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Autore: Greenleaf    19/06/2021    4 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16
 
 
Eldihen si allontanò dal tavolo in cui era seduta, lasciando Legolas in compagnia di Gimli. Inventò una scusa, dicendo di voler trascorrere del tempo con Eowyn, anche se la realtà era ben diversa. All’improvviso si sentiva angosciata, come se una voce dentro di lei l’avesse richiamata, ricordandole di Nihil e dell’attacco degli orchi, mentre il prurito alla mano aumentava sempre di più.
 
Si appoggiò ad un pilastro guardando Legolas bere. Sentì un forte calore al petto. Era innamorata di lui, il suo sentimento era sbocciato dal nulla. Possibile che fosse stato l’incontro ad Amon Hen a sconvolgerla così tanto da cambiarle la vita? Il suo cuore batteva per Legolas da molto tempo, ed anche se lei non sapeva nulla del suo passato, ogni volta che lo guardava si sentiva felice, era inspiegabile. Il rumore del passato si dissolveva, lei era riuscita a rinascere insieme a lui, percependo la dolcezza del suo cuore.
 
Sospirò chiudendo le palpebre. Le tornò nuovamente in mente il volto di Nihil, richiamata da una sensazione sconosciuta, che le strinse lo stomaco in una morsa di dolore. Si massaggiò le tempie, ricordando le parole dello stregone riguardo la spada e le scene che aveva visto. Desiderò ardentemente ricacciare  i sentimenti che provava, ma non riuscì. Rimase immobile a fissare la schiena di Legolas, ed anche se avrebbe voluto confidarsi ed averlo vicino in quel momento di sconforto, rimase ferma, a seguire con lo guardo il movimento delle sue mani. Lui era felice in compagnia di Gimli, non poteva affliggerlo con le sue convinzioni. Doveva lottare e trovare la forza per andare avanti, anche se ora più che mai sentì gravare sulle sue spalle il peso che portava dentro da tempo.
 
Si girò per osservare lo stregone. Gandalf le si avvicinò, notando il suo volto sofferente. Aveva un boccale di birra in mano. Eldihen abbassò lo sguardo osservando i piedi degli uomini che ballavano vicino a lei. L’odore del fumo si mischiò con quello del cibo. Respirò profondamente quando lo stregone le fu davanti, sforzandosi di sorridere.
 
“Che c’è ragazza mia?” chiese rivolgendole uno sguardo compassionevole.
 
“Lo so che siamo in una festa, ma non riesco a togliermi dalla testa Nihil. Dovrei essere serena, ma il mio cuore non trova pace. Non ne capisco il motivo, ma sento qualcosa dentro me e non so spiegarti però, quale sia il problema” Si guardò intorno con circospezione, massaggiandosi ritmicamente le braccia, ignara che la lacrima dentro al suo corpo la stava condizionando “Non so che mi prende ho avuto un crollo all’improvviso. Sono molto strana io“ ricacciò le lacrime dagli occhi.
 
“Dovresti rilassarti”
 
“Non posso. Non dopo aver visto quelle scene. Ho chiesto ad Eowyn di nascondere la spada, ma ora desidero vedere di più. Non posso evitare questa situazione, voglio assolutamente conoscere ogni cosa” spiegò con un tono di voce pacato e deciso.
 
Gandalf annuì, comprendendo il suo stato d’animo. Aveva gli occhi pieni di determinazione. Le posò una mano sulla spalla, stringendola “Te l’ho detto, fa quello che ti dice il tuo cuore” guardò fugacemente la macchia che Eldihen aveva in mano, percependo qualcosa di anormale, ma prima di parlarle quest’ultima lo spiazzò restituendogli uno sguardo deciso.
 
“Non posso ignorare la situazione” era forte la sensazione che provava in cuor suo, inspiegabile e irrazionale, proprio come il forte amore che provava per Legolas.
 
Chiese ad Eowyn il luogo in cui si trovava la spada, tranquillizzandola, quando lei si era rabbuiata chiedendole come si sentisse. Abbandonò la sala imbandita e allegra, percorrendo da sola il lungo corridoio buio.
 
 I canti la raggiunsero anche da lì. Eldihen si guardò intorno, vedendo le maniglie delle porte scintillare nel buio della notte. Seguì l’unica finestra presente infondo all’androne, quasi come fosse un faro. Si bloccò dinanzi alla porta a sinistra che le aveva indicato Eowyn, quella dipinta di oro e marrone. Entrò dentro, sprofondando nell’oscurità della camera.
 
Posò il suo sguardo sul letto sotto la finestra. Non perse tempo, raggiungendo l’armadio dinanzi a sé, ammirandolo con timore. Aprì un’anta, cacciando i vestiti all’interno, alla ricerca della spada di Gandalf. Sentì un richiamo particolare, lo stesso suono udito lo scorso pomeriggio. La mano le bruciò un po’, ma non ci badò,  presa dai suoi pensieri. Si abbassò trovando la spada avvolta in due coperte di lino bianco.
 
Fissò l’elsa dorata brillare sotto la luce lunare proveniente dalla finestra. Deglutì, sfoderando tutto il coraggio che aveva in corpo, sicura della sua decisione, anche se impaurita da quello che sarebbe accaduto. Afferrò la spada sguainandola in aria con timore. La lama era nera. Si rispecchiò dentro il metallo, vedendo metà del suo viso riflesso sulla superficie d’acciaio. Assottigliò le palpebre, inginocchiandosi a terra, con la spada sollevata a mezz’aria. Sentì una voce strana, un suono incomprensibile. Rabbrividì, chiudendo gli occhi.
 
“Mostrami di Nihil” disse alla spada con voce tremante.
La vista si rabbuiò. Intorno a lei calò un ombra scura. I rumori della festa scomparvero. Eldihen si sentì quasi risucchiata dal vuoto tenebroso in cui si trovava. Provò a riaprire gli occhi, ma la voce della spada entrò nella sua testa, assecondando la sua richiesta.
 
“Come desideri!”


 
C’era un bambino dai lunghi capelli castani, correva allegramente in un cortile di pietra, accanto ad un elfo seduto su una panchina bianca. Il bimbo lasciò da parte il gioco e gli si avvicinò, chinando la testa sulle sue ginocchia. Sembrava che volesse essere accarezzato, richiedeva con gli occhi le attenzioni del padre, ma l’elfo non lo toccò. Piangeva disperatamente.
 
“Papà dov’è la mamma?” chiese il piccolo sgranando i suoi occhi azzurri. L’elfo gli carezzò la fronte con amarezza.
 
“Nihil, la mamma ci ha lasciati” rivelò con voce tremante. Il bambino sembrò non comprendere. Abbracciò il padre come meglio poteva, asciugandogli le lacrime  con le manine paffute “Papà, ma dov’è andata?” chiese confuso.
 
“Tesoro mio” l’elfo lo baciò “Non ti preoccupare, la mamma tornerà!” lo rincuorò con parole d’amore.
 
“Papà, ma tu non andare via, resta con me” lo supplicò con gli occhi pieni di lacrime.                 
 
“Certo piccolino” l’elfo lo prese in braccio cullandolo con amorevolezza “Guarda Nihil…”  lo lasciò sulla panca per prendere a terra, dentro ad un nido di paglia, un piccolo uccellino marrone, dagli occhi dolcissimi.
 
“Oh ma che carino, questo non è l’uccellino della mamma?” chiese asciugando le guanciotte bagnate.
 
 
“Si chiama Epon!” precisò il padre porgendo il piccolo falco al figlio “Apri le manine” ordinò vedendolo obbedire “E’ tuo ora. Ti servirà per tutta la vita ed anche oltre figlio mio” lo baciò in fronte, mentre il bambino accarezzava le piume del piccolo falco tremante, ripetendo il suo nome con stupore.
 
