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Autore: Eevaa    11/07/2021    6 recensioni
L'aura di Kakaroth si era dissolta lentamente nel nulla. Non da un momento all'altro - il che avrebbe potuto farne presagire la morte - ma lentamente. Sempre più flebile, sempre più lontana, fino a che Vegeta non l'aveva più percepita. Mai più.
«Cosa hai capito di tutto quello che ti ho detto?» urlò Vegeta. Poi il prigioniero sbuffò, annoiato.
«Che in cinquant'anni hai stipulato un'alleanza bizzarra con gli abitanti di questo pianeta, che avete sconfitto nemici dai nomi improbabili, che non solo esiste il leggendario Super Saiyan, ma ne esistono con diverse tinte per capelli; che ti sei riprodotto e, per tutte le galassie, se ce l'ha fatta uno come te persino Dodoria avrebbe avuto delle speranze; che siete invecchiati terribilmente mentre io sono un fiore, e che ora dobbiamo salire su quel catorcio di astronave per andare in giro per dodici universi alla ricerca dello squinternato che se l'è data a gambe dieci anni fa e che, con tutta la probabilità, ora è solo un mucchio d'ossa o polvere interstellare ma oh, guai a dirlo, perché mi pare che siate molto amici».
Inaccurato, ma tutto vero.

[Post-Dragon Ball Super] [Slowburn]
Genere: Angst, Avventura, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Across the universe - La serie'
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.
 
 
Avvertenze:
Piccoli accenni alla prostituzione. Mi dissocio completamente dal comportamento di Radish.
In questo capitolo verrà inoltre mostrata una scena molto drammatica, in corsivo, che potrebbe urtare la vostra sensibilità nel caso non siate pronti ad affrontare la tematica della morte e del lutto.
 

- ACROSS THE UNIVERSE -


Capitolo 14
Backup

 

 
Era stato molto più difficile del previsto. Intenso quasi più di quegli allenamenti sfiancanti che un tempo caratterizzavano i loro incontri, complesso a livello emozionale e persino fisico.
Vegeta era partito a spiegare dall'inizio, dalle origini Saiyan e di come Kakaroth si fosse trovato su quella navicella per la Terra. Poi gli aveva tramandato qualche racconto – sentito perlopiù da Bulma – sui primi anni di vita, sull'avventura alla ricerca delle Sfere del Drago, i tornei di Tenkaichi. La morte di nonno Gohan - che Vegeta sapeva essere stato un punto molto dolente per Kakaroth - causò in quest'ultimo un velato senso di colpa e malumore. Niente a che vedere con il dolore che una volta Kakaroth gli aveva confessato di aver provato di fronte alla consapevolezza di aver ucciso il suo nonno adottivo sotto la forma di Oozaru.
Poi gli aveva raccontato dell'arrivo di Piccolo, del matrimonio con Chichi, della nascita del piccolo Gohan e, infine dell'arrivo di Radish sulla Terra e del combattimento che avrebbe ucciso entrambi. E del fatto che Goku fosse stato resuscitato un anno dopo, mentre Radish non era mai stato più portato in vita e forse era anche per quello che il suo volto gli dicesse poco o niente.
Dopo quella prima parte di racconto lo stress emotivo dovuto a tutte quelle nozioni aveva causato in Kakaroth un incessante mal di testa, mentre in Vegeta un intenso senso di ansia sul fatto che avrebbe dovuto raccontare il resto della storia, quello che lui aveva vissuto in prima persona.
Si erano per quel motivo concessi una pausa, durante la quale Radish aveva allietato entrambi gli animi con un bel passaggio movimentato in un campo di asteroidi che li aveva quasi fatti saltare per aria.


Vegeta aveva provveduto inoltre a informare i suoi figli e amici sulla Terra di quel che fosse accaduto, della memoria perduta di Kakaroth, del suo recupero da Morvir e del fatto che stessero tornando finalmente a casa. Aveva però declinato tutti i tentativi di chiamata da parte loro. Non era ancora il caso di far parlare Gohan, Pan e Goten con Kakaroth in quello stato. Prima, almeno, avrebbe dovuto ficcargli quante più nozioni in testa per poter affrontare una conversazione decente con la propria famiglia.
Dopo una lunga doccia, Kakaroth si era presentato nella cabina di pilotaggio non più vestito di quella ridicola tunica morviriana. Vegeta aveva lasciato lui una copia identica delle battle suit che indossavano lui e Radish e, per quanto fosse meglio dell'abbigliamento precedente, faceva comunque molto strano vederlo vestito di un colore che non fosse arancione. Non si era certo premurato di portargli un Gi della Scuola della Tartaruga 
di ricambio.
Una volta scampato il pericolo degli asteroidi e terminato i tre salti iperspaziali consecutivi, i tre Saiyan si erano concessi un pasto confezionato quasi decente. E grazie al cielo Radish si era premurato di intrattenere una conversazione ridicola per alleggerire la situazione in vista della seconda parte del racconto di Vegeta.


