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Autore: Evil Daughter    28/06/2021    6 recensioni
Durante una festa, Bulma esprime un desiderio. Il Dio Drago la ascolta e poco importa se lei non intendeva sul serio le proprie parole, lui obbedisce.
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Ultimo capitolo pubblicato: 7. NESSUNO TOCCHI LA REGINA. (illustrazione di apertura all'ultimo capitolo: FASTIDIOSA per i fan di Bulma, di Radish, di Vegeta, il capitolo stesso è insopportabile, ve lo sconsiglio.) / Storia illustrata/ PG che aggiungo qui oltre a quelli giù segnalati: Dodoria, Freezer.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Nappa, Radish, Vegeta, Zarbon | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Disegno intero a fine capitolo dopo le note. Buona lettura!
 

Chiedete e vi sarà dato. Ottenete e vi sarà tolto.

 

 

4. Puoi solo diventare più orribile di quel che ti circonda.

La pecora si veste da lupo.

 

 

E ancora punte e scarabocchi neri, fili di ciano luminoso e vibrante. La velocità sconvolgeva, divideva, mescolava, univa tempestosa i loro capelli.
Era una fiamma tiepida che scaldava, l’aura azzurra di Vegeta.
Lei teneva gli occhi chiusi, nascosti contro il suo petto, al riparo dal gelo. Volare con lui era purtroppo bellissimo. Sulla Terra non era mai accaduto, tranne in un’occasione, in frazioni di secondo che Bulma non poteva dimenticare. Chissà se anche il saiyan li ricordava intensamente quanto lei.
Vegeta la teneva forte, non voleva farla cadere. Al contrario, Bulma voleva schiaffeggiarlo, per quella premura sbocciata improvvisamente ma in quindici anni mai dimostratale. Al resto aveva sempre pensato Trunks. Il suo ometto, che già sentiva mancarle.


