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Autore: sweetlove    19/07/2021    7 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C R E E P
capitolo 7




La Capsule Corporation poteva essere considerata un po' la casa di tutti coloro che nella vita avevano avuto l’onore di metterci piede. Dall’esterno sembrava quasi una fortezza inespugnabile, poiché residenza di una delle famiglie più importanti ed influenti della Città dell’Ovest, ma i pochi prescelti sapevano bene quanto i Brief fossero umili ed ospitali. Meno Vegeta, ovviamente, ma anche lui, col passare degli anni, aveva finito per adattarsi a quello stile di vita, tra uno sbuffo ed un grugnito.

All’inizio del suo soggiorno sulla terra non poteva neanche sentire l’odore dei terrestri. O il tanfo, così lo definiva sprezzante e spregevole… in fondo era questo, un mercenario senza cuore né anima. Anzi, l’anima l’aveva, ma nera come la morte.

Prima. Prima di conoscere qualcuno, e quel qualcuno era niente meno che Kakaroth. Lui, il traditore, il saiyan sfuggito al controllo del suo Principe e divenuto smemorato, che aveva finito per mettere le radici su un pianeta insulso come quello rinnegando la sua vera natura e sfidando i suoi fratelli, riuscendo persino a sconfiggerli. 

Kakaroth che era sempre stato il suo chiodo fisso, la persona da odiare per eccellenza, quella da superare ad ogni costo. L’amico che con il tempo aveva finito per mancargli…

Ci aveva pensato tanto, negli anni. Chissà allenare insieme il loro nipote Boxer come sarebbe stato. O meglio ancora, avere di nuovo un’ottima scusa per pestare quella faccia di cazzo che si ritrovava incolpandolo di aver cresciuto un figlio inetto e buono soltanto a ingravidare la sua principessa Bra.

Quanto l’aveva pensato, all’epoca… sì, sarebbe stato pazzesco.

Ma in quella vita spesa accanto a insulsi terrestri, Vegeta aveva finito per pensare come loro. Aveva finito per sopportare il loro odore, le loro voci, i sentimenti. E si era ritrovato a provarne altrettanti fortissimi, inconcepibili, meravigliosi.

L’amore, questo sconosciuto.

Una cosa assurda, patetica, schiacciante, capace di farti fare e pensare cose inaudite, come ucciderti nel tentativo di mettere in salvo tua moglie e tuo figlio, ad esempio. Quanti anni erano passati? Quaranta? Sì, quarant’anni… Trunks era un bambino, ma l’aveva crocefisso lo stesso col suo comportamento scostante, ricordandogli fin troppo spesso quanto il compito di padre gli stesse sulle palle.

Non si nasce padri.

Queste le parole che gli lenivano il cuore quando si rintanava in qualche angolo nascosto del giardino dopo l’ennesimo errore compiuto nei confronti di quel fastidioso ragazzino dai capelli lilla. Parole che provenivano dalla bocca calda e dal sapore dolce di Bulma. Lei, nel fiore degli anni, quel caschetto sbarazzino e la voglia di battersi assieme a lui. Quanto gli aveva dato? Fin troppo… una famiglia, una casa, la fiducia, l’amore.

Amore. Sì, ti fa fare davvero cose oscene. Come camminare scalzo in giro per i corridoi, di notte, col cuore martellante e un’ansia incontrollabile nel petto, alla ricerca di quella che non era più una quarantenne energica e briosa, ma una semplice donna anziana e bisognosa di cure come tutte le altre. Perché a cambiarle i pannoloni non ci era ancora arrivato, ma l’avrebbe preferito al saperla in pericolo chissà dove. 

La demenza è una brutta bestia. Ti prende all’improvviso, in certi momenti sei lucida, sana, sembri quella di sempre, e in altri credi di avere sei anni e giri per la casa piangendo e chiamando la mamma e il papà.

Fu proprio nella camera dove un tempo dormivano i suoi suoceri, divenuta poi la stanza dei giochi dei nipotini, che Vegeta trovò Bulma. Singhiozzava, li cercava disperatamente.

E questo faceva più male di qualsiasi altra cosa… perché il Principe un cuore ce l’aveva eccome, era stata proprio lei a farglielo scoprire, a dissotterrarlo da quella distesa di odio e rancore, ad accarezzarlo fino a guarirlo e ridargli vita.

«Bulma, vieni a letto…»

Fosse accaduto quarant’anni prima, forse se la sarebbe data a gambe. E non per egoismo, no… perché non avrebbe saputo come gestire la situazione, l’avrebbe lasciata alle cure della famiglia e degli amici. Adesso, sapeva di essere l’unico, il solo a dover sopportare quegli episodi che gli ricordavano ogni volta di più quanto fosse vicina l’ora di salutare per sempre la sua Bulma.

Un dolore insopportabile, ma che ben conosceva. Trunks, suo figlio, vi era sopravvissuto.

«Dov’è la mia mamma?»

Una voce flebile e tremolante venne fuori dalle labbra umide di pianto dell’azzurra, che lo fissò sgomenta con i grandi occhi azzurri e ormai spenti.

«Non c’è.» Vegeta l’afferrò piano per le spalle, sospingendola appena verso l’uscio con l’intenzione di riportarla a letto. Era notte fonda e non si sarebbe ridotto a cercare l’aiuto di Bra come l’ultima volta. Doveva farcela da solo.

 

 

«Che faccia che hai Nina. Hai dormito male?»

Hami fissò attentamente le occhiaie grigiastre che incorniciavano gli occhi azzurrissimi di sua sorella. Si era seduta a tavola a fare colazione, stranamente. 

«Già… eppure ero stanchissima ieri sera.» Biascicò questa, imburrando una fetta di pane tostato dopo essersi versata un’abbondante porzione di caffè.

