Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Red Saintia    01/07/2021    10 recensioni
Anche se è difficile immaginarlo, impossibile sapere come sarà, imprevedibile capirne i vari percorsi... il futuro arriva per tutti. Anche quando il presente incombe come un macigno pronto a schiacciarci a terra, ci sarà sempre un domani nuovo, diverso, migliore. Perché il dolore anestetizza cuore e sentimenti, inaridisce l'anima e spegne le speranze. Ma come tutte le cose di questo mondo pian piano passa, e resta solo un silenzioso compagno con il quale si riesce pacificamente a convivere.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La tiepida e piacevole giornata rendeva sopportabile anche il duro allenamento incentivando un certo ottimismo generale che si avvertiva nell'aria.

Levi si trattenne per un po' ad osservarli da lontano senza farsi vedere. Erano cresciuti bene, nonostante le battaglie, i pericoli e il dolore che si portavano dentro. Erano ragazzi forti e tenaci. Un improvviso moto d'orgoglio lo investì in pieno, dandogli la forza di richiamarli sugli attenti per parlare loro.

"Ascoltatemi bene, prima dell'ora di pranzo vi voglio tutti presenti, allineati e con le orecchie spalancate fuori la sala mensa. Il comandante Zoe deve mettervi al corrente su alcune importanti novità, quindi esigo la massima attenzione da parte di tutti."

"Sissignore!" fu l'unanime risposta. Anche se al suo sguardo attento non sfuggì la lieve agitazione che balenò negli occhi di Mikasa.

In quel momento anche Armin raggiunse il gruppo, che cominciava a parlottare sommessamente su quali potessero essere queste urgenti novità. "Dì la verità... tu ne sai qualcosa Armin?" chiese Connie.

Sapevano ormai che lui collaborava a stretto contatto con il comandante e credevano potesse sapere qualcosa in più di loro. "Niente di preciso a dire il vero, però..." abbassò lo sguardo incerto se esporre i suoi dubbi.

"Avanti parla, dobbiamo pregarti adesso?" lo incalzò Jean.

"Ho notato che negli ultimi giorni il comandante Zoe ha ricevuto parecchia posta. Doveva essere qualcosa d'importante perché ogni volta si chiudeva nel suo ufficio non lasciando entrare nessuno. Se poi teniamo conto che nell'ultimo periodo stanno insistendo con l'addestramento anche con le nuove reclute. Mi verrebbe da supporre, beh... che molto probabilmente potessero essere notizie..."

"Eren!" non aveva bisogno di conferme né supposizioni, lo sentiva dentro, lo avvertiva con ogni fibra del suo corpo. Si mosse senza neanche pensarci, non avrebbe aspettato oltre. Non le interessavano discorsi o comunicazioni ufficiali, sarebbe andata a prendersi le risposte che cercava personalmente e subito.

"Aspetta Mikasa dove vai..." ma le parole di Armin si erano già perse prima ancora che lei potesse sentirle.

La ragazza era già dentro la baita in direzione dell'ufficio occupato dal comandante Hanji. "Dove credi di andare Ackerman." la sua voce gli arrivò perentoria ancora prima di trovarselo davanti che le bloccava il passaggio.

"Mi lasci passare capitano!" provò ad evitarlo, ma lui si mosse più veloce.

"Aspetterai le comunicazioni ufficiali come tutti gli altri ragazzina... qui non si fanno preferenze." le intimò.

"Voglio vedere la signorina Hanji. Si tolga dai piedi!" il tono divenne impellente e rabbioso.

"Il comandante è impegnato. Torna al tuo posto e rispetta il mio ordine." Era una sfida di sguardi stavolta, nella quale nessuno dei due era disposto a perdere.

"Adesso ne ho abbastanza..." la mano si chiuse a pugno pronta a scattare se non fosse stato per il repentino intervento di Jean che la bloccò sul posto. Tutti avevano capito le sue intenzioni e le erano corsi dietro.

"Che diavolo pensi di fare, vuoi beccarti una settimana di prigione."

