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Autore: Greenleaf    15/07/2021    3 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 19
 
Era difficile mantenere il passo di Legolas, Eldihen alzò la gonna per rincorrerlo, evitando lo sguardo delle guardie che la fissavano e delle domestiche pettegole che si erano riunite per criticarla. Imboccò il corridoio, sentendosi il cuore in gola, mentre davanti ai suoi occhi i quadri appesi al muro parevano delle fittizie immaginazioni, non spostò il viso per guardare le camere, né il sole che filtrava dalle finestre in alto. I suoi occhi si erano bloccati sulle spalle di Legolas e sui capelli biondi. In realtà non camminava velocemente, ma Eldihen era troppo agitata per rendersene conto.
 
“Legolas” disse vedendolo entrare nella camera che lo aveva ospitato da quando era giunto a Rohan. Entrò a ruota anche lei, richiudendosi la porta dietro le spalle. Serrò i denti ascoltando il rumore assordante del legno che graffiava contro il pavimento. Scrutò le spalle dell’elfo che si era fermato vicino ad una sedia “Fammi spiegare” disse respirando velocemente, sentiva la bocca asciutta.
 
“Siamo alle solite” Legolas si girò mostrandosi severo. I suoi occhi racchiudevano tutto il risentimento che provava. Era esausto e parecchio irritato, non avrebbe voluto litigare, ma non poteva ignorare il comportamento di Eldihen “Sapevi di Nihil e non me l’hai detto, anzi, lo difendevi… in questi giorni mi hai persino chiesto se fossi disposto a perdonarlo, sapendo  che lui è stato l’autore del massacro che ti ha allontanata da Valinor, facendoti fuggire sotto gli alberi. Saresti potuta morire, anzi ha cercato più di una volta di ucciderti, usandoti, e tu continui a difenderlo” parlò con sdegno, guardandola mentre lei negava con un cenno di capo, sussurrando parole a bassa voce. Si bloccò per fissare un punto impreciso a terra, giusto per riprendere un po’ di calma.
 
“In realtà non è come pensi. Se io l’ho difeso c’è una ragione Legolas e so che può sembrarti assurdo” osò muovere qualche passo nella sua direzione, fermandosi ad un metro da lui, sotto il suo sguardo tagliente. Si sentì nuda davanti ai suoi occhi che parevano toccarla, leggerle dentro. Non riuscì a sostenere il suo sguardo.
 
“Sono in attesa di conoscere le tue motivazioni” cercò di mantenere un tono di voce basso, ma l’aria in quella stanza era troppo pesante e ciò peggiorò la situazione.
 
“Vedi… quando mi hai trovata dentro la stalla l’altro giorno io…” alzò una mano in direzione della porta, bloccandosi prima di continuare, anche se si accorse di aver acceso la curiosità dell’elfo “Io ho avuto una sorta di visione su Nihil. Può sembrarti strano, ma la spada che mi ha dato Gandalf mi ha mostrato il suo passato e l’ho visto da piccolo quando ha appreso della morte di sua madre, poi ho visto la morte di suo padre, percependo in cuor mio il suo dolore, mi sono intenerita e…”
 
 
“E non mi hai detto nulla. Il problema è questo: Tu non parli Eldihen, ti chiudi in te stessa o eviti di raccontarmi cose importanti, non capisco. Perché lo fai? Non hai fiducia in me? Hai paura di affrontare i problemi? Questo è un tuo grosso difetto e più cerco di esserti accanto, più noto che tu mi nascondi cose del genere” bruciò la distanza parlando velocemente, con una nota di saggezza nel voce, osservandola mentre schiudeva le labbra per ribattere.
 
“Io mi fido di te, non dubitarne. Hai ragione, ho sbagliato a non parlartene” deglutì, sospirando pesatamente.
 
“Sono argomenti molto importanti quelli che hai nascosto”
 
“Lo so”
 
“In questo momento non nego di essere parecchio infastidito. Tu quando mi hai chiesto di perdonarlo sapevi che Nihil aveva ordinato agli orchi di uccidere la nostra gente?” chiese con un filo di voce, sperando con tutto se stesso di ricevere una risposta negativa.
 
“Io ho visto la sua sofferenza e mi sono lasciata trasportare” cercò di rielaborare gli eventi, sentiva l’agitazione annodarsi dentro al petto, come una serpe aggrovigliata intorno alla sua preda. Non lo guardò in faccia, era tesa, neppure ad Isengard aveva nutrito dei sentimenti così cupi come in quel momento. Le mancava l’aria ed il pensiero di perdere Legolas la lasciò senza forza.
 
“Rispondi alla mia domanda: lo sapevi?” chiese sollevandole il mento con un dito, in modo che lei non potesse evitare i suoi occhi.
 
“Lo sapevo”disse scoraggiata, consapevole che era inutile infangare la verità “Ma come ti ho detto quella visione mi ha destabilizzata io…”
 
“Da quanto tempo lo sapevi?” continuò con decisione, serio come non lo era mai stato in quell’avventura, ansioso di conoscere ogni dettaglio.
 
“Da molto tempo… da quando mi ha rapita. L’ho saputo ad Isengard” ammise vedendo gli occhi di Legolas distanti. Lo stesso sguardo che gli aveva lanciato quando lei aveva tentato di rubargli l’arco. Gli stessi occhi delusi. La stessa espressione ferita. Lo stesso distacco. Ad Eldihen si congelò il cuore in petto, sentì un brivido dentro le ossa raggelarle il sangue.
 
Legolas respirò pesantemente, annuendo con il capo, dopo aver riflettuto sulle parole della ragazza, giungendo senza tanti problemi alle sue conclusioni, anche se affrettate e dettate dall’ira, che stranamente riuscì a trattenere. Si girò, abbassando lo sguardo sul pavimento, sulle coperte a terra, raggiungendo impassibile la sedia che gli era vicino. Desiderò che quello che aveva ascoltato non fosse vero. Non poteva essere vero, si sentì deluso, ferito nell’orgoglio e disprezzato. Se Eldihen non gli aveva parlato c’era un motivo, non si fidava. Chiuse gli occhi e si sedette malamente sulla sedia, divaricando le gambe, con il gomito appoggiato al bracciolo e una mano a sorreggergli la fronte. Non la comprendeva, e più si sforzava, più sentiva una grande confusione annebbiargli la mente.
 
