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Autore: Ivy001    12/07/2021    1 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nairobi si è isolata dal gruppo, per fumare. Non vuole pensare a cosa sta succedendo adesso che i figli di Bogotá, insieme ad Axel, sono in aeroporto, per di più con Alba e Sebastìan.

È terrorizzata dal pensiero che i suoi bambini siano a rischio… e, nonostante Stoccolma e Lisbona siano state le prime a rassicurarla che nulla ai piccoli sarebbe accaduto, grazie alla presenza dei fratelli maggiori, la Jimenez non sembra darsi pace.

E mentre consuma la sigaretta, offertale da Denver pochi minuti prima, Agata viene raggiunta da un caro amico. Un amico che tiene a lei come fosse sua sorella.

“Hai ricominciato a fumare?” 

La Jimenez riconosce la voce e annuisce.

Di fianco a lei si posiziona Helsinki.

Il serbo, appoggiandosi al balcone che affaccia sul retro della villa, cerca le parole giuste per parlare al cuore ferito della sua compagna di squadra.

“Avevi promesso che mai più…”

“Lo so, lo so. E’ che in momenti come questi, ne sento l’esigenza”

“Nairo, devi pensare a tua salute. Ti abbiamo operata ad un polmone, ricordi?”

La donna rammenta, eccome se rammenta, quella drammatica esperienza di vita e ringrazia quotidianamente per il miracolo ricevuto.

Ravvedendosi, spegne la sigaretta, per poi rivolgere all’amico lo sguardo di chi ha ceduto al rimprovero e ha eseguito l’ordine impostole.

“Io voglio solo tuo bene! Non arrabbiarti”
“Sei la mia ragione, ogni volta! E te ne sono grata. Solo che sono tesa come mai prima nella vita. I miei quattro figli sono di fronte ad un pericolo più grande di loro e io sono la responsabile di tutto”

“Non dire cazzate” – aggiunge il serbo – “Tu sei loro madre. Hai dato loro la vita”

“Probabilmente non sono degna di essere chiamata mamma” – le parole di Nairobi arrivano forti a Helsinki, come un pugno allo stomaco.

“Sei una grande donna, una grande madre, non mettere mai in dubbio questo”

“E una pessima moglie…” – aggiunge la gitana, abbassando lo sguardo.

“Posso fare a te una domanda scomoda?” – timidamente, l’uomo pone un quesito all’amica, desideroso di sapere, per poter dare una mano, a modo suo.

Agata non risponde, si limita ad attendere di udire la curiosa richiesta.

“Prima, ero in giardino, ho sentito Bogotà parlare con Palermo. Tu…ecco…insomma….tu hai… tradito lui?”

Argomento che tocca profondamente la donna, la quale è cosciente di non aver mai anche solo pensato di poter tradire suo marito.

“Non l’avrei mai fatto”

“Bene, questo mi rasserena Nairobi” -  Helsinki tira un sospiro di sollievo.

Poi è la precisazione della gitana ad agitarlo.

“Però… sono stata baciata… lui ha visto la scena…e….”

“Cazzo” – esclama il serbo – “Si tratta di Emilio, giusto?”

“Quindi è di questo che parlavano mio marito e Palermo, di me ed Emilio?!” – quasi disturbata dalle confidenze del consorte con l’uomo del Boom Boom Ciao, Agata cambia tono di voce.

“Non ti alterare, per favore. Voglio solo aiutarti” – e il serbo ovviamente tenta di placare subito quella tensione.

“Questa situazione diventa ogni giorno sempre più insostenibile. Non oso immaginare se dovesse accadere qualcosa di peggio, cosa dovrei fare…” – puntualizza la gitana, generalizzando la discussione.

Neanche a dirlo… i due vengono raggiunti da una Tokyo con il cuore a mille.

“Che succede?” - domanda la Jimenez all’amica, guardando lo shock sul volto di lei.

“C’è qualcuno per te”

“Per me?”

“Si, Nairo” – Silene evita di specificare le identità, non volendo la chiusura di Agata di fronte ad un possibile confronto costruttivo.

Così, seguita dai suoi due migliori amici, la zingara raggiunge l’ingresso della villa.