"Lasciami Jean... stavolta giuro che gli spacco la faccia!" continuava a dimenarsi talmente tanto che persino Connie dovette intervenire. Levi invece non mosse un muscolo godendosi la scena con totale indifferenza.

"Si può sapere che diamine sta succedendo qui fuori?" il baccano creato da quello scontro verbale aveva richiamato l'attenzione di Hanji.

"Niente di che... la solita ragazzina scontrosa e irruenta che vuole fare di testa sua." rispose ironico.

"Giuro che ti faccio ingoiare la lingua Levi!" era la prima volta che si rivolgeva a lui in modo così sfacciatamente confidenziale e in presenza di altre persone. La cosa gli provocò sensazioni contrastanti che non seppe spiegarsi.

"Mikasa basta ti prego, se ci puniscono salteremo il pranzo." intervenne Sasha con aria disperata.

Hanji si portò una mano alla testa sospirando. "Non c'è niente da fare non cambiarete mai... avanti entrate nel mio ufficio e smettetela di fare baccano. Vorrà dire che con voi parlerò in via confidenziale."

A quelle parole Jean e Connie tirarono un sospiro di sollievo, ormai non riuscivano più a tenere ferma Mikasa, che sembrò darsi pace non appena ottenuto ciò che voleva. I ragazzi entrarono nell'ufficio del comandante, l'ultima invece fu proprio lei, che non riuscì a trattenersi dallo spingere energicamente Levi prima di dargli le spalle.

Ne aveva già la certezza, ma quella fu un'ulteriore conferma. Tra loro non ci sarebbe mai stata possibilità di dialogo.

 

                                                                                                                                ***


Aveva ascoltato tutto, ogni singola parola, ogni sguardo, incertezza o inflessione della voce. Qualsiasi movimento, esitazione o dubbio che potesse mostrare Hanji Zoe. Aveva fotografato ogni istante di quella conversazione archiviandolo nella sua mente per poterci rimuginare con calma e in solitudine in un secondo momento. 
Quando il suo cuore avrebbe riacquistato un ritmo regolare e lei sarebbe tornata a respirare. Aveva comunque partecipato composta e in riga insieme agli altri soldati anche alla riunione in programma quel giorno, valutando le parole di Hanji e notando se ci fossero omissioni o aggiunte rispetto a ciò che già sapeva.

Il succo del discorso non cambiava. Eren si era infiltrato a Marley per colpire la città dall'interno e adesso, anche se non in modo esplicito, chiedeva il loro supporto.

Levi non prese parte alla riunione privata nello studio del comandante, e si tenne a debita distanza anche durante l'incontro ufficiale. Ciò fece intuire a Mikasa, ma anche ai suoi compagni, che il capitano fosse in disaccordo con la sua vecchia compagna d'armi su come agire in quella situazione.

Quella giornata doveva essere un punto di svolta per Mikasa, una sorta di risveglio interno, di reazione al suo stato di torpore e isolamento. In un certo senso il cambiamento c'era stato, anche se nuovi problemi si stagliavano all'orizzonte di una città lontana. Una città che non aveva nessuna intenzione di accettarli né di dialogare con loro. E allora sarebbero stati colpiti nel cuore stesso di quella fortezza nella quale si erano rintanati, all'ombra di quella verità assoluta che credevano di conoscere.


Non c'era verso di dormire neppure quella notte, tutti i suoi buoni propositi erano andati in fumo. Era inquieta, ansiosa, febbrile. Scattava ad ogni minimo rumore, se poi osava pensare al fatto che Eren potesse avere bisogno di lei da così tanta distanza un dolore fisico la immobilizzava all'istante.

Si rivestì in fretta non badando troppo al suo aspetto. La torretta di guardia era sempre lì vuota e silente quasi come se la stesse aspettando. La raggiunse in silenzio camminando a piedi nudi per evitare qualsiasi tipo di rumore. Si ranicchiò a terra stringendo le braccia attorno alle ginocchia. Voleva piangere... ne sentiva un'esigenza impellente. Poi d'improvviso si accorse di non capire il reale motivo dell'urgenza di quel pianto. Non sapeva se essere felice del fatto che Eren stesse bene o spaventata nel non comprendere quali fossero le sue reali intenzioni.

