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Autore: Flami151    25/06/2021    3 recensioni
Nessuno è fatto di sola luce o oscurità. In ognuno di noi alberga lo Spleen, un senso di noia, di disperazione, di male di vivere; e l’Ideale, la forza che ci spinge a sognare, lottare e amare.
Lo scopriranno insieme Hermione e Draco quando si troveranno a stringere un’inattesa alleanza, per svelare il mistero dietro la sparizione di Narcissa Malfoy.
Ancora una volta, sarà l'Amore a tenere le fila: amore per la vita, amore per la famiglia e amore di sé, spesso sottovalutato.
Dal testo:
«Narcissa, hai paura?» Le sussurrò Lord Voldemort.
Si era ripromessa che non si sarebbe lasciata piegare, che non avrebbe mai abbassato la testa se avesse dovuto difendere la sua famiglia. Ma il Signore Oscuro aveva ragione: lei aveva paura, talmente paura da non riuscire più a parlare.
«Eppure, non mi sembrava che avessi paura il giorno in cui mi hai pregato di risparmiare Draco dal Marchio Nero. Sapevi quali sarebbero state le conseguenze e ti sei fatta avanti comunque. Non dirmi che te ne sei pentita».
Lei scosse la testa. Non avrebbe mai rinnegato la sua scelta.
«Bene».
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Spleen e Ideale ~

 

 

CAPITOLO XXII


10 Giugno 1997:
 
Sono di nuovo a casa ma, per certi versi, non sembra più casa mia.
Ad accogliermi non c’è l’odore di torta di melassa che mamma mi faceva preparare dagli elfi al rientro da Hogwarts, la luce del sole non entra più dalle finestre, ora rigorosamente serrate, ed il dolce odore di lillà e biancospino che un tempo si respirava ora si è dissolto. Mi basta varcare la soglia del Manor per avere la certezza che lei, oramai, non c’è più.
 
Anche papà sembra diverso. Non è più l’uomo arrogante che negli anni ho tanto ammirato ed imitato. Ciò che un tempo rendeva Lucius Malfoy il mago più rispettato tra le famiglie purosangue - il suo portamento elegante, il suo sguardo fiero ed il suo sorriso spavaldo - adesso sembra solo un lontano ricordo.
Non so se siano stati i mesi trascorsi ad Azkaban o la perdita della mamma, ma sembra essere invecchiato di dieci anni: i suoi capelli si sono ingrigiti, così come il suo viso, mentre il suo sguardo è vuoto e privo di emozioni.
 
Non appena rientrati al Manor, siamo andati a far visita alla tomba di famiglia. È stata zia Bellatrix ad indicarci il punto in cui la mamma era stata seppellita, una tomba anonima e senza lapide che mi fece raggelare il sangue. “Insieme a lei c’è la foto che le hai spedito per Natale”. Mi ha sussurrato in un orecchio. “Così ti terrà vicino per sempre”.
 
Ma le sue parole mi avevano lasciato indifferente, non solo perché Bellatrix potrebbe essere direttamente responsabile della sua morte, ma perché subito dopo Codaliscia aveva chiamato a raccolta tutti i Mangiamorte per conto del Signore Oscuro.
 
Ed è così che, per la prima volta in vita mia, mi ritrovo seduto al tavolo della Sala Riunioni.
Molte volte ho guardato incuriosito mio padre chiudersi in questa stanza insieme ai suoi amici, ai membri del consiglio scolastico o ai maggiori esponenti dell’alta società ed ogni volta ho sognato di trovarmi lì, insieme a loro, come un adulto. Oggi il mio sogno si è realizzato.
 
«È troppo rischioso agire oggi». Dice Amycus Carrow incrociando le braccia. «Silente sta sospettando di noi, per questo ha mandato Severus a dare un’occhiata».
 
«È proprio per questo che dobbiamo darci una mossa!» Lo incalza Bellatrix. «Dobbiamo impedirgli di organizzarsi. Questa potrebbe essere la nostra unica occasione».
 
«Sì ma non sembrerà sospetto se il ragazzo farà ritorno così presto?» Chiede Rowle, un Mangiamorte che non avevo mai visto prima.
 
«Quando se ne accorgeranno, sarà già troppo tardi». Gli risponde Bellatrix con un sorriso spregevole.
 
Tra i Mangiamorte si solleva un concitato brusio, nessuno di loro sembra davvero convinto. Io ascolto con attenzione, cercando di carpire più informazioni possibili. Deduco che si stia discutendo del misterioso incarico affidato a zia Bellatrix, quello di cui mi ha parlato Theodore prima che lasciassi Hogwarts, e deduco che, in qualche modo, per poterlo realizzare è necessario il mio aiuto.
 
«Signori, signori». Interviene Yaxley, seduto alla sinistra del Signore Oscuro. «Comprendo le vostre perplessità e che il piano possa sembrarvi rischioso, ma Lestrange ha ragione: se avremo successo, prima dell’alba ci saremo liberati del vecchio».
 
Liberati del vecchio? Non avranno intenzione di…?
 
«E come la mettiamo con Potter? Se lo incontriamo dobbiamo farlo fuori?» Grugnisce il Mangiamorte di nome Gibbon.
 
«No!» Interviene il Signore Oscuro, che finora era rimasto in silenzio. «Sarò io ed io soltanto ad uccidere Harry Potter. Tutto ciò che dovrete fare voi sarà eliminare Silente e rientrare al quartier generale il più velocemente possibile. Punteremo tutto sull’effetto sorpresa. Nessuno si aspetta di veder rientrare Draco così presto e nessuno sospetterà che insieme a lui ci siate tutti voi».
 
