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Autore: evil 65    20/06/2021    7 recensioni
Sono passati tre anni dalla sconfitta di King Ghidorah.
Ormai a capo degli Avengers, Peter Parker cerca di guidare la prossima generazione di eroi verso il futuro, mentre sempre più superumani cominciano a comparire in tutto il mondo.
A diversi anni luce di distanza, Carol Danvers riceve una trasmissione di emergenza dal pianeta Exif, proprio mentre Norman Osborn annuncia la creazione di una nuova arma il cui scopo sarebbe quello di proteggere la Terra dalle minacce aliene.
Al contempo, Wanda Maximoff e Stephen Strange si recano nei pressi della città natale di Capitan Marvel, Harpswell, dove sembra stiano accadendo diversi fenomeni paranormali…
( Sequel di Avengers - The King of Terror )
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguro una buona lettura ;)


Capitolo 8
 
Carol venne condotta fino ad una stanza poco illuminata.        
Una volta dentro, si sorprese di trovare un totale di tre dispositivi di contenimento a cui erano stati collegati due uomini e una donna.
Avevano i volti abbassati e coperti da lunghe ciocche di capelli sudati, quindi Carol non riuscì a identificarne la razza. Sembravano all’apparenza umani, ma non poteva esserne sicura dalla distanza in cui si trovava.
I loro arti erano avvolti da scariche di energia viola che ne impedivano qualunque movimento. Erano completamente bloccati.
Quei dispositivi sembravano molto simili alle gabbie di contenimento Skrull, quindi dubitava che sarebbero mai riusciti a liberarsi.
Oltre a loro, la donna individuò quattro uomini disposti attorno un grosso pannello di controllo circolare.
“Mi chiedo a cosa serva” pensò, mentre riportava la sua attenzione sugli altri occupanti.
Passò brevemente lo sguardo dai prigionieri a Darth Vader - immobile dietro di lei - poi di nuovo verso di loro.
Uno dei due uomini, in particolare, aveva un’aria stranamente familiare.
La donna gli si avvicinò cautamente.
Il prigioniero sollevò la testa…e gli occhi dell’Avenger si spalancarono scioccati.
<< Yon-Rogg ? >> sussurrò, mentre il volto del suo vecchio mentore e nemico si palesava ancora una volta di fronte a lei.
L’ex soldato sussultò e cercò di mettere a fuoco i suoi dintorni.
La sua faccia era messa decisamente male, con tagli e lividi che gli segnavano ogni centimetro di pelle. Evidentemente, avevano speso giorni interni a torturarlo.
<< V-vers? >> balbettò il Kree, con tono strozzato << Che…che cosa ci fai qui?>>
La bionda fece per rispondere, ma ecco che gli altri prigionieri sollevarono gli sguardi. Individui altrettanto familiari, che lei riconobbe all’istante.
<< Minerva? >> disse mentre faceva un cauto passo verso l’unica donna del gruppo: una Kree dai folti capelli neri e dall’intensa carnagione blu. Una dei membri più letali della sua vecchia squadra, ora ridotta ad una mera ombra della guerriera orgogliosa di un tempo.
<< Vers >> sputò la prigioniera << E io che pensavo che questa giornata non potesse peggiorare >>
Carol deglutì silenziosamente e passò lo sguardo sull’ultimo individuo rimasto: un imponente Kree dalla barba prominente, l’unico tra i suoi vecchi compagni – oltre a Yon-Rogg - che era sempre riuscito a tenerle testa in un combattimento…almeno prima che guadagnasse il controllo dei suoi poteri.
<< Bron >> sussurrò, ma il Kree riuscì solo a inviarle un grugnito di riconoscimento.
Il suo volto era messo anche peggio di quello di Yon, una palla rossa e viola con la mascella fracassata. Probabilmente era riuscito a resistere più a lungo degli altri.
L’Avenger chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
Odiava la sua vecchia squadra, certo. Le avevano fatto il lavaggio del cervello e l’avevano spinta più volte a ferire degli innocenti senza che lei ne fosse cosciente…ma mai si sarebbe aspettata di vederli in uno stato così pietoso.
Si voltò verso Vader, che per tutto questo tempo era rimasto in silenzio dietro di lei. Un monolite nero e intimidatorio, così diverso dall’uomo carismatico con cui aveva conversato fino a pochi minuti prima.
<< Perché sono qui? >> domandò freddamente.
Il Leader Supremo la indicò con un dito guantato.
<< Per la stessa ragione per cui TU sei qui >> fu la sua risposta impassibile << Assistere alla morte di un Impero. >>
Il cuore della bionda mancò un battito.
La morte di un Impero? Cosa poteva significare?
Vader stava per attaccare un altro pianeta? O forse c’era sotto qualcosa di peggio?
<< Che cosa vuoi fare? >> chiese con più insistenza, ma il suo rapitore si limitò a superarla e a darle le spalle.
<< Cominciamo >> ordinò freddamente << Mettetemi sulla linea principale della flotta. >>
Gli addetti presenti cliccarono alcuni pulsanti sui loro controller e subito un forte trillo risuonò per tutta la lunghezza della stanza, segnando la creazione di un collegamento olografico di sola andata.
Al contempo, le pareti nella sala cominciarono ad aprirsi, rivelando la vastità infinita dello spazio…e un pianeta che spiccava proprio sotto la nave.
La mente di Carol sembrò bloccarsi.
Lei…conosceva molto bene quel mondo. Lo aveva visto innumerevoli volte, sia dallo spazio che dalla sua superficie!
Era il pianeta in cui aveva passato alcuni dei momenti più significativi della sua esistenza: Hala…il mondo natale dei Kree.
Incurante del suo nervosismo, Darth Vader prese un respiro profondo e allargò ambe le braccia.
