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Autore: Teo5Astor    28/07/2021    10 recensioni
Quanto può essere labile il confine che separa sogno e realtà, sanità mentale e pazzia, amore e odio?
Quanto può far male il non riuscire a trovare il proprio posto nel mondo? Quanto può renderci fragili e allo stesso tempo forti il rincorrere un amore che sembra impossibile?
E quanto può essere forte il bisogno di evadere? La necessità di sentirsi davvero liberi, per una volta? Di fregarsene di tutto?
Quante domande ci poniamo? Quanti dubbi ci bloccano?
Lazuli Eighteen cercherà le sue risposte, ritrovandosi catapultata in un mondo incantato dove ogni cosa sembra essere possibile e dove tutto appare assurdo e allo stesso tempo perfetto.
Un viaggio nel Paese delle Meraviglie, in mezzo a personaggi straordinari, ma, soprattutto, un viaggio dentro sé stessa.
Alla ricerca di sé stessa.
Un viaggio nell'amore e nell'amicizia, nelle gioie e nei dolori che la vita ci mette davanti.
Una sfida ai sentimenti e alle paure.
Con un ragazzo un po' matto con un cappello calcato sulla testa pronto ad aiutarla, a indicarle la via e a regalarle quel sorriso di cui tutti, in fondo, avremmo bisogno nei momenti difficili.
Benvenuti a "Lazuli in Wonderland", rivisitazione libera di "Alice in Wonderland"
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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5 - L'equivoco del pranzo
 
 
Lazuli si ritrovò davanti Bulma, sempre vestita da coniglietta, che fissava il suo orologio a cipolla e sembrava molto agitata.
"È tardissimo! E ho perso il radar!" gridava, camminando frenetica con i tacchi sull'erba. "Devo sbrigarmi! Bisogna andare da Chichi! E spero si sia data una mossa anche lei!"
"Bulma?!" la chiamò Lazuli, agitando il radar che aveva trovato poco prima per attirare l'attenzione della sua amica, che abbassò la testa e la fissò con aria severa.
Non si era ancora accorta di lei a causa delle sue dimensioni ridotte.
"Ah, ecco dov'eri finita! E ce l'avevi tu il radar del drago!" la apostrofò la coniglietta. "Ma... cosa fai così piccola?! Prima eri troppo grande, ora sei troppo piccola! Non va bene! Non ce la faremo mai così! Devo andare assolutamente da Chichi!"
"Non ce la faremo a far cosa?! E Chichi... è qui anche lei?!" chiese Lazuli, perplessa.
"Oggi mi sembra di avere a che fare con una pazza, quasi non ti riconosco!" la rimproverò di nuovo Bulma, che sembrava un fascio di nervi. "Dobbiamo salvare il regno e questo mondo! Ma con te ridotta così sarà tutto inutile! E poi è ovvio che Chichi sia qui! Dove dovrebbe essere?! Stava partorendo! Anzi, mi auguro che abbia partorito, perché siamo in ritardo e tu stai complicando le cose!"
"Chichi sta... partorendo?! Ma è impossibile!" urlò Lazuli con una voce così stridula da non sembrare quasi la sua.
Cosa stava succedendo?! Fino a pochi minuti prima stava mangiando un gelato con Chichi che le mostrava il suo anello di fidanzamento e ora la sua amica stava per dare alla luce un figlio?!
"Tu sei alta poco più di una spanna, no?! Non mi sembra che qui ci sia qualcosa di impossibile!" ribatté Bulma, guardando di nuovo l'orologio. "È tardi, devo andare".
"Ma, cosa... cosa devo fare?!" domandò Lazuli, disorientata.
"Vai a casa mia e lascia lì il radar, poi vedi di crescere un po'! Per vincere la battaglia finale devi avere le tue solite dimensioni, possibile che devo spiegarti tutto quello che mi ha detto Rad?!" rispose Bulma, cominciando a correre e ad allontanarsi.
"Perché Rad?! E come faccio a tornare normale?!" sibilò Lazuli, con malcelata irritazione.
Le dava fastidio eccome quando qualcun'altra chiamava Radish con quel diminutivo che voleva fosse solo suo. E questo pensiero le sembrava ancora più importante dei dubbi che aveva a proposito del ruolo che stesse avendo lui in quella situazione così assurda.
"A casa mia! Pranzo!" gridò di rimando Bulma, troppo lontana perché si potesse sentire bene quello che aveva detto.
"Eh?! Ma non è ora di pranzo!" urlò a sua volta Lazuli.
"Vai... pranzo!" sentì dire ancora a Bulma.
"Pranzo..." ripeté tra sé Lazuli, perplessa, voltandosi e incamminandosi verso il villaggio che prendeva vita al limitare di quel grande prato.
 
