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Autore: Eevaa    25/07/2021    6 recensioni
L'aura di Kakaroth si era dissolta lentamente nel nulla. Non da un momento all'altro - il che avrebbe potuto farne presagire la morte - ma lentamente. Sempre più flebile, sempre più lontana, fino a che Vegeta non l'aveva più percepita. Mai più.
«Cosa hai capito di tutto quello che ti ho detto?» urlò Vegeta. Poi il prigioniero sbuffò, annoiato.
«Che in cinquant'anni hai stipulato un'alleanza bizzarra con gli abitanti di questo pianeta, che avete sconfitto nemici dai nomi improbabili, che non solo esiste il leggendario Super Saiyan, ma ne esistono con diverse tinte per capelli; che ti sei riprodotto e, per tutte le galassie, se ce l'ha fatta uno come te persino Dodoria avrebbe avuto delle speranze; che siete invecchiati terribilmente mentre io sono un fiore, e che ora dobbiamo salire su quel catorcio di astronave per andare in giro per dodici universi alla ricerca dello squinternato che se l'è data a gambe dieci anni fa e che, con tutta la probabilità, ora è solo un mucchio d'ossa o polvere interstellare ma oh, guai a dirlo, perché mi pare che siate molto amici».
Inaccurato, ma tutto vero.

[Post-Dragon Ball Super] [Slowburn]
Genere: Angst, Avventura, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Across the universe - La serie'
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Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.




 
- ACROSS THE UNIVERSE -


Capitolo 16
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Un ultimo sguardo è tutto ciò che rimane, un lascito. Il respiro trattenuto. Poi si porta due dita in fronte e chiude gli occhi.
«Inutile che ci riporvi, Kakaroth. Alla fine ti ho trovato» dice Vegeta.
Kakaroth acciglia lo sguardo.

«Mi hai trovato?» domanda.
«Sì. Ti ho trovato. Anche se solo la parte esteriore di te. Tu non... non mi riconosci più». Vegeta abbassa lo sguardo e stringe i pugni.
Non se lo aspetta, ma Kakaroth si avvicina.

«Ti riconosco eccome, Vegeta» gli dice, curva le spalle per guardarlo dritto in volto.
«No, tu... tu non sei più com'eri prima» insiste Sua Maestà, gli punta addosso due occhi taglienti. Kakaroth, però, risponde morbido, calmo.
«Riconosco ciò che provo per te».
Vegeta deglutisce.
«Tu però non lo riconosci ancora» aggiunge Kakaroth.
«Non dire queste cose» lo ammonisce Vegeta.
Kakaroth sorride, poi si allontana.
Sparisce, ma oramai non ha più importanza. L'ha trovato.




Si svegliò di soprassalto e rabbrividì. Sudore freddo sulla fronte, i muscoli del collo irrigiditi da un sonno troppo travagliato.
Arrotolato nelle coperte si mise a sedere passandosi una mano tra i capelli.
«Ben svegliato».
Vegeta si voltò di scatto in direzione dell'altra brandina, non fece fatica a mettere a fuoco l'uomo steso sopra.
Kakaroth gli rivolse un sorriso sghembo, tra le mani teneva un libro aperto con una torcia a molla per poterci vedere meglio.
Oh, giusto, quella stramba versione di Kakaroth aveva anche imparato a leggere! Altro punto che lo differenziava da quello originale. Però Vegeta non era sicuro che quello fosse un punto a sfavore.
«Che ore sono?» domandò Sua Maestà.
«Le sette del mattino, orario terrestre».
Cosa?! Pensò Vegeta. Era lì dentro in quella stanza dalle cinque del giorno precedente, dopo che Kakaroth l'aveva visto immerso in una delle peggiori crisi degli ultimi tempi.
Non si ricordava nemmeno quando si fosse addormentato, stremato, dopo aver cercato inutilmente di trattenersi dal piangere tutte le lacrime che non aveva versato per anni.
«Ho dormito troppo» convenne Vegeta, sedendosi poi con le gambe a penzoloni giù dalla brandina. C'era da dire che in quel momento si sentiva quantomeno riposato. Gli bruciavano gli occhi e aveva un gran mal di testa, ma comunque era riposato. Erano settimane che non dormiva niente.
Kakaroth fece spallucce.
«Si vede che ne avevi bisogno» convenne, e non era in torto. «Anche io mi sono appena svegliato, ho dato il cambio a Radish qualche ora fa» aggiunse. Chiuse il libro che aveva tra le mani e si alzò per emulare la stessa posizione di Vegeta.
Uno di fronte all'altro, occhi negli occhi nella semi-oscurità e i piedi nudi sul freddo pavimento.