Vegeta si fermò di colpo, erano arrivati. Bulma riaprì gli occhi. Non guardò direttamente il panorama sotto di sé, lo osservò attraverso l’espressione di Vegeta. Era più eloquente di qualsiasi definizione. Atroce. Perché quella era la realtà. Aveva il viso pallido, come ipnotizzato. Una lunga processione di spettri gli scorreva sul volto. «Vegeta», lo chiamò. E lui, anziché rispondere, chiuse gli occhi, sofferente: non accettava di essere lì ancora una volta. «Vegeta», «È esattamente – tornò con la testa a lei – ... Così come ho provato a dimenticarlo. Maledizione!». Bulma allora guardò giù: un tappeto di luci, una città immensa, oscura, che si muoveva con la frenesia di un formicaio di dimensioni planetarie e si estendeva sotto di loro a perdita d’occhio; era tutto  perfettamente matematico e disturbante, una fabbrica di morte e di disperati.
«Non mi piace.», esclamò lei. «Non deve piacerti. Ora, osserva e memorizza ciò che sto per dirti – Vegeta cambiò tono di voce, ne assunse uno diverso, da gendarme stratega preparato all’invasione – a destra c’è l’area di atterraggio delle navicelle dei soldati», Bulma annuì, «E dalla parte opposta? Anche lì ne stanno arrivando alcune», «Quelle trasportano... Guarda bene in fondo, da una ne stanno uscendo molti, sembrano insetti, ma in realtà sono prigionieri provenienti da galassie lontane, probabilmente avranno tutti perduto il loro pianeta d’origine.»
«Cosa gli faranno?»
«Quello che abbiamo subito anche noi saiyan. Solo che il nostro destino si è compiuto più lentamente perché eravamo forti e da sfruttare. Comuque, perderanno il nome, lo status, i migliori tra loro verranno assoldati, se non dimostreranno lealtà a lui finiranno uccisi o saranno presi come schiavi e lavoreranno sino a morire.»
«Lavorare?», «Il bastardo ha bisogno di minerali rari in grandi quantità per costruire le sue navi da guerra, le armi, l’equipaggiamento per l’esercito e tutte le dannate basi. Per questo conquista nuovi pianeti, ne sfrutta le risorse finché non ne resta più nulla.», una pausa troppo lunga portò Bulma a chiedere ancora: «Non era ciò che facevano anche i saiyan?», Vegeta sorrise mordendosi le labbra, «Eravamo un popolo guerriero, prima di tramutarci in un popolo mercenario e metterci al suo servizio.», Bulma si fece bastare quella risposta e passò oltre: «Cos’è quella struttura alta?», «La torre di controllo. Ma prima, guarda a sinistra, laggiù c’è la prigione e a fianco abbiamo la base in cui rientra l’esercito. È quella la nostra destinazione.», «E del fumo che esce dagli altri edifici, che mi dici?», «Industrie, lavorano i minerali di cui ti ho parlato.», la conversazione stava mettendo Vegeta sulle spine, si percepiva in maniera palpabile che voleva chiuderla il prima possibile ed entrare in azione, non distoglieva lo sguardo dall'obiettivo.
«Vegeta, questo pianeta, dove siamo di preciso?»
Il saiyan sospirò, ormai era inutile tentare di edulcorare l’evidenza: «Nel quartier generale dell’armata galattica del sedicente imperatore. Pianeta Freezer Zero Uno, con coordinate a bi trenta sette zeta ventiquattro.»
Bulma rimpianse di non avere con sé la calcolatrice: «Quanto siamo lontani da casa?»
«Siamo fuori dal sistema solare, Bulma. E fuori dal nostro tempo reale.», la vide intristirsi.
«Pensi che Trunks ci stia cercando? Che si sia spaventato?»
«Non dire sciocchezze, lui è al sicuro, siamo noi quelli in pericolo. Se sei pronta, scendiamo.»
Bulma fece sì con la testa, ma un brivido di freddo la percosse ricordandole di essere seminuda e quasi paralizzata: «Un momento, ci stiamo andando così?! Non di nascosto?»
«Sarebbe impossibile entrare nella base senza essere visti. E poi sanno che non sono solo. Non dovremmo avere problemi. Di cosa dubiti?», anche se Vegeta vantava l’efficacia del suo piano, lei non ne era altrettanto convinta.
«Sono ricoperta di sangue e non riesco a camminare, eccolo il mio dubbio!» si alterò, «Meglio, crederanno che hai combattuto, e non preoccuparti, tra poco non avrai problemi a muoverti: scesi a terra, attraverseremo uno scudo invisibile e la gravità muterà, sarà più facile per te stare in piedi. Unica cosa: non dovrai mai allontanarti, camminerai dietro di me, però dovrai evitare di toccarmi.»
Bulma sbatté le palpebre più volte, l’idea di inscenare quel siparietto la rassicurava per niente.
«Come una schiava?»
«Un ostaggio. Dai, non perdiamo altro tempo.»
«Posso almeno rimettermi le scarpe?»

 

Discesero lenti. All’ingresso della base, incontrarono due file di soldati piantonati di guardia ad occupare il lungo corridoio grigio che collegava la zona esterna con quella interna. Vegeta fu accolto con un particolare saluto: un battere rumoroso degli stivali degli astanti che all’unisono tirarono in su la testa. Nessuno osò però guardare direttamente il saiyan, ne erano tutti visibilmente intimoriti.
Bulma invece destava molta curiosità e quando poggiò i piedi al suolo, si sentì finalmente libera e padrona dei propri movimenti. L’affanno pure sparì immediato.
Come predetto da Vegeta, nessuno andò ad interrogarli. Una volta passato un grande portale pressurizzato, i due finirono all’interno della base. Dentro, la temperatura era gradevole e con tutta quella luce artificiale e la mancanza di finestre, a Bulma pareva di essere tornata nei laboratori della Capsule Corporation. Ma gli occhi indiscreti si moltiplicarono come anche i battiti del suo cuore.
«Rallenta», disse lei, sottovoce. Vegeta stava procedendo a passo spedito; Bulma tentava di stargli dietro, ma le gambe erano indolenzite e doveva stare attenta e tenere i lembi del vestito sdrucito stretti in una mano. C’era il rischio di mettere in vista uno stacco di coscia imprudente.
«Vegeta, non ce la fa-»

«Donna fa’ silenzio! E non osare mai più rivolgerti a me!»

