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Autore: Riflessi    31/07/2021    5 recensioni
Draco lo sapeva che quella donna -prima o poi- l'avrebbe fatto morire...
D'odio, o d'amore.
Che, in un modo o nell'altro, lei non sarebbe mai uscita dalla sua vita, per tormentarlo deliziosamente fino alla fine dei suoi giorni.
Hermione Granger era nel destino di Draco Malfoy come Tom Riddle era stato in quello di Harry Potter: una persecuzione costante, continua, perenne, che l'avrebbe portato alla pazzia totale... o forse chissà, l'avrebbe invece salvato dal profondo abisso della solitudine!
SEQUEL DE "LE FIABE OSCURE"
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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La mia e' una storia vecchia, che dura già da qualche anno ormai, da quando la iniziai con "Le fiabe Oscure", e da lì Draco ed Hermione ancora non trovano pace, ahimé...
Purtroppo non ho la forza di fare un riassunto degli avvenimenti precedenti, o forse è meglio dire che non ne ho il tempo, posso solo dire che mi sento come se avessi abbandonato la mia nave nel mare aperto.

Conosco la sensazione di riaprire una storia che manca di aggiornamenti da mesi e mesi, ed in queste situazioni, l'unica cosa sensata da fare è tornare indietro di un paio di capitoli prima di leggere il nuovo. Ve lo consiglio.

Non so neanche perchè ho deciso di pubblicare! Così, d'improvviso, la voglia di riprendere le proprie passioni in quelle due, santissime, ore libere.

Grazie a chi ancora si ricorda de "Cacciatore di maledizioni" e grazie a chi crede che Draco ed Hermione possano amarsi, in un mondo che invece li vede troppo diversi per farlo.





 
Capitolo 33
Streghe e maghi famosi



 

Grimmauld Place, Londra.

Le cioccorane erano sempre state maleficamente indipendenti: non sapevi mai se eri fisicamente all'altezza di mangiarle, o se esse sarebbero scappate via con quattro salti ben calibrati lasciandoti a bocca asciutta. Non appena ne aprivi una infatti, dovevi esser pronto ad ingaggiare una ridicola lotta di wresling... e dovevi ritenerti pure fortunato, se riuscivi ad azzannargli almeno una coscia prima che sparissero!

Funzionava così da anni, e tutti i maghi lo sapevano: giovani e vecchi.

Tranne suo figlio.

Era per l'appunto la prima volta, che James Potter si accingeva a scartarne una, ed Harry si preparò a gustarsi la sua reazione indispettita, senza mancare di tenere i sensi da Auror all'erta, pronti a captare qualsiasi rumore sospetto. Perché?! Perché beh... Harry era certo che Ginny gli avrebbe tolto la patria potestà sui figli se solo si fosse svegliata in quel momento e li avesse sorpresi nella cameretta del piccolo a mangiare schifezze all'una di notte!

A tal proposito, l'aveva già rimproverato cinque volte, sulla sua cattiva abitudine di rimpinzare i bambini di dolciumi quando lei non c'era: la prima volta si era limitata a guardarlo male; la seconda volta a guardarlo male e a chiamarlo per nome e cognome usando un'inflessione di voce assassina; la terza lo aveva guardato male, lo aveva chiamato per nome e cognome, e gli aveva infilato la punta della bacchetta nel collo a mo' di minaccia di morte; la quarta volta invece aveva fatto tutte queste cose insieme aggiungendovi una fattura gambemolli; mentre la quinta, beh... la quinta volta aveva atteso che Harry si rialzasse malamente dal pavimento e, incurante dei suoi piedi ancora istabili e tremanti come due budini alla zucca, lo aveva afferrato per le palle e gliele aveva strizzate fino a fargli quasi uscire gli occhi fuori dalle orbite...

Ragion per cui, Harry non voleva neppure immaginare cosa sarebbe potuto accadere se lo avesse beccato pure la sesta! Meglio fare attenzione.

James intanto, con le sue manine paffute da bambino, aprì il cartoncino dorato che rivestiva la cioccorana e... afferrò al volo l'anfibio gracidante senza alcuna difficoltà: senza litigarci, senza balzare a destra e manca per riacciuffarlo, senza scomporsi minimamente.
Ad Harry cadde letteralmente la mascella, e dimenticò di colpo la moglie incazzata come un Erumpent in calore, per esultare della lampante consapevolezza che quel ragazzino, un giorno, sarebbe diventato di sicuro un cercatore fenomenale!

La sua fantasia galoppò rapidamente verso stadi da Quidditch pieni di tifosi che festeggiavano suo figlio con il boccino fra indice e pollice, scope da corsa più veloci del suono, ragazze adoranti che chiedevano autografi, ed articoli di giornale che parlavano incessantemente delle prodezze di James Potter, degno erede del suo portentoso genitore.

