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Autore: edoardo811    18/07/2021    4 recensioni
Questa è una raccolta di drabble, oneshot, missing moments e capitoli extra della mia storia, La Spada del Paradiso.
Esploreremo le menti di più personaggi, scopriremo segreti sulla vita al Campo Mezzosangue e soprattutto scopriremo come se la cavano i nostri eroi dopo gli avvenimenti de "La Spada del Paradiso."
Vi consiglio dunque di leggere quella storia per comprendere questa raccolta e soprattutto per evitarvi spoiler nel caso decidiate di farlo in futuro. Potete trovarla nella mia pagina autore.
Spero che la raccolta vi piaccia, buona lettura!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le insegne imperiali del Giappone'
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Nota: Questo capitolo si svolge diverso tempo dopo l'ultimo capitolo della raccolta



 KEVIN 

6

L'oasi violata



Kevin finì di liberare uno dei tavoli da lavoro, gettando tutto quanto dentro uno scatolone alla rinfusa. «Una volta, questa, era un’oasi di pace, dove le grandi menti potevano operare in silenzio!» sbottò infastidito, con voce tremante forse per l’iperattività, o forse perché sentiva la mancanza di una sigaretta. Squadrò adirato quel gruppetto di ragazzi che avevano invaso il suo amato Bunker 9 senza alcun preavviso. «Si può sapere perché siete venuti proprio qui?!»

Simon sollevò un sopracciglio. Dall’altra parte del tavolino, Alyssa sogghignò. «Hai detto bene, “una volta” le grandi menti potevano operare qui. Peccato solo che di grandi menti non se ne vedano da… ah, beh, vent’anni credo.»

L’occhio di Kevin tremolò. Sollevò un dito verso il muso di quella ragazzina impertinente. «Dovresti portare rispetto per i veterani!» 

«Veterano di cosa? Solo perché sei più vecchio…»

«ANZIANO!»

«… quello che è, non significa che…»

«Ehm ehm.» Seth si schiarì la voce e Alyssa si zittì, facendo una smorfia. Anche Kevin si morse la lingua prima di dire altro. Non aveva voglia di essere appeso a testa in giù da Seth. Era già successo una volta, non era stato divertente.

«Su, restiamo tutti calmi» proseguì quello scappato di casa, sollevando le braccia per calmare i bollenti spiriti. Alyssa fece ancora una boccaccia a Kevin, che fu costretto a trattenersi dal rovesciare il tavolo per andare ad insegnarle un po’ di buone maniere.

«Simon, che cosa volevi dirci?» domandò Seth.

Mister Cervellone posò un mazzo di carte sopra il tavolino da lavoro.

«Uh! Poker clandestino!» si illuminò Alyssa. «Potevi dirmelo prima, ho un set di carte e chips che…»

«Non è un poker» la zittì Simon. «Ho deciso di riunirvi tutti qui per discutere della partita di Cattura la bandiera.»

«Così presto?» si intromise Tonya, diffidente.

«Già amico, la partita è tra un mese!» aggiunse Xavier, corrucciando la fronte.

Gli sguardi di tutti finirono su di Simon, che come al solito parve infastidito. «Non sarà una partita come le altre. Konnor si è già organizzato. La sua squadra è già pronta e mi ha detto di radunare il meglio del meglio se vogliamo avere una possibilità di batterli.»

Tutti si guardarono tra di loro come se avesse detto qualcosa di sconvolgente. L’unica cosa che Kevin pensava, era a come avessero interrotto i suoi lavori per parlare di quella scemenza. Chissenefragava dello stupido Cattura la bandiera. Aveva dei progetti da finire, lui. 

«E questo è il motivo per cui siete qui. In qualità di capitano della squadra blu, io…»

«Un momento, quindi anche quest’anno sarà casa di Ares contro casa di Atena?» domandò Tonya, dilatando le sue narici da ippopotamo.