Mette a fuoco due figure, difficili da non riconoscere e, non appena incrocia gli occhi neri di sua madre, grandi e profondi, esattamente come i suoi, la Jimenez si pietrifica.

“Ciao, Agata” – la saluta Carmen, con un filo di voce, mentre cerca di trattenere l’emozione nel rivedere sua figlia.

Jorge, di fianco alla consorte, la osserva in silenzio, fortemente in colpa per il male recatole anni addietro.

“Come vi permettete di venire fino a qui?” – la reazione di Nairobi non tarda ad arrivare.

Il rancore e la rabbia covati per anni e messi a tacere per questioni di serenità interiore, riesplodono con immediatezza.

“Fuori da casa mia, maledetti” – ordina, volgendo lo sguardo ai Dalì in cerca di supporto.

Supporto che, purtroppo, viene meno.

“Noi siamo qui per aiutare, vogliamo denunciare la sparizione di Ginevra, raccontarvi ciò che sappiamo…” – spiega la settantenne.
“Zitta! Tu mia figlia non la devi neanche nominare hai capito?” – tuona Nairobi, dirigendosi verso le scale, pronta ad evitare il confronto.

La discussione si protrae per alcuni minuti, durante i quali Bogotá, rincasato dall’ingresso secondario, intuisce che qualcosa non va.

Si unisce al gruppo chiedendo spiegazioni a Rio.

E proprio Anibal gli sussurra all’orecchio – “La mamma di Nairo è qui e dice di sapere cose su Ginny”

A quel punto, il viso del saldatore s’illumina.

Vive un miscuglio di emozioni legate alla figura di una persona che non conosce e che ha recato, però, tanto male a sua moglie. Eppure avverte la necessità di capirne di più.

“Cosa volete voi due?” – e così interviene.

“Dare una mano! Dovete sapere cosa sta accadendo e quali sono le intenzioni di Teresa”

“Chi cazzo è  Teresa adesso? Volete depistarci?” – si infervora la gitana.

“No, tutto il contrario” – aggiunge Jorge – “Dimenticate Caroline Jones”

“Ma per favore…” – Agata alza gli occhi al cielo, lamentandosi di essere costretta a dover sentire parole fuoriuscire dalla bocca dell’uomo che per placare il pianto di un bambino di tre anni gli dava del liquore all’anice.

“Fossi in te, tacerei, signor Gonzales” – precisa lei, lanciandogli uno sguardo carico di disprezzo.

“Mi odi, lo so, hai ragione. Ho sbagliato, erano gli anni in cui vivevo solo di denaro e lavori sporchi. Però sono cambiato, mi sono affezionato a Ginny e per me è una nipote”

La risata nervosa di Nairobi riecheggia nella stanza, lì dove tutti i Dalì, in assoluto silenzio, ascoltano la discussione tra parenti.

Tokyo percepisce sulla sua pelle il dolore della migliore amica e si sente impotente, non potendo agire per risollevarla da qualcosa che sta lentamente riaffiorando e che le sta offuscando la ragione – “ Dobbiamo intervenire!” – chiede a Rio, il quale, al contrario, le consiglia di non intromettersi in faccende di famiglia.

“Da voi non voglio nulla, ripeto, nulla” – intanto Agata continua a restare ferma sulla sua posizione.

Finalmente prende parola il Professore, stimolato anche da Lisbona, certo di riuscire a placare i comportamenti della sua compagna di squadra.

“Nairo..ascoltami…so che sei arrabbiata…però potrebbero rivelarci davvero dettagli utili…”

“Prof, non ci credo! Mi stai dicendo che vuoi credere a due farabutti?” – chiede, spiazzata, la Jimenez.

“Agata, per l’amor del cielo, non immagini minimamente quanto ci sia costato venire fin qui, con il rischio di essere scoperti” – riprende Carmen.

“Da chi? Dalla maestrina?” – domanda, perplesso, Helsinki.

“Non è una semplice maestrina” – precisa Jorge.

“Io non mi fido” – sostiene Denver, schierandosi definitivamente dalla parte di Nairobi.

“Grazie, ecco un amico che mi sostiene finalmente” – la gitana lo ringrazia con lo sguardo.

