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Autore: Lamy_    23/07/2021    0 recensioni
In un mondo devastato dai Vaganti, dal virus e anche dagli umani superstiti, si è accesa una luce di speranza: esiste una cura.
Astrid e Daryl si recano ad Atlanta per verificare gli indizi disseminati da una fonte sconosciuta in un misterioso diario.
La città, però, è un covo di morti viventi e di persone vendicative.
Durante i sopralluoghi vengono a galla informazioni cruciali: chi è Frankenstein? Chi ha scritto il diario? Dov’è il resto della formula per produrre la cura?
A complicare la situazione è il ritorno di Logan e Iris, questo causa forti tensioni nel gruppo.
E mentre i sopravvissuti combattono una guerra all’ultimo sangue, Astrid dovrà cercare di capire i sentimenti che prova per Daryl e dovrà fare i conti con gli oscuri segreti della sua famiglia perché chiunque può tradire chiunque.
E come scrisse Vegezio: “Securum iter agitur quod agendum hostes minime suspicantur”
(trad. “La via più sicura da percorrere è quella che i nemici non sospettano nemmeno che la percorrerai”)
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6. CANDELINE E DESIDERI

Astrid nel dormiveglia si accorse che qualcuno stava bussando alla porta d’ingresso. La sveglia sul comodino segnava le sei del mattino. Clara era avvinghiata a lei, la bocca semiaperta e le lunghe ciglia bionde che tremolavano nel sonno. Si divincolò dalla bambina e scese di sotto senza fare troppo rumore. Superò il soggiorno in silenzio per non svegliare Remy e Iris. Quando aprì la porta sorrise in automatico. Daryl era in piedi davanti a lei, vestito e armato di balestra.
“E’ successo qualcosa?”
“Volevo chiederti se ti andasse di passare la giornata con me.”
“Perché? Non fraintendermi, sono felice della richiesta, ma temo ci sia dell’altro sotto.”
Daryl si appoggiò allo stipite della porta e frugò nello zaino, tirò fuori un pacchettino blu incartato alla bell’e meglio.
“Buon compleanno, Astrid.”
Astrid sorrise entusiasta. Scartò il pacchetto e sorrise ancora di più, gli occhi lucidi per l’emozione. Il regalo era il dvd de ‘La casa sul lago del tempo’, il suo film preferito.
“Come hai fatto a trovarlo?”
“Un paio di settimane fa io e Carol siamo andati a cercare delle provviste e siamo capitati nei pressi di una videoteca. Sono entrato, ho visto il dvd e l’ho preso.”
“Daryl, è fantastico… io non ho davvero parole. Grazie mille!”
Astrid si alzò sulle punte e lo abbracciò forte. Daryl le diede un paio di pacche sulla schiena.
“Sono contento che il regalo ti sia piaciuto.”
“Vuoi passare la giornata con me perché è il mio compleanno?”
“Sì. Ho detto a Gabriel che andiamo a perlustrare i dintorni di Alexandria, quindi abbiamo la scusa perfetta.”
Astrid si morse il labbro per non scoppiare a ridere di gioia. Abbracciò di nuovo l’arciere e gli diede un bacio sulla guancia.
“Vado a vestirmi e sono subito da te.”
“Mmh.”
 
Astrid si guardò un’ultima volta allo specchio prima di lasciare casa. Quella mattina si era svegliata con delle profonde occhiaie scure che venivano messe in risalto dal pallore della sua pelle. Sembrava non dormisse da giorni quando in verità quei segni violacei erano sempre stati parte di lei. Per l’occasione aveva indossato una t-shirt nuova di Remy a maniche lunghe e di colore viola. Si era addirittura pettinata i capelli in una treccia alla francese. Era stupido ma voleva sembrare carina nel giorno del suo compleanno.
Quando si chiuse la porta alle spalle, Daryl la stava aspettando sulla scalinata e fumava.
“Sono pronta.”
“Andiamo.”
Superarono i cancelli e salutarono le guardie del turno notturno che entro due ore avrebbero avuto il cambio. Daryl e Astrid camminavano vicini ma non troppo. Era una giornata di sole nonostante fosse ottobre.
