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Autore: Keeper of Memories    17/07/2021    3 recensioni
"Entrambi si trovano lì, in una sala antica, dove il tempo si è fatto beffe delle elaborate decorazioni murarie e delle statue solenni, rovinando e sgretolando ogni cosa.
Sono fianco a fianco, le spade laser sguainate mentre osservano la luce emanare dal pozzo ai loro piedi, che quasi sembra chiamarli con la sua luce pulsante.
Dietro il pozzo, due troni in pietra.
Due troni per due persone.
Due troni per una diade.
Due troni per loro.
Per un breve istante i loro occhi si incontrarono."
Tempo fa incappai nello script iniziale di episodio IX e quasi subito decisi di trasformare quel capolavoro mai nato in una storia.
!Attenzione!
Se cercate un lieto fine per la vostra coppia preferita, passate oltre. Questa non è la fanfiction che state cercando.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Principessa Leia Organa, Rey
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Coruscant, Nucleo Galattico
 
La porta circolare si aprì senza emettere alcun suono, permettendo finalmente al Cancelliere Hux di raggiungere la sua stanza privata e chiudersi il resto della galassia alle spalle.
Ripose con cura il suo impermeabile e si lasciò cadere sulla sua poltrona, posando distrattamente lo sguardo stanco e disgustato sul mondo di minuscole e insignificanti formiche che si affaccendavano aldilà della finestra. Era così stanco di dover continuamente dare spiegazioni sull’operato del Primo Ordine, sul suo operato, a delle creature così patetiche e inferiori come quei fetenti Signori della Guerra. Se fosse dipeso da lui, li avrebbe eliminati e basta, dal primo all’ultimo, senza permettere loro di aprire bocca o qualunque altra cavità utilizzassero per parlare. Li avrebbe eliminati e avrebbe requisito le loro ricchezze, tutto per il Primo Ordine.
Si alzò, muovendo qualche passo nella lucida stanza di marmo chiaro. Abituato alla semplicità e austerità dell’arredamento militare imperiale, Hux aveva chiesto espressamente che i suoi alloggi fossero essenziali allo stesso modo, con una piccola e zampillante fontana da interno come unica vera e propria decorazione di quella stanza. Tuttavia, i materiali utilizzati per comporre la stanza e l’arredamento erano di eccellente qualità, come si confà al Cancelliere del Primo Ordine dopotutto.
Il suo riflesso pensieroso nello specchio catturò brevemente la sua attenzione. La fronte era aggrottata, la rete di rughe d’espressione sempre più fitta e una ciocca grigia faceva capolino sulla tiratissima chioma rossa, eludendo i suoi tentativi di nasconderla. Odiava quella ciocca grigia, gli ricordava il passare del tempo e di come non avesse ancora raggiunto i suoi obiettivi. Sentiva che il tempo a sua disposizione si assottigliava, sentiva l’invisibile sguardo di rimprovero di suo padre negli angoli del subconscio ogni volta che quei pensieri gli sfioravano la mente.
Stizzito, spostò la sua attenzione sulla teca vicino allo specchio, accuratamente posizionata su un piedistallo. Rimase a lungo a osservarne il contenuto, una spada laser, un oggetto da collezione che aveva ottenuto con grande fatica e al costo di molti crediti.
Desiderava usarla. No, non era la spada in sé che desiderava, ma il potere che gli conferiva brandirla, il potere della Forza. Sentiva con ogni fibra del suo corpo che lui era il migliore, che lui meritava quel potere, nessuno meglio di lui sarebbe stato in grado di sfruttarlo per compiere il destino del Primo Ordine, portando pace, disciplina e ordine nella galassia.
Prese alcune monete dalla tasca della divisa, le posò sulla teca e si allontanò di qualche passo. Allungò la mano, pensando, pretendendo, che quelle monete fluttuassero immediatamente verso la sua mano. Dovevano farlo, se lo facevano per Kylo, perché non per lui? Lui era migliore di quel ragazzino isterico troppo cresciuto, lui meritava il titolo di Leader Supremo, lui meritava di dominare la galassia.
«È andato tutto bene in mia assenza?»
