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Autore: ChrisAndreini    30/07/2021    1 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Incontri inaspettati

 

Giovedì 28 Novembre

Denny era estremamente in ansia per ciò che aveva programmato, ma non aveva comunque intenzione di fare un passo indietro, soprattutto visto che una ragazza di circa sedici anni in quel momento era in autobus o in treno e si stava dirigendo velocemente nella sua direzione.

Quindi non avrebbe potuto fare un passo indietro neanche volendo, ormai. Avrebbe dovuto convivere con le conseguenze di ciò che aveva fatto, e tutto ciò che sarebbe irrimediabilmente andato storto.

Perché c’erano davvero tante cose che potevano andare storte: magari la ragazza trovata online non era Aggie, magari Mathi l’avrebbe odiato per sempre per averla chiamata, magari Aggie era tenuta sotto controllo e quindi Denny si era esposto con l’agenzia, magari i due fratelli avrebbero litigato per sempre e Mathi sarebbe stato ancora più depresso di prima…

…magari Mathi sarebbe stato finalmente felice.

Il pensiero di un Mathi che tornava a sorridere per davvero era stato ciò che aveva spinto Denny a continuare con quel piano anche quando tutto gli suggeriva di lasciar perdere.

Dopotutto, lentamente, Mathi stava meglio, dal suo compleanno.

Uscivano spesso insieme, e anche con il resto della Corona Crew. Stava imparando a fare un caffè decente quindi il lavoro andava alla grande, e, a dire il vero, avevano avuto tantissime occasioni per avvicinarsi sentimentalmente l’uno all’altro.

Anche se Denny aveva sempre evitato che il loro rapporto raggiungesse un punto troppo intimo.

E non perché non volesse, e per una volta non c’entrava neanche il gay panic.

Perché quando aveva visto che Mathi era così perso, e sembrava attaccarsi con foga alla minima certezza che gli veniva porta davanti, Denny si era reso conto che al momento il loro rapporto era tutt’altro che sano.

Perché finché Mathi non avesse preso in mano la sua vita, e rimesso insieme i pezzi, Denny temeva che avvicinandosi a lui, porgendosi come suo salvatore… la loro relazione avrebbe rischiato di diventare tossica.

Perché, obiettivamente, perché mai uno come Mathi avrebbe voluto stare con uno come Denny? Il ragazzo era convinto che se Mathi avesse ottenuto una vita normale, si sarebbe reso conto che Denny, alla fine, non era proprio un granché.

E Denny non l’avrebbe biasimato, solo che voleva che fossero sullo stesso livello prima di avvicinarsi troppo a lui.

Era un pensiero molto complicato, e spero di averlo spiegato bene, in parole povere aveva ancora l’ansia di non essere abbastanza.

E la consapevolezza che i loro momenti migliori passati insieme erano consecutivi a rispettive crisi, quindi non un ottimo punto di partenza per una relazione sana.

Insomma, voleva che Mathi fosse finalmente felice ed equilibrato prima di provarci con lui, per non approfittarsene!

Sensibile da parte sua, vero?

I suoi pensieri confusi vennero interrotti quando una ragazza, appena entrata nel negozio, dopo essersi guardata intorno per un attimo gli si avvicinò con sicurezza.

Denny, al contrario, non la riconobbe affatto. Aveva i capelli neri e lisci, i tratti asiatici, e un look molto punk. Denny non l’avrebbe mai associata alla Trucy che aveva visto al New Malfair Comic & Games.

Ma notò immediatamente la somiglianza fisica con Mathi.

Si alzò per accoglierla.

-Tu devi essere Aggie, giusto?- chiese, porgendole la mano, in totale ansia.

Non solo era una persona chiamata in gran segreto, ma era anche la sorella del ragazzo che gli piaceva. Non voleva fare una brutta impressione.

La ragazza storse il naso, ma gli strinse la mano.

-Agatha! Mai Aggie. Solo una persona può chiamarmi Aggie- lo corresse, facendo il muso, e poi sedendosi.

Denny intuì chi fosse quella persona.

-Scusa! Ti capisco benissimo! Anche io ho una sola persona che può chiamarmi Dan… mi chiamo Daniel, comunque. E puoi chiamarmi Denny- si presentò a sua volta, impacciato.

La ragazza, sebbene ancora sospettosa, non riuscì a trattenere un sorrisino.

-Qualcosa mi dice che parliamo della stessa persona… Dan- lo prese un po’ in giro, vendicandosi per l’Aggie di poco prima.

Denny non trattenne un risolino nervoso.

-Spero proprio di sì. E inizio ad esserne sempre più certo- ammise, grattandosi il collo imbarazzato.

Agatha si guardò intorno, molto timorosa. Sembrava cercare di trovare qualcuno.

-Credo sia in cucina, ma dovrebbe venire a momenti a prendere le ordinazioni- spiegò Denny, sottovoce.

-Lavora qui?- chiese Aggie, curiosa.

Denny annuì -Da poco… è una lunga storia che spero sarà lui a raccontarti- non la guardò negli occhi mentre parlava, e giocò con la tovaglietta. Ora che il momento si approcciava, Denny iniziava ad essere davvero terrorizzato.

-Come l’hai conosciuto?- chiese la ragazza, per fare conversazione e indagare su qualcosa che sperava che Denny potesse dirgli.

In effetti non c’era niente di male a rivelare i dettagli del loro incontro. Era sicuramente imbarazzante, ma era un ricordo che Denny conservava nella mente con affetto.

-È piuttosto divertente… circa all’inizio dell’anno, una mia amica mi ha sfidato, diciamo, a chiedere di uscire alla prima persona che fosse entrata qui al Corona… ora, non fraintendere. Non sto uscendo con Mathi! Non siamo usciti, cioè, era un appuntamento finto, cioè, io ero etero all’epoca… no, aspetta!!- colpa dell’ansia e dei nervi a fior di pelle, Denny si incespicò parecchio con le parole quando provò a raccontare la storia, e mentre diventava più rosso di un pomodoro, Aggie scoppiò a ridere, abbassando definitivamente i muri che aveva eretto insospettita dallo sconosciuto che diceva di conoscere suo fratello.

-Posso ricominciare daccapo o mi sono giocato ogni possibilità?- chiese Denny, rassegnato alla figuraccia.

-Ti sei giocato ogni possibilità di apparire figo, ma puoi ricominciare daccapo, perché ora sono davvero curiosa di conoscere la storia- la ragazza lo incoraggiò a ricominciare, continuando a ridere sotto i baffi e ormai del tutto sbloccata.

Alla fine Denny riuscì a raccontare meglio la storia, con la premessa dei propositi e del suo gruppo di amici. Agatha era un’ascoltatrice molto presente e attenta, e iniziò a sbloccarsi anche lei. Non disse troppe cose personali, ma iniziarono presto a parlare di Phoenix Wright e videogiochi in generale.