«Ti piace leggere?» domandò Vegeta, indicando con un gesto del mento il libro che Kakaroth teneva in grembo. Era un vecchio romanzo fantasy di uno scrittore terrestre, probabilmente l'aveva trovato in qualche cassetto della Caps12. Sulla Terra utilizzavano la lingua intergalattica standard per comunicare, non ne avevano una tutta loro - qualche dialetto a parte.
«Era il mio unico passatempo su Morvir. Ho imparato, ricordo che in passato non sapevo leggere molto bene» rispose Kakaroth.
«No, infatti» affermò Vegeta, divertito. A dirla tutta quello era un netto miglioramento. Non gli dispiaceva che Kakaroth avesse imparato quantomeno qualcosa di nuovo, su Morvir. Un cambiamento non in negativo, insomma.
«Cos'altro hai imparato a fare, su Morvir?» domandò poi Vegeta, quando il silenzio si fece un poco più insostenibile e lui si accorse di non avere tutta questa voglia di alzarsi da lì.
Quella era forse la prima conversazione normale che stavano avendo da quando si erano incontrati.
«Mh. Mi ricordo vagamente che i miei maestri mi hanno insegnato la disciplina del posto, l'educazione. A volte, dalle prime memorie che possiedo, mi dicevano che ero troppo maleducato» disse Kakaroth, nello sforzo di ricordare qualcosa. «Ero maleducato?»
A Vegeta venne da ridere, ma tutto ciò che ne uscì fu solo un sogghigno. Aveva perso il conto delle volte che qualcuno aveva rimproverato Kakaroth per il fatto che non sapesse comportarsi. Evidentemente anche su Morvir avevano avuto il piacere assistere alle sue esternazioni inopportune.
"Maleducato" era però forse troppo. Del resto non peccava mai di gentilezza, era semplicemente troppo ingenuo.
«No, eri solo un po'... fuori contesto, a volte. Ma la gente ti apprezzava lo stesso. Il più potente essere delle galassie ti ha preso in simpatia proprio per questo» spiegò Vegeta, con un sorrisetto.
Come dimenticare quando aveva fatto saltare i nervi a tutti per aver soprannominato Zeno-sama - il più importante e pericoloso Kami dell'universo - “Zenuccio”. O quando si comportava come un'idiota in momenti sconvenienti.
«E tu?» chiese Kakaroth.
Vegeta inclinò il capo.
«E io cosa?»
«Cosa pensavi di me?»
Ecco, quella era una domanda sconveniente. Una domanda sconveniente solo per Sua Maestà, ovvio, non che fosse davvero fuori contesto chiederlo. Era solo fuori contesto chiedere una cosa del genere proprio al Principe dei Tardi Emotivi.
«Uh... Kakaroth...» iniziò a balbettare Vegeta. Non era proprio da lui partecipare a quel tipo di conversazione. E cosa avrebbe potuto dirgli? “Nonostante tutto ti apprezzavo anche io”? “Non averti intorno per dieci anni mi ha fatto realizzare quanto ti apprezzassi”?
Non avrebbe saputo dare luce a quel tipo di pensieri nemmeno con un blaster puntato contro.
«Non mi offendo se mi dici che pensavi che fossi un coglione» ridacchiò Kakaroth, grattandosi la nuca.
«Beh, sicuramente hai anche imparato le parole da adulti, su Morvir» lo prese in giro Vegeta, di getto. Quello non sapeva se fosse un punto a favore, era davvero strano sentir parlare Kakaroth in quel modo. «E comunque sì, a volte pensavo fossi un coglione. Ma andavi bene lo stesso». Gli era uscito fin troppo spontaneo. Vegeta si morse il labbro e iniziò a balbettare. «Cioè... intendo... K-Kakaroth, non sono una persona che si esprime molto su queste cose, ok!?» sbottò infine, rosso come un peperone.
Kakaroth scoppiò a ridere.
«Lo vedo» convenne, poi il suo sguardo si addolcì un poco. «Ma vai bene lo stesso».

