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Autore: Rosette_Carillon    07/08/2021    1 recensioni
[SPOILER Black Widow]
Marta lavora ancora per lo S.H.I.E.L.D, e vive nella New Avengers Facility. Perché, si sa, gli Avengers possono salvare il mondo ma, quando si tratta di gestire le proprie vite, non sono poi così efficienti.
La Vedova Nera ne è un chiaro esempio.
[Captain America, Knives Out, Black Widow]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Natasha Romanoff, Steve Rogers
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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Capitolo 10
Just keep living
 
 





 
 
 
 
You will feel better than this. Maybe not yet, but you will.
You just keep living until you are alive again.
-Call the midwife
 
 
 





 
<< E Natasha? >> mormora Bucky, stringendosi al corpo dell’uomo, e premendo la fronte contro l’incavo del suo collo.
<< Dorme, >> risponde Steve, la voce stanca. << L’ho portata in camera sua. Sua madre era preoccupata che avrebbe passato la notte in infermeria, sul letto di Yelena. >>
<< Sei preoccupato anche tu. >>
Ha cominciato a piovere poche ore prima, poco dopo il loro ritorno dalla Russia. È rilassante vedere la pioggia che scorre sui vetri, stando comodamente sdraiati sul letto; ascoltare il battere ritmico delle gocce, mentre le musiche di Satie riempiono l’aria.
<< Non ho mai visto Nat così…credo che questa missione l’abbia davvero provata… >>
<< Mh… e tutto è finito bene, no? >>
<< …Yelena ha parlato di un condizionamento chimico… >>
<< Lascia che ci pensi Melina. È brava. >>
<< Mh. >>
<< Ora dormi, >> mormora, sistemando le coperte << sei stanco anche tu. >>
 
