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Autore: Hikari_1997    29/06/2021    2 recensioni
L'agenzia dei detective armati riceva uno strano incarico, e Dazai deve nuovamente fare i conti con i suoi passati legami alla Port Mafia, collaborandovi per risolvere il caso.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Nuovo personaggio, Osamu Dazai
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Un fastidioso trillo perforava le orecchie di Dazai.

Il detective mugugnò, voltandosi supino con un braccio sopra gli occhi, infastiditi dalla luce del sole che penetrava dalla portafinestra della suite.
Voltò il capo alla sua destra, cercando di capire da dove provenisse il suono.
Era il suo cellulare, dimenticato nella tasca del costoso completo la sera prima.

Si sedette sul morbido materasso, allungando un braccio per prendere l’oggetto.
-Pronto? –
-Dazai-san? –
-Atsushi-kun? Che succede? – domandò sbadigliando.
-Oh ecco … Kunikida è appena uscito dall’Agenzia per venire a prendervi, poco fa ci ha contattato il signor Okamoto come predetto da lei e Ranpo-san, arriverà qui nel pomeriggio ed entro quell’ora ci serve il vaso- spiegò il suo sottoposto.
-Kunikida ha detto che il magazzino apre alle 9.00, tranquillo Atsushi, lo abbiamo in pugno- spiegò calmo Dazai.

-Non è per quello che l’ho chiamata-
-E per cosa allora? –
-Beh- disse Atsushi –Kunikida e Ranpo hanno ipotizzato che potesse essere ancora a letto e mi hanno incitato a chiamarla … avete forse bevuto troppo ieri sera? –
-Oh … beh- Ridacchiò Dazai guardando alla sua sinistra, sorridendo alla vista di Chuuya ancora addormentato –Puoi dire che ho esagerato un tantino ieri sera-
-Dazai-san, dovete fare più attenzione- si lamentò Atsushi –Kunikida sarà lì a momenti, sapete quanto odia il ritardo-
-Si Atsushi-kun, ci vediamo dopo in Agenzia-
Dazai riattaccò, appoggiando il telefono sul comodino.

Rialzò le coperte, avvicinandosi a Chuuya, sdraiato a pancia in giù, russava leggermente.
Dazai fece scorrere una mano sull’addome del giovane mafioso, sdraiandosi sopra di lui iniziando ad aggiungere piccoli baci e morsi a quelli già impressi sull’epidermide di Chuuya.
-Mh, sgombro scostati-
Dazai ridacchiò –Buongiorno Bella addormentata! -
-Chiamami un’altra volta così e ti arriva un pugno in pancia- sentenziò Chuuya –E spostati, voglio dormire-
-Ah, purtroppo non sarà possibile Chibi, fra meno di mezz’ora Kunikida sarà qui.
Detesta il ritardo e se solo dovessimo farlo aspettare più del dovuto, temo che in macchina ci farebbe la paternale- sussurrò lui baciando la spalla sinistra del ragazzo, mentre la sua mano scendeva lungo il corpo del giovane esecutivo.

-Se è così, la tua mano è in un posto poco appropriato- sospirò Chuuya.
-Ne sei sicuro? Non ho avvertito lamentele la scorsa notte, Partner- sussurrò lui –E poi dopo la dichiarazione a cuore aperto che mi hai fatto-
-Quale dichiarazione? Non ho detto nien- TE! – Esclamò Chuuya, mentre Dazai continuava a muoversi lentamente.
-Uh, Chibi mi ferisci così … tutto il tuo discorso di quanto era bella la luna ieri sera-
-E cosa c’entra? – domandò lui facendo leva sui gomiti, alzando all’improvviso il bacino.
-C’entra- sospirò lui –Ti svelerei subito il significato delle tue parole ma, come ho già detto, abbiamo meno di mezz’ora prima dell’arrivo di Kunikida-

Chuuya, ormai perfettamente sveglio, voltò lo sguardo verso Dazai, sentenziando –E allora smettila di parlare e datti da fare, Partner-
Dazai sorrise, abbassandosi per baciare le labbra di Chuuya, dimenticandosi momentaneamente dell’imminente arrivo del suo collega, abbandonandosi alle sensazioni che il ragazzo gli stava regalando.
Chuuya si voltò, avvolgendo il bacino di Dazai con le sue gambe, ripensando ai fatti della notte precedente, a quello che stavano facendo ora.