“Io vorrei ascoltarli, invece. Poi prenderemo le giuste misure” – comunica Sergio, avvertendo il peso degli occhi di Nairobi, delusi e frustrati da tali decisioni.

“Fate come volete, io non voglio neanche respirare la stessa aria di questi due pagliacci” – così dicendo si allontana, sbattendo con forza la porta.

Ed è la Oliveira a volerla seguire prontamente.

“Aspetta, vado io” – incredula, Tokyo sente la voce di Bogotá e si trattiene. Guardarli isolarsi, fa ben sperare - “Chissà che non sia la volta buona” – pensa Silene, incrociando le dita.

Poi Marquina fa accomodare i due sul divano e si pone in ascolto.

“Allora, diteci tutto. Parlavate di una certa Teresa. Di chi si tratta?”

“La realtà non è quella che voi conoscete, le cose non sono così come appaiono… e dietro a tutto questo c’è una mente che trama, da tempo, ormai. Una mente che sa bene come muovere i fili…”

“Cazzo, ho la pelle d’oca. Ma si parla di Psyco?” – l’esternazione di Denver sdrammatizza i toni.

Eppure la serietà dipinta sul viso di Carmen parla chiaro: ciò che sta rivelando è qualcosa di estremamente serio e delicato. E il prof capisce, dal suo volto cupo, quanto le costa parlare, e che ciò che racconterà da lì ai prossimi minuti potrà essere decisiva per la situazione che stanno vivendo.

***************************************** 

Il saldatore segue Nairobi fino alla cucina dove la osserva, in silenzio, senza farsi notare.

La gitana prende da bere.

Apre una birra e la posiziona sul tavolo.

Nel farlo, le mani cominciano a tremarle.

Cerca di placare il nervosismo, respirando profondamente.

Alza il capo e sbuffa.

Tenta di bloccare le lacrime ma queste scivolano violente sulle sue guance, inumidendole il viso. Su quel volto, il pianto è qualcosa di fin troppo abituale… specialmente negli ultimi giorni.

“Cazzo, cazzo, cazzo” – improvvisamente esplode, battendo con forza un pugno sul tavolo.

E a quel gesto, la birra cade a terra, frantumando anche la bottiglietta.

E’ solo allora che Bogotá sente di dover intervenire.

“Aspetta, fermati, ci penso io” – le dice, invitandola a sedersi.

Agata, spiazzata di trovare lì suo marito, si limita ad eseguire quando ordinatole.

Prende posto e guarda, impassibile, il consorte sistemare il casino creatosi.

Solo qualche minuto dopo, anche l’uomo segue la moglie e si avvicina a lei con due bicchieri e un’altra Estrella.

“Faccio pena!” – commenta Nairobi, sorseggiando la bevanda.

Bogotá non replica.

“Queste persone sono tornate per distruggermi definitivamente”

“Ne sei convinta?”

“Gente così non cambia! Ferendo mio figlio, hanno ferito me. Mia madre mi ha sempre usata per i suoi comodi. Mi ha organizzato la vita, rovinandola come meglio ha potuto…”

“Altrimenti a quest’ora saresti sposata con il tuo primo amore, vero?” – chiede Bogotà, con estrema freddezza. Tra le righe si legge chiaramente che il saldatore intende dire “Se avessi sposato il primo amore, non avresti sposato me. Non ci saremmo mai innamorati. E a te sta bene così”. Questa interpretazione di Bogotà non viene invece letta da Nairobi, troppo presa dai pensieri cattivi su Carmen e Jorge.

E infatti, senza cattiveria alcuna, risponde con fermezza alla constatazione del consorte – “Mai dire mai! Magari ci saremmo lasciati due giorni dopo, però sarei stata io a volerlo. Non lei, per me”

Cade il silenzio per alcuni minuti.

È l’uomo, sempre, a riprendere parola - “Io ascolterei quello che hanno da dire”
“Parli sul serio?” – esclama, spiazzata, la donna.

“Abbiamo troppo da perdere…non possiamo permetterci di sorvolare su nulla!” – aggiunge l’altro, consumando la birra lentamente.

Agata si zittisce, riflettendo su quanto udito.

