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Autore: Teo5Astor    04/08/2021    10 recensioni
Quanto può essere labile il confine che separa sogno e realtà, sanità mentale e pazzia, amore e odio?
Quanto può far male il non riuscire a trovare il proprio posto nel mondo? Quanto può renderci fragili e allo stesso tempo forti il rincorrere un amore che sembra impossibile?
E quanto può essere forte il bisogno di evadere? La necessità di sentirsi davvero liberi, per una volta? Di fregarsene di tutto?
Quante domande ci poniamo? Quanti dubbi ci bloccano?
Lazuli Eighteen cercherà le sue risposte, ritrovandosi catapultata in un mondo incantato dove ogni cosa sembra essere possibile e dove tutto appare assurdo e allo stesso tempo perfetto.
Un viaggio nel Paese delle Meraviglie, in mezzo a personaggi straordinari, ma, soprattutto, un viaggio dentro sé stessa.
Alla ricerca di sé stessa.
Un viaggio nell'amore e nell'amicizia, nelle gioie e nei dolori che la vita ci mette davanti.
Una sfida ai sentimenti e alle paure.
Con un ragazzo un po' matto con un cappello calcato sulla testa pronto ad aiutarla, a indicarle la via e a regalarle quel sorriso di cui tutti, in fondo, avremmo bisogno nei momenti difficili.
Benvenuti a "Lazuli in Wonderland", rivisitazione libera di "Alice in Wonderland"
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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6 - Oscuri presagi
 