<< Oggi…è la fine dell’Impero Kree! La fine di un regime acquiescente alla crudeltà! Alla conquista! Alla distruzione di innumerevoli razze! >> esclamò con la sua voce tonante << E voi…i sopravvissuti all’infezione Kree…sarete proprio voi gli artefici della sua distruzione! >>
Puntò una mano verso il pianeta che si stagliava al di là delle paratie trasparenti, e la strinse in un pugno serrato.
<< In questo stesso momento, sul pianeta attorno a cui orbitiamo, l’Impero Kree continua a rimanere impunito, malgrado gli orrori che ha scatenato sulla galassia per innumerevoli secoli. Protetto dalla stessa Nova Corps che avrebbe dovuto consegnarlo alla giustizia! Ebbene…noi non resteremo più a guardare!  Questa feroce nave su cui ci troviamo, fiore all’occhiello della nostra flotta…metterà una rapida fine ai nostri nemici! Tutti gli insediamenti Kree sparsi per la Galassia si piegheranno davanti all’Impero Galattico! E nella nostra memoria, ricorderemo questo giorno…come quello in cui abbiamo finalmente ottenuto la nostra vendetta! >>
Afferrò il com-link della cintura e se lo mise vicino alla modulatore vocale.
<< Puntate i cannoni contro la capitale >> disse senza un briciolo di rimorso.
La reazione dei prigionieri fu praticamente unanime.
Yon, Minerva e Bron sussultarono all’unisono, mentre quella di Carol fu molto più vocale.
<< Cosa? >> sbottò, gli occhi spalancati per la paura e lo shock misti assieme << Vuoi bombardare la capitale di Hala? Non puoi farlo! >>
Vader si voltò verso di lei e la scrutò impassibile dalle sue lenti scarlatte.
<< Perché? >> domandò freddamente.
La bionda lo fissò incredula.
<< Perché? Come sarebbe a dire perché?! Perchè ci sono dei bambini lì! Famiglie, uomini e donne innocenti… >>
<< C’erano degli innocenti anche su tutti i pianeti che tu e la tua squadra avete aiutato a conquistare >> ribattè il Leader Supremo.
Carol si sentì come se qualcuno le avesse appena dato un pugno allo stomaco e compì un inconscio passo all’indietro.
<< Io…non sapevo quello che stavo facendo! >> balbettò, mentre un’ondata di ricordi spiacevoli cominciò a farsi strada nel suo cervello. Battaglie che aveva cercato di dimenticare con tutta se stessa…volti di esseri e persone che aveva ucciso in nome di una pace fasulla…un monumento ai suoi peccati.
Vader compì alcuni passi verso di lei e si fermò abbastanza vicino da farle sentire il suo freddo respiro che le accarezzava i capelli.
<< Allora il destino dell’Impero Kree non dovrebbe importarti >> disse con tono disinvolto, per poi indicare gli altri prigionieri << Ma per loro? Che hanno votato la loro carne e il loro sangue alla causa della Supremazia Kree? >>
L’Avenger era abbastanza sicura che Vader stesse sorridendo sotto la maschera.
<< Assistere alla distruzione della Capitale sarà peggio della morte stessa! >> continuò implacabile.
Yon abbaiò una risata strozzata, attirando l’attenzione della coppia.
<< Pensi davvero che distruggere una città servirà a qualcosa? >> domandò beffardo << Ah! Povero sciocco! Puoi uccidere tutti i Kree che vuoi, ma non potrai mai annientare il nostro leader! Lui è al di sopra di tutti noi! >>
<< Ti riferisci all’intelligenza artificiale che vive nel pianeta? >> ribattè impassibile il Leader Supremo << Il cui nucleo risiede all’interno della Capitale? >>
Gli occhi del Kree si spalancarono leggermente, ma per il resto il suo ghigno rimase intatto.
<< La Suprema Intelligenza ha nuclei sparsi su tutto il pianeta… >>
<< Ma a me basterà colpirne solo uno >> lo interruppe Vader, mentre si voltava ancora una volta verso il mondo sottostante.
Yon percepì un freddo brivido lungo la spina dorsale.
<< Di cosa stai parlando? >> sussurrò, sentendosi attanagliare il cuore da una stretta spiacevole.
Il Leader Supremo lo ignorò e avvicinò nuovamente il com-link. << Meno cinque secondi. >>
Carol camminò rapidamente fino a lui e gli afferrò una mano guantata.
<< Vader…ti prego, non farlo >> disse con tono supplichevole.
L’uomo la fissò in silenzio e procedette a scansarla con una forte spinta.
<< Fuoco! >> ordinò, mentre il corpo della donna ricadeva sul pavimento.
Carol sentì un forte scoppio, seguitò da un lampo di luce rossa. Poi, un bagliore bianco illuminò le tenebre dello spazio.
La donna scattò subito in piedi…e i suoi occhi si posarono su una scena a dir poco agghiacciante.
Sulla superficie di Hala…era appena comparsa un’enorme macchia rossa che andava via via ad allargarsi.
Rocce e detriti volteggiavano a centinaia di chilometri dall’atmosfera, ma Carol era abbastanza sicura che il pianeta non avesse mai avuto un campo di asteroidi.
Le ci vollero solo un paio di secondi per indovinarne la provenienza: erano la crosta di Hala!
L’arma di Vader aveva appena fatto un buco nella crosta del pianeta, spazzando via innumerevoli miglia di territorio! La capitale era stata sicuramente ridotta in cenere…ma da un singolo colpo.
Ma quale arma avrebbe mai potuto realizzare una devastazione simile?
Non c’erano mai stati rapporti di una nave capace di distruggere un’intera città dall’atmosfera! Per non parlare del fatto che quel colpo era pure riuscito ad attraversare lo scudo planetario come se niente fosse.
<< Oh, ma è…bellissimo >> sussurrò Vader, appoggiando una mano sulla paratia trasparente. Sembrava quasi un critico impegnato a visionare una qualche opera d’arte.