Forse quella cosa di iniziare da capo, imparare a conoscersi, nonostante tutto non era poi una cosa così malvagia. Se non che Vegeta non fosse assolutamente abituato a nulla di tutto ciò. Saper gestire le emozioni era per lui cosa estranea, saper gestire il rossore sulle gote ancora di più.
Eppure vedere Kakaroth sorridergli in quel modo riusciva ad anestetizzare un po' quella voglia di prendergli la testa e farci lo stampo nella paratia metallica dell'astronave.
Un sorriso che gli ricordò tanto quelli di dieci anni prima quando, al tramonto e dopo un combattimento all'ultimo sangue, si sedevano sull'erba e si inebriavano del silenzio.


 

 

«Voi siete assolutamente pazzi!»
Il volto di Kakaroth era tinto di una piacevole sfumatura di rosso.
«Bene, ora dicci qualcosa che non sappiamo» ghignò Radish, scostando una liana verde che impediva loro il passaggio. Era totalmente ridicolo con il lembo del tessuto della battle-suit annodato intorno alla fronte per tenere sollevati i folti capelli ma, se Vegeta avesse avuto una chioma del genere, se li sarebbe strappati via tutti pur di non tenerli sciolti con tutto quel caldo.
«Ho vissuto dieci anni su un pianeta caldo ma questo... questo è l'Inferno!» soffiò Kakaroth. Si passò una mano sulla fronte sudata e poi si fece aria.
Vegeta non poté fare altro che concordare. Avrebbe fatto ben volentieri a meno di tornare su Dagrabàh se non fosse stato strettamente necessario, quando l'unica nota positiva di stare in mezzo a quella giungla infernale era il torso nudo di Kakaroth.
Quello forse non avrebbe dovuto pensarlo.
«E sì che neanche hai provato la zuppa di fiori» ridacchiò Radish.
«O l'insalata di fiori» aggiunse Vegeta.
«O il pudding di fiori» concluse Radish.
Kakaroth li guardò di sbieco, senza comprendere.
Una vera fortuna per lui che quella volta si fossero organizzati meglio e avessero portato con sé degli zaini e delle provviste, così da non dover incappare in una delle taverne del centro città per rifocillarsi.
«Voi ve li siete fumati, i fiori» convenne Kakaroth, infine.
Radish ridacchiò.
«Non hai idee stupide, fratellino».
Anche Vegeta storse le labbra in un sorrisetto.

Dopo pochi giorni trascorsi in viaggio verso Dagrabàh, c'erano delle piccole cose che Vegeta aveva imparato a sopportare di quella nuova versione di Kakaroth. Ad esempio il sarcasmo, il senso dell'umorismo e la malizia. Soprattutto perché quei nuovi lati caratteriali emergevano soltanto in situazioni di stress o pressione, mentre in situazioni di quotidianità Kakaroth sembrava lo stesso ingenuo sornione di un tempo, oltre che una persona leale e corretta.
Forse, aveva pensato Vegeta, avrebbe potuto persino farci l'abitudine a quei cambiamenti. Solo se fossero riusciti a riportargli la memoria, però.
«Siamo arrivati! Laggiù!» annunciò Radish, indicando l'albero bianco a forma di luna crescente.
Giunsero allo spiazzo con il fiatone, sudati dalla testa ai piedi e con la sola voglia di stramazzare al suolo. Ma la fortuna aveva voluto che atterrassero su Dagrabàh a notte già inoltrata, sicché la luce lunare desse loro la possibilità di seguire i simboli incisi su piante e rocce. Né Vegeta né Radish avrebbero saputo ricordarsi la strada, altrimenti.
Proseguirono nella direzione delle frecce fino all'arrivo al grande lago con la cascata e, per spirito di sopravvivenza, la prima cosa che fecero fu gettarsi in acqua per levarsi le fatiche di dosso.
Ovviamente Sua Maestà non osservò affatto Kakaroth uscire dall'acqua mezzo nudo, con i capelli bagnati e quel che rimaneva della tuta aderente appiccicata addosso. Nossignore, non lo osservò per nulla.
Era solo una bizzarra percezione di quell'imbecille di Radish. Cosa diavolo aveva da ridere tanto?
Vegeta gli avrebbe staccato la testa dal collo se avesse continuato a lanciargli quelle occhiate divertite e maliziose.
Non era mica colpa di Vegeta se nel risalire quella fottuta cascata Kakaroth fosse di fronte a lui e casualmente le sue natiche erano casualmente all'altezza dei suoi occhi. Pura casualità.
Come fu una casualità che, all'ennesima risata cretina di Radish, Sua Maestà gli tirò un calcio negli stinchi e lo fece scivolare di nuovo in acqua.
«Oh, e guarda dove metti i piedi!» lo prese in giro Vegeta con un ghigno sadico, quando riemerse dal laghetto.
«Ancora non ho capito come avete fatto a non ammazzarvi a vicenda in questi mesi a stretto contatto» si intromise Kakaroth.
Vegeta soffiò. Si era spesso domandato lo stesso. Però lui e Radish avevano trascorso periodi ben più lunghi insieme, nel passato. Periodi in cui Sua Maestà aveva la soglia della tolleranza ben più bassa dell'attuale.
«Il principino millanta il mio omicidio almeno dieci volte al giorno, ma alla fine sono ancora qui» rise Radish, arrampicandosi di nuovo per la cascata.
Vegeta grugnì.
«Non cantare vittoria».
Quel brutto affare che nessuno prendesse più sul serio le sue minacce avrebbe dovuto finire.