 
Lazuli mangiò il pasticcino e fu felice di scoprire che il suo corpo cominciava a rimpicciolirsi a vista d'occhio. Ormai non faceva neanche più caso alle sensazioni che le dava ogni trasformazione, si stava abituando. Non appena fu abbastanza piccola da potersene andare, lasciò la camera di Bulma ormai semidistrutta e scese le scale più veloce che poteva.
Sbuffò e strinse i pugni quando si rese conto che era di nuovo alta non più di una trentina di centimetri, e che quindi doveva trovare di nuovo qualcosa che la facesse tornare alle sue abituali dimensioni.
"Lazuli, tesoro, te ne vai di già?" la chiamò la mamma di Bulma, sorridendole con fare gioviale davanti alla porta di casa.
"Sì, sono di fretta" ribatté, sfrecciandole sotto le gambe e cominciando a correre in giardino.
Si guardò intorno, decisa a trovare la via più breve che potesse condurla verso quel bosco che secondo Lunch era estremamente pericoloso, ma nel quale doveva trovarsi anche Radish.
Mentre si guardava intorno, un'abbaiata acuta proprio sopra la sua testa accompagnato da un'improvvisa ombra che aveva oscurato il cielo le fecero alzare lo sguardo in tutta fretta.
Un enorme cane la fissava dall'alto e, allungando debolmente la sua zampa ricoperta di pelo beige, cercava di toccarla. Sembrava gigantesco rispetto alle dimensioni attuali di Lazuli, ma anche lui era una sua vecchia conoscenza.
"Bee!" esclamò la bionda, e il cane, un Golden retriever dal pelo lucido e dall'aria giocosa, abbaiò in tutta risposta e cominciò a scodinzolare con gioia.
Si trattava del cane di Mr Satan, il vicino di casa di Lazuli, proprietario di una grande e lussuosa villa nel suo stesso quartiere. Un personaggio singolare, di mezza età, eccentrico e borioso, ma di indole buona e generosa. Ex combattente di wrestling ed ex attore, ultimamente aveva investito in un canale televisivo e in una casa editrice. Gli affari gli andavano bene, non escludeva di provare a entrare anche nel mondo del grande schermo a breve. Lui e Lazuli si erano conosciuti grazie ai rispettivi cani, portandoli a spasso e incontrandosi di tanto in tanto al parchetto. Lui le aveva anche offerto una chance di cambiare vita, di guadagnare quei soldi che aveva sempre desiderato. E di liberarsi di quel lavoro che odiava, soprattutto. E lei gli aveva detto che doveva pensarci. Che aveva bisogno di tempo. Ma non si era confidata con nessuno, non aveva chiesto aiuto o consigli.
La ragazza scosse la testa, scacciando quei pensieri. Aveva cose più importanti a cui pensare. Ci sarebbe stato tempo per il suo futuro lavorativo.
"Sei qui da solo? Non c'è il tuo padrone?" gli domandò, e il cane smise di scodinzolare, assumendo un'aria dimessa.
"Uhm... ti ha lasciato ai genitori di Bulma ed è andato da qualche parte?" buttò lì, e il cane abbaiò felice. Sembrava capirla.
"Quindi anche Satan è qui in giro..." disse tra sé pensierosa Lazuli, prima di riprendere a guardare Bee, che continuava a fissarla dall'alto con la lingua a penzoloni. "Tu sai dove si trova il bosco in cui sono andati tutti?"
Il cane abbaiò e abbassò il busto fino a fargli toccare l'erba, tenendo in alto il sedere e continuando a sventolare verso l'alto la coda come fosse una bandiera.
"Bravo, Bee!" gli sorrise la ragazza, accarezzandogli il muso con la piccola mano che si ritrovava.
Con gli animali riusciva a sciogliersi. Loro non l'avrebbero mai giudicata. Non l'avrebbero mai chiamata Regina delle nevi o parlato alle sue spalle.
"Mi porti tu? Posso salire in groppa?" gli chiese, e il cane sembrò annuire abbaiando.