Portò entrambe le mani alla testa, come se quel gesto potesse impedirle di pensare. Cosa avrebbe deciso il comandante Hanji? Lo avrebbero realmente aiutato? E se davvero così fosse stato, lei fin dove si sarebbe spinta per lui? 
Una serie di domande che si aggiungevano a quelle che ormai già da tempo non trovavano risposta.

 

"Non c'è proprio verso di tenerti chiusa in camera vero Ackerman? Dovrò seriamente pensare ad una punizione per questa tua ostinata indisciplina."

Un leggero tremore misto a rabbia le percosse il corpo. Pensava di non avere le forze necessarie per affrontarlo, ma si sbagliava. Si alzò di scatto, come un animale pronto ad attaccare. "Mi punisca pure capitano, può anche schernirmi e deridermi, credermi una debole ragazzina sentimentale. Ma niente, niente di ciò che potrà fare o dire cambierà il fatto che io rimarrò sempre al fianco di Eren!"

Levi bevve un altro sorso del tè che aveva tra le mani. Sollevò lo sguardo puntandolo in quello risoluto di Mikasa. "Se hai già trovato le risposte che cercavi è inutile che passi un'altra notte in bianco qui fuori." le disse, lasciandola completamente spiazzata.

"Cosa? Ma tu... tu come fai a..." avrebbe voluto concludere una frase che avesse senso, che potesse chiarire quel dubbio che ormai si era radicato in lei già da tempo. Ma Levi non sembrava interessato ad ascoltarla né a darle spiegazioni. Perché lui riusciva ad intuire qualsiasi cosa lei pensasse? Era così prevedibile, oppure c'era dell'altro? Aveva ormai compreso che portare il cognome Ackerman implicava avere delle doti fuori dal comune. Eppure... perché proprio lui doveva avere una connessione così diretta con lei, quella stranezza la metteva a disagio.

"Aspetta fermati..." cercò di richiamare la sua attenzione.

Levi si fermò, solo per voltarsi appena e lanciarle una piccola bisaccia che lei afferrò al volo nonostante l'avesse vista piombarle addosso all'ultimo minuto. "Se proprio vuoi passare la notte qui fuori dovrai scaldarti in qualche modo. Non aspettarti chissà cosa, ovviamente dentro c'è del tè."

Mikasa osservò le sue mani che in effetti cominciavano a riscaldarsi al contatto con il tepore di quella bevanda. Non seppe perché, ma le parole fluirono da sole fuori dalla sua bocca prima ancora che lei potesse realizzare cosa stesse dicendo. 
"Io... io, mi sento così confusa. Ho talmente tante domande che mi ronzano in testa che mi sembra di impazzire. Non posso permettermi di prendere una decisione sbagliata, non adesso." disse tutto d'un fiato.

"Dì un po'... dai già per scontato che correremo in aiuto del tuo amichetto?"

Mikasa non rispose, si limitò a piantare i suoi occhi grigi in quelli di lui, e Levi capì. Capì che a prescindere dalla decisione di Hanji lei sarebbe corsa da lui, nonostante sapesse che con ogni probabilità il suo fosse un errore si sarebbe anche dannata l'anima pur di restargli accanto. Si accorse, mai come in quel momento, che l'ostinazione di quella ragazza l'avrebbe condotta presto o tardi ad un punto di non ritorno.

"So che non ti interessa ma ti dirò ugualmente come la penso. Credo che qualunque cosa decideremo di fare non verrà fuori nulla di buono. Ma d'altronde... restare con le mani in mano non è una soluzione. Non mi fido dei marleyani, soprattutto di quelli che adesso si spacciano per nostri amici. Non mi fido di Zeke, e se vuoi saperlo non mi fido neanche di Eren." quella era una verità che conosceva, eppure sentirla in modo così diretto fece più male di quel che credeva.

