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Autore: Mue    30/08/2009    3 recensioni
Luna è ormai una donna adulta quando si imbatte nel suo vecchio amico d'infanzia Rolf Scamandro, ora diventato un celebre allevatore di cavalli alati.
Sono passati tanti anni e lui sembra terribilmente cambiato.
Ma lo è davvero?
La storia d'amore di Rolf e Luna vista da me.
{Dal testo:
«Luna, ti ricordi di mio nipote Rolf, vero?»
Luna sollevò gli occhi dal bicchiere che aveva in mano e incrociò lo sguardo dell’uomo che la signora Peakes le stava presentando.
Gli sorrise. «Certo che mi ricordo di lui. Mi ha baciata.»}
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Rolf Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Menta e Bisque Burley'
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Eccomi qui, di nuovo con un altro capitolo.
Mi state decisamente viziando, tutti voi che seguite questa storia. Siete davvero tanti e non so per voi, ma per me è un enorme risultato *-* E anche una grande responsabilità, dato che sono sempre più persone che potrei deludere, ma ora non mi lascio di nuovo cadere in patemi melodrammatici.
Vi ringrazio tantissimo del supporto che mi date, e spero che questa storia, che sta cominciando ad avviarsi verso la sua conclusione, possa finire nel migliore dei modi per voi e per me ^-^
Un grazie speciale a silvershiver per aver corretto una piccola svista di questo capitolo. Buona lettura!

