DA AUROR A BABBANi
XXVIII CHAP: “Si chiuda il sipario”
Tutti i
personaggi della mia ffc sono di proprietà della Rowling (a parte qualcuno)
quindi ringrazio questa grande donna per averci
regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso… quello di Harry Potter…
io ho terminato, buona
lettura…
Angéle
le parti in corsivo (come in tutte le ffc)
sono ricordi
Dedicato
a chi mi segue dall’inizio. Siete fantastici, vi voglio bene^_____^
Lewis
si guardò intorno. Il suo cervello non riusciva ancora a collegare quello che
Anne gli aveva detto.
Cosa significava che stavano attaccando NewFreedom? Si alzò di corsa dalla sedia del bar in cui
era seduto ed uscì dal locale senza pagare il conto.
Corse
veloce lungo i vicoli, i parchi fino a che non vide la base degli auror a pochi
metri da lui.
Aumentò
l’andatura entrando come una furia nel giardino della caserma. Corse su per le scale di marmo bianche, lungo i corridoi.
Oltrepassò in malo modo vari auror, saltando come un matto una borsa scura
lasciata lì da un ragazzo che parlava con l’infermiera. Svoltò l’angolo sulla
destra e finalmente si ritrovò di fronte la porta di McDury. Entrò come un
razzo senza degnarsi assolutamente di bussare.
-GNERALE!-
urlò con il fiato corto.
Tutti
gli auror seduti intorno al tavolo, intenti allo spoglio dei voti, si voltarono
a guardarlo.
Lo
sguardo di Harry guizzò di preoccupazione, ancora prima che Lewis potesse informarli di qualsiasi cosa.
-Li
stanno attaccando!- l’amico di Anne ingoiò il vuoto,
cercando di riprendere fiato.
-Calmati,
ragazzo e dicci cosa succede.- lo invitò McDury con
calma. Il bruno scosse la testa.
-I
mangiamorte stanno attaccando NewFreedom!-
Harry
sentì il sangue gelarsi nelle vene. Si voltò verso Nott e gli si scagliò
contro. Lo prese per la collottola, sollevandolo di peso e strattonandolo
vicino al muro. –Spera che i miei amici siano tanto in
gamba quanto penso, perché altrimenti la tua testa farà bella mostra sulla mia
scrivania…- sillabò prima di lasciarlo andare. Si voltò verso McDury. –Generale
chiedo il permesso di andare a NewFreedom con un
gruppo di auror.-
L’uomo gli sorrise. –Permesso accordato.-
-Evelyn,
Angelus, Lewis, Matt organizzate la spedizione, partiamo tra
10 minuti.- I quattro auror chiamati annuirono.
-Artemisy,- Harry si rivolse al medimago. –Mi prepari
le fiale della pozione.- L’uomo asserì, uscendo velocemente dall’ufficio
del Generale.
Questa
volta il bambino sopravvissuto non sarebbe rimasto
fermo a guardare.
***
-Cosa
c’è?- disse Ron con rabbia mentre il mangiamorte che
l’aveva bloccato, faceva un passo indietro tenendosi il braccio, dove spiccava
il marchio nero. –Il tuo sporco signore del cazzo ti sta chiamando?-
L’uomo
alzò lo sguardo, inarcando i sopracigli. –Taci, ibrido!- Ron afferrò
più saldamente la sciabola che gli aveva lanciato Mellifluo nel corso della
battaglia e si scaraventò sull’incappucciato. Quest’ultimo, però, si
smaterializzò improvvisamente, facendo cadere in avanti l’auror.
Ron
osservò la scena seduto sul pavimento sporco di
sangue. La grande sala si stava velocemente svuotando
di tutti i mangiamorte rimasti. Presto, degli incappucciati non rimase che la
scia di sangue sul pavimento e, ad occupare quella stanza, si ritrovarono solo
Mellifluo ed il rosso.
-Bene…-
disse Ron quando il biondo gli allungò una mano per aiutarlo a rimettersi in
piedi. –Quindi tu saresti il bastardo che mi ha tolto i poteri?-
Mellifluo
annuì e, con la sua remissione di colpa, arrivò un bel pugno assestatogli da
Ron. L’uomo si portò una mano al volto colpito e si ritrovò a pensare che, in
fondo, pioveva sul bagnato: aveva abbastanza
contusioni da fare invidia ad un pugile dopo un incontro!