Superarono la cascata, la lunga camminata tra le stalattiti della grotta, le torce e le candele. Il solo odore dolciastro di quell'incenso al miele fece tornare a Sua Maestà un gran mal di testa, memore di quando – poche settimane prima – gli era quasi esplosa una vena a farsi leggere la mente dalla strega.
Forse non era pronto per affrontare di nuovo quell'intrusione mentale. Quanto avrebbe potuto reggere il suo cervello?
Non attese molto per scoprirlo: Nînyssi accolse i tre viaggiatori ancora prima che potessero giungere nella sua tana arredata su modello hippie.
La strega spalancò la tenda di liane e fiori con un gesto secco, i suoi tredici occhi tutti convergenti su quelli scuri del Principe dei Saiyan. Giusto per una breve intrusione di benvenuto.
Gli occhi della vista di Nînyssi si spalancarono e si aggrappò con le manine ossute agli avambracci di Sua Maestà.
Udì alle proprie spalle Radish e Kakaroth trattenere il respiro, alla penombra delle candele.
«Avete trovato il tassello» annunciò, quasi gioiosa. Non era una domanda, ovviamente. «Avete trovato colui che cercavate» proseguì. La gioia nei suoi occhi, però, svanì come un soffio di vento. «Non è andata come speravate».
Vegeta si morse il labbro.
«Lui...» la voce di Nînyssi si incrinò, poi ricercò con lo sguardo una figura alle spalle di Vegeta, il quale lasciò andare un sospiro di sollievo non appena cessò l'intrusione mentale.
Sentì Kakaroth sussultare e le mani di Nînyssi stringersi attorno ai propri avambracci, le unghie aranciate conficcate nella carne.
Vegeta si voltò di scatto e vide Kakaroth inorridire, con la mandibola contratta e gli occhi stretti di dolore. Era giunto anche per lui il momento di farsi dare il benvenuto Dagrabàno.
«Buio, oscurità» mormorò l'oracolo. Finalmente la stretta sulle braccia di Sua Maestà cessò, e Nînyssi si avvicinò a passi lenti verso Kakaroth. Questi sussultò e serrò gli occhi.
«Non chiudere gli occhi, Kakaroth. Lasciala guardare» ordinò Vegeta, perentorio.
Kakaroth grugnì e aprì di nuovo gli occhi, Nînyssi si portò più vicina. Tredici occhi scrutatori stavano tentando di aprire la sua mente come una noce di cocco.
«Fa male!»
«Lo so. Passerà» borbottò Vegeta.
Radish sbuffò, stizzito. «Sì, quando gli verrà un aneurisma».
«Vedo un'ombra nella vostra mente» annunciò Nînyssi.
Il naso di Kakaroth iniziò a sanguinare, e Vegeta non riuscì proprio a nascondere la preoccupazione. Forse Radish non aveva tutti i torti.
«Una patina oscura copre i vostri ricordi più lontani. Un velo che non mi permette di accedere» continuò l'oracolo.
Sua Maestà sussultò. Un velo? Se tanto gli dava tanto non avrebbe dovuto vederci niente, se tutto fosse stato semplicemente perso.
«Vuole dire che ci sono? I suoi ricordi sono ancora lì?» domandò Vegeta, speranzoso.