Ora capisco. Quindi è questo il compito che avrei dovuto svolgere se fossi diventato un Mangiamorte, l’incarico ereditato poi da zia Bellatrix: uccidere Albus Silente.
Rabbrividisco al solo pensiero. Ecco da cosa mamma voleva proteggermi, ecco per cosa ha dato la sua vita.
 
«In pratica, tutto dipende dal ragazzo». Sentenzia infine Alecto, la donna che per mesi mi ha spedito lettere fingendosi la mia mamma.
 
Tutti i Mangiamorte rivolgono la loro attenzione verso di me, in attesa di una mia reazione. Cosa devo fare?
Se mi rifiutassi, sono certo che raggiungerei presto mia madre sotto terra, ma se accettassi di aiutarli, sarei responsabile dell’incursione di ben otto mangiamorte nel castello. Per un istante si proietta di fronte ai miei occhi l’immagine della Granger, addentata al collo dal Fenrir Greyback e trasformata in lupo mannaro.
 
Mai come ora ringrazio di aver affinato le tecniche dell’Occlumanzia, perché la mia esitazione ha indotto un paio dei Mangiamorte a dare una sbirciatina tra i miei pensieri. Sospetto si tratti di Bellatrix e di Yaxley.
Mi sforzo di seguire i suggerimenti di Piton, di non sbarrare la porta della mente, ma di lasciarli entrare giusto quel che basta per fargli credere di avere il controllo, ma mostrandogli solo e soltanto ciò che desidero io. Riesco a mettere da parte l’ingombrante pensiero della Granger e a concentrarmi sulla morte di mia madre, ciò che si aspettano di trovare.
 
«Draco è onorato di potersi rendere utile». Dice mio padre poggiandomi una mano sulla spalla e distraendo i miei invasori. «Non è così?»
 
Mi volto verso di lui, i suoi occhi sembrano quasi supplicarmi. Mi chiedo se sia per questo che hanno deciso di farlo evadere da Azkaban: per convincermi a prendere parte al loro folle piano omicida.
 
Il Signore Oscuro prende di nuovo la parola, questa volta orientando la sua concentrazione verso di me. Nonostante i due mesi trascorsi sotto lo stesso tetto l’estate scorsa, questa è la prima volta che si rivolge a me personalmente. Anche la notizia che sarei diventato un Mangiamorte non mi fu annunciata da lui in persona, ma da zia Bellatrix (salvo poi essere smentita da mia madre).
La sensazione dei suoi occhi dal colore del sangue che mi scrutano è la più sgradevole che abbia provato fino ad ora, perfino peggiore della maledizione che mi ha scagliato addosso Potter.
 
«Non nutro alcuna preoccupazione riguardo l’operato del giovane Draco». Sibila il più grande mago oscuro di tutti i tempi. «Le cicatrici che porta sul volto indicano che è un combattente. Inoltre, sono certo che non farebbe mai nulla per deludere suo padre, che dopo la prematura dipartita di Narcissa -che riposi in pace- è la sola famiglia che gli resta».
 
Al suono di queste parole, vedo mio padre esibirsi in un gesto che non gli avevo mai visto praticare prima: abbassare la testa.
Finalmente comprendo: non hanno liberato papà per convincermi a collaborale, ma per costringermi. Con le sue parole il Signore Oscuro vuole farmi capire che se non farò la mia parte, nessuno di noi sarà risparmiato.
 
«Farò tutto ciò che mi chiederete».
 
 
È da stamattina che ad Hogwarts si respira un’atmosfera strana, più tesa del solito.
Gli studenti non fanno altro che borbottare dicerie riguardo la Cooman ed un sinistro presagio di sventura. All’inizio non gli avevo dato peso, ma dopo un po’ è diventato difficile fare finta di nulla.
 
«Parlava di morte e di figure senza volto». Racconta una studentessa di Tassorosso ad una sua amica.
 
«Io l’ho vista, aveva gli occhi lattiginosi e la sua voce era… spettrale». Commenta il ritratto di uno stregone in sella ad un Abraxan.
 
«So che la Cooman è un po’ svitata, ma sembra che sua nonna avesse davvero il dono». Bisbigliano tra loro i fantasmi di due vecchie signore.
 
Insomma, mentre cammino per i corridoi diretta in biblioteca la mia ansia si accresce, finché non mi costringo a smettere di prestare l’orecchio a tutte queste fesserie da chiaroveggente. Ad un certo punto però, due ragazzini attirano la mia attenzione.
 
«Te lo giuro! Gazza è entrato come una furia in biblioteca e ha chiamato a gran voce il prefetto di Serpeverde. Quello stronzo che mi aveva tolto dieci punti!» Lo riconosco, è il Grifondoro del primo anno che io e Malfoy abbiamo beccato ad azzuffarsi in cortile.
 
«Intendi quello che è stato fatto a strisce da Harry Potter?» Chiede l’altro.
 
«Proprio quello! Non so che cosa abbia combinato, ma deve averla fatta grossa! Non si vede in giro da stamattina, ben gli sta».
 
Forse tutte quelle storie sui presagi della Cooman mi hanno suggestionata, ma dentro di me si accende un campanello d’allarme: è sicuramente successo qualcosa. Faccio dietrofront e mi muovo in tutta fretta verso l’aula di Incantesimi: a quest’ora i Serpeverde dovrebbero finire la loro ultima lezione della giornata. Arrivo giusto in tempo per vedere l’intero gruppo di studenti verde-argento sfilare fuori dalla classe. Anzi no, non sono tutti, manca Malfoy.
 