La eco prolungò la terribilità di quel grido inaspettato. Era una recita, naturalmente, epperò fin troppo vera che lei per poco non si sfilò una delle scarpe al fine di piantargli un tacco in mezzo alla fronte alta e spaziosa.
Perlomeno, Vegeta si era fermato e aveva ripreso a camminare più lentamente.
Quel tratto della base era tuttavia deserto, avrebbero potuto anche parlare normalmente e smettere con la farsa. E lui avrebbe potuto risparmiarsi di rivolgersi a lei come un animale. Bulma sentì il bisogno di rinfacciarglielo, l’aveva spaventata inutilmente: «Potevi anche evitare di-», ma la bocca le si chiuse da sola: un alieno con lo scouter attivo era dinnanzi a loro. Aveva la pelle viola, butterata, e baffi da pesce gatto. Vegeta, per niente intimidito, continuò ad avanzare. Quello lo seguì con lo sguardo e cominciò a ridacchiare insieme ad altri tre usciti dal nulla come lui.
«Oh, il principino è tornato e si è fatto pure l’amichetta! Eh eh!»
Ovviamente, si riferiva a lei. Bulma avrebbe preferito procedere ad occhi chiusi, l’espressione di chi la guardava variava dall’interessato idiota all’affamato perverso.
S’aspettava che Vegeta rispondesse, invece il saiyan proseguì senza neanche voltarsi.
Ma quando passò anche lei, ecco che il soldato pesce gatto le piantò un mano sulla spalla, bloccandola.
«Potresti essere gentile e farcela conoscere», disse l’alieno.
Bulma già tremava.
«Non te lo levi il vizio di mettere le tue sporche manacce addosso agli altri, eh! Lasciala immediatamente Kyui!
«Se no, che fai?», lo provocò quello.
«Dirò a Freezer che hai provato a toccare la merce di scambio. Lei è un prezioso ostaggio, Freezer ha espressamente detto che se solo qualcuno prova a torcerle un capello, lo ammazza con le sue mani.»
Vegeta lo avrebbe fatto una seconda volta con le proprie.
Il soldato, ad udire quel nome e la minaccia, mugugnò arrabbiato e lasciò Bulma di malavoglia spingendola un po’ avanti. Lei non cadde per miracolo.
«Stavolta passi, saiyan. Dai, andiamocene, c’è puzza di scimmia putrida da queste parti. Mi dà il voltastomaco!» 
Il gruppo sparuto di soldati ascoltò l’ordine e se ne andò.
Vegeta e Bulma ripresero ad avanzare. E mentre lei sperava di venir rassicurata sullo scampato pericolo, il saiyan neanche si voltò a guardarla.

 

Sorpassato un altro lunghissimo corridoio ed ambienti indicati con simboli intraducibili, Vegeta si fermò. Pigiò dei tasti su una pulsantiera fissata al muro davanti a sé ed una porta a scomparsa si aprì.
«Entra.», le disse.
Bulma obbedì. Varcata la soglia, si accesero delle luci intorno al perimetro del pavimento. Si vedeva che era un design alieno: non avevano concezione della luce naturale ed insistevano con illuminare i locali dal basso, creando un gioco di bagliori soffusi e spettrali.
«È il tuo alloggio questo?»
«Ringrazia che ricordo il codice di accesso. Sì, chiamalo come vuoi.»
Quando anche Vegeta entrò, la porta si richiuse alle loro spalle.
Lo spazio era semivuoto di suppellettili, a parte un tavolo. Era un ambiente lungo, stretto, privo di finestre, sembrava una cella, anzi, un loculo. Le sarebbe venuto un attacco di claustrofobia.
«Ho bisogno di un letto», si lagnò lei.
«Siediti a terra se sei stanca. Qui di letti non ne troverai.»
«Vuoi dirmi che non dormite?»
Intanto, Vegeta aveva aperto un cassetto inserito nella parete metallica apparentemente priva di vani e scomparti; e sembrava star cercando qualcosa.
«I soldati del maledetto riposano durante il viaggio di andata o di ritorno da un pianeta all’altro. Si torna alla base solo per mangiare, medicarsi, fare rapporto e organizzare nuove spedizioni e guerre.»
«E che razza di vita sarebbe?!»
Vegeta si fermò, parve rifletterci: «… La mia, è stata la mia vita.»
Una vita da schiavo acca-ventiquattro, usando un’espressione terrestre.
Bulma ammutolì, ripensò alla difficoltà che quasi sempre aveva avuto Vegeta ad addormentarsi, ai sonniferi inutili, alle notti piene di urla ed incubi che anche Trunks aveva cominciato a fare superati i cinque anni. Come se il piccolo fosse riuscito a sviluppare un collegamento telepatico col suo papà.
Ora, la bella terrestre iniziava suo malgrado a conoscere l'origine di quel tormento che, prima, aveva fiocamente potuto immaginare.