Così Lazuli montò sulla schiena come se stesse salendo su un cavallo e Bee cominciò a sfrecciare nel prato, così veloce che doveva tenersi ben salda ai suoi pelli del collo per evitare di cadere.
Dopo pochi minuti si pararono davanti a loro cespugli, arbusti e piante sempre più grandi, finché non cominciarono a vedersi anche i primi alberi, che via via diventavano sempre più fitti.
Bee rallentò e poi si fermò, annusando qualcosa che sembrava avere tutta l'aria di essere una semisfera biancastra con dei bubboni giallognoli. Dopo pochi istanti arretrò guaendo, con la coda tra le gambe.
"Buono, buono" lo rassicurò dolcemente Lazuli, accarezzandogli la testa e poi scendendo per andare a controllare.
Si rese conto che quella semisfera poteva essere un guscio di uno strano uovo, visto che poco più in là ce n'era un'altra, uguale e speculare. Era un guscio rigido e spesso, come un'enorme noce di cocco tagliata a metà.
Un brivido le corse lungo la schiena.
Sollevò lo sguardo in direzione del bosco e percepì una sensazione sinistra provenire da lì. E ne ebbe conferma voltandosi in direzione di Bee, spaventato e tremante a qualche metro da lei.
"Grazie per avermi accompagnata, Bee. Ora proseguo da sola" gli sorrise Lazuli. "Torna dai genitori di Bulma".
Il cane mosse un passo verso di lei, sembrava triste, seppur intimorito.
"Me la caverò. Vai, adesso!" gli ordinò, e si mostrò impassibile finché il cane non si decise ad andarsene.
Non voleva mettere in pericolo anche lui.
Già, perché sentiva che oltre quegli alberi avrebbe dovuto affrontare qualcosa di oscuro, e si domandò se avrebbe davvero incontrato anche Radish da qualche parte. Se stesse bene, se fosse riuscito a superare anche lui indenne quell'ostacolo che ancora non vedeva, ma di cui percepiva la presenza.
 
Lazuli notò una sorta di sentiero fatto di erba bagnata e schiacciata che cominciava da quei due gusci vuoti e si ingrossava man mano che si entrava nel fitto della vegetazione. Decise di seguire quella pista. Se stava correndo davvero un pericolo, voleva sapere che cosa fosse. E voleva capire come affrontarlo.
A un certo punto si trovò davanti un grosso ostacolo, sembrava un masso allungato è molto largo, non riusciva a capire bene perché si camuffava col resto della vegetazione. Però era quello il punto in cui le tracce finivano, e così decise di arrampicarsi su una piccola pianta per provare ad avere una panoramica migliore su quella strana cosa che non riusciva a identificare.
Tuttavia, quando si rese conto di quello che aveva trovato, trasalì e rischiò di cadere. Dovette tenersi stretta al tronco di quella pianta su cui era salita, mentre una sgradevole sensazione allo stomaco cominciava a tormentarla e i brividi che aveva provato poco prima davanti all'uovo misterioso tornavano a farle venire la pelle d'oca.
Non era infatti un masso, bensì una gigantesca crisalide marrone e verdognola simile a quella di una cicala, ma lunga un paio di metri. Si poteva vedere molto bene la forma della faccia dell'essere che si era sviluppato all'interno di quell'involucro ninfale, coi suoi grandi occhi allungati e una bocca più simile a un muso rigonfio. Lazuli distingueva le quattro zampe su cui l'essere si era raggomitolato durante la sua crescita e la forma delle ali da insetto sul dorso. E, proprio sul dorso della crisalide, era ben visibile un ampio squarcio, dal quale si poteva intravedere del muco verdastro che ancora colava al suo interno.
La ragazza dovette trattenere un conato di vomito mentre scendeva dalla pianta, ma non aveva tempo di provare disgusto, repulsione o paura. Qualunque cosa fosse cresciuta in quell'inquietante crisalide, era uscita ed era lì da qualche parte.
Se lo sentiva.
 