-Diretto
come tua sorella…- sussurrò guardandolo negli occhi.
Ron
sorrise, prima di allungare una mano in segno di pace. –Ma sei anche l’uomo a
cui devo la vita.-
Mellifluo
si sorprese emozionato. Mai nessuno, a parte Ginny, gli aveva offerto così
sinceramente la sua amicizia. Allungò la mano verso quella grande e callosa di
Ron, stringendola con trasporto. –Sei un bravo combattente.-
disse all’auror che sorrise orgoglioso.
–Anche tu non sei male.-
All’improvviso,
si sentì un passo lento e calibrato rimbombare nel corridoio dove un paio di
minuti prima erano
svaniti Draco ed Hermione. Ron inforcò
di nuovo la sua spada ma presto dovette rinfoderarla.
-Draco!-
esclamò l’auror sollevato di vederlo vivo. Gli si avvicinò ma presto una
terribile idea si fece largo dentro di lui. Malfoy era solo. Hermione non era
con lui.
Ron
lo bloccò dalle spalle. –Dove sono?- chiese guardandolo negli
occhi stranamente spenti. Draco non ebbe alcuna reazione continuò a
fissarlo, sentendo un grande vuoto nel suo cuore.
-Malfoy
dove cazzo sono?- Mellifluo li superò, inoltrandosi
nel corridoio. Draco trascinò il suo amico che senza entusiasmo lo seguì.
Ron
aprì di scatto la porta del camerino di Maggie e trovò
la ragazza appoggiata al petto di TJ,
entrambi svenuti.
-DRACO!-
gridò Ron scuotendolo. –RISPONDIMI!-
Malfoy
continuava a fissare il punto dove erano svanite le ragazze. Con una mano tremante
lo indicò. –Le hanno rapite.- rivelò con una brutale
semplicità, senza che la sua voce facesse trapelare qualsiasi sentimento.
Ron
lo lasciò andare, trascinandosi con pesantezza verso quel punto indicatogli. Si
lasciò scivolare in ginocchio sul pavimento e guardò fuori, il cielo terso di
una giornata di Maggio. Le stelle trapuntavano quel colore
scuro e dispettose brillavano felici. Sentì il cuore appesantirsi.
A
lui avevano rubato la sua stella.
***
-Harry!-
Ginny
aveva visto il suo ragazzo correre per i corridoi. La divisa da Auror in
missione. Era uscito dal sotterraneo della base, portando con sé una scatola di
legno. Sembrava contenesse qualcosa di incredibilmente prezioso.
-Harry!-
lo chiamò ancora allungando il passo e raggiungendolo in un paio di falcate. Il
capitano si voltò per guardarla un momento. –Cos’è questa
storia?- continuò imperterrita la rossa,
afferrando un braccio di Harry.
-Quale
storia?- chiese il moro senza diminuire il suo passo.
-Quella
che circola per i corridoi.- iniziò Ginny avvertendo
il calore salirle sulle guance. Odiava quando Harry la trattava come una
sciocca. –Quella secondo cui mio fratello ed i miei migliori amici sono stati
attaccati a NewFreedom, mentre voi, Auror esperti, eravate qui a giocherellare
con dei foglietti!-
Harry
si fermò di scatto fissandola negli occhi. Verde con azzurro. Prato contro
cielo. Le sopraciglia rosse di Ginny erano inarcate come non mai.
-Sono
affari che non ti riguardano.- scandì con freddezza il
bruno, superandola ancora.
Ginny
si morse le labbra a sangue. Il cuore iniziò a batterle all’impazzata, mentre
le orecchie le prendevano fuoco. Sentì una scossa all’altezza dell’addome. Si
portò una mano sulla pancia accasciandosi contro il muro. Harry le fu accanto
sorreggendola.
-Ginny!-
la chiamò tenendola per la vita.
La
rossa si divincolò non appena la testa smise di girarle. Si mise dritta in piedi ostentando un colore
pallidissimo ed una tenacia incredibile. Harry la guardò togliersi una ciocca
di capelli dagli occhi chiari.