So che non dovrei più preoccuparmene: lui ha fatto la sua scelta ed io ho già deluso a sufficienza i miei amici per potermi invischiare ancora di più negli affari del furetto platinato… Ma non posso farne a meno.
 
Mi avvicino a Zabini, lasciato indietro dai compagni mentre si fermava a rimettere a posto lo zaino. «Dov’è Malfoy?»
 
In un primo momento il Serpeverde sembra sorpreso, poi si ricompone velocemente. «E a te che importa, Mezzosangue?»
 
Mi ero quasi dimenticata come ci si sente ad essere chiamati così, ma stringo i denti e lo ignoro. «C’è una riunione dei prefetti, mi hanno mandata a cercarlo».
 
Lui non si ferma neanche a starmi a sentire, zaino in spalla esce dall’aula senza troppi complimenti. «Non c’è, iniziate senza di lui».
 
«Non c’è? Che vuol dire che non c’è?» Insisto io correndogli dietro.
 
«Vuol dire che non verrà alla vostra stupida riunione del cazzo. E adesso gira a largo, la tua puzza di Babbana mi fa venire voglia di vomitare».
 
Questo è davvero troppo. Se pensa di potermi parlare in questo modo io…
 
«Draco ha lasciato la scuola». La voce di Theodore Nott si intromette, facendo sbuffare sonoramente Zabini, che probabilmente sperava di lasciarmi sulle spine solo per il gusto di infastidirmi.
 
«Cosa? Quando? E come?» Ripenso al mio piano per scappare da Hogwarts usando la Metropolvere e mi chiedo se sia davvero riuscito a metterlo in pratica.
 
«È tornato a casa per i funerali di sua madre. Se ne è andato stamattina». Mi risponde Nott con aria leggermente stralunata.
 
«Ora basta Nott, andiamocene». Lo sgrida Zabini trascinandolo via per un braccio. «Ma che cazzo hai oggi? Sembri fatto». Gli sento dire mentre si allontanano nei corridoi.
 
I funerali di sua madre… Quindi significa che…
 
Mi precipito alla Torre di Grifondoro il più velocemente possibile, supero il ritratto della Signora Grassa senza nemmeno salutare e faccio il mio ingresso in Sala Comune, dove trovo Harry, Ron e Ginny a parlare fitto fitto.
 
«Ragazzi per fortuna siete qui! Devo parlarvi immediatamente!»
 
«Non ora Hermione». Risponde Ginny con severità.
 
«Lo so che ce l’avete ancora con me, lo capisco, ma quello che ho da dirvi ha la priorità». Insisto io.
 
«Ne dubito». Commenta Ron acido.
 
Il desiderio di prenderli tutti e tre a schiaffi è forte, ma mi trattengo, proprio come mi sono trattenuta poco fa con quel cretino di Zabini. «La madre di Malfoy è morta. Lui è rientrato stamattina a casa per i funerali».
 
Ma Ron non sembra cambiare idea. «Sai che ce ne importa dei drammi familiari del tuo amico».
 
«Non capisci! Non si tratta di lui!» Insisto io avvicinandomi a loro. «Sentite, vi ho già raccontato delle indagini che io e Malfoy avevamo svolto: Narcissa è sparita mesi fa ed i Mangiamorte lo sapevano, per questo avevano quelle lettere false! Quindi mi chiedo, perché mai rivelargli la verità solamente adesso, a pochi giorni dalla fine della scuola?» Finalmente anche Ron sembra aver capito dove voglio andare a parare. «So bene che non è razionale ma… ho un brutto presentimento. Credo che i Mangiamorte abbiano in mente un piano».
 
I tre ragazzi si scambiano un’occhiata sbigottita, poi Ginny si rivolge ad Harry. «Non crederai che…?»
 
«Cosa? Che succede?» Chiedo allora io, che solo adesso mi accorgo di aver fatto irruzione nel bel mezzo di una conversazione importante.
 
I tre si guardano di nuovo, come per decidere se rispondermi o no. È Harry a prendere parola. «Silente ed io stiamo per partire alla ricerca di un Horcrux». Trasalisco, ma lui mi ignora e continua a parlare. «Se la tua sensazione è giusta Hermione, allora stanotte Hogwarts non sarà protetta».
 
«Certo…» Lo interrompe Ron. «È una coincidenza un po’ inverosimile… Silente parte per una missione e lo stesso giorno i Mangiamorte si riuniscono per fare qualche cosa di losco».
 
«Forse non è una coincidenza…» Ipotizza Ginny.
 
«Forse qualcuno li ha avvisati, ad esempio Piton!» Esclama allora Harry.
 
«O forse… Forse è Silente che sta cercando di anticipare la mossa dei Mangiamorte andando a recuperare l’Horcrux». Suggerisco io.
 
«Impossibile. Silente non lascerebbe mai Hogwarts alla mercè di Voi-Sapete-Chi». Replica Ginny.
 
«Non ha importanza». Sentenzia infine Harry. «Ragazzi, dovrete proteggere voi Hogwarts finché io e Silente non saremo tornati». Tira fuori la Mappa del Malandrino e la boccetta di Felix Felicis avanzata e li consegna a Ron. «Radunate l’ES e sorvegliate la scuola, soprattutto il passaggio segreto della Strega Orba».
 