Si riscosse solo quando l'immaginazione sfiorò le più alte vette dell'assurdo, e così, per tornare definitivamente con i piedi per terra, Harry si rivolse a suo figlio in tono distratto, giusto per la curiosità di sapere cosa avesse trovato nella sua cioccorana:
"Ehi, James!?! Guarda che figurina c'è dentro! Sai... mi manca Agrippa."

"Che cosa?!" Gli chiese il piccolo Potter.

"Oh, certo! Tu non puoi saperlo..." Rispose Harry che poi continuò, con una strana sensazione di déjà-vu: "Dentro alle cioccorane ci sono delle figurine...sai, per fare la collezione... Streghe e maghi famosi. Io ne ho circa cinquecento, ma mi mancano Agrippa e Tolomeo".

James allora, seduto comodamente sul suo lettino, si rigirò l'involucro del dolcetto fra le mani, finché ne spuntò fuori un cartoncino colorato che gli cadde dritto dritto sulle ginocchia.


"ZIAAA!" Strillò d'improvviso, tutto contento nel riconoscere la bella strega che, direttamente dalla figurina, gli strizzava l'occhio per salutarlo.

"Aah, che peccato! Hai trovato Hermione." Sospirò Harry, deluso. "Ne avrò sei di quelle!" Aggiunse poi, facendo spallucce.

A dire il vero, rifletté l'Auror, era pressoché impossibile trovare tutti i maghi della collezione.

Neanche un maleficio sembrava essere tanto puntuale e preciso: ogni volta che una persona era lì lì per completare finalmente l'album, l'associazione infilava nella raccolta un nuovo mago o strega famosi, e quindi... via: si doveva ricominciare tutto daccapo e rimettersi alla ricerca della figurina mancante!
A tal proposito, Harry ricordò improvvisamente una scena a dir poco ridicola e surreale avvenuta qualche anno prima alla Tana, e sulla quale tutti ancora ci sghignazzavano sopra: la sfuriata tragicomica di Ron che, dopo aver scartato con gioia servaggia la figurina di quella fottuta Leopoldina Smethwyk che gli mancava praticamente da una vita e che gli avrebbe permesso di terminare finalmente la raccolta, beh... proprio a quel punto, in quel precisissimo istante... un gufo reale aveva bussato alla finestra della Tana senza praticamente dargli neanche il tempo di festeggiare in maniera appropriata il traguardo raggiunto, per recapitargli una lettera formale che diceva così:

Egregio Sig. Ronald Bilius Weasley,
siamo lieti di informarLa che l'associazione culturale per i passatempi magici, ha inserito il suo nome nella lista di streghe e maghi famosi, come omaggio alle imprese eroiche compiute da Lei nella seconda guerra magica, e al contributo rilevante che ha apportato nella sconfitta definitiva di Lord Voldemort.

Per il momento abbiamo optato per una tiratura limitata della sua figurina, appena una ventina di copie... risulterà quindi abbastanza difficile impossessarsene. Si tratta di una strategia pubblicitaria: abbiamo calcolato che la sua fama spingerà sicuramente centinaia e centinaia di persone a comprare cioccorane con l'obiettivo di trovarLa.

Nella viva speranza che possa essere di suo gradimento, le alleghiamo una copia fac-simile della sua figurina, ovviamente non valida ai fini della raccolta ufficiale.

Distinti saluti




Harry continuò a ridere sotto i baffi ripensando a ciò che era successo immediatamente dopo quell'episodio: Ron era diventato rosso di rabbia mentre prendeva consapevolezza che Leopoldina Smethwyk, appena scartata, non serviva più a un cazzo di niente! Anni ed anni a bramarla, rimpinzandosi di cioccorane con una determinazione matta e disperatissima, per poi rendere vana quella ricerca proprio per sua stessa colpa.

PER. SUA. STESSA. COLPA.

Aveva iniziato a borbottare cose senza senso, dalle quali ogni tanto si poteva estrapolare una o due frasi compiute, ed una serie infinita di: imbecilli, stupida associazione del cazzo, cioccorane di merda...
Passata la prima fase di rabbia cieca, sfogata a parolacce, Ron aveva preso a dire che si era dato la bacchetta sui piedi da solo. Con le sue gesta da adolescente desideroso di diventare eroe, si era buttato nella mischia, totalmente incoscente della reale pericolosità di Voldemort, ed ora ecco il risultato: sbattuto sulle figurine delle cioccorane proprio quando aveva completato la collezione. E quelle fottute teste di cazzo dell'associazione per i passatempi magici (quasi a prenderlo per il culo) gli avevano inviavano una misera copia fac-simile della sua figurina!

UNA COPIA FAC-SIMILE.
A LUI!