Era passato circa un quarto d’ora, e l’ansia era quasi del tutto sparita, quando Denny venne attirato dall’inconfondibile chioma castano scuro di Mathi, appena uscito dalla cucina, che lo notò, sorrise, e gli si avvicinò, senza badare minimamente alla ragazza con lui che gli dava le spalle. Forse non l’aveva neanche notata, forse di sfuggita aveva pensato fosse Clover, dato che avevano gli stessi capelli neri. Anche se di altezza e corporatura erano completamente diverse.

Neanche Aggie si era resa conto dell’arrivo del fratello, e Denny non ebbe il tempo di avvertirla, o di prepararsi psicologicamente, perché pochi secondi dopo Mathi li aveva raggiunti, con un enorme sorriso indirizzato solo a Denny.

-Dan, il solito?- chiese, pronto a prendere appunti sul taccuino.

-Matt?- Aggie sollevò il volto verso quello del fratello, e lo chiamò incredula, fissandolo ad occhi sgranati.

Forse nella foga della chiacchierata si era dimenticata del motivo per il quale era lì, forse non aveva creduto del tutto a Denny fin dall’inizio.

Ma ora i due fratelli erano lì, uno davanti all’altra, senza alcuna maschera, per la prima volta da tre anni.

Denny trattenne il respiro, e per qualche istante l’aria sembrò farsi di piombo.

Poi Mathi fece cadere il taccuino, sia Aggie che Denny si alzarono, e prima che chiunque potesse parlare, Mathi corse via alla velocità della luce, diretto all’entrata sul retro.

-Matt!- Aggie provò a seguirlo, ma Denny la fermò.

-Aspetta un secondo, provo a parlarci io- decise di prendere le redini della situazione, e lasciò Agatha lì mentre andava da Mathi per cercare di… giustificarsi? Scusarsi per non averglielo detto? O per essersi immischiato?

Una cosa era certa, doveva raggiungere Mathi il prima possibile.

Lo trovò fuori dal bar, appoggiato al muro, intento a tenersi il petto e fissare un punto lontano con sguardo vuoto e terrorizzato.

-Mathi…- Denny gli si avvicinò timoroso, pronto ad aiutarlo come facevano sempre a vicenda, ma appena lo sentì, Mathi sollevò lo sguardo, e lanciò a Denny un’occhiata piena di sdegno, dando prova di non essere nel mezzo di un attacco di panico… e che Denny l’aveva fatta davvero grossa.

-Ti prego, dimmi che è solo un caso…- la voce che Mathi fece uscire era fredda e fece venire i brividi a Denny, che non aveva mai sentito Mathi così duro.

Avrebbe potuto mentire, ma sapeva che non avrebbe risolto la situazione.

Scosse la testa.

-L’ho chiamata io…- ammise, e mentre le parole uscivano dalla sua bocca, si rese conto di quanto invadente e inappropriato fosse stato il suo piano. Sperava che Mathi sarebbe stato felice nel rivedere la sorella, e forse dopo un po’ di tempo lo sarebbe stato, ma Denny non aveva il diritto di interferire nella loro riunione. Lui non era nessuno per affrettare i tempi di Mathi.

Solo che quello era l’anniversario della morte dei suoi genitori, e sia Mathi che Aggie meritavano la loro tradizione, dopo tre anni che non si vedevano.

-Non riesco a credere che tu abbia fatto una cosa del genere- Mathi distolse lo sguardo da lui, come se anche solo guardarlo lo riempisse di disgusto.

Denny cercò di ignorare la nausea sopraggiunta al pensiero di rischiare di perdere Mathi per sempre, e senza avvicinarsi, provò a parlargli.

-Mi dispiace di essere stato invadente, ma volevo…- cercò di giustificarsi e fargli capire il suo punto di vista, ma Mathi lo interruppe.

-È una vendetta per il primo luglio, vero?- chiese, giunto ad una consapevolezza sbagliata. Sembrava davvero ferito da quella ipotesi.

Denny non ci aveva neanche pensato, e si affrettò a negare.

-Ovviamente no! Stavo solo cercando di…- azzardò un passo nella sua direzione, Mathi gli diede le spalle con più forza.

-Perché io non ti ho mai imposto la mia presenza, te l’ho solo offerta. Invece tu hai chiamato mia sorella senza neanche avvertirmi, come hai potuto fare una cosa del genere?!- si strinse nelle spalle, sempre più arrabbiato.

Denny non alzò la voce, né cercò di riconquistare il suo favore. Abbassò la testa pieno di rimpianto.

-Ho sbagliato, lo so, ma…- provò a spiegarsi, ma venne nuovamente interrotto da un irragionevole Mathi nel panico.

-Niente ma! Non voglio sentire nessun “ma”! Non voglio ascoltare niente che hai da dirmi. Vattene via!- Mathi continuava a dargli le spalle, ma gli fece un chiaro gesto di congedo.

Denny a questo punto doveva scusarsi e fare dietro front, ma decise di stringere i denti e obiettare.

-Non ti sembra un po’ ingiusto, Mathi?- gli fece notare, con voce bassa ma determinata.

-Ingiusto?! Con te che…-

-Non ingiusto nei miei confronti, ma nei confronti di tua sorella. Ho sbagliato a farla venire senza dirtelo, ma è qui, è l’anniversario della morte dei tuoi genitori. Vuoi davvero lasciarla sola a sé stessa?- chiese, ricordandogli della ragazza rimasta dentro al bar.

Mathi si irrigidì, ma non ribatté. Denny decise di lasciarlo solo a riflettere, perché non credeva di poter fare più di così. 

Gli diede le spalle e rientrò nel locale, ritrovandosi faccia a faccia con Aggie, che lo stava aspettando proprio dietro la porta.

-Che succede?- chiese la ragazza, in estrema difficoltà.

-È sorpreso, e agitato. Ma non significa che non sia felice di vederti- Denny provò ad incoraggiarla, ma non era granché bravo a mentire, e il rifiuto di Mathi gli stava facendo davvero molto male, anche se stava cercando di essere forte.

Aggie abbassò lo sguardo, preoccupata e ferita al tempo stesso, e superò Denny per uscire e cercare di parlare al fratello.

Denny la lasciò fare, consapevole che se c’era qualcuno che poteva parlare con lui in quel momento, quel qualcuno era Aggie. Si sentiva come si era sentito Mathi dopo il bacio del primo luglio, inerme e incapace di aiutare la persona che amava perché era diventato il suo grande problema.

Perché finivano sempre per ferirsi nel tentativo di aiutarsi a vicenda?!

Denny tornò al tavolo e si risedette, controllando giacche e borse e sperando con tutto il cuore che almeno i due fratelli sarebbero riusciti a parlare e chiarirsi.

Circa venti minuti dopo, la porta sul retro si aprì, e i due ragazzi rientrarono nel locale. Entrambi con gli occhi rossi, entrambi con un sorriso appena accennato, quello di Aggie più ampio rispetto a quello di Mathi.

Per un secondo lo sguardo di Denny e Mathi si incrociò, ma quest’ultimo distolse immediatamente gli occhi, e si diresse in cucina.

Agatha raggiunse il tavolo.