A quel punto tutti e tre mi lanciano una rapida occhiata accusatoria prima di continuare.
 
«Harry tieni tu la Felix Felicis, ne avrai più bisogno di noi». Dice Ginny con apprensione.
 
«Io sarò con Silente». Ribatte Harry. «Voglio essere sicuro che voi stiate bene». Poi si volta verso di me. «Posso fidarmi? Non è vero?»
 
È arrivato il momento. Per tutti questi mesi non ho fatto altro che scappare dalle mie responsabilità. Fuggire per paura della guerra, della morte. Ho giocato a fare la detective con il nostro peggior nemico, vivendo nell’illusione che tra di noi, in fondo, non ci fossero differenze. Ma è ora di finirla. Lui ha scelto da che parte stare, e anche io.
 
«Certo Harry».
 
 
Una forza mi tira all’altezza del ventre e in un istante sono di nuovo di fronte ai cancelli di Hogwarts. Insieme a me atterrano anche due elfi domestici, che si lasciano andare a qualche imprecazione.
 
Ormai è buio pesto e in lontananza riesco a vedere le luci sfavillanti del castello. I ragazzi dovrebbero già essere rientrati nei loro dormitori. Meglio così: forse riusciremo davvero ad evitare che qualcuno si faccia del male… tranne Silente, ovviamente.
 
Mi avvicino alle sbarre. «C’è nessuno? Sono Draco Malfoy, devo entrare ad Hogwarts».
 
Nell’oscurità vedo due figure muoversi verso di me, uno dei due accende la bacchetta. Sono Auror: quella con la bacchetta in mano è una donna, mingherlina ma con lo sguardo deciso, l’altro invece è più grosso e calvo e pur avendo una corporatura più robusta ed intimidatoria, tra i due sembra essere quello alle prime armi, forse è il primo compito che riceve come Auror. D’altronde non credo che mettano cacciatori di maghi oscuri esperti a sorvegliare il cancello di una scuola.
 
«Malfoy…» Dice la donna osservandomi attraverso le sbarre. «Non ti aspettavamo prima di domani».
 
«Sono rientrato prima». Dico io controllando il tremito nella mia voce. «Non c’era niente che potessi fare, a casa».
 
«Capisco…» Risponde lei aprendo il cancello.
 
Io avanzo all’interno della scuola, superandone i confini.
 
«E quelli chi sono?» Chiede l’altro Auror estraendo la bacchetta.
 
Niente panico. Sapevo che sarebbe accaduto. Devo solo ripetere il copione che abbiamo provato al Manor.
 
«Loro sono Row e Gibby, i miei due elfi domestici, sono qui per aiutarmi a trasportare i bagagli… e il gatto». Rispondo lasciando che i due elfi avanzino per mostrare il baule che tengono in mano ed il micio.
 
«Non eravamo stati avvisati di questo». Replica il mago abbassando la bacchetta.
 
«Non credevo di dover dare avviso. D’altronde sono solo due elfi». Insisto io, costringendomi a mantenere la calma.
 
«Secondo me sono a posto». Commenta lui verso la sua collega, che però non sembra dello stesso avviso.
 
«È fuori discussione. Abbiamo delle direttive ben precise, lasciar passare solo il ragazzo». Risponde però la strega. «Sono certa che potrà portare da solo il suo baule, come fanno tutti gli studenti quando arrivano ad Hogwarts».
 
«Non ti sembra di essere un po’ troppo rigida Cordelia?»
 
«Niente affatto Claudius. Solo lui, sono gli ordini».
 
Poi una luce verde ed i due Auror cadono a terra.
 
«Che diavolo avete combinato!?» Urlo ai due elfi.
 
«La strega aveva capito tutto Draco, era l’unica soluzione». Dice uno dei due mollando a terra il baule ed il micio, che scappa via nel buio.
 
Gli elfi, o per meglio dire, Rowle e Gibbon trasformati in elfi con la Pozione Polisucco, si sporgono di nuovo fuori dal cancello e fanno un fischio. Si materializzano Bellatrix, papà, Yaxley, Greyback ed i fratelli Carrow.
 
«Avevate detto che nessun altro sarebbe morto!» Urlo di nuovo io per poi essere colpito sul collo dal bastone di papà.
 
«Cose che capitano, Draco». Commenta Bellatrix mandando in fumo i corpi dei due Auror con un colpo di bacchetta. «Bene, ricordate tutti il piano? Draco, Rowle e Gibbon entrerete dall’ingresso principale, con queste sembianze nessuno dovrebbe mettervi i bastoni fra le ruote. Noi intanto andremo al campo da Quidditch e useremo il passaggio segreto che ci porterà sotto la Torre di Astronomia. Per poter uscire allo scoperto però dovremo assicurarci che non ci siano intralci alla fine del tunnel, quindi voi tre dovrete liberarvi di qualsiasi ostacolo». Liberarvi? «A quel punto io e Draco saliremo sulla Torre e lanceremo il Marchio Nero. Silente penserà che qualche studente sia stato ucciso ed accorrerà di sicuro». Poi sorride. «E quella sarà la sua fine».
 
«Perché devo salire anche io sulla Torre?» Chiedo di impulso.
 
Zia Bellatrix si avvicina a me e mi stringe una mano sulla spalla, poi mi sussurra all’orecchio. «Se il Signore Oscuro penserà che anche tu hai collaborato alla morte del vecchio, forse sarà meno incline a liberarsi di te e di quell’inetto di tuo padre. Lo sto facendo per te, nipotino».
 