"Loro hanno portato la guerra a Paradis, si ostinano a vederci come nemici e vogliono sterminare la nostra razza dal primo all'ultimo. Non possiamo restare a guardare."

"E tu pensi che rispondere al fuoco con il fuoco possa servire a spiegare le nostre ragioni?"

"Abbiamo provato a spiegarci, ad aprirci e farci conoscere. Ma l'odio e la diffidenza è troppo radicato in loro." Non credeva di potersi sentire così triste davanti a quell' evidenza.

"Quindi andiamo a sparargli addosso. È questa in sostanza la soluzione di Jeager, e tu approvi questa cosa?"

"Non ho detto questo. Però..." come avrebbe dovuto concludere la frase, non sapeva davvero. Levi la tolse da quell'imbarazzo.

"Però... anche se sai che Eren sta commettendo una stronzata tu lo appoggerai, perché lui è il tuo amico speciale, giusto?" sottolineò quell'affermazione con evidente sarcasmo e una buona dose di rabbia.

Non se la sentì di smentirlo, tanto sapeva che non le avrebbe mai creduto. "Sì, è così." rispose, senza però avere il coraggio di sostenere il suo sguardo.

"Allora è come ho detto io, hai già le risposte che ti occorrono, non serve che ti struggi tanto. In quanto a me farò ciò che ho sempre fatto, eseguirò gli ordini del comandante. Riguardo a Zeke i miei propositi non cambiano, lui è una mia preda, diciamo... che sarò paziente." Mikasa sapeva bene che quella era l'unica certezza che in quel momento avesse Levi.

"Alla fine sembra che in qualunque modo andranno le cose non avremo scelta."

Si soffermò ad osservarla con più attenzione, aveva l'aria stanca e una tristezza perenne che le solcava gli occhi ormai velati da una costante malinconia. La forza e la caparbietà della ragazzina di un tempo avevano lasciato il posto alla consapevolezza di una giovane donna ormai certa che presto tutto sarebbe irrimediabilmente cambiato. Se fosse stata in grado di sopravvivere a quel cambiamento poteva saperlo solo lei.

"C'è sempre una scelta Mikasa, in ogni pensiero che abbiamo o azione che compiamo. La vera sfida sta nel non avere rimpianti. Però... qualunque cosa tu decida di fare ti chiedo solo una cosa..." si prese qualche istante per riflettere se continuare o meno, poi concluse "... cerca di non farti ammazzare."

D'improvviso calò un silenzio quasi irreale ovattato da quelle parole che potevano avere mille significati e nessuno in particolare. Era una strana sensazione sapere che per  qualche strano e assurdo motivo Levi si preoccupasse per lei.

Ma in fondo sapeva che il capitano si era legato, a modo suo, alla nuova squadra. Quella era una sottile consapevolezza che tutti loro avevano. Le parole che aveva rivolto a Mikasa quella sera avevano tracciato una linea invisibile che andava scavando sempre più a fondo dentro di lei.

Possibile che la persona più scontrosa e diffidente che avesse mai conosciuto sapesse sondare il suo animo così bene da renderla vulnerabile ai suoi occhi. Lei... che difficilmente esprimeva apertamente le sue emozioni, che non conosceva paura né pietà finchè non veniva messa di fronte ai suoi stessi sentimenti. Levi aveva capito tutto, senza porle nessuna domanda. L'unica palese verità era che colui che rappresentava la fonte della sua forza e del suo spirito combattivo era la principale delle sue debolezze.




Ci siamo... la decisione sembra presa e il Corpo di Ricerca si appresta ad invadere Marley. Ciò che avverrà in quel frangente lo sappiamo fin troppo bene, ecco perchè non verrà menzionato. Mi soffermerò sugli ultimi preparativi e sui dubbi che accompagnano i nostri protagonisti prima di questa battaglia, e poi...
Beh, su quello che poi accadrà è ancora prematuro parlarne. Darò qualche piccola anticipazione la prossima settimana. Grazie di cuore a tutti per la vostra presenza.

 

   
 
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