-Cosa
ti succede nell’ultimo periodo?- le domandò continuando a sorreggere tra le
mani il cofanetto di legno.
Ginny
lo guardò fredda, voltandogli le spalle.
-Questi…-
iniziò girando appena la testa per rispondergli. –Non sono affari che ti
riguardano.-
Con
passo sicuro e calibrato si allontanò da lui, senza voltarsi nemmeno quando
Harry cercò di richiamarla.
-Ne
riparliamo quando torno. Non provare a tagliarmi fuori dalla
tua vita un’altra volta, non te lo permetto!-
Ginny
girò l’angolo prima di accasciarsi contro il muro e
permettere a qualche lacrima di scivolare giù dai suoi occhi. –Bastardo.-
Abbracciò
le gambe e pianse la sua disperazione. Per la prima volta in vita sua, non si
sentì sola. Sapeva che un esserino dolcissimo cresceva dentro di lei e con
discrezione le teneva compagnia.
***
Hermione
sentiva uno strano freddo, misto ad umidità, avvolgerla. Aveva un dolore sordo
all’altezza della fronte. Le braccia erano indolenzite ed i polsi le
bruciavano. Inoltre, un insopportabile odore di muffa aleggiava tutt’intorno.
-Si,
sta svegliando…- sentì dire a qualcuno in lontananza.
Aprì
gli occhi e vide solo buio. Sbatté le palpebre e la vista divenne più chiara.
Ora distingueva le sagome e un po’ l’ambiente intorno. Chiuse gli occhi di
nuovo e quando li riaprì tutto era nitido.
Sulla
sua destra c’era Anne, seduta sul pavimento di pietra, con le mani e le caviglie legate con una corda robusta. Aveva un paio di lividi sul e le colava un po’ di
sangue dal labbro tumefatto. I suoi occhioni azzurri erano spaventati ma come
il suo solito non lesinò un sorriso all’amica appena sveglia.
-Stai
bene?- le chiese quando comprese che Hermione aveva ripreso contatto con la
realtà.
La
bruna la osservò prima di asserire. –Sì, Anne. Tu?-
-Mi
fanno male un po’ le ossa in generale ma tutto sommato sono
viva.-
Hermione
sorrise accorgendosi dell’assenza di Lily. Si guardò intorno con apprensione.
–Dov’è Lily?- chiese reprimendo un mal di stomaco da
nervosismo.
Anne
socchiuse gli occhi. Indicò col capo un angolo dietro di lei. Un posto buoi dove giaceva, con gli occhi vacui, la bambina. Il vestitino bianco,
che aveva indossato qualche ora prima, era sporco ma senza uno strappo. Le codine boccolose
erano tutte rovinate. Anne l’aveva chiamata svariate
volte ma Lily l’aveva ignorata, continuando a disegnare cerchi sul pavimento.
-Come
sta?- chiese Hermione notando lo stato della bambina.
Anne
si strinse nelle spalle. Hermione ebbe l’impressione che avesse
pianto molto, prima del suo risveglio. Ora che la vista
le era tornata a pieno, riusciva a distinguere il rossore di quegli
occhi azzurri sempre sorridenti. Le guance erano ancora rigate.
-Non
mi risponde. Sono ore che la chiamo.-
Sentì
quella voce sottile vibrare commossa e non poté fare a meno di mordersi le labbra
per non piangere. Perché era successo a loro?Perché
così velocemente?
-LILY!- chiamò cercando di non fare trapelare
la sua disperazione. La bambina sembrò non sentirla. Non alzò nemmeno lo
sguardo.
Anne
ed Hermione si guardarono, fissandosi negli occhi. Blue contro marrone,
cioccolato contro mare.
-Avevi
detto che mi avresti protetto…- sussurrò Lily senza
guardarle.
-Ma l’ho fatto…-
Lily
alzò i suoi occhi marroni senza
trasporto. –A me non sembra…-
***
Draco
era seduto sulla scalinata della scuola. Non c’era un’anima
viva per strada. Le stelle brillavano silenziose nel cielo blue notte.
L’aria fresca della sera gli stuzzicava i capelli biondissimi e l’odore d’erba
gli inondava il naso.
-Posso?-
Per un solo istante, credette che quella ragazza così dolce
potesse essere Anne. Erano così uguali, eppure no, quella non
era lei. Maggie si sedette silenziosa.