“Come fai Eldihen?” domandò riaprendo gli occhi per guardarla furtivamente “Sempre segreti e menzogne, quando credevo che tra di noi andasse tutto bene sento questa notizia e mi chiedo se tu sia realmente sincera con me. Sto mettendo in discussione il nostro intero rapporto, questo perché tu non mi parli. Non capisco il motivo ma preferisci costruire un muro tra di noi. Capisco che quando è stato per l’arco mentivi perché non eri in te, ma cerca di comprendere che per me è frustante cercare di capirti e scoprire questo genere di cose. Io voglio trasparenza e fiducia, semplicemente questo” spiegò con una nota di delusione, massaggiandosi le tempie con aria indignata.
 
“Come puoi dire di mettere in discussione il nostro rapporto. Sai quanto ti amo, non devi dubitare dei miei sentimenti” agitata si avvicinò a lui con voce tremante. Era scombussolata, temeva di perderlo. Non avrebbe accettato che ciò accadesse. Si inginocchiò tra le sue gambe, con le braccia sulle sue ginocchia ed il viso alzato per cercare quello di Legolas, che in silenzio seguiva i suoi movimenti, senza però guardarla “Guardami”piegò il suo viso con le dita, costringendolo ad incontrare il suo sguardo.
 
Si studiarono per qualche istante, Legolas sembrava incuriosito. Sentì le sue dita spostarsi sulla sua guancia, poi sulle labbra, con movimenti rigidi ma caldi, come gli occhi di Eldihen che erano preoccupati ma scintillanti. L’elfa sollevò il volto quel poco che bastava per far combaciare i loro visi, incrociando il suo respiro irregolare. Sfiorò la punta del suo naso guardandolo negli occhi con tutto l’amore che nutriva per lui “Mi dispiace vederti così, hai ragione ma non volevo ferirti, non ti ho parlato per paura di complicare una situazione già critica di suo. Capisci?” sussurrò sentendo la fronte calda di lui contro la sua, i loro profili erano tratteggiati dalla luce del sole, combaciavano perfettamente. Eldihen allontanò la mano che Legolas le teneva in fronte, adagiando le sue dita sugli zigomi.
 
Annuì impassibile, preso dalle sue carezze, ma ancora nervoso. Di certo non poteva cancellare ciò che stava provando “Dovevi palarmene”.
 
“Mi spiace amore, perdonami” era profondamente amareggiata e impaurita. Gli diede un bacio a fiori di labbra, ma Legolas non rispose tenendo la bocca chiusa. La lasciò fare. La situazione stava mutando.
 
“Non è il momento Eldihen” rispose mentre lei continuava  a lasciargli dei baci languidi sulla bocca.
 
 Le sue labbra erano calde e leggermente umide. Lo baciò con gli occhi chiusi, fino a che Legolas non rispose timidamente abbassandosi di poco con il viso per poterla sentire meglio, visto che la loro posizione era scomoda, ma ad Eldihen non interessò, ed inginocchiata sul pavimento tra le sue gambe, lo baciò, lambendo le sue labbra, fino a sentirle sue “Capisco come ti senti, ma  i tuoi occhi mi fanno paura, l’ultima volta che mi hai guardata così mi hai lasciata” la sua mano scivolò sul mento dell’elfo che aveva intensificato la forza del suo bacio, stringendole un labbro con i denti, per poi tornare a baciarla dolcemente.
 
“Non ti lascerò” parlò sinceramente, anche se si rese presto conto che Eldihen lo stava decisamente deconcentrando ed i sentimenti si stavano mischiando senza lasciar spazio alla ragione. Si tranquillizzò, risultando meno rigido “Però” si distanziò dalla sua bocca, appoggiandosi  allo schienale della sedia “Voglio riflettere un attimo e ti prego di farlo anche tu” era la cosa migliore, per evitare di dover affrontare altri momenti simili a quello, non poteva permettersi di abbassare gli scudi in quel modo e rimanere deluso. Stava facendo di tutto per evitare preoccupazioni, in modo da combattere la guerra senza pensieri.
 
“Capisco”
 
 
 
La sala era immersa dalla luce, Eldihen ascoltò distrattamente le chiacchiere delle donne che si erano riunite in un tavolo, erano più strane del solito, specie la signora bionda che aveva conosciuto alla festa. Distolse lo sguardo dal gruppetto per incamminarsi verso l’ultima colonna vicino al trono. Eowyn si trovava appoggiata lì, con le braccia conserte e l’area assente. Stava ascoltando i discorsi di suo zio, senza mettervi bocca.
 
“Di cosa stanno parlando?” l’affiancò, soffermandosi a guardare il volto di re Thèoden. Sembrava perplesso.
 
 
“Pare siano a corto di rifornimenti” Eowyn era preoccupata per l’espressione di suo fratello. Lo aveva sentito dire che non ce l’avrebbe fatta a sostenere Gondor perché mancava il giusto equipaggiamento. Gli eserciti di Sauron li avrebbero sconfitti, scagliandogli contro le loro peggiori armi.
 
“In che senso?” Eldihen continuò ad ascoltare il chiacchiericcio di sottofondo, senza però deconcentrarsi dal volto pallido di Eowyn.
 
“Avrebbero bisogno di una scorta sufficiente di armi per sconfiggere gli eserciti di Mordor, però Edoras ha dovuto pagare un prezzo alto dopo la vittoria al Fosso di Helm. Molte famiglie non riescono ad andare avanti e non vi è materiale a sufficienza per fabbricare nuove armi” rivelò tirando le labbra. Le parole le morirono in bocca. Si lasciò scaldare dalle fiamme dentro le fiaccole, strusciando la sua mano sulle braccia.
 
Eldihen si rattristì e non seppe commentare l’accaduto. Ancora pensava alla discussione con Legolas, il suo cervello si era bloccato alla scena in cui lui era venuto per parlarle di Nihil.
 
“E perché quella faccia?” Eowyn corrugò la fronte, guardandola meravigliata.
 
“Niente, mi dispiace molto per ciò che mi hai detto” era un po’ difficile ammettere che stava soffrendo per Legolas. Poteva nasconderlo ad Eowyn ma non a se stessa.
 