Eldihen si trovava affianco a loro, era sbalordita, li sentiva vicini. Le immagini erano vivide. Provò ad allungare una mano per toccare il corpicino del piccolo Nihil, ma appena le sue dita si avvicinarono a lui, la scena sfocò e intorno a lei, divenne tutto nero. Si guardò attorno attonita, muovendo il viso da una parte all’altra.
 
Camminava smarrita nell’ombra, non c’era più Nihil. Corse fino a quando non trovò una luce. La seguì, con il cuore che le batteva dentro al petto violentemente.
 
 Eldihen udì le grida di una battaglia, ordini in elfico e il rumore di spade e lance che si infrangevano. Si ritrovò  in mezzo ad una guerra, circondata da soldati, in una valle rossa coperta di ghiaia. Il sole era scomparso dal cielo e l’aria era densa. Alzò gli occhi per vedere dinanzi a sé Nihil. Era sconvolta. Lo trovò cambiato, non era più piccolo. Divenuto adulto si distingueva dagli altri guerrieri. Era bello e alto, con i capelli scuri e gli occhi color del cielo. Eldihen rimase stregata dalla sua figura, guardandolo mentre cavalcava un destriero scuro. Guidava un esercito in compagnia del padre e del suo re. Epon volava alto nel cielo, seguendo gli ordini di Nihil alla lettera.
 
La scena divenne poco chiara. Eldihen osservò distrattamente la battaglia consumarsi, fino a vedere Nihil inginocchiato a terra, con il corpo del padre tra le braccia e gli occhi pieni di lacrime.
 
“Avevi promesso di non abbandonarmi!” il suo urlo intonò in tutto il campo, raggiungendo Eldihen. Rimase spiazzata,  anche quando l’immagine si oscurò. La pelle perfetta di Nihil divenne opaca fino a scomparire dai suoi occhi. Le scene si susseguirono caoticamente: Nihil si era chiuso in sé stesso, aveva abbandonato la sua città rifugiandosi nella foresta. In quella confusione rivide Legolas.
 
Era fiero, con gli occhi pieni di determinazione. Indossava la sua divisa verde. Si trovavano in una piccola casa, cupa, piena di ragnatele e libri sparsi ovunque. Eldihen corse verso Legolas, accecata dall’amore che nutriva nei suoi confronti. Si mise davanti a lui e gli carezzò il volto, ma l’elfo non vedendola non rispose alle sue attenzioni.
 
“Legolas” sussurrò quando l’elfo la superò per raggiungere Nihil.
 
“Da quanto spii le mosse degli orchi? Da quanto tempo mandi il tuo falco a guardare la morte dei miei soldati? Trovi gusto a sapere che il tuo popolo è attaccato?” Legolas era nervoso mentre parlava a Nihil.
 
“Ho cercato di difendere i tuoi soldati mio signore, ma il gruppo di orchi si muove velocemente” Epon aprì il becco, andando in difesa del suo padrone.
 
“Difendere! E come? Guardando le mosse degli orchi senza avvertire il tuo re? “
 
Eldihen li osservò discutere animatamente, fino a che Legolas concluse il loro dialogo, voltandogli le spalle.
 
“Nihil, ti bandisco dal regno per alto tradimento. Lascia Bosco Atro entro il calare della notte”
 
Lo vide andarsene. La fanciulla fece per rincorrerlo, richiamandolo, ma Legolas non la sentiva. Rimase sola con Nihil che, accasciato a terra osservava il pavimento con gli occhi sgranati.
 
“Io mi vendicherò Legolas, verrà un giorno in cui ti farò provare molto dolore. Ti strapperò tutto quello che ti è più caro”
 
Eldihen rimase scioccata da quella rivelazione, ma la scena mutò, le pareti della stanza si aprirono, scomparendo completamente dalla sua vista.
 
Intorno a lei vi era una luce speciale, una luce molto familiare.
 
Rimase allibita quando rivide davanti ai suoi occhi il volto raggiante di suo padre. Si trovava ad Imladris, in camera sua, vicino al suo letto, abbracciata a sua madre. Eldihen commossa si accomodò sul materasso accarezzando i capelli mossi e castani dell’elfa, con molta nostalgia.
 
“Mamma!” sussurrò vedendosi abbracciata al petto della donna.
 
“Eldihen, tieni questa” suo padre le si avvicinò, mostrandole una collana con una gemma bianca. La posò sul suo collo, accarezzandole i capelli.
 
“Papà!”
 
“Possa proteggerti. Noi adesso partiremo ma ci incontreremo a Valinor. Accetta il mio dono figliola. E’ una gemma antica, ha un valore immenso per me, apparteneva a mia madre e adesso è tua”
 
“Papà!” Eldihen si guardò mentre osservava la gemma intorno al suo collo “Ma è bellissima!”
 
“No Eldihen, sei tu ad essere bellissima. Sei tu la cosa più cara che ho”
 
Rimase inerme di fronte quell’immagine. Tremò dall’emozione, provò ad avvicinarsi per abbracciare i genitori, ma i loro volti si dissolsero come granelli di polvere. Piombò l’oscurità e si ritrovò a vagare addolorata senza meta, nel buio. Un volto apparve sconvolgendola totalmente: Era un uomo vestito di Bianco. Nihil si trovava vicino a lui. Erano ad Isengard dinanzi ad una pattuglia di orchi armati.
 
“Vi è una processione diretta ai porti grigi. Uccideteli” Parlò Nihil. Era scuro il suo volto, non più bello come l’aveva visto poco fa. Saruman sorrise donandogli una pacca sulla spalla.
 
Eldihen rimase spiazzata fino a scorgere l’ultima scena, in cui lei si trovava a casa di Nihil. Mano nella mano con Legolas.




 
Eldihen aprì gli occhi con molta difficoltà. Le sembrò che le sue ciglia si fossero appiccicate tra loro. Si sforzò fino a spalancare le palpebre, respirando pesantemente come chi, dopo aver trattenuto il fiato sott’acqua riemerge in superficie. Si accasciò a terrà, lasciando cadere rumorosamente la spada al suo fianco. I capelli le ricaddero davanti agli occhi. Era debole. Osservò il pavimento in legno e la lama vicino a sé, divenire sempre più chiara. Non era nera, il colore scuro iniziò a dissolversi fino a che Eldihen poté specchiarsi perfettamente nel metallo argentato.
 
Si sdraiò completamente a terra, in pieno stato confusionale, immobile a fissare il soffitto e le travi intrecciate, il lampadario e la luce argentata che fendeva l’oscurità. Dopo qualche istante riuscì a distinguere i canti della festa. Rimase sorpresa. Si era scordata persino dove si trovava. Nella sua mente ancora vivevano nitide le scene che aveva visto.
 
Si sollevò facendo leva con le mani. Sistemò il vestito rialzandosi da terra. Era frastornata, dovette stringersi alla testiera del letto di fronte a lei per evitare di cadere a terra. Strofinò le palpebre, respirando lentamente, fino a sentire l’aria scorrere dentro i suoi polmoni. Si guardò intorno passandosi una mano tra i capelli. Ma era vero quello che aveva visto? Il suo cuore batteva come se avesse corso per delle leghe senza sosta. Ancora ricordava il volto di sua madre, e il piccolo Nihil piangere. Rimase immobile a fissare la superficie dell’armadio, soffermandosi sui decori a forma di fiori. Si leccò le labbra, per poi afferrare i vestiti a terra. Li attorcigliò senza ripiegarli, per metterli all’interno dell’armadio, disordinatamente. Qualche coperta ricadde a terra, ma ad Eldihen non interessò, era concentrata a fissare la spada, con mille domande in testa.
 