Non appena Nînyssi mollò la presa intrusiva sulla mente di Kakaroth, questi barcollò all'indietro, stremato. Fu lo stesso Radish a premurarsi di tenerlo in piedi.
«Sì. Si intravedono sotto l'ombra» rispose la strega, rivolta al Principe dei Saiyan.
«Si possono... si possono recuperare?» balbettò.
Quella sarebbe stata una buona notizia.
«Difficile a dirsi. Potenzialmente, però, credo di sì. Bisogna trovare il modo di togliere il velo» asserì Nînyssi.
Kakaroth si asciugò il sangue dal naso con il dorso della mano, poi tentò di tenersi in piedi da solo. Vegeta gli si avvicinò di un passo, giusto per assicurarsi che non cadesse faccia a terra come aveva fatto lui nel lago.
«Lei non può fare niente?» chiese quindi Kakaroth, con voce tremante.
«Sarebbe pericoloso tentare un'intrusione più attiva. La vostra mente ha subìto già troppa manipolazione» si rifiutò l'oracolo.
«Provi lo stesso, posso resistere» disse Kakaroth, dopo averci pensato sopra per qualche istante.
Vegeta trasalì. Maledetto testardo che non era altro!
«Kakaroth, non ci pensare neanche!» si intromise, furibondo. «Meglio smemorato che morto».
«O rincoglionito, peggio ancora. Concordo con Vegeta» aggiunse Radish, poi si rivolse a Nînyssi ignorando i segnali di protesta del fratello. «Quello che ho pensato - e quello che ci ha portato a venire fino a qui... non è che si può sfruttare la connessione che questi due hanno per poter recuperare dei ricordi?»
La strega fece scattare i tredici occhi nella sua direzione e lo osservò cautamente.
«Voi non siete stupido come sembrate, Radish, figlio di Bardack».
Vegeta dovette trattenersi dal ridere sguaiatamente, e Radish corrugò lo sguardo.
«Era un complimento?»
«Aspettate un attimo, che connessione?» intervenne Kakaroth, confuso.
Dannazione.

Radish rivolse un'occhiata allibita a Sua Maestà e allargò le braccia.
«Non gli hai ancora detto della connessione?!»
«Non c'è stata l'occasione, ok?!» ringhiò Vegeta, oramai così rosso in volto da sembrare un pomodoro.
Effettivamente aveva scelto di rimandare l'argomento, non aveva spiegato a Kakaroth quale fosse il motivo per il quale lo avessero portato su Dagrabàh, se non per tentare di recuperare i suoi ricordi. E l'unica volta che c'era stata occasione di parlarne, il discorso era scivolato verso una direzione troppo imbarazzante.
«Kakaroth... ti ricordi quello che mi hai detto pochi giorni fa? Sul fatto che sentivi che qualcosa... con me... era diverso? Radish, sta' zitto» sibilò, prima ancora che quell'imbecille potesse anche solo pensare di ridacchiare.
Forse aveva valutato male le tempistiche. Quella conversazione avrebbe dovuto rimanere privata, e invece c'erano quattro orecchie e quindici occhi in più ad assistere.
«Uh, sì?» rispose Kakaroth, confuso.
«Ti ricordi che ti ho raccontato della tecnica della Fusione, vero? Ecco, a causa della Fusione noi abbiamo sviluppato una sorta di connessione mentale. È grazie a questa che sono riuscito a trovarti. Quello che senti di sapere su di me è dovuto a quello. Fine della storia» tentò di concludere, più lapidario possibile.
Non sarebbe stato davvero il caso di rivelare il come era riuscito a sfruttare quella connessione. Il fottuto tassello, ossia la consapevolezza che il loro legame fosse forte e andasse ben oltre quella connessione mentale. Decisamente non era il caso di alimentare il fuoco di stupidità di Radish, né la curiosità di Kakaroth riguardo al loro rapporto.
Vegeta non si sentiva pronto. Forse non lo sarebbe mai stato.
«Fine della storia?» Nînyssi parlò piano e gli si avvicinò di nuovo. Con grande piacere di Sua Maestà, però, il tempo dell'intrusione fu breve e quasi indolore. «Principe dei Saiyan, credo che questo sia l'inizio, non la fine».
«Cosa intende dire?»
Essere criptici era una moda, su Dagrabàh.
«Mi pare logico» rispose lei, anche se Vegeta avrebbe avuto ben donde da dissentire. «L'intrusione attiva nella mente di colui che si fa chiamare Goku potrebbe essere pericolosa. Ma quello che dice il vostro amico non è errato. C'è un modo per sfruttare meglio la connessione: fare in modo che la connessione si intensifichi».