Morse il collo del detective con veemenza.
-Chuuya, lascerà sicuramente un segno- appuntò Dazai.
-A sì? Beh non lamentarti, tutti questi morsi che ho sul corpo chi me li ha fatti secondo te? –
-Oh? Chibi si sta lamentando? – chiese.
Chuuya affondò la mano nei capelli di Dazai, abbassandogli il volto, dicendo –Neanche per sogno-

**********************

Come previsto, Dazai e Chuuya erano scesi nella hall con 10 minuti di ritardo, facendo adirare non poco il detective occhialuto.
Recuperato il vaso di Ra e, dopo aver accompagnato Chuuya al punto di ritrovo con Hirotsu, i due detective erano tornati all’Agenzia dei Detective Armati.

Non appena aprirono la porta d’ingresso, Kunikida trasportò la pesante cassa di legno contenente il vaso verso l’ufficio di Fukuzawa, mentre Dazai trotterellava verso i colleghi con un sorriso stampato in volto.
-Era comodo il letto? –ghignò Ranpo, mescolando il suo milk-shake con la cannuccia fucsia.

Dazai sospirò, doveva aspettarselo.

-Eh? Ha lasciato dormire Nakahara sul divano? – chiese ingenuamente Atsushi, non capendo perché mai Ranpo sorridesse in quel modo.
-Ah Atsushi-kun, quel materasso era così morbido e confortevole, non avrei mai potuto dormire altrove- esclamò lui.
-Immagino- commentò Ranpo, bevendo rumorosamente il suo frullato.
-Oh Dazai- disse Yosano arrivando proprio in quel momento –è strano vederti sorridere in quel modo, se non sapessi per certo che ieri avevi da lavorare, penserei altro-
-Altro? –chiese Atsushi –Altro cosa? –
Dazai diede un leggero colpetto alla spalla di Atsushi –Non preoccuparti Atsushi-kun, ora ci conviene prepararci per dare a Naoki Shimizu e Yoshifumi Okamoto quello che si meritano-
-Ho avvisato Minoura- disse Ranpo –Dovrebbe arrivare con degli agenti tra un’oretta-

Kunikida aprì la porta della sala riunioni, indicando al resto dei detective di entrare, Dazai, Yosano, Atsushi, Ranpo, e Kyouka entrarono nell’ufficio, ammirando il vaso ora posto sul tavolo.
-Bene- commentò Kunikida –Cominciamo la riunione-

***********************

Quartieri generali Port Mafia.

Ore 11.39.

Ogai Mori sedeva sulla poltrona damascata, sguardo verso il porto di Yokohama, intento a sorseggiare del tè nero.
Sentì un leggero bussare alla porta, dicendo –Avanti-

-Boss-
-Oh Chuuya-kun, ho sentito da Koyou che la missione ha avuto successo- commentò lui.
-Esatto Boss, le compilerò al più presto un rapporto- disse Chuuya.
-Oh non sarà necessario, il nostro ruolo era solo di supporto verso i nostri momentanei alleati.
Come sta Dazai-kun? –
Chuuya sussultò leggermente, ricomponendosi quasi subito dicendo –Credo … bene? –
Mori annuì con il capo –Um, mi fido del tuo giudizio Chuuya-kun, sebbene Dazai non vuole più saperne di me o della Mafia, ci tengo particolarmente alla sua salute-
-Certo Boss-

-Bene, oh Chuuya-kun, questo pomeriggio mi servi per una missione con la squadra di Hirotsu.
Una piccola scaramuccia con una gang nel quartiere di China Town- disse Mori –Ti affido questo compito-
Chuuya si inchinò, uscendo dall’ufficio di Mori per prepararsi nella missione.