Hux sussultò, la mano subito nascosta dietro la schiena, l’espressione indurita per nascondere l’imbarazzo. Kylo Ren lo osservava silenzioso dall’ombra sulla soglia della sua stanza.
«Leader Supremo, siete tornato. Se avessi saputo…»
«Non ho bisogno di parate o grandi manifestazioni. O titoli, Cancelliere…»
Kylo Ren mosse qualche passo verso Hux, uscendo dall’ombra, preceduto dalla sua voce spaventosamente distorta. La maschera del Leader Supremo era cambiata, ricordava vagamente quella che portava in passato ma era più lucida e affilata, come se fosse stata scolpita nella roccia vulcanica.
«I miei cavalieri mi hanno riferito che la ragazza era alla tua portata.»
«A quanto pare, i tuoi cavalieri hanno deciso di gestire di loro iniziativa il fallimento del mio Generale.»
Kylo Ren si avvicinò alla finestra, dando le spalle a Hux mentre osservava Coruscant dall’alto.
«E come dovrei io gestire il vostro fallimento, Cancelliere?»
Hux sbiancò, indietreggiando istintivamente. «Cosa-»
«Tutti la amano, non è così?» lo interruppe.
«La fede è il conforto dei pezzenti. La gente è attaccata al folklore, ma è il Primo Ordine che teme» rispose Hux, confuso dall’improvviso cambio di registro di Ren.
«La gente teme me. Presto comanderò la Forza in modi sconosciuti perfino agli antichi utilizzatori della Forza.»
«Il potere descritto negli antichi testi sith… l’avete trovato?»
«È alla mia portata. Presto, il potere di distruggere un pianeta sembrerà… insignificante.»
«Quali sono i vostri ordini?»
«Trova la Resistenza. Spazzala via.»
«E la ragazza?»
«Lasciatela a me.»
 
Sistema Nirauan, Orlo Esterno
 
I preparativi per l’evacuazione della base della Resistenza erano quasi completati e ora i suoi membri affollavano la sala briefing, svuotata da qualunque tipo di attrezzatura utile. Poe si trovava al centro di essa, davanti alla mappa olografica della superficie di Coruscant.
«Come sapete tutti, il Primo Ordine ha silenziato le comunicazioni tra i sistemi. La fonte si trova qui» disse, mentre la mappa zoomava sulla “trottola”, l’edificio da cui il Primo Ordine governava la galassia. Un puntino rosso si accese al centro di esso «Questa è la sorgente delle interferenze. È tecnologia avanzata e fin’ora non siamo stati in grado di trovare punti deboli. Nessuno scarico, nessun oscillatore… i bastardi hanno imparato dagli errori del passato.»
Non lontano dalla mappa, Leia osservava attentamente Poe, incapace di non notare quanto il ragazzino scapestrato e sconsiderato che conosceva da sempre fosse diventato un uomo maturo e un abile leader. Ogni giorno che passava gli ricordava sempre più sua madre Shara, un pensiero che le provocò una fitta al cuore per fin troppe ragioni.
«Le nostre forze non sono sufficienti per un assalto diretto, ma c’è un altro modo» continuò Poe, mentre la trottola svaniva dall’oloproiettore per lasciare il posto alla mappa tridimensionale del Tempio Jedi, con quattro delle cinque torri crollate e vari cedimenti strutturali «un sistema analogo risalente alla Vecchia Repubblica, alimentato da cristalli Kyber.»
All’interno del Tempio, una serie di linee rosse si accesero, delineando le sagome di un intricato sistema sotterraneo alimentato da una qualche sorta di macchina al centro di esso.
«Una squadra di dimensioni ridotte attiverà il segnale e chiamerà l’intera galassia alla guerra. Quando accadrà, saremo pronti.» concluse Poe, scorrendo rapidamente lo sguardo sui presenti.
Finn immediatamente fece un passo avanti, lo sguardo determinato puntato su Leia. «Lasciatemi guidare la squadra, Generale.»
«Lasciate guidare a me la squadra, Generale» intervenne Rose, affiancandosi a Finn «Ma gli lascerò credere che lo stia facendo lui.»
«Rey?» Leia guardò la giovane, preoccupata dal suo silenzio.
