queste fiale."

"Tranquilla, fa' con calma" l'uomo stava osservando il laboratorio nel frattempo, era passato un po' di tempo da quando era venuto l'ultima volta, ovviamente era pulito e ordinato come sempre, del resto Ami era una perfezionista nel suo lavoro. 

Un dettaglio però catturò la sua attenzione, un portafoto abbassato su un ripiano. Mamoru si alzò, prendendo tra le mani il portafoto per guardare cosa ci fosse all'interno, fu una piacevole sorpresa.

"Hai ancora questa foto?" chiese alla dottoressa.

"Uhm sì, mi ricorda di quando eravamo tutti e quattro all'università" rispose sorridendo.

"Come mai la tieni giù?" chiese l'uomo, notando lo sguardo di Ami incupirsi.

"È per Michiru, non voglio che ripensi a lei. Si è tormentata abbastanza per quasi un anno."

Anche lo sguardo di Mamoru divenne triste, entrambi avevano ben ancora in mente la sofferenza della loro amica.

L'uomo guardò ancora la foto, sorridendo amaramente.

Lo scatto ritraeva lui, Ami, Michiru e un'altra donna, dai capelli rossi², il giorno della laurea.

 

---

 

"Dove stai andando?" le chiese ancora piuttosto arrabbiata.

"A schiarirmi le idee" rispose secca l'altra.

"Non abbiamo finito ancora di parlare."

"Michiru."

La donna dai lunghi capelli rossi si voltò verso di lei, guardandola negli occhi.

"Michiru io ho paura. So bene che lavorare in polizia per te è importante ma l'altro giorno mi sono davvero spaventata. Cosa sarebbe successo se il proiettile fosse stato sparato di poco più a sinistra? Non sarei qui a parlarti..." l'ultima frase venne pronunciata dalla donna con un tono davvero triste.

"Vuoi che lasci la polizia?" chiese Michiru.

"Si."

"Non voglio, a me piace questo lavoro, ho lavorato sodo per arrivare fin qui" tentò di spiegarle la donna dai capelli acquamarina.

"Pensavo che una volta diventata ispettrice il tuo lavoro sarebbe stato meno pericoloso, invece è stato l'esatto opposto" ribatté l'altra.

"Mi dispiace che tu la pensi così...ma non lascerò la polizia."

"Fa' come meglio credi Michiru, adesso scusami ma ho davvero bisogno di smettere di pensare" disse la donna, prendendo le chiavi dell'auto dal mobile all'ingresso.

L'ispettrice era ancora arrabbiata, ma la accompagnò ugualmente all'uscita per salutarla.

"Vedi di tornare per la cena, Erika."

La rossa le passò una mano sulla guancia, voltandosi per andare via.

"Va bene, Michiru."

Due ore dopo, il mondo le crollò addosso. Una telefonata dall'ospedale la informava che la sua compagna era stata coinvolta in un incidente, un frontale con un tir che aveva perso il controllo.

Non c'era stato nulla da fare.

La cornetta del telefono le cadde sul pavimento, le ginocchia cedettero mentre le lacrime iniziavano a rigare il suo volto.

Il senso di colpa, quel giorno, iniziò a divorare il suo cuore dall'interno, impedendole di parlare per oltre un mese. Quando riuscì finalmente a parlare, le sue parole lasciarono senza fiato la partner che era lì quel giorno.

"Rei, hai novità sul nostro caso?"

 

---

 

"Mi dispiace ispettrice, non volevo farle tornare in mente certi ricordi" il biondo era davvero dispiaciuto dopo aver ascoltato il suo racconto.

"Non preoccuparti di questo Haruka, so che non era tua intenzione dato che non potevi saperlo."

Durante il resto del viaggio nessuno dei due parlò, la prima a dire qualcosa fu l'ispettrice quando ormai erano già seduti al tavolo di un ristorante.

"Haruka."

"Hm?"

"Ti stai divertendo? Non voglio che questa serata sia così pesante."

"Lei si sta divertendo ispettrice?" chiese il ragazzo.

"Molto, mi piace la tua auto" rispose sorridendo, sembrava sincera.

"Come darle torto" rispose Haruka, ricambiando il sorriso. Michiru si sentì decisamente sollevata, aveva paura di aver rovinato la serata.