«A volte la stanchezza può anche causare insonnia, lo sapevi?»

Trunks s’intromise, accomodandosi al suo posto con un sorriso e afferrando a sua volta la brocca di caffè fumante preparata dalla primogenita. Il tutto dopo aver richiamato all’appello Mirai, che li raggiunse con un occhio ancora chiuso e i capelli tutti scarmigliati.

Nina rivolse a suo padre solo un’occhiata.

«Tu sei parecchio riposato invece.» Gli rispose acida, in un modo che all’uomo fece tornare alla mente Marron in una maniera impressionante.

«Sì, ho dormito bene. Grazie.» 

«Papà, andrà la nonna oggi a prendere Mirai?» s’intromise Hami, ricordando improvvisamente di essersi presa quell’impegno e di non poterlo più mantenere. Lars l’aveva finalmente invitata nuovamente a uscire e lei gli aveva risposto ‘sì’ senza stare troppo a pensarci su.

«Non dovevi andarci tu?» Le rispose il lilla, sollevando un sopracciglio e squadrandola appena.

«Beh ecco…»

«Hei, io ho tredici anni! Non c’è bisogno che mi facciate da baby sitter!» Mirai zittì entrambi e l’unica che sorrise a quell’intervento fu sua sorella Nina. Da tempo sosteneva fosse finito il tempo di star dietro dietro a quel moccioso! Nonostante Marron, quando ancora in vita, lo trattasse con i guanti bianchi e tutti avessero come conservato quel riguardo nei confronti del bambino, Nina pensava che a tredici anni lui fosse già in grado di badare a sé stesso. E lo era!

«E come ti prepareresti il pranzo, sentiamo…» Lo incitò a parlare Trunks, addentando distrattamente un biscotto.

«Un panino. Ho le mani, mi funzionano papà!»

«Sei sicuro di potercela fare? Anche perché tua nonna è alquanto sfuggente ultimamente.»

«Papà…» Hami tornò a interrompere, sentendo chiamare in causa Diciotto ancora una volta «Vorrei che parlassimo di questo. In privato…»

«In privato? Dai! Una volta che avrei modo di divertirmi!» Scherzò Nina, senza però perdere il tono acido di sempre.

«Chiudi il becco!» la rimbeccò la sorella.

«Chiudilo tu!»

«Basta!» Trunks zittì entrambe, ormai abituato a quei battibecchi da quando Nina era venuta al mondo, e si alzò in piedi pronto a sistemarsi la cravatta. Aveva sperato fino all’ultimo di trovare il giusto canale di comunicazione con la secondogenita, anche perché a lui spettava il compito in grado di dirle ciò che a breve sarebbe accaduto e che non appena appreso gli aveva fatto venire i brividi di paura.

Ma non era il caso, non adesso. Se Nina avesse saputo così che Kian sarebbe stato dimesso molto presto mentre era già nervosa chissà cosa sarebbe successo. Meglio aspettare ancora, e soprattutto che non ci fosse Mirai tra i piedi visto che la questione era già fin troppo delicata.

«Forza, finite di mangiare e di prepararvi. Mirai, oggi te la caverai da solo…»

 

 

«Sta peggiorando signora Bref…»

Bra strinse le labbra. Quel controllo di routine col dottore si era improvvisamente trasformato in una doccia fredda. Non si aspettava sua madre fosse eterna, in più l’aveva avuta quando era già abbastanza in là con gli anni, eppure solo il pensiero di poterla perdere, adesso, l’aveva letteralmente ammutolita.

«Le crisi diventano sempre più frequenti e il suo fisico è molto debilitato. Consigliamo di ricoverarla, sarebbe molto meglio per tut…»

«No!»

La voce di Vegeta giunse tonante alle loro spalle. Seduto fuori dalla stanza in cui un’infermiera stava pazientemente cercando di far ingollare a Bulma la sua medicina, era rimasto ad ascoltare ciò che il dottore aveva da dir loro Enza esternare alcun sentimento, ma trovandosi tuttavia impossibilitato a non sbottare al solo pensiero di veder morire anche Bulma così, lontana da casa.

«Papà, l’hai sentito anche tu…»

«La senti, Bra?! Senti che non vuole neanche farsi toccare da questi incapaci?»

Il saiyan alluse ai lamenti infantili di sua moglie, accompagnati da suppliche dell’infermiera cui era stata affidata.

«Non morirà qui dentro.»

E fu in quel momento che Bra capì fossero soltanto in attesa. In attesa di perdere anche lei, dopo che, uno ad uno, anche tutti gli altri se n’erano andati. Marron, Yamcha, Crillin… anche Chichi era sulla buona strada, e solo il pensiero di dover dire ai suoi figli che entrambe le nonne presto li avrebbero lasciati le spezzava il cuore.

 

Continua…

 

Nota dell’autrice
 

Salve a tutti! Vedete, alla fine ce l’ho fatta a pubblicare… non sapete che stanchezza accumulata (e che livello alcolico direi!) ma sono tornata felice e appagata da questa mini vacanza! Mi sono tanto divertita! 

Dunque, stavolta spezziamo un po'. Mi avete chiesto in tanti di Bulma, beh eccola qui… ve l’aspettavate? Ragazzi, ha ottant’anni, non è eterna (così come il mio MacBook che dopo 11 anni di onorato servizio mi ha abbandonata…). Non so se la vedremo peggiorare o morire, e non so nemmeno se svelarvi cosa combina Diciotto! So solo che mi sto divertendo un casino! XD

E niente, questo è quanto. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che non mi odierete per aver interrotto più volte sul più bello!

Vi ringrazio tanto per il vostro supporto!

Un abbraccio

 

Sweetlove

   
 
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