Fanculo le cioccorane, le collezioni, i maghi, le streghe, l'associazione culturale per i passatempi magici, e... fanculo pure Draco Malfoy, aveva aggiunto Ron per terminare la sua piazzata. Harry allora aveva sollevato il sopracciglio destro, chiedendogli con aria perfettamente stupita cosa diamine c'entrasse Malfoy in quel contesto, e lui gli aveva risposto esasperato che beh: quel pezzo d'imbecille c'entrava SEMPRE se c'era da mandare qualcuno a quel paese! Era come il nero, che stava bene su tutto.

Ron aveva continuato ad imprecare per quindici giorni, e nei mesi successivi aveva provato ad offrire denaro in contanti a tutti i ragazzini che, mentre curiosavano fra gli scaffali dei Tiri Vispi chiacchierando fra di loro, si vantavano di possedere la sua figurina introvabile. Era stato un vero spasso.

Tutti avevano creduto che la comicità innata e forse pure inconsapevole del loro amico si sarebbe persa con l'età adulta, invece se possibile era divenuta ancor più sottile ed esasperata, rendendolo quasi la caricatura di se stesso. Ron era un portento... e a dir poco fortunata sarebbe stata la donna che un giorno l'avrebbe sposato!

Com'era naturale, anche Harry era stato inserito nelle figurine delle cioccorane, ma la notizia era stata accolta senza drammi di alcun tipo. Lui non era mai stato un tipo comico e plateale come il suo amico, anzi... il giorno in cui ne era stato informato, aveva fatto spallucce ed aveva continuato a fare quello che stava facendo prima, come se essere spiaccicati sulla raccolta più celebre nel mondo magico fosse una bazzecola.
Doveva ammettere però, che gli sarebbe piaciuto molto che suo figlio James trovasse proprio lui, anziché Hermione.

Harry Potter, talentuoso giovane mago che ha combattuto nella seconda guerra magica sconfiggendo il più grande mago oscuro di tutti i tempi: Lord Voldemort.
Nato il 31 luglio 1980, ancora in vita.
Sopravvissuto per ben due volte ad una maledizione mortale, fu allievo del grande Albus Percival Wulfric Brian Silente, e per ben diciassette anni, visse come un Horcrux inconsapevole.
Harry Potter ha vinto il torneo Tre maghi nell'anno in cui morì il compagno di scuola Cedric Diggory; è stato l'unico mago della storia a penetrare alla Gringott uscendone a cavallo di un drago cieco; è annoverato tra i migliori cercatori di Hogwarts; abile Rettilofono, e fondatore dell'esercito di Silente, il gruppo di giovanissimi maghi che negli anni bui della rinascita del signore oscuro, si riuniva in segreto per imparare a combattere contro i mangiamorte e prepararsi alla guerra.
Oggi, Harry Potter è Capo del dipartimento Auror al Ministero della Magia inglese, e conduce una vita perfettamente normale.


"Papà!?! Papà!!!" Lo richiamò improvvisamente James.

Harry sobbalzò ritornando al presente: "Dimmi!"

"Papà, zia è sparita! Non c'è più. Guarda!!!" Il piccoletto era incredulo, ed allungò la figurina vuota al padre, chiedendo spiegazioni.

Harry se la rigirò tra le mani qualche secondo e poi, in tono ovvio, affermò:
"Beh... non puoi mica pretendere che rimanga lì tutto il giorno!"

Una risposta che aveva il dolce retrogusto della nostalgia, delle cose passate, dell'espresso per Hogwarts, del carrello dei dolci e dell'inizio di nuove e meravigliose amicizie. E mentre Harry ricordava con un sorriso perso tutte queste cose... un urlo disumano distrusse d'improvviso la pace della cameretta:

"CHE DIAMINE CI FATE ANCORA SVEGLI A QUEST'ORAAA!?!"

Padre e figlio sgranarono gli occhi, mentre un brivido di terrore corse sulla schiena di entrambi e l'aria si fece elettrica.

Ginny si stagliava sulla porta con le mani appuntate sui fianchi e l'espressione omicida: "E per giunta, vi state pure ingozzando di cioccolata!"

Dannazione. L'eroe del mondo magico si era irreparabilmente distratto...


 

***

 

Matlock, Derbyshire.

Così, con il volto trasfigurato dalla furia ed i tendini del collo tesi, Draco urlò in tono soffocato:
"Ma cosa vuoi da me, Hermione? Eh?! Cosa cazzo vuoi?!"

Prese a tremare di rabbia, e neanche si rese conto che, con occhi iniettati di sangue, si era tirato contro Hermione, le aveva afferrato i capelli all'altezza della nuca, e glieli stava tirando tanto da farle piegare il collo.

Alla sua mercé.

Si fissarono a lungo come due animali selvaggi, nessuno dei due disposto ad abbassare lo sguardo per dichiararsi sconfitto.
Una guerra fredda, in cui entrambi erano pronti a fare la propria mossa se solo l'avversario avesse mostrato di voler attaccare. E si sarebbero sbranati! Oh sì, si sarebbero massacrati peggio di quando si incrociavano nei corridoi della scuola.
Erano talmente testardi che sarebbero rimasti così per ore, giusto per non dare la soddisfazione all'altro di cedere. Ma poi...

