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Autore: Greenleaf    29/06/2021    3 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17
 
 
“Aragorn ieri sera è stato con me. A dire il vero stamattina presto abbiamo parlato di nuovo” Eowyn seduta su una sedia si pettinava i capelli biondi dinanzi ad uno specchio adornato da una spessa cornice dorata, raccontando alla sua amica della serata passata in piacevole compagnia.
 
“Quindi siete stati insieme?” Eldihen era comodamente seduta sul letto vicino alla finestra. Mosse il suo piede avanti e indietro guardando distrattamente il tappeto di pelliccia, illuminato dalla luce del giorno.
 
Aveva riposato insieme all’elfo, per poi riaddormentarsi tra le sue braccia. Quando si era svegliata non aveva visto Legolas, lui se ne era andato, rimboccandole le coperte amorevolmente. C’ Era rimasta un po’ male. Non comprese la sua assenza, ignara dei problemi che assillavano il suo cuore e di ciò che era accaduto quella mattina presto a Gandalf ed a Pipino.
 
“Si ma…” Eowyn si voltò, facendo fluttuare i suoi capelli come onde del mare “Mi senti Eldihen, ti vedo distratta!” osservò l’abito rosso della sua amica, mentre lei persa nel vuoto pensava al suo elfo.
 
“Si scusami” sollevò il volto richiamata dall’attenzione di Eowyn. Guardò il riflesso nello specchio, contemplando i suoi lineamenti delicati ed il sorriso dolce tra le labbra.
 
“Pensavi a Legolas!”
 
“Si perdonami. Ieri anche noi siamo stati insieme, ma non ha importanza. Vorrei sapere di più di te ed Aragorn” riportò completamente l’attenzione ad Eowyn. Avrebbe desiderato conoscere ogni cosa. Aveva espressamente detto ad Aragorn di evitare la sua amica, per non lasciarla delusa. Eowyn si era totalmente innamorata ed Aragorn stava alimentando false speranze. Avrebbe finito per  spezzarle il cuore se avesse continuato a starle vicino.
 
“Lui è rimasto con me durante la festa, ma l’ho visto strano. Un po’ freddo, così gli sono stata vicina. Non lo capisco affatto”Posò il pettine sul tavolino di fronte a lei, in mezzo a dei fiorellini bianchi e delle forcine dorate.
 
“Ti ha detto qualcosa?”         
 
“No, non abbiamo parlato molto, oltre che del cibo preparato dalle cuoche. Come ti ho già detto l’ho visto distante” spiegò appoggiando il gomito allo schienale della sedia. Si era piegata per guardare la reazione di Eldihen seduta sul letto.
 
“Per me dovresti fare un po’ come lui” le consigliò appoggiando le mani al piumone di lana. Non avrebbe voluto dirle che Aragorn non era interessato, l’avrebbe ferita, ma non poteva assolutamente incoraggiarla visto che l’uomo si era confidato con lei dicendole che non amava Eowyn. La situazione era delicata, ed Eldihen avrebbe fatto di tutto per non farla soffrire.
 
“Ma come puoi dirmi questo? Tu hai sempre pensato a Legolas, anche quando lui ti ha evitata per la storia dell’arco” rispose con un tono inquisitore, guardandola con interesse “Forse sai qualcosa che io non so?” domandò confusa, credendo che Eldihen avesse le sue ragioni per parlarle in quel modo.
 
“Non so nulla, è che… non vorrei vederti soffrire per Aragorn” strinse la coperta sotto di sé. Era difficile parlare dell’argomento con Eowyn, temeva di turbarla.
 
“E va bene!” La donna tornò ad occuparsi del suo aspetto, contemplandosi nello specchio che le era di fronte . Studiò Eldihen in lontananza notandola parecchio turbata. Sistemò la collana dorata al petto, ammirando  il proprio riflesso nella specchiera “Ieri anche tu eri distante. Ti ho vista uscire da palazzo, come mai? Non mi hai nemmeno notata,  ti ho fatto un cenno con la mano” confessò legando due ciocche di capelli ai lati della fronte.
 
“E’ stata una bella serata anche se  mi sono sentita angosciata …” confessò senza timore. La luce del giorno aveva sciolto il groppo dentro al suo cuore, diradando le tenebre della notte e quelle del suo animo.
 
“Da cosa?” Eowyn distese dolcemente le labbra, aggrottando la fronte candida.
 
“Dalla spada! Ma prima di parlarne vorrei chiedere a Gandalf” stava riflettendo sul da farsi. Aveva ragione lo stregone, lei era riuscita a percepire la magia celata nell’arma, vedendo cose che probabilmente nessun altro avrebbe scorto. Sospirò guardandosi il segno nero sulla mano. La spada si trovava proprio sotto il letto, se lei avesse teso la mano, l’avrebbe nuovamente impugnata e forse avrebbe visto altro.
 
 “Ma Gandalf non c’è!” disse Eowyn come se la cosa fosse normale, non potendo immaginare la reazione di Eldihen che spalancò gli occhi, alzandosi repentinamente dal letto. Rimase in piedi, guardando se stessa riflessa nello specchio, vicino al volto di Eowyn.
“Cosa stai dicendo?” chiese con tono meravigliato, come se l’amica le avesse rivelato qualcosa di assurdo. Piegò il volto per osservare le casette che comparivano fuori dalla finestra, vagando con lo sguardo oltre la cittadella, nella radura che precedeva le montagne. Dov’era andato Gandalf? Sentì un senso di angoscia prendere il possesso delle sue azioni fino a farla ammutolire. A chi si sarebbe rivolta?
 
“Se ne andato stamani presto con….”
 
Eldihen si portò in avanti, scattando come una molla “Con chi?” Ricollegò il suo risveglio nel letto e l’assenza di Legolas. Per un attimo credette che lui se ne fosse andato. Le mancò il respiro, il suo viso si impallidì ed i suoi lineamenti si incupirono “Dov’è Legolas?” chiese agitata nella speranza di sentire la voce di Eowyn, attendendo che lei dissipasse i suoi dubbi e timori appena nati.
 
“Non volevo farti agitare. Legolas e gli altri sono qui” spiegò velocemente alzandosi dalla sedia, per rassicurare l’amica. La vide tirare un sospiro di sollievo, come se le avessero tolto dalle spalle un macigno. “Stai serena. Gandalf è andato a Gondor con Peregrino Tuc” rivelò osservandola attentamente.
 
“A Gondor?” abbassò il volto per riflettere, chiedendosi perché lo stregone si fosse spostato con l’Hobbit. Comprendeva perfettamente la preoccupazione che lo aveva spinto a lasciare Rohan. Infondo Gondor era minacciata dagli eserciti di Sauron, probabilmente la guerra sarebbe iniziata lì. Ma perché portarsi dietro Pipino? Proprio non lo comprese “Ma Legolas?” chiese titubante pensando che Eowyn avesse menzionato il suo piccolo ospite per non farla agitare. Rimase immobile esibendo un’espressione di pura angoscia.
 
“Eldihen ti ho detto che lui è qui! Non devi assolutamente preoccuparti!”
 
“Qui dove?”
 
“Non lo so ma…” non fece in tempo di concludere la frase che Eldihen si allontanò da lei, raggiungendo velocemente la porta, con mille pensieri che la tormentavano.
 