Poi mi spinge via e si incammina verso il suo obiettivo, il campo da Quidditch, lasciando me e i due Mangiamorte trasfigurati in elfi da soli. Mi giro di nuovo a guardare Hogwarts e non posso fare altro che sperare con tutto me stesso che la Granger sia al sicuro nel suo dormitorio.
 
Mi dispiace davvero, non ho altra scelta.
 
 
Io e Ginny camminiamo incessantemente avanti e indietro lungo il corridoio dei Sotterranei, in silenzio. Ogni tanto la vedo lanciarmi delle occhiate fugaci, come se mi stesse tenendo d’occhio.
Dopo la partenza di Harry, abbiamo radunato gli altri membri dell’ES e ci siamo divisi per sorvegliare la scuola. Io e Ginny siamo state assegnate ai Sotterranei, in prossimità degli alloggi di Piton. Ma più di Piton, Ginny sembra interessata a sorvegliare me.
 
«Ginny se hai qualcosa da dire, sputa il rospo». Le dico schiettamente io.
 
Per un attimo credo di averla spiazzata. «Non che questo sia il momento migliore per discuterne». Inizia lei rispondendomi a tono. «Ma sto ancora aspettando le tue scuse».
 
«Le mie scuse? Guarda che io mi sono scusata».
 
«No, non è vero. Hai detto di averci mentito, di non meritare il nostro affetto, ma non ti sei mai scusata. Soprattutto non con me. Abbiamo condiviso così tanto insieme, Hermione, sei stata la prima a cui ho confidato la mia cotta per Harry e tu invece mi hai tenuto nascosta questa parte della tua vita».
 
«Va bene, mi dispiace». Mi arrendo io.
 
«Si certo, come no. Si sente che sono scuse finte». Replica la rossa.
 
«E va bene, mi hai scoperta!» Esclamo io fermandomi. «Non mi dispiace per niente! Voi tre eravate tutti complici con il Quidditch e le vostre cotte, tutti determinati a sconfiggere Lord Voldemort appena usciti da scuola ed io mi sentivo un pesce fuor d’acqua! Hai la minima idea degli incubi che ho avuto dopo quell’esperienza ad Hogsmeade?»
 
«No, non ce l’ho, perché quando abbiamo provato a parlartene tu ti sei tirata indietro. Hai dato per scontato che nessuno di noi ti avrebbe capita e ti sei chiusa in te stessa. Anche io, Harry e Ron abbiamo paura, cosa credi? Che non vediamo l’ora di gettarci nel braccio della morte? Se fossi stata sincera con noi, se fossi stata onesta su quello che ti stava capitando, non avresti dovuto cercare la compagnia di quel filo-Mangiamorte di Malfoy!»
 
«Se voi aveste cercato di capire…» Ma non riesco a portare a termine la frase, perché sento qualcosa graffiarmi la gamba. Mi volto verso il basso. «È il gatto di Malfoy!»
 
«Cosa? Questo?» Chiede Ginny chinandosi sul micio. «Cosa ci fa qui? Non dovrebbe essere col furetto?»
 
«A meno che lui non sia…»
 
Ginny mi capisce al volo e si lancia in una corsa velocissima. «Dobbiamo trovare Ron! Ha lui la Mappa del Malandrino!»
 
La seguo correndo, in direzione del portone di ingresso, che Ronald dovrebbe sorvegliare insieme a Neville. Quando arriviamo però è già troppo tardi, i due ragazzi sono stesi a terra.
 
«Ron! No!» Urla Ginny lanciandosi sul corpo del fratello e poggiando un orecchio sul suo petto. «Oh… Grazie al cielo… È vivo! È ancora vivo!»
 
«Sembra che siano stati Schiantati». Dico io auscultando il cuore di Neville.
 
Vedo Ginny prendere la Mappa del Malandrino dalla tasca di Ron, è aperta e mostra la scuola, deve aver visto Malfoy entrare ad Hogwarts ed aver provato ad affrontarlo. Ginny consulta la Mappa. «Avevi ragione Hermione, ecco Malfoy, si trova alla Torre di Astronomia, con lui ci sono anche tre tizi che non ho mai sentito nominare».
 
Mi avvicino anche io alla Mappa per dare un’occhiata. Le targhette riportano i nomi di Draco, di un certo Gibbon, Rowle e di… «È sparito! Il quarto nome è sparito!»
 
«Scommetto che si trattava di un Auror… devono averlo…» Sussurra Ginny guardando la Mappa ancora un istante. Poi la chiude di scatto. «Dobbiamo andare!»
 
«No!» Dico io. Dannati Weasley e il loro coraggio sfrontato. «Non è prudente! Hai visto che fine hanno fatto Ron e Neville? Dobbiamo dare l’allarme, chiamare aiuto. Altrimenti se anche noi venissimo Schiantate, o peggio, i Mangiamorte continuerebbero a girare per il castello senza che nessuno sospetti di nulla!»
 
Ginny sembra rifletterci su, ma alla fine si decide a darmi retta. «Va bene, allora andiamo a cercare la McGranitt».
 
 
«Sta procedendo tutto liscio come l’olio!» Gioisce Bellatrix uscendo dal passaggio segreto e ammirando il cadavere dell’Auror ucciso da Gibbon. «Bene Draco, è arrivato il tuo momento! Sali in cima alla torre e lancia il Marchio Nero! Noi resteremo qui a stregare l’ingresso, così nessun ficcanaso potrà passare. Io ti raggiungerò tra poco».
 
