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Autore: Greenleaf    03/07/2021    3 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18
 
 
Tra le colline buie e le fronde degli alberi che si muovevano agitate dal vento, Legolas vide avanzare due figure. Appoggiò il suo arco a terra, aguzzando la vista per studiare meglio la sagoma sfocata che si avvicinava sempre più. I suoi capelli biondi ondeggiarono insieme al suo mantello. Non si trattava di orchi. Assunse un’espressione seria, muovendo qualche passo in direzione della pianura. Si fermò davanti ad un tronco, lasciando che la pioggia bagnasse il suo viso ed i suoi vestiti verdi.
 
“Aragorn!” esclamò sorpreso vedendo l’amico galoppare nella sua direzione. Sembrava spossato, reduce da un brutto scontro. I suoi occhi erano semiaperti e la sua testa penzolava da un lato all’altro. Si accorse presto che non era l’amico a dirigere i passi del cavallo, bensì qualcuno che lui riconobbe subito.
 
Eldihen proseguiva guardando l’erba a terra, era spaesata e teneva Aragorn dal busto, mentre con l’altra mano stringeva le briglie a Brego, chiedendosi dove sarebbe dovuta andare e come avrebbe fatto a trovare i suoi amici, temendo che altri orchi si trovassero dietro di loro. Voltò il viso angosciata. E pensare che mesi fa, lei sarebbe fuggita di fronte ad ipotetica minaccia.
 
L’uomo si appoggiò alle spalle di Eldihen osservandola mentre girava la testa da una parte all’altra, proseguiva adagio, per non affaticarlo, facendosi quasi da cuscino.
 
“Sen i vad fael (Questa è la strada giusta)” bisbigliò Aragorn leccando le goccioline che scendevano dal suo naso. Era parecchio provato, la testa gli faceva troppo male per prendere le redini del destriero e condurre Eldihen al sicuro. Aveva ricevuto un colpo alla fronte, ancora sentiva la ferita pulsare. Era indolenzito.
 
“Darthon mae? (Stai bene?)” l’elfa preoccupata lo strinse maggiormente, notando la sua espressione contratta dal dolore.
 
“Uuma dela (Non preoccuparti)” sorrise anche se con rammarico, sentendo il corpo del cavallo sotto le gambe. Anche Brego era stato ferito, ma ugualmente camminava su quei sentieri, obbedendo agli ordini di Eldihen che, comprendendo il dolore dell’animale aveva deciso di avanzare lentamente, accarezzandogli di tanto in tanto la criniera scura.
 
Un tuono echeggiò alto nel cielo. Arrivò alle orecchie di Legolas che si era incamminato in direzione dei due compagni. Eldihen lo raggiunse prima delle sue aspettative, bloccandolo di fronte alle radici di un albero.
 
 Sentiva le spalle affaticate dallo sforzo ed un peso insopportabile al petto, per non parlare del senso di smarrimento che l’aveva confusa agitandola ancora di più, senza motivo. Portò il suo sguardo in avanti, speranzosa di aver raggiunto la sua meta . Quando incrociò gli occhi di Legolas sotto la fredda pioggia, sentì chiaramente il suo cuore scaldarsi e battere ad un ritmo veloce, era proprio lì, fermo vicino ai cespugli, ricambiava il suo sguardo, assumendo una postura posata. Dimenticò la discussione avvenuta quel pomeriggio, proseguendo con contentezza. Gli occhi dell’elfo avevano spazzato dal suo cuore ogni sofferenza. Superò definitivamente la radura e raggiunto Legolas tirò le redini al cavallo. Brego si fermò, facendo spalancare gli occhi ad Aragorn che non si era reso conto di essere arrivato.
 
“Cosa ci fate qui?” chiese avvicinandosi. Strinse la criniera del cavallo, guardando Eldihen con interesse. Aragorn si sollevò dalla spalla della ragazza, drizzandosi sulla schiena, ed anche se era stanco non lo diede a vedere, concedendo un lungo sguardo al suo amico.
 
“Siete spariti, potremmo chiedere lo stesso a voi!” Esaminò il volto curioso di Legolas, le sue sopracciglia dritte, e gli occhi dubbiosi che si posarono su Eldihen per poi tornare velocemente ad Aragorn.
 
“Perché hai del sangue sul viso?” notò il piccolo taglio sulla fronte, allungando una mano nella sua direzione per aiutarlo a scendere da cavallo.
 
“Sono… caduto” appoggiò i piedi a terra piegandosi su Legolas. Preferì non rivelare lo scontro di poco prima, per paura di agitarlo e farlo innervosire. Si sostenne un altro po’ al braccio dell’elfo, in seguito si spostò, posando un braccio intorno al collo del cavallo, che aveva chinato la testa per sorreggerlo.
 
“Eldihen!” Legolas si era avvicinato alla ragazza aprendo le braccia per permetterle di stringersi a lui. Rimase sorpreso nel notare le macchie sul suo vestito.
 
 La ragazza comprese la sua preoccupazione da una semplice occhiata. Cinse le braccia dietro al suo collo, scivolando dalla sella di cuoio. Fece per appoggiare i piedi a terra ma Legolas con estrema preoccupazione la sollevò dalle ginocchia, stringendola tra le braccia. Eldihen lo guardò sorpresa. Era serio e con gli occhi pareva domandarle dell’accaduto.
 
 “Dimmi perché sei sporca di sangue” disse lasciandola dopo qualche istante.
 
Eldihen trovò sostegno nella mano aperta dell’elfo. Strinse i suoi manicotti di ferro, sfregandosi gli occhi. Era molto stanca, non riuscì a ricambiare lo sguardo di Legolas, così poggiò la fronte al suo torace, sorridendo quando lui l’accolse senza tante cerimonie, fermando il suo braccio dietro la sua schiena.
 
“Non devi preoccuparti per me. E’ Aragorn a star male!” asserì alzando il mento per guardarlo. In realtà anche lei si sentiva indolenzita, le parve che la spada avesse risucchiato parte della sua energia, ed anche se era improbabile, pensò fosse così. Affaticata tornò ad appoggiarsi al torace di Legolas che la guardava con perplessità, alzando ed abbassando gli occhi continuamente su lei ed Aragorn.
 
“Sto bene!” tranquillizzò immediatamente l’amico riuscendo a reggersi in piedi da solo. Passò le mani tra i capelli mossi, tamponando il sangue sulla fronte. Chiuse le palpebre per poi riaprirle velocemente, trovando lo sguardo insicuro di Legolas che sembrava dirgli che non era convinto di quelle parole ”Eowyn?” domandò lanciando uno sguardo ai rami intrecciati e, al bagliore che illuminava il terreno e gli alberelli. Gli sembrò un fuoco. Sì, doveva trattarsi di un fuoco, ma dov’era stato acceso? Sotto la pioggia si sarebbe spento immediatamente.
 
“Lei e gli altri hanno trovato riparo dentro un tronco. E’ proprio il secondo della fila” spiegò allungando un braccio, senza allontanare da sé Eldihen “Aragorn sei sicuro di sentirti bene?” domandò con una nota di preoccupazione guardandolo dritto negli occhi.
 
“Rimani sereno ho passato di peggio” annuì assumendo un’espressione seria “Meglio che raggiunga gli altri, parleremo lì” disse esausto, desiderò sdraiarsi a terra e riscaldarsi un po’ prima di proseguire. La pioggia era meno forte di prima, il vero problema era il vento che si spostava fischiando “Andiamo?” domandò guardando Legolas ed Eldihen.
 