“C’è un bel sole oggi.” Disse lei.
“Già.”
Astrid non sapeva come comportarsi. Era insicura su cosa dire e cosa fare, non voleva metterlo a disagio. Daryl però sembrava sereno, camminava piano come se stesse passeggiando.
“Andiamo a caccia o a pesca? Sappi che io non brava in nessuna delle due attività.”
“Non dobbiamo fare niente.” Disse Daryl.
“Oh, okay. Almeno evito di fare figuracce.”
“Mmh.”
Il silenzio calò fra di loro mentre l’arciere la guidava nella fitta boscaglia, la mano posata sull’elsa di un coltello nel caso fossero sbucati vaganti affamati. Astrid aveva rallentato per ammirare piccoli cespugli di fiori viola con sfumature bianche. Si chinò a prenderne uno e lo annusò.
“Viole del pensiero. Sono fiori che nascono spesso in autunno.” Spiegò Daryl.
“Sono bellissime. Hanno un qualche significato particolare?”
“Pare sia il fiore degli innamorati. Secondo alcune leggende francesi dentro i petali delle viole del pensiero è possibile scorgere il volto della persona amata.”
Astrid scrutò i petali in cerca di qualcosa, ma arricciò il naso quando non vide nulla.
“Non credo che le leggende siano vere.”
Daryl strappò un fiore e se lo rigirò fra le mani, poi lo allungò verso di lei.
“Oppure la persona è davanti a te.”
Astrid accettò la viola con le guance arrossate. C’era una strana luce nello sguardo dell’arciere, una sensibilità che mostrava di rado.
“Sei un esperto di fiori?”
“Quando vivi nei boschi alla fine impari qualcosa. Io e Merle dormivamo in un camper schifoso, non c’era molto da fare quando non cacciavamo e così io mi guardavo intorno. Ho imparato a riconoscere fiori e piante.”
Astrid rimase meravigliata. Daryl era una scoperta quotidiana. Proprio quando credeva di conoscerlo, lui la stupiva di nuovo.
“Quale fiore assoceresti a me?”
Daryl la squadrò per qualche secondo mentre in testa passava in rassegna tutti i fiori che conosceva.
“Il bucaneve è il tuo fiore, indica speranza.”
“Mi si addice.”
 
“Io e Remy stavamo infornando la torta per il mio compleanno quando è arrivata nostra nonna. C’era un bicchiere sul tavolo e lei credeva fosse acqua, quindi ha bevuto e non ha fatto commenti. La cosa divertente è che era grappa! Capisci? Era alcol e lei non si è accorta di nulla. Durante la cena era evidentemente brilla ma io e mia sorella non aveva il coraggio di dirle che si era scolata la bagna della torta.”
Daryl si mise a ridere al pensiero della nonnina che beveva grappa senza rendersene conto. Astrid aveva i crampi allo stomaco per le risate. Era da tempo che non si sentiva così leggera.
“La torta è venuta bene anche senza grappa?”
“Sì, per fortuna Iris ha sostituito l’alcol con una spremuta di arancia.”
“Remy e Iris stanno insieme da molto?” chiese Daryl.
“Da quindici anni. Remy l’ha corteggiata fino allo sfinimento e Iris alla fine ha ceduto. Io e Logan siamo stati i loro testimoni di nozze.”
Astrid si rabbuiò a quel ricordo. Parlare di Logan era difficile dopo quanto accaduto.
“Ho visto che Logan alloggia da Ezekiel. Avete litigato?”
“Non mi va di parlarne. Scusa.”
“Scusami tu. Non sono affari miei.”
“Non è questo. E’ la prima volta che io e Logan arriviamo ai ferri corti. Devo ancora metabolizzare la cosa.”
Daryl annuì, anche se voleva sapere per quale ragione avessero litigato tanto da dividersi.
“Capisco.”
Astrid fece un piccolo sorriso, grata di non doversi sforzare di raccontare tutto. Aggrottò le sopracciglia quando vide che Daryl aveva emesso un rantolo.