-Come è andata?- chiese Denny, in un sussurro.

-È stato strano, ma sono davvero felice di averci parlato. Mi ha spiegato tutto… non riesco a credere che abbia fatto tutto questo per me. Abbiamo deciso di cercare di recuperare un passo alla volta- rispose lei, torturandosi una ciocca di capelli.

-E ora che si fa?- indagò Denny, giocherellando con il portafoglio e chiedendosi se dovesse pagare subito, o aspettare un po’.

Lui sicuramente se ne doveva andare il prima possibile, così da non imporre a Mathi la propria presenza più del necessario.

-Matt sta chiedendo il pomeriggio libero al suo capo, e poi tu ci accompagni alla sala giochi. Ti va bene come programma?- Aggie lo mise al corrente, Denny fu felice di non star bevendo la propria bibita perché l’avrebbe sputata addosso alla ragazza o gli sarebbe andata di traverso.

-Aspetta, io?- chiese, sconvolto.

-Sì. Mi hai detto che c’è una sala giochi qui vicino, vuoi forse rimangiarti il tuo invito nell’accompagnarmi lì?- Aggie lo squadrò con cipiglio severo. Denny impallidì all’idea, e lanciò un’occhiata preoccupata al luogo dove si era diretto Mathi. Riuscì a vederlo inseguire Roelke e parlarle in maniere concitata.

La donna lo ascoltava con attenzione.

-Agatha, mi farebbe molto piacere accompagnarvi, ma non credo che il piacere sia reciproco- sussurrò, indicando Mathi.

Anche Agatha lo guardò, e il suo sguardo si assottigliò.

Sembrava ponderare con molta attenzione la situazione.

-In effetti penso che Matt non sia molto favorevole all’idea, ma Dan, ti prego… mi sento un po’ a disagio all’idea di passare il pomeriggio da sola con lui. Non ci vediamo da tre anni, e penso che insieme a te riusciremmo a sentirci più a nostro agio- il suo tono era supplicante. Si vedeva che nonostante cercasse di apparire forte, era molto turbata dalla situazione.

Denny avrebbe solo voluto tornare a casa e piangere per aver perso l’amicizia della sua cotta, ma decise di assecondarla. Dopotutto era lui il responsabile di quel casino, il minimo che potesse fare era dare la propria disponibilità ad entrambi gli Yamamoto.

-Va bene, vi accompagnerò. Ma sentiti libera di cacciarmi dalla riunione di famiglia quanto vuoi- 

Aggie si illuminò, e gli scompigliò affettuosamente i capelli.

-Grande! Ora capisco perché mio fratello ti ama!- esclamò, su di giri, facendo sobbalzare il cuore di Denny. Quella era una palese bugia, ma bastò comunque a mandargli il cervello in corto circuito per qualche minuto.

 

Mathi aveva passato il più bel giorno di tutta la sua vita.

Non credeva di essere mai stato così felice come in quel momento, e non era molto accettabile, considerando che quello era l’anniversario della morte dei suoi genitori. Ma sapeva che sarebbero stati solo felici di vedere i loro due figli finalmente riuniti dopo tre anni.

Era stata dura parlare con Aggie, e confessare tutte le cose orribili che aveva fatto nel tentativo di assicurarle un sostentamento. Ancora più duro era stato scoprire che tutti i soldi che aveva messo da parte con i lavoretti non erano mai arrivati a lei, ma se li era tenuti tutti Will. Che uomo disgustoso! 

Per fortuna dopo la lunga e sentita chiacchierata, Aggie l’aveva perdonato, lui le aveva promesso di essere più presente nella sua vita e tornare ad essere suo fratello, e i due avevano passato una giornata straordinaria in sala giochi come ai vecchi tempi.

C’era solo una piccolissima ombra nella sua gioia, un sassolino nello stomaco che si faceva sentire ogni volta che il suo sguardo si posava su Dan.

Il sasso del senso di colpa per come gli era andato addosso, per aver chiamato Aggie senza prima informarlo.

Col senno di poi, dopo aver passato il giorno più felice della sua vita, Mathi non poteva neanche pensare di avercela con lui, ma si sentiva davvero in colpa per come lo aveva trattato, e non sapeva cosa dirgli per farsi perdonare.

Ormai si era fatta notte, e la sala giochi stava per chiudere. 

-Ragazzi, mi aspettate fuori mentre vado un secondo in bagno?- Aggie li incoraggiò ad uscire prima di lei. Era stata il collante che li aveva tenuti tutti e tre uniti quel giorno, e il motivo principale per il quale Mathi era così felice.

Ed era lì solo grazie a Denny, che al contrario, evitava accuratamente lo sguardo di Mathi e gli aveva rivolto la parola pochissime volte.

Era comunque stato partecipe, e competitivo nei giochi, anche se aveva fatto vincere Aggie un paio di volte, ma più si avvicinavano all’uscita, più sembrava distratto e triste.

Una volta fuori dalla porta, Mathi cercò di prendere il coraggio per scusarsi del proprio comportamento. Sì, era rimasto ferito dal fatto che Denny avesse contattato Aggie alle sue spalle senza avvertirlo, ma per prima cosa lui aveva fatto di peggio nei confronti di Denny, seconda cosa, le conseguenze erano state fantastiche, quindi aveva fatto bene a chiamarla.

E Mathi sapeva benissimo che se non l’avesse chiamata Denny, lui non avrebbe trovato il coraggio di farlo tanto presto. Gli era servita proprio una spinta.

Dopo una serie di profondi respiri, si girò verso l’amico, deciso a scusarsi.

-Dan…- ma il fiato gli morì in gola quando notò che le guance di Denny erano rigate di lacrime, e si mordeva il labbro inferiore cercando di essere il più silenzioso possibile.

Il cuore di Mathi sprofondò nel petto.

-Dan! Che succede?!- chiese, preoccupato avvicinandosi e controllando le sue condizioni.

-Mi dispiace, Mathi. Mi dispiace tanto. Ti prego, perdonami, non voglio perderti!- la voce di Denny era così impastata e spaventata che Mathi fu convinto di aver capito male, anche perché quello che Denny gli stava dicendo non aveva alcun senso.

-Cosa?! Non mi perderai, cosa stai dicendo?!- era davvero tanto confuso. Semmai era Mathi che rischiava di perdere Denny. Era Mathi quello che non riusciva a stare senza di lui. Era Mathi a dover chiedere scusa, e a non meritarlo.

-Ho tradito la tua fiducia, e ora che stai recuperando la tua vita ci manca poco al momento in cui ti renderai conto di quanto poco io sia rispetto a tutto quello che potresti avere- continuò Denny, seppellendo il volto tra le mani, e facendo rimanere di stucco Mathi, che non avrebbe mai pensato in un milione di anni che Denny potesse pensare quelle cose riguardo sé stesso.

Era così senza parole che Denny lo prese come un invito a continuare.

-E io so di doverti lasciare andare, perché ti sto bloccando, e ti senti in colpa per avermi messo in pericolo e quindi ti stai aggrappando a me ed è tossico, ma… non so se ci riesco. Sono una persona orribile!- e il continuo aveva meno senso dell’inizio.