“Ma come può essere possibile? Come può una spada racchiudere tutti questi momenti?” si affrettò a recuperare l’arma, guardandola con amarezza. Non la sentì più parlare, era meno pesante e la lama era scintillante. Le sembrò che fosse stata purificata, come se lei rivedendo quegli attimi avesse eliminato il marcio “Gandalf me l’aveva detto!” Scosse il capo drizzando la schiena “Non comprendo molto,ma ne percepisco la magia“ strinse l’elsa fino a farsi male, ritrovandosi nel palmo della mano dei segni rossi “Io non so che fare” affermò con gli occhi rossi, tormentata dai dubbi. Aveva odiato Nihil, accusandolo di ogni male, ma adesso, dopo aver guardato nel suo passato, Eldihen si sentiva spezzata in due.
 
Sospirò, riponendo la spada sotto il letto, con un gesto veloce. Voleva sbarazzarsene, agghiacciata dalle sensazioni che provava. Era agitata. Si guardò intorno per cercare di comprendere il suo stato d’animo. Ce l’aveva con se stessa, per essere stata troppo frettolosa a giudicare Nihil, nonostante ciò che aveva patito per mano sua.  Avvertì una nostalgia tanta forte da spiazzarla. Il volto dei genitori era fisso nella sua mente, ogni volta che chiudeva gli occhi li rivedeva. Riaffioravano nei suoi ricordi, nelle parete vuote di quella stanza, nel pavimento, come se il riflesso dei suoi pensieri si espandesse fino a sommergerla, stringendola in un angolo. Si sentì soffocare. Doveva uscire immediatamente da quella stanza buia. Non avrebbe più voluto toccare quella dannatissima spada o rimanere in quel palazzo.  Spalancò la porta e non si scomodò a richiuderla. Tremava, guardando i quadri appesi nel corridoio. Sentì fastidio ad ascoltare i canti e il rumore delle sedie spostate, le risate delle persone che non potevano immaginare ciò che lei aveva visto e come si sentiva mentre camminava, sperando di uscire presto fuori dalla sala principale, per rimanere sola, a respirare l’aria fresca, lontana dalla gente. Accelerò il passo, voleva andarsene via.
 
Entrò nella sala del trono, spostandosi in mezzo alla folla, tra la gente che ballava e scherzava allegramente. Degli uomini si voltarono per guardarla, era molto strana mentre camminava, sembrava cieca, il suo volto era assente, privo di ogni espressione. Eowyn la richiamò con un cenno, ma Eldihen non si voltò. Guardava il portone aperto. Affrettò il passo per raggiungerlo, passando affianco a Legolas e Gimli che avevano appena concluso una gara riguardante il bere. L’elfo non si accorse di lei, stava aiutando Gimli a rialzarsi da terra.
 
Finalmente il vento fresco le soffiò in viso, muovendole i capelli. Eldihen si avvicinò alle scale fuori dal palazzo  sospirando. Alzò la gonna per superare i gradini in pietra, ed i vecchietti seduti al margine che la fissavano.  Camminò senza meta per le vie di Rohan, in mezzo al fieno e le case spente. Il palazzo era pieno di gente, si voltò per ammirare la forte luce e le ombre delle persone che si muovevano dentro la sala. Entrò nella stalla buia. Vi era stata tempo fa con Eowyn ed in quel momento era l’unico luogo tranquillo nelle vicinanze.
 
I cavalli dormivano nelle cuccette, riscaldati dalla paglia. Eldihen avanzò, ascoltando il rumore della ghiaia schiacciata sotto i suoi piedi ed i respiri caldi degli animali. Tastò i pilastri in legno, guardandosi intorno: la stalla era buia, solo la luce delle stelle rischiarava il suo percorso e il manto lucido dei cavalli. Sorrise commossa, quando in fondo alla capanna, in una cuccetta stretta vide Ombromanto, in tutto il suo splendore. Corse incontro al cavallo, smaniosa di accarezzarlo. Aprì il cancello schiudendo la serratura. Il destriero voltò la testa nella sua direzione, spalancando i suoi occhioni.
 
“Ma quanto sei bello!” accarezzò il suo manto, passando le dita nella sua criniera perfettamente in ordine e liscia. Lo accarezzò, per poi abbracciarlo. Chiuse gli occhi per ascoltarne il respiro. Si rilassò, rimanendo in silenzio, insieme ad Ombromanto, nel buio della scuderia.
 
 
Rimase lì dentro per diversi minuti, non si rese conto del tempo che scorreva e delle persone che la cercavano, non si interessò di nulla. Era persa nei suoi pensieri, guardava le stelle da una fessura in alto, accarezzando Ombromanto ritmicamente. Si sedette a terra, su un piccolo ceppo di legno, scrutò i fili di paglia e la sua mano, fissando la macchiolina che, rispetto a quando si era alzata pareva più larga. Meditò sulle immagini che scorrevano nella sua testa, chiuse gli occhi. Si rese conto che quello era l’unico momento di meditazione dopo la guerra. Erano successe tante di quelle cose. Il suo cuore avrebbe rischiato di esploderle dentro al torace a causa delle forti emozioni vissute. Si stupì, ripensando a Nihil, al suo arrivo a Fangorn, soffermandosi in seguito su Legolas, e sulla bruciante sensazione che provava per lui. Era fortunata ad averlo vicino, lui c’era sempre stato, aveva perdonato ogni suo errore e l’aveva protetta. Ma Nihil anche era stato importante, lui l’aveva aiutata a scappare da Isengard. Eldihen gli aveva ridato il valore perduto: l’aveva aiutato ed era riuscita ed estirpare il male dentro il suo cuore, anche se ora Nihil si trovava solo, come lo era sempre stato.
 
 Dovette ammettere che era struggente la scena che aveva visto: con lui piccolo ed Epon tra le sue mani. Le si stringeva il cuore. Si piegò sulle ginocchia, appoggiando una mano al mento.
 
“Eldihen!” una voce agitata e severa le fece alzare il volto.
 
Era Legolas. Era molto serio, con uno sguardo di rimprovero davanti al cancello di legno. La fanciulla non disse nulla, si limitò a guardarlo, nella sua veste argentata. Aveva i capelli leggermente scompigliati e respirava velocemente.
 
L’elfo sollevò la levetta di metallo, entrando nella cuccetta insieme a lei. Eldihen lo vide affiancarla. Abbassò il volto, osservando distrattamente i suoi stivali e le sue gambe lunghe, senza scomporsi.
 
 “E’ tutta la sera che ti cerco!” si piegò su un ginocchio raggiungendola. Era un po’ irritato. Eldihen ascoltò la sua voce severa rimanendo impassibile. Alzò il volto per incontrare sotto la luce delle stelle, il suo sguardo chiaro e la pelle perfetta. Legolas curvò le sopracciglia notando immediatamente che c’era qualcosa che non andava, la sua assenza già lo aveva agitato parecchio. L’aveva trovata  chiedendo informazioni ai vecchietti  fuori, dopo averla cercata per tutto il palazzo “Eldihen!” la richiamò leggermente preoccupato.
 
“Ero qua!” Rispose senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi chiari.
 
Legolas le si avvicinò delicatamente, alzando il viso per guardarla meglio. Era inginocchiato vicino a lei, con un’espressione confusa. Le strinse un braccio “Perché sei venuta qui? Per caso qualcuno ti ha dato fastidio o ti ha fatto qualcosa?” chiese in attesa di risposte. Gli uomini erano ubriachi, forse qualche malintenzionato le si era avvicinato infastidendola.
 