Vegeta strinse gli occhi. Fece per aprire la bocca, ma Radish lo precedette.
«Vegeta, non mi hai detto che la connessione era maggiore appena dopo la Fusione?»
«Voi non siete stupido come sembrate, Radish, figlio di Bardack» ripeté Nînyssi, e Radish si stizzì.
«Senta, signora, adesso non esa-»
«Fare in modo che la connessione diventi condivisione» lo interruppe lei, rivolgendosi a Vegeta e Kakaroth.
Si guardarono di sbieco per qualche secondo, poi Sua Maestà tornò a rivolgersi all'oracolo.
«Condivisone? Lei dice che condividendo lo stesso corpo e la stessa mente potremmo sbloccare i ricordi di Kakaroth?»
Gli occhi di Nînyssi vagarono placidi su entrambi.
«Difficile a dirsi. Potenzialmente, però, credo di sì».
Vegeta sospirò. Ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma pur di dare una possibilità a Kakaroth di recuperare i suoi ricordi sarebbe stato disposto a tutto. Persino mettersi di nuovo in quella posa ridicola. Glielo doveva.
Sperò solo che potesse davvero funzionare a qualcosa.
«Kakaroth, preparati a imparare il balletto più imbarazzante della tua vita».


 

 

L'idea più stupida che avessero mai avuto.
Su Dagrabàh era complesso persino respirare, figurarsi impegnarsi per insegnare una tecnica come quella della Fusione!
Persino Nînyssi era uscita dalla sua caverna di fricchettoni per poter osservare quella tecnica. Come se non fosse già stato imbarazzante mostrarla a due persone soltanto!
Sua Maestà aveva dunque convinto Radish a fargli da spalla per emulare i suoi movimenti a specchio, così da non sentirsi solo a eseguire quel ridicolo balletto.
Era stato forse più imbarazzante di rivelare a Kakaroth della connessione. Se l'orgoglio di Sua Maestà fosse sopravvissuto a quella giornata, probabilmente avrebbe vinto una medaglia.
Una medaglia che avrebbe tirato in testa a Kakaroth, spettatore di quel teatrino, se solo avesse continuato a ridere in quel modo ridicolo. E da Kakaroth. Dannato Kakaroth.
«Dovrei fare quelle mosse lì?! Ma io non sono bravo a ballare!» ridacchiò, dopo che Vegeta e Radish si prodigarono a eseguire la mossa completa.
«Oh, non fare storie, adesso!» si infuriò il Principe. «Quando ero io a essere riluttante non ti sei neanche degnato di darmi la possibilità di rifiutare!»
«Beh, era una situazione di emergenza, mi è parso di capire» fece spallucce Kakaroth.
In effetti la battaglia con Broly non avrebbe potuto attendere i comodi di Vegeta. Ma non era quello il punto.
«Se vuoi aspettiamo il prossimo Capodanno per recuperare i tuoi ricordi, mh?» sibilò, cinico. Se lui era stato disposto a mettersi in quelle pose ridicole per mostrargli la tecnica, non avrebbe accettato affatto un no da parte di Kakaroth.
«Ho una domanda» si intromise Radish.
«Che vuoi, adesso?»