La ragazza lanciò un’occhiata veloce a Legolas, accarezzandogli il petto, anche lei desiderosa di riposarsi davanti al fuoco.
 
“Va pure, noi ti raggiungeremo a breve. Vorrei parlare un momento con Eldihen” confessò stupendo la ragazza.
 
“E va bene, ma non tardate” accettò la decisione di Legolas, guardando Eldihen con determinazione prima di voltarsi e seguire la luce calda del fuoco, riflessa sul prato e sui tronchi lì vicini. Li lasciò soli, sotto le nuvole e le gocce di acqua.
 
 Eldihen attese immobile che Legolas le parlasse, bloccando le sue dita sul suo petto. Dopo qualche istante l’elfo si girò per guardarla. Sembrava parecchio agitato, anche se la sua voce era tranquilla “Lo sai che non saresti dovuta venire qui!” non risultò un rimprovero per quanto volesse esserlo.
 
“Mi sono preoccupata, non mi hai detto nulla, perché?” trovò la forza di rialzare gli occhi, incrociando quelli di Legolas che si addolcirono dinanzi al suo volto.
 
“E’ stata un’emergenza” spiegò abbassandosi quel poco che bastava per intrecciare il suo respiro e sfiorare con uno zigomo la pelle chiara.
 
Eldihen chiuse le labbra, piegando il volto. Appoggiò nuovamente la testa sul petto di Legolas, accucciandosi come se avesse trovato un riparo sicuro, dove nessuno avrebbe potuto trovarla o minacciarla. Sentì le mani dell’elfo scorrere dietro la sua schiena, su e giù, fino a cingerle energicamente il torace. Il suo profumo era paradisiaco, chiuse gli occhi lasciandosi accarezzare dall’arciere, ne aveva bisogno.
 
“Mi sembri turbata, mi dici che è successo” parlò piano, comprendendo il suo stato d’animo. L’abbracciò, sperando di infonderle energia o restituirle il calore che provava ogni qual volta le sfiorava la pelle o annusava i suoi capelli “I tuoi vestiti sono sporchi”
 
“Sono sempre sporca” si spostò di poco per guardarlo in faccia, rimanendo senza fiato dinanzi la sua bocca ed i suoi occhi azzurri. Lo accarezzò distrattamente, pensando a quanto fosse bello rimanere con lui sola in quella radura, sotto la pioggia che le bagnava il viso “Mi sei mancato” confessò sentendo l’abbracciò di lui farsi più forte.
 
“Ci siamo visti questa mattina” alzò un sopracciglio esibendo il suo sorriso.
 
Aprì la bocca per parlargli, ma rimase ammutolita dinanzi agli occhi di Legolas, avvertendo una scossa di energia sotto la pelle e dentro al cuore, un brivido di piacere che la riprese dallo scontro dagli orchi. Legolas era premuroso, anche adesso che era preoccupato e la guardava come se ci fosse solo lei, percorrendo con gli occhi la pelle del suo viso. Eldihen impazziva per il suo sguardo, si sentiva speciale. Rimase incantata seguendo attentamente i movimenti delle sue pupille.
 
“Vuoi dirmi qualcosa?” chiese Legolas sapendo che stava per parlargli, non capì perché si fosse bloccata, forse aveva paura o forse era rimasta spiazzata dalla potenza dei suoi sentimenti.
 
“Si… ti amo” gli sussurrò bruciando le distanze. Gli sfiorò le labbra lentamente, anche se Legolas si lanciò per baciarla, completamente spiazzato da quelle parole e dal forte sentimento che gli si era acceso  nel petto quando le aveva ascoltate. Le gocce d’acqua caddero sui loro volti, sui capelli e sulle loro bocche che si stavano incontrando.
 
Legolas passò la lingua dentro la sua bocca, intensificando i suoi movimenti, fino a far perdere il fiato all’elfa che contraccambiava, stringendolo dai capelli. Si allontanò di poco udendo il rumore delle loro labbra che si cercavano ed il battito accelerato del suo cuore che bruciava sotto la pioggia.
 
La baciò delicatamente infine separandosi dalle sue labbra “ É la seconda volta che me lo dici” la baciò ancora spostandole i capelli dal volto.
 
“In realtà quando mi sei vicino lo penso sempre” posò le sue labbra sulla bocca di Legolas per cancellare ogni dolore affrontato e subito.
 
“E adesso mi vuoi distrarre per evitare di ricevere domande scomode?” chiese baciandola più e più volte, percependo la morbidezza della sua pelle sulle labbra.
 
“Ci sto riuscendo?”
 
“Odio ammetterlo, ma si” le sfiorò i fianchi, per poi baciarla sulla fronte “Ma non te la caverai così. Spiegami cos’è successo” era pacato mentre parlava. Il rumore della pioggia li distrasse per un momento. Eldihen si leccò le labbra stringendo la sua mano.
 
“Aragorn è caduto ed anche il povero Brego si è fatto male” si voltò di poco verso il cavallo che si era accasciato a terra con gli occhi chiusi.
 
“Eldihen” la richiamò dolcemente Legolas, guardandola intensamente. Sapeva che c’era altro.
 
“E va bene, ma prometti di non arrabbiarti?” si sostenne dalle braccia giunte dietro al suo collo.
 
Legolas annuì apparendo sereno in modo che l’elfa si confidasse senza tralasciare nulla. Anche se lo nascondeva aveva notato che era tesa e, dal modo in cui l’aveva abbracciato appena si erano visti,  fu certo che fosse accaduto qualcosa di importante. Era stato un abbraccio significativo il loro, uno di quelli che avrebbero potuto ridare energia a chiunque si trovasse in difficoltà.
 
“Siamo stati attaccati da due orchi, Aragorn è caduto a terra insieme a Brego ed io sono riuscita ad affrontarli. Ho aiutato Aragorn riuscendo a raggiungervi. Ma non ti devi agitare, non ne hai motivo, è tutto passato e fortunatamente Aragorn si è ripreso, ha solo una botta in testa, nulla di più. Stiamo bene” quando vide gli occhi di Legolas incupirsi, Eldihen abbassò lo sguardo, passando le mani sulle braccia per scaldarsi un attimo e trovare la forza di confessare la vicenda. Seguì un silenzio glaciale. Mille furono i pensieri che l’agitarono e per paura di guardare il volto di Legolas non sollevò il viso, guardò i fili d’erba agitarsi come i suoi pensieri, percependo lo sguardo dell’elfo su di sé. Sapeva che lui era particolarmente attento a quel genere di cose, e si aspettava di essere rimproverata, di sentirsi dire che non avrebbe dovuto lasciare camera sua, ma Legolas la sorprese: passò una mano sui suoi capelli con sguardo preoccupato. Eldihen venne intrappolata dal mare nascosto dentro gli occhi dell’elfo. Era serio.
 
“Sarebbe potuta andare peggio” la sua voce era un misto tra l’inquieto e il sorpreso. Non si aspettava di vederla e tantomeno di ascoltare che erano stati aggrediti “Ma tutte a te capitano. L’importante e che stiate bene entrambi… perché tu stai bene, non è così?” domandò spostando la mano sul suo braccio. Sperò di non turbarla, ed anche se avrebbe tanto voluto riprenderla preferì rimanere in silenzio, ormai quel che era accaduto era accaduto, ma presto Eldihen sarebbe stata Gran Burrone e non avrebbe più corso rischi simili. Se ne era occupato di persona.
 
“Io sì, tranquillo, ma adesso andiamo dagli altri” gli sorrise trascinandolo dentro la boscaglia.
 