“Mi spiace rimandare la nostra conversazione ma vado da Legolas… io devo vederlo” la lasciò, non richiudendo la porta alle sue spalle. Era terrorizzata dal fatto che lui potesse essersene andato senza nemmeno salutarla. Cos’avrebbe fatto in assenza di lui? Si sentiva vuota a quel pensiero, persino quella bella giornata di sole sembrava spegnersi. No, non poteva essere, sicuramente era molto agitata e aveva frainteso la situazione. Ma il suo letto era vuoto quella mattina… non c’era più Legolas che riposava affianco a sé.
 
 
 ♥
 
Gimli ed Aragorn erano seduti nelle panche di fronte al tavolo, mentre Legolas come di consuetudine si era appoggiato alla colonna in legno, ascoltando i due compagni mentre dialogavano.
 
Il re richiamò Aragorn. I due amici rimasero soli con i loro pensieri. Il nano, mentre assaporava i frutti dentro al cesto, guardò Legolas e la sua espressione confusa. Era serio, troppo serio. Rimase a fissarlo, mentre staccava dei grappoli d’uva, chiedendosi a cosa pensasse, fermo come un sasso su quella colonna.
 
Si schiarì la voce, avvicinando il braccio alla sua bocca “Sei ancora in pensiero per Gandalf?” domandò, vedendolo rialzare il viso. Era stato un risveglio decisamente burrascoso. Lo hobbit li aveva fatti preoccupare, costringendo Gandalf a lasciare immediatamente Rohan. Non aveva assistito alla scena poiché aveva dormito come un ghiro, ma da sveglio aveva ascoltato ogni cosa, impensierendosi per i suoi compagni.
 
“Stavo pensando alla guerra…” dicendo ciò Legolas si allontanò dal pilastro, con gli occhi socchiusi. Portò la sedia in avanti per prendere posto di fronte a Gimli. Era insicuro e preoccupato, ed il suo amico lo aveva compreso da una semplice occhiata. Appoggiò i gomiti sul legno, posando il mento alle sue mani incrociate “Sarà uno scontro molto brusco. Il nemico si muove e presto ci colpirà. Non sarà facile Gimli” sentenziò divaricando le gambe. Appoggiò le mani sui braccioli della sedia, guadando distrattamente il pavimento opaco.
 
“Come mai sei così scoraggiato? L’ultima volta che ho visto quella faccia avevi litigato con Aragorn al fosso di Helm. Che ti prende ora?” lasciò cadere dalle dita un chicco d’uva, accomodandosi sulla panca. Era preoccupato per il suo amico, sicuro che nascondesse i suoi reali sentimenti dietro al suo sguardo fiero ed orgoglioso. Agli occhi degli altri sarebbe potuto anche apparire tranquillo, ma Gimli lo conosceva bene, ed era ansioso di ascoltarlo.
 
“É per la guerra!”
 
“E tu pensi che io me la beva? Ah” agitò il capo, sollevando gli occhi “No, tu non temi la guerra, sai combattere, nessuno riesce a tenerti testa e tu lo sai meglio di me. Sputa il rospo!” afferrò una tazza ricolma di latte, agitando il liquido con movimenti circolari.
 
Legolas strinse i denti prima di confidarsi, apparendo duro e pensieroso “Eldihen” pronunciò il suo nome a bassa voce, come se non volesse far ascoltare a nessun’altro la loro conversazione. Lui era un ottimo combattente, e come aveva ben detto Gimli, non temeva la guerra, né la morte, ma il suo unico punto debole era proprio la ragazza dagli occhi color cielo.
 
Aveva riposato abbracciato ad Eldihen, avvertendo il suo calore, sentendola tra le sue braccia ed ascoltandola mentre lei lo credeva addormentato. Gli aveva detto che sarebbe morta per lui, accarezzandogli i capelli. L’aveva sentita fragile tra le sue braccia, sotto le lenzuola di lino. Rimase impassibile ricordando la sua sottana e la morbidezza del suo corpo. Era per lui un ricordo dolcissimo, ma al contempo amaro. Non avrebbe retto l’idea di vederla in pericolo, ferita, o addirittura di perderla. No. Strinse i pugni, piegando i manicotti di ferro “Deve andare immediatamente a Gran Burrone. Temo che le possa accadere qualcosa!” si appoggiò allo schienale della sedia, sorprendendo Gimli.
 
Eldihen aveva raggiunto la sala, superando le donne intente a sistemare i tavoli in disordine della sera precedente. Con sua grande sorpresa vide dinanzi agli occhi, i capelli biondi di Legolas e le sue spalle fasciate dal mantello verde. Era rigido mentre parlava. Non comprese e sollevata alla vista dell’elfo gli si avvicinò fermandosi dietro la colonna in cui era appoggiato precedentemente. Il sorriso che era appena apparso sulle sue labbra si  spense sentendo la frase di Legolas. Si bloccò sui suoi passi, nascondendosi dietro la colonna, mentre guardinga osservava la sala in attesa di ascoltare il discorso tra Legolas e Gimli.
 
“Devi rimanere sereno, capisco la tua preoccupazione ma dovresti anche pensare che Eldihen è sopravvissuta ad un incantesimo ed è riuscita a fuggire da Isengard”
 
“Solo perché Nihil l’ha lasciata andare!” chiarì appoggiando un dito al mento, ignaro che Eldihen li stesse ascoltando.
 
“In ogni caso ha mostrato coraggio, affrontandolo. Non credo che le succederà nulla, potrebbe anche rimanere qui” disse Gimli con voce seria, passando la sua occhiata dal cesto di frutta al volto austero di Legolas.
 
“No Gimli. Se dovesse succedere qualcosa lei dovrà essere lontana, al sicuro. Se noi non dovessimo farcela, la voglio sapere salva. Potrebbe anche fare qualche pazzia” pensò ovviamente anche ad una fine drammatica. Lei non doveva rimanere lì, Legolas soffriva a pensarla in pericolo.
 
“Ahh ma tu sei troppo protettivo per lasciarla in pericolo. Secondo me anche in  mezzo ad un campo pieno di orchi lei non correrebbe alcun rischio al tuo fianco” affermò con tono ironico, corrugando le sopracciglia ramate. Si stiracchiò, massaggiando  il collo con le dita.
 
“Nessuno la deve toccare” rispose Legolas talmente serio e deciso da far accapponare la pelle ad Eldihen. La ragazza lo guardò, spostandosi di poco dalla colonna “Ma lei è avventata, so che farebbe di tutto adesso che stiamo insieme”
 
“Quindi la vuoi mandare via per paura che lei si metta nei guai?”
 
“Gimli anche. In ogni caso lei se ne andrà al più presto. Te lo garantisco!” dichiarò con tono conclusivo, sospirando. Gimli sembrò triste, mugugnò qualcosa tra sé e sé, percependo gli occhi attenti dell’elfo. In realtà anche Legolas non era felice all’idea di separarsi da Eldihen, ne soffriva e sapeva che la ragazza si sarebbe ribellata. Era pronto a confrontarsi, ma non le avrebbe mai permesso di rimanere in un momento critico come quello. Stava agendo per il suo bene.
 