-Dan… non ti seguo- ammise Mathi, confuso e preoccupato, cercando di capire quali ragionamenti potesse aver fatto l’amico per giungere alla conclusione che Mathi avrebbe voluto lasciarlo andare.

Semmai era il contrario! Era Mathi che doveva lasciarlo andare perché era troppo ossessionato da lui e Denny poteva trovare decisamente molto di megli… ohhhh!

Improvvisamente, complice anche la location in cui si trovavano, la stessa del loro primo appuntamento (finto, ma non stiamo qui a sindacare), Mathi ricordò la conversazione che avevano avuto alla fine della serata.

“Pensavo che ora che l’appuntamento è finito non vorrai più vedermi. Insomma, non sei obbligato a farlo”

“Temevo che, insomma, tu non fossi interessato perché puoi trovare di meglio”

E poi a quando si erano trovati nello stesso laboratorio, all’inizio del semestre primaverile.

“Non volevo disturbarti mentre eri con i tuoi amici”

“Preferisco di gran lunga passare la lezione con te. Ma non voglio sembrare appiccicoso”

“Non sei appiccicoso! Ero io che non volevo risultare appiccicoso. Sicuramente sei pieno di amici, non posso mica starti sempre appresso!”

Mathi si era dimenticato ciò che era successo all’inizio della loro relazione perché era passato tempo ed era successo di tutto, ma ora che avevano ricominciato praticamente daccapo, entrambi erano ritornati ad essere due insicuri che non credevano di meritare l’altro.

Con gli stessi dubbi e le stesse ansie.

Due idioti! 

Ma era il momento di interrompere il circolo vizioso.

-Scusa, non volevo crollare così, ma più ci avviciniamo alla fine della serata, più inizio a temere che sia la fine della nostra amicizia- continuò a disperarsi Denny, mentre Mathi aveva la sua epifania.

L’ex agente accennò un sorriso intenerito.

-Dan…- sollevò una mano sulla sua guancia, e gli asciugò dolcemente le lacrime. Finalmente Denny sollevò lo sguardo su di lui, e lo guardò con occhi rossi e timorosi -…recuperare la mia vita in pezzi non mi allontanerà mai da te, semmai mi farà sempre più desiderare la tua compagnia- ammise, in tono dolce e paziente.

Denny scosse la testa.

-No, non è vero. Lo pensi perché non hai altro al momento. Sei stato mio amico solo perché sono stato io ad approcciarti- obiettò, in tono flebile.

-Dan…- Mathi decise di dare il tutto per tutto per far capire a Denny quanto ci tenesse a lui come persona -…ho una cotta per te da quando ti ho visto per la prima volta al Corona- ammise, un po’ imbarazzato.

-Cosa?!- Denny sgranò gli occhi, sorpreso, e arrossendo vistosamente.

Anche Mathi arrossì, e distolse lo sguardo, imbarazzato.

-Ero appena arrivato in città per iniziare a studiare, fine Settembre dell’anno scorso, inizio del semestre autunnale. E sono andato al Corona per prendere due caffè per me e Duke. E tu eri con la Corona Crew a festeggiare qualcosa, suppongo l’inizio delle lezioni, e ti sei esaltato per qualcosa, o hai litigato con Amabelle. Non ricordo esattamente cosa avevi fatto, ma hai attirato la mia attenzione e… insomma. Sapevo che non ti avrei conosciuto, o almeno lo credevo con sicurezza, ma ogni volta che ci trovavamo al Corona negli stessi orari non potevo fare a meno di osservarti da lontano, e quando tu ti sei avvicinato… probabilmente te ne sarai accorto da quanto fossi impacciato…-

-Non eri affatto impacciato! Eri la persona più sicura di te che avessi mai incontrato!- obiettò Denny, con voce tremante.

-Felice di aver dato questa impressione completamente inesatta. Perché incontrarti davvero, ed essere invitato all’appuntamento finto… è stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita… emozionanti in senso positivo. Ero terrorizzato ma anche pieno di gioia, e speranza, e… Dan, quando dico che tu sei la cosa più bella che mi è capitata da quando la mia vita ha iniziato ad andare a rotoli, non significa che mi sto aggrappando a te come un’ancora vitale solo perché non ho altro a cui aggrapparmi. Significa che sei la persona più incredibile che io abbia mai incontrato. Perché sei Dan, il mio Dan… e io ti amo, a prescindere dalle circostanze- Mathi sperò di aver fatto capire il suo pensiero e i suoi sentimenti. Si era esposto tantissimo con quella confessione, ma doveva far rendere conto a Denny che meritava il suo affetto, perché era davvero straordinario.

-Non… sei arrabbiato con me?- sussurrò Denny, incredulo. Aveva smesso di piangere, ma i suoi occhi erano sperduti.

-Ho esagerato a prendermela così tanto. Volevi solo il mio bene, e mi hai riunito a mia sorella. Come potrei essere arrabbiato con te per questo?!- lo rassicurò Mathi, con un flebile sorriso.

-Tu… mi ami?- chiese poi il suo interlocutore, in un sussurro ancora più basso.

Mathi arrossì, e distolse lo sguardo, imbarazzato.

-Sì… ma non devi ricambiare. A me basta la nostra amicizia, e…- provò a mettere comunque le mani avanti, ma Denny non lo fece finire.

-Ti amo anch’io- ribatté, con semplicità, e un commosso sorriso. Le sue gote erano rosse, gli occhi ancora lucidi, ma questa volta erano lacrime di gioia.

Mathi perse un battito. Sperava di piacere a Denny, ma non credeva che avrebbe sentito mai da parte sua la parola con la A.

Lo guardò negli occhi cercando una prova che scherzasse o stesse esagerando, ma li vide limpidi e brillanti.

Ed entrambi, nello stesso momento, si avvicinarono per eliminare le distanze tra di loro, scambiandosi un profondo bacio sulle labbra.

Era la terza volta che si baciavano, ma fu il bacio più libero e liberatorio che si fossero scambiati. Perché per la prima volta erano entrambi fuori dall’armadio e fuori da pericolo di morte.

Erano due ragazzi normali che si amavano e non avevano nulla e nessuno che potesse mettersi tra di loro.

Neanche loro stessi.

Mathi pensava che fino a quel momento avesse vissuto il giorno più bello della propria vita.

Ora credeva che quello sarebbe per sempre rimasto il giorno più bello della sua vita, perché non si era mai sentito così bene, felice e in pace.

Perse conto del tempo, rimase a corto di fiato, ma continuò imperterrito a divorare quasi letteralmente il volto di quello che non poteva più assolutamente essere considerato solo un amico.

E probabilmente avrebbe continuato all’infinito, e sarebbe andato anche oltre, fregandosene altamente che fossero in un luogo pubblico, se non fosse stato interrotto da una voce scandalizzata alle sue spalle.