“Ti fa male la ferita? Fammi vedere.”
“Sto bene. La ferita sta guarendo. Su, proseguiamo.”
“Per dove?”
“E’ il tuo compleanno, no? Meriti qualcosa di decente.”
Astrid lo seguì con il cuore che batteva forte. Erano anni che non festeggiava il compleanno, non credeva nemmeno che avrebbe vissuto una giornata di relax. Non parlarono, si limitarono a camminare l’uno affianco all’altra lasciandosi avvolgere dal cinguettio degli uccelli.
 
Remy si intrufolò alla riunione del Consiglio senza interromperla. Erano presenti Gabriel, Aaron, Rosita e Carol, Jerry ed Ezekiel. C’era anche Negan, che la salutò con un cenno della testa e poi tornò a concentrarsi sulle parole di Gabriel.
“Siamo qui riuniti perché i nostri ricognitori hanno trovato delle poesie. So che sembra assurdo, però è un’altra pista da inseguire.”
“Secondo me stiamo perdendo tempo.” Disse Jerry.         
“Remy, vuoi dire qualcosa?” si rivolse a lei Gabriel.
“Io e Eugene lavoriamo giorno e notte al diario e ai documenti recuperati ad Alexandria, ma purtroppo fino ad ora non abbiamo ricavato granché. Queste poesie potrebbero essere uno scherzo, un depistaggio e utili fonti. Non posso mentirvi e assicurarvi che troveremo la cura.”
Aaron sospirò, toccava a lui il compito ingrato di riferire al Consiglio la decisione che aveva preso con Gabriel.
“Per ordine del Consiglio di Alexandria, con voto unanime, si stabilisce che soltanto Remy e Eugene continueranno a decifrare il diario. Il resto di noi tornerà alle mansioni di sempre e non si occuperà più della ricerca.”
Remy si sentì quasi svenire. Da dieci anni sudava su Dorothy, e lasciar perdere ora che era ad un passo dalla scoperta era una sofferenza intollerabile.
“No! Per favore, non è il momento di mollare. Abbiamo nuovi indizi, sappiamo che forse c’è una spia fra di noi, e abbiamo ancora una grande quantità di documenti da visionare. Per favore, non abbandonate le speranze.”
“Sono dispiaciuto, però non possiamo sprecare altre persone e altre risposte per questa caccia al tesoro. Quando e se tu e Eugene troverete qualcosa, noi saremo disposti a darvi una mano.”
“Gabriel, non farlo. Ti prego.” Lo supplicò Remy.
“Mi dispiace. La seduta è tolta.”
Remy rimase immobile a fissare il muro mentre tutti lasciavano la sala della riunione. Solo Negan le mise una mano sulla spalla a mo’ di consolazione.
“Posso darvi una mano io. Due occhi in più non fanno male.”
“Ti ringrazio.”
 
“Siamo arrivati.” Esordì Daryl.
Astrid si coprì la bocca aperta per la sorpresa. Si trovavano sul lato nord, a circa un’ora da Alexandria, e tutto era immerso nel verde. Un ruscello limpido scorreva alla sua destra e alla sua sinistra si ergeva una quercia secolare. Sotto la quercia c’era una piccola casa di legno, un prefabbricato usato dai pescatori come rifugio.
“Tutto questo solo per il mio compleanno?”
“Non avevo voglia di stare ad Alexandria, troppa gente.” Disse Daryl.
“Però hai portato me. Non vuoi restare da solo?”
L’arciere fece spallucce, in realtà non aveva una risposta. C’erano giorni in cui non sopportava le persone, dunque lasciava l’insediamento e se ne stava da solo nei boschi. Dog era il massimo della compagnia che riusciva a tollerare.
“Anche a te serve un giorno di pausa.”
“Effettivamente è vero. A casa la situazione è troppo tesa.”
Astrid si sedette a terra e rovistò nello zaino in cerca di acqua. Camminare così tanto le aveva fatto venire una gran sete. Daryl, dal canto suo, si mise a girovagare nei dintorni per raccogliere legna da ardere nelle ore successive.
“Daryl.”
“Mmh?”