«Tieni, mangia questa, dovrebbe rimuovere gli effetti della tossina che ti è stata iniettata.», Vegeta le porse un sacchetto con dentro una sostanza gelatinosa e gialla. Avvicinandoci il naso, non aveva un buon odore. Sapeva di pesce marcio.
«Sei sicuro che non mi uccida? Puzza, io non la ingoio!»
«Bulma, se non la mangi gli ematomi che hai sulle gambe si spargeranno su tutto il tuo corpo, anche sul viso, si gonfieranno formando delle vesciche di sangue ed esploderanno lasciandoti morire dissanguata. Decidi.»
Vegeta aveva il pregio di lasciarla sempre priva di scelta. Era stato così anche al concepimento di Trunks, però, in quell’occasione, a lei era piaciuto.
Chiuse il naso con le dita a molletta e con l’altra mano libera spinse la gelatina nauseabonda verso la sua bocca, spremendo il sacchetto. Mandò giù senza neanche masticare. Ciò che aveva anticipato l’odore, confermò il sapore. Fu una faticaccia non rigurgitare tutto immediatamente.
«Che schifo! Cosa ho ingerito?»
«Meglio che tu non lo sappia. Ma vedrai, tra pochi minuti quelle ombre spariranno.»
Bulma scivolò piano sul pavimento, era sfinita, la stancava soprattutto osservare Vegeta muoversi di continuo. Aveva bisogno di abbracciarlo, ma da quel punto di vista lui perserverava ad ignorarla.

«Non potrai uscire da qui con quei vestiti», esordì il saiyan, che aveva tirato fuori da un altro scomparto una under-suit nera. Più un paio di guanti, gli stivali e una piccola armatura peneumatica priva di spalliere, ma da uomo.
«Vorrei fare prima un bagno», rispose lei, ad intendere che quella fase era possibile solo dopo una doccia.
Lui sorrise di sghembo: «Ho la soluzione anche per questo», disse, e le mise davanti dei barattoli pieni di polvere bianca. «Non posso portarti nel bagno in comune con gli altri soldati. Perciò, userai questi.»
Bulma mirò quei contenitori alla ricerca del nesso. Potevano forse essere dei sali da bagno, pensò.
«Vegeta, non vedo la vasca, una doccia, o qualcosa che possa contenere acqua, dov’è l’acqua? Come faccio a lavarmi con questa roba?»
La situazione stava sfuggendo di mano ad entrambi, soprattuto a lei.
«L’acqua è un bene prezioso, qui non ce n’è molta e come ti ho già detto, non puoi usare le docce per l’esercito... Sarà come fare uno sciampo a secco, a contatto con la pelle la polvere crea un gel morbido che disinfetta le ferite, cicatrizza e pulisce fino a solidificarsi. Una volta finito potrai rimuoverlo come una seconda pelle.», spiegò chiaramente.
Ciononostante, Bulma era sbiancata. Potevano toglierle qualsiasi cosa, ma non il bagno, il suo beauty-case, le creme per la pelle, che già sentiva disidratata e screpolata; e la spazzola adatta ai suoi capelli, l’asciugacapelli, il comfort!
«No, no, io no…», stava per avere una crisi isterica. Raccolse le ginocchia contro il proprio petto e ci affondò contro la fronte.
«Bulma»
«Dammi un attimo, Vegeta. Un attimo! Sto cercando di abituarmi a questo incubo.»
Fece lunghi e profondi respiri per chetarsi.
Il saiyan, nel frattempo, s’era appoggiato al muro, con la schiena, e aveva incrociato le braccia al petto.