“Ti ho vista raggiungere l’elfo in camera” rivelò quel particolare fiduciosa che Eldihen le parlasse. Infondo era da un po’ che a palazzo si parlava dei loro incontri, non proprio segreti, ma Eowyn lasciò da parte i pettegolezzi, pensando che dietro il broncio di Eldihen si nascondesse qualcosa di più profondo di semplici dicerie.
 
“Abbiamo litigato” si voltò per guardare il portone in legno in fondo alla sala.
 
“Ho saputo che hai ucciso due orchi aiutando sire Aragorn, forse era per questo?” domandò la donna pensando che fosse un motivo per discutere. Legolas pareva essere estremamente protettivo nei confronti di Eldihen, forse si era arrabbiato per via di quell’aneddoto.
 
“Stranamente non mi ha detto nulla”
 
“Io sono stata felice della notizia, dicevi di non riuscire a trovare il tuo valore, ma piano stai imparando a cavartela da sola” le dedicò un sorriso sincero, ricercando la sua mano con le dita. Gliela strinse calorosamente, anche se la sua pelle era abbastanza fredda.
 
“E’ anche merito tuo” contemplò per qualche istante i suoi occhi verdi, incorniciati dai capelli lunghi e mossi, fino a che un pensiero si fece largo nella sua mente e da lì Eldihen ritrovò un briciolo di speranza, rispecchiandosi nel volto dell’amica, in quei suoi occhi limpidi che avevano sempre avuto un non so ché di incoraggiante “Potrei chiederti un favore?”
 
“Che domande! Ma certo, sempre che io possa aiutarti” inarcò un sopracciglio a quella richiesta insolita, trovando nel volto di Eldihen una luce nuova, come se si fosse accesa un’idea nella sua mente.
 
“Possiamo andare in cucina?” la sua voce era cristallina, come se stesse esponendo un’idea geniale anche se alquanto esilarante. Trovò un modo per riconquistare la fiducia di Legolas, ed anche se poteva sembrare un’idea semplice e non indicata, ad Eldihen piacque pensare che sarebbe stata gradita dal suo ragazzo, tanto valeva fare un tentativo, non avendo nulla da perdere e tanto da guadagnare.
 
“In cucina? A fare che?” chiese Eowyn incuriosita.
 
“Un tè”
 
“E perché?” le uscì una risatina divertita, proprio non capiva cosa dovesse farci con un tè, ma dal suo sguardo entusiasta pareva proprio che lei sapesse il fatto suo. Ammirò le fossette che si formarono ai lati della bocca, soffermandosi in seguito sulle curve che riempivano il vestito. Non era più magra come quando l’aveva conosciuta, stava meglio e fortunatamente non si intravedevano più le ossa sui fianchi. Doveva ammettere che da quando stava con l’elfo biondo era visibilmente migliorata, sprigionando una luce coinvolgente.
 
“Tempo fa gli avevo promesso una tazza di tè. Sono certa che ricorderà. Era felice sai? Mi aveva detto che sarebbe venuto a trovarmi a casa ed io gli ho detto…”
 
“Che gli avresti preparato una tazza di tè” concluse un Eowyn sorridente, con gli occhi addolciti da quel frammento di racconto rivelato da Eldihen.
 
“Andiamo?” la prese per mano guardandosi intorno per capire quale fosse la via che conduceva alla cucina. Infondo c’erano due corridoi, uno a destra e l’altro a sinistra, e l’elfa fino ad ora aveva conosciuto solo quello che portava alla sua stanza.
 
“Sì vieni con me” vedendola spaesata Eowyn la superò per indicarle la strada giusta. Superarono insieme la sala del trono ascoltando le parole delle servitrici seguite da delle lunghe occhiate.
 
Eldihen si accorse subito che, dopo averle superate, le donne si riunirono per parlare e fu quasi convinta che l’argomento in questione fosse proprio lei. Si fermò sui suoi passi per girarsi con il busto e fissarle, mentre chiacchieravano come se nulla fosse. Inarcò un sopracciglio, concentrandosi per comprendere i loro mormorii, non che le interessasse la questione, in realtà non aveva mai fatto caso a loro, ma doveva ammettere che quel pomeriggio erano parecchio petulanti, più del solito.
 
“Non starle a sentire!” intervenne prontamente Eowyn, incitandola a proseguire.
 
“Ma stanno parlando di me” la sua non era una domanda ma una consapevolezza.
 
“Sono solamente delle pettegole, non devi impensierirti”
 
“E cosa dicono?” chiese curiosa. Vide Eowyn  distogliere lo sguardo.
 
“Ne parleremo in un secondo momento, promesso. Adesso vieni” le prese dalle spalle trascinandola verso il corridoio a sinistra.
 
Lasciarono la sala del trono, giungendo immediatamente alla cucina in disordine. Eldihen venne investita da un forte profumo di spezie, prima ancora di mettere piede nella stanza. Osservò il tavolo pieno di pomodori tagliati, di carote, melanzane ed altra verdura freschissima. Molte delle pietanze erano coperte da dei vassoi argentati. Notò una finestra che si affacciava sull’altro lato della città. Sorrise, avvicinandosi al forno a legna, dal quale proveniva un gradevole tepore. Prepararono una teiera riempiendola con dell’acqua bollente. Eldihen lasciò in infusione le foglie di tè, fino a che il liquido incolore divenne scuro.
 
 
 
Il nano stava sudando, non tollerava l’atmosfera che si era appena creata, passò una mano sulla fronte trovandola intrisa. Legolas e Gimli erano seduti ad un tavolo, il solito che occupavano da quando erano giunti a palazzo. Sbuffò ascoltando le domande dell’amico. Ormai rispondeva seccato, con voce assente, gustandosi un boccale di birra dorata.
 
“Avresti dovuto dirmelo Gimli” Legolas lo osservava ma Gimli disinteressato si scolò il bicchiere, riempiendolo poi nuovamente dal barile.
 
“Come ti ho spiegato, Eldihen mi ha chiesto di rimanere zitto ed io, da buon nano quale sono, ho tenuto la bocca chiusa” appoggiò il boccale al tavolo, portandosi la mano alla bocca. Sentiva gli acidi dello stomaco risalirgli in gola.
 