Draco
pensò di sentire quel profumo così particolare aleggiare nell’aria ma non era
così.
-Cosa
fai qui fuori?-
chiese ancora la biondina facendolo voltare.
Draco
le scrutò gli occhi verdi così simili a quelli di Anne.
Si convinse di nuovo che quella non era lei.
–Faccio quello che starà facendo Ron dentro.-
-Prendi
a pugni un muro e parli con l’ossigenato
per trovare informazioni?-
Draco
si accigliò guardandola. Maggie era tranquilla, sorrideva
come sempre, regalandogli una sensazione di sicurezza. –No, contemplo le stelle
nella speranza di trovare una soluzione. Aspetto l’arrivo di Hidden, speriamo
si sbrighi.-
Maggie
asserì con un semplice “oh”, iniziando a fissare a sua volta il cielo. Il vento
le mosse i capelli.
-Non
hai paura?- domandò Draco continuando a guardare
l’immensità.
La
ragazza si abbracciò le ginocchia, appoggiando il suo mento sulle gambe.
–Perché dovrei?- rispose, prima di sorridergli. –Io so
che tu riporterai a casa tutte e tre.-
Il silenzio si fece largo. Draco non rispose
subito. –Me le hanno portate via da sotto il naso…-
Maggie
scosse la testa. –Eri senza bacchetta ed avevano paura di te. Vedrai tra meno di
una settimana staremo ridendo di questa storia…-
-Io
credo di no…-
-Io
invece sì!- replicò convinta la biondina. –Come credo
in te, Draco…-
L’uomo
rimase senza fiato di fronte all’ottimismo e alla fiducia dimostratagli da
quella ragazza. I suoi occhi verdi erano svegli ed intelligenti e, soprattutto,
brillavano di quella convinzione che solo la certezza delle proprie azioni può dare. Maggie credeva in lui e questo
gli riempì il cuore di gioia. Si sentì meglio e pronto a ricominciare.
-Va
bene, Maggie.-
La giovane sorrise, ritornando a fissare il cielo. –Anne aveva ragione…- sussurrò senza guardarlo.
-Su
cosa?-
-Sei
un grande Malfoy.-
Draco
non seppe bene il motivo ma si ritrovò ad arrossire mentre il cuore saltava
tranquillo un battito. Ridacchiò, prima di passare un braccio sulle spalle di
Maggie ed attrarla a sé in un abbraccio protettivo e molto fraterno. –Grazie.-
Maggie
appoggiò la testa sul suo petto, abbracciandolo stretto. In Draco aveva trovato
quel fratello maggiore che non aveva mai avuto. Rimasero sulle scale a prendere
forza da quel contatto, che voleva dire una sola cosa: non sei solo.
Il
vento, improvvisamente, si alzò, creando un mulinello accanto alla quercia del
parco. Draco lo fissò accigliato. Sapeva a cosa apparteneva quell’effetto.
Hidden doveva essere arrivato. La luce che si sprigionò dal nulla era, però,
molto più potente di quanto si aspettasse.
Illuminò,
per brevi secondi, l’intero prato a giorno, poi, scomparve com’era arrivata,
lasciando in quel punto un gruppetto di persone.
Draco
non riuscì a non sorridere. Quella sagoma l’avrebbe
riconosciuta tra mille. Quel modo di avanzare sicuro e strafottente lo aveva
visto troppe volte. Si sciolse dall’abbraccio di Maggie che aveva preso a
guardare anche lei.
-Potter,
non pensavo l’avrei mai detto ma sono troppo felice di vederti.-
Harry sorrise, afferrando con decisione la mano che Draco
gli offriva.
–Nemmeno io Malfoy, nemmeno io.-
Maggie
li osservò. Non solo Draco e quel bruno carino, ma
tutto il gruppo. Erano 7 persone, più o meno, ed indossavano un’uniforme nera.
C’era una sola donna tra loro.