 
 
 
“Facciamo così, tu mi dai la birra a palazzo ed io ti darò metà dell’erba pipa che mi è rimasta” Gimli e Merry si trovavano vicino al fuoco, intenti a spartirsi ciò che era rimasto del bottino recuperato ad Isengard. Lo Hobbit era seduto comodamente davanti al fuoco, aveva tolto il gilet per il troppo caldo, ed anche se fuori pioveva, dentro al tronco si era creata una piacevole atmosfera.
 
“Ci sto, ma voglio anche  il maiale salato, ti vedo quando lo mangi non crederti furbo” alzò un dito dedicandogli un’allegra risata che rincuorò persino Eowyn che si trovava lontano.
 
“Ed allora tu mi devi dare il doppio delle birre”
 
“Ma guarda  tu, che pretese” si lamentò Gimli imbronciandosi di colpo.
 
“Prendere o lasciare” scrollò le spalle Merry esibendo un sorriso soddisfatto.
 
“E va bene… mh” sbuffò alzandosi da terra. Non riusciva a negarsi quel piccolo piacere, era ghiotto e già aveva l’aquilina in bocca.
 
“Sempre di cibo si parla quando ci sei tu” in quel momento entrò Eldihen insieme a Legolas, anche se quest’ultimo rimase dinanzi l’ingresso dell’albero con l’arco in mano.
 
Gimli sobbalzò a quelle parole girandosi completamente con un sorriso divertito. Era felice di vedere Eldihen, doveva ammettere che si era abituato alla sua presenza, sarebbe stato difficile separarsi da lei “E invece si parla sempre di pericolo quando arrivi tu, sei peggio dell’uragano” agitò il capo coprendosi con il mantello.
 
“Oh vedo che l’hai ripreso” Eldihen si avvicinò all’amico per sfiorare la stoffa morbida del mantello che l’aveva accompagnata per tutte le sue disavventure.
 
“Sì. Finalmente” orgoglioso si drizzò sulle spalle.
 
“Sai penso che la colpa non sia mia. Quel mantello porta sfortuna” disse con tono scherzoso.
 
“Il mantello?” gli occhi di Gimli si scaldarono sotto le fiamme del fuoco “Facile dare la colpa al mantello”
 
“Cosa stai insinuando Gimli?”
 
“Guarda da quando ce l’ho io è pulito e morbido, tocca!” le porse un lembo per assicurarsi della attendibilità delle sue parole.
 
“Ok hai ragione, va meglio rispetto a prima” sorrise divertita, incrociando per una frazione di secondi lo sguardo triste di Eowyn che appoggiata al fuoco la fissava. Abbassò il capo come scottata, stringendosi le ginocchia.
 
Eldihen appoggiò una mano sulla spalla di Gimli. Lui comprese la sua preoccupazione, vedendola avvicinarsi ad Eowyn con passi incerti.
 
Notandola inginocchiarsi proprio di fronte a lei, Eowyn si irrigidì, non rialzò gli occhi, né disse nulla, concentrandosi a guardare un punto impreciso a terra. Era leggermente infastidita dalla risposta che le aveva dato Eldihen a palazzo. Lei gli aveva proposto di andare a far visita a suo cugino ed Eldihen si era rifiutata scomparendo senza spiegazioni.
 
“Ehi” l’elfa la guardò con preoccupazione accarezzandole le mani fredde.
 
“Perché sei venuta?” chiese secca Eowyn  piegando il volto. I capelli biodi le coprirono le orecchie ricadendo come una tendina ordinata.
 
“Appena ho saputo che ti eri allontanata, sono subito corsa da te. Mi hai fatta preoccupare” ammise  stupendola. Vide Eowyn sollevare finalmente le palpebre nella sua direzione. Rimasero a fissarsi in silenzio. L’espressione di Eldihen era triste, si limitò a stringerle il braccio, in attesa di ascoltare ciò che aveva da dire.
 
“Strano. Mi è parso di capire che non avevi intenzione di venire, o almeno così hai detto a palazzo” cercò di moderarsi, nonostante fosse ferita. Guardò distrattamente Aragorn appoggiato di fronte a lei, vicino al fuoco. Legolas gli stava parlando, domandandogli della sua ferita, sembrava impensierito, lo notò dai gesti e degli sguardi profondi. Eowyn ascoltò passivamente i discorsi dei due, per poi tornare su Eldihen che era rimasta amareggiata dalla frase che aveva appena detto.
 
“Immaginavo che era per questo, ma non intendevo riferirmi a te, anche se ti potrà sembrare strano” spiegò  prendendole una mano tra le sue. I suoi occhi erano limpidi e sinceri “Legolas vuole che vada a Gran Burrone, quando mi hai proposto di uscire ero talmente agitata che ho finito per dirti quelle parole senza pensarle. Non volevo ferirti, sai che ci tengo e che ti seguirei dappertutto, credimi” abbassò gli angoli della bocca, corrugando le sopracciglia mentre le carezzava premurosamente la mano.
 
Eowyn considerò le parole di Eldihen ricordando la scena. In effetti l’elfo l’aveva seguita dentro il corridoio con aria ansiosa, sembrava toccato dal comportamento di Eldihen più di tutti i presenti. Lo doveva ammettere, le parole dell’amica parevano  avere fondamenta. Sospirò ascoltando il rumore della pioggia. Era stanca di sopportare la situazione creatasi tra lei ed Aragorn, tanto da aver pensato male della sua amica, senza nemmeno chiederle cosa fosse successo. Chiuse gli occhi “Non voglio che tu te ne vada” confessò triste pensando ai giorni senza Eldihen. Chi l’avrebbe ascoltata? A chi si sarebbe rivolta? Tremò sentendosi svuotata come se si fosse appena spenta una luce dentro al suo cuore. Non voleva lasciarla andare. Ogni altra cosa passò in secondo piano, si spogliò dei suoi pensieri aprendo gli occhi.
 
“Ed io non voglio lasciarti” comprese perfettamente le emozioni di Eowyn guardandola in viso. Anche lei si sentì infelice, ed anche se Gimli e Merry ridevano tranquillamente, non riuscì a distrarsi, pensando a tutto ciò che aveva passato insieme ad Eowyn. Lei rappresentava molto per Eldihen, era stata la sua forza in momenti difficili. Nella sua mente si susseguirono scene bellissime: dove loro due erano le protagoniste indiscusse. I suoi occhi divennero lucidi, avvertì un groppo in gola difficile da ignorare “Ti voglio bene” la vista le si appannò completamente. Le sue parole erano vere, sentite.
 
“Anch’io” una lacrima rigò la guancia fredda di Eowyn che frettolosamente si asciugò, aprendo le braccia per stringere Eldihen “Sei un’amica speciale. Scusami per aver dubitato di te” disse appoggiando il viso sulle sue spalle.
 
Eldihen l’accarezzò abbracciandola con forza “Non ti devi scusare” disse a bassa voce avvertendo il terreno freddo.
 
“Ero molto nervosa. Aragorn…” sussurrò il nome del ramingo alle orecchie di Eldihen coprendosi le labbra con una mano. Si allontanò dalla ragazza, inginocchiandosi di fronte a lei.
 
“Ti ha detto qualcosa?” chiese l’elfa roteando gli occhi per constatare che gli altri fossero distratti.
 
“No ma è un po’ distante…. Eldihen mi fa male” ammise nascondendosi nell’incavo del collo, tra i capelli e la clavicola.
 
“Immagino ma devi andare oltre Eowyn, meglio lasciarlo perdere” parlò dolcemente accarezzandole i capelli. Avrebbe tanto voluto vederla sorridere, Eowyn meritava un uomo che l’amasse e l’apprezzasse, lei era molto speciale.
 