«Mi stanno cercando, è già abbastanza pericoloso così» rispose Rey, abbassando lo sguardo, mortificata «Non posso venire con voi.»
«Molto bene» tagliò corto Leia, interrompendo un contrariato Poe che sembrava voler protestare «preparatevi all’evacuazione.»
I membri della Resistenza uscirono dalla sala briefing, tornando ai loro posti. Prima che Rey facesse lo stesso, Poe la raggiunse.
«Che ti prende?» le chiese, afferrandole il braccio.
«Devo porre fine a tutto questo. Devo affrontarlo» fu la risposta atona della giovane.
Poe la strattonò leggermente, quel tanto che bastava per costringerla a guardarlo negli occhi. C’erano paura e sensi di colpa in quello sguardo, riusciva a leggerli nonostante il tentativo di impassibilità della sua amica.
«Affrontarlo, uh? Non sembrano parole tue.»
«Sono parole da jedi. Ci devo ancora fare l’abitudine.» Rey distolse lo sguardo,
«Okay, verremo con te.»
«No. Devo andarci da sola.»
«Ah, sì? Pure quello è nei tuoi libri jedi? E dove diavolo dovreste mai affrontarvi?»
«Mortis, nelle Regioni Ignote.»
«Mortis è una leggenda.»
«No, non lo è. L’ho visto»
«Ma davvero? E come intendi arrivarci?» Poe sollevò un sopracciglio, scettico.
Rey rimase in silenzio per alcuni istanti, evidentemente in imbarazzo.
«Mi inventerò qualcosa» disse infine, liberandosi dalla presa dell’amico e più che mai decisa ad andarsene da quel luogo.
«Ehi!» Poe la raggiunse, adattando il passo al suo per starle a fianco «Senti, Maestra Jedi…»
«Non chiamarmi così…»
«Okay, allora, so che per quel che riguarda la tua missione sono utile quanto un bantha su Kamino, ma il punto è che conosco qualcuno che forse può esserti d’aiuto…»
«Chi? Un altro tuo amico dell’Accademia?»
«Ehi, i ragazzi dell’Accademia sono fantastici!»
«Ma ti prego, dire che sono inaffidabili è riduttivo…»
«Comunque, no, non è una di loro…»
«E chi sarebbe?»
«Vive su Bonadan ed è sensibile alla forza come te.»
«Cosa?» Rey sgranò gli occhi per la sorpresa.
«Non esattamente come te, meno. I contrabbandieri la pagano per trovare spezie negli asteroidi.»
«E ti fidi di lei?»
«È un po' fuori di testa, ma se quel posto esiste lei sa dove trovarlo.»
Rey si lasciò andare in un lungo sospiro. «Grazie, Poe.»
«Senti… posso solo vagamente immaginare cosa significhi essere l’unica speranza della galassia, ok? Le mie responsabilità sono minuscole in confronto alle tue. Però, per favore, non caricarti il peso dell’intera galassia sulle tue spalle.»
Rey si fermò all’improvviso, costringendo anche Poe a fare lo stesso. Questa volta lo guardò volutamente negli occhi, uno sguardo stanco e sconsolato.
«Ma io ho il peso dell’intera galassia sulle mie spalle, Poe.»
«Ma non sei la sola a portarlo. Tutta la Resistenza lo sta facendo…» rispose il ribelle, facendo un ampio gesto con il braccio per indicare l’esterno dell’edificio, dove il viavai degli affaccendati membri della Resistenza era ripreso più frenetico di prima.
«Quello che volevo dire è… se ti trovi in difficoltà, parlane con me, o con Rose, Finn o con chiunque pensi ti possa aiutare. Permettici di aiutarti, per quel poco che possiamo fare» aggiunse Poe.
«Grazie, Poe. Lo farò.»
Poe la salutò con un leggero buffetto sulla spalla, prima di immergersi nuovamente tra la folla.
Le labbra di Rey si incurvarono in un leggero sorriso. Era da sempre abituata a badare a sé stessa, chiedere aiuto non le veniva poi così naturale. Per quella sua nuova famiglia, però, era disposta a fare un tentativo.
   
 
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