La giovane, dopo aver ascoltato quel dialogo di nascosto, avvertì dentro di sé diverse sensazioni, intendendo da quelle parole due cose alquanto importanti, che l’avrebbero aiutata in futuro: per prima cosa aveva compreso appieno quanto Legolas ci tenesse. Dal primo momento in cui si erano visti lui aveva mostrato molto interesse, ma ora più che mai l’elfo si era dichiarato, facendo ogni cosa per proteggerla. Eldihen aveva capito inoltre, che avrebbe fatto meglio a non contraddirlo, o sarebbero finiti per litigare e lei non voleva, specie dopo la discussione riguardante l’arco. Era inutile, sarebbe stato meglio agire senza ribattere. E quest’intuizione in futuro l’avrebbe aiutata molto. Massaggiò la fronte stringendosi alle spalle, per paura di essere notata. Era difficile amarsi in tempi come quelli, poteva comprendere benissimo le paure di Legolas, ma anche lei era impaurita al pensiero di perderlo  o di separarsi e, dopo aver affrontato tante disavventure, aveva capito che era inutile scappare. Non l’avrebbe fatto. Aveva abbandonato i suoi compagni una volta, ma il discorso adesso era ben diverso. Lei era cambiata, e avrebbe sfidato la sorte, agendo nel suo piccolo per il bene dei suoi amici.
 
Intravide in lontananza Aragorn avvicinarsi con un’espressione rabbuiata. Eldihen lo esaminò: era stanco, il suo viso pensieroso ed i suoi occhi vigili ai minimi spostamenti. Fissava in particolar modo re Thèoden, rimanendo in piedi dinanzi al tavolo in cui erano seduti i suoi amici.
 
“Re Thèoden pensa che non abbiamo speranze!” rivelò angustiato facendo alzare Gimli e Legolas. I due lo raggiunsero, riunendosi vicino al braciere in mezzo alla stanza. Eldihen dalla colonna si spostò al tavolo, allungando le dita sulla sedia in cui era precedentemente seduto Legolas per sostenersi.
 
“Che ti ha detto?” la voce di Gimli fendette il silenzio. Era agitato.
 
“Sauron sta radunando un esercito che sarà in grado di spazzare ogni forma di vita su questa terra. Preparatevi perché sarà uno scontro violento!” non aggiunse altro, anche se da lontano Eldihen notò che si stava trattenendo, i suoi occhi verdi erano velati da paure e frasi non dette. Aragorn appoggiò una mano sulla spalla di Gimli, lanciando un’occhiata preoccupata a Legolas, come a volergli far comprendere la profondità della sua inquietudine.
 
Eldihen li guardò a lungo, camminando in loro direzione, con l’intento di mostrarsi. Era anche lei agitata e non intendeva starsene in disparte ad origliare, desiderava chiedere e schiarirsi le idee. Con passo incerto si fermò vicino a Gimli, ma i tre non la considerarono. Erano fin troppo rabbuiati e impensieriti.
 
Si schiarì la voce prima di salutarli, respirando profondamente “Buongiorno!”
 
Si girarono simultaneamente per guardarla, con gli occhi curiosi e un portamento fiero.
 
“Eldihen” Aragorn chinò il capo per salutarla, Gimli si allontanò da Legolas, intuendo che l’elfa volesse avvicinarsi. Le sorrise malinconico, alzando un sopracciglio, mentre l’elfo la fissò, soffermandosi sul volto spento e gli occhi pieni di domande che ricambiarono il suo sguardo.
 
“Parlate pure, non era mia intenzione interrompere” affiancò Legolas spostando il viso per guardarlo.
 
“Sut naa lle? (Come stai?)” Legolas si accorse del suo sguardo accigliato. Sembrava perplessa mentre lo guardava.
 
“Bene” gli sfiorò la mano, tornando a guardare Aragorn in faccia, come a fargli capire ciò che aveva appreso. I timori che tormentavano il suo cuore erano capiti da Eldihen, perché anche lei era rammaricata “Vi vedo molto preoccupati. E’ successo qualcosa?” chiese sperando di ricevere notizie di Gandalf.
 
“Sono accadute molte cose” Aragorn incrociò le braccia, scaldandosi grazie alla brace dietro di lui, che alimentava le fiamme all’interno del focolare.
 
 “Dov’è Gandalf?” domandò senza perdere tempo.
 
Gimli alzò le sopracciglia e strinse le sue mani. Era particolarmente giù quella mattina, il suo viso non era allegro come al solito.
 
“E’ andato a Gondor insieme ad un nostro compagno” spiegò Aragorn sollevando le palpebre. Era faticoso parlare della storia di Pipino e del Palantìr. Aveva consolato Merry spiegandogli che la loro separazione sarebbe stata temporanea, anche se lui, non ne aveva alcuna certezza. Sarebbe trascorso del tempo prima che loro si rincontrassero, ma non aveva detto nulla allo hobbit, temendo di ferirlo.
 
“Come mai?”
 
“Questioni riguardanti la guerra” rispose Aragorn chinando il volto in direzione di Legolas.
 
“Queste questioni sembrano turbarvi molto” li guardò uno ad uno. Erano tutti molto allarmati, sembrava proprio che volessero nascondere le loro sensazioni, nonostante fosse palese la loro ansia. I loro occhi erano turbati ed i loro visi spenti.
 
“Non corrono tempi felici Eldihen” Legolas con la sua voce atona la sorprese. La vide muovere lo sguardo sul suo corpo, con la bocca socchiusa ed un’espressione meravigliata. Si guardarono in silenzio. Entrambi stavano cercando negli occhi dell’altro una soluzione ai loro dubbi. Legolas si domandò cosa le stesse passando per la mente, conosceva il suo sguardo perso.
 
“Lo so… ma non temete, voi non siete obbligati a rimanere sempre in prima linea. Non potete cambiare le cose!”disse preoccupata guardandoli attentamente, ascoltando i loro respiri pesanti. Si perse negli occhi verde mare di Aragorn. L’uomo sollevo un braccio, appoggiando un dito al mento.
 
“Non possiamo cambiare il corso del destino questo è vero, ma faremo qualsiasi cosa per salvare la nostra terra” dichiarò fiero, sostenuto dallo sguardo di Legolas. 
 
Eldihen si voltò completamente verso l’elfo, osservando le sue spalle dritte e le braccia incrociate. Esitò prima di salire con lo sguardo ed incrociare i suoi occhi, timorosa di confrontarsi con lui, di conoscere le sue intenzioni “Ma se la situazione dovesse farsi critica voi cosa farete?” domandò immaginando la loro risposta. Sapeva che non si sarebbero mai tirati indietro, che avrebbero sacrificato ogni cosa pur di difendere la Terra di Mezzo. Abbassò lo sguardo sul pavimento, corrugando le sopracciglia. In realtà non era sicura di voler ascoltare la loro risposta, tremò al solo pensiero, ma Aragorn non esitò a farsi avanti, sorprendendola.
 
“Combatteremo fino alla morte”
 
Per Eldihen fu come ricevere un secchio di acqua fredda in testa. Era immobile con la bocca serrata, le mani tremolanti e lo sguardo perso.
 
