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Autore: sweetlove    14/06/2021    9 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C R E E P

capitolo 2

 

 

Gennaio, anno 815
 

«E’ permesso signorina Brief?»

Hami sollevò lo sguardo dallo schermo del suo notebook, acceso soltanto pochi minuti prima nel silenzio del suo ufficio.

Suo. Ufficio.

Sembrava ancora così strano! Quel posto era un po’ la sua seconda casa, vi era letteralmente cresciuta e la maggior parte dei dipendenti più longevi aveva memoria di lei treenne che faceva la sua comparsa assieme alla nonna Bulma. Un outing con i fiocchi, quella volta, e se lo ricordava bene nonostante fosse ancora così piccola. Le aveva dato così tanto filo da torcere quel giorno che la povera nonna l’aveva letteralmente buttata tra le braccia di Trunks, dandogli il pomeriggio libero. Poi lui l’aveva portata fuori dal grande edificio, sotto gli occhi sconcertati di tutti coloro che incontravano e mormoravano. L’aveva coccolata, sorridendo e non facendole capire assolutamente nulla di ciò che in realtà stava accadendo.

Quel giorno era ufficialmente diventata figlia di Trunks Brief agli occhi del mondo, smettendo di essere l’illegittima bimba segreta concepita al di fuori del matrimonio ormai finito del presidente con l’erede della compagnia in cima alla lista dei concorrenti più pericolosi.

«Da quando mi dai del lei, Anika?»

Proprio lei vide entrare, esitante e riverente. Lei che quel giorno c’era e di cui ricordava benissimo il balbettio sconnesso emesso nel vedere Trunks con la sua bambina.

«Oh beh, mi sembra irrispettoso…»

Anika sorrise imbarazzata, mentre la porta scorrevole si chiudeva automaticamente alle sue spalle, regalando di nuovo privacy e riservatezza. Al di fuori, una schiera di scrivanie disposte a scacchiera, come un esercito a proteggere il trono della ‘principessa’. Dodici segretarie da oltrepassare prima di giungere alla porta dell’ufficio della dottoressa Hami Brief.

«Sono io. Sono sempre Hami!»

La ragazza le sorrise facendo spallucce e scrollando appena i lunghi capelli biondi e lisci che le cadevano sulla giacca rossa.

«Oh, beh… è che dopo tanti anni io…» Anika giocherellò con un oggetto che recava tra le mani segnate dal tempo ma ancora curatissime. Lavorava come assistente personale del Presidente dagli albori della sua carriera alla Capsule Corporation e le mancavano soli tre anni alla pensione. Tempo che avrebbe speso affiancando ora la primogenita del suo capo in quella nuova avventura, così come aveva già fatto con lui anni e anni prima.

«Sai cosa è cambiato? Che purtroppo avrò molto da fare e non credo tu possa accompagnarmi al bar a prendere un gelato. Piuttosto dovrò chiederti la cortesia di portarmelo, qualche volta!»

Hami si alzò in piedi, rimandando il controllo delle attività in programma per quella sua prima giornata di lavoro dopo i festeggiamenti e le celebrazioni del giorno precedente. Anika si era prodigata così tanto affinché tutto filasse liscio e così era stato, dall’inizio alla fine. Lei era sempre tanto professionale, cercava di esserlo anche quando le veniva - saltuariamente - affidata anche Nina che al contrario di sua sorella era sempre stata una peste.

«Se ripenso a quante volte è successo.»

La donna, con gli occhi scuri leggermente velati di emozione, dietro gli occhiali da vista dalle lenti più spesse di quelle che ricordava, fece un passo avanti producendo un leggero rumore sul pavimento di marmo bianchissimo e lucente. Impossibile dimenticare una bambina così minuta ma talmente sveglia da sembrare quasi un’adulta. La compostezza faceva parte di lei dacché ne aveva memoria e, aldilà della dipendenza per il gelato, Hami non le aveva mai dato problemi quando le girava intorno.