«L’anno scorso ha vinto la casa di Ares, e quella di Atena era la campionessa in carica. Quindi sì, anche questa volta toccherà a noi.»

«Non è giusto» mugugnò la ragazzona.

«Vincete anche voi della casa di Nike una partita, e potremo riparlarne.»

Seth posò una mano sulla spalla di Tonya prima che potesse saltare addosso a Simon. Peccato, a Kevin sarebbe piaciuto vederli uccidersi tra loro.

«Nella squadra di Konnor ci saranno la casa di Apollo, Demetra, Ermes e Dioniso» proseguì Simon. «Non credo che accetterà qualcun altro. Vorrà avere accanto solo i suoi compagni dell’impresa. Le case di Ebe, Ipno e Iride hanno già detto che non parteciperanno. Quella di Afrodite è in “forse” per il momento, ma a me non interessa e non credo che interessi nemmeno a Konnor. Credo che alla fine si ritireranno anche loro. Rimangono le vostre case. Siete con me?»

Tutti annuirono, prima di voltarsi di Kevin, che si indispettì. «Cosa? Che volete?»

«Possiamo anche contare su di te?» domandò Simon. «Sulla tua… “mente brillante”?»

Quando lo descrisse in quel modo, Kevin gonfiò il petto. Non c’era nessun sarcasmo in quella frase, ne era certo. «Certo, ci sto. La casa di Efesto è pronta a spaccare qualche…»

Simon riprese a parlare prima che potesse finire: «Nella sua squadra Konnor avrà Edward, Stephanie, Thomas, Lisa e tutti i loro fratelli più abili, come Rosa, Paul, Derek, Jonathan e così via. Se vogliamo davvero vincere, dobbiamo giocare d’anticipo, cominciare a prepararci già adesso e stilare una strategia.»

Kevin aveva davvero bisogno di una sigaretta. Afferrò un pacchetto di gomme da masticare e se ne cacciò cinque in bocca tutte assieme.

«Un momento…» Xavier alzò una mano. «… anche Edward “Samurai Divino” e Stephanie “Poyson Ivy” parteciperanno?!»

Simon non batté ciglio. «Ora capite perché vi ho radunati tutti?»

Vi furono alcuni momenti di silenzio. Ecco, quello sì che era gradevole. Molto meglio di quei marmocchi che mugugnavano parole a caso. Il rumore della gomma di Kevin fu l’unica cosa che si sentì per un po’.

«Conosco Konnor. Non vorrà che loro due usino i loro poteri al massimo delle loro forze, o non avremmo alcuna speranza. Stephanie potrebbe catturare la bandiera con le sue piante senza nemmeno fare un passo. Ed Edward… beh, avete sentito cosa può fare quella spada. Io non vorrei trovarmi nella sua linea di tiro. Konnor cercherà di vincere dando anche a noi una possibilità di batterli.»

«E perciò, noi ne approfitteremo» concluse Tonya, facendo un sorrisetto.

«Loro hanno già combattuto insieme. La loro forza sta nell’unione. Per questo motivo, dovremo fare in modo di dividerli e affrontarli singolarmente. Ho studiato l’avversario ideale per ognuno di loro. Io mi occuperò di Konnor.» Simon indicò la carta che raffigurava il Re di Cuori. Spostò poi il dito sulla Regina di Cuori, messa accanto al re. «Xavier, tu penserai a Stephanie. Lei può manovrare il bosco, ma tu puoi manovrare la Foschia. Forse non puoi batterla, ma puoi sicuramente tenerla impegnata abbastanza a lungo da non renderla offensiva per noialtri.»

«Mh…» Xavier si picchiettò il mento, pensieroso. «Potrebbe funzionare.»

«Scusa, perché Stephanie non è la Regina di Fiori?» domandò Alyssa, fermando il discorso. Per una volta, Kevin si trovò d’accordo con lei. Quello sembrava un dettaglio troppo importante da trascurare.