Si fermò davanti a un'elegantissima casa color avorio dalla caratteristica forma a cupola perché aveva un qualcosa di familiare. Attorno a quell'abitazione si stagliava un ampio giardino privato pieno di piante esotiche, fiori e alberi dalle chiome rigogliose, nel quale passeggiavano cani, gatti, capre, asini e cavalli, per non parlare dei canarini, passerotti e gazze ladre che volavano nei dintorni. Intravide anche un'altra struttura che aveva tutta l'aria di essere un'officina, dalla quale arrivavano rumori metallici e altri strani rumori.
Si avvicinò alla porta d'ingresso e si ritrovò davanti a una lastra d'ottone che recitava "Capsule Corporation. Casa di B. Bianconiglia".
Lazuli si rese conto di essere nel posto giusto, solo che le sue attuali dimensioni le impedivano di arrivare al campanello per poterlo suonare. Provò a dare una spallata alla porta, che fortunatamente si aprì, permettendole di accedere in un salotto ben arredato avvolto da un buonissimo profumo di biscotti appena sfornati.
"Oh cielo, sei arrivata, tesoro! Ti andrebbe di bere qualcosa di caldo?"
Una voce femminile gioviale e gentile attirò l'attenzione di Lazuli, che si ritrovò davanti una donna di mezza età dai vaporosi capelli biondi e un fisico che avrebbe fatto invidia a una ventenne, con un seno prosperoso stretto a fatica in un costume da coniglietta identico a quello di Bulma, però nero. Avanzava sui suoi tacchi alti, sorridendo e stringendo tra le mani una teglia.
"Sei un incanto con quel vestitino, Lazuli!" aggiunse, per nulla stupita dalle sue dimensioni.
Ma Lazuli non si stupì più di tanto di questo, conosceva da anni la mamma di Bulma per sapere quanto fosse svampita e spensierata.
"Ecco... ho il radar..." disse, non sapendo bene da dove cominciare.
"Bravissima, tesoro! Bulma ne sarà felice! Però ora non c'è purtroppo... è sempre in ritardo quella povera ragazza!" sospirò la donna, senza smettere di sorridere.
"Lo so, l'ho incontrata e mi ha parlato di un pranzo... ma non ho capito..." provò a spiegare Lazuli.
"Ah, certo, era qui un momento fa! Appena la vedo le dico di raggiungerti!" si illuminò la mamma di Bulma.
"Chi è che era qui?!" chiese Lazuli, che non capiva e cominciava a irritarsi.
"Pranzo!" sorrise con naturalezza la donna, voltandosi. "Perdonami tesoro, devo andare a mettere questi dolcetti sul vassoio, adesso! Però ti ho preparato qualcosa di caldo in camera di Bulma, vai pure di sopra, così le lasci lì quel radar che per lei sembra essere tanto importante!"
Lazuli la osservò sparire sculettando amabilmente e ritenne che, prima di provare a indagare ancora e a trovare un modo per recuperare le sue dimensioni normali, doveva lasciare il radar nella stanza della sua amica.
Salì le scale con qualche difficoltà, prima di trovarsi di fronte a una porta bianca a forma di testa di coniglio con una targa a forma di carota appesa che recitava le parole "Bulma's room". Riuscì ad aprirla e lanciò sul letto il radar, prima che la sua attenzione venisse attirata da una piccola tazza appoggiata al centro di un minuscolo tavolino, perfetto per le sue attuali dimensioni. Non si stupì più di tanto nel leggere un biglietto con la scritta "Drink me" davanti a quella tazza.
Senza pensarci troppo, la afferrò e ne bevve il contenuto, una tisana calda dal sapore di menta, sperando che la facesse crescere di nuovo.
 