«E mia madre si arrabbiava con papà… gli diceva che portarmi in ufficio non era etico e che tutti quei gelati non mi avrebbero fatto bene!»

Hami disse proprio quello che ad Anika stava iniziando a passare per la testa. Perché mai avrebbe potuto dimenticare la fatica nel trattenere le risate sentendo il presidente e sua moglie bisticciare per un gelato in più dato in pasto alla figlia.

«Oh sì. Era tosta la signora Marron… ma sa, io credo che…» Iniziò a dire, prima di venire interrotta.

«"Sai", dammi del tu, ti prego!» Le disse Hami, supplicandola con lo sguardo. Si sentiva già un pesce fuor d’acqua, aveva bisogno di umanità e conforto e in quel momento, per sentirsi davvero a casa anche ora che sedeva dall’altra parte, le sarebbe bastato smettessero di riverirla.

«D’accordo. Sai, Hami, credo che sarebbe molto orgogliosa di vederti qui, adesso.»

Il cuore le si fermò per una frazione di secondo. Così come il giorno prima, quando suo padre stesso l’aveva proclamata nuovo amministratore delegato in carica e aveva cercato di nasconderle gli occhi lucidi di orgoglio e commozione. Aveva sentito anche lei bisogno di piangere, ma non l’aveva fatto, ancora una volta. Si era trattenuta così come Trunks, eppure nell’abbraccio che le aveva dato aveva sentito terribilmente la mancanza fisica di Marron. Lei, che l’avrebbe guardata fiera e terribilmente sofferente a causa delle lacrime non trattenute. Un caterpillar che cede alle emozioni… era questo, e li amava, la amava come solo una madre sa fare e sarebbe stata felice. Era felice, Hami ne era certa. L’aldilà non era poi così lontano.

«Già. Lo credo anche io…» Mormorò, mantenendo un rigido autocontrollo.

«E’ per questo che ti avrei portato una cosa.»

Anika le porse l’involucro che aveva tra le mani e Hami rimase a fissarlo qualche istante prima di afferrarlo e prendere a scartare quel pacchetto con cura. Sentiva sotto le dita una superficie rigida e liscia e inizialmente pensò a un libro, ma quando anche l’ultimo pezzo di carta rossa venne tirato via si trovò tra le mani qualcosa di inaspettato.

«Questa… questa da dove salta fuori?»

Una cornice. Piccola, venti per quindici, ma lucida e terribilmente familiare… l’aveva già vista, così come l’immagine che racchiudeva.

«L’aveva nel suo ufficio, in amministrazione. Ci teneva molto e quando è… ecco, quando è mancata mi sono occupata personalmente di sistemare le sue cose. Ho riconsegnato tutto al Presidente, che ha a sua volta messo quegli scatoloni nel magazzino senza più aprirli.»

Hami ascoltò quelle parole e le sembrò di ricevere lo stesso pugno allo stomaco percepito il giorno in cui Trunks aveva ordinato perentorio e apparentemente inespressivo di “liberare l’ufficio del direttore amministrativo” perché stava arrivando il sostituto.

Lei lo sapeva, sapeva quanto fosse costato a suo padre pronunciare quelle parole da “capo” apparentemente distaccato. Il distacco, quello si erano imposti di mantenerlo sul posto di lavoro, lui e Marron… ma quanta forza di volontà gli ci era voluta per decidersi di far sistemare quella stanza e mandare via sua moglie anche da quel posto? Quello che si era guadagnata con studio e impegno e che la appagava così tanto. Lo stesso dove era stata recuperata con la febbre alta, dove aveva creduto di poter tornare dopo un paio di giorni di aspirine e che invece non aveva più rivisto.

Anika, dalla scrivania, aveva dovuto togliere persino un post-it con su scritto il numero di telefono del nuovo tutor di Mirai, quello che avrebbe dovuto contattare Marron quel pomeriggio.