-Mi assento cinque minuti! Cinque minuti! E vi ritrovo così?! Siate almeno un po’ più discreti, e che cavolo!- si lamentò, disgustata, sua sorella, facendo sobbalzare entrambi, e facendoli staccare di scatto.

-Aggie…- Mathi provò a giustificarsi, o scusarsi, o lamentarsi perché li aveva interrotti, ma la ragazza lo interruppe immediatamente, e si mise tra di loro, prendendoli entrambi sottobraccio.

-Ammetto che è meglio rispetto a vedervi impacciati, ma diamine! Aspettate almeno di essere soli, uffi!- si lamentò ancora, facendo il muso.

-Scusa, Agatha, è stato… cioè… non volevamo… solo…- Denny era probabilmente il più imbarazzato lì in mezzo, ed era così rosso che i suoi capelli castani erano diventati ramati.

Mathi intervenne per rassicurarlo.

-Sei tu ad essere una party pooper, Aggie- prese in giro la sorella, punzecchiandole la guancia, e non rassicurando per niente Denny.

Ma era troppo, troppo felice in quel momento.

-Cambiando argomento, perché sennò stanotte mi verranno davvero gli incubi… non credo sia il caso di tornare a New Malfair a quest’ora. Sapete dove potrei trovare un alloggio dove accettano minorenni… possibilmente gratis…?- chiese ai due, archiviando la questione e rassicurando molto di più Denny.

-Ti ospiterei da me ma stiamo un po’ stretti- iniziò a riflettere quest’ultimo.

-E da Roelke non ci sono altre camere… potrebbe andare nel dormitorio dell’università. Norman non ha un compagno di stanza, giusto?- chiese Mathi rivolto verso Danny, riflettendo su quale fosse il luogo migliore dove far dormire sua sorella.

Norman era probabilmente la persona più affidabile della Crew.

-Norman?- Aggie non sembrava molto convinta all’idea di dormire con uno sconosciuto maschio.

-È un ragazzo fantastico! Ed è aro-ace…- spiegò Denny, facendola calmare un po’ -oppure… la camera di Clover e Juanita è quasi sempre libera, dato che Clover sta sempre da Diego. Clover è come una sorella per me, è davvero in gamba, andreste un sacco d’accordo- Denny armeggiò con il telefono per chiedere al gruppo chi potesse ospitare Aggie per la notte, senza dare troppissime informazioni.

Alla fine optarono per la camera di Clover e Juanita, e si misero in attesa dell’autobus per accompagnarla fino al dormitorio universitario.

L’aria serale iniziava a farsi davvero fredda, e mentre Aggie era ben coperta e sembrava piuttosto tranquilla, Denny iniziò a tremare parecchio, massaggiandosi le mani per riscaldarle.

Mathi gli si avvicinò, e lo cinse in un abbraccio. Aggie lanciò loro un’occhiata sospettosa, ma alla fine sorrise, e diede a Denny qualche pacca sulla spalla.

Dopo qualche secondo, Denny si avvicinò a Mathi, per sussurrargli qualcosa all’orecchio.

-Quindi… stiamo insieme?- chiese con un’innocenza che fu un (piacevole) colpo al cuore di Mathi, che subito aprì la bocca per rispondere con estrema approvazione, ma venne anticipato da sua sorella, che aveva un ottimo udito.

-Spero per voi di sì perché dopo un imbarazzo del genere il no homo non è più contemplato!- 

Entrambi i ragazzi si fecero rossi. Mathi la punzecchiò un altro po’, e lei si allontanò, divertita.

Lasciandola perdere, Mathi sussurrò all’orecchio di Denny.

-Spero proprio di sì, Dan- per poi dargli un bacio sulla guancia.

Denny, si appoggiò maggiormente su di lui, soddisfatto e sprizzando gioia da tutti i pori.

Aggie sorrise ai due, e fece un occhiolino a Mathi e un cenno di approvazione.

Dopo aver toccato il fondo, Mathi era finalmente riuscito a risalire, e non poteva chiedere nulla di meglio nella sua vita.

Finalmente, si sentiva in grado di respirare, e sorridere per davvero.

 

Domenica 1 Dicembre

Forse Amabelle era una cattiva influenza.

Forse Gorgeous non era la serie migliore da vedere con Amabelle come cattiva influenza.

Fatto stava che Norman iniziava a preoccuparsi per sé stesso e per quello che era diventato da quando era tornato a Harriswood dopo il litigio di Amabelle.

Non che avesse fatto niente di preoccupante, in realtà, ma aveva elaborato uno schema dettagliato su vari modi per mettere insieme Petra e Amabelle, le sue dosi quotidiane di caffè erano aumentate, e al momento aveva invitato tutti i membri del gruppo reclutati nell’OMM per discutere di strategie di matchmaking.

…sì, Amabelle era stata una pessima influenza.

-Allora… ho segnato tutti gli eventi principali del mese per decidere come agire riguardo ad Amabelle e Petra. Purtroppo Amabelle non è tipa da programmi, quindi il calendario è scarno. So per certo che lei e Petra andranno a New Malfair il 7 Settembre per non mi ricordo esattamente cosa… mi pare una partita di basket?- Norman si rivolse a Mirren, seduto alla scrivania.

-Sì, è una partita di basket. Non ho idea del perché lei e Amabelle ci vadano però, non sono mai state fan dello sport- spiegò, confuso.

-Bene, avete qualche idea su cosa potremmo fare per metterle insieme durante una partita?- chiese Norman, esagitato, incoraggiando il resto del gruppo a pensare a qualcosa.

Purtroppo, nessuno sembrava particolarmente dedito alla causa. 

Felix era seduto a terra, e osservava il telefono ridacchiando tra sé. Mirren, alla scrivania, sembrava più intento a rileggere la tesi finita e consegnata di Norman, piuttosto che elaborare piani per mettere insieme sua sorella e una ragazza che sperava di non avere come cognata.

Diego e Mathi erano seduti sul letto, e Clover e Denny erano seduti su Diego e Mathi, e i quattro sembravano discutere su quale delle due coppie fosse più sdolcinata.

L’unica che sembrava ascoltarlo era Agatha, la sorella di Mathi (Norman non aveva la più pallida idea che avesse una sorella e ne era rimasto parecchio sorpreso), che aveva passato il weekend in camera di Clover e Juanita, ed era diventata un membro onorario della Corona Crew. Era seduta a terra in un angolo e osservava la situazione con un certo divertimento.

Norman era abituato a lavorare a piani di Matchmaker con Amabelle, che era decisamente entusiasta quando si trattava di accoppiare qualcuno, quindi era parecchio deluso dalla poca dedizione dei suoi amici.

-Ehi, ragazzi! Dobbiamo decidere qualcosa!- cercò di attirare la loro attenzione.

…decisamente l’influenza di Amabelle non era stata positiva.

-Potremmo usare le sue manette contro di lei- provò a proporre Denny, ritornando attento.

-Dubito che le porterà ad un evento dove sono presenti solo lei e Petra- rifletté Felix, tornando attento e mettendo via il telefono.