Eseguo, ormai è impossibile tirarsi indietro. Mentre salgo le scale a chiocciola della Torre di Astronomia ripenso agli Auror che sono morti nel tentativo di fermarci. Anche loro, come me, avranno avuto una famiglia che amavano e che volevano proteggere. Forse, se conoscessero la mia storia, saprebbero perdonarmi. Ma ne dubito.
 
Una cosa buona però l’ho fatta. Ho Schiantato Lenticchia e Paciock. Almeno così sono riuscito ad evitare che Rowle gli lanciasse contro l’anatema che uccide. Mi chiedo cosa ci facessero in giro a quest’ora, sembravano puntare proprio l’ingresso… Non è che ci stavano aspettando? Forse sanno che siamo qui, magari grazie alla mappa magica di Potter. Se così fosse, è possibile che abbiano avvisato qualcuno. Forse i Professori e gli altri Auror arriveranno presto per fermarci!
 
Arrivo in cima alla Torre più alta del castello e mi sporgo dai bastioni merlati. È talmente buio che non riesco a vedere nulla. Forte della speranza che qualcuno possa riuscire a fermare questo folle piano prima che sia troppo tardi, punto la bacchetta verso il cielo. «Morsmordre!»
 
Un lampo si libera verso l’alto, esplodendo in una nube di scintille argentee. Dalla nebbia argentata, emerge un vivido teschio smeraldo con la lingua di serpe, che si staglia nel cielo come presagio di morte.
 
Rimango ad osservarlo, ma dopo pochi istanti un dubbio si impadronisce di me: e se avessero avvisato lei?
Se Weasley e Paciock avessero avvisato Potter e gli altri loro amichetti invece dei professori? Se adesso, sulle nostre tracce, ci fosse la Granger?
 
Mi precipito giù dalle scale a chiocciola, tanto ormai il mio lavoro l’ho fatto, non hanno più bisogno di me. Posso andare a cercarla, posso… A metà della mia discesa però alle mie orecchie sopraggiungono i suoni di una battaglia: siamo stati scoperti.
 
«Draco, che ci fai qui?» Dice Bellatrix incrociandomi sulle scale. «Hai fatto quello che dovevi?» Io annuisco. «Bravissimo. Ora andiamo, non abbiamo ancora finito». Dice con un tono che non ammette repliche.
 
Mentre risaliamo, una parte di me vorrebbe tornare indietro, assicurarmi che lei non si trovi nel bel mezzo dello scontro, ma un’altra parte sa che questo decreterebbe la fine della famiglia Malfoy. Inoltre, è molto probabile che lei non stia in giro come Weasley e Paciock, d’altronde loro hanno tagliato i ponti con lei dopo averla scoperta nella Stanza delle Necessità insieme a me.
 
Ma chi prendo in giro? Stiamo parlando di Hermione Granger. Forte, coraggiosa e che adora infrangere le regole. Sicuramente sta combattendo con tutta sé stessa per impedire che qualcuno possa far male ai suoi amici, anche quelli che le hanno voltato le spalle. Ed io invece che sto facendo? Sto spianando la strada agli assassini di mia madre, scavalcando i cadaveri delle loro vittime senza guardarmi indietro. Sono un vigliacco, solamente un…
 
«Expelliarmus!»
 
È successo tutto in un lampo: aperta la porta in cima alle scale, Albus Silente era lì e Bellatrix, più veloce di una saetta, è riuscita a disarmarlo.
Non so come sia riuscito a raggiungere la Torre, non so nemmeno come abbia potuto farsi cogliere così alla sprovvista. Fatto sta che adesso il preside si trova di fronte a noi, disarmato e completamente vulnerabile. Il piano ha funzionato e ci ha condotti esattamente dove voleva Bellatrix.
 
«Buonasera Bellatrix e anche a te, Draco». Ci saluta cordialmente il preside.
 
«Sei solo, vecchio?» Chiede zia Bellatrix guardandosi intorno.
 
«Come puoi vedere, non c’è nessun altro qui con me. Sono solo. Voi invece sembrate aver portato dei rinforzi». Perché diavolo il preside non sembra affatto spaventato? Avrà in mentre qualcosa? E perché Bellatrix non l’ha ancora ucciso?
 
«Sì, siamo entrati nella tua preziosa scuola, proprio sotto il tuo naso. Gli altri sono sotto a fare fuori tutti i tuoi leccapiedi. E tu adesso farai la loro stessa fine!»
 
«Bè, allora dovreste fare in fretta. Sappiate che i miei leccapiedi potrebbero sorprendervi».
 
Bellatrix ride, di una risata sguaiata e priva di allegria. «Ti piacerebbe vero? Avere una morte rapida e pietosa! Beh, non l’avrai. Crucio!»
 
Silente si accascia a terra e si contorce in una morsa di dolore. Urla, urla ancora. Quello che conoscevo come un uomo composto, bonario ma, a modo suo, intimidatorio, adesso sembra solo un povero vecchio indifeso, incapace di proteggersi dalle torture del suo aguzzino.
Ora capisco cosa ha trattenuto Bellatrix: la vanità. Vuole gustarsi il suo momento di gloria. Vuole umiliare il preside, sentirlo implorare pietà.
 
Ma nonostante il dolore, Albus Silente non implora pietà. «È questo che hai fatto a tua sorella Narcissa? Eh, Bellatrix? L’hai torturata prima di ucciderla? State minacciando anche il giovane Draco, non è così?»
 