E così avvenne, in effetti, e molto prima di quanto Lazuli si aspettasse: non aveva ancora bevuto metà della tazza che si ritrovò con la testa che premeva contro il soffitto, al punto che fu costretta a piegarsi in avanti, per non rischiare di rompersi l'osso del collo.
"Merda..." si lasciò sfuggire, mentre sentiva la collera montarle dentro notando che continuava a crescere senza apparentemente riuscire a interrompere il processo.
Raramente si lasciava andare a parolacce o imprecazioni, cercava sempre di darsi un tono anche nelle situazioni più complicate, ma non aveva messo in conto di ritrovarsi per ben due volte nel giro di pochi minuti ad essere talmente grossa da non riuscire fisicamente a stare in un ambiente chiuso.
Continuò a crescere e crescere, e presto dovette mettersi in ginocchio sul pavimento. Ma, dopo un altro minuto, non aveva più spazio neanche per stare in quella posizione e provò a sdraiarsi per terra con un gomito contro la porta e con l'altro braccio rannicchiato intorno alla testa.
Mentre continuava a crescere, si domandava se fosse stata davvero la mamma di Bulma a preparare quella roba che aveva bevuto e che diamine di ingredienti ci avesse messo dentro oltre alla menta.
Poco dopo, non avendo alternativa, dovette infilare una mano fuori dalla finestra e un piede su per il camino, contorcendosi come meglio poteva per piegare il ginocchio in uno spazio ormai più che angusto. Fu proprio in quel momento che il suo processo di crescita si interruppe, anche se si trovava bloccata e letteralmente furiosa, più che impanicata.
"Qualcuno dovrebbe scrivere un libro su di me..." disse tra i denti. "In che razza di situazione mi sono cacciata?!"
"Lazuli? Sei qui dentro?!"
Una voce femminile che conosceva molto bene la tranquillizzò e la rinfrancò allo stesso tempo.
"Lunch! Sei tu?! Sono qui, dammi una mano!" gridò, mentre sentiva la porta della stanza premere contro il suo gomito che le impediva di aprirsi verso l'interno.
"Non riesco ad entrare! C'è qualcosa che blocca la porta!" si lamentò Lunch, continuando a sforzarsi di spingere.
"Sono io che la blocco!" spiegò Lazuli.
"Ah ok, riusciresti a spostarti un pochino per farmi entrare, allora?" chiese educatamente Lunch.
"Ovvio che non posso! Sennò non avrei bisogno di aiuto! Sono incastrata!" sbottò, spazientita.
Si trovava bene con la ragazza di suo fratello, anche se a volte la mandava in bestia perché la reputava troppo buona. Spesso si domandava se anche lei avesse un demone dentro pronto a esplodere da un momento all'altro, nonostante apparisse sempre carina e gentile con tutti.
"Aspetta allora, provo ad entrare da fuori da una delle finestre!" rispose Lunch.
"Non ce la farai neanche da lì!" sbuffò Lazuli, che aveva per l'appunto in piede che penzolava da una finestra di quella stanza e un occhio premuto contro l'altra, che le consentiva almeno di guardare verso il giardino.
E fu proprio in giardino che scorse il papà di Bulma che si avvicinava alla casa, concentrato nella lettura di una cartelletta che stringeva tra le mani e con la fronte aggrottata. Indossava il suo solito camice bianco da scienziato e inventore, però aveva anche un cerchietto tra i capelli grigi dal quale svettavano due lunghe orecchie nere da coniglio.
"Ciao Lazuli, sei venuta a trovare Bulma? Penso sia andata da qualche parte, è sempre di fretta ultimamente" le disse, dandole un'occhiata distratta mentre si sistemava gli occhiali e poi si grattava la testa, pensieroso.
Nemmeno a lui sembrava così strano vedere una ragazza gigante stipata nella camera della propria figli.