«Beh… ho pensato che siccome quei due sono una coppia…» Simon arrossì. «N-Non è importante! Sono i re e regina di cuori, fine della storia. Seth e Tonya, voi due sarete il nostro braccio. E perciò dovrete occuparvi del loro braccio.» Indicò la Regina di Picche e quella di Fiori. «Rosa e Lisa. Oltre a Konnor, sono le combattenti migliori che hanno. Scegliete quella che volete affrontare, non è importante.»

La mano di Seth scese come una mannaia sopra la Regina di Picche. «Io gradirei Rosa.» Lo disse con la sua solita voce cavernosa e inquietante, ma questa volta Kevin riuscì a vedere nel suo sguardo uno strano interesse, mentre fissava quella carta. Lo stesso interesse che Kevin avrebbe mostrato per un motore turbo benzina a 4 cilindri.

«Come vuoi tu. Io allora penserò all’italiana fuori di testa» concluse Tonya, sgranchendosi le nocche.

«Konnor manderà Thomas e probabilmente altri suoi fratelli in avanscoperta, per catturare la bandiera» proseguì Simon, indicando il Fante di Fiori. «Kevin, tu rimarrai in difesa della bandiera. Usa… usa pure tutti gli aggeggi che hai inventato.»

«Tutti?»

Simon annuì. «Tutti.»

Le labbra di Kevin si aprirono in un sorriso gigantesco. Oh, sì. Sarebbe stato davvero, davvero uno spasso. Si augurò che nella casa di Apollo ci fossero letti a sufficienza per tutti i feriti che ci avrebbe spedito dentro.

«Un momento» si intromise Alyssa. Cominciò a muovere le labbra, contando a bassa voce tutti loro, prima di sbiancare come un lenzuolo. «Ma… ma se tutti voi avete già un avversario…»

«Ci stavo arrivando.» Simon indicò il Fante di Picche. «Alyssa, tu penserai ad Edward.»

«EH?! E come cavolo dovrei fare?!» La sua voce si trasformò, diventando simile allo squittio di un criceto. «Quello mi uccide!»

«Non userà la spada, non preoccuparti.»

«Ma è sopravvissuto fuori dal campo per cinque anni! Mi farà a brandelli!»

«Sarebbe bello» mugugnò Kevin. Di nuovo, tutti quanti si voltarono verso di lui. «L’ho detto ad alta voce, vero?»

«Alyssa, ascoltami» riprese la parola Simon. «Pensa a poco prima, quando hai discusso con Kevin. In cosa sei molto brava, tu?»

Alyssa si massaggiò il mento e lanciò un rapido sguardo verso di Kevin. «A… far arrabbiare le persone?»

«Esattamente.»

«Molto brava? Quella si merita un Nobel» si lamentò Kevin, lanciando un’occhiataccia ad Alyssa, che questa volta fece un sorriso imbarazzato. «Non lo faccio apposta… davvero.»

«Sì, come no. Mi hai preso per uno stupido?»

«Ehm… sì?»

Seth e Tonya furono costretti a tenere fermo Kevin. «Ti uccido! Ti uccido!»

Un giorno avrebbe costruito un razzo nel Bunker Nove e ce l’avrebbe legata sopra prima di spedirlo su Marte. Anzi, troppo vicino, meglio Urano. E ci avrebbe anche scritto sopra “ACME.”

«Ho visto Edward allenarsi, qualche volta» proseguì Simon, irritato, mentre Kevin si dava una calmata. «E… beh, ha meno pazienza di Tonya quando gioca a Testa o Croce con te. Senza offesa, Tonya.»