                                                                              §
 
<< Cos’è? >>
<< Thè nero. Melina dice che ti piace. >>
<< Solo thè? >>
Marta le rivolge uno sguardo incerto, poi realizza.
Che stupida, avrebbe dovuto capirlo prima: lo sguardo di diffidenza di Yelena è lo stesso che le aveva rivolto Bucky anni prima.
<< Io non posso mentire, >> allunga la tazza alla donna << letteralmente, >> precisa. << E tu dovresti davvero mandare giù qualcosa. >>
Yelena è ancora diffidente, e Marta la capisce. Avrebbe voluto che ci fosse Melina, ma la donna era preoccupata per Natasha così, mentre Yelena dormiva ancora, si era allontanata per assicurarsi che la maggiore delle sorelle stesse bene.
<< Chiunque sa mentire, >> commenta poi Yelena, accettando la tazza. << Basta imparare. >>
<< Io no, sto male. Fisicamente. >>
<< Che sfiga. >>
Marta si stringe nelle spalle << ormai sono abituata. >>
L’altra donna la guarda con attenzione << e tu… chi saresti? Diventi verde, vieni da un pianeta lontano, o…? >>
<< Oh, no. Io sono solo l’infermiera. >>
<< Ah. Tu rimetti assieme i pezzi di Avenger che rimangono dopo le missioni, >> stringe la tazza tiepida fra le mani. << Dove sono Natasha e mia mamma? >> chiede poi.
La porta dell’infermeria si apre, << io sono qui, >> mormora un’assonnata Natasha << Melina è andata a mangiare qualcosa. >>
Marta le allunga un thermos << qui c’è del caffè zuccherato. No, non voglio sentire storie, hai bisogno di zucchero. E mi aspetto che tu mangi qualcosa prima di pranzo. Chiaro? >>
<< Sì, signora, >> la donna è troppo stanca per discutere, e accetta le condizioni dell’infermiera senza ribattere.
<< Bene, io vi lascio. Chiamatemi se succede qualcosa. >>
Le due sorelle restano sole, una davanti all’altra, poi la maggiore si siede sul letto della minore, il thermos in mano, e la invita a bere il suo thè prima che diventi freddo.
Non sa bene come iniziare quella conversazione. Ci sono tante cose che vorrebbe dire, ma non sa come iniziare.
<< Ho respirato qualcosa mentre ero lì, >> mormora Yelena dopo un po'.
Natasha annuisce << va tutto bene. Hai solo minacciato Bucky puntandogli contro una semiautomatica e intimandogli di ‘stare lontano da tua sorella’. >>
<< Bè… se lo sarà meritato. >>
<< Gli hai urlato contro che ‘lui non mi merita’, >> continua, sedendosi sul letto.
<< Oh, no. >>
<< Sì. E che ‘nostro padre odia gli americani’. >>
<< Ma che-? >>
<< Parole tue, >> ridacchia Natasha, sorseggiando il suo caffè. Allunga una mano e accarezza delicatamente il volto della sorella.
<< Bè, non ero in me, >> sussurra l’altra, socchiudendo gli occhi.
<< No, non eri in te, >> il suo tono si addolcisce. << Melina dice quello che hai respirato è solo… un antifurto in versione Stanza Rossa. Ti ha incasinato gli ormoni, e per alcuni giorni sarai un po' stordita, e agitata. Potresti avere crisi depressive. >>
<< Quindi che si fa? Sarò imbottita di antidepressivi?  >> una lacrima le riga una guancia, e Natasha gliela asciuga delicatamente con le dita << no, la situazione dovrebbe sistemarsi entro qualche giorno, >> le accarezza la fronte lentamente, traccia il profilo del naso << va tutto bene, sei al sicuro. Sei forte. Sei tanto forte, >> la rassicura. << Quello che hai respirato avrebbe dovuto spingerti al suicidio. Sembra si tratti di una sostanza pensata per spingere i nemici a togliersi la vita, senza che nessuno debba alzare un dito. >>
Yelena non dice nulla, si abbandona al contatto fisico, che per lei non è mai abbastanza, e si gode quelle attenzioni. Le lacrime continuano a rigarle le guance, e lei stringe le labbra combattuta fra l’umiliazione che prova mostrandosi così fragile, e la necessità di farsi aiutare.
Se fossero state ancora bambine, non si sarebbe certo fatta tutti quei problemi: avrebbe chiamato sua madre fra le lacrime, o avrebbe cercato la protezione di Natasha.
Ma non è più quella bambina, e Natasha…chi è Natasha?
<< Ci ho provato. >>
<< Cosa? >>
<< A- >> le manca la voce. << Mi dispiace. Non so…n-non- era come se non fossi io, e mi stessi osservando dall’esterno…ma la semiautomatica era scarica, e- >>
<< Che cosa? >>
<< Scusa, ti prego, s- >>
Natasha poggia il thermos sul comodino, e si siede accanto alla sorella. La prende fra le braccia e la stringe dolcemente contro il suo corpo. << Raccontami tutto, >> le chiede, mentre le sue mani giocano con i suoi capelli. Si attorciglia lunghe ciocche bionde attorno alle dita.
Traccia, fra le spalle di Yelena, e lungo la sua schiena, figure immaginarie. Cerchi, spirali e linee, e aspetta che la sorella si tranquillizzi.
<< Ti ricordi la nostra filastrocca? Quella che ti piaceva tanto?  Walking through the jungle X marks the spot/ >> un dito traccia una croce sulla schiena di Yelena. << Dot dot >> due punti, uno a destra e l’altro a sinistra, << line line / spiders crawling up your spine >> la mano di Natasha risale rapida lungo la sua schiena. << Snakes slithering down/ spiders crawling up your back Snakes slithering down >> poi la lascia scivolare giù << here comes the spider to bite you- *>>
Vorrebbero continuare a ridere, dimenticare tutto. Yelena si contorce, ridendo, fra le sue braccia, e la filastrocca resta incompiuta; si rifugia fra le braccia della sorella e mormora un << non mi hai mai detto di essere nata nel 1939. >>
Silenzio.
<< Non l’ho mai ritenuto troppo importante, >> ammette poi l’altra donna. Molti di quegli anni non li ha davvero vissuti, è stata congelata più volte, e i primi anni della sua vita sono avvolti nella nebbia.
