3. Natali
Non so quanti anni io abbia. Non li ho mai
davvero contati.
Non mi è mai importato di contarli, forse
per il semplice fatto che il conteggio in sé lo si esegue nell’ottica di un
qualcosa che finirà, di un qualcosa di conclusivo.
Gli esseri umani, ad esempio,
contano i propri anni e festeggiano gli stessi perché sono creature finite per
natura intrinseca. O forse semplicemente perché sono così ossessivi da dover
tenere tutto sotto controllo e avere una spiegazione ad ogni cosa. Più o
meno…
Io non ho mai sofferto di queste paranoie,
di queste ridicole psicosi.
Il tempo, a me, non da noie. Il suo
scorrere non intacca quello che è il mio compito e la mia natura.
Pensavo sarebbe stato così per sempre.
Ora so che nulla è eterno, a questo mondo.
Nulla è immutabile. Credo che sia quello che gli esseri umani chiamano
il senno di poi. O forse evoluzione…
Hanno iniziato a contare per me più di 400
anni fa, più o meno. Non lo so. Non ricordo. All’epoca non m’interessava.
Mi hanno dato un nome, mi hanno dato
un’età. E li ho lasciati fare. Ricordate? Le stupide paranoie umane.
Ho dato loro ciò che chiedevano, ciò
di cui necessitavano. Li ho lasciati proliferare con disinteresse.
A pensarci ora forse non avrei dovuto
essere così ospitale. Forse le cose si sarebbero risolte prima, o forse
addirittura non sarebbero mai nemmeno iniziate.
Non so se esista un modo per spiegarla a
parole: la viscida sensazione di migliaia di persone che ti scorrono dentro,
occupando tutto lo spazio possibile, esistente, con grida e lamenti incomprensibili.
E sai che non sono tue, che non ti appartengono, che appartengono a
qualcun altro, ma di te hanno fatto una dimora non voluta e non scelta.
È qualcosa di destabilizzante, una volta che
se ne prende coscienza. Ingloba ogni cosa, toglie ogni cosa, inibisce
ogni altra cosa. Potrei dare la definizione di rivoltante.
Non ho avuto modo di scamparvi, a questo destino.
Mi hanno dato un’età.
Mi hanno dato un
nome.
Mi hanno dato
uno scopo.
Allora ho capito che non avrei dovuto
essere così ospitale.
E ho provato disgusto.
Tutte quelle persone… Tutte quelle nuove
vite che erano germogliate e che crescevano anche grazie a me… Tutto quello che
ogni giorno potevo osservare…
Tutto sarebbe finito. Tutti sarebbero
diventati un fiume di anime senza più un’esistenza propria, una coscienza
singola, un’identità a cui aggrapparsi.
Non so se sia questo ciò che gli esseri
umani chiamano amore materno, ma non mi viene in mente paragone più
calzante per descrivere la disperazione della comprensione e il rimorso per la
mancata protezione.
Avrei voluto fare qualcosa, in un raptus
momentaneo. Avrei voluto cambiare qualcosa.
Ma non sapevo cosa. E ho stretto le
redini della mia natura ipocrita: immobilità.
Poi, chissà quando e quanto tempo dopo la
mia presa di coscienza, sono arrivati loro.
Come fiori spuntati dal cemento, prima Lui
e poi Lei.
Esistente al limite, provate fin dall’infanzia
dalle regole impietose della vita, che si sono trovate e allacciate.
Cresciuti insieme, tra sogni e disillusioni,
tra affetto nascosto e un acerbo amore poi sbocciato.
Li ho seguiti, con avidità. Anche loro
come tutti quelli che li avevano preceduti si sono nutriti di quanto
avevo da offrire. Ma invece si sorpassare questo dono con disinteresse
ne hanno fatto una ragione per vivere e un sogno per poter morire.
Invece di dare a me uno scopo, hanno
fatto di me e delle mie genti il loro scopo.
E grazie a loro ho capito che la mia natura
non era l’immobilità. No, non c’era mai stata immobilità.
Ho dato loro i natali.
E un giorno, piccoli esseri umani, quando
giungerà la vostra ora, vi riaccoglierò nel mio grembo.
Insieme.
Così come da quando avete camminato su di
me, così come quando vi stenderete dentro di me.
Gli esseri umani dicono “che la
terra ti sia lieve” quando perdono qualcuno. E io voglio essere la più lieve
delle terre.
Prima che quel giorno avvenga, tuttavia,
voglio dare i natali anche a ciò che genererete.
Angolino
dell’Autrice (più o meno):
Ok…
Ehm Ehm… Diciamo che mi rendo perfettamente conto
della necessità di dare spiegazioni. Vi racconto solo questo piccolo aneddoto
prima, perché secondo me rende bene l’idea di COSA mi sono imbarcata a fare xD Il mio migliore amico, il primo a leggere sempre ciò che
scrivo, un po’ per affetto un po’ perché non me le manda a dire e quindi mi
fido ciecamente del suo giudizio, mi ha detto questo: “se scrivessi sotto
effetto di LSD forse, forse, potrei giustificare cosa ti frulla nella testa!”.
Ora
spiegazioni. Questa one-shot è assurda, astrusa e incomprensibile per molti
versi. Volevo che lo fosse, in realtà, ma allo stesso tempo mi sono divertita a
spargere indizi sul/sulla protagonista che è (rullo di tamburi grazie):
AMESTRIS!
Vabbè,
finisco le spiegazioni e poi mi vado a rintanare nel mio angolino. Promesso xD
I
400 anni sono ovviamente indicativi. Sappiamo, da fonti ufficiali (sempre sia
lodata Wikipedia), che la data di nascita di Hohemhein
è il 17 settembre 1464, per cui se i conti sono esatti
dovrebbe avere 450/451 anni quando Bortherhood si
ambienta. Sappiamo inoltre (episodio 35 dell’anime) che il primo grosso
spargimento di sangue ad Amestris risale al 1588. I conti
più o meno tornano insomma.
La “viscida sensazione di migliaia di persone
che ti scorrono dentro” è ovviamente un riferimento alla Pietra Filosofale
che viene fatta appunto scorrere sotto la terra, e che di fondo non sono che le
anime degli abitanti di Xerxes. Il termine inibisce
fa anche riferimento a questo concetto, che è spiegato dallo stesso Hohemhein all’interno dell’anime a Mei.
Precisazione forse inutile: ovviamente
NATALI non è inteso come la festa, ma come la terra che da i natali (bello che mi
ricordo ancora qualcosa di letteratura dopo tutti questi anni xD).
L’ultima frase può essere intesa a
piacimento. Ho lasciato spazio alla fantasia. Potete prenderla come dare i
natali ad uno Stato diverso, a nuove idee o magari anche a qualcuno.
Roy e Riza in questa
one-shot non vengono propriamente intesi come coppia, passatemi il
termine dai. Ho voluto puntare su un aspetto diverso, romantico ma non
romantico. Vabbè, se non lo so spiegare nemmeno io siamo proprio in regola dai xD
Prima di chiudere il papiro (ancora un po’
più lungo della storia in sé) un ringraziamento speciale a RedLolly,
i cui commenti e messaggi leggo davvero volentieri dato che non ti fermi mai
alla superficie ma riesci a scavare proprio nei punti che cerco di mettere in
evidenza e mi dai anche nuovi spunti di riflessione.
Ora me la filo che sennò mi trucidate qui xD
A presto.
ByeBye
LadyBlueSky