«È inutile», se ne uscì lui, fra i respiri oppressi della sua donna.

«Che?»

«Dire di abituarsi, questo non accade, qui puoi solo diventare più orribile di quel che ti circonda… »

La verità di quelle parole, Vegeta la sentiva sulla pelle. Forte di una nuova coscienza, maturata vivendo sulla Terra, se ne stava rendendo conto maggiormente: la sua vita non aveva avuto alcun senso prima di incontrare Kakaroth, era sempre stata priva di luce. Ornata unicamente dalla morte.
Ma proprio brancolando nelle tenebre, scoprire il sole era stato accecante e Vegeta aveva saputo riconoscere la luce a cui aprire il suo cuore.

Bulma lo stava fissando, «Tu... Non sei orribile.» gli disse con lo sguardo di chi credeva alla propria bocca.

«Lo sono stato – sorrise lui amaramente, non era tipo da nascondere le sue colpe e le riteneva comunque incancellabili nonostante la grazia avuta da Re Enma – Adesso, muoviti, non abbiamo altro tempo.»

 

 

«Sto bene?», Bulma aveva impiegato un quarto d’ora a lavarsi. La sostanza gel si era seccata ed era stata raccolta in un angolo insieme all’abito da sera a malincuore da buttare. Lei si sentiva discretamente pulita, i capelli erano un disastro, le diceva bene che non c’erano specchi ma poteva intravedere il suo riflesso sfocato sulle pareti lisce che la circondavano. E non le piaceva.
«Non è una sfilata, mi interessa che tu sia appropriatamente vestita, sarai più protetta e ti confonderai destando meno attenzione.»
Bulma fece una smorfia. L’under-suit modellava perfettamente le sue forme, la pancetta ne era addolcita, un complimento non avrebbe guastato a smorzare la pesantezza della situazione; ciononostante, non arrivò.
«E se rimanessi qui?», domandò lei.
«Non mi fido a lasciarti sola, con me correresti meno rischi e non abbiamo altra scelta. Ricorda le regole, non parlare mai se non interrogata.»
«Dove andiamo?»
«A trovare mie due vecchie care conoscenze e a prendere informazioni.»
«Hai un piano?»
Lui non le rispose, pigiò un tasto sullo scouter e registrò un messaggio: «Nappa, Radish, non muovetevi da dove siete. Sto arrivando – finì di registrare l’audio – ... Cosa?», le chiese, s’era accorto di come Bulma lo stesse guardando insistentemente.
«Niente, sei diverso, la tua voce, quando ti rivolgi a loro ed anche prima, mentre camminavamo nella base, sei… più duro e freddo», e brutale e mi fai un po’ paura. Ma questo non glielo disse.
Vegeta ignorò l’ovvia osservazione: «Ah, ti avviso: potresti assistere a cose che non ti piaceranno. Tieni sempre a mente che oltre a molti altri uomini di Freezer, stiamo per incontrare dei saiyan puri e di un rango sociale nettamente inferiore al mio.», ci tenne a specificarlo.
«Se è così, dovrei esserci abituata: sono sopravvissuta al padre di mio figlio, al Principe dei Saiyan, cosa vuoi che siano per me altri due della stessa specie?»
«Bulma, non scherzare.»

 

La sala adibita a mensa per l’esercito era soprattutto un punto di bivacco generale che una vera e propria mensa. Erano però presenti posti dove sedersi. Del cibo v’era appena un olezzo nell’aria, ma di vero cibo Bulma non vide nulla. Osservò qualcuno bere un bizzarro liquido verde fluorescente, altri sgranocchiare un impasto secco che somigliava a pane raffermo. Lei iniziava ad avere fame.
Vestita come un soldato, attirava meno, ma non diminuirono le occhiate predatorie e qualche scabrosa lusinga sussurrata al suo passaggio. Fortunatamente, con Vegeta accanto, nessuno osava importunarla oltre quel limite.
Lei e il saiyan andarono diretti verso un tavolo distante rispetto ad altri vicini tra loro, e più isolato. Le stavano sudando le mani, e se quelli avessero iniziato a far domande e ad insospettirsi? Non credeva di poter sostenere l’ansia che stava impossessandosi di lei.