Eldihen rimase sorpresa di fronte al suo interesse, quasi commossa dalle sue parole. Lui c’era sempre stato e c’era anche in quel momento, anche senza essere stato chiamato da Eldihen, ciò significava che lei per Legolas era speciale. Si avvicinò maggiormente a lui, con il battito accelerato “Grazie!” disse stupendolo totalmente. Legolas fece per ribattere, ma Eldihen, sotto i raggi della luna, in mezzo al silenzio della notte, posò le sue labbra su quelle di Legolas cogliendolo di sorpresa, facendolo rimanere con gli occhi sgranati. Legolas ricambiò il bacio, lambendo le sue labbra più volte. Si allontanò da Eldihen solo per parlarle.
 
“Non capisco Eldihen” le accarezzò il volto dolcemente, passando l’altra mano tra i suoi capelli.
 
“Non c’è nulla da capire. Ci sei sempre stato e ti sei sempre preoccupato per me. Grazie per tutto. Grazie per come mi fai sentire, per le volte che mi hai aiutata a rialzarmi e per le tue parole”appoggiò la sua mano su quella di Legolas “Grazie per amarmi anche se sono sbadata. Grazie per avermi cercato questa sera e per avermi salvata. Devi sapere che da quando ti ho visto la prima volta, anche se ero distrutta, sono andata avanti per te, perché io di te non ne avrò mai abbastanza ed anche se non ci conosciamo da molto tempo, ti sento dentro il mio cuore da una vita. Morirei per te!” confessò emozionata di fronte al suo volto, inspirando il profumo della sua pelle e sentendo il sapore di birra sulle labbra.
 
L’elfo rimase spiazzato e tutta l’ansia provata fin a quel momento si disgregò dinanzi a quelle parole, dette con sincerità, con un filo di voce tremante, dentro una stalla al buio. I suoi lineamenti si addolcirono, sentì il cuore gonfio d’amore, la guardò, passando le dita sulla linea del suo viso, fino a raggiungere il collo, per poi avvicinarsi alle sue labbra. La baciò languidamente, per poi intensificare i suoi movimenti, avvertendo la morbidezza della sua carne, il sapore umido della sua bocca, che gli scatenò una serie di emozioni, forti e ardenti. Strinse i fili di capelli dietro la sua testa, percorrendo con le dita la curva della sua schiena, in modo passionale, come desiderava fare da tempo, da quando erano giunti a Rohan. Morse tenuamente le sue labbra, fino ad incrociare il suo respiro rovente. Si allontanò di poco, pur rimanendo vicino al suo viso “Non devi ringraziarmi di nulla Eldihen”
 
“Invece sì, mi hai considerata pur non conoscendo nulla  di me, nella mia semplicità. E tu sei un principe e lo so che avrei dovuto apprezzarti maggiormente, ma ti ho ferito varie volte, e ne sono mortificata” confessò ripensando all’episodio dell’arco.
 
“Eldihen, io sono Legolas, non vedermi diversamente da come mi hai conosciuto” non avrebbe voluto condizionarla dalla sua figura “Ed io mi sono innamorato di te, per come ti ho conosciuta. Non parlarmi del passato, sento solo il presente. Io amo la tua semplicità ed il tuo sguardo perso, la tua purezza” la baciò con estrema delicatezza, tenendole il viso con le mani “Mi hai fatto preoccupare stasera, come al solito. Che ti è passato per la testa? Questo pomeriggio mi hai detto di baciare Gimli e poi mi hai baciato tu!” sorrise divertito, sentendo la sua risata cristallina.
 
Eldihen ritrovò la calma persa.
 
“Preferiresti Gimli?” domandò con tono beffardo.
 
Legolas prima di risponderle la baciò ancora una volta “Preferisco le tue labbra a tutto!” confessò ammaliato dalla vista delle labbra rosate di Eldihen.
 
“Anch’io, ma mi è rimasto il gusto della birra, hai bevuto?” inarcò un sopracciglio, sentendo sulla lingua un gusto alquanto particolare
 
“Dieci boccali!” il suo sorriso si allargò “Invece io non ho ben compreso il tuo sapore. Dovrei ribaciarti se non ti dispiace” risero entrambi, baciandosi e stringendosi.
 
“E allora?”
 
“E’dolce!” le accarezzò i capelli. Senza aggiungere altro, si affrettò ad avvicinare la mano alla sua tunica, per prendere la collana di Eldihen. L’aveva gelosamente custodita per tutto quel tempo, conservandola con amore.
 
Eldihen era sorpresa, contemplò il gioiello ricordando il padre e la scena ad Imladris. La collana brillò dentro la mano dell’elfo, lei sfiorò le sue dita, sotto gli occhi attenti di Legolas.
 
 “Non te l’ho restituita prima perché ho chiesto ad un fabbro di ricostruire la catenella. Era spezzata!” spiegò brevemente, osservando il suo sguardo sbalordito.
 
“La mia collana… è bellissima, credevo di averla persa!” ammirò la gemma chiara e la nuova catenella in argento, un po’ sottile rispetto all’originale.
 
“No Eldihen, sei tu ad essere bellissima. Sei la cosa più cara che ho” Legolas era serio. Il suo commento fece accapponare la pelle di Eldihen. Quelle parole erano le stesse dette da suo padre, stupita sollevò il volto, rammentando la scena con i genitori.
 
“Legolas, tienila tu” richiuse le sue dita, con un movimento delicato “Devi sapere che è molto importante per me, vorrei che la portassi, così non ti dimenticherai mai di me, neppure quando io non ci sarò”
 
Legolas riflettendo su quelle parole, pensò alla loro separazione. Sarebbe stato molto difficile abbandonarla, l’avrebbe fatto con amarezza, ma la guerra minacciava il loro amore.
 
“Vieni qua!” la prese dal polso, trascinandola contro il suo petto. Eldihen appoggiò la sua testa come se fosse un cuscino, premendo con la guancia contro il suo torace forzuto “E’ impossibile che io ti dimentichi” le baciò i capelli, passando la mano avanti ed indietro sulle sue spalle “Ma dimmi un po’…” ricercò il suo sguardo, vedendola sollevare le ciglia incurvate “stai facendo la dolce per non dirmi il motivo che ti ha spinta a chiuderti in questa stalla?” chiese alzando un sopracciglio. Provò una sensazione di pace ad averla a stretto contatto, a sentire il suo corpo su di sé, il travolgente profumo dei suoi capelli.
 
“No, io sono felice di averti accanto. In realtà ero un po’…” si strinse al petto di Legolas cercando le parole adatte “Irrequieta” ammise sospirando pesantemente stretta nel suo petto. I capelli di Legolas le sfiorarono le guancie, Eldihen li catturò nelle sue dita, attorcigliandoli.
 
“E per quale ragione?” Legolas abbassò gli occhi su di lei, circondandola con le braccia “Non sarà per i discorsi di quelle donne?” chiese confuso assottigliando le palpebre.
 
“No…” arrossì lievemente, cosa che arrecò piacere a Legolas. Era carina quando si trovava impacciata.
 
“E allora?” chiese sentendola sospirare pesantemente.
 
Si strinse a lui, avvicinò le braccia, aggrappandosi alla camicia argentata senza parlare. Era incerta. Le tremarono le mani al solo pensiero di ripercorrere gli attimi trascorsi in camera. Era fuggita per paura, sperando di annullare l’angoscia che la tormentava, di dimenticare le scene che aveva visto, almeno per quella sera.
 