Legolas la osservò, avvicinandosi maggiormente a lei, senza però sfiorarla per paura di turbarla o di infastidirla. La guardò a lungo ricercando i suoi occhi, senza però essere ricambiato di uno sguardo. Voleva toccarla, ma rimase fermo. La trovò turbata e ammutolita, come se non avesse nient’altro più da chiedere dopo aver ricevuto la risposta di Aragorn. Ormai i suoi timori avevano trovato conferma.
 
Eowyn comparve dal centro del corridoio. Aveva lasciato camera sua per raggiungere l’amica, dopo essersi sistemata per affrontare quella giornata, all’apparenza serena. Si bloccò avvertendo le sue pulsazioni aumentare alla vista di Aragorn. Il suo viso si illuminò grazie alla delicata luce dorata che filtrava dalle finestre in alto. Sbattendo le ciglia imbambolata, mosse qualche passo in direzione dell’uomo, come se ogni sua perplessità fosse scivolata via come una goccia d’olio. Guardò Eldihen affianco a Legolas. Sorrise pensando che la ragazza fosse felice di rivederlo, ignorando le preoccupazioni che si annidavano infondo al suo cuore.
 
Sistemò le maniche del suo abito verde, sperando in cuor suo di condividere qualche ora in compagnia di Aragorn. Con quel desiderio in petto gli si avvicinò, alzando di poco le mani verso il fuoco scoppiettante.
 
“Spero che la colazione sia stata di vostro gradimento!”  disse impacciata abbassando ed alzando lo sguardo. Gimli sussultò come se fosse stato risvegliato in quel momento, mentre Legolas rimase immobile a fissare il volto chinato di Eldihen. Ma perché non lo guardava? Non poteva far nient’altro, non c’erano parole per consolarla o per incoraggiarla. Non poteva ferirla, non poteva mentirgli. Lui avrebbe combattuto a costo della vita e per lei non c’era alcuna consolazione.
 
“Buonissima mia signora. Molto gentile!” apprezzò il nano sollevando il naso dalla barba increspata.
 
“Ti preoccupi molto, noi non siamo abituati a questi lussi. Ci sarebbe bastato ben poco per saziarci” Aragorn strinse le mani dietro la schiena, intravedendo sulle guance di Eowyn un leggero rossore.
 
“Tengo molto al benessere dei miei ospiti sire Aragorn” rispose con voce bassa sorprendendo Eldihen. L’elfa si girò per ascoltare le parole dell’amica. Ma possibile che non avesse preso in considerazione i suoi consigli? 
 
“Molto gentile” Aragorn la ringraziò con un cenno.
 
“Se volete oggi possiamo andare a vedere i cavalli o fare una passeggiata vicino alla recinzione. Vorrei far visita alla tomba di mio cugino”
 
La conversazione continuò ma Eldihen era bloccata alla risposta di Aragorn, come se fosse stata scottata dalle sue parole, che ancora rimbombavano nella sua mente, come il suono grave di una campana. Ed infatti lo era, si sentiva in fermento, preoccupata, con gli occhi di Legolas addosso. Ne sentì il peso ma non riuscì a guardarlo. Non voleva mostrarsi amareggiata, ma in quel momento provò nervosismo e sconforto.
 
“Possiamo andarci insieme!” rispose Gimli lanciando un’occhiata furtiva ad Eldihen.
 
“Bene, verrai con noi Eldihen?”Eowyn piegò il volto, i suoi capelli ricaddero in avanti. Guardò Eldihen e con preoccupazione corrugò le sopracciglia, vedendola distratta “Eldihen?” la richiamò con la speranza di attirare la sua attenzione.
 
Legolas rimase sorpreso dalla sua freddezza, non distogliendo lo sguardo da lei, impensierito, con il capo chino sul punto che stava fissando Eldihen, come se ci fosse chissà che cosa a terra. Sapeva che stava soffrendo e che era probabilmente arrabbiata, ma sperò ugualmente che lei sollevasse le ciglia e lo guardasse negli occhi. Voleva parlarle, toccarla.
 
 “Mh?” mugugnò l’elfa guardando Eowyn stranita. Non l’aveva neppure ascoltata, troppo agitata all’idea di perdere Legolas, Gimli o Aragorn. Non ricambiò lo sguardo dell’arciere perché troppo nervosa. Lei ovviamente doveva esaudire ogni sua richiesta, senza nemmeno essere ascoltata, come se la guerra non la toccasse anche se rinchiusa a Gran Burrone. Non riuscì a concentrarsi o a rimanere in piedi e far finta di nulla, trattenendo l’uragano dentro il suo petto.
 
“Ti va di andare?”

“No… non mi va di andare!” rispose Eldihen con un tono irritato riferendosi alla proposta di Legolas, poiché solo quella aveva in mente. Eowyn era sorpresa, quella risposta non era per lei, ma Eldihen non riuscì a frenarsi. Sospirò pesantemente, sotto il vigile sguardo di Legolas “Scusatemi tanto” alzò una mano mortificata, facendosi strada per raggiungere camera sua, con il capo abbassato, le braccia incrociate e il petto gonfio di paure.
 
“Eldihen!” La richiamò Legolas seguendola a ruota. Eowyn rimase lì, ferma con Aragorn e Gimli a chiedersi cosa fosse accaduto, senza riuscire a comprenderla.
 
Eldihen corse verso la sua stanza, cercando di mettere un po’ di strada tra lei e l’elfo, senza riuscirci. Legolas era abile e l’aveva seguita accelerando il passo, perdendosi nell’androne insieme a lei. La guardò avanzare lungo il pavimento, si muoveva come se fosse rincorsa da un branco di orchi. Le sue spalle erano tese, avanzava inflessibile senza nemmeno girarsi o fermarsi, veloce come una gazzella.
 
“Fermati un momento!” riuscì a tenere il suo passo svelto, anche se non la toccò, ne allungò un dito per bloccarla. L’affiancò con un balzo, piegando il busto in avanti, per incrociare il suo volto, ma Eldihen repentinamente curvò il collo pur di evitarlo.
 
“Va via, vorrei rimanere sola!” parlò decisa senza nemmeno girarsi. Strinse i pugni con forza, guardando in lontananza la porta della sua stanza.
 
“Non fare così” si decise a bloccarla, nonostante le parole dette dalla ragazza. Allungò la mano e la fermò tenendola dal gomito, costringendola a bloccarsi “Girati Eldihen!” la sua voce era tanto seria quanto preoccupata.
 
“Perché Legolas?” chiuse le palpebre quando la luce del sole scomparve a causa della figura di Legolas, che si mise dinanzi al percorso, a pochi millimetri dal suo volto. Avvertì il suo profumo intenso, la forza del suo corpo ed i suoi occhi sulla sua pelle, taglienti quanto la lama di un coltello.
 
“Apri gli occhi” guardò le palpebre e le ciglia incurvate. Le sue labbra erano serrate ed il respiro corto.
 
“No… perché dovrei fare come dici tu?” ribatté palesemente infastidita, per incrociare dopo una lunga mattinata  il volto ansioso di Legolas che la fissava come se ci fosse solo lei in quel palazzo.
 