Un sussurro, quasi un soffio d'aria, uscì dalle labbra di Hermione, che con il viso gli si era avvicinata tanto da sfiorargli la bocca:
"Cosa voglio, dici?!"

Lui la fissò con i suoi occhi azzurri taglienti, in attesa.
Hermione non si fece intimorire, e riprese a parlare, sottovoce:
"Te. Voglio te, brutto stronzo. Ma tu, come al solito, non lo capisci mai."
E se lo strinse contro senza pudore, schiacciando il seno contro il suo torace largo.

In quel preciso istante, quasi come se qualcuno avesse sventolato una bacchetta per fare un incantesimo, il respiro rabbioso di Draco tornò rapidamente ad un ritmo normale, le dita che stringevano convulsamente i capelli morbidi di lei allentarono la presa (quel tanto che bastava a non farle più male), i suoi occhi di ghiaccio persero la furia omicida, e le sue labbra abbandonarono quella piega severa che si era impossessata di lui da quando si era svegliato.

Draco Malfoy gettò le armi.

Aveva perso. Di nuovo. Dopo decine di altre sconfitte. Stavolta però lo aveva fatto al cospetto di una donna e del suo amore, che erano due motivi molto più dignitosi rispetto ai fallimenti che aveva affrontato in passato.
E poi come faceva ad ignorare ciò che lei gli aveva detto?! Come poteva non sentirsi morire e poi rinascere subito dopo?! Come cazzo pretendeva di mandarla via, mentre gli si strusciava addosso con tutta quella timida malizia?!
Draco poteva solo arrendersi... anche se sotto sotto si era già arreso da un bel po'.

Sentì Hermione carezzargli il collo con la punta del naso, leccargli la pelle appena sotto la mascella, infine abbassargli i boxer, quel tanto che le bastava per fare tutto ciò che desiderava, e tutto ciò che lui le avrebbe SICURAMENTE lasciato fare.

Dio. Un brivido di piacere infatti gli fece stringere le palpebre appena quella dannata strega avvolse senza alcuna esitazione una mano sulla sua virilità già tesa. Lo aveva fatto all'improvviso, senza dargli neppure il tempo di formulare l'idea di possederla il più presto possibile.

Quando si era svegliato, Draco aveva finto di essere molto più furioso di quel che era, nel ritrovarsi Hermione nel letto. La verità invece, era che aveva sognato per una settimana intera che lei andasse da lui.

Si poteva dire tranquillamente che Toby aveva desiderato spifferare il nascondoglio del suo padrone, tanto quanto Draco aveva desiderato di esser trovato.

Soffocò malamente un gemito, al primo calore che avvertì nel bassoventre, ed afferrò il lenzuolo stringendolo nei pugni, giusto per tentare di contenere la voglia di sollevare il bacino e di andare incontro alla dita disinvolte di Hermione.
Stavolta Draco non percepì nella donna lo stesso riserbo e la stessa punta di timidezza che l'avevano sempre caratterizzata quando facevano l'amore, ma ebbe modo invece di cogliere in lei un lato più sfrontato, che finì per sconvolgerlo del tutto quando, improvviso come uno sparo, si ritrovò avvolto dal calore umido della sua bocca.

Fuoco.
Da quel momento fu solo fuoco... dentro, fuori e tutto intorno a lui.

Cazzo. Non se l'era aspettato. Un verso profondo e gutturale gli fuoriuscì spontaneo ed irresistibile della gola, e tutto ciò che in precedenza si era trattenuto dal fare, proruppe istintivamente facendo crollare ogni barriera di autocontrollo.
Così si spinse, senza freni, fra le sue labbra morbide, in un ancheggiare impertinente e spudorato che sarebbe potuto sembrare da perfetto mascalzone, se non fosse che era così irrimediabilmente innamorato di lei.

Lei che era come un fiore bellissimo, delicato e pieno di spine, che andava nutrito e tenuto alla luce del sole.

Draco gridò di un piacere muto mentre guardava sfacciato ciò che Hermione gli stava facendo, gustandosi con calma tutte le emozioni incandescenti provocate dalla sua lingua che correva instancabile, e dalla sua bocca schiusa, piena di lui.
Poi... sentì salire dal basso un piacere devastante, che arrivò a farlo tremare tutto, in ogni singola fibra del suo essere; aveva il volto arrossato dalla foga e la pelle sudata per lo sforzo, eppure non riusciva a smettere di muoversi ritmicamente fra le labbra di lei, nel gioco più perverso e sensuale del mondo. Fu in dubbio, ad un certo punto, se lasciarsi travolgere subito oppure resistere, per amarla e farsi amare più a lungo, fino a struggersi entrambi, fino a chiedere pietà, fino a farsi mancare completamente le forze.
Un attimo prima che fosse troppo tardi però, Draco le afferrò dolcemente il viso in una muta richiesta di rallentare il ritmo. Infine, l'allontanò bruscamente dal suo sesso e la baciò con impeto.
Un bacio profondo, che sapeva d'amore e di tutte le cose che non era ancora in grado di dirle.
La tenne per la nuca, quasi a voler affondare nella sua anima, succhiarle linfa vitale, appropriarsi dei suoi pensieri, assorbire la sua bellezza unica. Poi se la strinse addosso, affondando i polpastrelli nelle curve dolci del fondoschiena, giocando con la lingua sulle punte dei suoi seni pieni, e godendo di quel meraviglioso corpo che si agitava frenetico contro la sua virilità ancora dolorosamente insoddisfatta.