Lei dentro di se, è cosciente di quanto sarebbe utile raccogliere notizie, però al contempo, non vuole inganni né doppi giochi.

“Se dovessero denunciarci alla polizia?” – ipotizza la Jimenez.

“Non gli conviene, e lo sai anche tu! Hanno troppi lavori sporchi alle spalle. Per di più, sono minacciati da questa presunta Teresa”

“Possibile che adesso sbuchi dal nulla una Teresa, e guarda caso proprio quando noi abbiamo scoperto che miss Honey si chiama Caroline Jones?”

Il saldatore fa spallucce, poi, terminata la bibita, si alza dalla sua postazione.

“Metti da parte il rancore, per il bene di Ginevra… io ci sto provando…”

Ecco, nuovamente, Nairobi tornare a colpevolizzarsi vedendo Bogotà in quello stato emotivo deprimente.
“Mi dispiace, amore! Io non avrei mai dovuto allontanarmi”

L’appellativo “amore” alimenta l’amarezza del capofamiglia – “Prima risolviamo la faccenda, prima Ginny tornerà a casa, e prima metteremo in chiaro tutto”

Con tali parole, zittisce la moglie, dirigendosi verso la sala dove tutti i Dalì sono alle prese con rivelazioni shock.

Prima di raggiungerli, Bogotá viene spinto dal cuore a chiedere a Nairobi qualcosa che lo turba enormemente – “Dimmi solo se te ne sei innamorata!”

“Cosa? Che cazzo dici? Tra me ed Emilio non è successo nulla! Perché ti ostini a crederlo?”

“Sono quattro giorni che non ti riconosco più…dimmi tu, a cosa dovrei credere!” – conclude e si congeda.

Tokyo lo nota riunirsi alla Banda e spera che qualcosa possa essere accaduto tra lui e la Jimenez.

Eppure lo sguardo del saldatore dice poco e nulla.

A quel punto è Silene a recarsi in cucina.

La sua migliore amica è intenta ad asciugarsi il viso con un tovagliolino di stoffa.

“Ehi, tesoro, vieni qui” – le dice, abbracciandola.

Stavolta niente domande, niente consigli, niente ramanzine…solo la sua vicinanza!

E quando la gitana si tranquillizza, prende la Oliveira per mano e le dice - “Basta fragilità! Voglio riprendere in mano la mia vita! E come prima cosa, devo affrontare chi mi ha recato più male di tutti…mia madre!” – mano nella mano le due si dirigono verso la sala principale.

Vedere seduti sul divano Carmen e Jorge Gonzales è un tonfo al cuore e un immediato tuffo nel passato per Nairobi.

“Respira, stai calma, andrà tutto bene… sii forte” – le sussurra Tokyo.

“Grazie, sei la sorella che ho sempre sognato” – la maggiore le sorride e segue il suo consiglio.

Forza e coraggio, e soprattutto, mantenere la calma!

In tale istante, il Professore prende parola.

“Nairo, abbiamo ascoltato queste persone. Vorremmo ascoltassi anche tu cosa hanno da dirti. È importante”

“Ok” – cede Agata, sedendosi di fronte alla madre.

Alza lo sguardo, mostrandosi tenace come sempre – “Sono pronta. Ditemi, chi è questa Teresa Perez? E soprattutto, cosa vuole da mia figlia!”

Basta poco per creare lo scompiglio più totale.

Una serie di parole che ti cambiano la vita, te la stravolgono e ti rendono consapevole che le tue certezze non sono mai state certezze.

“Teresa Perez è … tua sorella, la figlia di tuo padre!”

“Che cosa?!”

Ennesimo colpo al cuore.

Ennesima sconfitta subita per una donna che sente  il destino accanirsi contro i suoi sentimenti e giocarci costantemente.

Battito accelerato.

Mancanza di respiro.

Perdita di coscienza.

Attacco di panico.

Poi il buio.

Agata perde i sensi.

È bello sapere di aver sconnesso con la realtà per dei minuti. Tutto si spegne e ti porta in luoghi distanti…

Chissà se, una volta riaperti gli occhi, Agata Jimenez riuscirà a concretizzare quanto appena udito?

Ha davvero una sorella? Carmen avrà davvero raccontato il vero?

   
 
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