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Capitolo VI



6 luglio, Avonfield

Luna si presentò puntualmente alle quattro e mezzo di pomeriggio davanti al portone di Villa Scamandro. E ad aprirle la porta fu Rolf in persona.
La fissò come se avesse appena visto apparire un Elementale di Fuoco Maggiore. O un Ricciocorno.
Luna inclinò la testa di lato. «Ho sbagliato ora?»
Rolf si riscosse. «No, no. Benvenuta. Entra.» Parlava meccanicamente, come un automa.
«Grazie» disse lei con semplicità, oltrepassando la soglia e aspettando che Rolf chiudesse la porta alle sue spalle.
Si guardò intorno, curiosa di vedere quanto fosse cambiata quella grande casa in così tanti anni. L’ingresso, una stanza di media grandezza in cui si trovavano anche le scale che salivano al piano superiore, sembrava tale e quale a com’era una volta, tranne, forse, per l’assenza di fiori sul tavolino a destra, che ora era ingombro solo di foto incorniciate.
Luna si chinò a osservarne una e vide un giovane Rolf sui sedici anni in compagnia di una donna familiare.
«Come sta tua madre?» chiese educatamente.
Il silenzio di Rolf che seguì quella domanda la fece voltare verso di lui. «Rolf?»
Lui sembrò ricadere da chissà quale pensiero, gli occhi fissi su di lei. «Ah, bene. Le piace molto vivere a Parigi.»
Luna sorrise. «Capisco.»
Rolf annuì con il capo meccanicamente, poi le fece cenno verso le scale. «Saliamo? Il tè è già pronto.»
Luna annuì. «Con piacere.»
Mentre salivano le scale si accorse che Rolf le lanciava strane occhiate di sbieco.
Luna lo guardò, perplessa. «Ho un Nargillo tra i capelli?»
«No» rispose lui, confuso.
«E allora perché mi guardi? Ho qualcosa di strano?»
Rolf scosse il capo, mentre il suo volto sembrava di nuovo assumere una tinta inconsueta. Dopo un attimo di esitazione, le disse con notevole sforzo: «E’ perché quel vestito ti sta bene.»
Luna gli scoccò un sorriso radioso. «Davvero? E’ la stessa tunica azzurra che avevo ieri. E’ carino da parte tua notarlo.»
Rolf mugugnò qualcosa d’incomprensibile ed entrarono in salotto in un silenzio piuttosto teso.
Rawdon era lì ad attenderli, e appena vide Luna aprì il volto in un enorme sorriso.
«Luna! Finalmente un raggio di sole in questa casa grigia e noiosa!»
«Così mi offendi, Roddie. Quando io sono arrivata non mi hai detto niente di così carino.»
A parlare era stata una ragazza seduta sul divano accanto a Rawdon. Luna la guardò sorpresa: aveva capelli di un oro splendente raccolti in un’unica, spessa treccia che scendeva da una delle spalle sottili e indossava un abito verde petrolio.
 «Questa è mia sorella, Astoria Greengrass, di cui abbiamo parlato ieri» la presentò Rawdon. «O, almeno, Greengrass ancora per poco, vero Astoria?»
La ragazza fece una smorfia. «Smettila di dirlo come se per te fosse un vanto, Rawdon.»
Rawdon ridacchiò. «Mia sorella ha appena concluso i M.A.G.O. a Hogwarts e tra poco si sposerà con Draco Malfoy.»
Luna alzò le sopracciglia. «Oh, lo conosco.»
«Davvero?» chiesero in coro, stupiti, Rawdon e Astoria, nello stesso istante in cui Rolf sbottava: «Cosa?!»
Luna guardò Rolf. «Era un anno avanti a me a Hogwarts, ma l’ho incontrato qualche volta a scuola e anche durante la guerra. Quando sono stata rapita mi avevano rinchiusa in casa sua.»
Rawdon sembrava affascinato. «Ti hanno rinchiusa a Villa Malfoy?»
Luna annuì.
«Ti hanno rapita?!» chiese invece Rolf con un tono simile a un ringhio.
«Sì, i Mangiamorte. Villa Malfoy era il loro quartier generale» spiegò Luna.
«Sì, è risaputo che Colui-che-non-deve-essere-nominato li aveva costretti a ospitarlo in casa loro» aggiunse Astoria con un cenno indifferente della mano. «Ma loro sono stati assolti da ogni accusa o sospetto. Inoltre Draco, ne sono sicura, non sarebbe in grado di uccidere nessuno a sangue freddo.»
«Capisco che il tuo amore per lui t’imponga di difenderlo, Astoria, ma non c’è bisogno di essere così parziali» la provocò Rawdon.
Astoria arricciò il naso. «Non sono affari tuoi. E, comunque, è quasi mio marito: ho il diritto di difenderlo se qualcuno lo accusa di qualche crimine che non ha commesso.»
«Come vedete, è perfettamente inutile cercare di infangare la figura del suo prode cavaliere» disse Rawdon sogghignando, rivolto a Rolf e Luna. «Draco Malfoy è e sarà sempre il paladino della giustizia per mia sorella.»
Luna sorrise. «Vi siete conosciuti a Hogwarts?» chiese cortesemente ad Astoria.
La ragazza, illuminandosi alla possibilità di poter raccontare la propria romantica storia d’amore a qualcuno che l’avrebbe ascoltata, non si fece pregare e sciorinò la sua intera vicenda sentimentale.
Luna la ascoltò con discreto interesse, facendo qualche domanda interessata e lasciando che nel frattempo un elfo domestico le servisse il tè.
Rawdon partecipava al racconto interrompendo Astoria di continuo e infastidendola più che poteva con commenti salaci su Malfoy. Rolf, invece, era un’oscura e inquietante presenza meditabonda annidata nell’ombra accanto al caminetto. Taceva e sembrava completamente immerso in qualche pensiero fosco.
Quando Astoria terminò il resoconto della sua vita sentimentale con Malfoy e Rawdon riprese a stuzzicarla, Luna si alzò e raggiunse Rolf.
«Il tè era molto buono» disse pacata.
Rolf la guardò negli occhi. «Già.»
«E la giornata è davvero splendida.»
Rolf annuì con un mugugno.
Luna lo scrutò con attenzione. «E allora perché sei arrabbiato?»
Rolf grugnì, come a dirle che non erano affari suoi. Luna fece per tornare alla sedia, ma Rolf la fermò.
«Non mi avevi detto che ti avevano rapita.»
Luna fece un’espressione sorpresa. «Non me l’avevi chiesto.»
«Sì, ma… oh, Merlino, perché?!» sbottò lui, spazientito, passandosi le mani sulla faccia.
«Perché che cosa?»
«Perché devi essere così ingenua?»
«Ingenua? Io?»
Rolf fece un verso di esasperazione. «Sì, tu! Perché non mi hai detto che eri stata rapita dai Mangiamorte? Dev’essere stato terribile, e…»
«Non pensavo che t’interessasse» rispose Luna. «Perché avrei dovuto raccontartelo?»
Rolf strinse i denti. «Già, perché? Ormai siamo due estranei.» Sembrava parlare più a se stesso che a lei.
Luna spalancò gli occhi, dispiaciuta. «Oh, io credevo fossimo ancora amici. Ma se non lo siamo…»
«Non intendevo questo!» replicò lui alzando la voce. «Io…» Si interruppe, come rendendosi conto che nella stanza era calato il silenzio e stava parlando solo lui. Si girò e vide Rawdon e Astoria che li stavano osservando dal divano.
«Sì?» lo incoraggiò Luna, curiosa.
«Niente» borbottò lui.
Rawdon alzò gli occhi al cielo e si chinò a sussurrare qualcosa ad Astoria. Lei sembrò dapprima sorpresa, poi studiò Luna per un attimo e sorrise.
«Luna, posso chiederti un favore?» domandò alzandosi in piedi.
Luna annuì. «Certamente.»
Astoria le girò intorno, quasi come se la volesse rimirare da tutte le angolazioni per sincerarsi di qualcosa. Poi, soddisfatta, annuì. «Sto cercando ragazze bionde della tua altezza. Sai, per fare da damigelle d’onore al matrimonio. Le volevo abbastanza simili perché non stonassero, e dato che mia sorella deve essere anche lei una damigella ed è bionda, ne cercavo di simili a lei. Non ti andrebbe?»
Luna rimase sbalordita da quella richiesta. «Io non ho mai fatto la damigella. Non ho idea di cosa dovrei fare…» disse, insicura.
Astoria le fece un sorriso implorante. «Oh, ti prego, non è difficile. E poi» aggiunse, scoccando uno sguardo d’intesa a Rolf, «ci sarà anche Rolf. Non puoi proprio mancare.»

 

   
 
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