Rimango pietrificato. Quindi anche Silente sospettava dei Mangiamorte. E allora perché non ha fatto niente? Perché ha permesso che mia madre subisse questo orribile destino?
 
«Stai zitto vecchio! Non sai quello che dici!» Urla Bellatrix colpendolo di nuovo.
 
Il preside si piega su sé stesso in una posizione innaturale. «Draco, non farti ingannare da loro. So che tu hai dei buoni sentimenti. So che non sei un assassino. Non hai fatto del male a nessuno, vero? Pensa alle tue alternative!»
 
Le mie alternative? Io non ho alternative! Hanno già ucciso mia madre, uccideranno anche papà e infine si libereranno di me!
 
«Non starlo a sentire, Draco». Mi dice la zia senza smettere di colpire il preside. «Sai che non avrei mai fatto del male a tua madre. Siamo una famiglia, non permetterò che tu venga ucciso».
 
Guardo Bellatrix e, anche se può sembrare contro ogni logica, le credo. Non so se per via della sicurezza con cui ha parlato o per tutte le volte che l’ho vista sorridere di nascosto a mia madre, ma non mente quando dice che non le avrebbe mai fatto del male, ne sono certo.
Per quanto diversa, la nostra è davvero una famiglia: come mamma si è sacrificata per me e come io mi sono prostrato a questo inferno per proteggere papà, sento che anche zia Bellatrix non vuole che mi sia fatto alcun male.
Al contrario, non provo alcuna emozione verso il vecchio preside che per anni ha umiliato me e i miei compagni, portando sul palmo di una mano solo gli studenti verso cui provava un briciolo di simpatia. Non provo niente per quell’uomo che decanta i valori di altruismo e misericordia, ma che ha lasciato che la mia famiglia venisse torturata e decimata senza muovere un dito.
 
Eppure… Stupeficium!
 
Lancio l’incantesimo non-verbale e Bellatrix viene sbalzata via, perdendo i sensi.
 
Tremo, osservando il corpo di mia zia steso a terra. Non so nemmeno spiegare cosa mi abbia portato a questa scelta, sentivo solo che era la cosa giusta da fare. Ma a che prezzo? I Mangiamorte adesso ci raggiungeranno ed io verrò ucciso ed insieme a me anche papà.
 
Guardo Silente, troppo debole per riuscire a rialzarsi. «Dov’è la sua bacchetta?»
 
Il preside indica i bastioni: la bacchetta è caduta di sotto. È la fine. Non sarò mai in grado di affrontare da solo tutti i Mangiamorte. Vedo a terra una scopa: allora è così che arrivato fin sopra la Torre senza che lo vedessimo! Mi lancio a recuperarla, ma non riesco a fare in tempo. La porta della Torre di Astronomia si spalanca e Severus Piton fa il suo ingresso, insieme a tutti gli altri Mangiamorte.
 
«Cosa è successo qui?» Chiede Amycus, osservando il corpo di Bellatrix a terra.
 
Io apro la bocca cercando di elaborare rapidamente una spiegazione, ma il preside mi precede. «Il giovane Draco mi ha disarmato». Dice, riuscendo con non poca fatica ad alzarsi in piedi. «Lo avete addestrato bene direi. Lo stesso non si può dire della vostra collega, che ho facilmente schiantato appena entrata». Lui mi sta… proteggendo.
 
«E bravo il nostro Draco!» Commenta Greyback dandomi una pacca sulla spalla. Il contatto con quel mostro mi fa accapponare la pelle.
 
Anche Amycus di avvicina a me. «Beh, se siete tutti d’accordo, direi che spettano a Draco gli onori!»
 
Tutti i Mangiamorte scuotono convinti la testa. È deciso: dovrò sferrare io il colpo di grazia contro Albus Silente.
Guardo di nuovo il preside, che mi osserva senza un briciolo di paura negli occhi. Spero che dica qualcosa, qualunque cosa che possa riuscire a liberarmi da questa orribile posizione. La prego preside, mi salvi.
 
«Ora, Draco, sbrigati». Mi sussurra Alecto nell’orecchio.
 
Il preside non si muove, non dice nulla.
 
«Avanti, Draco, fallo!» Dice Greyback scuotendomi.
 
Nessuno mi salverà.
 
«Draco…» Dice mio padre avvicinandosi a me. «Fallo per la nostra famiglia».
 
Devo farlo…
 
«Ora basta perdite di tempo». Interviene Piton scansandomi e parandosi di fronte al preside. «Avada Kedavra!»
 
Uno zampillo di luce verde schizza dalla punta della bacchetta di Piton e colpisce Silente in pieno petto, che viene scagliato in aria. Per un istante, l’anziano stregone sembra sospeso sotto il teschio lucente, poi cade lentamente all’indietro, oltre le merlature. E scompare.
 
Io rimango imbambolato a guardare il parapetto, senza riuscire a credere a ciò che ho appena visto. «Fuori di qui, sbrigatevi». Ordina Piton prendendomi per il colletto e spingendomi oltre la porta.
 
 
Chiamare la McGranitt è stata la mossa giusta. In pochi istanti è riuscita a radunare tutti i membri dell’Ordine e a dare inizio alla controffensiva per cacciare via i Mangiamorte dalla scuola.
 
