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Autore: Bugs    23/06/2021    2 recensioni
«Sei libera. Libera di andare e fare ciò che ritieni giusto, ma non puoi costringermi a seguirti»
Selene lo guardò, poi con un filo di voce disse: «Io non posso lasciarti»
«Tu mi hai già lasciato»
«Ma sono tornata da te, questo non conta niente?»
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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CAPITOLO VENTICINQUESIMO
La finale della Coppa del Quidditch
 
Hogwarts, Maggio 1991
 
Il parco luccicava sotto la luce dorata del tramonto. Charlie era raggiante, quello era stato il migliore allenamento dell’anno. La squadra era stata compatta e scattante. Il buonumore aveva contagiato la performance del volo e viceversa.
Ted e Lex tornarono al castello insieme, diretti verso la Sala Grande. Erano così affamati che non avevano neanche intenzione di andarsi a fare una doccia prima di mettere qualcosa nello stomaco. Dai quattro tavoli delle case si alzava un caloroso chiacchiericcio: le vacanze estive erano sempre più vicine e così anche la finale di campionato Grifondoro-Corvonero.
Mentre attraversava la Sala Grande per raggiungere il proprio tavolo, Ted sentì qualcuno chiamare il suo nome.
-Ted…-
Lui si girò di scatto. Daisy lo guardava con un’espressione infelice a metà strada tra il tavolo dei Corvonero e quello dei Grifondoro.
-Ciao- Disse lui. Le chiacchiere studentesche non erano cessate, ma Ted aveva l’impressione che diversi occhi curiosi li stessero fissando. Si sentiva a disagio, esposto.
-Come stai?-  Chiese Daisy.
Durante quei giorni di lontananza da Selene, Ted aveva immaginato viarie volte di riavvicinarsi a lei, ma mai e poi mai, neanche per un secondo, aveva pensato di dover affrontare Daisy.
-Sono stato meglio-
-Mi dispiace per le voci che stanno correndo in giro…-Mormorò Daisy imbarazzata, distolse lo sguardo dal viso di Ted prima di aggiungere: -…con Selwyn ecco…ehm, come vanno le cose?-
-Non bene-
Daisy arricciò il naso e con voce misurata aggiunse: -Forse è meglio così-
-Prego?- Chiese immediatamente Ted.
-Beh…- Indugiò Daisy, evitando di nuovo lo sguardo di Ted -Tu e lei non eravate esattamente la coppia ideale, no?-
Il cuore di Ted batteva forte. Sentì come se qualcosa di incandescente gli si fosse acceso nel petto -Con tutto il rispetto, Daisy, questi non sono affari tuoi- Disse Ted schiettamente. Non gl’interessava di mostrarsi scortese. A quel punto, non gl’importava molto di alcunché -Se vuoi scusarmi, i miei amici mi aspettano-
La superò, avviandosi verso il tavolo dei Grifondoro. Teneva lo sguardo dritto, ma era ben cosciente che gran parte degli studenti lo stavano fissando. Cosa si aspettavano? Una discussione più accesa, una rissa tra Daisy e Selene a suon di bacchette, un bacio appassionato?
Più nervoso che mai si accomodò accanto a Domitilla e Elliot. Lui gli passò il vassoio di pollo e patate e, come un automa, Ted si servì una porzione.
-Selene ci ha visti parlare?- Chiese furente, prima di bere un lungo sorso di Succo di Zucca. L’euforia per l’allenamento e l’eccitazione per la partita imminente si erano di colpo dissolte.
-Sì- Bisbigliò Domitilla, si pulì la bocca con un fazzoletto prima di aggiungere: -Forse non avete avuto il massimo tatto a discutere dei fatti vostri davanti a lei e a tutta la scuola-
-Non abbiamo discusso dei fatti nostri-
-Qualsiasi cosa fosse, non siete stati molto eleganti-
Ted si incupì. Tutta quella faccenda era una grande ingiustizia, un’incomprensione. Perché Daisy aveva deciso di attaccare bottone davanti a tutti? Non potevano continuare ad ignorarsi reciprocamente?