Eccoli: pose scimmiesche, erano bruti omaccioni, selvaggi, coi muscoli pompati; il sudore si avvertiva anche da lontano e la loro pelle ne era visibilmente madida. Uno dei due lo conosceva già e non fu un piacere rivederlo, vivo. Avevano entrambi gli occhi cerchiati di ombre scure, da scoppiati, il che rendeva i loro cipigli inciprigniti e folli. Brutte facce, in sintesi. Di quelle che lei assolutamente avrebbe evitato come la peste, quelle su cui bisognava usare lo spray al peperoncino senza pensarci.
Loro non furono meno sorpresi di vederla insieme al loro principe. Nappa si passò più volte le dita sui baffi, tirò su col naso, rumorosamente, e bloccò la sua espressione su una smorfia obliqua e rapace.
Radish, dopo il primissimo sconcerto, assunse un perenne ghigno e si passò la lingua sulle labbra. Vegeta se ne accorse e non gradì: «Radish, voltati da un'altra parte o ti strappo gli occhi.»
L’irruenza del principe mise il fratello di Kakaroth in immediata soggezione. Nappa si fece una risata.
«S-scusami, Vegeta, non immaginavo che su Yardrat ci fossero femmine così… Di una specie simile alla nostra.»
«Questo non è affar che ti riguarda e non me ne frega niente di cosa pensi tu.»
Da quel che Bulma stava vedendo, buono era che, con loro, il suo Vegeta aveva un forte ascendente e sembrava proprio essere un leader. Arrossì un po’ per come lui si era sporto a difenderla dalle occhiatacce lunghe del fratello di Goku.
«Siediti», l’ordine stavolta era per lei. Bulma scelse un posto molto lontano dai due saiyan e poco distante da Vegeta. Rimase zitta e a testa bassa. Voleva sparire, tanto sapeva che stavano continuando a fissarla.
«Nappa, dimmi come è andata la missione», finse interesse, Vegeta, calamitando su di sé l’attenzione. Doveva farli parlare per raccogliere più dettagli possibili.
«Abbiamo sottomesso il pianeta Krau in soli due giorni, non credo che Freezer e gli altri si siano accorti che tu non eri con noi.», «Quindi non erano così forti, ma avete spento le comunicazioni?», gli domandò Vegeta, remore della fregatura avuta sulla Terra. «Certo, i messaggi che ci siamo mandati erano privati.», «Idiota! Intendevo adesso, altrimenti potrebbero ascoltarci e sarebbe comunque inutile!»
Nappa deglutì allarmato, «Hai ragione, non ci abbiamo pensato, lo facciamo subito.»
Sia lui che Radish misero mano agli scouter, Vegeta lo aveva già fatto.
«Quanto pensate potremmo ricavarci, almeno c’è acqua su quel pianeta?», domandò il principe.
«In verità ne è ricoperto circa al venti per cento. Il resto è... Pietra.»
«Allora non ci faremo nulla, sarà un disastro come il pianeta Shirt! Non capisco perché gli interessino questi inutili sassi, lo fa solo per farci stancare!», recitò il suo sé di una volta, quello ignaro delle strategie finali e nascoste di Freezer.
«A te come è andata? Yardrat era una missione che Freezer aveva in mente di assegnare alla squadra Ginew, se scopre che ci sei andato senza il suo permesso... Inoltre, non ti sei trovato in difficoltà? »
E Vegeta ricordò il passato, quando, dopo essere stato insultato dal tiranno e dai suoi sudici tirapiedi per il tempo impiegato a conquistare il pianeta Shirt, aveva giurato di incominciare a disobbedirgli in modo esplicito. Tuttavia, non era riuscito ad arrivare a Yardrat perché scoperto in anticipo da Zarbon, ma adesso, sembrava che gli eventi fossero leggermente cambiati. Nappa sapeva già dell’ostaggio, quest'ultimo era sicuramente da qualche parte, magari nella prigione; doveva scoprire chi fosse e nasconderlo.
Il Dio Drago lo aveva fatto risvegliare che già si trovava sul Pianeta F. Zero Uno, ma dell’ostaggio vero, Vegeta non aveva visto nemmeno l’ombra.
«A Freezer importa il risultato e non sapere chi e come ci si arrivi. Sta di fatto che gli Yardrattiani possiedono tecniche particolari, controllano la mente, pur non avendo forza combattiva.», rispose Vegeta.
«E lei, che fa? Perché è qui?», gli domandò Nappa, serio.
«Ti consiglio di non guardarla troppo e di starle anche lontano. Sia chiaro che questo è un ordine che vale per entrambi! – l’accento perentorio folgorò i due saiyan – Comunque, non invaderemo il loro pianeta, gli Yardrattiani hanno deciso di arrendersi a noi pacificamente, Freezer potrà usarli come meglio crede. Lei è qui per parlare con lui. A proposito, sapete dov’è il bastardo?»
L'appellativo cariato col quale Vegeta lo aveva indicato lasciò Nappa e Radish perplessi, sapevano quanto il loro principe fosse ingerente al tiranno, ma così stava venendo a galla il sintomo chiaro di una ribellione pericolosa che avrebbe coinvolto direttamente anche loro.
«Freezer è in viaggio, da quanto abbiamo sentito, dovrebbe tornare fra due giorni.»
Era l’informazione che Vegeta stava cercando, avevano quarantotto ore per trovare una soluzione.