Racconto che si esaurì in un nuovo galoppante mal di testa da parte di entrambi, frustrazione a livelli galattici e la voglia di Vegeta di spaccare il setto nasale a Kakaroth dopo un giudizio troppo avventato riguardante il comportamento di Sua Maestà durante il Cell Game.
«Ho già imparato abbondantemente dei miei errori, non c'è affatto bisogno che puntualizzi di nuovo quali siano» borbottò Vegeta, alzandosi per allontanarsi. Forse c'era bisogno di un'altra pausa.
«Non volevo offenderti» si scusò Kakaroth, dopo avergli dato dello “stupido incosciente arrogante”. Che era la pura verità, ma farsela spiattellare in faccia in quel modo era stato irritante.
«Tsk. Ti conviene prepararti psicologicamente prima del proseguo. Non siamo ancora giunti alla mia peggiore ricaduta come assassino» sibilò Sua Maestà, prima che la porta della Living Room si richiudesse alle proprie spalle.
Non era abituato a farsi giudicare da Kakaroth. Non sarebbe mai stato pronto a guardarlo irrigidirsi dal disappunto quando gli avrebbe raccontato della sua possessione di Babidi.
Kakaroth aveva saputo negli anni perdonargli un sacco di sbagli, ad accettarlo, a non fargli pesare troppo le sue pessime scelte di vita.
Una volta, guardando Kakaroth, poteva vedersi restituire ammirazione da quegli occhi, serenità, fiducia, rispetto. In quel momento, invece, ci leggeva solamente confusione, disagio, talvolta anche disappunto. Era frustrante, era doloroso.