-Senti, hai provato a parlare con Selwyn? Magari si chiarisce tutto se solo…-
-Non vuole parlare con me, Domitilla!- Sbottò Ted -Non ha intenzione di lasciare correre!-
Ted si accorse che Elliot aveva lanciato un’eloquente occhiata alla compagna, del tipo ‘meglio-lasciar-perdere’. Ted terminò di svuotare il piatto in silenzio, non attese neanche il dolce. Borbottò un sommesso ‘buona notte’ ai suoi amici, poi si girò verso la Sala d’Ingresso e prese a salire le scale per andare al dormitorio.
Le giornate miti si susseguirono fino al sabato seguente, il giorno della partita Grifondoro-Corvonero. Ted si affrettò giù per i corridoi deserti: la scuola intera era già giù allo stadio o lì intorno. Mentre scendeva verso il parco, Ted osservava fuori dalle finestre che passava, provando ad immaginare quanto vento avrebbe dovuto affrontare quel giorno. Arrivò al sentiero che conduceva dal castello allo stadio, era affollato di ragazzi che sventolavano i colori delle case di Grifondoro e Corvonero. Ted tenne gli occhi fissi davanti a sé mentre si faceva largo tra la ressa di studenti. L’ultima partita di Quidditch incombeva, ma Ted si sentiva stranamente quieto.
L’avvicinamento a questo incontro cruciale aveva avuto tutte le usuali caratteristiche: i membri delle Case rivali avevano tentato di innervosire gli avversari nei corridoi, c’erano stati fastidiosi cori su singoli giocatori che venivano aizzati rumorosamente al loro passaggio (‘Ecco, Bennett!/ Il battitore che si sbatte due ragazze/ ma con la stessa mazza!’), i membri delle squadre o erano andati in giro con aria arrogante godendosi la fama, oppure tra una lezione e l’altra erano corsi in bagno a vomitare.
Lex e Charlie da settimane non pensavano ad altro che a discutere continuamente di tattiche di gioco e strategie, ma non erano gli unici, se per questo, ad essere ossessionati per la finale. L’interesse per la partita Grifondoro-Corvonero era cresciuto in tutta la scuola, perché la gara avrebbe deciso un campionato ancora apertissimo. Se Grifondoro avesse battuto Corvonero con uno scarto di almeno trecentoventotto punti, avrebbe vinto il campionato. Trecentoventotto punti erano tanti, forse troppi, ma Ted era ottimista.
Vincendo con meno punti, invece, Grifondoro sarebbe arrivata seconda, dopo Corvonero. Il pensiero di essere battuti per il secondo anno di fila alla finale lo irrigidiva, sì, ma non ai livelli di preoccupazioni di Charlie. Lui si era impegnato così tanto in quel campionato che vincere la partita senza portare a casa la Coppa lo avrebbe mandato fuori di testa.
Con una sconfitta di cento punti, invece, Grifondoro sarebbe arrivata terza, dietro i Serpeverde. Mentre se avessero perso per più di cento punti, sarebbero arrivati ultimi e nessuno avrebbe mai dimenticato chi per la prima volta in due secoli aveva capitanato Grifondoro all’ultimo posto in classifica.
Ted arrivò negli spogliatoi. Charlie indossava già la divisa da capitano e si passava nervosamente il manico di scopa da una mano all’altra.
-Sei pronto?- Chiese Wendy a Ted. Anche lei era nervosa, si toccava agitata una ciocca che sporgeva dalla sua coda di cavallo.
-Sì- Rispose tranquillamente Ted, infilandosi per la testa la sua casacca color porpora.
-C’è praticamente tutta la scuola- Mormorò Lex, spiando gli spalti dalla finestra.
Ci fu un rumore di serratura e qualcuno entrò nello spogliatoio.