Al resto ci ha pensato la Felix Felicis. Io e Ginny ci siamo fatte largo nel cuore della battaglia, schivando agilmente tutti i colpi nemici e affiancando Bill, Tonks, Lupin ed i professori nell’assalto.
Quando abbiamo raggiunto la Torre di Astronomia, però, abbiamo trovato l’accesso sbarrato da una barriera stregata. Sia Vicious che Luna hanno provato ad attraversarla, ma entrambi sono stati scagliati indietro. Solo Piton è riuscito ad attraversarla.
 
Poi, sbucando da dietro la barriera, un Mangiamorte dall’enorme stazza e due elfi domestici si sono lanciati nella mischia, sparando fatture dappertutto con lo scopo di colpire più nemici possibili. Da quel momento in poi è stato il caos.
 
«Hermione, dietro di te!» Alle parole di Ginny mi volto, giusto in tempo per difendermi da una maledizione scagliata da uno dei due elfi.
 
«Grazie!» Urlo lanciando a mia volta un Incanto Reducto su un Mangiamorte dai tratti… ferini.
 
Senza che me ne accorgessi, gli sfidanti sono moltiplicati e la barriera magica è sparita. Devono aver concluso il loro compito. Guardandomi intorno mi accorgo che a combattere sono rimasti i due elfi, il Mangiamorte dall’aspetto bestiale, ed una donna che non ho mai visto prima.
 
Il Mangiamorte bestia si getta su Bill Weasley, mentre la donna lancia un anatema contro Lupin, che lo devia abilmente. Ginny riesce ad evitare tutte le maledizioni dei due elfi, colpendoli in pieno con una Fattura Orcovolante. Io riesco a colpire quello grosso, impedendogli per un po’ di lanciare incantesimi alla rinfusa. Posso finalmente riprendere fiato.
 
Lui dov’è?
 
Sono certa che ci sia anche Malfoy da qualche parte. Se non è qui allora può significare solo una cosa: questo è soltanto un diversivo, studiato ad hoc per permettere agli altri Mangiamorte di darsela a gambe. Ma io non lo permetterò. Non lascerò che quel verme scappi di qui come se nulla fosse, non dopo aver fatto del male ai miei amici.
 
Mi lancio lungo il corridoio, ignorando le esplosioni dietro di me ed i richiami degli altri. Non riesco a sentire altro che i miei passi ed il mio cuore martellante. Supero un gruppo di Tassorosso sconvolti in pigiama, e corro fino all’ingresso principale. Lo trovo spalancato: i Mangiamorte devono essere scappati di qui.
 
«Hermione!» Anche Harry mi raggiunge, trafelato.
 
«Harry! Che ci fai qui?»
 
Ma lui non mi risponde, mi supera e si lancia all’inseguimento dei Mangiamorte. Io lo seguo a ruota.
La fredda aria notturna del parco mi lacera i polmoni e la fitta nel petto è come fuoco, ma ne vale la pena: i profili dei Mangiamorte si delineano all’orizzonte, siamo ancora in tempo.
Questi però si dividono in due gruppi, forse per seminarci più facilmente: uno si dirige dritto verso l’ingresso, l’altro devia verso la capanna di Hagrid.
 
«Io prendo Piton, tu pensa a Malfoy!» Mi urla Harry senza smettere di correre.
 
Solo ora riesco a distinguere le sagome dei Mangiamorte. Da una parte ci sono Piton, Bellatrix, trasportata in aria tramite un incantesimo, ed un terzo Mangiamorte mai visto prima, dall’altra ci sono Malfoy e suo padre. Corro nella loro direzione, decisa più che mai a fargliela pagare.
 
Bombarda! Il mio incantesimo non verbale si scaglia sotto i piedi di Lucius Malfoy, facendogli perdere l’equilibrio e cadere al suolo. Pietrificus Totalus! Anche il secondo incantesimo lo colpisce, bloccandolo faccia a terra senza possibilità di muoversi.
 
Prima che si accorga di cosa stia accadendo, lancio un Depulso anche su Draco che però, straordinariamente, genera uno scudo che deflette il mio incantesimo. Tutto il resto accade in un istante.
 
Malfoy si volta verso di me.
 
Incrocia il mio sguardo.
 
Un movimento della sua bacchetta.
 
Ed un’intensa luce mi investe.
 


 
 
Note dell’autore:
 
Ciao a tutti Potterheads!

Come va? So di avervi fatto aspettare più del solito con questo capitolo, mi dispiace di aver perso un po’ della mia puntualità Svizzera con le pubblicazioni, ma si sta avvicinando l’estate e le scadenze al lavoro sono parecchie.

Inoltre ci tenevo a fare un buon lavoro con questo capitolo.
 
Allora? Che ne pensate?
Vi lascio con il fiato sospeso ancora una volta, spero mi perdonerete!
Che ne pensate delle scelte di Draco finora? Purtroppo si trova davvero tra l’incudine ed il martello, però al contrario dei libri, nella mia storia riesce, seppur in minima parte, ad opporsi al volere dei Mangiamorte. Forse proprio grazie all’influenza positiva di Hermione!
Certo, non ce lo vedevo proprio a compatire Silente o a schierarsi dalla sua parte in tutto e per tutto. D’altronde non è che tra lui e Silente si sia creato un legame come con Harry, Ron o Hermione!

 
Ma lascio a voi i commenti!
Io intanto vi ringrazio per tutte le belle recensioni e per continuare ad aggiungere la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate. Ricevere i vostri feedback mi riempie sempre di gioia ed è quello che la sera dopo una giornata di lavoro mi fa mettere seduta alla scrivania a portare un pochino avanti la storia!
Grazie davvero!
 
Flami151
  
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