«Non preoccuparti, mozzarella. So di avere alcuni problemi di gestione della rabbia. Ho iniziato a vedere uno specialista per questo motivo. È solo che è DAVVERO – IRRITANTE – QUANDO NON – RIESCO – A VINCERE!» urlò lei, sbattendo il pugno sul tavolo ad ogni parola, così forte che Kevin per un istante temette di doverlo cambiare di nuovo. Si schiarì la gola, imbarazzata. «Scusate, sono solo alla prima seduta…»

«Non preoccuparti, vedrai che migliorerai un sacco» la consolò Seth, dandole qualche pacca sulle spalle.

«Ma scusa, se lo faccio arrabbiare, non rischio che mi uccida ancora di più?» domandò Alyssa, scettica. In effetti, non quadrava come ragionamento. Che il cervellone figlio di Atena stesse perdendo i colpi?

«Ma tu puoi controllare la fortuna» disse Simon, con un sorrisetto. «Vedila come… una partita di Testa o Croce. Se vinci, e tutti quanti sappiamo che sarà così, lui sarà inoffensivo. Sarà così preso da te da dimenticarsi tutto il resto. E non potrà farti nulla se diventerà improvvisamente così… sfortunato da non riuscire nemmeno a colpirti.»

«Ma quanto credi che siano forti i miei poteri? Posso manipolare una monetina, ma non posso mica…»

«LO SAPEVO CHE IMBROGLIAVI!» tuonò Tonya, tirando un altro pugno sul tavolo e questa volta sfondandolo. Le carte svolazzarono in aria come farfalle, mentre Kevin lo fissava collassare sul pavimento. «Il mio tavolo preferito…» sussurrò, con voce tremante.

Tonya impallidì. «S-Scusa mozzarella, non l’ho fatto apposta…»

«V-Va bene, ci proverò» concluse Alyssa, anche lei guardando angosciata i resti del tavolo. «Se non dovessi farcela… dite a Jessica che la amo, per favore.»

«Ce la farai, non preoccuparti.» Simon sorrise. «Bene, abbiamo finito qui. Se qualcuno ha qualcosa da dire…»

«Il mio tavolo» biascicò Kevin, cadendo in ginocchio.

«Ehm… sì, ok. Qualcun altro?»

«Il mio tavolo…»

«Direi che forse è meglio togliere il disturbo» suggerì Seth, dando qualche pacca di consolazione a Kevin.

«Era il mio preferito…»

«Buona idea» convenne Simon. «Allora noi… ce ne andiamo, Kev.»

«Ci si vede in giro amico» salutò Xavier, mentre i ragazzi se ne andavano dal bunker, con Tonya che ancora lanciava occhiatine dispiaciute verso di lui.

Kevin rimase fermo a fissare i resti del suo adorato tavolo. La sua oasi, la sua isoletta di pace, dove poteva pensare, progettare e costruire… era stata violata. Come aveva potuto permetterlo? Non si sarebbe mai più ripreso da tutto quello.

«Kevin?» domandò una voce all’improvviso, molto diversa dalle altre. Lui alzò lo sguardo meccanicamente, con un mugugno, prima di schiudere le labbra e riscuotersi dalla trance.

Sarah si avvicinò a lui con passo incerto, scostandosi una ciocca dei lunghi capelli color grano da di fronte al viso ovale. «Ma… da quanto tempo è che sei qui?»

«N-Non lo so… qualche minuto?» bisbigliò lui.

«Direi più ore. Fuori è quasi sera. Ma che è successo?»

Kevin spalancò gli occhi. Certo che il tempo scorreva in maniera strana quando si era iperattivi e sotto shock. «Il… il mio tavolo…» riuscì a dire, indicandolo. «Hanno rotto il mio tavolo…» Tirò su con il naso. «Era… il mio preferito…»

La sua ragazza fece un verso intenerito, prima di chinarsi accanto a lui ed abbracciarlo. «Oh, Kev! Mi dispiace così tanto!»

«Quei mostri… hanno distrutto il mio tavolo» sussurrò ancora lui, ricambiando l’abbraccio. Il profumo dei prodotti e lozioni per la pelle di Sarah invasero il suo naso abituato agli odori dell’olio e del grasso dei motori, riuscendo a farlo riscuotere. Appoggiò il mento sulla sua spalla, accarezzandole la schiena morbida e sentendosi incredibilmente meglio.