Prima di raggiungere Hirotsu, passò per lo studio di Koyou, sapeva che la donna non era stupida –avrebbe intuito subito cosa era successo- ragion per cui era meglio non nascondere la verità.
L’ufficio della donna era deserto, Chuuya camminò per la piccola stanza, quando gli occhi gli caddero sul calice tempestato di zaffiri rubati all’egittologa.
Gli vennero improvvisamente in mente le parole dette da Dazai riferendosi alla bellezza della luna.
Chuuya lo aveva detto a caso, nel letterale senso morfo-sintattico della frase, eppure –pensandoci bene- si ricordava di aver letto quella frase da qualche altra parte.

-Oh Chuuya, sei tornato-
Il mafioso si voltò, inchinandosi davanti alla sua mentore –Ane-san, la missione è riuscita, ho già avvertito il Boss e-
-Lo so ragazzo, lo so … Ma non sei qui per questo e sono grata che non stai cercando di nascondermelo-
-Sarebbe inutile- disse Chuuya –In realtà, volevo chiederti un’altra cosa-
La donna alzò un sopracciglio, curiosa –Ovvero? –
-Beh ecco, ieri quando ero … con Dazai, credo di aver detto qualcosa che … non dovevo? – ipotizzò Chuuya.
-In che senso? –
-Eravamo sul balcone dell’albergo e devo aver detto qualcosa a proposito della bellezza della luna ma … Ane-san? Perché hai quell’espressione-

La donna si scomponeva raramente, ma sentendo Chuuya pronunciare quelle parole, disse –Oh cielo-
Avanzò verso la sua libreria, prendendo un libro che –Sfortunatamente- Chuuya conosceva fin troppo bene.

Lo aveva letto per caso, qualche tempo prima, pensando fosse un libro di comunicazioni e –Stufo marcio di continuare a cadere nelle provocazioni di Dazai- aveva deciso di seguire lo schema scritto nel libro per avere una normale conversazione col ragazzo, scoprendo poi che si trattava di un libro sui consigli di coppia e realizzando che aveva involontariamente flirtato con Dazai.

L’ironia.

Vide la donna voltare elegantemente le pagine, per poi soffermarsi su un capitolo e dare il libro al ragazzo.
Chuuya lesse quello che vi era scritto, diventando più rosso di un pomodoro maturo.

************************

Ore 14.00

Yoshifumi Okamoto e Naoki Shimizu entrarono nello stabile che ospitava gli uffici dell’Agenzia dei Detective Armati.
-è proprio una catapecchia, con questo colpo credo li manderemo sul lastrico- scherzò Okamoto.

I due uomini salirono le scale fino al piano indicato, bussando un paio di volte sulla porta in vetro smerigliato.
Dopo pochi secondi, una ragazzina in uniforme scolastica aprì l’uscio, invitandoli ad entrare.
-Prego signori, voi dovete essere Okamoto-san e Shimizu-san; da questa parte- disse lei conducendoli verso dei divanetti di pelle.

Di fronte a loro vi erano due uomini, il primo vestiva con un kimono tradizionale, mentre il secondo con abiti moderni –giacca e cravatta- mentre reggeva uno strano taccuino in mano.
Fu lui a parlare per primo –Buon pomeriggio, sono l’agente Doppo Kunikida, mentre lui è Fukuzawa-San, il presidente della nostra agenzia-
-Piacere di conoscervi- disse Shimizu –Mi dispiace doverci rivolgere a voi per questa questione, ma è a causa di una negligenza dei vostri dipendenti se ci troviamo in questa situazione.
Voi siete Kunikida-san giusto?
Il vostro collega ci aveva detto di rivolgerci a voi per il compenso-

Dalla sua posizione Atsushi vide una delle vene sulla fronte di Kunikida che rischiava di scoppiare.
-Mi rincresce dover sottolineare quanto sia prezioso quel vaso, e la sua scomparsa è un grande colpo per il mondo dell’arte- continuò Okamoto –A dire la verità, sarebbe meschino per me tenere tutti i soldi dopo quello che è successo, avevo dunque intenzione di donarli in beneficienza, sempre se a voi non dispiace-
-Al contrario, è ammirevole da parte vostra- disse una voce alle loro spalle.