Lazuli notò su un cumulo di terriccio poco distante delle orme mostruose, un gigantesco piede a tre dita, di cui due anteriori e una posteriore, e decise di seguirle, addentrandosi all'interno del bosco.
Proprio nel momento in cui la terra aveva lasciato posto all'erba, impedendole così di continuare ad avere un pista da seguire, Lazuli notò in lontananza qualcosa abbandonato per terra. Sembravano dei vestiti, che ci fosse qualcuno nei paraggi?
La ragazza si avvicinò e sentì un brivido accarezzarle la schiena: sul prato erano disposte una maglietta gialla con un buco al centro della schiena, dei jeans e delle sneakers bianche con tanto di calze ancora infiliate al loro interno e che allo stesso tempo fuoriuscivano dai pantaloni.
Che cos'era quella cosa inquietante? Uno scherzo? Una specie di fantoccio senza che all'interno dei vestiti ci fosse qualcosa o qualcuno? Quei capi d'abbigliamento, infatti, erano posizionati per terra proprio come se fossero stati indossati da una persona fino a un attimo prima. E cosa significava quel buco nella maglietta?
Lazuli si chinò per esaminarlo da vicino, ma non c'erano tracce di sangue. Solo tessuto squarciato verso l'interno, come se qualcosa avesse colpito quella maglietta dall'esterno. Qualcosa come un enorme pungiglione o una gigantesca siringa.
Un leggero alito di vento smosse i capelli di Lazuli, portando con sé l'odore della paura che aleggiava in quel tratto di bosco. La ragazza si rialzò e si sistemò una ciocca dietro l'orecchio, inspirando a fondo.
Quello che respirava non era però l'odore della paura, bensì odore di morte. Se ne rese conto, così come si rese conto che probabilmente fino a poco prima c'era una persona viva e vegeta dentro quei vestiti ai suoi piedi.
Era sola e sentiva di non poter tornare indietro. Non poteva scappare e non voleva farlo. Doveva andare avanti, e così fece. Perse il conto di quanti altri vestiti abbandonati a terra incontrò lungo il suo cammino, tutti con lo stesso identico buco sulla schiena. Completi da uomo, abiti da donna, addirittura qualche vestito che doveva essere appartenuto a dei bambini. Provava rabbia mista a terrore, ed era sempre più certa che stava andando incontro a qualcosa o qualcuno di spietato, inquietante e soprattutto molto pericoloso. Perché aveva denudato e rapito tutta quella gente disponendo poi per terra in quel modo i loro vestiti? Li aveva uccisi? Questa era l'opzione più probabile, doveva essere un seriale con l'ossessione dei vestiti. Ma dov'erano finiti i corpi delle vittime? Perché li portava con sé? Lungo il cammino, infatti, non aveva notato parti di terreno che sembravano essere state dissotterrate da poco.
Persa nei suoi pensieri, Lazuli notò un leggero fumo emergere da dietro le chiome di alcuni alberi, gli stessi alberi dove sembravano interrompersi le tracce lasciate da quegli inquietanti abiti abbandonati per terra. Superò una camicetta azzurra tristemente lasciata sull'erba insieme a una minigonna nera e delle scarpe col tacco e si infilò sotto un cespuglio, sfruttando le sue dimensioni ridotte, per vedere da dove proveniva quel fumo.
Si ritrovò davanti a un gigantesco fungo, e non riuscì a strozzare un piccolo urlo di stupore e spavento, rischiando anche di inciampare all'indietro. Non certo per causa di quell'enorme fungo dalla base biancastra simile al tronco di un grosso albero e dal cappello rosso con chiazze bianche qua e là, così ampio che ai lati pendeva tanto da sfiorare l'erba.
Era l'essere seduto a gambe incrociate sopra al fungo a inquietarla.
E non aveva dubbi: era lui ad essere uscito dalla crisalide, seminando morte fin lì.
 