Si addentrò nella cabina di pilotaggio e, con un sonoro sbuffo, si sedette al proprio posto accanto a Radish. Aveva bisogno per un attimo di stare accanto a qualcuno che non l'avrebbe giudicato per essere stato un grandissimo figlio di puttana.
«Allora, gliela stai riempiendo un po' quella zucca vuota o no? Come sta andando?» gli domandò questi, allegro.
Un'allegria che non fu per nulla contagiosa per Sua Maestà che, al contrario, si piegò in avanti sul sedile e si prese la testa tra le mani.
«Mh, lo prendo come un “di merda”» convenne poi Radish.
Vegeta sospirò tra le dita e dovette combattere contro la voglia di urlare bestemmie indecenti. O addirittura scoppiare in un pianto di rabbia, ma quello non l'avrebbe mai fatto di fianco a Radish.
«Ehi, dai... non disperare» mormorò poi quest'ultimo, dandosi la spinta con i piedi per voltare il sedile. Diede a Vegeta un debole pugno sulla spalla per farlo rinsavire. «Troveremo un modo di farlo tornare come prima. E poi è sempre lui. Vedilo come... un nuovo inizio?» tentò.
Vegeta aprì le dita per spiare il ghigno allegro e beffardo del compagno di viaggio. «Ci abbiamo messo quarant'anni ad arrivare dove eravamo» ringhiò frustrato. Proprio non riusciva a cogliere il bello di ricominciare un rapporto da capo, considerando tutto ciò che aveva portato lui ad accettare quella bizzarra amicizia con Kakaroth.
«Anni molto travagliati, da quel che mi pare di aver capito, per colpa soprattutto tua» puntualizzò Radish.
Vegeta ringhiò e strinse gli occhi. Forse aveva sbagliato anche solo a pensare di parlarne con lui.
«Non ti ci mettere anche tu a giudicarmi. Proprio tu che non ne hai alcun diritto!»
Radish alzò gli occhi al cielo.
«Non ti stavo giudicando, chi sono io per farlo?!» sbuffò, esasperato. «Quello che intendevo dire è che almeno ora partite già dal punto in cui tu sei un... bravo ragazzo? Non sei tu quello che deve partire da capo. Tu sei già alla fine, devi solo aiutare lui a raggiungerti al punto in cui eravate» spiegò, alzando poi le sopracciglia in segno di autocompiacimento. «Oh, mi domando proprio da dove le tiro fuori queste perle di saggezza, sono un genio! Dillo che sono un genio!»
Vegeta lo guardò storto, ma la verità era che quel discorso l'avesse stupito per davvero. Radish non era nel torto, la grande missione sarebbe stata però proprio quella di riportare Kakaroth in quel punto. Una missione che non si stava rivelando per nulla facile.
«Mh» si limitò a mugugnare il Principe, affranto ma meno frustrato.
«Senti... tu sei sempre tu, lui è smemorato ma è sempre lui. Se tanto mi da tanto prima o poi lui tornerà a provare per te quello che provava prima» convenne Radish, troppo ammiccante per i gusti di Vegeta.
Vegeta che in quel momento non aveva nemmeno la forza di contestare con crudeltà le affermazioni ambigue di quel deficiente.
«Radish... per favore» soffiò, stanco.
«Non lo sto dicendo per prenderti in giro!» trillò. «Abbiamo già fatto questo discorso, non sono stupido e certe cose le capisco, ma di certo non giudico! Come potrei? Ti ricordo che tra noi due sono io quello che conduce una vita sentimentale discutibile e promiscua».
E, Vegeta ne era certo, per vita sentimentale Radish voleva intendere andare a puttane.
Il reale problema era però un altro, e forse era il momento che Radish se lo ficcasse bene in zucca.
«Tu stai partendo dal presupposto che io volessi trovare Kakaroth per un fine che non è quello che intendi tu. Io lo volevo indietro com'era, volevo indietro quello che avevamo. E noi non eravamo niente più che... amici, e andava benissimo così» disse. Era la verità, sebbene ciò che percepiva nello stomaco fosse un poco diverso. Non c'era bisogno di specificare a Radish che i suoi sentimenti nei confronti di Kakaroth fossero forse un poco più intensi di quel che voleva ammettere persino a se stesso. «Ora... non siamo niente» concluse Vegeta, riprendendosi la testa tra le mani.
Radish si lasciò sprofondare sul sedile a braccia conserte, con un sopracciglio alzato in modo scettico ma uno sguardo ben più comprensivo del previsto.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, con il solo ronzio del motore di Caps12 a sostenere quella che avrebbe dovuto essere la conclusione di una conversazione.
Ma, sorprendentemente, la conversazione non si rivelò affatto finita.
«Aspetta un momento!» si sollevò Radish, le labbra strette mentre gli ingranaggi della sua mente riprendevano a funzionare. «Hai detto che vuoi due siete legati da una sorta di connessione mistica dovuta alla Fusione. Che avete traccia di uno dell'altro e tutte quelle smancerie lì» borbottò, gesticolando in modo animato. «Magari potremmo fare in modo di sfruttare quella traccia per fargli tornare in mente delle cose, no?»
Vegeta spalancò gli occhi. Aveva capito bene?
«Che... aspetta, cosa?!»
Radish si entusiasmò ancor di più. «E se quella connessione fungesse come una sorta di... memoria di ripristino?» domandò, puntandogli entrambi gli indici contro per confermare la sua brillante intuizione.
Vegeta storse il capo. Quella cosa era così sensata e insensata allo stesso tempo da causargli parecchi sentimenti contrastanti. E dubbi.
Primo tra tutti che purtroppo - o per fortuna - Kakaroth non potesse essere paragonato a un computer o un androide. Non aveva alcun pulsante di “ripristino alle impostazioni di fabbrica”. Forse.
«Non mi viene in mente proprio come poter sfruttare questa cosa» disse Vegeta, confuso.
Radish ammiccò e si morse il labbro inferiore.
«C'è sicuramente chi può aiutarci. Qualcuno che ha aiutato te a prendere consapevolezza di quella traccia» sibilò, ghignando a un palmo di mano dal volto di Vegeta. «E quel qualcuno si trova su Dagrabàh».

Qualcosa si mosse dentro il petto di Vegeta. Forse il cuore che gli era risalito fino alla gola, forse lo stomaco che aveva iniziato a ballare danze caraibiche. Sua Maestà aprì la bocca per parlare, ma non trovò nulla da controbattere.
Perché, effettivamente, quell'idea non mancava affatto di senso. Inoltre Nînyssi aveva saputo estrapolare delle informazioni preziose dalla sua mente... e se avesse saputo dire loro qualcosa di più sulla condizione mentale di Kakaroth? Magari avrebbe persino capito se i suoi ricordi fossero scomparsi per sempre.
E se invece quella connessione avrebbe potuto davvero dare a Kakaroth qualche ricordo in più? Come se ci fosse una sorta di backup dentro quella traccia?
Vegeta iniziò a capire cosa si fosse mosso dentro al proprio petto: la speranza. Una debole speranza che non fosse tutto perduto.
Guardò Radish negli occhi ed emulò quel ghigno impertinente.
«Radish. Apri bene le orecchie perché non capiterà mai più che te lo dica: sei un genio» confermò, con una voglia innaturale di dargli una pacca sulla spalla in segno di ringraziamento.
Radish si portò le mani dietro la nuca, compiaciuto, poi si lasciò cadere sulla poltrona con un gesto plateale.
«Lo so, lo so, ti sei decisamente innamorato del fratello sbagliato» si vantò.
La voglia di dargli una pacca sulla spalla si trasformò con effetto immediato nel desiderio di cambiargli i connotati facciali con un pugno.
«Dei, quanto ti odio!» grugnì Sua Maestà.
Radish, però, ridacchiò di entusiasmo. Si sporse verso la mappa interstellare e selezionò una nuova rotta.
«E Dagrabàh sia!»