“Lo so che dovrei” si bloccò, sapendo che Eldihen le stava donando dei consigli preziosi e lei avrebbe dovuto seguirli per evitare di rimanerci male, ma il suo cuore non voleva proprio darle ascolto “Mi sento affievolita, come un fiore calpestato” asserì tornando seria.
 
“Eowyn” la invitò a sollevare il viso, stringendola dalle spalle “Tu sei un fiore, questo è vero, ed è normale che tu ti senta così, so che significa, ma ciò non toglie nulla alla bella persona che sei. Sei perfetta, come una mattina di pallida primavera, debole e sfrontata allo stesso tempo. Solo in pochi potranno comprendere la bellezza del tuo animo, immergendosi nei tuoi occhi, e vada come vada, se sarà Aragorn o qualunque altro uomo, io ti auguro di trovare l’amore vero, colui che saprà apprezzare la tua bellezza fino in fondo, proprio come si fa quando arriva la primavera” parlò con il cuore in mano lasciando dei lunghi brividi all’amica, che mentre l’ascoltava  piangeva commossa dalla voce di Eldihen.
 
“Grazie Eldihen” le dedicò un sorriso sincero “Augurerei lo stesso a te, ma tu ce l’hai già il vero amore” indicò con un cenno del viso Legolas che si trovava dietro le sue spalle e fissava Eldihen incantato, distogliendo lo sguardo solo per osservare la pioggia che lentamente si stava attenuando.
 
Eldihen si imbarazzò sorridendo felicemente. Sapeva bene a chi si stesse riferendo Eowyn.
 
“Ti guarda come se tu fossi una stella”
 
“Mi guarda?” domandò sorpresa.
 
Ad Eowyn uscì una risatina leggera, quella domanda non le era nuova “E’ difficile trovarlo attento quando sei nelle vicinanze”
 
Sorrisero entrambe, felici di essersi chiarite. Eowyn si sentì sollevata, l’ansia che aveva precedentemente avvertito lasciò il posto alla gioia. Era piacevole trascorrere del tempo in compagnia di Eldihen, non avrebbe mai accettato l’idea di separarsi da lei, di non poterle più parlare. No, non poteva lasciarla.
 
Rimasero dentro l’albero per un’ora, il tempo necessario perché cessasse di piovere. Aragorn sembrava energico, come se non avesse subito alcun attacco. Si rialzò da terra guardando i compagni con interesse, fino a portare i suoi occhi su Eowyn ed Eldihen. Sarebbero dovuti tornare in fretta a palazzo per evitare di far preoccupare maggiormente Eomer e re Thèoden. Poteva immaginare che avessero compreso tutto, sicuramente le guardie avevano confessato ogni cosa, ma Aragorn si augurava di tornare il prima possibile, approfittando del lieve miglioramento fuori. Non pioveva più, ed anche se il cielo era cosparso di nuvole nere era meglio prendere i cavalli  e correre verso Edoras.
 
“Prendete le vostre cose e spegnete il fuoco perché è giunto il momento di partire” si affrettò a raccogliere il mantello che aveva lasciato a terra, sotto lo sguardo indagatore di Legolas che esaminava il prato fuori con l’arco in mano.
 
“Ti senti meglio Aragorn?” domandò in cerca degli occhi dell’amico.
 
“Certo” Aragorn sorrise flebilmente, muovendosi in direzione di Merry e Gimli che lentamente si stavano rivestendo sotto le fiamme del fuoco che difficilmente avrebbero spento. In realtà il nano era riluttante all’idea di mettersi in cammino, specie col freddo che veniva da fuori, fosse stato per lui sarebbe rimasto dentro il tronco, magari si sarebbe addormentato anche, rinunciando alla cena.
 
“Forza veloci, non vorrei che incominciasse a piovere di nuovo”  anche lui sarebbe voluto rimanere fermo, sentiva dei dolori in tutto il corpo, la testa gli faceva male e la piccola ferita sulla fronte gli pulsava. Calpestò  le piccole fiamme con il piede, fino a lasciare solo la brace ardente in mezzo alla cenere. Una nuvola si alzò intossicando Merry che rimasto vicino alla fonte di calore dovette chiudere gli occhi pieni di lacrime.
 
“Ehi, mi è arrivata in faccia” tossì, coprendosi la bocca con un pugno.
 
“Forza Merry” Aragorn gli diede una pacca sulle spalle allontanandolo dal punto in cui si trovava. Si voltò infine verso le ragazze, mostrando la sua espressione seria. Tamburellò le dita sulle gambe, era nervoso e più osservava il cielo farsi sempre più scuro, più sentiva la voglia di prendere i cavalli ed allontanarsi da  quella boscaglia “Signore, vi prego di fare uno sforzo ed alzarvi… a palazzo saranno sconcertati, manchiamo da un po’” piegò il volto per guardare Eowyn. La donna ricambiò il suo sguardo, era più forte di lei, Aragorn le smuoveva sensazioni bellissime, non era in grado di rimanere indifferente. Non ci sarebbe riuscita neanche sforzandosi.
 
“Andiamo Eowyn” Eldihen comprendendo appieno la preoccupazione di Aragorn, si rialzò velocemente ricomponendosi. Dovevano ritornare in modo che lui riposasse e abbassasse la guardia, aveva bisogno di tranquillità. Anche se si mostrava forte aveva avuto un brutto incidente, soltanto Eldihen sapeva ciò che aveva passato, non era stato bello vederlo steso a terra privo di sensi. A quel pensiero divenne triste. Schiuse la bocca respirando profondamente. Guardò Aragorn intimorita, chiedendosi delle sue reali condizioni. Ad ora vedeva solo una maschera di forza, ma sapeva bene che prima o poi sarebbe crollato anche lui, sapeva bene che stava soffrendo per Eowyn e che rimpiangeva i momenti persi con Arwen. Si chiese cos’avrebbe dovuto fare ed Aragorn intuendo i suoi tormenti le offrì uno sguardo carico di determinazione che riuscì a rincuorarla.
 
Ripresero i proprio oggetti. Gimli sistemò la sua armatura, tornando ad indossare il suo elmo e ad impugnare la sua ascia. Merry svelto riprese le cose sparse a terra, riponendoli nel suo zainetto, sbadigliò fino a sentire le lacrime agli occhi, era stanco ed affamato. Anche Eldihen ed Eowyn raggiunsero i loro compagni, pronti ad andarsene.
 
Il vento gelido costrinse Aragorn a coprirsi, dovette calarsi il cappuccio sulla testa prima di raggiungere l’esterno sotto gli occhi di Legolas e degli altri ragazzi che lo imitarono piombando nella buia radura, immersa dalla nebbia.
 
“Merry rimani vicino a me, cavalcheremo insieme” Eowyn trattene lo hobbit dall’avambraccio, assicurandosi che lui si voltasse per mostrargli la sua espressione affettuosa. Si stava affezionando al suo piccolo ospite, ed anche se quel pomeriggio l’aveva trascinato in quel posto, lo avrebbe portato indietro assicurandosi che tornasse a casa sano e salvo.
 
Aragorn sorrise fermandosi sulla radice di un albero lì vicino. Lanciò uno sguardo a Gimli che aveva iniziato a sbraitare  parole in Khuzdul, coprendosi col mantello come se fosse una coperta. La sua barba si gonfiò a causa dell’umidità, superò goffamente Legolas minacciandolo quando lo vide sorridere. Eldihen si trovava dietro Eowyn, appoggiata all’uscita della piccola cavità in legno. Il rumore dei ramoscelli spezzati sotto i piedi dei suoi compagni la deconcentrò dalle sue incertezze. Seguiva distrattamente il discorso di Merry, vedendolo avanzare verso il prato in compagnia della donna.
 