“Per caso hai visto Aragorn?” cambiò argomento quando nella sua mente balenò un ricordo. Doveva accertarsi che l’amico lo aiutasse. Giorni fa aveva spedito una lettera ed attendeva la corrispondenza. Aragorn gli aveva detto di stare tranquillo, ma Legolas fremeva dalla voglia di conoscere le parole del suo misterioso mittente.
 
“E’ fuori, come al solito sta guardando le montagne” Gimli esitò prima di portarsi alle labbra il boccale. Sentiva la barba umida, la leccò, scrutando l’espressione pensierosa di Legolas che si era fermato in piedi. Gli stava nascondendo qualcosa “In ogni caso sono affaracci vostri. Se quando te la sposi ti rompe le frecce e ti getta l’arco dalla finestra non penso verrai da me!” disse prima di bere dal boccale. Si asciugò la barba con una mano.
 
“Avventata com’è mi farà penare. Si metterà nei guai e dopo aver combinato una serie di casini me li nasconderà” sorrise leggermente divertito immaginandola passeggiare nel suo palazzo, tra le serpeggianti radici e le cascate dentro la grotta. Fu un pensiero bellissimo che contrastò con le preoccupazioni che nutriva. Fosse dipeso da lui l’avrebbe mandata a Bosco Atro donando il compito agli elfi di badare a lei e servirla al meglio, solo che era meglio attendere che suo padre, il re, la conoscesse, inoltre  Elrond aveva accettato le sue richieste, scrivendogli una lettera piena di  notizie, tra cui quella di Nihil e dell’attacco degli orchi.
 
“I pargoletti li cresco volentieri. Li farò diventare dei nani forti e dei buon lavoratori, sperando prendano da te”
 
Legolas sogghignò divertito, ma quel futuro che stava scherzosamente descrivendo Gimli era minacciato dalla guerra e, l’unica salvezza per Eldihen era partire e mettersi in salvo. Il suo sguardo si incupì nuovamente, Gimli lo scrutò, spostando il suo sguardo dall’elfo, alla ragazza che aveva menzionato poco prima. Non consolò in alcun modo Legolas, notando che Eldihen si stava avvicinando a lui con una tazza in mano, Gimli Lasciò il bicchiere di birra sul tavolo, alzandosi repentinamente dalla sedia.
 
“Vado a fumare fuori” disse strizzando l’occhio verso Eldihen che si era fermata accanto all’elfo. Era meglio lasciarli soli, decise il nano.
 
Con la tazza fumante di tè in mano, l’elfa guardò Legolas, fingendo un colpo di tosse per attirare la sua attenzione. L’elfo si voltò inarcando le sopracciglia per lo strano comportamento di Gimli, ma quando vide Eldihen comprese appieno l’amico. La guardò, chiedendosi come mai l’avesse raggiunto, con un’espressione furba e gli occhi annebbiati dal fumo proveniente dalla tazza.
 
“E’ tè” disse sorridendogli speranzosa che lui rammentasse della sua promessa.
 
L’elfo sorrise flebilmente, rivangando il passato. Comprese perfettamente le intenzioni di Eldihen, non avrebbe mai potuto dimenticare dell’offerta fatta prima di raggiungere la casa di Nihil. Ricordò il loro abbraccio affettuoso dentro la foresta, riportando l’attenzione alla realtà, a lei che gli sorrideva porgendogli la tazza di tè con soddisfazione.
 
“Ricordi che avevo promesso di preparartelo?” disse con voce  suadente invitandolo ad assaggiare l’infuso.
 
“Si, ed io ti avevo promesso di venirti a trovare” accettò il pensiero di Eldihen, togliendole la tazza dalle mani. La posò sul tavolo per farla raffreddare, incrociando gli occhi speranzosi della ragazza che lo fissavano con audacia.
 
“Sei ancora arrabbiato?” domandò sbattendo le ciglia.
 
“Sì” rispose pacato incurvando un sopracciglio ed increspando le labbra.
 
“Molto?” giunse le mani senza distogliere lo sguardo da lui.
 
“Se tu ti confidassi con me non saremmo arrivati a questo punto” parlò con calma, incrociando le braccia al petto.  Scrutò il volto di Eldihen.
 
“Io non volevo farti agitare, ma pare che Gimli ti abbia detto tutto” abbassò la sua occhiata storcendo la bocca. Solo il nano sapeva di Nihil, chi altri se non lui aveva passato l’informazione a Legolas? Lei stessa conosceva la profondità del suo sguardo, quando l’elfo voleva conoscere qualcosa sapeva insistere. Era certa, anche se i conti non gli tornavano. Come mai si era insospettito? Infondo Legolas non conosceva nulla riguardo quella storia.
 
“Non è stato Gimli”
 
“E’ chi è stato? Solo lui sapeva di Nihil” appoggiò le mani sui fianchi, chiedendosi perché lo stesse coprendo.
 
“Eldihen” la sua voce si fece seria, sciolse le braccia lanciandole uno sguardo profondo “Ho ricevuto una lettera da Gran Burrone. Ho scritto a Re Elrond di te, chiedendogli di ospitarti a casa sua. Proprio oggi ho ricevuto la sua risposta ed ho scoperto che è stato Nihil a mandare gli orchi”
 
“Hai scritto al mio signore? Allora quando ti ho visto consegnare una lettera alla festa non mi sono sbagliata. Hai scritto ad Elrond!” ecco svelato l’arcano. Rimase allibita, non se l’era aspettato. Sbatté le palpebre dalla sorpresa, boccheggiando prima di formulare la seconda domanda “Ma non capisco come lui possa conoscere una simile informazione se sono stati tutti uccisi” si accese una speranza in cuor suo, ma non disse nulla per paura di essersi illusa, anche se Legolas confermò presto i suoi dubbi.
 
“A quanto pare non sei l’unica sopravvissuta. Un elfo ha combattuto contro gli orchi, riuscendo a salvare poche persone. Ti davano per dispersa, così non ti hanno cercata e sono partiti per Valinor, ma quell’elfo di cui ti parlavo è riuscito a strappare informazioni ad un orco, apprendendo che dietro tutto questo si nascondeva Nihil” spiegò con massima apprensione.
 