"Mi sei mancato così tanto, Draco." Hermione glielo mormorò mordendosi un labbro, nell'attesa di qualcosa che in fondo volevano entrambi.

"Lo so..." Draco le rispose sorridendo malandrino, mentre le sue dita maliziose la sfioravano appena fra le cosce spalancate, come a farle capire che, se sapeva di esserle mancato, era perché il suo corpo accaldato a bagnato parlava per lei.

"Idiota!" Arrossì Hermione, nascondendo per un attimo il viso contro il suo collo, anche se non poté fare a meno di inarcarsi spudoratamente quando Draco oltrepassò il confine della decenza per immergersi con le dita nella sua intimità, ed appropriarsene nei modi che più gli piacquero.

Dio. Si trattava di qualcosa che gli era mancato da pazzi: quel modo svergognato di sprofondare in lei fino alla fine, per poi riemergere e sfiorarla dappertutto con i suoi polpastrelli ormai fradici, e sfiorarsi lui stesso, dando un poco di sollievo al suo sesso duro e trepidante.
Lo ossessionava il calore bollente di Hermione, il piacere che le scorreva fra le cosce aperte, i seni che danzavano davanti ai suoi occhi tempestosi...
Draco invase con le dita le sue labbra gonfie una volta, e poi un'altra, e un'altra ancora, e un'altra ancora... afferrandole saldamente un fianco con l'altra mano, e spingendole addosso la sua eccitazione furiosa.
Istinto animale.
Draco Malfoy sapeva trasformarsi in un lupo affamato, davanti a quella piccola preda indifesa che gemeva ad ogni affondo.
La guardò ondeggiare su di lui con l'espressione stravolta dal piacere, e sorrise compiaciuto, prendendo consapevolezza di averla finalmente liberata dai suoi freni inibitori, lei che prima era solita arrossire furiosamente quando lui giocava a prenderla in pose un poco più spinte.

"Draco... s-smettila." Lo implorò d'improvviso, ansimandoglielo sulla bocca. Ma nonostante l'ammonimento, Hermione non provò affatto a fermarlo: si inarcò invece in modo indecente, quasi contro la propria volontà.

"Perché?!" Le sussurrò lui, ridendo confuso.

"Perché così è troppo." Mormorò, baciandolo a fior di labbra.

"Che vuol dire che è troppo?!" Draco si lasciò baciare mentre continuava a torturarla fra le cosce, ignorando beatamente la supplica di poco prima.

"Ti prego, f-fermati...!" Hermione lo guardò un attimo, imprimendo in quello sguardo un desiderio trattenuto a stento, poi strinse le gambe per tentare di contrastarlo.
Non ne fu capace.
Lui la forzò ancora, facendola quasi gridare di piacere, e le disse con voce roca:
"Rispondimi, Hermione!"

La giovane strega sbuffò, pur muovendosi irresistibilmente su di lui, poi, accostandosi al suo orecchio finalmente gli mormorò, con dolcezza:
DEVI fermarti... altrimenti mi farai finire ancor prima di iniziare, amore..."

Draco, al quale sembrò scoppiargli il petto d'orgoglio, sorrise di un sorriso peccaminoso, che sembrava promettere le cose più deliziosamente perverse.
E com'era ovvio, non si fermò affatto.
Così si scambiarono gli umori, mischiarono i respiri, unirono i gemiti fino a farli sembrare uno solo, profondo e prolungato, allacciarono gambe e braccia, legarono le loro bocche, la saliva e i battiti impazziti.
Con un grugnito esasperato, Draco si tolse l'impiccio dei boxer che da prima erano rimasti impigliati all'altezza delle ginocchia, e senza più pensare a nulla di minimamente sensato, rovesciò Hermione a pancia in giù sovrastandola subito dopo. Prese una serie di respiri profondi, nella speranza di placare la furia ardente che gli scorreva nel corpo.
Quasi boccheggiava, per la voglia incontrollabile di possederla.
Le baciò la schiena liscia, partendo dalla nuca e scendendo piano, mentre ascoltava intontito il battito frenetico del suo stesso cuore ed i gemiti di lei, che affondava le dita nel cuscino e si inarcava con il sedere per cercarlo sfacciatamente.
Hermione gli stava chiedendo in silenzio di prenderla. E lui... lui avrebbe mai potuto negarle qualcosa?!
Draco Malfoy di fronte al mondo intero era un uomo arrogante e pieno di sé... ma quella donna, quell' UNICA donna, aveva avuto il potere di renderlo vergognosamente schiavo. Lui che odiava tutto e tutti, lui che non credeva nella forza violenta delle passioni, dei legami, e dei sentimenti in generale... era crollato come il più umile dei contadini.