I due uomini si voltarono, restando stupiti quando incrociarono il sorridente volte di Dazai.
-Vo … VOI? – Esclamò Okamoto iniziando tremare.
-Non ho ancora avuto modo di congratularmi per l’ottimo evento di ieri sera, la mia dolce metà è stata molto sorpresa quando ha scoperto che il nostro acquisto doveva, ipoteticamente, essere a pezzi- esclamò giulivo.
-Dazai, dovevi attenerti al piano- bofonchiò Kunikida a denti stretti mentre appoggiava dei fogli sul tavolino.
-Oh perché aspettare? Minoura sta fremendo all’idea di mettervi dietro le sbarre- disse Dazai facendo cenno a Kyouka.
La ragazzina aprì la porta della sala riunioni, rivelando la presenza dell’ispettore e, subito dopo Atsushi e Tanizaki portarono la cassa di legno con all’interno il vaso di Ra, perfettamente integro.

-Come … com’è? –
-Ah- lo fermò Dazai –Fermate la recita, abbiamo trovato abbastanza prove per dimostrate tutti i vostri giochetti-
-Detroit, Londra, Città del capo, Amsterdam, Roma, Mosca, Pechino e ora Yokohama; avete fatto realizzare al famoso falsario Yukio Mishima, delle copie perfette dei reperti che volevate vendere illegalmente grazie alla sua abilità soprannaturale, facendo pagare cifre esorbitanti alle persone che ipoteticamente avevano rotto o danneggiato l’opera in questione- spiegò Kunikida.
-Ma non avete nascosto bene le prove, abbiamo recuperato tutti i documenti che riguardano le opere da voi contraffatte e vendute, la lista è molto lunga- commentò Dazai.
-Allora avevo ragione … ieri-
-Si ero io signor Okamoto, sebbene svolgo un lavoro differente rispetto a cinque anni fa, ogni tanto il mio chibi mi aiuta in questioni come queste- spiegò placido lui.
-Il signor Miura ci aveva espressamente detto che quell’hotel era affiliato alla Port Mafia, perché la vostra Agenzia si immischia in questioni del genere? – domandò nuovamente Okamoto.
-Sono questioni lavorative che non la riguardano- specificò Fukuzawa –Ispettore Minoura, le affianco Dazai e Atsushi per gli ultimi dettagli-

L’ispettore annuì, facendo cenno ai suoi agenti di recuperare i truffatori per condurli alla stazione di polizia.
-Ahh- sospirò Dazai stiracchiando le braccia –Andiamo Atsushi, ci aspetta una giornata molto lunga, e vorrei finire prima di stasera-
-Uh? Deve andare da qualche parte? – chiese Atsushi chiudendo la porta d’ingresso.
Dazai gli sorrise, appoggiando un dito sulle labbra –Segreto! –

********************

-Scaramuccia col cavolo! – pensava Chuuya mentre trascinava i suoi stanchi piedi all’interno del suo appartamento.

Erano le 23.11 di sera e aveva impiegato tutto il pomeriggio e gran parte della serata a gestire la missione commissionatogli da Mori.
-Sono distrutto- commentò Chuuya, togliendosi a fatica cappello, scarpe e cappotto.
Appoggiò la costosa giacca sulla poltrona nera, avanzando verso la camera da letto mentre sbottonava la camicia.
Tolse i guanti in pelle con i denti, appoggiandoli sul comodino, non badando a piegare camicia e pantaloni mentre li gettava nel cestello dei panni a lavare.
Dopo una rapida sistemata in bagno, Chuuya –finalmente- aprì la porta della camera da letto, aprendo un cassetto dell’armadio e prendendo la prima maglia, indossandola senza guardare.
Si accasciò sul letto, faccia pressata contro il cuscino, sprofondando nel sonno.

*********************

Si svegliò qualche ora dopo, degli strani rumori provenivano dall’interno del suo appartamento.
L’orologio digitale indicava le 02.22.

Chi sano di mente entrerebbe nell’appartamento di un Esecutivo della Mafia alle due di notte?