“Eldihen…”
 
“Fino alla morte… combatterete fino alla morte e nessuno ti ha mai detto di non farlo, di lasciare la battaglia e startene al mio fianco. Non te l’ho mai detto Legolas anche se sono preoccupata, perché capisco perfettamente che tu non riusciresti a darti pace. Lo so credimi. Ma tu come puoi pretendere che io me ne vada? Perché tu pretendi? Perché non pensi a me? Ho dei sentimenti e non sono un gingillo da custodire dentro ad uno scrigno. Sono una persona e sto soffrendo a causa di questa guerra, sono preoccupata per te, ma evidentemente non mi è concesso rimanere qua ad aspettarti. Non posso. Ma tu non mi hai mai chiesto se io desiderassi realmente lasciarti ed andarmene. Non me l’hai mai chiesto!” si sfogò parlando velocemente, attenta all’espressione inquieta di Legolas che mutava al tono di ogni sua singola parola. Eldihen appoggiò le mani alla parete, chinando il capo, dopo aver respirato profondamente, sotto gli occhi azzurri dell’elfo che l’aveva fermata.
 
“So che non te ne andresti, ma se le cose dovessero prendere una brutta piega Eldihen tu cosa faresti? Ad Imladris è differente, saresti protetta dal nostro popolo” le afferrò una mano con un gesto fulmineo impedendole di sfuggire “Tu potresti vivere serenamente. Io comprendo i  tuoi sentimenti, ma so anche a cosa sto andando incontro, so cosa mi aspetta e voglio allontanare tutto questo da te e farò di tutto per salvarti, per darti una seconda possibilità quando per gli altri non ci sarà” appoggiò una mano al muro, proprio accanto al suo viso, parlando coscienziosamente, con il cuore in mano “Lo faccio per amore”
 
“Anch’io lo faccio per amore Legolas” rispose con una voce piena di sentimento e sincerità “Solo che tu non mi permetti di amarti” poggiò la testa contro la parete, avvertendo un lungo brivido dietro la schiena. Gli occhi di Legolas erano tremendamente espressivi.
 
“Non sono io è la guerra” teneva il braccio vicino al suo volto, respirando lentamente, per rasserenarsi. L’agitazione dentro al suo petto lo costrinse a serrare la mascella ed a stringere le dita.
 
“Ed allora è forse sbagliato amarci? Dovremo rinunciare a tutto per la guerra?” domandò allontanandosi dalla parete, per raggiungere il petto del suo amato “No Legolas è la guerra a non dover esistere. E’ la guerra ed essere sbagliata” sussurrò sulle sue labbra con gli occhi languidi e tristi.
 
“Ma esiste purtroppo ed io farò tutto ciò che posso per te. Ti proteggerò!” era fermamente convinto delle sue idee. Ad Imladris sarebbe stata protetta, lontana dalla morte e da Mordor. Se le cose non sarebbero andate bene Eldihen avrebbe potuto lasciare quelle sponde, per dirigersi verso le terre imperiture e vivere serenamente.
 
“Mandandomi via?”
 
“Io non lo voglio… ma l’amore quando c’è la guerra è amaro. Questo è il prezzo da pagare e noi Eldihen dobbiamo accettarlo. Aspettami e lasciami combattere per te”
 
“E non puoi farlo lo stesso se io rimango qua?” chiese muovendo le pupille dentro quelle di Legolas.
 
“No. Quando sei uscita dalla grotta al Fosso di Helm ero molto preoccupato Eldihen, quell’episodio mi ha un po’ fatto riflettere. Cosa faresti se mi trovassi nel campo di battaglia in pericolo? Usciresti allo scoperto come hai fatto l’altra volta?” chiese fermando il suo sguardo sulla curva del seno.
 
“Ma la battaglia al fosso non era iniziata!” precisò rifiutandosi di stare dalla parte del torto.
 
“Rispondimi Eldihen!” Legolas fece scorrere la mano ferma sul suo braccio, fino a raggiungerle il polso.
 
Eldihen rabbrividì e pensando alla scena descritta da Legolas, in un campo da battaglia e lui a rischio “Io correrei da te!” rispose onestamente sentendo un bruciore al petto.
 
“Lo so” piegò il viso e dopo vari attimi trascorsi a discutere posò le sue labbra sulla guancia calda di Eldihen. La baciò dolcemente, tranquillizzandola. La sentì tremare sotto le sue dita, spostò la mano dal muro per accarezzarle i capelli “E ciò non dovrà accadere! Non riuscirei a tener testa ai nemici, sapendoti in pericolo abbasserei la guardia. Non ho mai avuto punti deboli, ma tu al momento lo sei diventata” trattenne una ciocca scura, rivelando alla ragazza i suoi pensieri, a bassa voce, a pochi millimetri dal suo orecchio.
 
“Io vorrei essere il tuo punto di forza. In guerra i sentimenti non possono indebolire” proferì pacatamente osservando un punto impreciso della sua tunica verde, sentendosi profondamente toccata dalla frase che aveva appena udito. I sentimenti non potevano indebolire, era come dire che una rosa non sarebbe mai dovuta nascere con le spine, o che i canti degli uccelli non avevano senso di esistere solo perché il cielo era nuvoloso. No, l’amore anche se nasceva durante un periodo tragico aveva senso di esistere, per confortare, non indebolire.
 
“Ma tu mi dai la forza di andare avanti!” confessò senza alcuna riserba “E’ per me sei tanto preziosa che l’idea di saperti in pericolo mi turba profondante. Spero tu capisca, perché io perdo ore a pensarci”
 
“Immagino sia difficile per te. Sembra un brutto peso” incrociò le braccia sotto il seno rammaricata.
 
“Eldihen” toccò le sue guancie con le mani sollevandole il volto e guardandola intensamente “Tu sei la mia vita e rappresenti il mio futuro e non permetterò a nessuno di strapparti dalle mie braccia”
 
 
La camera era silenziosa. Eldihen chiuse la porta guardandosi alle spalle. Era entrata per prendere la spada sotto il letto. Non le andava di evitare il problema o di nascondersi. Con il cuore in tumulto scappò lungo il corridoio, per raggiungere il suo giaciglio e trovare un po’ di pace.
 
 Si assicurò di chiudersi nella stanza a chiave, gettando la spada a terra, vicino al suo armadio. Si sdraiò sul letto, toccando le morbide coperte. Pensò alla notte scorsa. Aveva dormito così bene abbracciata a Legolas. Chiuse le palpebre trascinata dai ricordi e cullata dal suono degli uccellini che cinguettavano fuori dalla finestra.
 
Era mezzodì e Rohan illuminata dal sole caldo taceva. Rimase immobile a fissare le travi in legno, abbassando lo sguardo sulle pareti e sul vaso di fiori vicino all’armadio. Non le sembrò vero di poter godere di quegli attimi pieni di pace, per lei fu come una boccata d’aria fresca.
 
Rimase ferma per svariati minuti. Si rialzò dalle coperte quando udì dei tocchi pesanti alla porta. Qualcuno aveva bussato. Si alzò e prima di aprire nascose la spada in modo da non essere vista. Sistemò i capelli e svelta, raggiunse l’uscita della camera.
 
“Un attimo Eowyn!” disse convinta che fosse l’amica. Ricordava la sua proposta, ed anche se poco fa aveva rifiutato di seguirla, senza però nutrire alcun risentimento, Eldihen si affrettò ad aprire l’entrata, per poter spiegare all’amica il suo attimo di confusione.
 