 
“Che succede?” Legolas sussurrò piano, respirando vicino al suo viso accaldato. Doveva ammettere che quando lei si chiudeva in se stessa, senza degnarsi di spiegare o guardarlo, Legolas si rabbuiava, impensierendosi. Accarezzò la pelle morbida della guancia, stringendola tra le sue braccia, in modo delicato.
 
“Ad un certo punto mi sono sentita male” ammise dopo vari istanti allontanandosi dal torace di Legolas “E’ successo all’improvviso. Mi sono sentita soffocare. Sul mio cuore è scesa un’ombra… ho pensato a Nihil” alzò il volto, fissando gli occhi di Legolas, che silenzioso la guardava, ascoltando i rumori fuori dalla capanna, senza però distogliere lo sguardo da Eldihen.
 
Si irrigidì, continuando a stringerla dal busto. Annuì col capo, era divenuto assente e pensieroso, come se le parole della giovane lo avessero completamente turbato, proiettandolo in un momento lontano “Come puoi pensare a Nihil?” la sua voce era calma ma nascondeva un velo di delusione. Eldihen se ne accorse subito. Non avrebbe voluto farlo soffrire, magari non era il momento adatto per parlarne, specie dopo un’importante bacio.
 
“Io ho occhi solo per te!” sollevò il suo viso, accarezzandogli con le dita le labbra serrate. Era affascinante sotto la pallida luce della luna. Eldihen passò la sua mano sul suo collo, fino a riposarla sul petto, proprio sotto il suo cuore che batteva “Ciò che intendevo dire è che mi spiace, lui si è comportato male ma alla fine mi ha aiutata” spiegò catturando Legolas in uno sguardo. Non avrebbe voluto parlargli della spada. Era troppo turbata per affrontare l’argomento.
 
“Ma ti ha anche ingannata. Dimentichi ciò che hai dovuto patire per mano sua?” chiese non comprendendola. Il suo tono di voce era duro, non tanto per ciò che aveva detto Eldihen, ma per il pensiero di Nihil. Come poteva lei sentirsi in colpa e parlargli in quel modo? Legolas non riuscì a capire. Eldihen avrebbe dovuto godersi la serata senza pensare all’elfo, che a parer suo era un farabutto.
 
“Io non dimentico, ma non posso nemmeno ignorare le mie sensazioni” ricordava ancora il visino di Nihil e la scena in cui stringeva il padre morto. Serrò le palpebre, respirando a rilento, in modo da tranquillizzarsi. Afferrò da terra dei fili di paglia dorata, sotto lo sguardo attonito di Legolas che si chiedeva cosa le stesse passando per la testa in quel momento.
 
“E  ti sei allontanata dalla festa per questo?” esibì un’espressione indecifrabile, continuando a fissarla. Incrociò i suoi occhi azzurri per qualche istante, rimanendo in silenzio. Gli comunicò con una lunga occhiata ciò che provava. E pensare che si era agitato, cercandola dappertutto.
 
“Sì…” rispose evasiva, portando l’attenzione a terra, tra la ghiaia ed i loro corpi immobili.
 
Legolas non sembrò convinto della sua risposta, ma non le si avvicinò, anche se avrebbe voluto sollevarle il viso, per guardarla meglio. Accettò il suo momento di smarrimento senza perseverare con le domande, attento ai suoi occhi che si muovevano incerti.
 
“Penso ci sia altro…” confessò senza timore “Ma se non ne vuoi parlare non insisterò. Vorrei però che tu mi avvisassi dei tuoi spostamenti. Ero preoccupato” la conosceva abbastanza bene da sapere che dietro il suo sguardo assente si nascondeva qualcosa.
 
“E va bene!” accennò un flebile sorriso, sfiorando il dorso della sua mano.
 
Entrambi lasciarono la stalla, senza chiedersi nient’altro. Legolas era sollevato di averla ritrovata, anche se un po’ impensierito riguardo il suo comportamento. Rientrarono a palazzo insieme, partecipando alla festa, fino alla fine.
                                                                                                                                                  
 
 
Le stelle ricoprivano il cielo, splendendo oltre il prato sconfinato e la catena montuosa. La festa era terminata. Gli uomini e le donne avevano lasciato il palazzo. Era stata una serata bellissima, piena di canti e di sorrisi, ma quella era la calma che precedeva la tempesta e Legolas lo sapeva bene.
 
Si trovava fuori, al margine del piazzale esterno, solo, immerso nell’ombra della notte, a fissare il cielo. Percepiva una presenza sconosciuta, gli sembrò che persino le stelle si nascondessero per paura di affrontare il male sulla Terra di Mezzo. Alzò il cappuccio del suo mantello sulla testa, il vento agitò i suoi vestiti, spegnendo le fiaccole dietro di sé.
 
Attendeva di portare Eldihen lontano da quel massacro, per proteggerla e garantendole così, un posto sicuro. Sperando un giorno di poter tornare da lei. In ogni caso avrebbe potuto affrontare ogni minaccia senza la preoccupazione di perderla. Qualunque sarebbe successa. Abbassò lo sguardo sulle case spente e sul sentiero sferzato che si confondeva con il verde opaco della brughiera. Sospirò pesantemente, scaricando la tensione accumulata. Era da un po’ che non rimaneva solo, in totale tranquillità. Non gli sembrò reale, ed anche se in apparenza quella notte pareva tranquilla, dentro di sé, nel profondo del suo cuore avvertiva una minaccia, qualcosa di incomprensibile che lo turbò, ma non lo diede a vedere.
 
Gimli ed Aragorn stavano riposando nella camera con altri uomini. Aveva lasciato Eldihen in compagnia di Eowyn, si era allontanato da palazzo per meditare, godendo del silenzio della notte, disturbato unicamente dal canto dei grilli e dal volo di qualche gufo.
 
“Mani naa lle umien? (cosa stai facendo?)” una voce gentile e bassa gli fece girare di poco il volto. Incontrò dietro di sé Eldihen, ferma vicino ad una colonna. Stringeva in petto un cuscino bianco. Aveva lo sguardo perso, i capelli sciolti le ricadevano su una vestaglia di lana azzurra. Mosse qualche passo verso Legolas. Era spossata, si era allontanata dalla camera poiché era riuscita  a riposare. La spada aveva turbato la sua quiete, ed anche se non aveva detto nulla a Legolas, quest’ultimo si accorse che qualcosa in lei non andava da un semplice sguardo.
 
“Pensavo” rispose vago, vedendola avvicinarsi. Rimasero in silenzio a guardarsi, ascoltando il perpetuo canticchiare dei grilli. Eldihen abbracciò la federa del suo cuscino, scorgendo in Legolas uno sguardo colmo d’apprensione.
 
“Io pensavo a te” confessò inerme dinanzi al suo viso. Dovette alzare il collo per guardarlo bene, lui la sovrastava in altezza. Si allarmò scorgendo incertezza nei suoi occhi che si muovevano su di sé, lasciandole dei lunghi brividi sulla pelle.
 
“Ma non solo!” affermò guardandola con un’occhiata più attenta: gli sembrò una bambina, mentre lo guardava, sbatteva le ciglia ed abbassava il viso un po’ imbarazzata ed agitata. Aveva i piedi nudi e si stringeva a quel cuscino come se fosse la sua unica ancora di salvezza. Le sue dita erano avvinghiate alla stoffa della sottana ed i suoi occhi erano tutti per Legolas.
 