Al cospetto dell'amore, tutti gli uomini diventano uguali... dal povero al ricco, dall'intelligente allo sciocco, dal buono al cattivo.

Fu un istinto irresistibile, Draco prese a muoversi leggero fra le sue natiche, superficialmente, in un andirivieni lentissimo ed eccitante, che cancellò in entrambi qualsiasi pensiero estraneo a loro due, ai loro corpi bollenti che si volevano, ai loro respiri affannati che chiedevano aria, alle loro bocche avide che malgrado la posizione un po' scomoda, si cercavano continuamente.
Hermione non poté fare a meno di aprirsi di più, nell'attesa ormai sfibrante che lui la riempisse di sé e placasse quella frenesia spudorata che l'aveva colta senza preavviso.
Draco invece aveva chiuso gli occhi, travolto dal piacere che il suo stesso lento ancheggiare gli stava donando. Si riscosse solo quando la sorpresa di sentire lei spalancare le gambe lo fece vibrare di gioia servaggia... e allora si fermò, inspirò profondamente, le baciò la nuca e le sussurrò all'orecchio, facendola rabbrividire:
"Non hai la minima idea di quello che vorrei farti, Hermione..."

Lei sorrise imbarazzata gemendo appena, poi si inarcò ancora di più, e con voce spezzata gli mormorò di rimando:
"Non trattenerti allora..."

E lui penetrò nelle sue carni.

Dopo quelle parole cariche di desiderio, Draco non indugiò più: la prese di colpo in un momento in cui lei credeva che quel gioco eccitante sarebbe durato in eterno. La prese affondandole dentro senza scampo, senza possibilità di sfuggirgli. La riempì del suo sesso, con estrema decisione, quasi a farle capire che quello era il suo posto, che lui era l'unico ad averne diritto, per sempre... sfidandola silenziosamente a ribattere.
Hermione gridò di sorpresa, d'amore, di voglia e passione. E fu un istinto naturale, quello di danzare allo stesso ritmo di Draco, stringendo insieme a lui le lenzuola stropicciate, come a cercare in esse un sostegno a tutta quell'energia che si stava sprigionando dai loro corpi sudati.
Il giovane mago finalmente capì che tutto ciò che cercava dalla vita era lì, concentrato in quel letto. Comprese che per essere felice gli bastava davvero poco in realtà. Fare sesso ne era un esempio. Fare sesso era decisamente una buona cura alla sua malinconia!
Qualcuno sicuramente avrebbe obiettato accusandolo di maschilismo, ma egli se ne sarebbe fregato come sempre, ridendo con aria di sfrontata superiorità. Solo Draco stesso, in fondo, sapeva come stavano le cose: lui non amava fare sesso con una donna qualsiasi, lui adorava sfilare le mutande ad Hermione Granger, eccola la differenza!
Era il sesso con lei a curarlo di tutte le sconfitte e di tutte le brutture della sua vita.
Gli bastava averla, possederla, respirarla, amarla, proteggerla, ed esaudire ogni suo desiderio. Come in quel momento...

Dopo i primi affondi veloci e profondissimi, Draco prese un ritmo esasperatamente lento, che gli permise di percepire maggiormente ogni più piccola sensazione, e che gli rese anche più facile tornare a respirare in modo decente per placare la tempesta del suo cuore impazzito.
Non era facile avere davanti agli occhi la schiena inarcata e candida di lei, il suo sedere morbido e le sue cosce aperte senza uscirne pazzo. Portò istintivamente una mano sul seno di Hermione e lo afferrò delicatamente, accompagnandolo nel dondolio delle loro membra che si incontravano.

Erano bellissimi.

Hermione si morse il labbro inferiore e strinse le palpebre, ormai sfinita dall'attesa. Poggiò una gota arrossata sul lato fresco del cuscino, poi afferrò la mano di lui, l'allontanò dal suo seno, e gemendo piano, la guidò verso il basso. Inesorabilmente.

Erano perfetti.

Quando le dita di Draco finalmente la sfiorarono fra le gambe, tutto sembrò esplodere.
Un grido soffocato le uscì dalla bocca senza controllo, e lui riprese a possederla incalzante, facendole avvertire brutalmente tutta la sua durezza che entrava ed usciva da lei.

Erano loro.