Avvicinò il com-link una terza volta. << Lanciare la sonda con il virus. >>
Vi fu un altro lampo.
I prigionieri raccolti videro uno strano oggetto schizzare dal ventre della nave, puntando verso il punto d’impatto.
La sonda - simile ad un cilindro - scomparve nella nuvola di detriti, e presto seguì un piccolo scoppio di luce. Appena un minuto dopo, le luci di tutto il pianeta cominciarono a spegnersi.
Carol non poteva credere ai suoi occhi.
Hala…funzionava solo grazie alla manutenzione costante della Suprema Intelligenza. Non era mai stato soggetto ad alcuni tipo di black-out, perché la sua energia derivava direttamente dalle sinapsi dell’entità!
Il pianeta non poteva semplicemente spegnersi…ma allora cosa stava succedendo?
<< Che cos’era?! >> urlò Yon, mentre si dimenava come un pesce all’amo << Che cos’hai fatto?! >>
<< Ho appena iniettato un virus celebrale all’interno di uno dei nuclei planetari >> fu la fredda risposta di Vader << Uno dei più grandi successi raggiunti dai nostri scienziati Kaminoani. Il nome vi suona familiare? Dovrebbe…visto che avete quasi portato il loro popolo all’estinzione più di 100 anni fa. >>
Volse le sue lenti scarlatte in direzione del Kree. << Il virus attaccherà ogni sistema biomeccanico del pianeta e provocherà un log-out generale. La vostra Suprema Intelligenza…il leader in cui avete riposto la vostra fede fin da quando eravate dei neonati…colui che ha guidato l’Impero Kree verso l’espansione e i suoi anni d’oro…morità entro 30 minuti al massimo. >>
I tre soldati strabuzzarono gli occhi.
<< Non è possibile. T-tu…stai mentendo! >> balbettò Minerva.
 Vader scosse la testa. << Temo che non sia così. Ma non preoccupatevi… >>
Schioccò le dita, e subito un contingente di almeno dieci Stormtroopers si riversò nella stanza.
<< Presto vi riunirete al vostro leader. Morirete con la consapevolezza che tutta la vostra vita non ha mai avuto alcun significato. >>
Il gruppo di soldati sollevarono i loro blaster all’unisono, puntandoli verso il trio.
Carol sentì il cuore mancarle un battito.
<< No! Fermi! >> esclamò, lanciandosi verso di loro.
Una stretta invisibile la spinse verso il pavimento, inchiodandola a terra.
<< Puntare >> continuò Vader, la mano destra sollevata in direzione della donna.
Questa tentò di liberarsi dalla stretta, ma ecco che il suo collare iniziò ad inviarle delle scariche in tutto il corpo.
<< Vader, fermo! >> urlò, cercando di ignorare il dolore.
Il Leader Supremo non la degnò di uno sguardo e abbassò la mano.
<< Eseguite! >>
Decine di lampi illuminarono l’oscurità della stanza.
Le urla dei suoi vecchi compagni si mescolarono alle sue, creando una cacofonia agghiacciante.
Poi…tutto cessò.
Il collare smise di funzionare e Carol respirò avidamente in cerca di aria.
Quando sollevò la testa…il suo sguardo si posò sui cadaveri di Yon, Minverva e Bron, crivellati di colpi di Blaster da capo a piedi.
Strinse ambe le mani in pugni serrati e le sbattè violentemente sul pavimento, mentre calde lacrime cominciarono a colarle su viso.
Altre persone erano morte di fronte a lei, senza che potesse fare nulla per impedirlo. Milioni di Kree innocenti che non avevano nulla a che fare con le guerre di un tempo…e tre persone che, per quanto odiasse, erano state i suoi compagni di squadra in innumerevoli battaglie, coprendole sempre le spalle.
Vader ignorò la donna a terra e attivò la sezione olografica del com-link.
Appena un secondo dopo, l’immagine di un alieno molto familiare si materializzò al centro del dispositivo.
<< Grand’Ammiraglio Thrawn >> salutò il Leader Supremo << Dammi buone notizie >>
<< Lord Vader, il test è stato un successo>> rispose prontamente il militare << La città è stata completamente spazzata via. Non ci sono superstiti. >>
Vader annuì soddisfatto.
<< Inviate i dati al Centro Imperiale >> ordinò con tono compiaciuto << Ditegli di cominciare subito la prossima fase. >>
Thrawn rispose con un profondo inchino e procedette a chiudere la comunicazione.
Fu allora che il Leader Supremo decise di concedere alla prigioniera un po’ della sua attenzione.
Carol sollevò lentamente la testa e lo fissò con uno sguardo pieno di rabbia.
<< Sei un mostro >> sputò con odio.
Vader camminò fino a lei e si chinò al suo livello, scrutandola impassibile dalle lenti della maschera.
<< No >> sibilò freddamente << Sono quello che mi hai fatto diventare >>
La mente della bionda fu invasa da un altro milione di domande.
Perché Vader ce l’aveva tanto con lei?
No…non solo con lei. A quanto pare, aveva ritenuto anche la sua squadra responsabile di qualunque cosa lo avesse condotto su questa strada.
Quindi, qualunque fosse il crimine di cui la accusava…era ovviamente avvenuto quando era ancora Vers, una donna Kree senza alcuna memoria del suo passato.
<< Perché stai facendo tutto questo? >> sussurrò stancamente.
Il Leader Supremo le sollevò il mento, costringendola a guardarlo dritto negli occhi.
<< Penso che tu stia cominciando a capirlo >> le disse, mentre la aiutava a rialzarsi.
Carol non protestò, troppo esausta anche solo per spingerlo via. Al momento voleva solo dormire, e presto non riuscì più a tenere gli occhi aperti.
Cadde in un sonno profondo, ma Vader fu rapido a prenderla tra le braccia.