-Non è detto, credo che le porti ovunque- osservò Clover, pensierosa.

-Perché la vostra amica ha delle manette?- chiese Agatha, confusa e divertita.

-Ho imparato da parecchio a non interrogarmi su ciò che fa Amabelle- spiegò Mathi, scuotendo la testa.

-Che tu sappia, andranno al palazzetto principale di New Malfair? O in un luogo più isolato?- chiese poi Agatha, curiosa.

-Penso a quello principale, Petra ha detto che era una partita molto importante- rifletté Mirren.

Norman sperò avesse una qualche idea, dato che lei era di New Malfair.

-Un secondo…- Aggie prese il telefono e iniziò a fare una ricerca, nel frattempo gli altri provarono a proporre qualcosa.

-Le mettiamo un afrodisiaco nell’acqua?- propose Mathi, che non aveva molte idee.

-Originale, vorrei troppo vederlo- Felix alzò le mano per battergli il cinque. Sia Mirren che Denny lanciarono ai due un’occhiataccia gelosa, per niente recepita dai loro ragazzi.

-Non credo che gli afrodisiaci funzionino come l’amortentia di Harry Potter- Clover ruppe le loro speranze.

-Sarebbe stato divertente però- Mathi si rattristò.

-Ah ha! È al palazzetto principale. Potremmo usare la Kiss Cam- Aggie diede l’idea più vincente del momento, mostrando sul telefono un’immagine del palazzetto dello sport più grande di New Malfair, con tanto di Kiss Cam.

-Ohhh… sì, ci può stare. È un bel cliché- osservò Mathi, scompigliando affettuosamente i capelli della sorella, che sorrise soddisfatta.

-Potremmo pagare il responsabile in modo che le inquadri finché non si baciano- elaborò Norman.

-Non è un po’ esagerato?- Mirren era preoccupato.

-Dopo quello che ha fatto lei per costringere tutti a baciare tutti, mi sembra il minimo- Felix gli ricordò quanto si fosse accanita con loro.

-Touché- 

-Se dobbiamo attingere a quello che ha fatto Amabelle a noi… ne avremmo molte di idee- suggerì Diego, poggiando la testa sulla spalla della sua ragazza, che gli diede un bacio sulla fronte.

-Quindi chiuderle insieme?- chiese Denny, ricordando cosa aveva fatto a Max e Sonja.

-Mmmm, potrebbe essere una buona idea- rifletté Norman.

-Oppure organizziamo un finto appuntamento al buio e le facciamo incontrare così- si aggiunse Clover, ricordando come Amabelle avesse fatto incontrare lei e Diego.

-O regaliamo loro i biglietti per qualche altro evento particolare così saranno in un ambiente perfetto per possibili nuovi piani- si aggiunse Mathi, ripensando al New Malfair Comic & Games.

-L’ideale è farle interagire il più possibile, è giusto. Devo ricercare qualche evento particolare- Norman si segnò un appunto al limite del calendario.

-Potremmo utilizzare qualche gioco da party come ha fatto lei al compleanno di Amabelle- ricordò Diego, soddisfatto dalla pensata.

-Chissà se c’è qualche gioco di coppia al quale farle partecipare per vincere un premio all’altezza di una sauna portatile- si aggregò Mirren, pensando a San Valentino.

-Mi informo anche su questo, per fortuna ho tutto pronto per la laurea e non devo fare più nient’altro oltre a ripassare- Norman iniziava ad essere parecchio soddisfatto dalle proposte.

-Ohh, chiamiamo la polizia e le facciamo arrestare?- chiese Felix, ricordando il suo appuntamento con Jasmine.

-Quello era un progetto smatchmakers, non matchmakers- ricordò Norman, prendendo in seria considerazione l’idea.

-Amabelle è fighissima- ridacchiò Agatha, divertita da tutte le idee.

Norman sembrò svegliarsi da una trance.

-Ehi, un momento, Felix, non andiamo così oltre! Siamo i Matchmakers buoni, quelli che fanno le cose nel modo giusto! Non chiamiamo la polizia!- tornò in sé, calmo e metodico.

-Direi che allora per il momento ci concentriamo sulla Kiss Cam alla partita di basket- concluse Clover, facendo un occhiolino ad Agatha che aveva avuto l’idea.

-Per il momento può andare, d’accordo- Norman annuì, in tono di congedo, e iniziando a mettere via il calendario.

-Ottimo, perché ho l’autobus tra un’ora e volevo passare un po’ di tempo con il mio fratellone- Agatha si alzò e si gettò contro Mathi, schiacciando Denny nell’impresa.

Mathi li tenne in equilibrio entrambi senza troppa difficoltà.

Norman osservò le tre coppie che stavano finalmente insieme, e ripensò ai drammi di Amabelle per metterli insieme.

Considerando quanto fossero affiatati al momento, bisognava dire che aveva fatto un buon lavoro. La scommessa iniziale con Denny e Mathi aveva fatto partire la loro conoscenza, e aver aiutato Clover a consegnare le lettere a Diego aveva consolidato la loro relazione. Con Mirren e Felix aveva fatto casino più di quanto avesse aiutato, ma loro erano un caso a parte. In generale, bisognava dire che le sue spinte avevano avuto un risultato non indifferente.

E ora loro si stavano vendicando rendendo anche lei felice. O forse era più appropriato dire che le stavano restituendo il favore?

Norman sperò solo che Amabelle superasse qualsiasi blocco avesse che le impediva di far pace con i propri sentimenti.

 

Giovedì 5 Dicembre 

Max aveva dovuto cambiare due aerei per raggiungere Agaliria, dato che di voli diretti da Harriswood non ce n’era nessuno, e il jet leg non lo aiutava affatto.

Era stanco morto.

Ma ne aveva di cose da fare quel giorno, prima di mettersi comodo sotto le coperte del bellissimo hotel che Clover aveva prenotato per lui.

La sua migliore amica aveva davvero fatto una pazzia, per quel weekend.

Non c’era neanche la certezza che avrebbe davvero incontrato Veronika. Era la principessa, mica una semplice ragazza che abitava lì.

E Agaliria era più grande di quanto si potesse pensare.

Ed era… splendida.

Max aveva finito da poco il check in, e teoricamente sarebbe dovuto andare dritto verso Eugenie Garten, la prima tappa del suo viaggio in città, e l’unica dove sarebbe stato completamente libero nella visita senza guide che gli avrebbero spiegato tutto.

E per fortuna non aveva fretta di raggiungere il luogo, perché si stava perdendo, affascinato, per i vicoli di quella rustica cittadina che sembrava uscita da una fiera medievale.

Era davvero un luogo magico, meraviglioso, e che Max avrebbe immediatamente messo tra i patrimoni dell’UNESCO.

…forse c’era già. Non se ne sarebbe stupito.

Nella sua passeggiata aveva appena raggiunto la piazza centrale, e fissava affascinato una fontana con la statua di una ex regina che somigliava tantissimo a Veronika.

-Königin Eugenie Krone- una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.