“Secondo te chi è la spia che ha fatto il buco nella rete?”
Daryl si abbassò a prendere un rametto e lo spezzò immaginando di poter spezzar chiunque li avesse traditi.
“Non lo so.”
“Ti sei fatto un’idea, ne sono sicura. Perché non me lo dici?”
“Ne parliamo dopo.” Tagliò corto lui.
“Va bene.”
Astrid sbuffò, odiava quel mistero che sembrava tale solo a lei. Aveva la sensazione che Daryl sapesse qualcosa che lei ancora non capiva. Anche Remy sembrava piuttosto misteriosa negli ultimi tempi.
“Carol ti ha preparato i biscotti. Non sono una torta ma sono comunque buoni.”
“Con le gocce di cioccolato?”
“Mmh.”
Daryl le consegnò il proprio zaino e lei scavò in ogni tasca fino a quando non ebbe trovato la confezione. Addentò subito un biscotto e sentì il sapore del cioccolato in bocca.
“Fuesti fono i fiù fuoni del fondo.” Disse masticando.
“Attenta a non strozzarti.”
Astrid mangiò tre biscotti di fila, Carol era davvero la maestra della pasticceria. Dopo aver raggruppato legna a sufficienza, Daryl prese posto accanto a lei e mangiò un biscotto.
“Tanti auguri a me!” esclamò Astrid.
“Aspetta, mancano le candeline.”
Daryl estrasse da una tasca laterale dello zaino due numeri di cera, poi prese due biscotti e ci infilzò sopra le candeline. Usò l’accendino per accendere le fiammelle.
“Soffia ed esprimi un desiderio.”
Astrid ridacchiò, chiuse gli occhi e focalizzò nella mente il suo desiderio. Soffiò sulle candeline e sorrise mentre il fumo si dissolveva. Aveva appena compiuto trentadue anni ma si sentiva felice come una bambina.
“Grazie, Daryl. Erano dieci anni che non festeggiavo un compleanno.”
Gli occhi di Daryl si soffermarono sulle labbra di Astrid, erano così piene che deglutì un paio di volte. Avrebbe voluto baciarla ma la paura di essere rifiutato lo fece indietreggiare.
“Prego.”
Astrid scosse il capo e rise.
“Credevo che tu stessi per baciarmi. Sono la festeggiata, merito un trattamento particolare oggi.”
Daryl distolse lo sguardo, non poteva reggere tutta quella tensione. Ogni volta che stava con lei si sentiva uno sciocco. Non sapeva cosa dire e cosa fare, riusciva solo ad arrossire e a fare brutte figure.
“Vado a raccogliere altra legna per cucinare.”
Astrid rimase impalata come una statua mentre Daryl scappava via da quella vicinanza.
 
La bella giornata ben presto si era trasformata in una brutta. Daryl aveva acceso il fuoco e Astrid aveva messo a cuocere una zuppa, poi di colpo il sole era sparito e le nuvole si erano addensate. Il vento aveva cominciato a ululare fra gli alberi e loro si erano spostati dentro la piccola casa.
“Questa catapecchia resisterà?” domandò Astrid.
“Sì.”
Mangiarono in silenzio religioso. Ogni tanto Astrid diceva qualcosa e Daryl o annuiva o dava risposte brevi. Nel giro di due ore scoppiò un temporale che li costrinse a barricare la porta con un vecchio mobile.
“Vado a controllare fuori, non vorrei che i vaganti venissero attirati dalla pioggia.”
“D’accordo. Fa attenzione.” Si raccomandò Astrid.
Rimasta da sola con l’ansia che l’arciere incappasse in qualche pericolo, decise di rendere quel posto più accogliente. Sarebbero tornati ad Alexandria solo al termine del diluvio poiché un’ora di tragitto a piedi era impensabile in quelle condizioni. Distese una coperta sul pavimento e ci si sedette sopra con le gambe incrociate. Sobbalzò quando sentì un rumore esterno. L’attimo dopo la pioggia bagnò il pavimento quando Daryl entrò con la balestra sguainata.