Eldihen sorrise flebilmente. Legolas aveva compreso i suoi pensieri. Stava male da un bel po’ a causa della spada. Era stato difficile chiudere gli occhi e mettersi sotto le coperte, facendo finta che non fosse accaduto nulla, il suo cuore batteva forte e l’ansia non  l’aveva abbandonata un attimo, costringendola a rimanere con gli occhi aperti. Dopo vari istanti immobile a fissare il soffitto si era decisa ad andare da Legolas. Aveva bisogno di lui in quel momento di sconforto, voleva sentirlo vicino, per non stare da sola, alleggerendo la preoccupazione che sentiva ”Ho avuto un brutto sogno” disse a bassa voce guardando i suoi piedi scalzi. Non se la sentiva di raccontargli della spada, provava timore. Avrebbe tanto voluto confidarsi con Gandalf ma non si era presentata l’occasione e, l’unica persona in grado di consolarla era appunto Legolas.
 
 
“Ti vedo sconvolta” allungò una mano, posandogliela sul braccio. Corrugò la fronte girandosi totalmente verso di lei. Cercò di accarezzarla con molta delicatezza. Era scossa da quella sera. Non osò domandarle altro, né di dirle che il suo comportamento lo aveva turbato già poco fa, dentro la stalla. Pensò che fosse meglio tacere per non impressionarla ulteriormente.
 
“Ho paura!” confessò sospirando. Inalò l’aria fresca, trattenendola dentro i polmoni per una manciata di secondi, per poi espirare profondamente.
 
 
“Per il sogno?” chiese Legolas abbassandosi quel poco che bastava per vederla meglio. Strinse la soffice lana che le fasciava il braccio, accarezzandola, sempre più curioso di scoprire cos’avesse, pronto ad aiutarla.
 
“In realtà ora che siamo tranquilli sento il peso delle cose he ho passato sulle mie spalle. Inizio a realizzare un po’ ogni cosa e…” prese un respiro profondo prima di continuare, lasciando Legolas sulle spine. Si bloccò controllando le sue sensazioni, per evitare di tremare o piangere. Non ne poteva più, aveva versato molte lacrime e non era il caso di far impensierire Legolas più di quanto non avesse già fatto.
 
“E?” la incoraggiò a continuare, cogliendo subito la sua espressione scoraggiata. Il vento sferzò sui loro volti.
 
“Inizio a pensare sempre di più alle persone che erano con me quando siamo stati aggrediti dagli orchi. Li ho sempre pensati, chiedendomi se sia stata l’unica del gruppo ad essere sopravvissuta, ma adesso è un chiodo fisso. Poi penso ai miei genitori. Mi aspettavano ed io sono qua, loro non possono sapere nulla di me. Chissà come avranno reagito sapendo dell’attacco, e non vedendomi arrivare con la nave. Saranno spaventati! Sono cose importanti, ma me ne accorgo solo adesso che tutto tace. Solo adesso che ho un attimo di pace, se pace si può chiamare”dichiarò volgendo lo sguardo ai monti in lontananza, per far sciogliere le sue paure, allontanandole dalla sua mente. Magari sarebbe riuscita a distrarsi.
 
“Sono accadute tante di quelle cose che è stato difficile anche per me pensare a mio padre ed al mio regno. E’ normale, la situazione è caotica e tu non sei abituata alla guerra. La tua mente è confusa ed il tuo cuore pieno di angosce, ma una soluzione la troveremo. Mi occuperò io di conoscere ciò che è accaduto alla gente che era con te quando sei stata attaccata dagli orchi. Riguardo i tuoi genitori, non affliggerti Eldihen. Sapranno che stai bene e i loro timori si placheranno!” cercò di consolarla come meglio poteva, parlando con tono calmo. Bloccò la sua mano sulla sua spalla, guardandola con determinazione e coraggio.
 
“Grazie” sussurrò flebilmente, appoggiato il mento al cuscino. Strinse le palpebre, per poi guardare Legolas.
 
“Ti senti un po’ meglio adesso?”
 
“Si”
 
“Che ne dici se ti accompagno in camera tua? Magari è meglio che riposi, ne hai bisogno” intrappolò una ciocca di capelli, guardandola. Era meno impaurita.
 
“Andiamo” annuì lei, avvertendo l’esigenza di dormire almeno un po’, per recuperare le forze e rilassare i suoi nervi tesi.
 
Legolas la condusse all’interno del palazzo, camminandole affianco. La guidò lungo il corridoio, soffermandosi a guardare le sue spalle strette ed il suo lento camminare. Chissà cos’aveva? Si chiese mentre superavano le camere, procedendo in silenzio. Si bloccò dinanzi la sua porta, appoggiandosi con la schiena alla parete, prima di lasciarla entrare in camera sua. Eldihen posò la mano sulla maniglia, indugiando prima di piegarla. Roteò gli occhi in direzione di Legolas, il cuscino le scivolò tra le mani, mentre lei lo guardava in silenzio, con un broncio poco pronunciato sulle labbra.
 
“Ma te ne andrai?” chiese guardando le sue spalle aperte, per spostare la sua occhiata alla labbra serrate. Al pensiero di salutarlo sentì un vuoto aprirsi all’altezza dello stomaco, lasciò il cuscino sul pavimento, dedicando la sua attenzione a Legolas. Non voleva rimanere sola.
 
“Ti lascio riposare” rispose Legolas incrociando distrattamente le braccia. Si avvicinò per baciarla, Eldihen si sentì travolta dal suo calore e da quell’inconfondibile profumo che lo caratterizzava. Lo avrebbe riconosciuto anche ad occhi chiusi. Alzò la punta dei piedi per raggiungere le sue labbra, intrecciando le braccia dietro il suo collo. Si diedero un bacio molto delicato, guardandosi in silenzio, abbracciati davanti alla porta.
 
Lo sguardo di Eldihen era indecifrabile, un po’ perso, un po’ agitato, ma sempre sincero. Traspariva dai suoi occhi il bene che voleva a Legolas.
 
“Adesso vado, Buonanotte!” le baciò la fronte ed i capelli, trascinandola a sé con una mano.
 
 Eldihen prima che lui si allontanasse, gli strinse un dito, guardandolo profondamente. Avvertiva ancora la morbidezza delle sue labbra sulla fronte, non avrebbe voluto rinunciare a lui, al suo viso bellissimo ed alle sue attenzioni “Entra in camera con me, non andare!” chiese senza alcuna malizia, vedendolo aggrottare le sopracciglia.
 
Legolas rimase colpito dalla sua  richiesta, un po’ insolita e… intima. Dal suo sguardo trasparì il suo stupore, rimase in silenzio con la bocca schiusa e gli occhi che si spostavano continuamente dalla porta al volto di Eldihen che, probabilmente aveva compreso appieno l’imbarazzo dell’elfo che si era ammutolito.
 
“Non fraintendere” divenne rossa, alzò un po’ il timbro della voce, agitando nervosamente le mani come a voler chiarirsi “Non volevo… io non volevo farti intendere che… no!” mosse un dito in senso di negazione.
 
Legolas leggermente divertito, si burlò della sua espressione di vergogna. Un sorrisetto sornione si allargò sulle sue labbra, si abbassò facendo piegare Eldihen. Respirò sulle sue guancie, abbassando il suo sguardo sulla sua sottana per poi tornare a guardare i suoi  occhi inquieti e il rossore sulle guance calde e sulla punta del naso “Non volevi farmi intendere di voler fare l’amore con me?” chiese con un filo di voce sospirando sulle sue labbra.
 
Eldihen tremò impercettibilmente, arrossendo violentemente, più di quanto già lo fosse. Sentì un forte calore sulla punta delle orecchie e nel petto. Si morse un labbro distogliendo lo sguardo dal volto sorridente dell’elfo che la guardava curioso di scoprire la sua risposta, godendosi il volto imbarazzato di lei “Non… me… la sento. Io volevo stare con te per dormire, perché non riesco a prendere sonno” portò nervosamente una ciocca scura dietro il suo orecchio, schiarendosi la voce. Sarebbe morta dall’imbarazzo ne era sicura. Sperò che Legolas la comprendesse, non avrebbe voluto turbarlo, lo desiderava, ma non era pronta. Non era il momento.
 