 


Quella sola piccola speranza di poter riavere indietro anche una minima parte della propria memoria fece affrontare il percorso nel viale dei ricordi in modo più ottimista. Specialmente da parte di Kakaroth, il quale si dimostrò più curioso, meno spaesato.
Vegeta si rasserenò un poco nel vedere il suo volto meno contratto, il profilo meno duro e gli occhi più luminosi. E, contrariamente alle aspettative, Kakaroth non lo giudicò troppo male per tutta la questione di Majin Bu. Ascoltò con pazienza, comprensione, curiosità e - nei dettagli di lotta e battaglie - persino entusiasmo.
Per un attimo a Vegeta parve di rivedere il Kakaroth di un tempo, lo spirito Saiyan che lo portava ad essere affine al combattimento sfrenato, il desiderio ancestrale di migliorarsi, di crescere.
In due giorni il racconto giunse fino a Zamasu e poi al Torneo del Potere, le motivazioni che avevano spinto alcuni universi ad avercela con lui, ma come poi tutto era andato a finire per il meglio.
Vegeta decise che sarebbe stato meglio lasciar sedimentare quanto raccontato prima di immergersi nei venticinque anni successivi e tutto ciò che l'aveva portato ad andarsene e scappare dal pianeta Terra. Erano stati anni di pace - tralasciando qualche piccola incombenza – ma non per questo meno dolorosi. Raccontare della morte delle persone da lui amate avrebbe richiesto forse più intimità, e non un Radish intorno che canticchiava vecchie canzoni in lingua Saiyan scolandosi le ultime scorte di superalcolici nel frigo.