“Non ci posso credere… non sono l’unica sopravvissuta. Per tutto questo tempo ho creduto di esserlo. Non credo alle mie orecchie” si passò una mano in fronte sentendosi scombussolata, come travolta da un’onda del mare. Ma chi era quest’elfo? Come si chiamava? Si sentì confusa e felice allo stesso tempo. Si era sempre preoccupata dei suoi compagni e sapere che  alcuni di loro erano partiti per le terre imperiture la rallegrò, sciogliendo il groppo al cuore che avvertiva da quand’era scappata, dandosi della codarda “Sono felice di sapere che qualcuno se la sia cavata” disse commossa.
 
 
Legolas che fin a quel momento era rimasto composto, affrontando l’argomento con serietà, allungò la sua mano, prendendo quella di Eldihen. Sembrava dovesse riferirgli ancora una cosa, e da come la stava guardando Eldihen comprese che si trattava di una brutta notizia. Gli occhi di Legolas erano cupi. Le carezzò il dorso della mano con amorevolezza, mantenendo un’espressione seria ”Eldihen”
 
“Che succede?” chiese stringendogli le dita con preoccupazione.
 
“C’è una cosa importante che devo dirti” disse con estrema delicatezza sostenendola con uno sguardo incoraggiante.
 
“Ti ascolto”
 
L’elfo esitò prima di parlarle, puntando i suoi occhi dentro quelli della ragazza. Era giusto informarla di una questione che stava a cuore ad Eldihen, ma temeva di ferirla, e non voleva vederla infelice, proprio ora che si era ripresa.
 
“Parla Legolas” lo supplicò con voce stremata, sentendo l’ansia crescere dentro il suo petto, come una fiamma che brucia tutto, lasciando solo una nube di fumo “Legolas” lo richiamò vedendolo contrariato, come se si fosse pentito di averle accennato qualcosa.
 
“Tua madre e tuo padre ti credono morta” posò una mano sulla spalla di Eldihen vedendola sorpresa dalla brutta notizia. La tirò verso di sé ma lei si ribellò, rimanendo ferma nel punto in cui era, con gli occhi sgranati e pieni di lacrime.
 
 Il suo cuore le battè forte. Si sentì morire. Aveva pensato che i suoi genitori fossero preoccupati, non poteva immaginare che loro la pensassero morta. Un dolore lancinante colpì il suo petto espandendosi su tutto il corpo. Le sue gambe stavano cedendo, le tremavano le braccia. Respirò chiudendo gli occhi, ma quando li riaprì non vide Legolas, ma un immagine sfocata del suo volto preoccupato.
 
“Mi sento male” avvertì un brivido freddo. Serrò le palpebre sentendosi sballottata da una parte all’altra, come se la stessero strattonando.
 
 
Legolas con uno scatto fulmineo l’afferrò dal torace, impedendole di cadere a terra. La strinse a sé allontanandole i capelli dal viso. Si agitò abbracciandola con forza. Non aveva pensato che lei avrebbe potuto perdere i sensi. Non credeva che si sarebbe sentita così male. Schioccò la lingua con nervosismo, accarezzandole il viso di Eldihen con  preoccupazione, prima di passare le sue braccia sotto le ginocchia della ragazza, prendendola in collo. La sollevò da terra senza tanti problemi.
 
 
 
 

“Soffrirai”
Eldihen si voltò da una parte all’altra della foresta, muovendosi nel buio. Calò la notte, oscurando gli alberi, le pietre ed il terreno sottostante. Si spense ogni luce, le tenebre si infiltrarono anche nel suo cuore. Avanzava allungando le mani per aggrapparsi a qualcosa, qualsiasi cosa potesse aiutarla seguire la strada senza il rischio di perdersi o cadere. Stava da poco iniziando a camminare nel buio.
 
“Chi sei?” domandò ricercando la voce che le aveva parlato. Non giunse alcuna risposta “Io so chi sei” si fermò fendendo con gli occhi l’oscurità che l’avvolgeva. Era densa e piena di incubi nascosti. Mostri celati dalle tenebre che si muovevano intorno ad Eldihen, accerchiandola.
 
“Dì chi sono” la voce era stridula e bassa. Sembrò che ci fossero due persone a parlare contemporaneamente, anche se Eldihen fu certa che quella voce appartenesse ad un’unica entità.
 
“Sei la spada!” disse tremando, muovendosi nell’ombra.
 
“Sembra che tu abbia paura”
 
Era vero. Impallidì sentendo un nodo alla gola, sbatté le ciglia respirando pesantemente. Temeva che la spada potesse attaccarla e le parve che si muovesse intorno a lei, avrebbe potuto giurare di sentire la lama fendere l’aria, lasciando uno stridulo raccapricciante, che la fece indietreggiare.
 
“Non devi temere Eldihen” una luce rischiarì le tenebre, proveniva da dietro le sue spalle. Vide dei raggi posarsi sul terreno, seguì la scia luminosa, girandosi completamente, per ammirare in tutta la sua maestosa saggezza un uomo a lei noto.
 
“Gandalf” sussultò pronunciando il suo nome a bassa voce. Rimase ferma, godendo della vista dello stregone che emanava una luce bellissima, di un bianco brillante.
 
“La spada è solo un oggetto, quello che contiene in sé è pericoloso” l’immagine dello stregone si dissolse lentamente, sfocandosi, fino a scomparire, assorbita dal raggio luminoso “Devi annientare l’oscurità. Quello che vedrai potrà farti capire alcune cose”
 
Udì nuovamente la stessa voce di prima, una voce doppia. Un suono stridulo come il metallo. Si coprì le orecchie, vedendosi trascinata dalla luce che stava prendendo ogni cosa oltre Eldihen. Seguì un silenzio di tomba e poi un forte boato. Eldihen rimase allibita quando si rivide stesa per terra, nella cella di Isengard, con Nihil piegato vicino a lei. Teneva l’elsa della spada in mano e, vedendo la scena un’altra volta, con occhi esterni poté notare distintamente che una lacrima nera di Nihil era penetrata nella sua pelle, e che l’aveva  assorbita senza che lei se ne fosse resa conto.
 
“Che significa?” domandò osservando le mura di quella dannata cella. Era troppo reale per essere un sogno. Sentì sulla mano la goccia bruciarle come se fosse caduta in quel momento, solo adesso si spiegava l’accaduto, solo adesso le parole di Gandalf avevano un senso. Quel segno che aveva sulla mano era una minaccia. Si guardò la mano, notando che la macchia era divenuta ancora più grande ed evidente.
 