«Povero papà…»

Hami accarezzò la superficie di vetro, come se quel gesto potesse davvero lenire il cuore spezzato non solo di Trunks, ma anche della bimbetta sorridente raffigurata in quel ritratto.

«L’altro giorno mi ha chiesto di preparare il tuo ufficio e mi sono permessa di recuperare questa foto per dartela. Sono sicura sarebbe felice di saperla sulla tua scrivania, adesso.»

Perché sua madre avesse scelto proprio quella foto tra le mille che avevano era per lei un mistero, ma non poteva che essere d’accordo con Anika.

«Ne sono sicura anche io. Grazie davvero, Anika… in mezzo alle decine di piante e lettere di congratulazioni, questo è senza dubbio il regalo più bello!»

 

 

«Mammina!»

Hami corse gioiosa attraversando l’immenso giardino della Capsule Corporation, trovandosi avvinghiata alle gambe di Marron che la accolse sorridente nel suo tubino accollato verde. Sembrava felice, era felice.

«Ciao amore! Hai fatto la brava con i nonni?»

Una carezza sulla testolina bionda, ravviando un ciuffo sfuggito all’elastico che teneva su l’immancabile codino.

«Sì!»

«Vieni, Marron! Gli altri arriveranno tra poco!»

Bulma, ancora giovane e nel pieno delle sue forze, agitò un braccio verso di lei. Era accanto ad un tavolo apparecchiato, un aperitivo con i Son per festeggiare il compleanno della piccola di famiglia, Pan, ma più che altro la scusa per passare qualche ora tutti insieme.

«Andiamo?» La incalzò Hami, afferrandole la mano e tirandola verso l’azzurra, al cui collo riconobbe una macchina fotografica appesa.

«E quella?» Le domandò Marron, quando furono abbastanza vicine da non dover urlare.

«Oh, l’ho tirata fuori proprio oggi per darle una ripulita! E’ un pezzo antico, sai? E per vedere se funziona ancora ho pensato di scattare qualche foto…»

Idea carina! Di sicuro Hami si sarebbe ritrovata un book fotografico a compensare i tre anni in cui sua madre aveva avuto ben poco tempo per immortalarla. Marron fece per parlare, ma qualcosa alle sue spalle le fece morire le parole in gola dopo essersi voltata.

«Bentornato tesoro! Giusto in tempo!» Bulma cinguettò visibilmente contenta. Era lontano il tempo in cui non dava a Trunks neanche il tempo di rincasare che già lo rimbeccava per qualche motivo.

«Ciao!»

Un saluto generico, mentre già il ragazzo puntava lo sguardo sulla persona più importante della sua vita… tra le tre presenti in quel momento.

«Papino!»

Gli saltò in braccio, Hami, baciandogli la guancia innamorata persa come sempre. Non lo vedeva da giorni, il suo papà, e quella mattina Marron l’aveva accompagnata da Bulma prima di andare a lavoro che era già uscito di casa.

«Come stai scimmietta? Hai fatto la brava con la nonna?»

Trunks, con ancora la ventiquattr’ore in pugno, se la sistemò meglio addosso vedendola annuire sorridente, per poi degnare d’uno sguardo anche le altre due.

«Avevo dimenticato avessimo programmi stasera.» Guardò leggermente di sbieco la tavola già pronta, senza nascondere la volontà di rilassarsi e magari passare un po’ di tempo con la sua principessa. La vedeva così poco.

«Non brontolare, Hami è così contenta!» Bulma sistemò meglio un piatto di tramezzini sulla tovaglia bianca, in modo che non fosse esposto direttamente al sole, poi scattò come una molla ricordandosi una cosa importantissima.

«Marron! Allora?! Come è andata questa giornata di prova?»

A quella domanda anche Trunks parve ricordarsi di questo piccolo particolare, nonostante avesse finto indifferenza verso l’eleganza dell’abbigliamento di Marron.

Sia lui che Bulma rimasero qualche istante col fiato sospeso. Da quella risposta dipendevano le sorti di Hami e la sua permanenza della città dell’Ovest.