Certo quello non era un vero appuntamento, ma nulla le vietava di divertirsi no? Dopotutto quel ragazzo era molto simpatico quando voleva e l'ispettrice si sentiva stranamente bene con lui.

Durante la cena parlarono molto, principalmente di argomenti leggeri, trascorrendo una serata davvero piacevole.

"Mi dispiace che la serata sia già terminata ispettrice, mi stavo abituando alla sua compagnia" iniziò Haruka mentre raggiungevano insieme l'auto nel parcheggio.

"Dispiace anche a me."

"Mi dica, tenersi al mio braccio fa parte della copertura?"

"Ti lascio col dubbio" rispose Michiru con un sorrisetto divertito.

"Ribadisco che lei è un diavolo."

Mentre erano sulla strada del ritorno, ancora seguiti dalla volante che li aveva accompagnati tutta la sera, Haruka ricevette un messaggio e chiese all'ispettrice di leggerlo dato lui era alla guida.

"È da parte del tuo amico Yaten, dice che ti sta aspettando" disse Michiru, tenendo il cellulare del biondo tra le mani, tentando di nascondere un'espressione decisamente turbata quando vide la miriade di chat che il ragazzo aveva, ovviamente tutte donne.

"Ah si, gli dica che sto arrivando per favore" l'ispettrice inviò il messaggio come Haruka aveva chiesto, voltandosi verso di lui quando tornò a parlare.

"Ispettrice...ha parlato con Rei?" chiese.

"No, purtroppo è andata direttamente a casa, le parlerò domani."

"Ho capito."

"Dovresti parlarle" suggerì severa.

"Non vuole parlare con me."

"Ha ragione."

"Ma ispettrice-"

"Vuoi che le dica qualcosa da parte tua?" chiese Michiru, un po' le faceva tenerezza.

"Beh sì...domani mattina ci sarà il funerale della madre di Yaten, lei lo conosceva."

"Ho capito, glielo riferirò appena torno a casa."

"La ringrazio davvero, ispettrice."

 

---

 

"Haruka dov'eri finito? Yaten era in pensiero per te!"

"Tu no?" chiese provocandola.

"Certo che si!" rispose arrabbiata Minako.

"Adesso puoi andare, resto io con lui questa notte."

"D'accordo. Vi do la buonanotte allora ragazzi, ci vediamo domani mattina."

I due salutarono Minako e si diressero nella camera da letto del ragazzo dai capelli argentei, dove entrambi si cambiarono i vestiti.

“Devi avere almeno una taglia in meno per quanto mi sta stretta questa maglietta.”

“Non lamentarti stupido.”

"Hai un futon³?" gli chiese il biondo.

"Haruka...in realtà, volevo chiederti di dormire insieme a me...se non è un problema per te" chiese il ragazzo timidamente.

L'amico sorrise e gli accarezzò la testa, prendendo posto nel morbido letto di Yaten, raggiunto poco dopo dall'altro non appena spense la luce.

A differenza del biondo, fece davvero fatica a prendere sonno, tormentato da mille pensieri. Mentre lo guardava, gli tornarono in mente gli anni del liceo, quando dormiva spesso a casa di Haruka per stare lontano da Seiya.

Con una mano prese a toccargli i capelli, carezzandoli dolcemente.

"Vorrei che passassi più tempo con me...come allora" sussurrò al ragazzo addormentato accanto a lui "vorrei che mi guardassi come guardi loro...sai Haruka?"

Yaten aveva il cuore in subbuglio, le forti emozioni che aveva provato in quei giorni adesso si stavano scontrando con quelle che pensava di aver seppellito.

"Tu...credo tu...mi piaccia ancora."

 

Note dell’autore

¹Non so se ci sia bisogno di specificarlo, ma in Giappone, soprattutto nelle case tradizionali o in quelle piccole, è comune avere un tavolino basso e sedersi sul pavimento a differenza nostra.

²A questo personaggio ho deciso di dare l’aspetto di Eudial, una delle Witches 5.

³Vuol dire letteralmente "materasso arrotolato". È il materasso tradizionale della cultura giapponese, interamente in cotone, rigido, sottile e arrotolabile.

 

Ehi, ecco il nuovo capitolo. Vi chiedo scusa per averci messo un po’ di più ma è venuto davvero lungo e volevo assicurarmi che fosse buono.

Aspetto con piacere le vostre recensioni.

 

Taki

   
 
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