-Ehi!- Urlò Oliver Baston -Tu non puoi stare qui!-
Lilith Drake si lasciò sfuggire un risolino acuto -Volevo solo augurare a tutti buona fortuna, in qualità di Capo Scuola-
-Sì, come no- Replicò Isabella parandosi davanti a lei -Attenzione alle scope, ragazzi. È probabile che ci lanci sopra il malocchio, visto che l’unica chance che Corvonero ha per vincere oggi è giocando sporco…-
Drake la guardò con sdegno, poi fissò Ted -Viola Rammers mi ha detto che Selwyn lascerà l’Inghilterra, subito dopo i M.A.G.O. Ha in mente di ritirare la domanda per il posto all’Ufficio Misteri del Ministero. Tu sicuramente lo sapevi già, non è così Bennett?- Domandò candidamente.
Ted sentì il proprio corpo irrigidirsi.
-È un tale peccato per la sua carriera- Continuò Drake cinguettante -Abbandonare tutto solo perché tu hai deciso di fartela con Daisy alle sue spalle… ma d’altronde meglio per me, io e Selwyn concorrevamo per la stessa posizione al Ministero-
Wendy estrasse la bacchetta -Tu… razza di enorme incredibile malvagia stron…-
Charlie si schierò davanti alla bacchetta di Wendy -Se la colpisci,- L’ammonì con voce ferma -Andrà a fare la spia da Madama Boom e tu sarai squalificata-
Lilith Drake sfoderò ad entrambi un grande sorriso -Come dicevo, sono passata solo per dirvi in bocca al lupo!- Disse, e sparì da dover era arrivata.
Ted aveva il fiato mozzo. Si mosse verso la panca e ci si sedette, cercando di controllarsi. L’intera squadra lo fissava, in attesa.
-Devo andare da lei- Disse, infine.
Ci fu un momento di silenzio. Ted alzò lo sguardo, le espressioni preoccupate dei suoi compagni non lo intenerirono.
-Andare da lei?- Domandò esitante Lex.
-Sì, andare da lei. Così potrò porre fine a questa follia- Ribadì con forza.
-Ma Ted…- Mormorò Wendy debolmente.
-Cosa? Cosa?-  Chiese Ted. Aveva la testa nel pallone, si sentiva come colpito da una Fattura Rintontente.
-Ted- Disse Lex con un tono di voce moderatamente allarmato -L’ha fatto apposta. Drake ha detto quelle cose perché sapeva che tu saresti corso da Selene. Vuole solo indebolire la squadra. Ci hai pensato?-
-Come faccio ad esserne sicuro?- Urlò Ted.
-Ma…Ted, pensa a questo- Disse Lex, facendo un passo verso di lui -Potrai parlare con Selene subito dopo la partita… se vuole partire o…-
Ted lanciò un ruggito di frustrazione e Wendy lo guardò agitata.
-Tu non capisci!- Esclamò Ted scattando in piedi -Se non ci vado adesso e lei vuole partire veramente sarà finita! Sarà troppo tardi!-
-E se invece è una finta dei Corvonero?- Si intromise Charlie. La sua voce trasudava impazienza da ogni sillaba -Tu vai da Selwyn, lei ti scaccia e cosa ottieni? Niente! Ci farai solo perdere la partita. Rifletti!-
-Al diavolo la partita!- Imprecò Ted e andò più lontano. L’ultima cosa che voleva ora era discutere con Charlie.
La finale del campionato… Selene che si era allontanata da lui…Selene che voleva partire… Dove diavolo voleva andare? Che storia era quella?
Cadde di nuovo il silenzio. Ted e Charlie si fissavano con sguardi lampeggianti. Attorno a loro il resto della squadra sembrava paralizzato.
-Fai giocare i gemelli al posto mio- Disse infine Ted -Si daranno il cambio. Sono in gamba, non ti deluderanno. Wendy per te bene? Ce la fai a giocare con loro?-
-Cr...credo di sì-
Ted le fece un cenno con la testa, per ringraziarla, e si avviò verso l’uscita degli spogliatoi. Stava per superare Charlie quando lui lo afferrò per una spalla.