“Te l’ho detto che adoro vederti arrossire?” sorrise intenerito, accarezzandole con due dita il mento. La guardò facendosi più serio, sicuro che lei lo ascoltasse “Io non ti farei mai pressione su qualcosa di simile, stavo solo scherzando” spiegò vedendola meno agitata.
 
“Ciò significa che non vuoi?” domandò curiosa.
 
“Lo dobbiamo volere entrambi, ed anche se io lo voglio, rispetto la tua scelta. Non ti impensierire, perché ti desidero molto, ma voglio saperti felice” rispose sinceramente.
 
 
Eldihen gli sorrise, sentendosi rincuorata dalle sue parole. Piegò la maniglia afferrando il cuscino dal pavimento “Staresti un po’ con me? Giusto il tempo di addormentarmi, poi torni fuori!”
 
“Sarei di guardia, ma va bene” annui, entrando in camera insieme a lei. Eldihen chiuse la porta stringendosi nella sua sottana. Era contenta che Legolas avesse accettato di rimanere insieme, doveva ammettere che era stato difficile prendere sonno o rimanere sotto le coperte da sola, le si stringeva il cuore. Lanciò il cuscino tra le coperte, dirigendosi verso il letto scompigliato.
 
Si sedette sul materasso, lisciando le lenzuola bianche che profumavano di lavanda. Girò il volto verso Legolas che stava osservando la camera, rapito dal panorama fuori dalla finestra.
 
“Molto bella questa stanza” apprezzò, volgendo la sua attenzione ad Eldihen.
 
“Vieni vicino a me!” gli indicò un punto nel materasso, mettendosi sotto le coperte, insieme al suo cuscino. Guardò distrattamente la parete. Con Legolas in camera era facile rimanere coricata, non avvertiva più quel senso di soffocamento. Poggiò la testa sul cuscino, lasciando scorrere le mani sulle coperte.
 
“Era molto brutto il tuo sogno!” si sedette sul letto, affianco a lei che era distesa. Guardò il suo corpo sotto le trapunte ed i suoi occhi un po’ pensierosi.
 
“Va meglio ora” gli porse la mano e Legolas la strinse nella sua con vigore, chinandosi per baciarle la guancia, che sembrava essere di finissima porcellana. “Sdraiati insieme a me… ti faccio spazio” si spostò su un lato del materasso, lasciando del posto a Legolas. Ci sarebbero entrati entrambi.
 
Si strinse tra le coperte, guardando il suo flebile sorrisetto.
 
“Sarebbe meglio che io non mi coricassi con te Eldihen” spiegò con calma piegando il collo. Era di guardia e comunque avrebbe voluto rimanere attento, in più non era facile per lui trattenersi avendo Eldihen al suo fianco sotto le coperte.
 
 La guardò, e tutta la tensione si sciolse sotto il suo sguardo innocente, dolce, da bambina impaurita. Era un po’ amareggiata e lo attendeva accanto a sé, come se il suo corpo caldo disteso affianco al suo potesse annullare ogni emozione negativa. Come se le sue mani e le sue carezze potessero sciogliere il nodo dentro al suo petto, ed i suoi occhi medicare le ferite dentro il suo cuore.
 
“Vorrei tanto poterti abbracciare. Aspetta, esco dal letto se per te è un problema.” Ricacciò le coperte. Legolas bloccò la sua mano, lasciandola distesa sul materasso. Voleva che lei riposasse serenamente, non era il caso di farla uscire dalle lenzuola.
 
“Mi sdraio io, non alzarti” disse serio. Non avrebbe voluto disturbare il suo riposo, e se le fosse stato d’aiuto sarebbe rimasto un po’ con lei, sperando che si sarebbe addormentata, senza preoccupazioni.
 
“Gli stivali, devi toglierli ed anche… l’arco!” lanciò uno sguardo al suo corpo asciutto, alla sua schiena ed all’arco che portava fedelmente dietro le spalle. Non avrebbe voluto menzionarlo, ricordando i litigi legati ad esso “Ma puoi sempre tenerlo con te io non voglio…” abbassò lo sguardo sulla coperta di pelliccia beige.
 
“Tolgo l’arco tranquilla… e gli stivali” sorrise sfilando con un movimento veloce l’arma dalla sua custodia, insieme ai pugnali, il mantello e gli stivali. Si alzò dal letto, guardando Eldihen sotto le coperte, quella visione lo accese e lo intenerì allo steso tempo “E’ da un po’ che non riposo” ammise scostando una coperta, per poi sdraiarsi al suo fianco.
 
Eldihen sorrise sentendolo steso affianco a sé, doveva ammettere che ogni cosa provata sfumò. Sembrava che nulla fosse accaduto. Lui era vicino a lei, gli tese un braccio e la strinse contro il suo petto, in un abbraccio forte e protettivo. Eldihen lo coprì amorevolmente con le coperte che aveva su di sé, appoggiando la testa sul suo torace. Il cuscino più morbido che avesse mai provato.
 
“Grazie” sussurrò chiudendo gli occhi.
 
Legolas appoggiò la sua testa su quella della ragazza, passando distrattamente le dita sui capelli scuri di lei. Era serio, mentre guardava i loro corpi sotto le coperte. Per lui era strano mostrarsi disarmato in ogni senso dinanzi ad Eldihen, privo di qualsiasi difesa, in un letto, trattenendo nel cuore le sue emozioni. La guerra lo aveva sempre tenuto molto in guardia, ma adesso si era spogliato delle sue armi, mostrando un lato molto profondo del suo animo.
 
“Che pensi?” chiese Eldihen alzando le ciglia, per incrociare il suo sguardo serio.
 
“Niente!” rispose girandosi in sua direzione “Non mi aspettavo di rimanere dentro a questa stanza sotto le tue coperte Eldihen. Se me lo avessero detto prima di partire non ci avrei mai creduto. Ero molto agguerrito, lo sono ancora, ma con te…” la guardò, stringendole la mano lasciata libera sul suo petto “Il mio spirito guerriero si spoglia totalmente, mostrandoti la mia anima”
 
“Mi piaci sia da guerriero che privo di armi!” lo baciò dolcemente sulla bocca, assaporando la morbidezza delle sue labbra.
 
“Sei probabilmente l’unica che mi potrà vedere così…” la guardò sorridendole debolmente “Ma dimmi…” le strinse maggiormente la mano, lasciandola accomodare al meglio sotto il suo braccio “Perché i tuoi occhi sono tristi? Non sei felice che io sia qui con te?”
 
“Non ne dubitare” baciò il suo torace chiudendo gli occhi. Legolas la  guardò, rimanendo appoggiato alla testiera del letto “Quando da piccola ero impaurita mi rifugiavo nel letto grande dei miei genitori, e mio padre mi stringeva… proprio così!” gli posò la mano sul braccio che le stringeva il corpo completamente.
 
Legolas rimase sorpreso da quella rivelazione, ascoltandola ed immaginandola piccola “Avevi degli incubi anche da bambina?” chiese sfiorandole una guancia.
 
“Capitava, si! E c’era sempre papà” rispose amareggiata, toccando la tunica verde di Legolas. Il suo sguardo si spostò a terra, sugli oggetti sparsi sul pavimento “Ed adesso ci sei tu!” alzò il viso sorridendogli con ammirazione.
 
“Sempre! Voglio solo che tu sia sincera con me e  mi racconti delle tue paure, senza tralasciare nulla”
 
“Anch’io vorrei questo…” abbassò le palpebre “Vorrei saperne di più”
 
“Su cosa?” chiese curioso.
 