Piegò la maniglia e, con sua grande sorpresa aprendo l’entrata non trovò né Eowyn, né Legolas. Schiuse la bocca dallo stupore, costringendosi ad assumere un’espressione seria, per quanto le risultasse impossibile visto l’imbarazzo.
 
“Non sono Eowyn” rispose un uomo dai capelli biondi e dalla barba folta. Indossava una tunica rossastra, con dei bottoni in legno. I suoi occhi erano incuriositi dall’atteggiamento rigido di Eldihen. La fissò a lungo prima di parlare, ricercando il suo sguardo, senza scomporsi “Sono Eomer, suo fratello!” spiegò brevemente passandosi una mano sulla barba bionda.
 
“Ti conosco. Salve mio signore” rispose sistemando una ciocca di capelli dietro le orecchie. Non comprese il motivo di quella visita, e dovette ammettere di trovarsi in imbarazzo dallo sguardo di lui. Indietreggiò, alzando le palpebre per incrociare i suoi occhi scuri, pieni di curiosità e stupore.
 
Eomer sembrava un uomo saggio, di poche parole. Non si erano mai parlati, Eldihen sapeva che era il fratello di Eowyn ma nulla di più “Cercavi forse Eowyn?” domandò con voce leggera. Sicuramente era quello il motivo per cui si era presentato in camera sua. Lo trovò leggermente impacciato mentre muoveva il volto, era sicura che anche lui non fosse a proprio agio.
 
“In realtà no” agitò il capo corrugando le sopracciglia.
 
“Non capisco allora…” confessò stupita incrociando le braccia.
 
Eomer la guardò sospirando. Rimase qualche istante in silenzio, a guardare il pavimento. Prese dalla tasca dei suoi pantaloni una lettera bianca, sigillata da una cera rossa. La porse ad Eldihen guardandosi intorno con aria circospetta “Vengo per volere di Gandalf. Stamani prima di partire mi ha ordinato di lasciarti questa. Mi è stato detto di essere discreto e di consegnartela di persona. Non ne fare parola con nessuno!”
 
Eldihen guardando stranita Eomer allungò una mano per prendere la lettera, sorpresa di conoscere gli ordini dello stregone. Era felice di ricevere sue notizie. Abbassò lo sguardo esterrefatta, in seguito si concentrò su Eomer che era rimasto vicino allo stipite della porta “Ti ringrazio. Ma come facevi a sapere che io mi trovavo in camera?” non poteva averla seguita. Era strano, l’aveva raggiunta subito, nel momento in cui lei era rimasta per conto suo lontano da tutti.
 
“Mia sorella è uscita con il piccolo Hobbit e tu non c’eri. Ho notato che non ti trovavi nemmeno con l’elfo, per cui mi sono informato e ti ho raggiunta”
 
Eldihen pensierosa lanciò uno sguardo al corridoio, per fortuna era isolato. Non voleva alimentare le chiacchiere delle servitrici, conosceva la loro lingue, di sicuro avrebbero gridato ai quattro venti dell’incontro con Eomer.
 
“Tranquilla non mi ha visto nessuno!” la rassicurò percependo la sua preoccupazione.
 
“Ti ringrazio ancora”
 
Eomer la salutò con un cenno del capo, voltandosi verso le altre stanze. Eldihen lo seguì con lo sguardo e quando lui lasciò il corridoio  richiuse in fretta la porta a chiave, curiosa di leggere le parole di Gandalf. Le dita le tremavano mentre apriva la lettera, rivelando un messaggio alquanto particolare: le sembrò che fosse stato scritto di fretta visto le sbavature di inchiostro dentro al foglio. Rimase sorpresa nel notare che Gandalf aveva riempito mezza pagina.
 
Corse verso il letto, inginocchiandosi, con le braccia sul materasso e gli occhi attenti a leggere le parole del suo fidato amico “Mia cara figliola, mi spiace non essere passato da te, questioni urgenti richiedevano la mia presenza, ma non temere, sei abbastanza forte da cavartela da sola. So bene che questo è un momento difficile e che sei in ansia sia per la guerra che per la spada. Impara a vincere le tue paure ed affrontale come ieri, vedrai che ti tornerà utile. Non voglio metterti pressione addosso, ma se ti scrivo è perché sono preoccupato… cara Eldihen cerca di ascoltare i messaggi che la spada ti offre e non avere paura, ti aiuteranno, poiché aimè un’altra minaccia ti perseguita. Non te ne ho potuto parlare e non sono riuscito a trovarti questa mattina presto, ormai il mondo intero corre un grave pericolo, ma sono convinto che riuscirai a scovare questo male… attenta a quella macchia Eldihen…” Eldihen rimase incredula leggendo le parole dello stregone ad alta voce.  Ma di quale macchia stava parlando? Non pensò minimamente che quel piccolo segno sulla mano le potesse causare così tanti problemi…
 
 
Faceva freddo quella sera. Eowyn si riparò sotto i rami di un albero insieme a Merry. Il cielo si era rabbuiato e delle gocce d’acqua avevano bagnato il suolo. La donna trovò una cavità dentro il tronco, entrò con il compagno tremante, guardandosi alle spalle.
 
Aveva trascorso il pomeriggio in compagnia dello hobbit. Era triste e un po’ confusa, così trascinata dalle sue emozioni aveva proposto a Merry di oltrepassare i confini di Edoras, spingendosi sulla radura, ignara dei possibili rischi. Gimli preoccupato per l’allontanamento dei due amici li aveva seguiti a ruota in compagnia di Legolas, raggiungendoli in quello che pareva essere un piccolo boschetto.
 
“Ecco della legna” entrò all’interno dell’albero gettando a terra dei rami abbastanza spessi “Non dovevate allontanarvi così tanto. Mi avete fatto prendere uno spavento” confessò il nano agitando il capo “Corrono tempi bui. Legolas è fuori a fare di guardia, pare che ci siano dei nemici nei paraggi” sbuffò togliendosi l’elmo dalla testa.
 
“Nemici?” domandò Merry con aria preoccupata. Non si aspettava di ricevere quella notizia. Lanciò una fugace occhiata ad Eowyn, che seduta a terra osservava distrattamente i due.
 
“Siete stati incoscienti”
 
“La colpa è mia, ero sovrappensiero” ammise Eowyn non allontanando le spalle dalla spessa corteccia. Chiuse gli occhi sospirando. Si era allontanata così tanto, solo per Aragorn, lo trovava freddo. In un primo momento, aveva dato la colpa ad Eldihen, ma stava iniziando a prendere consapevolezza che l’elfa aveva parlato in suo interesse, consigliandole di tenersi alla larga da Aragorn. Probabilmente sapeva qualcosa in più.
 
“E va bene, ormai è fatta!” Gimli desiderando tirarla su di morale le si avvicinò, esibendo un sorriso sforzato. Era preoccupato per l’amica, si sedette a terra, alzando ed abbassando gli occhi per non perdersi il volto impassibile di Eowyn “Come stai ragazza?”
 
“Bene” rispose amareggiata.
 
“Mh… non mi pare” appoggiò la schiena contro la corteccia “Che è successo?”
 