“Non c’è nessuno. Non piove forte, tra un paio d’ore potremo tornare ad Alexandria.”
“Oppure potremmo restare qui per qualche giorno.” Azzardò Astrid.
“Non vuoi tornare dalla tua famiglia?”
“Mi piacerebbe anche stare qui… con te per un po’.”
Daryl annuì e abbandonò la balestra per terra, poi si tolse il gilet e lo mise sulla sedia ad asciugare.
“Possiamo tornare stasera dopo cena.”
“Vieni a sederti con me.” Lo invitò Astrid.
Daryl si sdraiò sulla coperta, non aveva domito la notte precedente per pattugliare la recinzione dell’insediamento. Socchiuse gli occhi e sospirò.
“I biscotti sono finiti?”
“Sì, ma possiamo sempre optare per un altro dessert.” Rispose lei.
Daryl spalancò gli occhi quando Astrid si sedette a cavalcioni su di lui. Ogni muscolo si era irrigidito, anche il suo cervello sembrava non ricevere più ossigeno.
“Astrid…”
“Non vuoi? Mi sembrava che l’altro giorno a casa tua si fosse creata l’atmosfera giusta.”
“Non mi sembra il caso.” Disse Daryl.
Astrid ci rimase male, quel rifiuto era l’ennesimo e cominciava a credere che l’arciere non fosse coinvolto quanto lei.
“Non avrei dovuto. Scusa.”
Qualcosa scattò dentro Daryl come una molla. Ormai fingere era inutile: Astrid gli piaceva e voleva abbattere le sue difese per lei. Perciò le strinse i fianchi per impedirle di alzarsi.
“Aspetta.”
“Daryl, non sei obbligato. Se non vuoi, se non ti senti pronto, va bene. Non ti devi preoccupare.”
L’arciere si mise seduto facendola sistemare meglio sulle proprie gambe. Astrid non lo toccava, teneva le braccia incrociate per non sfiorarlo con le mani.
“Non mi sento obbligato. Io vorrei… voglio… ma temo di non essere… adatto.”
“Sei bello come una divinità greca, voglio strapparti i vestiti dalla prima volta che ti ho visto, e tu pensi di non essere adatto? Oh, Dixon, tu sei proprio ingenuo.”
Daryl arrossì così tanto che sentiva le orecchie roventi. Astrid diceva quelle cose con una tale naturalezza da fargli battere il cuore a mille. Voleva stare con lei in tutti i modi possibili. Per anni si era tenuto lontano dall’amore, era sempre rimasto da solo in disparte ad osservare gli altri che si innamoravano. Lui non aveva mai pensato che un giorno avrebbe desiderato una donna come ora desiderava Astrid.
“E’ da molto tempo che non…”
“Anche io. Possiamo andarci piano e provare come va.” Mormorò Astrid.
“Mmh.”
Daryl non si mosse, aveva troppa paura di commettere errori e di deluderla. Ecco perché fu Astrid a cominciare il tutto. Si tolse la maglietta e la gettò da qualche parte.
“Adesso puoi vedere i miei famosi tatuaggi.”
In effetti, Daryl vide una rosa tatuata fra i seni. Era un disegno semplice e lineare, ma a lui sembrava chissà quale magnifica opera d’arte.
“Mi piace la rosa.”
“Dovresti togliermi il reggiseno per vederla meglio.”
L’arciere smise di respirare per qualche secondo. La pelle di Astrid era così calda mentre le sue mani le sganciavano il reggiseno.
“Posso?”
“Puoi fare tutto quello che vuoi.” Disse Astrid ammiccando.
Daryl fece scorrere le dita sul tatuaggio, accarezzò ciascun petalo della rosa con attenzione. Poi, in un inconsueto slancio di determinazione, posò proprio lì le labbra. Astrid si inarcò contro di lui e gli spinse la testa perché voleva sentirlo più vicino. Gemette quando sentì la bocca dell’arciere su entrambi i seni. Lui si ritrasse quando lei lo scostò.
“Ho sbagliato qualcosa?”
“No, ma abbiamo ancora tante altre cose da fare. Tipo questa.”