Afferrò la pistola che teneva sempre sotto il materasso in caso di emergenza, sgusciando fuori dal letto silenziosamente.
Aprì la porta della camera da letto, avvicinandosi lentamente verso la zona giorno, notando che chiunque fosse l’intruso, aveva anche osato accendere la luce della sua cucina.
E in quel momento, udì un famigliare rumore.
-Il … bollitore? –

Alzò gli occhi al cielo, capendo alla perfezione chi era il misterioso intruso.
-Ohi Teme! Cosa accidenti stai facendo nella mia cucina? E chi ti ha detto che puoi usare il mio bollitore? – esplose Chuuya, appoggiando la pistola su uno scaffale e camminando annoiato verso il ragazzo.

Dazai era impegnato a scegliere una miscela di tè dalla ricca collezione di infusioni possedute da Chuuya –gentile cortesia di Koyou-
-Ohi Chuuya, è stata una giornata pesante, quindi pensavo di fare visita al mio chibi preferi-
Si bloccò, bocca aperta.
-Che c’è? – domandò Chuuya, notando la stupita espressione apparsa sul volto di Dazai, seguita da un genuino sorriso.
-A Chu Chu donano i miei vestiti! – cinguettò entusiasta, facendo realizzare a Chuuya che la maglia che aveva indossato era una delle passate canotte lasciate da Dazai nel suo armadio … arrossendo da capo a piedi.

-La mia taglia di quattro anni fa sembra la tua attuale Chibikko! –
Chuuya lo squadrò aggrottando le sopracciglia –Un altro commento sulla mia statura e ti butto fuori, prepara anche a me un tè-
-Gusto? –
-Vaniglia- rispose Chuuya sedendosi sul sofà in salotto.

Completate le infusioni, Dazai portò il tè alla vaniglia a Chuuya, sedendosi affianco a lui per assaporare il suo tè pesca e arancia.
Chuuya soffiò piano la bollente superficie del liquido, sorseggiando l’infuso.

-Avete risolto tutto in Agenzia? –
Dazai appoggiò la tazzina sul tavolino da tè dicendo –Si, non posso scendere nei dettagli ma si, tutto sistemato.
Il presidente intende esporre il vaso di Ra dove lo aveva esposto Okamoto inizialmente-
-E … Okamoto e il complice? – chiese Chuuya.
-In galera- rispose lui.
-L’avete rischiata bella- disse il mafioso- Per fortuna ti sei accorto che quel vaso era un falso-
-Ah sì, mi ricordavo a grandi linee cosa ci aveva spiegato Mori anni fa ma, per essere sicuro, mentre Atsushi stava piagnucolando ai miei piedi ho afferrato un coccio per studiarne i disegni.
E in quel momento si è dissolto tra le mie dita- spiegò Dazai –Segno che era stato creato da un dotato di abilità soprannaturali-
-Tz, il solito fortunato- commentò Chuuya –Però … non penso che sei venuto qui per sbandierarmi in faccia il tuo successo, Dazai-

Il detective appoggiò la schiena suo soffici cuscini del divano di Chuuya -Um, hai ragione-
Prima che potesse parlare, Dazai avvertì un movimento d’aria, e si ritrovò ben presto Chuuya a cavalcioni su di lui.
Si chinò, baciandogli le labbra, permettendo al detective di far scorrere le braccia lungo la sua schiena.
-Oh … come siamo audaci- ridacchiò Dazai.
-Se Ane-san mi vedesse mi farebbe a fettine- commentò Chuuya.
-Nah, non ti torcerebbe un capello; piuttosto sarei io quello che correrebbe rischi- disse Dazai, notando poi la strana espressione apparsa sul volto dell’esecutivo.
Guance rosse, i denti mordicchiavano nervosi il labbro inferiore e, quando finalmente Chuuya aprì bocca, disse –Tsuki ga kir- kirei-

Dazai sgranò gli occhi sorpreso, tutte le tapparelle erano chiuse, impedendo la visione della luna.
Chuuya lo guardò nuovamente sussurrando –Non trovi? –
Dazai sospirò, appoggiando la fronte su quella di Chuuya, ammettendo –Si, lo è-
Accarezzò la sua guancia tornando a baciarlo, dimenticando le tazze di tè ormai fredde.
   
 
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