Fu proprio quando Vegeta rientrò da un recupero viveri da un attracco portuale in entrata alla Galassia dell'Est che, senza che loro se ne accorgessero, udì una conversazione tra Kakaroth e Radish che forse avrebbe dovuto rimanere un poco più privata.
«-tanto grande casa nostra. Eravamo di terza classe» spiegò Radish, seduto a cavalcioni sulla cassa degli attrezzi vicino al motore dell'astronave. Vegeta, con due grosse buste in mano, si bloccò dietro l'ala per mettersi in ascolto. Corrucciò lo sguardo. Stavano parlando della vita su Vegeta-Sei. «Però era un bel posto, sai? Noi cuccioli di Saiyan più forti venivamo allenati nel palazzo reale. Tu però non l'hai mai visto, sei stato cresciuto in un'incubatrice domestica da nostra madre perché eri troppo debole. Uh, mamma si chiamava Gine, il nome di papà invece era Bardack. Tu assomigli tutto a lui! Era un guerriero forte».
Vegeta lo sentì raccontare e riconobbe subito nel tono di Radish un velo di nostalgia. Non avevano più parlato della vita su Vegeta-Sei dopo quella lontana notte dell'esplosione.
«Ero affezionato a loro? E a te?» domandò Kakaroth.
«Mh, papà ti ha visto davvero poco. Mamma ti trattava come un esserino indifeso e mi sgridava sempre quando ti facevo i dispetti. Eri davvero troppo piccolo per capire, neanche ti avevano insegnato a parlare la lingua Saiyan. La notte prima che Vegeta-Sei esplodesse penso che papà abbia avuto un presentimento e ti hanno spedito via, sulla Terra. Ti hanno salvato la vita! Poi però a quanto pare una volta giunto lì hai sbattuto la testa e hai dimenticato tutto. Non ti ricordavi di loro o di me quando ci siamo incontrati la prima volta, sulla Terra» raccontò Radish.
Vegeta osservò Kakaroth abbassare il volto e corrucciarsi.
«Già... sembra che il mio destino sia perdere la memoria e dimenticarmi di coloro che mi hanno voluto bene» sospirò.
Vegeta strinse i pugni tanto da far tremare i sacchetti che aveva in mano. Non gli piaceva vederlo in quello stato.
Radish grugnì e alzò gli occhi al cielo.
«Senti, Kakaroth, è andata meglio così. Hai vissuto una vita agiata sulla Terra, circondato da persone buone e senza troppi problemi di sorta. Non come me e Vegeta, che sin da piccoli siamo stati resi schiavi dell'Esercito Freezer».
Kakaroth lo guardò di nuovo con preoccupazione.
«Immagino sia stata dura» convenne.
Lo era stata per davvero.
I Saiyan erano un popolo di conquistatori, certo, ma prima del regime di Re Cold era raro che concludessero degli affari con lo sterminio di interi pianeti, se non attaccati. Erano anche piuttosto diplomatici. Invece dopo l'avvento del regime erano diventati dei veri e propri assassini, usurpatori, dei mercenari mandati in conquista di pianeti sin da piccoli.
E, specialmente loro che erano i pochi sopravvissuti, non avevano avuto vita facile dopo l'esplosione di Vegeta-Sei.
Vegeta non ne parlava mai, ma avere sei anni ed essere schiavizzato non era stata una passeggiata. Freezer aveva trattato male i pochi Saiyan rimasti, Vegeta in primis. Non erano mancate vessazioni, violenze delle quali portava ancora le cicatrici.
«Non mi piace ricordare quei tempi, quando ancora eravamo troppo piccoli per ribellarci. Però ci hanno reso dei veri duri!» disse Radish. «Abbiamo sviluppato un bello spirito di sopravvivenza! E, detto tra noi, non sono mancati dei piccoli atti di ribellione, seppur minimi. Io e Vegeta eravamo due scimmiette impertinenti, sai? Impossibile tenerci buoni. Nappa si è strappato tutti i capelli dalla disperazione!»
Kakaroth sorrise sghembo.
«Sai, Radish, non mi sembri tanto male. Non capisco perché non ti abbiamo riportato in vita prima».
Vegeta sollevò le sopracciglia. Dopo tutto quello che si erano raccontati non si sarebbe aspettato quella domanda da parte di Kakaroth. Era evidente che il suo lato ingenuo fosse ancora piuttosto preponderante. Così come quel grande cuore troppo buono.
Radish scoppiò a ridere.
«Perché ero un orribile bastardo! Sul serio, Kakaroth, ero una persona terrificante, ho preso in ostaggio tuo figlio per convincerti a venire via con me. È stata solo una gran fortuna che Vegeta sia stato risparmiato, dato il bastardo che era anche lui» ridacchiò Radish.
Non aveva tutti i torti sull'epiteto usato ma, al contrario, il fatto che fosse stato risparmiato non era stata fortuna. Era stato solo merito del buon cuore di Kakaroth.
«A proposito, davvero Vegeta era un bastardo? Me lo ha detto anche lui, mi ha raccontato di quanto fosse stato spesso una persona tremenda ma, onestamente, faccio fatica a immaginarmelo. Adesso mi sembra una persona... buona. Sì, un po' burbero, ma una bella persona» sentenziò Kakaroth.
Vegeta si morse il labbro che iniziò a tremare per i sentimenti contrastanti. Non gli piaceva essere elogiato in quel modo – non era proprio giusto, considerando il passato burrascoso da assassino - ma al contempo era grato a Kakaroth per aver riconosciuto in lui della sincerità. Il cambiamento che aveva messo anni a compiere.
«Oh, Vegeta era il peggior stronzo nell'universo, ben più di me» ghignò Radish. Vegeta storse il naso: lì si stava esagerando con gli insulti, seppur veritieri. «Però poi ha incontrato te, i vostri amichetti... è cambiato. Quasi non ci credevo quando mi ha resuscitato! Quello che vedi è sicuramente il risultato di anni e anni trascorsi con voi. Sì, si può dire che Vegeta ora sia una persona buona» convenne Radish, poi rise di nuovo. «Oh, non glielo dire, ma in tre mesi ha fatto cambiare un poco anche me! Adesso sono un signorino!»
Vegeta alzò gli occhi al cielo. Ce ne erano voluti di pugni in faccia per togliergli di dosso quel ghigno malefico e quella sete di assassinio dei primi giorni!
Anche Kakaroth sorrise e si portò una mano dietro la nuca. Sembrava proprio... Kakaroth. E questo diede modo a Vegeta di sperimentarsi – sempre di nascosto – anch'egli in un sorriso.
«Beh, sono contento allora che siate cambiati per il meglio. Anche se vi ho conosciuti praticamente pochi giorni fa... già mi piacete di più di quegli stronzi su Morvir».
Forse Sua Maestà avrebbe dovuto abituarsi al fatto che quel nuovo Kakaroth fosse sboccato tanto quanto lui.