"Lazuli, cara, mi potresti passare gentilmente il martello? Forse ho capito dove avevo sbagliato i miei calcoli..." aggiunse lo scienziato, senza smettere di guardare i suoi fogli.
"Ehm... non posso, adesso come adesso. Non riesco a muovermi" sibilò Lazuli, irritata. "Dov'è Lunch?!"
"Chi è Lunch?!" le domandò il padre di Bulma, perplesso.
"Come chi è Lunch?! È appena uscita da casa vostra!" sbottò Lazuli, ancora più nervosa quando si rese conto che l'uomo non stava badando a lei, ma a qualcun altro.
"Oh, ciao, cara Pranzo! Dove vai di bello con quella scala?" lo sentì domandare.
"Sto andando da Lazuli!" rispose la voce di Lunch, che Lazuli riconobbe arrivare dal giardino.
E, finalmente , ebbe chiaro cos'era, o meglio, chi era, quel "Pranzo" di cui tutti parlavano. Si trattava semplicemente di Lunch, che, a quanto pareva, in quel mondo assurdo veniva chiamata anche con la traduzione del suo nome.
"Ah, giusto, da Lazuli! Beh, divertitevi ragazze, io devo tornare al lavoro!" si congedò il padre di Bulma, andandosene come se non fosse successo nulla di particolare.
In quel momento Lazuli sentì qualcosa premerle contro la caviglia che sporgeva dalla finestra, e così piegò il collo più che poteva, finché riuscì a scorgere Lunch che cercava invano di entrare nella stanza.
Ma solo il suo busto era in qualche modo all'interno, perché non riusciva a entrare più di così.
"Non va bene, Lazuli, sei troppo grande" disse Lunch, alzando verso l'alto i suoi occhi nocciola mentre si guardava intorno sconfortata. "La camera di Bulma è un disastro adesso, se la prenderà con me".
"Mi ero accorta di essere un filino troppo grande, sai? E non me ne frega molto della stanza di Bulma in questo momento" sbuffò Lazuli, che non capiva nemmeno perché Lunch indossasse il pigiama intero verde a forma di lucertola che le aveva preso Lapis tempo prima, con tanto di cappuccio che riproduceva la testa del rettile calcato sulla testa nonostante faticasse a contenere i suoi lunghi capelli blu fissati legati in un grosso fiocco rosso.
"Ma, aspetta, perché sei conciata così? E perché ti chiamano Pranzo?!" aggiunse.
"Perché deve esserci una spiegazione a tutto?" controdomandò Lunch.
"Beh... perché suppongo debba esserci per forza, razionalmente, una spiegazione per ogni cosa" rispose la bionda.
"Scusami se forse sono inopportuna, ma secondo me ti fai troppe domande. In generale, intendo" le fece l'occhiolino Lunch. "È da un po' che volevo dirtelo perché ti voglio bene, ma non ho mai trovato il coraggio di farlo".
"Basto già io a darmi da sola consigli che poi non seguo, ma grazie lo stesso" sibilò Lazuli.
"Io oggi avevo voglia di essere una lucertola e di essere chiamata Pranzo. Magari domani vorrò essere una iena e vorrò farmi chiamare Ranchi" disse Lunch, sorridendo con naturalezza. "Tu chi vorresti essere?"
"Non lo so, anche se immagino che la iena sia più adatta a me che a te..." rispose sconsolata Lazuli.
"Però ridi troppo poco per essere una iena. Dovresti sorridere di più" ribatté Lunch, guadagnandosi un'occhiataccia da parte dell'amica.
"Sorriderò quando non sarò più incastrata e quando ci avrò capito qualcosa di quello che sta succedendo! Mi sembrate tutti matti oggi!" sbottò la bionda.
"Ma certo, chi non lo è qui?! Ma aspetta, provo a entrare dal camino! Sono certa che nella stanza c'è già qualcosa che può aiutarti!" disse Lunch, sparendo dalla sua vista e riprendendo a salire sulla scala verso il tetto. "Intanto pensa almeno con chi vorresti essere, visto che non sai ancora chi vorresti essere".
 