 

Continua...

 

Note:

1- Se vi state chiedendo quale è questo episodio che forse entrambi ricordano, mi riferisceo ad un momento prossimo della mia long STANDBYlink, per cui potete anche avitare di arrovellarvi in attimi canon e filler tra manga e anime. Avrà senso quando sarà pubblicato in Standby, è che io immagino le cose in continuità con il resto che ho scritto. A volte.

2- Kyui, eh sì ho ripetuto la stessa scena di quando Vegeta lo incontra una volta uscito dalla vasca di rianimazione.

3- E Bulma si veste come un soldato, in memoria di quando Vegeta fornisce le tutine a Gohan e Crilin. ^^

4- Il pianeta Shirt, versione italianizzata. E Shikk in inglese. Viene nominato in un episodio filler in cui Zarbon, con Freezer e Dodoria pigliano per il sedere i saiyan che poverini erano contenti di dire che avevano conquistato il pianeta in soli tre giorni; mentre Zarbon ci avrebbe messo un giorno.

5- Yardrat. Poiché Vegeta sapeva che la squadra Ginew avrebbe invaso Yardrat, come  scritto nel manga, ho inventato, collegando questo con quanto accaduto con Shirt, che il principe nel passato abbia pensato di soffiare il compito alla squadra Ginew a dimostrazione del suo potere e della disobbedienza, ma che poi non ci è riuscito perché scoperto da Zarbon. Ma il Vegeta catapultato nel suo passato, invece ce l'ha fatta  accordardosi con i poveri Yardrattiani che si sono arresi a lui.  Poi il resto verrà da sé.

6- Io vi ringrazio per la partecipazione e il sostegno che state dando a questa storia. Davvero grazie! Spero il disegno possa piacervi.

7-  dimenticavo. ci ho dato sotto con l'immaginazione, se Freezer conquista i pianeti per me ha senso che ne prenda ogni risorsa, in specie per costruire le basi, le navi da guerra, l'armamento dell'esercito. E che usi prigionieri come schiavi anche. Se assolda nuovi combattenti pure è plausibile, lo ha fatto con i saiyan, lo avrà fatto con tutti quelli che si sono uniti al suo esercito. Poi, la gelatina gialla per Bulma, povera. Il bagno a secco. Povera due volte. E la mancanza di letti nella base, anche quella la vedo una caratteristica possibile, in fondo, dormono durante i loro viaggi. E il pianeta Freezer Zero Uno è inventato, dedotto dal pianeta Freezer 79. Se c'è questo, ci sarà pure il numero 01. E sia!

   
 
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