Astrid gli sbottonò la camicia e gliela levò in pochi secondi. Daryl rimase sorpreso quando lei si piegò a baciargli il petto e scese verso l’addome. La bocca di lei lo baciava e lo leccava seguendo la linea definita dei muscoli. Non si era mai sentito così bene con una donna. Certo, aveva avuto dei flirt che erano durati una notte e perlopiù era ubriaco. Ma con Astrid era tutta un’altra storia, solo un bacio riusciva a mandarlo in tilt.
“A-astrid.”
Intanto Astrid era arrivata all’orlo dei pantaloni e le sue mani stavano già slacciando la cintura.
“Sì.”
“Dammi un minuto.” Sussurrò lui, imbarazzato.
Astrid si sdraiò al suo fianco con la testa sul gomito piegato. Gli accarezzò i capelli con estrema dolcezza.
“Non tutto nella vita fa male. Lo so che addosso porti i segni di un tocco violento, ma posso assicurarti che le mie intenzioni sono buone. Non voglio farti male.”
Lei sapeva che l’arciere aveva cicatrici fisiche ed emotive, che ogni contatto per lui era un ricordo delle botte. La sua schiena era la prova tangibile della sofferenza che aveva dovuto patire.
“Mi sale il terrore quando qualcuno mi tocca. Nella mia mente rivivo le botte di mio padre.”
Astrid gli diede un bacio a stampo e gli regalò un piccolo sorriso tenero.
“Magari è arrivato il momento di creare nuovi ricordi positivi. Il nostro mondo già è difficile, se poi rivanghiamo il passato è ancora peggio.”
Daryl si morse l’interno della guancia, c’era una domanda che lo tormentava da giorni.
“Quindi tu e Logan non avete rivangato il passato?”
“Non c’è nessun passato da rivangare. Tra me e Logan non c’è niente di romantico. Ero cotta di lui quando era ragazzina, niente di più.”
“Sei sicura?”
Daryl voleva evitare l’ennesima delusione. Si trovava bene con Astrid, voleva stare con lei e provare a costruire qualcosa di positivo. Per la prima volta in vita sua desiderava sentimenti puri e onesti, qualcosa che rallegrasse la sua esistenza senza il timore di perdere tutto.
“Sono sicura. E tu? Lo sai che non voglio costringerti a stare con me o a fare qualcosa che non vuoi.”
“Non mi sento costretto.”
“Bene.” disse Astrid sorridendo.
“Astrid, non ti posso promettere che sarà tutto rose e fiori.”
“Lo so, e mi va bene così. Però non ho voglia di tirarmi indietro. Ci sono voluti dieci anni per ritrovarti, non ti perderò adesso.”
Prima che Daryl potesse dire altro, Astrid lo baciò per mettere a tacere qualsiasi dubbio. C’era una ragione se dieci anni fa si erano incontrati. Destino e semplice coincidenza, ognuno poteva interpretarla come voleva, ma restava il fatto che si fossero ritrovati.
“Neanche io voglio tirarmi indietro.” Sussurrò lui.
Astrid sorrise e lo baciò di nuovo. Tornò a sedersi su di lui, gli cinse il collo con le braccia i intensificò quel bacio. Le mani di Daryl, ruvide e callose, le accarezzarono la schiena facendole venire i brividi. L’arciere trattenne il respiro quando le dita di Astrid dalle spalle scivolarono verso la cintura.
“Posso?”
Daryl prima guardò le sue mani affusolate e poi lei, cercando la forza di affidarsi a qualcuno. Insomma, non era bello e giovane come Logan. Il suo corpo era pieno di lividi e cicatrici, era un ammasso di ricordi dolorosi. Ma lei era così bella e gentile che avrebbe fatto di tutto pur di accontentarla.
“Sì.”
Astrid gli tolse velocemente i pantaloni per non metterlo troppo a disagio. Per quanto sui si sforzasse di restare calmo, il suo corpo era teso come una corda di violino.
“Daryl, va tutto bene. Rilassati.”