 


Dagrabàh distava ancora tre giorni di viaggio e i tre Saiyan ne avevano approfittato per rifornirsi di carburante iperspaziale in un attracco portuale ben fornito, gustarsi un pasto come si deve e, per grande gioia di Radish, concedersi anche qualche drink.
Con grande sollievo per Sua Maestà, Kakaroth non condivideva affatto col fratello quella passione ingiustificabile per il Rokk e, anzi, come già Vegeta sapeva non era molto dedito a bere alcolici. A parte il Sakè, ma quello era delizia esclusivamente terrestre.
Avevano concesso a Radish persino di godersi la compagnia di una deliziosa signorina per qualche ora e, dopo che era ritornato mezzo ubriaco e con evidenti segni di rapporti non propriamente docili sul collo, si era steso a pancia in giù sul divano senza la minima intenzione di ripartire.
Vegeta e Kakaroth avevano deciso che avrebbero ignorato la sua presenza e avrebbero approfittato di quel momento di inattività per concludere ciò che rimaneva del loro racconto, dal Torneo del Potere fino al matrimonio dei loro figli, Goten e Bra.
Era stato in quel momento che Kakaroth aveva manifestato il desiderio di dare meglio un volto a tutti coloro che aveva citato. Si erano seduti sul tappeto – ignorando il russare di Radish dietro di loro sul divano, e avevano iniziato a scorrere tra le foto.
«Questo deve essere Piccolo. Oppure è Dende?» domandò Kakaroth, indicando uno dei due namecciani in una foto dopo il Torneo del Potere.
«Sì, è Dende. Piccolo è qui dietro, vicino a me. È un tipo solitario, anche per questo motivo ci vado piuttosto d'accordo» spiegò Vegeta. In effetti il namecciano era uno dei pochi guerrieri della Squadra Z del quale Vegeta avesse tollerato la presenza appena giunto sulla Terra. Poi si era abituato a tutti, certo, ma con parecchia fatica.
«Beh, lei me la ricordo dalla foto di quando eravamo piccoli. Bulma, giusto?» Kakaroth indicò la donna bellissima con i capelli azzurro cielo. Teneva in braccio Bra da piccola.
Vedere Bulma in foto, così giovane e così sorridente, riportava Vegeta a tempi oramai troppo lontani. Una forte nostalgia, un nodo stretto attorno alla gola.
Chiuse la foto e ne scelse un'altra, più recente - e per recente s'intendeva poco più di dieci anni prima. Era il settantesimo compleanno di Bulma. Rispetto alla foto precedente era invecchiata parecchio, ma pur sempre una donna molto bella, molto energica.
Vegeta aveva pensato davvero potesse vivere ben oltre gli ottant'anni, ma purtroppo si era sbagliato.
«Sì, Bulma. Era la tua migliore amica e, come sai, era anche mia moglie» ammise Vegeta.
Kakaroth si voltò di scatto.
«Era?» domandò, e Vegeta deglutì.
Raccontargli la morte di Crilin, del Genio, di Yamcha, di Tenshinhan era stato già piuttosto strano.
«Ci stavo arrivando... sì... anche lei è morta. Cinque anni dopo che sei andato via» ammise Vegeta. Strinse i pugni e tentò di deglutire di nuovo quel nodo alla gola.
Aveva accettato la morte di Bulma, oramai, ma parlarne era sempre strano. Specialmente dopo aver ripercorso tutta la storia sin dagli albori, dopo aver visto le foto precedenti in cui la ritraevano giovane e frizzante.
Kakaroth abbassò lo sguardo.
«Mi dispiace...» mormorò.
Vegeta sbuffò tra i denti stretti di un sorriso amaro.
«Non ti dispiace per davvero» gli disse. Il Kakaroth che conosceva sarebbe andato ai matti per una notizia del genere. Quando le persone a lui care avevano iniziato a morirgli intorno si era disperato, la notizia della morte di Bulma l'avrebbe portato in un baratro di depressione profondo almeno quanto quello che aveva toccato Vegeta. Non si sarebbe limitato a un'espressione impietosita e un “mi dispiace”.
Ma quel Kakaroth era distaccato dai fatti, distaccato dai sentimenti che aveva provato per tutti loro.
«Ma sicuramente mi sarebbe dispiaciuto parecchio. E ora mi dispiace per te. Devi avere sofferto» sussurrò Kakaroth. Era compassione quella che provava, più che dispiacere.
Vegeta detestava la compassione, ma era quanto di meglio potesse dargli quel Kakaroth in quel dato momento. L'empatia.
«Ci sono abituato» alzò le spalle Sua Maestà.
Aveva sofferto tanto nella vita, troppo. Da quando aveva sei anni e non aveva voluto ammetterlo nemmeno a se stesso, fino ad arrivare al giorno odierno in cui una delle persone più importanti della sua vita nemmeno si ricordava di lui.
Vegeta scosse la testa e decise di non lasciarsi sopraffare dal catastrofismo e procedere oltre. Era giunto il momento di concludere quel racconto una volta per tutte.
Indicò la donna dai capelli grigi raccolti della stessa foto e parlò.
«Chichi. Tua moglie» si limitò a dire, di nuovo quel groppo intorno alla gola. All'inizio nemmeno la sopportava, quella donna. Di certo non era stata una delle sue persone preferite sulla Terra, ma come per tutti gli altri alla fine era riuscito a provare anche una parvenza del sincero affetto per lei. Visto che le loro famiglie trascorrevano più tempo unite che separate.
«Sì, l'avevo intuito, è accanto a me in tutte le fotografie» sorrise Kakaroth. Un sorriso che si spense nel vedere l'espressione di Vegeta.
Non ci fu neanche bisogno di parlarsi, bastò un solo sguardo.
«Lei... lei non c'è più» mormorò Kakaroth. Non era una domanda, quanto più una conferma.
Vegeta annuì.
«È morta il giorno prima che tu te ne andassi dal pianeta Terra».
«Ho sofferto anche io?» chiese Kakaroth.
Vegeta si rabbuiò. Il solo pensiero di quella sera era devastante.