“Siamo andati con Merry alla tomba di mio cugino. Gli ho proposto di fare una passeggiata; quando siamo arrivati qui il cielo era scuro, abbiamo lasciato il cavallo sul prato e dopo qualche ora siete arrivati tu e Legolas” spiegò impassibile ascoltando il rumore della pioggia che si era intensificata. Annusò l’odore della terra bagnata, osservando fuori dal tronco in cui era, i cespugli agitati dal vento e bagnati dalla pioggerellina. Si coprì maggiormente con lo scialle. Il freddo le entrò nelle ossa facendole battere i denti. Si accucciò alla corteccia dell’albero riscaldandosi con la nuvoletta di fiato che usciva bianco dalla bocca.
 
“I soldati erano allarmati. Appena ho saputo di voi due sono corso in vostro aiuto” non ricevette risposta né da Eowyn, né dal piccolo Merry che si era alzato per osservare oltre l’ingresso dell’albero, il lento scrosciare della pioggia, che si intensificava da zona in zona, spostata di qua e di là dal vento gelido che soffiava da nord.
 
“Quando torniamo Gimli?” richiese stranamente felice voltandosi per guardare l’amico.
 
“Siamo in attesa di sapere cosa dirà Legolas e poi con questa pioggia dove volete andare?” analizzò minuziosamente il terreno melmoso e la pioggia che scendeva dal cielo, pareva che la buttassero con dei secchi dalla cima degli alberi. Chiuse gli occhi, Gimli adorava ascoltare il rumore dell’acqua, ed anche se avrebbe dovuto accendere il fuoco, rimandò il compito per tranquillizzarsi un momento ”Queste ragazze mi faranno impazzire” si massaggiò la fronte per poi sollevarsi da terra. Doveva assolutamente fare qualcosa o sarebbero morti assiderati.
 
 
 
Aragorn cavalcava in compagnia di Eldihen sulla piana di Edoras. Appresa la notizia dell’allontanamento dei suoi amici si era spinto fuori da palazzo per seguirli, non li avrebbe mai lasciati soli, specialmente di sera. L’elfa pareva dello stesso avviso, infatti si era impuntata con tutte le sue forze per seguirlo, minacciando di corrergli dietro se lui l’avesse lasciata a palazzo. Per questioni logistiche avevano evitato di allarmare re Thèoden ed Eomer. Entrambi mentre proseguivano speravano di ritrovare i compagni e di tornare immediatamente indietro. I loro buoni propositi si sciolsero appena l’acqua scese dal cielo, riducendoli zuppi e stanchi.
 
“Saresti dovuta rimanere ad Edoras” Aragorn strinse le briglie a Brego. I suoi capelli erano gocciolanti, li spostò con un gesto fulmineo, girandosi verso Eldihen per incrociare i suoi occhi determinati. Si stringeva a lui con una certa forza. Non aveva parlato per tutto il tempo, osservando distrattamente il terreno e gli alberi in lontananza.
 
“Non potevo lasciarti andare solo. Anch’io ho il diritto di andare in aiuto dei miei amici!”  si aggrappò alla tunica di Aragorn, scivolando in avanti. La sella era tutta bagnata, se non fosse stata attenta sarebbe finita con la faccia a terra.
 
Aragorn ghignò, stringendo i denti divertito. Osservò le nuvole cineree sopra la sua testa, il cielo era di un blu scuro, quasi nero. Prima che avesse iniziato a piovere, era riuscito a scorgere le impronte lasciate dai cavalli di Eowyn e Legolas, ne aveva seguito le orme, anche se la pioggia aveva cancellato ogni cosa. Pensò che ora, i suoi compagni si trovassero nella piccola foresta che si affacciava davanti al prato . Sicuramente si erano nascosti lì dentro. Ciò che lo spinse ad avanzare furono le tracce che si interrompevano proprio sulla cima della collina.
 
“Perché ridi?” Eldihen era curiosa. Guardò il suo volto bagnato, ammirando il sorriso di Aragorn.
 
“Perché sei cambiata!”                         
 
“In che senso?”
 
“Non te lo dico”
 
“Ma perché?” non lo comprese affatto, allungò il collo per osservarlo meglio, ma il volto di Aragorn confessò meno della sua bocca “Non puoi lasciarmi così!”
 
“Hai preso peso” disse scherzoso avanzando velocemente sotto il temporale.
 
“Mi trovi più grassa? Fammi capire, mi stai dicendo che sono cambiata perché sono ingrassata?” i capelli erano completamente inzuppati. Eldihen sentì un peso dietro la testa, l’acqua l’aveva completamente inzuppata, trovò fastidioso aprire gli occhi, la pioggia la colpiva ripetutamente.
 
Aragorn rise superando una roccia a terra. Scosse la testa invitando Eldihen a tenersi meglio. Stavano per raggiungere gli alberi che aveva scorto poco prima, con la speranza di trovare i suoi amici e riportarli a palazzo sani e salvi, senza che nessuno si accorgesse della loro assenza, anche se visto il tempo gli sembrò difficile. Sicuramente avevano fatto caso, le guardie avrebbero parlato se loro non sarebbero tornati presto. Il tempo burrascoso di certo non li aiutò ad avanzare.
 
Aragorn sospirò, quando una raffica di vento freddo gli agitò i capelli, raggiungendo anche la sua amica che si era riparata dietro la sua schiena. Sorrise, pensando che Eldihen era stata coraggiosa a spingersi fuori dalle mura di Meduseld “Sai Eldihen…” si voltò per vederla accucciata al suo mantello “Sei cambiata perché adesso sei molto cor…”
 
A causa di un violento urto i due caddero a terra insieme al cavallo, finendo per sbattere le teste contro il terreno. Fortunatamente Eldihen era atterrata su l’erba soffice, ma ugualmente rimase attonita con il respiro tagliato. Aiutandosi con le mani si alzò da terra, lanciando immediatamente un’occhiata al suo amico che a sua differenza aveva battuto la fronte contro una roccia conficcata nel terreno. L’uomo era disteso a terra e Brego sopra di lui. I suoi occhi erano chiusi e le sue labbra aperte.
 
“Aragorn!” urlò  dallo spavento, con tutta la sua voce, sentendosi la gola gonfia ed asciutta. Strisciò per avvicinarsi, ma non le fu permesso di sfiorare il volto di Aragorn nemmeno con un dito, lo fissò con gli occhi sperando che lui si riprendesse. Due orchi l’avevano afferrata dalle spalle strattonandola malamente. Strinse i pugni contraendo il viso in un’espressione di dolore “Lasciatemi maledetti!” riuscì ad allontanarli, tirando il gomito in avanti per far cadere i due orchi a terra. Li aveva riconosciuti dal disgustoso odore. Non comprese da dove fossero spuntati, col favore delle tenebre li avevano spinti fuori dalla strada, scagliandoli al suolo.
 
Si rialzò  con fatica da terra, il suo vestito era inzuppato e ricoperto di fango. Non riusciva a muoversi come meglio desiderava, ma non si lasciò scoraggiare, guardando il suolo per ricercare la spada che aveva portato con sé, pensando che sarebbe potuta servire, senza immaginare che da lì a breve la avrebbe utilizzata. Vide la lama scintillare sotto la luce bluastra di un fulmine. Eldihen si piegò afferrando tra le mani l’elsa ed uno strato di melma.
 