Osservò il suo voltò angosciato e macchiato di sudore…il volto di qualcuno che aveva appena assistito a qualcosa di terribile.
Ma il Leader Supremo aveva appena cominciato! C’era ancora tanta sofferenza poteva offrirle.
Sollevò il com-link un’ultima volta.
<< Ammiraglio Piett, avverta tutta la flotta di prepararsi al salto a velocità luce. Facciamo rotta per la Terra! >>
 
 
                                                                                                          * * *
 
Harpswell - Terra 

( Ost 2:
https://www.youtube.com/watch?v=AbcflBlMIKU&list=PLohYzz4btpaQtzFwHVyapNfvI7ee3fF1A&index=18)

Il mondo attorno a Cletus esplose in un bagliore dorato.
La terra sotto i piedi del Serial Killer si aprì in due. “Come le porte dell’Inferno” fu lo scontatissimo paragone che attraversò la mente dell’uomo.
Ma forse era appropriato. Forse lo era davvero, vista la miriade di strane creature che volteggiavano in quella luce senza fine.
Non avevano forma, o almeno non una che Cletus potesse identificare con precisione. Erano per lo più masse indistinte di pura energia…e denti. TANTI denti. Così tanti da farle sembrare delle bestie ricoperte di ghigni zannuti dalla “testa” alla “coda”.
Il supercriminale non aveva la minima idea di cosa fossero, e francamente al momento non gli importava nemmeno. La sua mente era completamente concentrata sui filamenti dorati che avevano cominciato a protrarsi dal bagliore, diretti verso di lui.
Come se avessero una mente propria, le stringhe di luce rimasero sospese a mezz’aria di fronte al suo volto, mentre fluttuava a qualche metro dal crepaccio appena aperto.
L’uomo allungo una mano per toccarle…ed ecco che i filamenti si lanciarono su di lui, penetrandogli nel naso, negli occhi e nella bocca, spalancata in un grido di sorpresa.
Sotto gli sguardi inorriditi degli Avengers, il corpo del killer cominciò a contorcersi e a strillare in preda ad un dolore indescrivibile.
Anche l’infetta che stava combattendo con i tre supereroi lanciò un grido sofferente.
Il simbionte che la ricopriva si ritrasse, rivelando il corpo umano sottostante. Al contempo, quello di Cletus iniziò a cambiare.
Filamenti scarlatti lo ricoprirono da capo a piedi ancora una volta, trasformandolo in Canrage ancora una volta.
La creatura arricciò le fauci nel suo classico ghigno tutto denti.
<< Sta iniziando…sta finalmente iniziando! >> esclamò con una voce molto più squillante rispetto a prima << Forma fisica...pronta o no, eccomi qua! >>
La squarcio sotto il Serial Killer si chiuse con uno scatto.
L’uomo atterrò sulle macerie di Villa Harpswell…e cominciò a crescere.
Il suo corpo si sollevò di almeno un paio di metri, mentre lunghe corna iniziarono a protrarsi dalla testa scheletrica.
Il colore del simbionte diventò di un bianco pallido e un paio di strisce rosse scivolarono dagli occhi del mostro, come lacrime di sangue.
Strange non sapeva cosa diavolo stesse succedendo, ma non si sarebbe lasciato cogliere impreparato. Assunse subito una posizione difensiva, presto imitato da Wanda e Jessica.
Qualunque cosa avesse fatto Cletus…lo aveva sicuramente reso molto più potente.
Il supercattico prese un respiro profondo e si voltò verso il trio di supereroi.
<< Salute a tutti voi, burattini di carne tridimensionali! È un vero piacere potervi incontrare di persona! >> esclamò con quella sua voce squillante. Non sembrava affatto quella di Cletus Kasady.
Strange inarcò un sopracciglio.
<< Cletus? >> domandò sospettoso.
Il Serial Killer ridacchio.
<< Spiacente! Al momento Cletus non è in casa >> disse il mostro, picchiettandosi la testa << Possiamo dire che c’è stato un piccolo cambio di gestione. >>
“Ah” pensò lo Stregone. Quindi i suoi sospetti erano fondati.
Cletus aveva appena portato a termina un rituale di convocazione. E qualunque cosa avesse convocato…aveva appena preso possesso del suo corpo.
Forse si trattava di un demone? Oppure qualcosa di molto peggio.
L’Avenger assottigliò lo sguardo. << Tu chi sei? >>
La “cosa” con il corpo di Cletus si portò una mano alla fronte.
<< Ma certo, è tipico dei mortali presentarsi ad ogni primo incontro! Dovete scusarmi, le mie abilità sociali sono un po’ arrugginite >>
Offrì al trio di superumani un profondo inchino.
<< Mi chiamo Pennywise!>> esclamò gioviale << Ma voi potete chiamarmi “il vostro maestro e padrone per il resto delle vostre brevi vite!” >>
La reazione di Strange fu praticamente istantanea.
<< State dietro di me! >> ordinò a Wanda e Jessica, mentre evocava uno scudo dorato di fronte a lui.
L’allieva lo fissò sorpresa. << Ma… >>
<< Subito! >> ruggì l’uomo.
La strega sussulto. Non lo aveva mai visto così spaventato.
Senza fare storie, lei e Jessica si posizionarono dietro allo scudo, lanciando al rinomato “Pennywise” occhiate piene di sospetto a preoccupazione.
Chiunque fosse, era bastato il suo nome a far perdere la calma dello Stregone. Doveva essere un individuo molto pericoloso.
Le creatura inclinò la testa e li scrutò curiosamente. << Oh…vedo che hai sentito parlare di me. Mi chiedo come… >>
Le lenti che aveva al posto degli occhi divennero un paio di linee sottili.
Strange sentì un’improvvisa spinta psichica, e per poco non perse la presa sull’incantesimo.