«Kakaroth!?» Vegeta sobbalzò. Kakaroth gli era spuntato davanti dal nulla con un volto così pallido da sembrare un fantasma.
«Vegeta, aiutami, ti prego, aiutami!» farneticò, senza riuscire a spiegarsi, aggrappandosi alle sue spalle. Tremava.
Sua maestà spalancò gli occhi, qualcosa non andava. Non era da lui comportarsi in quel modo.

«Cazzo, ma che ti succede?» borbottò Vegeta. Gli prese gli avambracci e lo scrollò fino a fargli riprendere contatto con la realtà, con i suoi occhi.
Kakaroth aveva uno sguardo così perso da fare paura.
«Chichi non... aiutami!» lo supplicò di nuovo. Vegeta non l'aveva mai visto in quello stato.
Quello era panico, un vero e proprio attacco di panico.

«Se vuoi che ti aiuti, aiutami a capirti. Cosa c'entra Chichi?» domandò Vegeta.
Aveva un orribile, tremendo presentimento.

«Non mi risponde. Non risponde più!» soffiò Kakaroth. Aveva gli occhi lucidi, avrebbe pianto.
Il presentimento si fece terribilmente veritiero.

«... cosa?! Kakaroth, portami da lei» gli ordinò.
Con una mano tremante si portò due dita in fronte, e in un batter d'occhio si ritrovarono catapultati sui monti Paoz. Vicino a una delle loro galline.
Non aveva cercato l'Aura di Chichi. Nemmeno Vegeta riusciva ad avvertirla. Un segno troppo, troppo evidente.
Corsero dentro la casa, e il presentimento non fu più un presentimento.

Chichi era stesa a terra, in cucina, con gli occhi chiusi e i capelli scompigliati. Il fornello ancora acceso sotto una pentola di brodo, un mestolo sporco per terra sul tappetino.
Kakaroth si spalmò contro una parete, pallido come un cencio, mentre Vegeta si lasciò cadere accanto a lei. Le portò una mano sotto al naso. Non respirava. Due dita sulla trachea, non c'era battito. Era fredda. Troppo fredda per essere in quello stato da poco tempo.
Troppo tardi per poter anche solo pensare di fare qualcosa.
Vegeta chiuse gli occhi poi, tremando, si alzò.

«Kakaroth» sussurrò.
Kakaroth gli lanciò uno sguardo disperato. «Dimmi che non è vero».
Vegeta si avvicinò piano, poi gli mise una mano sulla spalla.
Non aveva minimamente idea di cosa fare, non in quella situazione.

«Kakaroth, vieni... ti porto da Bulma. Qui ci penso io, poi» mormorò. Lei sicuramente avrebbe saputo fare meglio di lui.
Bulma non era così emotivamente incapace.

«DIMMI CHE NON È SUCCESSO DAVVERO!» gli urlò contro, però rimase inerme.
Iniziò a piangere.
Vegeta non l'aveva mai visto piangere, non in quel modo. Come ci si comportava, in quel caso? Cosa avrebbe dovuto fare, abbracciarlo? Consolarlo? Non era bravo in quelle cose, non era proprio da lui. Si sentì un incapace.
Quindi semplicemente lo accompagnò lontano da lì, lo tenne vicino. Si premurò di avvisare i suoi figli, allertare chiunque, chiamare il medico, chiamare per il funerale. Poi gli restò accanto. Entrambi seduti su un letto, in silenzio, tutta la notte.