Come poteva rilassarsi? Si stava letteralmente mettendo a nudo di fronte ad una donna. E se Astrid lo avesse trovato ripugnante? E se lui non fosse stato all’altezza della situazione?
“Sono rilassato.”
Astrid scosse la testa con un sorriso a incresparle le labbra. Era assurdo pensare che un omone grande e grosso come lui adesso sembrasse un innocuo agnellino.
“Tra un po’ sarai molto più rilassato.”
Daryl deglutì quando Astrid gli prese le mani e se le appoggiò sulla zip dei jeans. Il cuore dell’arciere correva così veloce che avrebbe potuto schizzargli fuori dal petto.
“Devo…?”
“Sì, per favore.” Rispose lei.
Daryl sganciò il bottone e abbassò la cerniera, poi l’aiutò a liberarsi dei jeans. Quando Astrid si sistemò di nuovo su di lui, indossava solo un semplice slip blu. Fu allora che lui vide il tatuaggio della stella sul gluteo sinistro.
“Ora ho visto tutti i tuoi tatuaggi?”
“Magari ne nascondo altri, tocca a te scoprirlo.” Sussurrò Astrid, maliziosa.
Daryl rise per il nervosismo, era la sua unica valvola di sfogo in quel momento. Le sue mani erano ferme sui fianchi di Astrid, che intanto gli stava baciando il collo. La sua bocca era caldissima e dolcissima, e Daryl si lasciò sfuggire un sospiro di apprezzamento. Sbarrò gli occhi quando Astrid lo spinse sulla coperta fino a farlo sdraiare. Sorrideva come una leonessa prima di addentare la preda.
“Ti dispiace se sto sopra?”
Daryl era talmente perso ad ammirarla che quella domanda lo raggiunse qualche secondo in ritardo.
“N-no. Va bene… tu… ehm…”
“Ce la fai a mettere insieme una frase sensata?” lo derise Astrid.
“In questo momento no.”
“Sei adorabile.”
“Piantala.” Si lagnò lui.
Astrid notò che la tensione muscolare di Daryl si era allentata, iniziava a sentirsi a proprio agio e questo metteva anche lei in una zona di comfort.
“Vuoi continuare?”
“Sì.”
 
Ad un certo punto Daryl aveva smesso di avere paura, preoccupazioni e ansie si erano dissipate. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era Astrid, al modo in cui i seni sfregavano contro il suo petto, al modo in cui si aggrappava a lui con le mani. La pioggia cadeva da ore, l’aria era diventata fredda e anche nel loro rifugio penetrava il vento. Ma i loro corpi avevano creato un calore tale da non sentire affatto il freddo.
Astrid ondeggiava sopra di lui facendo scontrare i loro fianchi più e più volte. Daryl la stringeva forte a sé assecondando ogni spinta, baciandole il punto in cui spalla e collo si univano.
Astrid ansimava e gemeva al suo orecchio, ripeteva il suo nome, e Daryl stava per toccare il cielo con un dito.
“Astrid.”
La voce roca dell’arciere fece tremare Astrid. Con i fianchi diede le ultime spinte fino a quando non ebbe la sensazione di vertigine. Daryl, che ormai era arrivato all’estremo, si lasciò trascinare dall’immenso piacere di quell’abbraccio. Pochi istanti dopo anche Astrid fu travolta da un’ondata di piacere altrettanto intensa. Lei si distese sul fianco destro e Daryl usò una sottile coperta che aveva conservato nel proprio zaino per coprire i loro corpi. Entrambi avevano il fiatone e tentavano di regolarizzare il respiro.
“E’ stato…”
“Già.” Disse Daryl.
Astrid si mise a ridere per l’imbarazzo che si era formato. Si mise a pancia in giù e diede una gomitata nelle costole di Daryl.
“E’ stato perfetto.”
L’arciere se ne stava sdraiato ad occhi chiusi e con le mani sotto la testa. Annuì e sorrise.
“Tu sei stata perfetta.”
“E’ una delle mie tante virtù.” Replicò lei.
“Nah, fai ancora schifo a prendere la mira.”
“Mi sembra giusto.”