Lazuli rifletté su quelle parole e sentì il cuore batterle un po' più forte. Lo sapeva benissimo da sola con chi sarebbe voluta essere. E si domandò dove fosse finito. Se l'avrebbe visto. Si erano incontrati la sera prima, eppure le mancava e tutto questa le dava la sensazione di essere una stupida.
"Allora? Ci hai pensato?"
La voce di Lunch riecheggiava dalla canna fumaria, mentre sentiva ancora qualcosa che premeva contro la sua caviglia che spuntava dal camino. Era sicuramente la sua amica che cercava di entrare dall'alto.
"Lunch, hai visto troppi film su Babbo Natale... non riuscirai mai a passare da lì..." sorrise Lazuli, eludendo la sua domanda.
"In effetti domani potrei vestirmi da Babbo Natale, allora! Magari tuo fratello mi troverà sexy vestita così!" rise Lunch. "Oddio, che imbarazzo!"
"Siete disgustosi, in effetti..." sbuffò la bionda. "E oggi anche tu sei strana, mi sembri matta. Non è da te".
"Qui lo siamo tutti, te l'ho detto! Chi più, chi meno!" rise di nuovo Lunch, mentre continuava a cercare di entrare nella canna fumaria. "È l'unica cosa che possiamo fare per salvarci".
"Salvarci? Tu e chi altri? Chi c'è qui oltre a Bulma?" indagò Lazuli.
"Tu devi ancora rispondere alla mia domanda: con chi vorresti essere adesso?" insistette Lunch, la cui voce cominciava sempre di più ad assomigliare a quella della coscienza di Lazuli, che rimase in silenzio per tanti, troppi, secondi.
"Dov'è Radish?" domandò a bruciapelo.
Era ovvio che volesse essere con lui. E scommetteva che lo sapeva anche Lunch, ma voleva sentirselo dire. Volpe, altro che lucertola.
"Ah, è così che stanno le cose! In effetti penso da sempre che siate dolcissimi insieme, sarebbe stupendo se vi fidanzaste!" esclamò Lunch con aria sognante.
"Dimmi solo dov'è Rad e se c'entra qualcosa con tutto questo" sibilò Lazuli, imbarazzata.
"Rad ha pianificato tutto, è stato lui a suggerirci di diventare un po' matti! Per restare sani di mente, qui, è l'unica soluzione! E anche per non farci scoprire!" rispose la sua amica, enigmatica, continuando a cercare di calarsi nella canna fumaria. "E comunque Rad si trova nel bosco. Ma il bosco è pericoloso. Devi stare attenta, se vuoi andare lì. Io e Bulma non siamo in grado di attraversarlo, e comunque il nostro compito era un altro".
Lazuli fu bersagliata da troppe informazioni frammentarie in una volta sola per riuscire ad avere un quadro completo della situazione. E, come se non bastasse, provò una forte irritazione nel sentire Lunch parlare di Radish chiamandolo per ben due volte con quel diminutivo che voleva fosse solo suo.
"C'è qualcuno di pericoloso nel bosco?"
"Sì. E stavamo tutti aspettando te per sconfiggerlo. Ha detto Rad che tu ce la farai".
Lazuli non capiva cosa potesse fare lei contro questo fantomatico nemico. E nemmeno chi fosse. O che ruolo avesse Radish in tutto questo.
Già, Rad... l'aveva chiamato ancora così.
"Senti, Lunch, mi dà fastidio se continui a chiamarlo...".
"E-Etciùùù!".
Lazuli, che finalmente si era decisa a dire alla sua amica quello che pensava su quel nomignolo, venne interrotta da un poderoso starnuto, provocato probabilmente dalla fuliggine fuoriuscita dalla canna fumaria.
"Aaahhh!" sentì urlare. "Sono stufa! E perché sono conciata così?! Via questi stracci!"
La bionda rabbrividì nel sentire la sua amica sbraitare con una voce che non sembrava nemmeno più la sua, mentre poteva udire chiaramente il rumore provocato dal pigiama a forma di lucertola che stava probabilmente riducendo a brandelli.
"Lunch?!" la chiamò. "Tutto bene?"
"Ora sì che va meglio! E ora voglio dirtene quattro anche a te!" gridò in tutta risposta.
Lazuli si ritrovò una ragazza che assomigliava straordinariamente a Lunch a livello fisico che penzolava da una fune fissata sulla canna fumaria e che la guardava con fare ostile dall'esterno della finestra. C'erano tuttavia diverse differenze con la sua amica, solitamente mite e dolce: questa era bionda, con gli occhi verde smeraldo, vestita con un top verde chiaro e degli shorts marroni. Un sorriso sghembo, una strana luce negli occhi e, dettaglio non trascurabile, due mitra stretti tra le mani e puntati verso di lei.
"Chiudi gli occhi!" sbraitò prima di cominciare a sparare all'impazzata mandando in frantumi i vetri.
"Ma... cosa fai?! Chi sei?!" urlò Lazuli, che riaprì gli occhi solo quando gli spari cessarono.
Fu in quel momento che notò un pasticcino sul pavimento, con la scritta "Eat me" fatta con la crema sulla sua parte superiore.
"Sono Lunch, non è ovvio?! E sono qui per darti una svegliata!" sbottò quella che aveva tutta l'aria di essere una sorta di alter ego malvagio e rabbioso della sua mite amica.
"Beh, potevi fare a meno di spararmi addosso! E sappi che mi dà fastidio quando chiami Radish 'Rad'! E mi dà anche fastidio che passi tutta la giornata con lui al lavoro!" gridò a sua volta Lazuli, resa sincera dalla collera che stava provando.
Fu in un certo senso catartico aver detto in quel modo quelle cose che si teneva dentro da tanto tempo.