“Andiamo principino non hai sentito Aragorn!” spazientito il nano alzò la punta arrossata del suo naso. In realtà voleva sbrigarsi per raggiungere in fretta il suo letto caldo ed ammirare prima di dormire i capelli biondi di Galadriel. Ormai era un rito giornaliero, lo faceva sempre appena sveglio e prima di chiudere gli occhi.
 
“Gimli se per te va bene vorrei che Eldihen venisse insieme a me a cavallo” proferì serio in modo che il ramingo ascoltasse. Aragorn che fino a quel momento aveva osservato Eowyn e Merry, si voltò per annuire alla richiesta di Legolas. Non aveva nulla in contrario, poteva immaginare che l’elfo volesse stare un po’ con Eldihen, specie dopo il suo incidente.
 
“E va bene me ne farò una ragione, basta che ti muovi perché ho freddo e voglio tornare a palazzo” Tremò posando il suo piede su una grossa radice.
 
“Va con Aragorn” sorrise flebilmente vedendolo avvicinarsi al suo amico.
 
Eldihen si appoggiò totalmente al tronco per ammirare il corpo di Legolas, fino a fermarsi a guardare il suo viso. Doveva ammettere che era felice all’idea di cavalcare insieme a lui. Rimase in silenzio a fissarlo, anche dopo che i suoi amici li avevano lasciati indietro, senza preoccuparsi di raggiungerli o di avvicinarsi a Legolas, infondo le piaceva guardarlo e da quella postazione riusciva a fissarlo come preferiva.
 
“Che faccia seria” commentò Legolas incurvando gli angoli della bocca, lisciò il suo arco, muovendo dei passi verso lei. Si fermò su una spessa radice, abbassò il viso per incontrare i suoi occhi che erano tornati brillanti.
 
“Stavo pensando” ammise vedendolo sorridere incuriosito.
 
“A cosa?” curvò il viso ed i suoi capelli si posarono sul petto. Sembrava una statua, perfetta, senza difetti. L’armatura sulle spalle lo rendeva più muscoloso, suscitando un lieve formicolio al petto dell’elfa che lo contemplava, perdendosi nei dettagli che più amava di Legolas.
 
“A quanto io sia stata brava a salvare Aragorn” non volendo donargli alcuna soddisfazione Eldihen aprì fiera le spalle strizzandogli l’occhio, con un sorriso dipinto sulle labbra. Si avvicinò a lui timorosa, studiando il laccio sulla cintura di cuoio marrone.
 
“Sei stata fortunata” disse con tono irrisorio, provocando l’ira della ragazza che divenne rossa come un peperone.
 
“Brava, volevi dire brava, vero Legolas?” schioccò la lingua mutando espressione, le sue mani scesero sui fianchi, si portò in avanti con il busto, fino a sfiorare la veste dell’elfo.
 
Particolarmente divertito dal suo sguardo intimidatorio, se così si poteva definire, Legolas curvò maggiormente gli angoli della bocca, dedicandole un sorriso soddisfatto e divertito e, prima che lei potesse giudicarlo, si chinò per raggiungere con le labbra la sua fronte liscia. Adagiò la mano dietro la sua nuca, avvicinandola alla sua bocca, fino a sentire sotto le labbra la pelle calda della fanciulla. La baciò dolcemente, vendendola meno tesa, addolcita da quel gesto inaspettato.
 
Eldihen si appoggiò inevitabilmente sul torace di Legolas, chiudendo le palpebre per evitare che i capelli di lui gli entrassero negli occhi. Il profumo di quercia che lo contraddistingueva fece riaffiorare nella sua mente scene bellissime, indimenticabili. Sollevò le ciglia, contemplando ammaliata la pelle dell’elfo.
 
“Dai, continua a fare la brava e vieni con me” addentrò una mano tra i capelli sottili, spostandosi quel poco che bastava per guardarla in viso.
 
“Sono sempre brava” era felice insieme a lui, innamorata del suo carattere serio e dolce allo stesso tempo, consapevole di vivere la parte più intima di Legolas, quella che non faceva vedere ad altri. Con lei l’elfo era disarmato, non il guerriero letale che si presentava nel campo di battaglia, ma semplicemente l’elfo amichevole e saggio che si preoccupava degli altri più di se stesso. Eldihen amava la sua voce limpida, i suoi occhi. Alzò le palpebre lanciandogli uno sguardo pieno di sentimento che Legolas interpretò senza problemi,  passando la mano sulla sua spalla, per risponderle allo stesso modo.
 
Partirono sotto il cielo tempestoso. Arod era un ottimo cavallo da corsa, non che gli altri fossero da meno, ma Legolas sapeva gestirlo bene  facendolo muovere su sentieri irti e pericolosi. Aragorn e Gimli si trovavano dietro lui, mentre la dama bianca di Rohan galoppava a suo fianco, sembrava un’immagine dipinta su tela mentre stringeva il piccolo Merry, i suoi capelli ondeggiavano al vento come spighe di grano dorate. Eldihen la guardò stringendo le mani intorno al busto di Legolas per evitare di cadere a terra tra le pietre. Mentre si avvicinava a sentieri che riconobbe attigui ad Edoras, si chiese in che modo dovesse introdurre a Legolas le parole che Gandalf le aveva lasciato, di certo l’elfo non sarebbe stato felice di quella lettera, ma Eldihen lo avrebbe convito a cambiare idea sia sulla sua posizione, che sulla partenza verso Imladris. Rincuorata dai nuovi buoni propositi attese di raggiungere il palazzo, stringendosi di più a Legolas quando lui posò una mano sulle sue, assicurando meglio la sua presa sulla sua pancia.
 
 
 
 
Entrata in camera Eldihen gettò la spada sotto il letto, in modo che nessuno la notasse, si rialzò trattenendo con le dita due ciocche di capelli scuri. Si voltò per osservare la porta schiusa, intravedendo il tappeto rosso a terra. Da lì sarebbe entrato Legolas. Avevano parlato e lui le aveva detto di aspettarlo, giusto il tempo di discutere con Eomer e Aragorn e l’avrebbe raggiunta per parlare di un argomento abbastanza serio.
 
Sospirò pensando a cosa dovesse dirle,  non poteva trattarsi di Gran Burrone visto che avevano perso una mattinata a discutere. Si sedette sul letto adagiando le mani sulle coperte. Solo in quel momento si accorse del segno sulla mano e, completamente stupita si toccò, chiedendosi come mai adesso si era espanso. Strappò un lembo di lenzuolo per fasciarsi la pelle. Doveva stare attenta per non allarmare il suo elfo. Si sarebbe occupata in un secondo momento della mano. Abbassò la testa ed i capelli caddero disordinatamente sul materasso, serrò le palpebre respirando profondamente. Doveva rimanere serena ed approfittare del momento insieme. Era esausta e troppo impensierita per dar peso ad una macchia, anche se adesso iniziava a darle problemi.
 
Morse il labbro inferiore facendo pressione con i denti. Guardò nuovamente l’entrata della camera, richiamando con la mente Legolas -Muoviti a venire- ripeteva in cuor suo insistentemente, per poi gettarsi sul materasso. Finì per osservare il soffitto e perse la cognizione del tempo, con le mani sui fianchi ed i piedi dondolanti che si muovevano ritmicamente per ingannare l’attesa.
 
“Vuoi riposare?”
 