Il silenzio fu spezzato dalle loro risate. Erano euforici, felici, adrenalinici. Peccato che quelle sensazioni sarebbero scomparse una volta tornati ad Alexandria.
“Logan ha detto di essere innamorato di me.”
Daryl serrò la mascella, tenendo sempre gli occhi chiusi.
“Lo hai cacciato di casa per questo?”
“Non lo so. E’ solo che non mi sento a mio agio con lui. E’ cambiato, gli anni di prigionia ad Austell lo hanno trasformato in una persona che non riconosco più.”
“Hai paura di lui?”
“Forse.” Confessò Astrid.
Daryl aprì gli occhi e vide la tristezza dipinta sul viso della donna. Capiva il suo stato d’animo, si era sentito così quando aveva visto Merle divorare le budella di un povero uomo. Quando tuo fratello diventa un mostro è impossibile tornare indietro.
“Tu non sei sola, Astrid.”
Astrid abbozzò un sorriso incerto, dopodiché si rannicchiò sotto la coperta. Daryl si mise seduto in cerca dei pantaloni e della camicia.
“Io amo la tua schiena.” Disse Astrid.
Daryl gemette quando sentì la bocca di lei sulle cicatrici. Tentò di spostarsi, non voleva quelle attenzioni su quei brutali segni.
“Non farlo. Smettila.”
Astrid continuò a baciare le cicatrici, adorava sentirlo sussultare per le sue carezze. La sua bocca sembrava porre dei cerotti su quelle ferite atroci. Daryl sospirava, gli occhi chiusi, la fronte aggrottata. Lei era la prima donna che gli baciava le cicatrici, e questo gli scaldava il cuore.
“Sei bellissimo.”
Daryl voleva piangere. Non meritava quella dolcezza. Non meritava quella donna straordinaria. Lui era un emarginato, un solitario che non voleva legami, era quello che tutti scaricavano.
“Da quale paradiso sei scesa?”
“Da uno fatto di zucchero filato.”
Daryl ridacchiò e Astrid gli baciò la guancia. Lui si girò e le diede un bacio sulla fronte.
“Vuoi tornare ad Alexandria?”
“Voglio restare qui con te ancora un po’.”
“Mmh.”
Daryl si distesse sulla schiena e allargò il braccio per invitarla ad avvicinarsi. Astrid poggiò la testa sul suo petto e con le dita tracciò il diavolo tatuato nella parte interna del bicipite destro. Nell’arco di dieci minuti si addormentò. L’arciere, invece, rimase sveglio per godersi quella bolla di felicità.
 
Astrid si allacciò gli anfibi e si infilò la maglietta. Daryl, già vestito da un pezzo, stava contando le frecce nella faretra. Si stava facendo buio, doveva incamminarsi prima che il sole tramontasse.
“Sei pronta?”
“Sì, eccomi.”
Superarono il ruscello per lasciarsi il rifugio alle spalle. Per fortuna non c’erano vaganti in quella zona. Aaron e Rosita spesso facevano il pattugliamento di quell’aria per ammazzare eventuali morti viventi.
“Di questo passo saremo a casa prima del buio.” Disse Daryl.
“Bene. Sto morendo di fame.” Replicò Astrid.
L’arciere camminava a qualche metro da lei per essere sicuro che non ci fossero pericoli. Astrid procedeva con le mani sui pugnali in caso fosse stato necessario.
“Ti meriti una bella cena, è il tuo compleanno.”
“Anche se il regalo più bello me lo hai fatto tu.” Disse Astrid.
“Non stai parlando del dvd, vero?”
“Vedo che mi capisci al volo, Dixon.”
Daryl si morse le labbra per non sorridere, non voleva darle questa soddisfazione.
“Smettila.”
Astrid corse verso di lui e gli afferrò la mano. Le loro dita si incastrarono facilmente.
“Va bene?” domandò Astrid.
“Va bene.”
 
Salve a tutti! ^_^
Capitolo super sentimentale, ci stava! Ho sempre pensato che Daryl odi essere toccato più del dovuto per via di suo padre, quindi volevo che lui si fidasse di Astrid completamente.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

 
  
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