“Porti dentro di te il male che hai tolto dal cuore di quell’elfo. Avresti dovuto stare più attenta perché per estirparlo dovrai sacrificare qualcosa di molto prezioso”
 
Le mura intorno a lei si sciolsero, come se invece che di cemento fossero state composte da ghiaccio.  Eldihen venne trascinata dall’ombra. Si chiese dove fosse finita la luce e la desiderò, continuando ad avanzare nelle tenebre.
 
Adesso si trovava in una foresta. Finalmente rivedeva il sole illuminare gli altissimi tronchi ed una baita costruita su uno spiazzo vicino alla foresta. Era calda ed accogliente. Eldihen rimase incantata, seguendo il sentiero pietroso si chiese cosa ci facesse lì, guardandosi intorno spaesata. I suoi pensieri vennero interrotti dal rumore di una porta. Si voltò in direzione della casa rimanendo con la bocca aperta quando vide sé stessa scendere lungo le scalinate.
 
Non si stupì più di tanto per il fatto di rivedersi fuori da quella abitazione, ma la sorpresa arrivò alla vista di un particolare cambiamento del suo corpo: la sua pancia era gonfia e sporgente, tanto tonda da assomigliare ad un cocomero. Lei si accarezzava il ventre con area sognante, guardando dietro dalla finestra Legolas, che la seguiva con gli occhi.
 
Rimase sorpresa e quando vide se stessa avvicinarsi nella sua direzione, piegò le palpebre desiderando con tutto il suo cuore di appoggiare una mano sul suo grembo, ma non vi fu bisogno poiché avvertì dentro la sua pancia un movimento sconosciuto quanto gradito. Le sembrò che qualcosa si muovesse, provocandole un lieve formicolio “Un bambino!” esclamò entusiasta, sentendolo dentro di sé mentre muoveva i suoi piedini, spingendo con forza. Sussultò. Non avrebbe mai dimenticato quella bellissima sensazione, anche se la sua gioia morì sul nascere.
 
Si era addentrata nella foresta, ma era troppo pesante per muoversi come voleva e accadde che lei inciampò finendo bruscamente a terra, trovandosi immersa in una pozza di sangue che scorreva sulle sue gambe, macchiando il suolo. Era caduta su un tronco, urtando contro le pietre ed il terreno. Pianse disperatamente, quando si accorse che il bambino dentro la sua pancia non si muoveva più. Provò a toccarsi il grembo agitata, ma non percepì nulla, oltre l’odore di sangue che la stordì facendole capire che il figlio che attendeva non sarebbe mai venuto al mondo.
 
Eldihen provò a correre, ma venne bloccata da qualcuno e fu costretta a guardare la scena senza poter alzare un dito. Provò un dolore talmente forte da paralizzarla. Pianse per la perdita di suo figlio, accasciandosi a terra, con il volto pieno di lacrime, singhiozzando come una bambina “Mio figlio” urlò riportando lo sguardo al sangue che bagnava l’erba verde. Vide Legolas correre in mezzo agli alberi a petto nudo, con una vestaglia a coprirgli il torace. Era veloce, saltava evitando gli ostacoli, con gli occhi pieni di inquietudine. La stava raggiungendo, ma ad Eldihen non fu concesso vedere oltre poiché l’immagine si dissolse ed intorno a lei piombò il buio. Era tornata nella foresta in cui era stata prima.
 
“Una vita per una vita”
 
Sentì la stessa voce. Quella voce doppia e tagliente che la intrappolò.

 

 
 
Gimli si era avvicinato a Legolas, aiutandolo a soccorrere Eldihen. Lo superò facendolo entrare in camera sua. Svelto si avvicinò al letto, ripiegando le coperte su se stesse, per permettere all’amico di adagiare Eldihen sul materasso. Dopo qualche istante entrò Eowyn seguita da Aragorn.
 
La soccorsero bagnandole la fronte e rimboccandole le coperte. Legolas prese a sedersi sulla sedia vicino al suo letto, guardando gli occhi serrati della ragazza, in attesa che si riaprissero. Gimli si era accomodato sul materasso, mentre Aragorn ed Eowyn la fissavano in piedi.
 
Dopo una ventina di minuti la videro agitarsi nelle coperte. Eldihen mugugnò qualcosa, prima di portarsi disperatamente la mano sul basso ventre. I lineamenti del suo volto erano deturpati da un’espressione di dolore. La dama di Rohan che stava parlando con Aragorn si interruppe vedendola agitarsi.
 
“Non lo sento più”
 
Legolas ascoltando quell’affermazione si drizzò sullo schienale della sedia, allungandosi per guardarla mentre si girava da un lato all’altro del materasso. Era rimasto sconvolto. Si sentì in colpa, perché a causa della notizia che le aveva dato Eldihen era svenuta. Respirò rumorosamente, increspando gli angoli della bocca.
 
“Cosa c’è Eldihen? Ti fa male qui?” Gimli che era rimasto vigile per tutto il tempo si alzò dal materasso, cercando di capire cosa volesse dire la ragazza. Sollevò le coperte, cambiandole il panno che aveva in fronte.
 
“Non si muove” dopo svariati secondi trascorsi a tormentarsi per quel bambino che non sentiva più dentro la sua pancia, Eldihen aprì gli occhi, richiudendoli immediatamente, accecata dalla luce fuori dalla finestra. Avvertì sotto di sé la morbidezza del materasso.
 
“Chi Eldihen?” chiese curioso Gimli. Legolas era spiazzato e silenzioso. Osservò la scena con interesse. Lo stupore lo immobilizzò, Aragorn sembrò accorgersene, si avvicinò a lui, lasciandogli una pacca sulle spalle.
 
Quando riaprì gli occhi Eldihen si trovò a fissare il soffitto, vedendo le paure provate dissolversi alla luce del sole. Alzò il suo sguardo su Gimli che era vicino, in seguito portò la sua occhiata su Eowyn che era rimasta in piedi a guardarla stupita “Dov’è Legolas?” chiese preoccupata sforzandosi a cercarlo. Gimli le posò una mano sul braccio, facendola distendere nuovamente.
 