-Pensa a quello che stai facendo, Ted- Gli disse con un tono che non ammetteva repliche -Vuoi davvero non giocare la tua ultima partita a Hogwarts solo per una ragazza?-
Ted alzò i suoi occhi marroni su di lui. L’espressione di Charlie sembrava scolpita nella pietra.
-Sì-
Senza ulteriori discussioni, Ted uscì dagli spogliatoi lasciandosi alle spalle le esclamazioni del pubblico e i fischi assordanti provenienti dagli spalchi. Imboccò un paio di scorciatoie del parco e arrivò al castello. Lì scese le scale marmoree dei Sotterranei. I corridoi erano silenziosi, Ted udiva solo il rumore dei propri passi e il battito del cuore che gli rimbombava del petto e nelle tempie.
Si scagliò contro la parete segreta che conduceva alla Sala Comune di Serpeverde -Selene!- Urlò, iniziando a battere contro il muro di pietra -Selene, apri questa maledetta porta! Ti devo parlare!-
Ted attese un attimo, ma non giunse nessuna risposta. Possibile che fosse allo stadio? Ted scacciò quel pensiero: se c’era una cosa che a Selene annoiava da morire quello era il Quidditch, a maggior ragione se a giocare non era neanche la sua squadra.
-Selene, per la barba di Merlino, apri!- Diede un calcio alla porta segreta ma, invece che sentirsi sollevato, stette ancora peggio, visto il dolore acuto che adesso aveva a un dito del piede.
Proprio mentre stava colpendo nuovamente la parete con un pugno, quella si aprì.
La faccia suina di Daniel Watson fece capolino dalla Sala Comune di Serpeverde.
-Era ora!- Esclamò Ted incalzante -Vammi a chiamare Selene, Watson-
I piccoli e rotondi occhi di Serpescemo lo fissavano riprovevoli -Non è qui-
-Come sarebbe a dire che non è qui?- Replicò Ted -Dove diavolo è?-
-Non vengo certo a dirlo a te, Mezzobabbano- Grugnì Watson.
Istintivamente, Ted estrasse la bacchetta. La maledizione colpì Watson in pieno petto e lo fece cadere all’indietro. Ci fu un gran tonfo e Serpescemo guaì dal dolore.
-No! No! Basta!- Gridò la voce di Calliope Nott dall’interno la Sala Comune -Fermo!- La strega comparve sulla soglia. Guardò prima Daniel Watson a terra e poi Ted -Cosa pensi di fare, si può sapere?-
Ted indietreggiò di un passo, di colpo un lieve senso di vergogna gli riscaldò le guance. Prendersela con Serpescemo non gli avrebbe sollevato il morale, né fatto giocare la partita contro i Corvonero, né tantomeno gli avrebbe permesso di riconquistare Selene -Scusami…- Ansimò Ted -Ho sbagliato, io… sto cercando Selene-
-Lei non vuole vederti-
-Lo so- Disse Ted -Ma ho saputo che vuole partire e…-
-Sì. Verrà con me in America, dopo i M.A.G.O. Cambiare aria potrà farle solo che bene- Calliope Nott incorniciò le braccia al petto e lo guardò come a sfidarlo a contraddirla.
-Per favore- Sussurrò Ted. Si spinse un po’ avanti sulla soglia dell’uscio -Prometto che se è quello che vuole sparirò dalla sua vita… ho bisogno parlarle, almeno un’ultima volta-
Ci fu un attimo di silenzio in cui gli occhi nocciola di Calliope scintillarono d’indecisione.
-È al magazzino del terzo piano- Disse, infine. Poi chiuse la porta della Sala Comune di Serpeverde, lasciando Ted davanti ad un’anonima parete di pietra.
Ted corse per le rampe di scale senza fermarsi a riprendere fiato, scivolò dentro l’arazzo del coniglio cadendo in piedi sul pavimento del magazzino.
Selene sussultò. Era seduta sul pavimento a leggere Curiosi Dilemmi Magici e le loro Soluzioni.