Cercò di ricostruire subito i suoi scudi mentali, ma il sorriso che ricevette dal mostro gli fece subito capire che era già riuscito a vedere quello che stava cercando.
“Gli è bastato meno di un secondo per scandagliare tutti i miei ricordi” pensò incredulo “Ha una forza psichica davvero immensa.”
<< Ora capisco >> ridacchiò Pennywise << A quanto pare abbiamo qualche amico in comune.>>
Due, per essere più precisi.
Dopo la loro “avventura” ad Harpswell, Peter e Carol si erano subito recati da Strange per ragguardarlo sulla loro esperienza di pre-morte con il lato mistico.
Incuriosito dal loro racconto, lo Stregone aveva passato le settimane successive a setacciare ogni libro presente nel Sancta Santorum, alla ricerca di qualche informazione sulla misteriosa creatura che li aveva attaccati.
Potete immaginare la sua sorpresa quando, dopo aver trovato un manoscritto estremamente vecchio e polveroso, ogni trappola demoniaca dell’edificio aveva cominciato a rilasciare urla di puro terrore. A confronto, la reazione che i prigionieri del santuario avevano avuto all’imminente arrivo di Ghidorah…beh era stata una cosina da nulla!
E ora Strange sapeva bene quale terribile entità avevano combattuto i suoi compagni Avenger.
Un essere che avrebbe fatto sembrare Ghidorah e Thanos delle semplici note a piè di pagina nella canzone del cosmo. Una creatura così crudele, maligna e potente da convincere un’intera generazione di stregoni a cancellare il suo nome dalle pagine della storia, tutto per tenerla confinata…no…tranquilla e soddisfatta nel suo mattatoio personale.
In qualche modo, Peter e Carol erano stati capaci di bandirla da questo mondo…almeno fino ad ora.
Strange cercò di non mostrare il proprio nervosismo.
<< Puoi ben dirlo >> ribattè con uno sguardo sprezzante << E grazie a loro so anche come combatterti. >>
Peter e Carol erano stati molto chiari a riguardo.
Sul piano terreno, i poteri di questa entità erano limitati all’immaginazione delle sue vittime.
Il suo vero corpo risiedeva in un’altra dimensione, proprio come quello di Dornammu, ma a differenza sua era capace di aprire dei tagli tra le dimensioni per trasferire parte della propria energia ai livelli inferiori della creazione e generare dei construtti fisici capaci di interagire con il mondo materiale.
Solo questo lo rendeva un essere molto più potente dello stesso Dornammu, che mai era stato in grado di lasciare il suo universo.
Tuttavia, questa capacità poteva costituire anche un’arma a doppio taglio per il mostro...perchè limitata ai pensieri delle sue vittime.
Se un umano era convinto che questo essere era capace di ucciderlo, allora non avrebbe avuto scampo. Viceversa, se una persona riusciva a convincersi di poterlo battere…allora aveva la possibilità di ribaltare la situazione.
E Strange avrebbe puntato proprio su questo!
Lo stregone annullò lo scudo e si teletrasportò rapidamente affiancò al mostro.
<< Posso sconfiggerti! > urlò, mentre illuminava la mano di un denso bagliore bluastro.
Gli artigli di Ao Bing, un concentrato di pura energia mistica capace di tagliare senza problemi attraverso l’acciaio stesso…e ferire le creature che vivevano oltre il velo di questa dimensione. Un’arma perfetta da usare contro un essere come quello che aveva di fronte.
La mano si scontrò con il ventre della creatura, producendo una forte onda d’urto.
Lo stregone si concesse un piccolo sorriso…ma presto scoprì che l’incantesimo non aveva prodotto alcun danno visibile alla pelle dell’avversario. Neanche un singolo graffio.
Sollevò appena lo sguardo e incontrò il volto ghignante di Pennywise.
<< Ho paura che tu sia in errore, stregone >> sibilò creatura.
E prima che Strange potesse fare qualunque cosa, una zampa artigliata lo afferrò per la gola e lo sollevò da terra.
L’Avenger cercò di liberarsi, ma la presa dell’essere era troppo ferrea.
<< Le cose sono cambiate >> ringhiò l’entità, avvicinandolo alla sua bocca irta di zanne << Questi trucchetti non funzionano più su di me. Non finchè avrò questo corpo! >>
Pennywise spalancò le fauci e si preparò a staccare la testa dello Stregone…ma ecco che un colpo di magia scarlatta lo fece incespicare all’indietro.
Voltandosi, i suoi pallidi occhi incontrarono quelli rosso sangue di una strega molto arrabbiata.
<< Lascialo stare! >> ringhiò Wanda, le mani sollevate a mezz’aria e pronte per il combattimento.
La creatura schioccò la lingue e lanciò Stange a qualche metro di distanza.
Il corpo dell’Avenger rotolò a terra e frenò la sua avanzata contro un pezzo di cemento, producendo un tonfo sordo seguito da un gemito di dolore.
<< Wanda Maximoff! >> esclamò Pennywise, recuperando il suo ghigno tutto denti << Un vero e proprio caso clinico a piedi. Mi sorprende che non ti abbiano ancora chiusa in un ospedale psichiatrico! >>
La strega sentì una forte spinta ai suoi scudi mentali e compì un inconscio passo all’indietro.
Non ne aveva sentita una così forte da quando…da quando Ghidorah aveva preso possesso della sua mente, rendendola il suo burattino personale.
Si sentì subito invadere da una furia cieca.
<< Esci fuori dalla mia testa! >> urlò, mentre riversava un torrente di magia del caos contro la creatura.
Pennywise si limitò a sollevare una mano…e l’attacco sembrò infrangersi contro una barriera invisibile, disperdendosi in varie direzioni.
Questo era bastato per frenare la potenza della Scarlet Witch: solo un movimento di quelle dita artigliate.
<< Eh eh…magia da bambini >> ridacchiò il mostro.