-Uh? Cosa?- chiese Max, che non aveva capito, dato che non parlava tedesco.

A fargli l’agguato era stato un venditore con un mercato all’aperto poco distante, che lo guardava con divertimento, probabilmente attirato dall’espressione sognante e dalla sua aria sperduta.

-Vecchia königin, di giardino. Eugenie Garten- spiegò lui, indicando un punto all’orizzonte, dal quale si notavano parecchi alberi spuntare. 

Max guardò prima il punto indicato, poi la statua della fontana, e capì cosa intendesse.

-Oh, la regina Eugenie! Sì, l’ho sentita nominare. È stata la capostipite della famiglia reale!- annuì, ricordando la storia di Agaliria che aveva studiato insieme a Denny per prepararsi a quella gita.

Eugenie era un’antica antenata di Veronika, che aveva creato l’Eugenie Garten che era diventato principale meta turistica e fonte di guadagno del regno. 

-Ja! Turista americano?- chiese il negoziante, con marcato accento tedesco.

-Ja. Bellissima città!- si complimentò Max, con un gran sorriso, indicando i dintorni.

Il mercante ricambiò il sorriso, e si pettinò i baffi.

-Tu deve visitare il castello. Castello stupendo! E giardino- gli suggerì, amichevole, dandogli una pacca sulla spalla.

-È nei piani- Max annuì, sorpreso da tale confidenza. Era abituato a paesini dove si conoscevano un po’ tutti, dato che abitava a Harriswood, ma a Harriswood i turisti non venivano approcciati in quel modo così amichevole.

Era davvero nuovo, per lui.

E caloroso nonostante il gelo di dicembre che smorzava l’aria.

-Papst!- una ragazza poco più grande di Max che fino a quel momento era impegnata al carretto del signore con un cliente, lo richiamò con rimprovero, e il mercante si rattristò e si avvicinò alla figlia.

Max li sentì parlare in tedesco per un po’, senza capire niente, poi la ragazza gli si avvicinò.

-Perdona mio padre, gli piace chiacchierare. Spero non ti abbia disturbato- si scusò, parlando un buon inglese con accento meno marcato.

-No, affatto. Si vede che ha un grande amore per il regno- sorrise Max, per niente turbato dall’incontro avuto. La ragazza sorrise.

-È molto patriottico. Si sta bene qui ad Agaliria. E non si vedono molti turisti in questo periodo dell’anno, quindi era curioso- continuò la ragazza, un po’ imbarazzata.

In effetti era strano che si volesse visitare il giardino d’inverno, quando era al minimo del suo splendore. Doveva essere un evento più unico che raro.

-Meglio viaggiare quando c’è meno gente. Si vede la vera essenza di un posto- si giustificò. E non mentì, dato che condivideva ciò che aveva appena detto, per questo voleva viaggiare per lavoro e non per svago. Anche se non aveva i soldi per viaggiare in generale. Ed era lì per altri motivi che non credeva avrebbe portato a termine.

Il padre chiese qualcosa alla figlia in tedesco, e lei sollevò gli occhi al cielo e gli rispose irritata, prima di rivolgersi a Max con leggero imbarazzo.

-Scusa se te lo chiedo, ma… non sei un giornalista, vero?- chiese, sorprendendo non poco Max, che rimase interdetto qualche secondo.

-Un giornalista? Perché dovrei essere un giornalista?- piegò la testa, confuso.

-No, niente, solo… con tutti i terribili rumors che girano sulla principessa Veronika, mio padre teme che vengano giornalisti senza scrupoli pronti a far girare falsità- spiegò la ragazza, un po’ imbarazzata.

Max era a bocca aperta.

-Rumors? Che rumors?- chiese, e probabilmente appariva così ferito da quelle supposizioni che la ragazza non pensò neanche per un secondo che potesse usare le informazioni contro la principessa, quindi rispose.

-Oh, ja, è stata qualche mese in America, e tutti pensano che voglia abdicare come sua zia, ma noi conosciamo la principessa Veronika! Tutto il regno la conosce e la stima! Non ci abbandonerebbe mai! Secondo me il vero problema è il duca…- la ragazza si interruppe e si mise la mano alla bocca, rendendosi conto di aver detto troppo.

Max abbassò lo sguardo. Sentir parlare del duca che Veronika avrebbe dovuto sposare di lì a poche settimane gli dava ancora un grosso groppo al cuore.

-Da quello che so, i matrimoni combinati sono una tradizione importante, qui ad Agaliria- osservò, senza sbilanciarsi troppo.

-Se posso dire la mia, sono una cavolata! Krass! Com’è possibile che nel ventunesimo secolo si facciano ancora i matrimoni combinati?!- obiettò la ragazza, molto più sbilanciata, e scuotendo la testa all’idea.

Max accennò un sorrisino.

-Non credi sia meglio se il futuro re sia qualcuno di politicamente preparato?- osservò, molto incerto.

La ragazza sembrò rifletterci parecchio, prima di rispondere.

-Non lo so, probabilmente. Però mi sembra comunque ingiusto che la principessa non possa sposare chi vuole- non diede una risposta molto d’aiuto, ma Max si trovò d’accordo con lei.

Osservò la merce che lei e suo padre vendevano: souvenir, caldarroste, qualche gioiello, un po’ di tutto, insomma, ma soprattutto cibo caldo.

Gli andava proprio qualcosa di caldo in quel momento.

Comprò qualche caldarrosta, chiese indicazioni più dettagliate per Eugenie Garten, e il mercante baffuto gli diede anche un portachiavi gratis per la simpatia.

Il popolo di Agaliria sembrava davvero fantastico.

E adoravano la famiglia reale.

Chissà come avrebbero reagito sapendo che l’amante segreto della principessa era in visita e rischiava di rovinare di nuovo tutto. Di certo non gli avrebbero dato portachiavi gratuiti.

Max cercò di non pensarci, e quando raggiunse finalmente l’entrata del giardino, aveva ormai finito le caldarroste, e buttò la carta in un cestino per la raccolta differenziata lì vicino (raccolta differenziata ovunque, erano davvero avanti ad Agaliria!).

Mise le cuffie nelle orecchie, ed entrò nel giardino, certo che quello non sarebbe stato il giorno in cui avrebbe incontrato Veronika, e godendosi la vista mozzafiato di quello che era a tutti gli effetti il giardino più elaborato d’Europa, e che anche solo nella zona gratuita valeva tutto l’hype che vi era costruito intorno.

Scattò parecchie foto da fare vedere a suo padre una volta tornato, e dopo circa un chilometro di camminata, ai confini con la zona privata a pagamento, quella adiacente al palazzo, si sedette su una panchina davanti ad un cespuglio separatore, respirando a pieni polmoni l’aria pura di quel posto, e godendosi la solitudine.

Che ci faceva lì? Come poteva pensare di approcciare Veronika senza rischiare che girassero nuovi rumors?! Perché non poteva semplicemente andare avanti?! Era andato dall’altra parte del mondo, e non aveva la più pallida idea di cosa fare.