Udì la voce di Legolas, limpida in quella camera silenziosa, proveniva dal corridoio. Si rialzò velocemente dal letto rimettendosi seduta, con un espressione piacevolmente meravigliata.
 
“Magari più tardi. Entra” lo guardò mentre richiudeva la porta. Sciolse il nodo che tratteneva la faretra e l’arco dietro la schiena, appoggiò i due oggetti sull’armadio, volgendo il suo sguardo completamente ad Eldihen.
 
“Immaginerai di cosa ti voglia parlare” disse con tono pacato appoggiandosi ad un’anta dell’armadio, con le braccia incrociate e le gambe chiuse. La luce proveniente dalla finestra illuminò le sue labbra sottili e il torace rigido che sembrava essere duro come la pietra. Le tenebre della stanza calarono sulle sue iridi, senza però spegnere la luce che li caratterizzava, conferendogli un’aurea nuova, misteriosa, irresistibile per Eldihen che lo fissava, pensando a quanto fosse affascinante, tremendamente affascinante. Eldihen gli era proprio di fronte, seduta sul letto con le gambe accavallate la mano ferma su una coscia.
 
“Spero proprio di sbagliarmi, ma credo di sì”rispose con una tranquillità che non le apparteneva, intuendo che il discorso non le sarebbe piaciuto. Non si scompose, rimase sul letto a fissarlo, sostenendo il suo sguardo indagatore e il volto impassibile.
 
 “Abbiamo già parlato, ma penso sia doveroso informarti della partenza che sarà a breve Eldihen. Mi sono occupato di tutto” entrò nel cuore dell’argomento senza tanti giri di parole. Rimase inerme a fissare gli occhi sgranati di lei, captando immediatamente una nota di fastidio.
 
Le sue labbra si incresparono senza che lo volesse, come se fosse stata ferita all’improvviso da qualcosa di pungente e sconosciuto. Non riuscì a mascherare il suo fastidio e lo stupore provato. Si sforzò a rimanere seduta, frenando le parole che volevano uscire dalla sua bocca. Non poteva perdere il controllo, non era saggio “Ti sei occupato di tutto” ripeté sconcertata.
 
“Non voglio che tu corra rischi” cercò di mostrarsi autorevole, anche se la preoccupazione che nutriva era palpabile, traspariva dagli occhi aperti e dall’espressione rigida.
 
“Quindi è inutile che io parli, qualsiasi cosa abbia da dire. Ormai è deciso. Hai deciso di farmi andare via. Va bene, vuoi sentirti dire questo… spero di renderti felice mio principe, perché è solo fiato sprecato il mio” scattò in piedi come scottata. Per smorzare il nervosismo lisciò i capelli con forza, spostando i due i ciuffi dietro le orecchie. Non si mosse per raggiungerlo, anche se lui si allontanò dall’armadio con l’intento di avvicinarsi. Eldihen si voltò indignata appoggiando il ginocchio sul materasso “E credimi che io capisco le tue preoccupazioni, ma tu non immagini come mi stia sentendo. Tu non vuoi saperne delle mie paure, di cosa penso… non ti sei chiesto se io me la senta di andare o se quando ti dico che voglio rimanere è perché so di farcela. E’ perché non mi va più di scappare. Ce la faccio… arrivati ad un certo punto, dopo tutto quello che ho passato ti assicuro che non è la guerra a mettermi paura e sarei anche disposta a stare qua, non per capriccio, ma perché io voglio rimanere accanto alle persone che amo. Ecco perché voglio rimanere” si voltò quando lui sfiorò la sua spalla, facendogli ritrarre la mano. Rimase immobile davanti al suo viso serio. Sembrava che stesse meditando sulle parole di Eldihen. Si guardarono intensamente parlando con lo sguardo.
 
“Credo che tu non sopporteresti la brutalità della guerra” abbassò i suoi occhi  sull’incavo del collo, soffermandosi sulle ossa che spuntavano dalla pelle. Era rigida.
 
“Ci sono stati bambini che hanno combattuto al Fosso di Helm” alzò un dito stizzita riducendo gli occhi a fessura. Non riuscì a digerire le parole dell’elfo e quel suo sguardo austero, niente e nessuno in quel momento avrebbe potuto scalfirlo. Era zelante.
 
“Anche loro non erano pronti Eldihen. Ascoltami, lascia che io ti raggiunga, aspettami ad Imladris, ti assicuro che re Elrond ti accoglierà come una figlia, ed anche se non ci sarà la tua famiglia, godrai di ogni beneficio, fidati di me” era deciso e fiducioso. La trattenne dal polso facendole intuire tutta la sua preoccupazione. Non voleva perderla, non voleva rischiare di lasciarla ad Edoras e vivere con la paura di non rivederla. Aveva smosso cielo e terra per garantirle un posto sicuro, in cui lei potesse trascorrere giorni tranquilli, anche in guerra, lontano dalla morte e dalla sofferenza.
 
“Verrai con me?” domandò puntando gli occhi dentro quelli di Legolas. Era rigida ed incuriosita dalla sua reazione.
 
“Ti raggiungerò dopo la guerra”
 
“Ed allora io non me ne andrò. Perché dovrei lasciare tutto quando tu combatti in prima linea per la salvezza di questa terra e per me? Io non scapperò più Legolas” mosse la testa “Non stavolta”
 
“E’ diversa la situazione Eldihen, io so combattere” non voleva impuntarsi o sbatterle in faccia una realtà scomoda, ma non aveva alternativa, era difficile discuterne specie con lei, ma non avrebbe ottenuto nulla se non le avesse aperto gli occhi.
 
“Anche io me la cavo” trattenne la sua irritazione alzando le palpebre.
 
“Solo perché hai ucciso due orchi non vuol dire che tu sappia combattere” dovette mostrarsi autorevole sia con le parole che con lo sguardo.
 
“Meglio di nulla” riabbatté lei sciogliendo le braccia.
 
Legolas agitò leggermente il capo, conscio che lei non si sarebbe arresa tanto facilmente. La guardò e per un attimo, la vide esitare, ma il suo sguardo divenne subito fermo come poco prima. Sapeva che Eldihen era innamorata e si era molto affezionata a tutti, ma non l’avrebbe lasciata fare quel che voleva. Radunò la forza necessaria per spiazzarla, rialzando velocemente le palpebre, congelandola con il suo sguardo sicuro, privo di incertezza. L’amore che nutriva lo nascose nel suo cuore, per evitare di lasciarsi trascinare dal sentimento. Non poteva o lei avrebbe vinto in partenza, era necessario mantenere una certa autorità  “Colpiscimi Eldihen” disse con voce atona, alzando il mento per guardarla con sicurezza.
 
“Che stai dicendo?” La fanciulla rimase spiazzata da quella richiesta, non riusciva a seguirlo.
 
“Non importa. Ti ho detto di colpirmi” tornò più serio, osservando le sopracciglia di lei incurvate a causa dello stupore.
 
“Io non posso colpirti” tremò leggermente vedendo la sua espressione rigida e le sue spalle ben aperte. Deglutì respirando velocemente, ma cos’aveva intenzione di fare.
 
“Fallo perché io sono curioso di vedere come combatti. Considerala un’esercitazione. Se vuoi rimanere questa è la tua occasione per dimostrarmi che sbaglio, che sei in grado di difenderti” si allontanò di qualche centimetro, fermandosi sul margine del tappeto in pelliccia, con i pugni stretti ai lati dei fianchi, il torace disteso, pronto ad incassare i colpi di Eldihen “Forza!”
 