"Draco..." Gli sussurrò sconvolta, senza riuscire a dire nient'altro. Dopo un sospiro intenso, lui le rispose dolcissimo, mentre ancora la viziava con le dita:
"Che c'è?!"

Hermione ingoiò un gemito più forte, e riprese fiato. Non sapeva bene neppure lei cosa voleva chiedergli. Era tutto meraviglioso... ma un chiodo fisso piantato fra i suoi pensieri la turbava nonostante l'illusoria perfezione del momento. Lottò contro l'appagamento dei sensi, ignorando il corpo caldo di Draco che ondeggiava dietro il suo trafiggendola spietato, e... dopo qualche secondo ancora d'esitazione, gli mormorò qualcosa che lo lasciò interdetto, qualcosa di inaspettato:
"Per... per q-quanto tempo mi amerai ancora?"

Il mondo stesso sembrò fermarsi.

Fu una domanda timida, apparentemente fuori luogo. Una domanda che forse nessun'altra donna avrebbe posto in un momento simile. Ma Hermione voleva una risposta. Subito. E ciò confermava che la sua sete di conoscenza, il suo voler tenere tutto sotto controllo, chiaro e trasparente, andava e sarebbe sempre andato oltre ogni altra emozione momentanea.
Hermione Granger DOVEVA sapere cosa sarebbe successo fuori da quel letto, cosa aspettarsi il giorno dopo, e quello dopo ancora... anche se ciò avrebbe rischiato di interrompere disastrosamente l'amore che stavano facendo.
Non voleva più raggiungere il paradiso per poi ricadere all'inferno ogni dannatissima volta.

Draco inspirò a fatica e rallentò i movimenti gradualmente, fino a fermarsi del tutto, pur restando incagliato dentro di lei con il sesso dolorosamente pulsante e teso, conscio che qualcosa nell'aria era cambiato in modo repentino.

Per quanto tempo mi amerai ancora?

Era una domanda che sulle prime non aveva capito, troppo UOMO per andare a cogliere subito le diverse sfumature nei pensieri di una donna. Poi, aveva intravisto le ciglia di lei inumidirsi di lacrime (nonostante il piacere che stava trattenendo a tutti i costi mordendosi un labbro), ed aveva capito...

Quella domanda apparentemente fuori luogo, aveva un significato ben preciso, e Draco si rese conto che, in effetti, così fuori luogo non lo era affatto: lui ed Hermione avevano passato tanto di quel tempo ad amarsi e poi mandarsi al diavolo, a promettersi felicità per poi lasciarsi, che sicuramente lei aveva paura che questa potesse essere l'ennesima volta.

Per quanto tempo mi amerai ancora?

Era giusto così. Era giusto, da parte di Hermione, chiedergli certezze. Non erano più due persone che si rotolavano su di un letto solo per il gusto di fare sesso senza impegno. Ormai erano andati oltre il solo appagamento dei sensi. Si erano scambiati i pensieri, avevano affrontato l'opinione del mondo magico, Hermione aveva sacrificato la sua aura di impeccabilità, si era rimboccata le maniche e lo aveva tirato fuori dalla solitudine malinconica che lo circondava da dieci anni, rompendo la bolla in cui si era rinchiuso; mentre Draco... Draco si era fatto scartare la mente come un pacco regalo, l'aveva lasciata entrare dentro di lui, le aveva messo in mano la sua anima nera senza alcuna resistenza e si era fatto plasmare, guidare, insegnare, fino ad uscirne migliore. Forse.

Tanto che il marchio nero sull'avambraccio sinistro non gli faceva neanche più tutto il ribrezzo di una volta.

Ora erano solo un uomo e una donna che si volevano.

Draco le baciò la pelle candida della schiena sorridendo appena, rincuorato, e senza controllarsi più, ricominciò ad affondare lentamente in lei, mentre le spostava i capelli da un lato per respirarle sul collo tutto il suo desiderio ardente.
Le parole che subito dopo le sussurrò roco ad un millimetro dall'orecchio, fecero avvampare la donna d'emozione...

Per quanto tempo mi amerai ancora?

"Sempre, Hermione. Sempre."