Allungò l’altra zampa…e Wanda si sentì tirare da una stretta invisibile.
Provò a combatterla con tutte le sue forze, ma in pochi secondi si ritrovò nella mano dell’avversario.
Poi, una forte scarica di magia le attraversò il corpo da capo a piedi…e allora la strega sentì dolore. Un dolore fisico come non ne aveva mai provato prima, così intenso da farle lacrimare sangue dagli occhi.
Lanciò un urlo talmente forte da risuonare in tutta la città e si accasciò tra le falangi della creatura, ansimando.
Pennywise affondò il muso nei suoi capelli e prese una lunga annusata.
<< Hai così tanta paura, ragazzina. Così tanti timori >> sibilò malignamente.
Tirò indietro la testa e offrì alla strega un sorriso contorto.
<< Hai paura di ferire i tuoi amici…il tuo maestro…tutti coloro che ti stanno a cuore! >> continuò con la sua voce squillante << Pensi davvero che aiutare gli altri ti guarirà? Riempirà quel vuoto che hai nell’animo? Ah! Ti risparmierò la delusione di scoprirlo… >>
Una lunga lingua vischiosa si avvicinò al volto ringhiante della donna.
<< Lascia che sia io a curarti >> sibilò il mostro, mentre spalancava le fauci e si preparava a ghermirla. Non ne ebbe la possibilità.
Sentì uno scricchiolio metallico alle sue spalle, girò la testa…e venne colpito in pieno da una macchina in volo.
Lasciò la presa su Wanda e cadde all’indietro, finendo nel cumulo di macerie e sollevando un denso sbuffo di polvere.
Si risollevò subito e puntò lo sguardo verso la responsabile di quell’attacco a sorpresa: una donna dai folti capelli neri e vestita con una giacca di pelle.
<< Quasi mi ero dimenticato di te, Jessica Jones >> ringhiò infastidito << Del resto, non sei mai stata una persona memorabile. Malgrado tutti i tuoi poteri, sei solo un’ubriacona con problemi dell’abbandono! >>
La detective si limitò a roteare gli occhi. << Grazie per la psicoanalisi gratuita, faccia da cazzo. Ora possiamo tornare alle mani? Ho un letto comodo che mi aspetta a New York. >>
Pennywise strinse gli occhi, visibilmente irritato dalla disinvoltura con cui la donna gli stava parlando.
Come osava comportarsi in maniera tanto irrispettosa di fronte ad un essere come lui?! Era solo un insetto al cospetto di un gigante!
Poi, la sua espressione si fece improvvisamente predatoria.
<< Mi chiedo che cosa Kilgrave abbia mai visto in te >> commentò beffardo.
La reazione di Jessica fu quella che aveva sperato.
La donna strabuzzò gli occhi e lo fissò con uno sguardo assolutamente furente.
<< Non dire il suo nome! >> ringhiò, mentre sbatteva violentemente un piede a terra.
L’impatto fu abbastanza forte da provocare diverse crepe nel manto stradale, ma la cosa non sembrò affatto intimorire Pennywise. Anzi, il suo sorriso si fece solo più accentuato!
<< Oh…ho per caso toccato un nervo scoperto? >> domandò innocentemente. Solo che non aveva pronunciato quelle parole con una voce squillante.
No…lo aveva fatto con una voce che Jessica non avrebbe mai potuto dimenticare. La stessa voce dei suoi incubi…dei suoi sogni…quella che sentiva ogni volta che chiudeva gli occhi.
La voce di Kilgrave.
<< Non ti piacerebbe una bella rimpatriata tra amici? Solo io e te JESSICAAAAAA! >>
Il modo in cui pronunciò il suo nome fu l’ultima goccia.
Con un ruggito pieno di collera, la superumana si lanciò verso il mostro a tutta velocità.
Menò un forte pugno…ma la sua mano colpì solo l’aria. Pennywise era sparito senza lasciare traccia!
La detective cominciò subito a guardarsi intorno…e i suoi occhi si ritrovarono a fissare le lenti bianche dell’entità.
<< Pop! >> esclamò il mostro, mentre le dava un buffetto sul naso.
Jessica si sentì spingere all’indietro da una forza invisibile e si schiantò pesantemente contro Wanda, facendole entrambe rotolare a terra.
Lo sguardo di Pennywise si soffermò brevemente su ciascuno degli eroi caduti.
<< Come riscaldamento non è stato niente male >> commentò con tono apparentemente impressionato << Vi do un dieci per lo sforzo! Lo so, in questo momento mi sento stranamente generoso. Tutta questa disperazione è davvero deliziosa! >>
Battè ambe le mani in un sonoro rintocco.
<< Mi piacerebbe poter continuare a giocare con voi, ma ho molte cose da fare. Posti dove andare…e un mondo con il mio nome sopra! >>
Sollevò la testa in direzione della volta celeste. Al contempo, un paio di protuberanze cominciarono a protrarsi dalla sua schiena.
Dapprima apparvero come semplici grumi di carne rossa e senza forma, che presto presero l’aspetto di grosse ali simili a quelle di un pipistrello.
Pennywise offrì ai tre supereroi un ultimo cenno di saluto, prima di sparare a tutta velocità verso l’alto.
<< E ora…inondiamo il cielo di fiamme! >> esclamò, mentre si schiantava contro barriera che circondava la città.
L’impatto la frantumò in mille pezzi, generando un’esplosione di pura energia caotica.
La volta divenne rossa…e i frammenti di energia cominciarono a piovere su tutta Harpswell.
 
                                                                                                                         * * *

Al mattino, Pepper trovò Tony nella sala ricreativa della base, impegnato a guardare la televisione.