“E va bene” la ragazza esitò prima di attaccarlo. In realtà non credeva alle parole di Legolas, era palese che lui volesse intimorirla. Non demorse ed accettò la sfida anche se con molto timore. Rialzò il viso e strinse un pugno, insicura se sferrarlo o rimanere ferma. Lo guardò e sentì le dita sciogliersi, dovette chiudere le palpebre perché vederlo davanti a sé non l’aiutava, non che la situazione migliorò.
 
“Sto aspettando” la incitò lui comprendendo le sue difficoltà.
 
L’elfa alzò ed abbassò le dita freneticamente, aprendo le palpebre per guardarlo. Lo accontentò allungando una gamba per caricargli un pugno sullo sterno. Sapeva che il colpo era debole e che le tremavano le gambe, infatti senza alcuna difficoltà, Legolas si limitò a bloccarla con decisione dal polso, spingendola verso di sé.
 
“Riprova e stavolta impegnati” disse lasciandole il braccio.
 
Seguì  le parole dell’arciere, ripiegando le maniche del vestito. Mise tutta la forza necessaria stringendo un pugno, corse verso di lui con i denti stretti per poi sferrare il colpo con energia, proprio sullo stesso punto di prima. Aveva messo più forza, mostrandosi seria, ma ugualmente Legolas la bloccò dal polso, facendola girare su se stessa, fino a bloccarla con la schiena e piegarla un po’. La trattenne saldamente, senza esitazione, nemmeno quando lei piegata iniziò a respirare con fatica “Troppo lenta. Riprova ancora” la lasciò ed Eldihen prima di drizzare le spalle dovette respirare profondamente. Si voltò per colpirlo di nuovo ma venne bloccata e con la mano libera riuscì a tirargli un pugno su un braccio, anche se non era un colpo forte, anzi. Non era intenzionata a fargli del male, anche se Legolas a differenza sua pareva aver preso la cosa seriamente, infatti non aveva perso tempo a stringerle la vita, insieme al braccio sinistro. La guardò negli occhi vedendola storcere il naso mentre con fatica cercava di spingerlo con una mano “Eldihen non devi farti scrupoli, colpiscimi” alzò di poco la voce, sorprendendola.
 
“Io non voglio colpirti” il problema era proprio quello, non riusciva a fargli del male, non si stava impegnando abbastanza.
 
“Ti assicuro che non troverai alcuna pietà… dimostrami che sei in grado di affrontare un’aggressione, colpiscimi come si deve!” fece una leggera pressione con la mano che la teneva bloccata contro il suo petto, vedendola contorcere.  
 
Eldihen si dimenò aprendo un solo occhio “E va bene, lasciami ci riprovo”
 
Legolas annuì, allontanando il suo braccio. Eldihen indietreggiò sospirando, morse le labbra, risucchiandole, fino a sentire sulla lingua il sapore del sangue. Innervosita sbatté le ciglia, conficcando le unghie sul palmo della mano,tirò il bracciò per caricare il colpo, scagliandosi con forza contro Legolas.
 
L’elfo allungò un braccio, intrappolando nella mano il pugno di Eldihen che non dandosi per vinta lo colpì con l’altra mano senza successo. Legolas la fermò facendola gemere a causa della stretta, ed anche se Eldihen riuscì a sferragli un colpo con il capo, ciò non l’aiuto a migliorare la situazione. Legolas la piegò fino a farle toccare il pavimento, stringendole entrambi i polsi con una mano. Era riuscito a farle allungare le braccia, stringendole le gambe tra le sue, in modo da impedirgli qualsiasi movimento.
 
“Ti senti soddisfatto?” chiuse gli occhi sentendosi schiacciata al pavimento dal corpo di Legolas, che l’aveva completamente immobilizzata. Non riuscì a capire se era più arrabbiata o ferita, ma quando lui le dedicò una lunga occhiata inquieta Eldihen vacillò, entrando in confusione.
 
“Mi hai costretto” allentò la presa sui polsi sollevandosi dal suo corpo “voglio che tu accetti questa realtà e che capisca: sto agendo per il tuo bene” le tese la mano, ma Eldihen rifiutò il suo aiuto, sfruttando le sue stesse mani, per rimettersi in piedi.
 
“Lo so che non so combattere e che probabilmente questo pomeriggio ho avuto fortuna. Sono riuscita ad uccidere due orchi, me ne rendo conto anch’io che non è una gran cosa, ma non capisco perché mi hai chiesto di colpirti, so che sei molto più forte di me”
 
“Se io fossi un nemico, tu non saresti viva. Era per fartelo capire” sperò che lei se ne rendesse conto e che accettasse il suo limite senza intestardirsi a rimanere
 
“Io volevo stare qui per te e per i miei amici” affermò senza mostrarsi triste o in lacrime. Si alzò dal pavimento guardandolo dritto negli occhi.
 
“Lo so” le appoggiò una mano sulla spalla attento ad osservare i suoi occhi impensieriti “Presto staremo insieme. Vedrai che a Gran Burrone non ti mancherà nulla, avrai tutto quello che desideri” sarebbe voluta essere una consolazione la frase di Legolas, ma Eldihen non riuscì a rallegrarsi.
 
“Mio padre è un carpentiere, non mi ha fatto mancare nulla ma non sono stata viziata da lui. Non ho bisogno di niente Legolas” asserì pacatamente “Volevo solo te” detto ciò si allontanò da lui, da quella stanza fredda sentendo le pareti rimpicciolirsi intorno a lei. Raggiunse rapidamente la porta, pronta a lasciarlo per rimanere un attimo da sola a riflettere.
 
“Tu mi hai Eldihen”
 
Lo guardò di sottecchi per poi lasciarlo, scomparendo nel corridoio.

 

 
 
I giorni seguenti a quell’episodio Eldihen rimase con Legolas senza però mostrarsi ferita o arrabbiata. Stava escogitando un piano per non partire. Si era anche confrontata con Eowyn, senza però trovare una degna soluzione. Le sembrò inutile agire, non sapeva nemmeno cos’aveva architettato l’elfo e non aveva chiesto nulla facendo finta che l’argomento non le interessasse per non destare sospetti, o quelle poche idee che aveva avuto sarebbero crollate come un castello di sabbia.
 
Le giornate a palazzo erano tranquille per tutti anche se Aragorn era smanioso di correre in aiuto di Gondor, infatti dopo mezzodì lasciava la sala del trono come di consuetudine per fumare davanti alle stalle, lanciando occhiate colme di preoccupazione alle montagne, in attesa che si accendessero i fuochi.
 
Adesso Eldihen si trovava con Gimli, seduta su una panca armata di pettine e spazzola. Era tutta presa a sciogliere i nodi dalla massa di capelli del suo compagno nano, nascondendosi dietro ad una spessa colonna, per non farsi vedere, proprio come desiderava lui.
 
 
“Hai le mani pesanti” sentì un dolore allucinante ad ogni pettinata, anche se Eldihen lisciava i capelli con dell’olio prima di sciogliere i nodi.
 
“Menomale che ho insistito, sono tutti spettinati e aggrovigliati, sembra che tu abbia litigato con cinque gatti affamati” disse concentrata a sciogliere un piccolissimo nodo infondo alle punte.
 
“In realtà ho combattuto contro diecimila orchi arrabbiati e ripugnanti. Mh” se ne uscì sostenendosi alla fedele ascia che non aveva abbandonato neppure in quel momento “Solitamente non lascio toccare i miei capelli a nessuno, specie ad un elfo, dovresti sentirti onorata” la sua voce era roca ed i suoi occhi calorosi come sempre.
 
“Ma io sono un’elfa speciale” Eldihen sogghignò stringendo il pettine in legno con gli occhi brillanti.
 