"Finalmente tiri fuori la grinta, eh! Era oraaaa!" rispose Lunch, sparando altri colpi verso il cielo e ridendo follemente. "Adesso tu mi ascolti bene: non me ne frega niente di Radish in quel senso perché mi interessa solo tuo fratello, chiaro?! Ti dà fastidio anche che vado a letto con tuo fratello?!"
"Te lo puoi tenere quel demente..." sbuffò Lazuli. "È qui anche lui?"
"È qui e altrove. E io sono incazzata come una bestia perché il mio compito è stare qui, mentre lui sta rischiando la vita e tu non ti muovi a intervenire!" ringhiò Lunch.
"In che senso è qui e altrove?"
"È qui sul Monte Paoz con alcuni degli altri, è altrove come infiltrato al castello che deve tornare a essere del Principe di Cuori!" spiegò Lunch, con le guance improvvisamente rigate di lacrime. "Ed è quello più in pericolo di tutti, ma vuole fare lo stesso la sua parte".
"Io... non capisco..." provò a dire Lazuli, preoccupata per suo fratello.
"Tu! Tu non capisci mai! Non capisci nemmeno che io tutti i fottutissimi giorni cerco di tenere quelle puttanelle che ronzano intorno a Radish lontane da lui, perché spero che tu ti faccia avanti, gli metta quella tua bella lingua in bocca e te lo tenga stretto una volta per tutte!" sbraitò all'improvviso. "Perché lui ti muore dietro da una vita, e per te è lo stesso! Ma non so cosa vi passa per la testa, so solo che siete troppo belli quando siete insieme e io non voglio che qualcuna si metta tra voi!"
Lazuli sgranò gli occhi dopo aver sentito quelle parole. Lunch aveva ancora le guance rigate dalle lacrime e ansimava per la rabbia.
"Grazie..." riuscì solo a rispondere Lazuli con un filo di voce.
"Grazie?! Tu sei capace solo di dirmi grazie?!" tuonò Lunch. "Io lo so cosa si prova quando si soffre per amore! Quando si sta male! Hai intenzione di farti portare via Radish da quella zoccola di Marion?! Lo sai che gli sbatte in faccia le sue tette tutte le sere al bar e che continua a provocarlo?! Vorrei strozzarla con le mia mani quella gatta morta, quell'oca, ma ti devi svegliare e devi farlo tu prima che sia troppo tardi!"
Lazuli ripensò a quello che una volta le aveva confidato Lunch, e cioè che era stata tradita dal suo precedente fidanzato, un certo Tensing, un maestro di judo. L'aveva trovato a letto con una sua allieva, tale Yurin, che oggettivamente non era neanche lontanamente paragonabile a lei come bellezza. E ne aveva sofferto tantissimo, l'aveva fatta chiudere in sé stessa. Solo Lapis col suo modo di fare spensierato e leggero era riuscito a farle credere di nuovo nell'amore. E a darle delle nuove amicizie che si erano poi cementate col tempo. Lazuli era stata per un po' guardinga nei suoi confronti, finché un giorno Lunch le aveva detto una cosa che l'aveva colpita molto, e cioè che Lapis per lei era come il sole durante una giornata di pioggia.
"Mi dispiace per quello che ti è successo..." rispose Lazuli. "E quell'oca non è degna neanche di allacciarmi le scarpe, se proprio vuoi saperlo. E, se Rad preferisce lei, allora non mi merita" aggiunse, ostentando più sicurezza di quanta in realtà avesse.
"Cerchi di darti un tono e di fare la superiore, eh? E questo mi fa incazzare ancora di più! Non capisci che qui possiamo essere quello che siamo veramente?! Quello che desideriamo?" sbottò Lunch.
I suoi occhi smeraldo ancora bagnati dalle lacrime scintillavano, mentre massaggiava amorevolmente la canna del mitra.
"Mi piace questa tua versione, sai? Dici a me di tirare fuori la grinta, ma anche tu hai avuto bisogno di venire fin qui per essere davvero te stessa" la provocò Lazuli.
Lunch la fissò con durezza, prima di accennare un sorriso sghembo e avvicinare il dito al grilletto.
"Scommetto che hai già trovato da sola il modo per andartene da qui. Trova Radish e salva Lapis, per favore. Io non posso farlo" disse, cominciando a calarsi verso il giardino.
Lazuli capì che si stava riferendo al pasticcino che l'avrebbe fatta rimpicciolire, ma non poteva comprendere il resto della frase.
"Devo salvare Rad e mio fratello?"
"No, intendevo che devi salvare Lapis. Tutti e due" rispose Lunch, enigmatica.
"Due?!" trasalì Lazuli, incredula. "Aspettami, mangio il pasticcino e andiamo insieme!"
"Ah, no! Devi cavartela da sola!" gridò Lunch, mentre accendeva una moto parcheggiata in giardino e cominciava a sgasare. "Io ho improvvisamente voglia di svaligiare una banca e di riempire di piombo Tensing e quella sciacquetta che ha preferito a me! Ah, ah, ah!" aggiunse, sparendo dalla sua vista a bordo della moto mentre sparava all'impazzata verso il cielo.
Lazuli si ritrovò di nuovo sola. Con tutti i suoi dubbi, le sue paure e con la quantità di informazioni che Lunch le aveva trasmesso in maniera tutt'altro che comprensibile.
Si sentiva la testa esplodere, anche quel silenzio ritrovato dopo tutti gli schiamazzi di quella folle versione della sua amica sembrava fare rumore.
Ma non aveva tempo da perdere, non poteva mollare.
Contorcendosi un po' riuscì ad afferrare il pasticcino sul pavimento e se lo portò alla bocca.
 