“Cosa facevi prima di unirti alla compagnia? Immagino che molte elfe ti contendessero”
 
“In realtà ho viaggiato molto, rimanendo un po’ di tempo con Aragorn. Non sono stato molto presente per badare a certe cose, anche se mio padre insisteva molto. Vuole vedermi sistemato” confessò senza problemi.
 
“Pensi che gli piacerò?” chiese timorosa.
 
“E perché non dovresti? In ogni caso devi piacere a me, non a mio padre” la baciò vedendola sorridere.
 
“Nihil è stato così cattivo in passato?” chiese stringendolo a sé, sperando che lui rispondesse.
 
“Ci sono state molte tensioni tra di noi” si irrigidì “Posso anche accettare il suo comportamento a Bosco Atro, anche se da principe ho dovuto punirlo. Ma questa è una storia che voglio lasciarmi alle spalle. La cosa che ha incrinato il nostro rapporto è stato il suo comportamento nei tuoi confronti” spiegò avvicinandola maggiormente.
 
“Lui non era in sé” disse passandogli una mano tra i capelli.
 
“E’ una situazione complicata Eldihen” rispose evasivo, gettando la testa indietro, sul legno della testata del letto. Trascinò Eldihen in avanti, in mondo che la sua testa potesse meglio appoggiarsi sul suo torace, vicino alla spalla. In realtà in quel momento dolce in cui la stringeva sotto le lenzuola avrebbe preferito parlare di altro, non certo di guerra e problemi.
 
“Ti chiederò un’ultima cosa e poi basta” disse ascoltando i battiti del suo cuore. Aveva l’orecchio sul suo petto, sentiva il profumo di Legolas, il suo calore e la tonicità del suo corpo da guerriero, abbracciata a lui.
 
“E sia!” acconsenti, piegando il collo per guardarla in volto.
 
“Se Nihil scendesse in guerra per te, tu lo perdoneresti?” chiese pensando che fosse un atto dignitoso. In quel modo l’elfo avrebbe riscattato le sue colpe, meritandosi il perdono di Legolas. Attese nell’ombra la risposta del suo amato, sfiorando con le gambe quelle di Legolas, che la strinse maggiormente a quel contatto piacevole.
 
“Potrei” non si sbilanciò. La sua mascella serrata divenne meno rigida. Eldihen si stupì, rimanendo avvinghiata al suo corpo. Si era abbassato, accomodandosi finalmente sul cuscino, insieme a lei. Si guardarono, a pochi centimetri di distanza. La camera era silenziosa. Dalla finestra un raggio lunare, proprio in quel momento, riuscì a schiarire i loro corpi. Eldihen presa dall’emozione allungò le sue dita sulle labbra dell’elfo, che si era totalmente rilassato, apparendo meno rigido.
 
“Ti ho visto dare una lettera ad un uomo alla festa. Perché?”chiese sottovoce per non rovinare quella calda atmosfera, interessata all’azione di Legolas. Ci aveva pensato parecchio ed in quel momento le venne in mente di domandare.
 
“Non avevamo detto solo un’ultima cosa?” precisò l’elfo alzando un sopracciglio.
 
“E va bene”Eldihen si rifugiò tra le sue braccia, scaldata dal suo corpo e dalla morbidezza delle coperte che li fasciavano. Sentì il suo cuore esplodere dall’emozione, mentre coricata insieme a lui, si accucciava dolcemente nell’incavo del suo collo.
 
“Dormi Eldihen” la cullò tra le sue braccia, felice di sentirne il corpo a stretto contatto col suo, in quella notte serena e di indimenticabile dolcezza. Le baciò la pelle, sfiorandole i fianchi delicatamente, mentre si perdeva a giocare con i suoi capelli ondulati.
 
“Non te ne andrai vero?” chiese Eldihen stringendo tra le sue mani la tunica verde, intrappolandolo a sé, mentre gli baciava lentamente il collo .
 
“No” con uno gesto fulmineo Legolas la prese a sé, in modo che il corpo di Eldihen si appoggiasse sul suo. Non avrebbe mai perso l’occasione di averla per sé, di sentire la sua pelle, il suo profumo penetrare dalle narici. Rimase a fissarla nel letto, osservando i suoi capelli ricadere sulle lenzuola e quella sottana scivolarle dalle spalle assieme ai suoi occhi erano aperti e le labbra schiuse. Le diede un bacio languido, lasciando da parte la razionalità e la freddezza usata nel campo di battaglia. Si era completamente sciolto dinanzi ai suoi occhi e alla bocca rosata.  La baciò fino a sentire le labbra consumate. Era difficile trattenersi, vista la situazione, ma si limitò a stringere il suo fianco con vigore, incrociando le sue labbra , fino a sentirla gemere, a percepire la sua lingua tutta per sé. Si distaccò solo per parlarle “Riposa, ci sono io stanotte. Nessun incubo potrà disturbarti” bisbigliò a pochi millimetri dalle sue labbra, continuando ad accarezzarla con desiderio
 
Eldihen chiuse gli occhi lentamente, fino a sprofondare nel dormiveglia, protetta dal suo elfo.
 
 
Quando riaprì gli occhi, si accorse che fuori dalla finestra le stelle brillavano sulla città. Segno che non era trascorso, poi così tanto tempo. Sfregò le palpebre e si mosse, ma rimase bloccata rendendosi conto che due braccia forzute la trattenevano dalla vita. Era assopita, ma ugualmente percepì un peso sul suo seno. Era caldo e confortevole. Abbassò il volto, vedendo che Legolas si era addormentato. La sua testa era appoggiata al suo petto e la stringeva con forza, come se volesse catturarla tra le sue braccia. Eldihen sorrise teneramente, ammirandolo nel buio della stanza. Era stupendo, un’icona ai suoi occhi. Appoggiò la sua testa al cuscino, sistemando il mantello di lui sulle sue spalle. Lo fasciò meglio con la coperta, come se fosse un bambino. Era la prima volta che lo vedeva così sereno, con gli scudi abbassati, non in allerta come era abituata ricordarlo, ma completamente indifeso, avvinghiato al suo corpo. Sorrise passando le dita sui suoi capelli. Lo baciò stringendolo con vigore al seno, facendogli da cuscino.
 
“Amore mio quanto sei bello” parlò sottovoce per paura di svegliarlo. Toccò la sua pelle morbida, gli zigomi pronunciati e le labbra che poco fa l’avevano baciata con decisione.
 
Le sembrò che la guerra non esistesse, lei in quel momento stava sfiorando il cielo con un dito. Sentì il suo cuore battere. Era il suono più bello che avesse mai udito. Gli baciò i capelli biondi, finendo per perdersi nella bellezza dei suoi lineamenti “Io per te darei la vita!” disse abbracciandolo con amore. Avrebbe tanto voluto che quel momento durasse per sempre, era così bello e perfetto che non le sembrò vero, anche sé il peso del corpo di Legolas su di sé, la fece convincere del contrario.
 
 

Note autrice:
Salve gente, ed eccoci alla fine di un altro cap, spero sia piaciuto e che non ci siano errori, confesso che ho semplicemente corretto stile macchina da guerra senza rileggere, mi spiace, sono troppo stanca e.. mi fido della mia beta ;)
E’ stata una settimana stressante, ed immagino che la prossima sarà ancora più pesante, statemi vicini ragazzi miei<3
Ringrazio tutti come sempre prima di lasciarvi :) 
Riguardo gli aggiornamenti: sabato
(lo so sono le note più schifose che abbia mai scritto, ma giuro di essere troppo stanca) un bacio alla prossima
   
 
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