L'essere la fissava, con un ghigno sinistro appena accennato su una bocca priva di labbra, simile a una sorta di muso striato e leggermente sporgente. Gli occhi velati di un rosso tenue tendente quasi al rosa, dall'iride nera assottigliata e verticale come quella di un rettile. Un corpo verdastro con macchie più scure, dotato di due ali da insetto chiuse sulla schiena e di una lunga coda che terminava con un enorme pungiglione marrone. Corporatura magra eppure muscolosa, con braccia sottili incrociate al petto e gambe a loro volta lunghe e sottili che terminavano con delle zampe a tre dita dotate di artigli neri identici a quelli che aveva sulle mani. Doveva essere alto almeno due metri, senza considerare quelle due specie di corna ricoperte di pelle come il resto del corpo che andavano a formare una V allargata sopra il suo cranio. Sull'addome si trovavano le stesse striature marroni presenti sulla bocca, e intorno alla sua figura aleggiava un'aura che avrebbe spinto chiunque a fuggire senza mai voltarsi, implorando per la propria vita.
Chiunque, ma non Lazuli.
I suoi occhi di ghiaccio brillavano mentre avanzava di un paio di passi verso quell'ibrido tra un umano, una cicala e qualcosa d'altro di indefinito e grottesco. Non aveva più paura, nonostante fosse grande quanto una mano di quel mostro e sapesse benissimo di non avere nessuna possibilità contro di lui, se avesse deciso di attaccarla. Quell'essere aveva qualcosa di familiare, qualcosa che voleva esorcizzare con tutta sé stessa perché le evocava sensazioni negative. E, inoltre, sentiva che aveva qualcosa a che fare con quello strano ring che aveva intravisto dalla porticina più piccola nella stanza sotterranea che l'aveva portata in quel mondo.
Il mostro fumava lentamente da un narghilè posizionato accanto a lui. Inspirava avidamente ampie boccate di fumo e poi lo soffiava verso il cielo, formando talvolta dei cerchi. A Lazuli dava fastidio quell'odore di tabacco, ma non era nemmeno paragonabile al fastidio che provava nell'essere di fronte a quell'essere che doveva essere un assassino e che sentiva anche legato a lei, senza sapere come.
Si guardarono ancora per un po', in silenzio, come se fossero impegnati a studiarsi a vicenda.
La ragazza reggeva lo sguardo dell'essere, lui la guardava con fare di superiorità senza smettere di fumare. Dava l'aria di essere pienamente consapevole di quanto stesse succedendo, a differenza di lei, che non poteva avere ancora il quadro completo degli avvenimenti folli che le stavano stravolgendo la vita in quel mondo in cui tutto sembrava possibile.
La cicala umanoide si sfilò lentamente dalla bocca il narghilè senza smettere di fissare Lazuli, conficcando poi il boccaglio sul cappello del fungo con un gesto secco e deciso. Sembrava quasi che un pungiglione avesse trafitto una schiena umana, proprio come doveva essere successo ai possessori di tutti quegli abiti che la ragazza aveva trovato per terra lungo il suo cammino.
Continuava a guardarla con aria lasciva, bramosa, impaziente. Ed era inquietante e grottesco considerato il suo aspetto mostruoso. Si passò la lingua sottile e violacea su quelle specie di labbra striate che si intravedevano sul suo muso sporgente. Lazuli dovette trattenere un altro conato di vomito e la repulsione che quell'essere generava in lei, non tanto per il suo aspetto, quanto per il suo modo di fare. Ma doveva restare calma, essere furba, cercare di volgere la situazione a proprio favore. Era alta trenta centimetri al massimo e non aveva nessun potere o arma, ma le restavano sempre il suo cervello, la sua freddezza e la lucidità che l'aveva sempre aiutata nei momenti più delicati della sua vita. E che le impediva ogni giorno di fare una strage, considerando la quantità di persone che non sopportava e che la infastidivano, soprattutto al lavoro, ma anche in altri ambiti della sua vita.
"E tu chi sei?" chiese all'improvviso l'essere, con il fare di chi in realtà sapeva benissimo da solo la risposta.
Non era un inizio incoraggiante per una conversazione. Era più un volerne prendere le redini. Assumere il controllo della situazione. Ostentare superiorità.
La sua voce era languida e allo stesso tempo supponente, arrogante e canzonatoria. E sinistra. Terribilmente sinistra.
E, soprattutto, quella era una voce che Lazuli conosceva benissimo.
Una voce che le fece gelare il sangue nelle vene e stringere forte i pugni per la rabbia.
Ma non era quello il momento per farsi travolgere dalle emozioni, doveva raggiungere i suoi obiettivi: affrontare quell'essere, sopravvivere, recuperare le sue dimensioni normali, trovare Radish e magari anche gli altri, a partire da suo fratello Lapis.
E ce l'avrebbe fatta. Eccome se ce l'avrebbe fatta.
Vista in quel momento sembrava piccola e innocua, ma doveva ancora nascere qualcuno in grado di metterle i piedi in testa o di ballare sul suo cadavere. In questo mondo, in quello da cui proveniva, ovunque. Ne era consapevole.
Respirò profondamente e si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, regalando un'occhiata di fuoco al suo interlocutore.
I suoi occhi di ghiaccio scintillavano come nelle migliori occasioni, fieri e carichi di determinazione. Sembravano diamanti nella neve, gocce di gelida rugiada illuminate da un'alba invernale.
"Io sono Lazuli fottutissima Eighteen" disse, accennando un sorriso diabolico, con una voce che quasi non sembrava la sua. "E tu lo sai benissimo. Vero, Cell?"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: ve l'avevo detto che questo capitolo sarebbe stato importante. Vi aspettavate di già un primo incontro tra Lazuli e Cell, per di più nella sua versione base? Una chiusura di capitolo alla Harley Quinn per Lazuli, tra l'altro! Non c'entra niente, ma andate a vedere il nuovo The Suicide Squad al cinema e recuperate Birds of Prey se non li avete visti! ;-)
Tornando al capitolo, abbiamo anche incontrato il cane Bee e scoperto cose importanti su Mr Satan... cosa starà combinando in questo mondo? E Lazuli accetterà la sua offerta di lavoro se mai riuscirà a tornare indietro?
Per la parte del cane mi sono ispirato al racconto originale, dove effettivamente Alice incontra un cane enorme rispetto a lei prima del Brucaliffo.
Piuttosto, cosa ne dite di Cell come Brucaliffo?
Ci tengo poi a complimentarmi con chi settimana scorsa ha riconosciuto Yurin, che ho solo citato tramite una furiosa Lunch e che fa una fugace apparizione in DB Super accanto a Tensing prima del Torneo del Potere.
 
Ringrazio anche stavolta tutti voi che mi sostenete e date fiducia a questa storia, siete super! Grazie anche a chi ha inserito la storia nelle liste!
E grazie poi a Taanipu per le bellissime immagini create col dollmaker di Lazuli e Radish! Nel prossimo capitolo rivedremo invece Sweetlove e un'altra delle sue magnifiche Lazuli, stavolta col look che aveva all'inizio della storia fino al balletto asciugante della Squadra Ginew!
 
E ora una comunicazione importante: mi fermo per due settimane per via delle ferie, quindi ci rivediamo qui mercoledì 25 agosto!
E ci interrompiamo in un momento davvero importante, perché Lazuli, per di più in versione piccola, si ritrova sola al cospetto di Cell. Proverà ad assorbirla? Vorrà ucciderla? Ci sarà un discorso surreale e al tempo stesso rivelatore come quello che avviene tra Alice e il Brucaliffo? Lazuli riuscirà a tornare alle sue dimensioni normali? E a trovare Radish?
Lo scopriremo il 25 agosto con "L'Essere Piuccheperfetto".
 
A presto!
 
Teo
 
 
 
 

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