Sarah gli baciò la guancia, facendo sussultare. «Sono sicura che puoi aggiustarlo. Sei il migliore in queste cose. Vedrai, quando avrai finito tutto questo non sarà altro che un brutto ricordo.»

«Hai… hai ragione. Sono il migliore.» Incrociò i suoi occhi celesti e vide il suo sorriso meraviglioso. Ma come aveva fatto a trovare quella ragazza? Era la cosa migliore che gli fosse mai capitata. Le accarezzò una guancia, riuscendo a sorriderle. «Tu sei molto meglio di un motore turbo benzina con quattro cilindri…»

Lei fece un altro verso sorpreso. «Lo pensi veramente?»

«Certo. Non c’è niente come te. Sei insostituibile.»

«Aww. Vieni qui» gli disse, prendendogli il volto tra le mani e appoggiando le labbra sulle sue. Avevano un sapore dolce, come di ciliegie. Kevin ricambiò il bacio, stringendola a sé con forza.

«Devi fare qualcosa per queste mani, Kevin» gli disse, quando si separarono. Prese la sua mano e la studiò assorta, accarezzandogli i calli. «Ho un sacco di prodotti per la pelle, nella mia cabina. Potrebbero aiutarti tantissimo.» Gli sorrise di nuovo, dandogli un altro bacio sulla guancia. «Devi prenderti più cura di te, zuccone.»

«Lo… lo farò. Te lo prometto» mormorò lui, mentre si rialzavano in piedi. Non poteva credere che quella bellissima, perfetta figlia di Ebe avesse scelto proprio lui, un meccanico scorbutico e trasandato, ma era determinato a tenersela stretta, a qualsiasi costo.

Sarah indicò con la testa verso l’uscita. «Andiamo, è quasi ora di cena.»

Kevin sorrise, prendendole la mano. «Andiamo.»

Mentre uscivano, il suo sguardo scivolò sullo scatolone dei progetti di Valdez. Rallentò per un istante, facendosi pensieroso. Non aveva dimenticato la sua discussione con Edward, un paio di giorni prima. Non aveva idea di dove fosse finito Leo. Non credeva che qualcuno lo sapesse davvero. Ma non aveva importanza. Quei progetti… li avrebbe riparati.

Al Campo Mezzosangue serviva tutto l’aiuto necessario, nei mesi, forse anni a venire, e lui avrebbe fatto ogni cosa in suo potere per fornirglielo. Avrebbe fatto anche lui come i figli di Efesto che l’avevano preceduto. Avrebbe costruito anche lui qualcosa, qualcosa di così grandioso da entrare nella storia, da rendere suo padre orgoglioso di lui.

Un giorno, non si sarebbe parlato solo delle invenzioni di Leo Valdez, ma anche delle sue.








Salve amici! Non mi dilungherò troppo, questo capitolo è stato scritto piuttosto alla buona, come si dice, è stata più una scrittura per liberare la mente da altri progetti più importanti, e allo stesso tempo per presentare di nuovo i vari capicasa, gettare più luce sopra di loro, e mettere le fondamenta per la partita di Cattura la Bandiera che arriverà in futuro. Spero che l'idea vi sia piaciuta, fatemi sapere cosa ne pensate dei vari capicasa, se siete curiosi di vederli in azione e soprattutto se siete ansiosi di vedere i nostri semidei messi alla prova gli uni contro gli altri! 

Ho scelto il punto di vista di Kevin perché tra questi personaggi era quello più familiare ai lettori, ma spero di mostrare qualche aspetto in più anche di tutti gli altri durante la partita. Bene, ho detto tutto, grazie mille per aver letto, spero che il capitolo vi sia piaciuto, seppur breve, e alla prossima!

   
 
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