Il programma riguardava probabilmente l’evento newyorkese più importante delle ultime settimane: l’inaugurazione della nuova Oscorp Tower. Presenziata dallo stesso Norman Osborn, l’uomo che si era personalmente occupato della ricostruzione della città dopo il devastante attacco perpetrato da King Ghidorah più di tre anni fa.
Non c’era dunque da stupirsi se molti cittadini avevano deciso di partecipare all’evento: almeno un centinaio, a giudicare dalle riprese, tutti stipati sulla terrazza dell’edificio come tante sardine in scatola.
Malgrado la popolarità dell’uomo, tuttavia, Pepper lo aveva sempre considerato un individuo pomposo e troppo sicuro di sé. Considerazioni che, a quanto pare, erano condivise anche da Peter.
La rossa si avvicinò cautamente al marito e vide che nella mano destra reggeva una tazza di caffè.
Vederlo lì seduto, come se fosse solo una persona tornata da un lungo viaggio…era a dir poco surreale. Quasi spaventoso.
Aveva paura che, se si fosse avvicinata troppo, avrebbe rotto una qualche specie di incantesimo e l’uomo che amava sarebbe sparito ancora una volta, trascinato contro la sua volontà tra le braccia della Morte.
“Coraggio, Pepper” si rimproverò mentalmente “ Hai affrontato un’armata aliena. A confronto questa dovrebbe essere una passeggiata.”
Prese un paio di respiri calmanti e richiamò la sua attenzione con un colpo di tosse.
Tony si voltò di scatto e la salutò con un sorriso imbarazzato.
<< Scusa se non ti ho aspettata, volevo solo aggiornarmi sulle ultime novità terrestri. >>
Indicò la TV accesa di fronte a lui.
<< A quanto pare, il vecchio Osborn è riuscito a fare un bel salto di qualità >> commentò impressionato << Buon per lui, è sempre stato un tipo sveglio. Un po’ rigido, ma sicuramente brillante… >>
Si fermò nell’istante in cui la donna posò le proprie labbra sulle sue.
L’ex Avenger si concesse qualche istante per assaporare il momento. Aveva quasi dimenticato quanto fosse bello baciare sua moglie.
Pepper si tirò indietro e cominciò ad accarezzargli la guancia con affetto.
<< Come ti senti? >> domandò dolcemente.
Tony sollevò la tazza che teneva nell’altra mano.
<< Ora che ho bevuto del buon vecchio caffè all’americana? Meglio di quanto non sia mai stato da morto >> rispose con quel suo tono impertinente.
L’espressione della moglie vacillò e l’uomo si pentì all’istante delle sue parole.
<< Scusa, umorismo da resurrezione >> borbottò stancamente << È più forte di me. >>
La rossa si strinse nelle spalle.
<< Solo un’altra delle tue stranezze a cui dovrò abituarmi >> ribattè con un ghigno esasperato.
L’ex Avenger si portò una mano al cuore, simulando un’espressione scioccata.  << Una prospettiva davvero disdicevole, Signora Stark! Fa così con tutti gli uomini che si presentano nudi a questa base? Non era forse già sposata?>>
Entrambi ridacchiarono, ma l’allegria di quel momento finì nell’istante in cui Pepper tirò fuori un argomento che entrambi avrebbero preferito evitare.
La donna si mordicchiò il labbro e disse: << Sei pronto per il primo test? >>
Tony trattenne un sussultò e cercò di ostentare un sorriso fiducioso. Si era quasi dimenticato di quel piccolo particolare.
Ma non era arrabbiato. Dopotutto, non poteva certo incolpare la moglie per essere sospettosa.
Se le loro posizioni fossero state invertite, probabilmente si sarebbe comportato allo stesso modo.
<< Quanto Thor ad una gara di bevute >> rispose, bevendo gli ultimi sorsi di caffè e balzando in piedi.
Peter scelse proprio quel momento per entrare nella stanza, vestito con un camice da laboratorio.
<< Buongiorno, ragazzo! >> salutò Tony.
L’Avenger incespicò alla vista del suo ex mentore. Ancora faticava a credere che fosse davvero qui.
<< Buongiorno Signor…Tony >> si corresse rapidamente << Pepper. >>
<< Peter >> disse la donna, offrendogli un caldo sorriso.
Suo marito camminò fino al vigilante e gli tirò una forte pacca sulla spalla.
<< Quindi sarai tu a supervisionare i controlli? >> chiese con un sorriso.
Peter annuì in conferma. << Abbiamo pensato che sarebbe meglio tenere il tuo ritorno il più riservato possibile. Saremo io e Pepper a occuparci di tutto. >>
L’ex Iron Man ronzò contemplativo.
<< E per quanto riguarda la tua squadra di giovani promesse? >> domandò curioso << Non si uniranno a noi? >>
L’Avenger scrollò le spalle. << Ho dato loro il giorno libero. Volevo evitarti ogni potenziale stress…e fidati, alcuni di loro possono essere davvero sfiancati. >>
Tony lo fissò furbescamente.
<< Sono solo reclute è hai già concesso a loro delle ferie anticipate? Non farti scoprire da Rhodey, o potrebbe metterti in punizio… >>
Si fermò di colpo e la sua espressione passò da divertita a cupa in meno di un secondo.
<< Oh, giusto…quasi dimenticavo >> borbottò, mentre un’ombra calava anche sui volti di Pepper e Peter.
Dalle lande del Valhalla, Odino lo aveva fatto assistere di persona alla titanica battaglia tra gli Avengers e King Ghidorah.
Tony aveva testimoniato ogni parte dello scontro…anche la morte del suo più vecchio amico, ucciso da un attacco a sorpresa del drago.
Era morto all’istante, folgorato. Non aveva sentito niente…o almeno questo era ciò di cui l’ex miliardario aveva tentato di convincersi.
Ma a differenza di Thor, Rhodey non era mai giunto nelle sale del Valhalla. La sua anima era finita da qualche altra parte.