 
 
 
 
 
Note: ben ritrovati e grazie infinite per essere qui, spero che la storia continui a piacervi, già dal prossimo capitolo cominciamo a entrare più nel vivo!
Intanto abbiamo conosciuto Lunch, vi aspettavate di vederla in entrambe le versioni? Vi è piaciuta? Grazie a lei siamo venuti a conoscenza in maniera frammentaria e caotica di diverse informazioni... vi siete fatti qualche idea?
Nel racconto originale in questo capitolo Alice va a casa del Bianconiglio e conosce alcuni suoi amici, a partire dalla lucertola Bill. E qui si genera un equivoco, perché bill in inglese significa conto, e inizialmente Alice non capisce che si stia parlando di un nome proprio. Ho provato a ricreare tutto questo con Lunch e renderla in qualche modo una lucertola, spero abbiate apprezzato l'idea!
 
Ringrazio come sempre tutti voi che mi supportate, mi lasciate sempre un pensiero e mi date tanta carica! Non è una sfida facile portare avanti questa long, sento di avere bisogno di voi se vi sta piacendo per ricaricare un po' la mia energia e metterla in quello che provo a scrivere!
Un grazie speciale va poi a Sweetlove che ci ha regalato una strepitosa Alice, davvero bella! Settimana prossima tocca ad altri personaggi creati col dollmaker da Taanipu, che ringrazio in anticipo!
 
Bene, nel prossimo cominciamo a cambiare marcia, sperando che Lazuli prima di tutto riesca a rimpicciolire quanto basta per andarsene da casa di Bulma.
Chi ci sarà nel bosco? Qualcuno o qualcosa di pericoloso? Io posso anticiparvi che a questo punto nella storia originale arriva il Brucaliffo, vediamo un po' se qui sarà la stessa cosa...
Ci vediamo mercoledì prossimo con "Oscuri presagi"!
 
Teo
 
 
 
 

L-Alice

   
 
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