“Sono qui” rispose l’elfo rialzandosi dalla sedia. La voce di Eldihen lo scosse dal profondo, riportandolo alla realtà. Aragorn lo seguì con lo sguardo, vedendolo vicino alla ragazza, avvolto nel suo mantello verde.
 
“L’ho perso” disse rivelando a Legolas la sua angoscia, sentì gli occhi inumidirsi. Una smorfia contrasse le sue labbra, tanto da  far preoccupare l’arciere dai capelli biondi.
 
“Cos’hai perso Eldihen?” domandò impensierito stringendole una mano. Tutti nella stanza rimasero in attesa che Eldihen spiegasse meglio le sue parole. La guardarono in silenzio, impauriti persino di respirare più forte del dovuto, per paura di turbarla.
 
Aragorn guardandola in viso comprese che era il caso di lasciarla con Legolas. Eldihen lo guardava intensamente, e gli sembrò che le sue parole fossero legate ad una faccenda intima “Andiamo fuori” fece un cenno con il capo indicando la porta al nano che aveva incontrato il suo sguardo “Lasciamoli soli Gimli” fu il primo ad allontanarsi, fermandosi vicino ad Eowyn che era immobile dinanzi alla testiera “Mia signora” la richiamò, vedendola voltarsi nella sua direzione.
 
“ Sì ” rispose con apprensione. In realtà avrebbe voluto avvicinarsi all’amica. Era rimasta imbambolata a causa dello stupore “Arrivo. Andrò da Merry, l’ho lasciato solo” si approssimò all’uscita, ma Aragorn la bloccò con gentilezza, non immaginando il turbine di sensazioni che scatenò a causa del suo gesto “Ordina a qualcuno di prepararle un infuso. E’ troppo agitata” sapendo della notizia che aveva ricevuto Eldihen, si preoccupò a farle trovare qualcosa di caldo da bere. I tre si affrettarono ad uscire dalla stanza, lasciando Eldihen e Legolas che si guardavano in attesa di rimanere soli.
 
“Come stai?” chiese l’elfo accarezzandole i capelli sudati. La sua voce era bassa e profonda. Eldihen lo fissò a lungo prima di rispondere, godendo appieno delle sue attenzioni.
 
“Ho sognato qualcosa di orribile”rivelò tirando su col naso.
 
“Non dovresti impensierirti. Eri provata, è normale che tu abbia avuto un incubo” passò nuovamente la mano sulla fronte, in modo gentile, guardandola con attenzione. Chiuse le labbra, rimproverandosi mentalmente per avergli rivelato dei suoi genitori.
 
 
“Accadrà. E’ stata la spada a parlarmi. E se dovesse verificarsi una cosa del genere io morirei. E’ un dolore troppo grande” dalla sua voce trapelò una nota di sconforto. I suoi occhi tornarono pieni di lacrime e le sue guance si tinsero di porpora.
 
“Ci sono io, non ti agitare” le strinse una mano, continuando ad accarezzarla con l’altra, mentre lei si sforzava a allontanare le lacrime. Rimase sorpreso vedendola silenziosa, gli sembrò che si stesse trattenendo, forse per paura di farsi vedere debole “Cos’hai sognato?” chiese giudiziosamente, apparendo coscienzioso, come lo era sempre stato.
 
“La spada mi ha mostrato che, quando ero ad Isengard una lacrima nera di Nihil è entrata dentro la mia pelle, poi la scena è cambiata  ed ho visto noi. Vivevamo in una piccola casa in mezzo alla foresta. Io e te” si bloccò guardandolo nei suoi occhi azzurri come topazi “Io ero incinta”
 
Legolas non lo diede a vedere, ma in cuor suo sentì un fremito sentendola dire quella parola, anche se dai suoi occhi trasparì una nota di contentezza.
 
“Mi sono allontanata da casa nostra e sono caduta. Il nostro bambino è morto. Non si muoveva più. Lo so che è stato per la lacrima. Ho salvato la vita di Nihil ed adesso dovrò pagarne il prezzo” era difficile trattenere le lacrime ma ci riuscì, soffrendo più per quella visione che per la notizia dei suoi genitori, impaurita di correre quel rischio “Poi tu sei corso in mio aiuto. Ma era troppo tardi” disse con tono conclusivo vedendo gli occhi di Legolas spengersi. Alzò di poco la mano e, come volevasi dimostrare la macchia nera era lì a tormentarla. Rimase immobile vari istanti, facendo guardare a Legolas il segno.
 
“E’stato un sogno” agitò il capo lentamente considerando la chiazza sulla pelle. Era preoccupato ma non lo diede a vedere per paura di turbarla ulteriormente. La consolò con le sue carezze, conscio che Eldihen era destabilizzata. Si chinò per baciarla in bocca, in modo dolce. Lui poteva perfettamente comprendere le sue paure, ma non doveva temere “Non ti preoccupare perché non accadrà” posò le labbra sulla fronte, trattenendole i capelli con una mano.
 
“Ma io lo sentivo” trascinò la mano dell’elfo, posandola sul basso ventre, sotto l’ombelico “Qui” strinse le labbra al ricordo dei piedini che spingevano contro la sua pancia “Si muoveva”
 
Legolas le accarezzò la pancia con movimenti lenti e circolari, guardandola negli occhi con uno sguardo carico di decisione e serietà “Io non permetterò che accadi nulla a te, né ad un nostro futuro figlio. Mi occuperò di voi” non era molto bravo ad esprimere il suo amore, in realtà Legolas era stato sempre molto riservato, ma la sua espressione lo tradì. Il racconto chimerico che aveva udito non si sarebbe mai realizzato. No.
 
Eldihen comprese la profondità delle sue parole, permettendo a Legolas di toccarle la pancia, anche se il contatto divenne intimo. Normalmente non si sarebbe mai mostrata così indifferente, ma in quel momento apprezzò le carezze sul ventre, consolandosi per ciò che aveva visto.
 
Una domestica aprì la porta, ma non entrò in camera, vedendo i due elfi vicini. Legolas le passava la mano sul grembo, mentre Eldihen gli stringeva la mano libera.
 