Non ci fu più nient'altro da aggiungere. Persero il controllo totalmente, irreparabilmente.
Per Draco, tornare ad affondarle dentro fu come riprendere fiato dopo una lunga apnea: gemette senza freno quando la penetrò fino alla fine, quasi facendole male. Ma Hermione sembrò non risentirne, dato che ruotò il bacino per sentirlo più profondamente in lei.
E così, si spinsero di nuovo uno contro l'altro, affamati di piacere, abbandonando ogni pensiero razionale, troppo assorbiti dall'istinto primitivo e viscerale di unire le loro carni. Irresistibile.
Hermione lo lasciò entrare più e più volte, fino a sfinirsi, fino a non avere più fiato per gridare il suo desiderio, mentre Draco non le lasciava via di scampo.
La prese in tutti i modi che conosceva, la piegò sensualmente ai suoi voleri, tormentandola e tormentandosi a sua volta come un amante perfettamente navigato.
Le mormorò di continuo parole irripetibili e deliziosamente oscene; la guardò negli occhi sfacciatamente, incurante e quasi divertito dagli ultimi residui del suo pudore femminile; le leccò ogni angolo di pelle, giungendo in posti immorali e già molestati in abbondanza; le afferrò addirittura i capelli stringendola con decisione, quando il piacere si fece troppo forte.
Infine, la portò sopra di sé.
Le spalancò le gambe senza alcun garbo ed affondò a piene mani nei suoi fianchi, poi la penetrò ancora e ancora, imponendole un ritmo frenetico, osservandola lascivo senza perdersi di lei un solo movimento, un solo gemito, una sola supplica.
La fece venire su di lui, mentre la baciava vorace, spegnendo dentro la bocca i loro violenti e rauchi gridi di piacere. Poi, la incollò al suo bacino senza più permetterle di uscire, premendo disperatamente con le mani sulle sue natiche per tutto il tempo necessario a raggiungere il piacere...

E furono i tre secondi d'estasi più belli della sua vita.

L'orgasmo è coinvolgimento totale: mente, corpo, anima, tutti insieme. L'intero essere vibra, dalle dita dei piedi, alla testa... e tu non sai più chi sei. E' come una follia, è come un sonno, è come meditazione: è come la morte.

Draco si riversò dentro di lei per la prima volta, e lo fece senza preoccupazioni, senza porsi alcun problema: perfettamente in pace con se stesso, qualsiasi cosa sarebbe derivata da quel gesto. E la tenne ferma, disperatamente affondato in lei, fino a quando anche la più piccola pulsazione del suo sesso sparì.
Poi, riprese fiato in silenzio, mettendo da parte tutta la frenesia bruciante che aveva provato, ed Hermione, ancora incollata a lui, lo guardò intensamente, un po' sconvolta dal suo gesto inaspettato, con la sensazione stranissima del suo seme caldo che le riempiva il ventre. Averebbe voluto chiedergli come mai lo aveva fatto, ma la domanda rimase solo un punto interrogativo silenzioso negli occhi. Lui, che aveva capito, in risposta le regalò soltanto un mezzo sorriso sornione, quindi scivolò fuori da lei accarezzandole delicatamente una guancia, e le baciò le labbra con infinita dolcezza.
A poco a poco i loro corpi si placarono, i cuori persero la frenesia, i respiri tornarono lenti, le espressioni si distesero e i pensieri si fecero leggeri.

La stanza era così meravigliosamente silenziosa che il fruscio delle lenzuola provocato dai loro movimenti era l'unico rumore percepibile.
Hermione assaporò ogni singolo istante di pace stringendosi a lui, accarezzandogli il torace, intrecciando le gambe alle sue, ed immaginando una vita migliore e felice, dove Draco Malfoy non aveva paura di camminare per strada alla luce del sole, una vita dove tutti i suoi problemi si risolvevano (o per lo meno imparava a gestirli con razionalità), in cui magari qualcuno lo salutava pure scambiandoci qualche chiacchiera, una vita dove lui e lei si tenevano per mano a Diagon Alley mentre compravano qualche pozione, un calderone nuovo, pergamente, inchiostro, spezie... Una vita in cui andavano a vedere insieme una partita di Quidditch, anche se Hermione lo aveva sempre odiato.

"Ehi..."
Un sussurro roco la raggiunse nel mezzo delle sue fantasie, e si ritrovò a sollevare il capo per guardare negli occhi grigi dell'uomo, occhi cristallini pieni di aspettativa.

"Mmmh..." Hermione gli rispose così, mugolando senza forze, accorgendosi solo ora di essere sfinita dall'amore che avevano fatto, dall'impeto di Draco, dalla sua virilità, dalla prestanza fisica, dal suo modo di fare erotico e sfacciato.
Lui la guardò intensamente, tenendola stretta a sé, quasi indeciso a parlare, con un tremore interno che nasceva dalla gioia selvaggia di non averla persa: Hermione Granger era SUA, sua e basta.
Non importava quante volte ancora si sarebbe perso, ormai il giovane aveva imparato a conoscere la strada dell'amore, che era un po' come la strada di casa: una strada che si torna a percorrere senza fine... un posto dove si ritorna sempre.

Infine Draco si mosse appena, sospirò rilassato, quasi sbadigliando, sistemò meglio Hermione dentro il suo abbraccio e le disse, con voce bassa, ma senza malizia:
"Dormi qui con me?!"  




Continua...






"L'orgasmo è coinvolgimento totale: mente, corpo, anima, tutti insieme. L'intero essere vibra, dalle dita dei piedi, alla testa... e tu non sai più chi sei. E' come una follia, è come un sonno, è come meditazione: è come la morte." Osho




 
   
 
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