«Mi hanno presa!» Marron rispose facendo spallucce, come fosse la cosa più ovvia e scontata e fingendo di non sapere quanto quei due stessero fremendo dalla voglia di sentire quelle parole. Rimase appagata dal sospiro di sollievo di entrambi, dal loro sorriso e soprattutto dal modo in cui Trunks si trovò a stringere un po’ più forte Hami, come a dire “non rischio di perderti ancora”.

«Quindi niente trasferimento?» Insistette Bulma, esultante.

«No. Resto qui… menomale, mi ero appena sistemata all’appartamento!»

«Che meraviglia! Sono così felice per te!» L’azzurra si avvicinò e la abbracciò con calore, come sempre. Averla vista crescere la rendeva letteralmente una dei suoi figli. Si staccò, pensando che anche Trunks si sarebbe congratulato a dovere, lo guardò, lesse l’incertezza nel suo sguardo e anche l’imbarazzo. Forse se fossero stati soli l’avrebbe abbracciata, ma perché perdersi il suo ragazzo alle prese con i geni paterni? Lei adorava imbarazzare Vegeta ormai da tempo immemore!

«Trunks, tu non dici niente?» Lo stuzzicò, facendogli l’occhiolino e vedendolo arrossire appena, come sempre.

«Eh? B-Beh ecco… sono contento.»

Bulma era sicura che quei due non avrebbero potuto restare amici, non in quel modo, non con una bambina. Sapeva che ben presto sarebbe scattata una scintilla, la stessa che li aveva portati a diventare i genitori di quella bimbetta che si teneva stretta alla giacca blu del padre, guardando incuriosita entrambi.

L’azzurra notò il piccolo sorriso complice che Trunks e Marron si scambiarono ed ebbe la conferma dei suoi strambi pensieri, e anche un’idea.

«Guardatemi!»

Trunks non fece in tempo a rendersene conto che il ‘click’ della macchina fotografica li sorprese così com’erano.

 

 

Stava ancora fissando quella foto, dimentica del pc e dell’agenda. Tutto le era tornato in mente. Era piccola ma sempre attenta, nonostante allora non potesse capire quali fossero le giuste dinamiche famigliari.

All’epoca era normale vivere solo con la mamma, vedere il papà quando poteva. Solo qualche mese dopo avrebbe sperimentato per davvero cos’era la famiglia, quando i suoi avrebbero ceduto ai sentimenti da troppo tempo repressi e quando avrebbero deciso di essere una vera famiglia, con la casa dove Hami ancora oggi abitava.

Marron non c’era più, ma i ricordi sarebbero rimasti. Come quel momento, come quella foto. Un attimo banale e al tempo stesso fondamentale, perchè era la prima foto in cui erano tutti e tre insieme!

Anika era andata via, mentre lei era lì, ancora in piedi e col bacino appoggiato al bordo della scrivania. Sospirò, sorridendo malinconica e accarezzando ancora quella cornice, prima di appoggiarla proprio lì, dove avrebbe potuto vederla ogni giorno della sua vita e ricordarsi da dove era partita.

 

***

 

«Lo sai Nina, a volte mi capita di pensare che Kian non esista più.»

Sdraiati sul letto, come quando erano bambini e venivano messi a dormire insieme. Il materasso era più grande, adesso, ma la stanza la stessa. Yuno fissava il soffitto, pensieroso e col cuore a mille. Il momento era arrivato, aspettare non sarebbe servito più a nulla, non dopo aver visto Nina flirtare col gradasso di Bill, fuori scuola. Tutti, ma non lui! E per davvero aveva pensato a Kian, ci pensava ogni giorno.

Come fare a dimenticare un fratello, col quale aveva addirittura condiviso l’utero di sua madre?

Una vita passata fianco a fianco dal momento del concepimento, e vederselo strappar via come un pezzo di carne era stato doloroso, lacerante.

«Perché dici questo?»