“Sembri tu una gatta con quella faccia. Tra un po’ fai le fusa” scherzosamente Gimli allargò un sorriso che Eldihen apprezzò, soffermandosi sulle guancie piene e rosate. Afferrò il pettine e continuò a sistemare i capelli dell’amico, stando attenta a non tirare le ciocche ramate.
 
“Ahi. Cerca di essere più delicata” si lamentò.
 
“Ah maschi… si lamentano per tutto” posò il pettine per estrarre dall’ampolla sul tavolo una goccia di olio “Io sembrerò una gatta ma tu sei un  gattone, e non devo nemmeno farti le trecce”
 
“Già è tanto se ti ho lasciato pettinarli”
 
“Va bene, rimanderemo le trecce al giorno del tuo matrimonio, magari mi darai i capelli di Lady Galadriel e ti farò un’acconciatura bellissima” proferì sorridendo con le ciocche di Gimli tra le dita.
 
“Ancora con i capelli di Galadriel, ma chi me l’ha detto di raccontarti i quella storia? Sei una maldestra” si lamentò mettendo il broncio “Vai a fare le treccine al tuo principino dalle orecchie a punta, così il giorno del vostro matrimonio se li scioglierà ed avrà i capelli a boccoli. Almeno ci togliamo la soddisfazione di vederlo con i capelli acconciati”
 
Eldihen si tirò indietro, scoppiando a ridere, immaginando Legolas con i capelli mossi “In realtà lo preferisco con i capelli lisci”
 
“Non hai gusto, i miei capelli sono i migliori”
 
“Mi dispiace, ma bello come il mio Legolas non c’è nessuno” concluse scherzosamente con quella battuta, continuando a sistemare Gimli, fino ad ordinare la sua chioma, anche se era convinta che quel lavoro non sarebbe durato molto, sicuramente si sarebbero gonfiati con un po’ di umidità.
 
Il corridoio si era affollato. Le domestiche stavano spostando delle sedie, occupandosi del fuoco acceso in mezzo alla stanza. Da lì spuntò Legolas con un aria severa. Eldihen se ne rese subito conto, allungando il collo in sua direzione. Camminava svelto, ricercando qualcuno con gli occhi. I lineamenti del suo viso erano cupi, ed anche le sue movenze erano strane, tanto da far preoccupare la ragazza che, quando incrociò il suo sguardo agitò il viso, socchiudendo gli occhi confusa, come a volergli chiedere cosa stesse accadendo.
 
Anche Gimli si rese presto conto dell’agitazione di Legolas e quando lui girò intorno alla colonna per raggiungere il loro tavolo, afferrò con le mani le spazzole e le ampolle, gettandole sotto la panca. Non voleva farsi vedere o l’amico l’avrebbe deriso, ma presto si accorse che l’elfo non era di buon umore. Rimase impalato a guardarlo, mentre lui si avvicinava frettolosamente ad Eldihen.
 
“Amore, ma che succede?” Eldihen si alzò dal tavolo molto sorpresa di incontrare lo sguardo allarmato di Legolas.
 
L’arciere si fermò di fronte a lei, con la mascella serrata ed un’espressione nervosa “Eldihen” abbassò il capo lasciando la ragazza in ansia. Aveva pronunciato il suo nome con un tono così grave che l’elfa sentì i battiti del suo cuore accelerare.
 
“E’ successo qualcosa?” per tranquillizzarlo sfiorò il dorso della sua mano ricercando i suoi occhi per tornare serena, sperando di comprenderlo anche se le era difficile.
 
“Non voglio agitarti, ma ho scoperto una cosa che non ti farà piacere” non sapendo da dove iniziare le anticipò con quella frase un discorso parecchio delicato, che lo aveva toccato profondamente, facendogli perdere il controllo. Era ancora scosso. Prima di raggiungere la ragazza si era anche sfogato, rimanendo solo fuori dal palazzo. Aragorn aveva cercato di tranquillizzarlo senza successo, infatti aveva lanciato un colpo ad una porta dentro la stalla, distruggendola completamente. Soltanto gli occhi della ragazza sembravano fargli un certo effetto, ma la collera non l’abbandonò completamente.
 
“Ti prego parlami perché mi sto sentendo male” tremò ed agitata si portò una mano in fronte sentendo dietro di lei i passi di Gimli che le aveva toccato un braccio allarmato, quasi a volerla tranquillizzare a modo suo.
 
“No, devi stare serena” Legolas appena vide la paura dentro lo sguardo perplesso di Eldihen mise in secondo piano la sua frustrazione, dedicando ogni sorta di attenzione alla fanciulla: le posò una mano sulla spalla, scendendo lentamente sul braccio, fino a stringerle la mano, sempre con gli occhi vigili, non perdendosi i cambiamenti sul suo viso. Decise di parlarle una volta che lei si tranquillizzò sotto le sue carezze, anche i suoi occhi sembravano scongiurarlo di esporre l’argomento senza tanti giri di parole e forse era la cosa migliore da fare. Non avrebbe potuto addolcirla più di tanto “Ho scoperto che l’attacco degli orchi che ti ha separata dal gruppo è stata architettato da Nihil” confessò con quanta più calma possibile stringendole le dita. Osservò Eldihen, e si stupì vedendola sorpresa ma stranamente tranquilla, come se la cosa non la sfiorasse, anzi, ad uno sguardo più attento sembrava che lei avesse già sentito quella notizia ed anche se si sforzò di fingersi meravigliata, Legolas comprese subito la sua farsa. Era praticamente impossibile non notarlo, la conosceva bene ed era abile a notare determinati comportamenti.
 
“Sul serio? E chi te l’ha detto?” Eldihen lanciò uno sguardo a Gimli che in tutta risposta agitò il capo facendole intendere che non era stato lui a parlare.
 
“Voi due lo sapevate!” allontanò immediatamente la sua mano dalla ragazza, lasciandole ricadere. Sentì la collera salire, fino a percepire una morsa di irritazione sulla bocca dello stomaco. Un pensiero si fece largo nella sua mente, seguito da altri mille. Non parlò ma i suoi occhi lo fecero a posto suo, esibendo tutto il nervosismo che celava dietro le pupille misto alla delusione. Non poteva crederci, Eldihen gli aveva taciuto una simile storia ed aveva anche avuto l’ardire di difendere Nihil in quei giorni, coscia del male che aveva fatto a lei e alla sua gente.
 
“Io…” rimase senza parole, non era brava a mentire, non lo era mai stata. Spalancò la bocca riflettendo sulle parole da dire a Legolas, anche se l’elfo già irritato di suo indietreggiò, con gli occhi ridotti a fessura.
 
“Meglio che me ne vada” sentì il sangue ribollire dentro le vene, respirò velocemente, trattenendosi per non  dare di matto. Era molto teso dalla notizia ma scoprire che Eldihen conosceva ogni cosa prima di lui lo mandò in escandescenza. Perché continuava a non fidarsi?
 
“Legolas” allungò un braccio ma l’elfo si girò allontanandosi da lei, senza preoccuparsi.
 
I suoi occhi erano assenti. Ad Eldihen sembrò rivedere gli stessi occhi di quando avevano litigato per l’arco e tremò, pensando di averlo perso.
 
 
Note autrice:
Ok oggi ho aggiornato, anche se  tardi… scusate l’attesa e il ritardo… non sono riuscita a rispondere alle vostre rec -.- ma lo farò immediatamente, siete fantastiche e non finirò mai di ringraziarvi.
Riguardo gli aggiornamenti: sempre sabato. Sperando di aggiornare presto! Un bacione
   
 
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