-Allora, cos’è questa storia?- Domandò Ted teso -Ora hai deciso di lasciare il posto al Ministero a Lilith Drake? Vuoi andare in America… cos’è, uno scherzo?-
Selene fece scorrere gli occhi scuri su Ted -Dunque, non sono stata chiara quando ti ho detto che non voglio avere niente a che fare con te-
-Oh, risparmiami questo patetismo- Replicò lui sprezzante -È così che vuoi punirmi, mandando la tua vita a rotoli?-
Selene si alzò dal pavimento con estrema lentezza, come se avesse a disposizione tutto il tempo del mondo. Si lisciò la gonna della divisa e poi guardò Ted in faccia -Tu non sei il centro del mondo, Bennett. Dovresti aver capito che non gira tutto in torno a te. Soprattutto,- Precisò Selene -Che le mie decisioni non sono influenzate da te-
Ted fremeva per la frustrazione. Non era quello che Selene diceva a mandalo fuori di testa, ma il suo tono di sufficienza, la falsa veemenza con cui lo stava trattando.
-Ah, quindi era già nei piani che te ne andassi in America?- Sbottò.
-Era una possibilità, sì-
-Curioso- Disse ironico -Non me ne hai mai parlato-
Selene sorrise e Ted capì di aver fatto un errore. Era lì che lei voleva portarlo e lui ci era caduto con tutte le scarpe.
-Tu non sei mai stato il mio confidente, Ted. Non eri la persona con cui mi confrontavo per valutare le mie opportunità… ma so che vai molto d’accordo con Roth, sono sicura che lei non ha segreti con te-
Ted sapeva che avrebbero toccato l’argomento Daisy, sarebbe stato un pazzo a non aspettarselo. -Vogliamo parlare di Daisy?- Esplose avvicinandosi di un passo al tavolo coperto di libri e scartoffie -Parliamone, allora!-
-Oh, non c’è proprio nulla da aggiungere- Disse sbrigativa Selene. La sua voce era tagliente come una lama -Ho visto tutto quello che mi interessava-
-Tu hai visto solo quello che volevi vedere!- Urlò Ted, sbattendo il pugno sul tavolo. Il flacone di inchiostro si rovesciò colando a terra -Cosa ti brucia di più, eh? L’insignificante bacio in Guferia o che io abbia avuto una cotta per lei per gli ultimi sei anni della mia vita?- Il suo cuore batteva piuttosto forte. Ted si sentì come se avesse aperto una porta proibita, una vaga sensazione di liberazione lo invase.
Selene fece un passo indietro. I suoi occhi neri lampeggiavano furenti -Non me ne frega niente di te. Sei libero di scoparti chi preferisci-
Ted emise un verso di impazienza -Non mi sono scopato proprio nessuno! Lo sai meglio di me! Hai frugato nella mia testa…! Senti facciamo così,- Disse, cercando di abbassare i toni della conversazione -Scagliami lo stesso incantesimo, ma invece di cercare cosa provavo per Daisy, guarda cosa provo per te-
Selene lo guardò. Un silenzio teso e pungente cadde tra loro.
-No- Rispose Selene.
Ted non disse niente. Ne aveva abbastanza di quella storia. Ne aveva abbastanza di essere quello che tutti additavano come traditore, infedele Mezzobabbano. Se Selene avesse saputo, se solo avesse avuto anche la più pallida idea di come Ted si sentiva, di come odiava se stesso per essersi messo in quella situazione imbarazzante con Daisy, di quanto e di come amava Selene… lei non ne aveva la minima idea. Stupida Serpeverde orgogliosa e piena di sé, pensò Ted ferocemente.
-Dunque è finita?- Chiese lui allargando le braccia. Non voleva arrendersi, ma non poteva neanche costringere Selene a volerlo quanto lui voleva lei -Getti tutto per un mio idiota minuscolo madornale errore?-
-Sei tu che hai gettato via tutto-
Ted annuì. L’aria era diventata di colpo soffocante, irrespirabile. Doveva uscire di lì, immediatamente. Girò sui tacchi per uscire dal magazzino.