Ma ovunque fosse, Tony poteva solo sperare che almeno stesse vivendo un’eternità di pace, lontano da ogni guerra o conflitto. Se lo meritava.
<< Andiamo a prepararti >> disse Pepper, cercando di cambiare discorso.
L’ex Avenger annuì silenziosamente e si lasciò guidare dalla moglie fuori dalla stanza.
Peter rimase indietro per spegnere il televisore…ma i suoi occhi si posarono su un titolo che catturò all’istante la sua attenzioni.
Recitava: “INAUGURAZIONE DELLA GUGLIA DELLA SCIENZA”.
L’ultima trovata pubblicitaria dell’uomo che aveva cercato di catturarlo sei anni fa: Norman Osborn.
Nel momento in cui il ragazzo pensò a quel nome, ecco che il presentatore dell’evento indicò un ascensore dietro di sé.
<< Signore e signori della stampa, Norman Osborn! >> esclamò, mentre le porte della terrazza si spalancavano.
Ne fuoriuscì un uomo col viso da donnola e dai corti capelli rossi, vestito con un elegante abito firmato e scarpe di tela abbinate. Non era cambiato per nulla da quando lui e Peter avevano interagito per la prima e ultima volta.
“Rigenerazione cellulare” fu l’ovvia conclusione a cui arrivò il cervello del ragazzo. Dopotutto, le Oscorp Industries erano all’avanguardia nel campo della manipolazione genetica…anche se molti dei brevetti coinvolti erano stati probabilmente ottenuti con mezzi non del tutto legali.
La folla che partecipava all’evento cominciò ad applaudire.
Il magnante li salutò tutti con un sorriso smagliante e si avvicinò al presentatore, che gli lasciò il posto sul palco.
Compì un paio di colpi di tosse e avvicinò la bocca al microfono.
<< Prima di ringraziarvi per essere venuti…>> cominciò con il suo tono di voce carismatico << vorrei scusarmi per la sede poco ortodossa. Mi è giunta voce che alcuni di voi potrebbero soffrire di vertigini…ma credetemi, non avete nulla da temere quassù tra le nuvole, perché è qui che sarà il vostro e il mio futuro.>>
La folla scoppiò subito in un altro applauso, e Peter non potè negare quanto l’uomo ci sapesse davvero fare con le parole. E forse era proprio questo a renderlo uno degli avversari più pericolosi che avesse mai affrontato.
Sebbene fosse privo di poteri, Norman Osborn era quel tipo di individuo capace di sfruttare qualunque cosa e chiunque per realizzare i propri fini, non importa quante persone venivano ferite nel processo.
Era un uomo che non lasciava mai tracce…qualcuno che poteva ordinare i crimini più spietati senza nemmeno doversi sporcare le mani di persona. Era una qualità che fino ad ora lo aveva reso praticamente intoccabile agli occhi della legge, tanto da far impallidire lo stesso Boss del crimine di New York, Wilson Fisk.
<< Quella umana è una specie che, nonostante le sue manchevolezze, punta sfacciatamente sempre più in alto >> continuò il miliardario << Alcuni di voi penseranno che è perché ci stiamo arrampicando su una scala. Altri credono sia per tornare da dove veniamo. Ma quale sia la dottrina alla quale aderite singolarmente, la conquista delle nuvole è qualcosa che deve accomunarci tutti! >>
I suoi occhi freddi spaziarono su ogni persona presente, in una maniera quasi affettuosa.
<< Tutti noi, ciascun uomo, donna o bambino. Dobbiamo sforzarci di rendere l’oggi migliore di ieri! Per questo ho costruito questa Guglia della Scienza. La considero una testimonianza di ciò che noi, come popolazione, abbiamo raggiunto, e di ciò che ci aspetta! >>
Puntò un dito verso i suoi piedi.
<< Ciascun piano è dedicato ai nostri più grandi conseguimenti>> disse con un sorriso orgoglioso << Dal curare una malattia a…beh, chissà? Perché non abbiamo finito! C’è ancora così tanto da fare…E neanche questo edificio è finito. I piani alti verranno lasciati come vedete ora, in attesa che VOI li terminiate! >>
Allargò ambe le braccia in un gesto teatrale. << Ho bisogno che qualcuno tra voi eriga la guglia, perché queste, al momento, sono soltanto le sue fondamenta! Io credo con tutto il cuore che lo farete. Credo nell’umanità! E credo di essere esattamente come voi! >>
Alzò lo sguardo in direzione della volta celeste.
<< Credo che dobbiamo controllare il nostro destino. Credo in un potere più alto. Credo che ci serva una spinta gli uni sugli altri, per raggiungere le nuvole. Credo che sia per questo sono stato messo su questo mondo, e credo che la Oscorp vi darà…speranza. >>
Un suono stridulo fece sobbalzare tutti i presenti. Sembrava quasi il verso di una specie di animale.
Le telecamere della trasmissione seguirono l’origine di quel rumore…e il cuore di Peter mancò un battito.
Dal cielo cominciò a cadere qualcosa…


 
 
 
 
 

Che cosa sarà? Lo scoprirete tra qualche settimana!
Darth Vader lancia un massiccio attacco all’Impero Kree compie il primo grande passo per raggiungere la sua vendetta, eliminando l’ex squadra di Carol dopo avergli inflitto una sana dose di danni psicologici. Per la nostra Capitan Marvel, invece, ha in mente qualcosa di ben diverso.
E sì, l’arma che ha usato per fare un buco nella crosta di Hala…beh, è un prototipo della tecnologia della Morte Nera. Ma tranquilli, Vader non è così stupido a sprecare innumerevoli risorse e mano d’opera per quel terrore tecnologico. La prossima fase riguarda altro.
Nel mentre, Pennywise is back! Ed è parecchio assetato di sangue. Il suo piano è appena cominciato…e vi assicuro che sarà qualcosa di grosso.
  
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