“Oh ma guarda abbiamo trovato la cena” uno dei suoi nemici gli si avvicinò. Era robusto e nero come il cielo sulla sua testa. Eldihen guardò il suo viso spaventoso, deglutendo di fronte alle orripilante zanne giallastre, uno spettacolo a dir poco agghiacciante “Prendi l’uomo a terra dobbiamo raggiungere il gruppo” ordinò al suo compagno senza però puntare il dito in direzione di Aragorn, Eldihen era stata rapida a sollevare la lama puntandola alla gola del suo avversario con gli occhi ridotti a fessura, i denti stretti, assumendo un imponenza tale da sbalordirsi da sola. Sentì il sangue pomparle nelle vene, i battiti accelerati del suo cuore, sotto il tocco leggero della pioggia ed il rumore incessante dei tuoni e dei fulmini.
 
“Allontanatevi da noi!” lo minacciò con uno sguardo truce.
 
“Sei sciocca elfo femmina” commentò l’orco spalancando le sue iridi verdognole.
 
“Ti faremo a pezzi stupida” aggiunse l’orco dietro le sue spalle muovendo qualche passo nella sua direzione.
 
“Può essere…” adoperò una pressione tale da tagliare il collo del mostro che la guardava con disprezzo, un rivolo di sangue nero uscì dalla sua pelle, scivolando sotto la pioggia. L’orco gridò spaventosamente, conferendo alcune parole che Eldihen non comprese. Si sentì tirata di peso dall’altro orco, finì a terra, con la spada lontano dalla sua portata, ma non demorse, sferrò un pugno dritto in faccia alla creatura facendola cadere a suo fianco.
 
La lama della spada brillava come la punta di un diamante, ed anche se gli orchi si dimenavano, l’attenzione dell’elfa andò ad Aragorn ed all’arma che presto avrebbe impugnato. Una goccia di acqua le bagno le labbra, un’altra il viso, il collo, le mani, il corpo. Eldihen guardò i fili di pioggia scorrere sotto i suoi occhi, sui suoi vestiti, sembrò che fosse trafitta da piccole lance trasparenti, ognuna delle quali nascondeva una sofferenza sempre più grande. Rivide in quelle gocce lei mentre si nascondeva dagli Uruk-hai, seguita dalla scena in cui Nihil l’aveva accolta in casa sua, poi la lite con Legolas e la cella fredda che l’aveva accolta ad Isengard, ma stavolta era differente, ed anche se i due avverarsi urlavano per impressionarla, tirandole calci, Eldihen non si spaventò. Fu attraversata da una scossa di adrenalina, una sensazione unica nel suo genere, che bruciava sotto pelle come lava incandescente, si sentì forte ed irradiata da una luce profonda, che si trovava infondo al suo animo, in lei. Voltò il capo per guardare la lama che si era accesa di un argento scintillante. La trovò bella, più bella di ogni tesoro mai costruito in Arda .
 
“Usami!”
 
Spalancò gli occhi quando udì quelle parole, provenienti dal metallo tagliente. Fu come se il fuoco che le ardeva in petto si agitasse ancora di più, espandendosi, fino a raggiungere la spada. Una connessione si era creata. Eldihen si rialzò da terra, sotto la pioggia scrosciante e le risate degli orchi. Non si sarebbe più allontanata. Li guardò in faccia con aria di sfida. Quando l’orco più robusto le si scaglio contro, lei, raggiunse la spada a terra, impugnandola con forza.
 
“Lurida ragazza” sbraitò il mostro che era finito inevitabilmente a terra, proprio vicino ad Aragorn.
 
Eldihen gli si avvicinò collerica. La spada brillava come una stella del firmamento e, più Eldihen stringeva l’elsa, più la lama si colorava d’argento come una torcia luminosa, accesa dal battito del suo cuore e dai pensieri che scorrevano veloci sotto la pioggia. L’orco si girò per rialzarsi ma la lama lo aveva già trafitto.
 
Eldihen lo uccise senza ripensamenti, girandosi in direzione dell’altro per infliggergli lo stesso colpo. Lo vide indietreggiare impaurito, si rispecchiò nei suoi occhi color ebano, ammirando la brillantezza dalla sua spada. Non lo lasciò sfuggire e prima che lui afferrasse un pugnale per aggredirla, si ritrovò pugnalato da Eldihen.
 
L’orco si aggrappò alla sua gonna sporcandola di sangue nero, per poi trascinarsi al suolo con le fauci aperte. La guardò, incapace di muovere un dito. L’unica cosa che poteva fare al momento era fissarla, mentre l’elfa si piegava per raggiungerlo a terra.
 
“Mi avete rovinato l’esistenza luridi esseri, ma non vi permetterò mai di toccare i miei amici. Mai. A costo della mia stessa vita” urlò agitandosi avvertendo dei brividi mentre parlava con gli occhi sgranati dalla collera. La spada si illuminò maggiormente “Non oserete mai più farci del male!” la luce l’abbagliò. Chiuse gli occhi vedendo le palpebre dell’orco serrate. Era morto.
 
Si accasciò a terra infilzando la lama nel terreno. I due nemici erano morti e la lama era tornata normale, non sfavillava più come prima, era come ogni altra spada.
 
La macchia sulla sua mano si espanse dalle nocche a metà del d’orso, ma l’elfa pur avvertendo un lieve bruciore non si girò, ne osservò i cadaveri al suolo, con la spada in mano corse verso Aragorn fissando i suoi occhi socchiusi. Si inginocchiò impaurita accanto a lui, chiedendosi se stesse bene. Con estrema delicatezza lo alzò dal suolo, appoggiando il suo volto sulle sue ginocchia. Strinse le labbra, sentendo il cavallo nitrire, gli sfiorò il volto troppo stordita per realizzare ciò che era accaduto. Ancora la tensione le stringeva i muscoli ed il cuore. Sospirò incrociando gli occhi languidi di Aragorn  che debolmente si erano aperti.
 
“Non ti affaticare” gli suggerì aiutandolo a sistemarsi meglio sulla sua gonna imbrattata di sangue nero.
 
“Sei cambiata perché adesso sei molto più coraggiosa” sussurrò dedicandole un flebile sorriso.
 
 

Brilla nel cuore di chi ti impugnerà, falcia l’ombra, l’inganno, i malefici le menzogne! Dona luce e conforto a cuori piangenti
 

 
 
 
Note autrice
So benissimo che avrei dovuto aggiornare sabato, ma non ero dell’umore, avevo la testa da tutt’altra parte, mi spiace tanto, ma credetemi se non fosse qualcosa di veramente significativo non mi sarei assentata per due giorni. Ho pensato di rivedere il capitolo oggi, giusto per svagarmi un po’ e staccare, spero vi piaccia e mi auguro di tornare a pubblicare spensieratamente. Oddio non voglio farvi preoccupare, ma era per giustificare l’assenza. Ringrazio di cuore chi ha commentato, entro la settimana (si spera domani) avrete la mia risposta, voi già lo sapete che mi fa un sacco piacere, grazie e credetemi, anche se non ci conosciamo vi voglio bene… strappate sempre un  sorriso<3
Riguardo gli aggiornamenti: dai, visto che sono stata assente direi che questo sabato aggiorno, così recupero…
Un abbraccio e a presto!
   
 
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