Non l'aveva mai visto soffrire in quel modo. Faceva male solo ricordarlo.
«Sì, hai sofferto... per questo sei scappato» rispose Vegeta.
«Sono scappato dopo che Chichi è morta?» domandò Kakaroth. Lo guardò in modo strano, come se avesse capito che quell'argomento fosse piuttosto pungente per Vegeta.
«Dopo il funerale. Mi hai detto che avevi bisogno di allontanarti per un po'. Ho provato a convincerti ma... beh, non c'è stato nulla che potessi dire per farti rimanere. Sei andato via e non hai più dato tue notizie. La tua Aura si è affievolita piano piano, non avrei mai pensato che fosse colpa della manipolazione» concluse Vegeta.
Sapeva che sarebbe stato un argomento complicato. Forse più per lui che per Kakaroth stesso che, invece, sospirò e alzò le spalle.
Era evidente che non ricordasse nulla, che non si ricordasse di quanto avesse sofferto – e di quello un poco Vegeta ne era felice. Uno dei pochi lati positivi di quella “beata ignoranza”.
«Io non so come sono arrivato là, né quando. Capisco perché nessuno sia venuto a cercarmi, dopo tutto quello che mi hai raccontato è evidente che io fossi stato in passato abbastanza incline a sparire per un po'. Ciò che posso dire però è che mi dispiace che non siate venuti prima... perché è bello sapere di avere invece qualcuno che mi ha voluto bene, e qualcuno che mi sta aspettando a casa. Su Morvir invece mi sentivo parecchio solo» ammise Kakaroth, scrollando di nuovo le spalle.
Fu l'ennesima coltellata nel petto, e Kakaroth nemmeno se ne accorse. Una lama tra le costole che ricordava a Vegeta di aver commesso un imperdonabile errore.
Dopo quella notte passata uno a fianco all'altro senza parlare, Kakaroth aveva voluto restare da solo prima del funerale di Chichi. Aveva preparato uno zaino e si era messo in testa di voler partire. Dopo il mental-breakdown Vegeta avrebbe dovuto fare qualcosa in più per tenerlo ancorato alla Terra. O quantomeno avrebbe dovuto cercarlo molto prima.
Invece si era fatto impadronire dall'orgoglio, dai propri sentimenti che l'avevano spinto a sentirsi abbandonato, quando era stato lui stesso ad abbandonare Kakaroth a un destino terribile. Ad averlo lasciato solo.
«Non... non era un'accusa» si apprestò a dire Kakaroth, nel vedere il volto di Vegeta indurirsi e farsi scuro.
Sua Maestà sapeva che non fosse un'accusa. Ma avrebbe dovuto esserlo.
Vegeta si alzò di scatto e uscì dalla Living Room sbattendosi la porta alle spalle, poi ci si appoggiò contro e provò a respirare meglio. La lama, però, era ancora lì tra le costole.


 

Continua...

Riferimenti:
-I capelli dei saiyan rimangono tali e quali per tutta la vita, e questo è canonico. Mi divertiva però pensare che Nappa abbia perso tutti i capelli a furia di strapparseli per le monellerie di Radish e Vegeta xD
-Gli anni di schiavitù sotto l'Esercito di Freezer non sono mai stati troppo mostrati nella serie, ma presumibilmente mi trovo a pensare che non sia stato facile e che ci sia stata anche violenza.
-Sebbene io veda il rapporto tra Goku e Chichi molto poco "romantico", io penso che Goku sia comunque profondamente attaccato e affezionato a lei. Mi è parso abbastanza probabile che potesse avere un attacco di panico nel trovarla morta in casa.


ANGOLO DI EEVAA:
Buongiorno, amici!
Capitoletto un poco drammatico, specialmente sul finale. Però abbiamo finalmente una nuova rotta, una speranza di poter recuperare qualche ricordo. Si ritorna all'inizio, ai primi capitoli della storia, quando i nostri eroi sono approdati su Dagrabàh. Siete pronti a tornare laggiù?
L'idea di Radish avrà senso? Funzionerà? Beh, almeno hanno una piccola pista. Radish è davvero un genio, non c'è che dire. Ed è l'unico in questo momento a tirar su il morale di Vegeta che è letteralmente a pezzi. Non smetterà mai di sentirsi in colpa, questo è poco ma sicuro.
E... nel prossimo capitolo, per la prima volta in questa storia, assisteremo a un cambio di POV. Curiosi?
Grazie come sempre a tutti quanti per il vostro sostegno e il vostro entusiasmo!
Un abbraccio,
Eevaa



 
Nel prossimo capitolo!
«Ehm, penso di non ricordarmi di questa cosa, ma ti credo sulla parola, Goten» replicò dunque Kakaroth, impacciato.
Vegeta si irrigidì e si portò una mano sul volto. Gohan, dall'altra parte dello schermo, storse le labbra e si strinse nelle spalle.
«Non importa, papà. Però, ehm... io sono Gohan!» mormorò, imbarazzato.
  
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