Era arrabbiato con se stesso, ma anche con Selene, soprattutto con Selene.
Sì, lui e Daisy si erano baciati e sì, Ted non aveva avuto la lucidità di voltare la testa e rifiutarla. Ma Selene? Lei non ci aveva neanche provato a sentire le ragioni di Ted, a lasciarlo spiegare. Gli aveva guardato nella testa e aveva tratto le proprie irrazionali conclusioni. Senza dialogo né confronto, aveva deciso che era tutto finito. Arrivederci e grazie. Ted fremeva per la collera.
-Ted…-
Lui si voltò.
Selene era in piedi, immobile. I lunghi capelli neri sciolti sulle spalle, le braccia rigide lungo il corpo, le dita le tremavano.  
L’eccitazione scoppiò nel fondo dello stomaco di Ted: era come trovare qualcosa di perso nelle tasche di un vecchio cappotto. Prima ancora di rendersene conto, Ted le era addosso.
La sollevò per i fianchi e Selene gli strinse le cosce attorno alla vita, lo baciò sugli occhi sulle guance, sulla bocca…
-Non farmi mai più niente del genere- Gli ansimò Selene sulle labbra. Il suo corpo era caldo e piccolo tra le braccia di Ted.
Lui la spinse sul tavolo.
-Ti voglio ora…- Le sussurrò all’orecchio. Selene distese la schiena sui libri, qualche pergamena scivolò sul pavimento. Ted la fissò negli occhi mentre le toccava le gambe, le cosce, le infilava le dita sotto la gonna della divisa…
Selene gemette, senza chiudere gli occhi: erano umidi e traboccavano d’urgenza.
Gli slip di Selene caddero sul pavimento mentre Ted si abbassava i pantaloni. Le arricciò la gonna sulla pancia e nascose il viso nel suo collo.
-No…- Disse Selene con la voce spezzata -…devi guardarmi-
Ted obbedì. Aveva così tanta voglia di lei da soffrirne.
-Mi hai fatto spaventare- Confessò Ted col fiato corto. Il calore del corpo di Selene sotto di lui lo stava mandando in confusione -Pensavo mi avessi lasciato per davvero-
-Io non ti lascerò mai-
Mentre le entrava dentro, Ted guardò le palpebre di Selene sfarfallare, i suoi occhi diventare lucidi.
Fecero l’amore sul tavolo, poi sul pavimento e poi di nuovo sul tavolo. Con lentezza e lussuria, l’inquietudine di entrambi si era trasformata in beatitudine, la paura di perdersi in piacevole conforto.
Selene era nuda a pancia in su e fissava il soffitto del magazzino del terzo piano -Ted…-
-Mmh?-
Lei si voltò a guardarlo. Ted aveva i capelli spettinati e il collo umido di baci. Una dolce sensazione di benessere e gratitudine lo avvolgeva. Pensò che se c’era un buon modo per morire era quello: appagato e con Selene accanto.
-Non deve passare mai più tanto tempo senza che facciamo l’amore- Gli disse -Me lo prometti?-
Ted rise e con delicatezza le sfiorò la punta del naso con una nocca -Mi sembra che abbiamo recuperato-
Anche Selene sorrise, ma poi tornò seria -Dicevo davvero, prima. Non dovrai fare mai più una cosa del genere-
-È stato uno sbaglio, devi credermi-
-Ti credo- Rispose Selene -Ma non devi sbagliare più-
Un boato festoso proruppe dal piccolo lucernaio in cima alla parete del magazzino. Ci furono grida ed esulti, poi un coro fragoroso iniziò a urlare: -Weasley! Weasley! Weasley!-
Ted si stropicciò la faccia con entrambe le mani -Mi sa che abbiamo vinto-
Selene si sollevò leggermente dal pavimento -Mi dispiace che te la sia perso…-
-Bugiarda- A Ted scappò una lieve risata.
Selene sorrise -Siamo una squadra, io e te-
  
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