E se anche avesse visto Veronika, poi cosa sarebbe successo?! Cosa le avrebbe detto?!

“Senti, principessa Veronika, sono ancora innamorato di te, abbandoneresti tutto per seguirmi e vivere una pessima vita povera e inutile?” Assolutamente no, non le avrebbe mai chiesto una cosa del genere!

“Yo, Vero! Volevo solo vederti un’ultima volta, sai, per dirti bye bye! Sì, lo so, potevo farlo per messaggio dato che, oh, guarda, sono Gelsomino. Ma guarda tu che coincidenza. E invece mi sono fatto il giro del mondo solo per questo ahahah. Addio!” Era estremamente ridicolo, e OOC.

“Buon pomeriggio principessa Veronika. Volevo solo parlarle per salutarla e scusarmi del mio comportamento gli ultimi giorni in cui ci siamo visti. E ringraziarti per il regalo di compleanno, e mi sembrava doveroso farlo di persona. Ora che ho detto ciò che dovevo addio per sempre, e mi saluti tanto il suo promesso sposo. Buone nozze e buon regno” …troppo passivo aggressivo.

Non era mica colpa di Veronika se si sarebbe dovuta sposare.

Era nata principessa.

E Max era nato un poveraccio.

E quello non era un film Disney, non c’era modo di cambiare le cose.

Eppure, sotto sotto, Max ci sperava davvero.

Gli arrivò un messaggio sul telefono, e si distrasse dai suoi pensieri per controllare di chi fosse.

Era Norman che gli chiedeva se voleva partecipare all’operazione che aveva organizzato per unire Amabelle e Petra.

Max non aveva nulla contro l’idea, anche se era parecchio impegnato al momento.

Rispose un generico “Se posso fare qualcosa a distanza chiedi pure” e Norman gli rispose con un pollicione.

Max rimise via il telefono, sospirò, e alzò la musica.

Per uno strano scherzo del destino, lo shuffle casuale dei suoi brani preferiti gli portò alle orecchie proprio la canzone che aveva ascoltato e ballato sia con Sonja che con Manny, la prima volta il giorno in cui Sonja lo aveva rifiutato, la seconda volta quando Manny lo aveva accompagnato a visitare il giardino di sua madre, l’anniversario della sua morte.

Come aveva fatto a non notare che erano la stessa persona?! Erano così uguali.

Max se lo chiedeva da quando aveva scoperto la verità, ed era arrivato a due conclusioni: la prima era che l’idea che qualcuno si fingesse uomo o donna era talmente lontana dalla sua realtà che non aveva potuto minimamente immaginare che accadesse davvero, e quindi aveva ignorato i segnali. Dopotutto avevano accenti diversi, e aspetti più o meno diversi, e altro.

La seconda ipotesi era che Max, in fondo al cuore, l’aveva sempre saputo, ma aveva ignorato completamente l’idea, perché sapeva che sarebbe rimasto ferito, e che la magia si sarebbe conclusa, se l’avesse rotta.

E Max non aveva voluto smettere di credere a quella magia. Credere che un giorno Manny sarebbe venuto da lui, gli avrebbe detto la verità, e gli avrebbe offerto una soluzione.

Soluzione che, purtroppo, non sembrava esistere.

Max iniziò a canticchiare la canzone che gli ricordava tantissimo Veronika, chiudendo gli occhi e ricordando i bei momenti passati insieme a lei, in entrambe le vesti che aveva assunto.

Batteva con il piede a ritmo di musica, e mano a mano che si lasciava andare, aumentava il volume della propria voce, abbassando quello delle cuffie.

Era solo, dopotutto, poteva permetterselo.

Solo che… era davvero solo?

Mano a mano che continuava a cantare, si rese conto che il sottofondo non era più la voce musicale della cantante, ma c’era una terza voce, ancora più dolce, e femminile, e forte, che li accompagnava.

E mentre la cantante raggiungeva l’acuto finale, gli occhi di Max si aprirono di scatto, mentre la terza voce raggiungeva del tutto le sue orecchie, e veniva riconosciuta dalla sua memoria.

Si alzò in piedi, e si girò in tutta fretta, controllando dietro il cespuglio divisore proprio mentre una ragazza faceva altrettanto dall’altra parte.

E si ritrovò faccia a faccia con l’ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere in quel momento, sebbene fosse quella per la quale era giunto fino a lì.

Gli occhi della ragazza erano spalancati in un’espressione di puro shock. I capelli biondi mossi dal vento erano coperti da un cappello elegante, e indossava un abito lungo e un cappotto di pelliccia.

-M_Max?- chiese con un filo di voce, strofinandosi gli occhi come se non riuscisse a credere alla visione che le si parava davanti. 

Anche Max era completamente immobile, e fissava la principessa come se fosse un fantasma.

-Ve…Veronika…- 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Tre coppie su cinque sono ufficialmente canon!! Yee!! Ormai i drammi sono finiti e resta solo la gioia!! Circa… io i drammi riesco ad infilarli ovunque, ma voglio sperare ci sia soprattutto gioia d’ora in poi :D

Cioè, insomma… TRE COPPIE SU CINQUE!!! Dopo tutto questo tempo, siamo a più di metà dell’opera… di accoppiamento, perché per quanto riguarda la storia, siamo alle battute finali. Sarò tristissima quando finirò di scrivere questa storia, perché è stata comunque parecchio importante per me durante il covid. Ovviamente ci sarà il seguito, quindi non abbandonerò i personaggi, ma comunque la storia principale finirà, e sarà strano.

Ma non voglio pensare subito a quando finirà, perché mancano ancora sei capitoli più l’epilogo, quindi ci sono ancora cose da fare, e coppie da accoppiare.

Passando al capitolo… Denny e Mathi sono l’amore!!! Quanto mi è piaciuto scrivere della parte dove finalmente si mettono insieme, e Mathi dice di aver sempre avuto una cotta per lui, e fare riferimenti ai vecchi capitoli. 

Finalmente ci hanno dato vere gioie questi due, dopo tutto quello che hanno passato.

Mi sciolgo!!

Poi Norman, riunione breve ma intensa, e anticipazione al prossimo capitolo, dove inizierà l’OMM.

E infine Max… la scena dove è al parco e sente la musica e poi incontra Veronika è una delle scene che progetto dagli inizi della storia, perché mi sembrava super romantica come cosa. Un po’ inverosimile, ma me la immagino troppo in una commedia. Spero di averla descritta bene e che sia piaciuta anche a voi.

Grazie a tutti quelli che seguono questa storia dopo tutti questi capitoli. Spero che vi stia continuando a piacere, e di non deludervi proprio alla fine.

Ho creato un penultimo sondaggio per decidere un paio di cose degli ultimi capitoli, che teoricamente dovrebbero essere più fluff che altro.

Mi farebbe piacere se lo compilaste, come ogni sondaggio è completamente anonimo è sicuro. Lo trovate dopo le anticipazioni.

Un bacione e alla prossima :-*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Max finalmente parla con Veronika. L’OMM comincia

 

 

SONDAGGIO

   
 
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