Nina sussultò impercettibilmente sentendo Yuno nominare ‘“l’innominabile”. Non accadeva da tantissimo tempo e non si aspettava sarebbe accaduto proprio ora. Il pomeriggio stava trascorrendo come di consueto, con una mezz’ora di ozio dopo i compiti svolti insieme. Era così ogni giorno, o a casa di uno o a casa dell’altro.

«Perché non ci è stato permesso di vederlo, né a me, né a Dori, tantomeno a Boxer e Bulma. Come fosse davvero un relitto…»

Il giovane Son volse appena il capo verso di lei, che a sua volta aveva smesso di scorrere i messaggi sul suo cellulare e si era sfilata una cuffia dall’orecchio destro.

«Non sappiamo nemmeno in che parte del mondo si trova!» Continuò, tentando di sedare il bollore dovuto alla rabbia che minacciava di stravolgerlo ogni qualvolta tornava a pensarci. Sentiva di non avere la fiducia di nessuno, compresa quella dei suoi, che continuavano ad impedirgli di sapere dove Kian si trovasse per timore lui lo raggiungesse e lo aiutasse ad “evadere”. Come se un centro di riabilitazione fosse una prigione…

«E tu ci pensi ancora?» Incalzò, non avendo ricevuto alcuna risposta, calmandosi e al tempo stesso sentendo il cuore accelerare. Era importante quella risposta, più importante di tutto, anche se in cuor suo sapeva già la verità.

«No.»

Nina lo disse ferma, ma a Yuno non sfuggì il fremito delle ciglia lunghe e quel modo di fissare il telefono per sfuggire ad un discorso scomodo.

«Stai mentendo. Ti conosco…»

La conosceva e sapeva. Ed era bellissima, più bella di ogni cosa, anche quando si chiudeva a riccio… ma con lui non accadeva.

«Cambierebbe qualcosa se ti dicessi di sì?»

«Per me sì!» Sentì l’urgenza di dirglielo, senza paura stavolta. Perché i sentimenti erano così forti da pesare come macigni dentro al suo cuore… doveva tirarli fuori prima che questo esplodesse. E capì dallo sguardo perso di Nina, ora vacuo dinnanzi a sé, di averle fatto capire le sue intenzioni.

«P-Perchè…?»

«Perché devo dirti una cosa importante, e vorrei capire quanto sarei ridicolo prima di farlo, Nì…»

Sincero, schietto, senza più la timidezza che lo contraddistingueva. O adesso o mai più, ma doveva sentirselo dire da lei che POTEVA.

Un silenzio breve ma agghiacciante.

«Kian fa parte del passato. Voglio vivere il presente, Yuno. Dimmi quello che devi dirmi, ti prego.»



Continua...


Nota dell'autrice

Confesso: non credevo di riuscire ad aggiornare oggi. Chi mi segue su IG lo sa, ho avuto un week end alcolico e impegnato tra eventi e mare e a volte rimpiango i miei fine settimana di ozio in inverno, quando scrivevo, scrivevo, scrivevo... Eppure dopo il brutto periodo un pò di svago ci serve, dai!
Ed ecco qui il capitolo 2.

SPECIFICO:
Dori è figlia di Valese e del nuovo marito, ha 16 anni.
Boxer è il figlio di Goten e Bra, ha 17 anni.
Bulma (Jr) è la seconda figlia di Goten e Bra e ha 13 anni.

A volte ho dei dubbi, ma sono molto contenta dell'entusiasmo che mi avete dimostrato, giuro! Ne ho bisogno, perchè per me è tutto nuovo, si può dire io stia scrivendo un'originale praticamente... chi l'avrebbe mai detto?
Insomma, GRAZIE di cuore e aspetto pareri su questo capitolo, oltre che le vostre previsioni per ciò che potrebbe succedere tra Nina e Yuno!
Vi abbraccio forte e vi lascio un disegnino già postato tempo fa su instagram ma perfetto per questo capitolo. Nostalgia...

 

Sweetlove



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