Non sa se i pochi ricordi di quel periodo siano dovuti al congelamento, o a un meccanismo di protezione del suo cervello, che ha scelto di cancellare ricordi troppo traumatici.
Le chiede come abbia fatto a scoprirlo.
<< Ho trovato dei fascicoli nella casa. >> Sapeva di non essere mai stata una ballerina? Le avevano insegnato la danza per sottometterla alla disciplina, e non era mai stata sul palco di un teatro: quei ricordi erano artificiali**, parte del suo condizionamento.
Natasha annuisce piano: se n’era resa conto tempo dopo aver lasciato la Russia, ma aveva avuto dei dubbi anche prima di ciò.
Però non ha appeso al chiodo le scarpette.
<< Perché? Non era reale, ti hanno costretta. >> Yelena non capisce.
<< Amavo la danza. Era l’unica cosa che ho imparato a non avere a che fare con la morte. È confortante lasciare che il corpo si muova in maniera automatica, formando figure a lei conosciute e talmente familiari da non aver bisogno di essere davvero concentrata su come si sposta nello spazio.
Si tratta solo di seguire uno schema, nulla di più. << Cos’altro hai trovato? >> chiede poi.
Yelena esita. << Sono nata a Kiev***- >> si ferma, la voce trema.
Durante il suo racconto si ferma più volte, cerando di trovare le parole che le restano bloccate in gola. Parlare le fa quasi male, sente i muscoli del collo contrarsi, come volessero impedirle di dare voce alla sua storia.
Una parte di lei vuole tacere, perché finché non lo dirà ad alta voce, potrà ancora illudersi che nulla di ciò che è venuta a sapere sia reale.
Suo padre era un ufficiale del KGB, sua madre sarebbe stata una Vedova Nera. << Rimasta incinta di quel bastardo quando aveva quindici anni. Scappò, ma lui la trovò, e la riportò indietro. >>
Non ha mai trovato un certificato di nascita, perché non è mai esistito.
Non fu chiamato nessun medico ad assistere al parto. Non fu chiamato nessuno.
Sua madre morì dissanguata, abbandonata in una cella.
<< Sarei dovuta morire con lei. >>
<< Invece sei qui, >> la consola Natasha << perché sei forte. Hanno cercato di eliminarti, ma tu ti sei salvata ogni volta. >>
<< Credi sia davvero meglio così? Sopravvivere ricordando tutto? >>
<< Sì. Credo di sì, magari non subito, ma starai meglio. Magari non sempre, ma ci saranno tantissimi momenti in cui, anche se per poco, riuscirai a dimenticare il tuo passato, il male che ti hanno fatto. Sarai talmente immersa nel tuo presente, che ringrazierai di essere ancora viva. >>
E nel frattempo?
Nel frattempo può restare in America. Possono guardare i the Peanuts fino a notte fonda, cenare con latte e biscotti, fare colazione con i lucky charms.
<< Oh, mio Dio. >>
<< Mh-mh. >>
<< Ma siamo adulte. >>
<< E allora? >>
Ridono.
<< Papà Alexei? >>
<< Melina l’ha avvisato. Dice che, se Captain America ha aiutato le sue figlie, valuterà la possibilità di non considerarlo più un nemico mortale, >> le accarezza piano il volto. Scuote la testa : quell’uomo è un idiota, ma era davvero preoccupato. Ha fatto loro tanto male, ma non è cattivo.
<< No. No, è solo un idiota. >>
<< Sì. Un idiota che non è capace di mostrare affetto in modo normale. >>
<< Non puoi mostrare affetto, se non sai come. >> Fa una pausa, incerta se continuare. << Sai perché è convinto che il capitano sia suo nemico? Hanno condizionato anche lui****. >>
<< Cosa? >>
Yelena annuisce. Non ha idea di come sia successo, ma ha trovato un fascicolo a riguardo.
Vorrebbe avere con sé tutto ciò che ha trovato in Russia, ma è stata stupida, e ha distrutto tutto.
È stata lei a distruggere la casa vicino a Vyborg, ammette. Tanto non la abitava più nessuno…solo uno scheletro.
<< Uno scheletro? >>
Yelena annuisce << una donna. >>
<< Madame B. >>
<< Spero di sì. La stronza è morta da sola, come si meritava. >>
Natasha non commenta. Poco dopo, Yelena si addormenta fra le sue braccia, e lei resta lì. Si alza solo quando arrivano Melina e Marta, e si allontana per non disturbare la sorella.
Melina la tranquillizza. << Ha respirato il prodotto di un incapace, che ha usato le mie ricerche pensato di riuscire a fare di meglio. L’idea era di spingere chiunque lo respirasse al suicidio, ma- >>
<< Ha detto di averci provato. >>
<< Potrebbe essere dovuto alla crisi depressiva, >> le fa notare Marta pacatamente. << Non è ferita, quindi vuol dire che- >> si ferma cercando un modo delicato per continuare. Non vuole sminuire il problema, né essere troppo tecnica.
Natasha non capisce nulla di tutta quella chimica, biologia e roba da scienziati pazzi, vuole solo essere certa che sua sorella starà bene.
<< Qualsiasi cosa sia successa prima, >> riprende Marta << ora non c’è pericolo. Si tratta di uno squilibrio ormonale che tantissime donne sperimentano durante il ciclo. Ha solo bisogno di stare tranquilla, mangiare un po' di cioccolato e farsi coccolare. >>
<< Desiderava non essere mai nata, >> fa notare.
<< Durante il ciclo si può soffrire di depressione, è piuttosto comune, ma ciò non significa che metà delle donne tenti ogni mese di togliersi la vita. >>
Natasha sospira: le due donne parlano di cose che lei non può capire, e l’unica cosa che le resta da fare è fidarsi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE.
*Di questa filastrocca ne esistono tantissime varianti, io l’ho conosciuta grazie ai video ASMR di Scottish Murmurs ASMR.
**Questa è un’ informazione che ho letto su internet. Non ricordo più se sia un headcanon del fandom, o se si tratti di qualcosa capitato nei fumetti, e non sono riuscita a trovare la fonte.
***Nei fumetti, Yelena è nata lì, ma il resto della sua storia è inventato da me.
**** Questo è un mio headcanon XD.
 
 
 

 
 
 
  
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