La pazienza di Vegeta era sulla via del suicidio. A braccetto con la dignità.
«Se noi dovessimo fonderci che nome prenderemmo? Rageta?» domandò Radish.
«Anche Vedish non sarebbe male» si intromise Kakaroth.
La via del suicidio fu molto più breve del previsto.
«Se noi dovessimo fonderci prenderemmo un nome solo: l'Impiccato. Mi appenderei con una corda al collo piuttosto che unirmi a te. E poi non funzionerebbe: bisogna avere delle caratteristiche fisiche simili e tu...» si interruppe Vegeta, arrossendo «... tu sei davvero troppo alto!»
«Sei tu che sei troppo basso!»
Vegeta alzò gli occhi al cielo e pregò le divinità di dargli la forza di non mettergli le mani al collo. Aveva davvero, davvero ucciso per molto meno. E, seppur vero che Sua Maestà non fosse tutto questo miracolo d'altezza, Radish era troppo alto. Persino in confronto a Kakaroth, che era già di una statura piuttosto generosa.
Kakaroth ridacchiò un poco, poi si alzò in piedi con un balzo e si portò più vicino.
«Va bene, credo di aver capito. Proviamo?»
«Stai attento a fare esattamente come ti abbiamo mostrato. L'angolazione dev'essere la stessa, le dita devono essere allineate» si raccomandò Vegeta.
«Cosa succede, altrimenti?»
«Un obbrobrio».
Non che sarebbe stato chissà quale problema. Non avevano bisogno di combattere, in quell'occasione. La connessione mentale avrebbe funzionato anche se fosse capitato un Gogeta rachitico.
Sarebbe stato solo preferibile assumere delle sembianze decenti, giusto per non dare a Radish ulteriore modo di prenderli in giro.


Così, a poco più di qualche piede di distanza l'uno dall'altro, iniziarono la lenta danza Metamor per tornare dopo quasi trent'anni a coesistere.
Voi due eravate una cosa sola”.
E tutto quello che comportava. Muoversi insieme come se fossero uno, pensare insieme. Condividere.
Sentirsi poi sempre vicini. Percepirsi uno addosso all'altro anche da separati.
Eppure, dopo dieci anni di lontananza, la prospettiva di sentire Kakaroth accanto non era più così terribile. E l'ultimo pensiero prima che le loro dita si sfiorassero fu proprio una maledizione.
Perché non desiderava altro.

«FUUU – SIO – NEEE!»
 
Continua...

Riferimenti:
-Goku non è mai stato descritto come una "cima" nella saga. Molti sostengono che non sappia leggere... io credo che invece sappia farlo, ma non benissimo: in DB Super nel test attitudinale per partecipare al Torneo degli Universi 6 e 7 è riuscito a leggere e scrivere qualcosa, seppur a fatica. Quindi beh... in questa storia l'ho solo fatto migliorare un pochetto :D
-Nella saga canonica viene detto che le persone che devono fare la Fusione tramite danza Metamor devono presentare caratteristiche simili nel corpo e nella forza... Vegeta e Goku differiscono 14 cm di altezza e riescono a sfruttare la fusione. Ma Vegeta e Radish sono a 25 cm di differenza, quindi ho pensato che potrebbe essere troppo. Anche se un giorno mi piacerebbe conoscere Vedish, mi pare un nome da detersivo xD "chi prova Vedish non lo lascia più" (LMAO)


ANGOLO DI EEVAA:
Buongiorno, bellezze!
Che dire... siamo tornati su Dagrabàh! Povero Goku, quasi gli è venuto un ictus per colpa delle continue manipolazioni al cervello! Se non altro Vegeta potrà smettere di prenderlo in giro dicendogli che non ne ha uno xD
C'è stato qualche momento di tenerezza, ma ancora non avete visto nulla mwhuhahahah! Siamo al capitolo 16 e di yaoi c'è pochissima traccia, non odiatemi. Oramai alcuni affezionati mi conoscono: le cose svelte non mi piacciono.
In molti avevano sospettato che la soluzione fosse la Fusione... ma c'è ancora da vedere se effettivamente potrebbe essere una soluzione funzionante! Che dite? Funzionerà? Che si aprano le scommesse!

Come molti di voi sapranno ad agosto mi prendo sempre del tempo per me, per staccare il cervello (ne ho uno anche io, come Goku xD) e partire. Per questo motivo settimana prossima (domenica 1) pubblicherò l'ultimo capitolo prima di una pausetta estiva. Le pubblicazioni riprenderanno l'ultima domenica di agosto, il 29.
Però sarò buona, non vi lascerò con un cliffhanger, lo giuro :D

A domenica prossima, gente! Grazie ancora a tutti per il prezioso supporto!
Eevaa

 

Nel prossimo capitolo!
Trenta minuti trascorrono veloci.
Senti che cesserai di esistere come uno. Tornerai a essere due.
Non ne sei felice. Speri solo che due non si allontaneranno più.

 
  
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