“Prima ho sentito i suoi piedini” disse Eldihen rassegnata, pensando alla stupenda sensazione che aveva provato. Legolas sorrise flebilmente, nonostante il finale del racconto, immaginando un futuro figlio. Valeva la pena combattere, schierarsi contro gli eserciti di Mordor e rischiare la propria vita. Mentre le carezzava il grembo pensò a quanto sarebbe stato bello sapere che un giorno ci sarebbe stato un bambino lì dentro. Non vi fu bisogno di parlare, Eldihen si rasserenò grazie agli occhi di Legolas e le sue carezze, ed anche se quel momento era molto profondo, la domestica rimase a spiarli, senza dare nell’occhio.
 
“Allora è vero quel che dicono!” commentò tra sé  e sé. Attese prima di bussare, ricomponendosi “Perdonate il disturbo. Dama Eowyn mi ha chiesto di portarvi quest’infuso di erbe. Vi aiuterà a calmarvi” rimase dietro il margine della porta, apparendo timida, anche se non lo era affatto. Lasciò la tazza sul cassettone, congedandosi frettolosamente.
 
Legolas obbligò Eldihen a bere la tisana, poi le rimboccò le coperte, vedendola meno agitata. Dovette sedersi vicino a lei sul materasso, e stingerle la mano per tutto il pomeriggio, e ne fu felice, notando che la sua vicinanza le giovava. Eldihen si accucciò, puntando il suo sguardo su Legolas.
 
“Dormiamo insieme?” gli propose.
 
E così fu. L’elfo quella notte riposò con lei, anche se non chiuse un occhio, abbracciandola e baciandola con premura.
 
Trascorsero altre tre notti insieme. Legolas la lasciava solo per dare il cambio per fare la guardia ai soldati del re, ma Eldihen ogni volta lo seguiva e spesso lo distraeva, baciandolo a tradimento mentre lui perlustrava la zona, disinteressandosi della guerra e degli sguardi della gente.
 
Le sembrò di vivere un sogno, abbracciata dal suo elfo, ma una mattina Eowyn la informò di una cosa assai strana, che fece tornare Eldihen alla dura realtà, alla guerra che stava marciando su quelle terra e che presto l’avrebbe separata da Legolas e dai suoi amici.
 
“E’ arrivato un elfo a palazzo. Chiede di te” si bloccò su una colonna. Aveva raggiunto la stalla, sapendo di trovare Eldihen lì dentro, ed infatti non si sbagliò. L’elfa girò il viso, distogliendo lo sguardo dal piccolo pony dentro il recinto.
 
“Un elfo che chiede di me? Ma che storia è mai questa?”sciolse il nastro che aveva legato al suo polso, catturando i capelli in una coda. Camminò per raggiungere Eowyn, lanciandole uno sguardo carico di interrogativi.
 
“Andiamo” le posò la mano sulla spalla, procedendo passivamente. Raggiunsero insieme l’esterno della stalla, camminando verso il palazzo, in silenzio, curiose entrambe di conoscere il misterioso personaggio.
 
Eowyn aveva proprio ragione. Eldihen si fermò davanti il portone prima di accedere alla sala del trono. Legolas stava discutendo con un elfo sconosciuto, Aragorn si intrometteva nell’argomento, mentre Gimli li osservava con aria dubbiosa, appoggiato alla sua ascia.
 
Ma cosa stava accadendo?
 
Camminò affiancata da Eowyn. Entrambe si scambiarono uno sguardo d’intesa, prima di raggiungere i compagni vicino al focolare, avanzando con incertezza. Eldihen corrugò le sopracciglia, stringendo un pugno, tanto forte che le nocche sbiancarono. Si fermò lanciando un’occhiata allo sconosciuto: i suoi capelli neri ricadevano dietro l’armatura argentata. Sembrò che lui si fosse accorto dello sguardo curioso di Eldihen, si voltò d’istinto. I suoi occhi erano scuri ed il suo volto sfilato ed elegante, dal quale trapelava una profonda saggezza. Sorrise alla ragazza, chinando il capo in segno di rispetto “Vedui’ (salve)” la voce limpida sorprese persino Eowyn che guardò l’elfo con estrema meraviglia. Doveva ammettere che era proprio bello, accanto a Legolas che risplendeva di altrettanta bellezza, faceva un certo effetto.
 
“Amin sinta lle? (Ci conosciamo?)” piegò il volto confusa, guardando Legolas come a volergli chiedere informazioni.
 
“Si mia signora, anche se eri piccola quando mi hai visto. Con tuo padre eravamo ottimi amici. Il mio nome è Madeos, in caso tu te ne fossi dimenticata”
 
Legolas superò l’elfo affiancando Eldihen che aveva girato il collo per seguire i suoi movimenti. Si chiese cosa stesse succedendo. Non comprendeva perché quel soldato si trovasse ad Edoras e, cosa più importante cosa volesse da lei.
 
“Madeos è venuto a prenderti” il principe del reame boscoso le toccò una spalla, guardandola con saggezza “Ti porterà a Gran Burrone”
 
Eldihen sbatté le ciglia sorpresa, chiedendosi se fosse uno scherzo o se dovesse realmente prendere in parola Legolas che, sostenne il suo sguardo incerto, stringendole il braccio con determinazione.
 
 
Note autrice (ritardataria)
Si, avete ragione, sono una frana avrei dovuto aggiornare sabato ma vi ho dato buca, scusatemi tanto è che la mia testa in questo momento è come un frullatore e sinceramente ho rimandato, ma ho sbagliato, meglio concedersi momenti di svago, voi che dite ?
Prima di scrivere altro, ci tengo a sottolineare che il bambino della visione rappresenta un simbolo, ovvero la vita. Eldihen rischia la vita,  ho voluto rappresentare la scena in questo modo, usando un simbolo, spero si sia capito, per conoscere il resto basterà seguirmi, anche se  difficile ultimamente, sorry, mi dispiace.
Rigrazio i miei lettori e chi commenta, siete una gioia… prometto che presto risponderò a _Son Hikaru , grazie mille a tutti
Riguardo gli aggiornamenti: mo direte “e che lo scrivi affare se aggiorni quando ti gira a te” behhh xD avete ragione, ma penso che per venerdì 23 possa andar bene, che dite.
Ps: se vedete errori o cose scritte strane è perché come la scorsa volta ho corretto in automatico senza leggere tutto tutto u.u lo so, ultimamente sono un’autrice pessima… non c’è da fidarsi lettori xd… scherzo non abbandonatemi vi adoro troppo
   
 
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