-Sempre
a civettare con le ragazze.-
Il biondo sorrise, offrendo una mano a Maggie. –Ti presento la
sorella minore di Anne, Margareth.-
Harry
le fece un sorriso, inchinandosi appena. –Sei identica a tua sorella: davvero
molto bella. A proposito dov’è?-
Draco
si fece di nuovo serio, -Come non lo sai?-
Ad Harry si fermò il cuore per un po’. –Sono fuggito via non
appena ho saputo dell’attacco. Non so nulla.-
Draco
scosse il capo. –Anne, Lily ed Hermione sono state
rapite.-
Harry
s’irrigidì. –Dov’è Ron?-
Il
biondo gli fece cenno di seguirlo. –E’ nella palestra che cerca di buttare giù
un muro…-
L’auror
non poté fare a meno di sorridere nel costatare che certe cose erano rimaste
identiche.
***
Tamiara
e Cassio guidavano il corteo che flemmatico si recava
nelle prigioni. Voldemort si teneva indietro, misurando in passi precisi i
corridoi del suo castello. Arrivarono nella prigione delle ragazze e Cassio
aprì la pesante porta di ferro arrugginito.
Trovarono
Anne e Hermione sveglie. Lo sguardo carico di disprezzo.
-Benvenute,
mie care.- iniziò con gentilezza Voldemort mentre si avvicinava ad Anne. Quando tentò di accarezzare il capo della giovane, questa
s’irrigidì scansandosi bruscamente.
-Non
toccarmi…- disse Anne tra i denti.
Voldemort
rise, avvicinandosi ad Hermione. Le sollevò i boccoli
castani che le coprivano il viso. La fissò negli occhi scuri prima che la
ragazza gli sputasse in faccia. Il Signore oscuro
continuò a sghignazzare mentre con un
gesto secco le intrappolò il collo chiaro tra le dita ossute.
-Tu
sei la Mezzosangue, giusto?-
Hermione
sentiva di non riuscire a respirare. Voldemort aveva una presa d’acciaio. Gli
occhi le si riempirono istintivamente di lacrime
mentre annaspava in cerca di ossigeno.
-Lasciala!- esclamò Anne cercando di liberarsi dalle catene
e correre in soccorso dell’amica. Il Signore oscuro strinse maggiormente la
presa in risposta.
Hermione
era completamente violacea, ormai non tentava nemmeno
di liberarsi. Gli occhi grondavano di lacrime e le palpebre stavano quasi per
chiudersi. Anne continuava a gridare. Tamiara e Cassio rimanevano
impassibili sulla porta.
Fu
proprio quando Hermione stava per perdere conoscenza che un fulmine rossastro
colpì in pieno il polso di Voldemort, facendogli lasciare la presa.
Hermione
tossì quando sentì l’aria tornare ad inondarle i polmoni. La gola le bruciava e
non riusciva a vedere tutto con chiarezza. Le parve che l’angolo, dove prima
era sdraiata Lily, si fosse illuminato per un breve istante.
Voldemort
si voltò verso la fonte di quella luce. Ignorò il sangue che gli scendeva dal
polso e, misurando con passi lenti la stanza, raggiunse Lily che era in piedi
con gli occhi sgranati.
-E’
lei, mio Signore…- disse Tamiara mentre l’uomo passava una mano sulla testa
della bambina che aveva iniziato a tremare spaventata.
-Tu
saresti la mia erede?-
Lily
non rispose. Si limitò a chiudersi a riccio senza alzare lo sguardo. Voldemort
la prese in braccio. –Non devi avere paura, figlia mia.-
Anne
sentì la pelle accapponarsi. –LASCIALA!- gridò,
cercando ancora una vola di liberarsi.
Fu
inutile. Voldemort portò la bambina
con sé, voltandosi appena per
sillabare. –Lei è mia.-
***
Ginny,
Lucrezia e Joseph atterrarono con poca grazia nel
parco della scuola. Nonostante le raccomandazioni di Harry, e forse proprio per
quelle, la rossa aveva deciso di seguirlo, proponendo
ai suoi amici una gita fuori porta.
Si
districò dalle gambe di Lucrezia mentre il povero Joseph annaspava in cerca di ossigeno sotto il peso delle due. Si rimisero in piedi,
ripulendosi i pantaloni neri dai fili d’erba spezzati.
-Ok,
capo. Dove siamo?- chiese Lucrezia, ravvivandosi anche
i capelli nella coda alta.
Ginny
si guardò attorno, cercando un punto di riferimento. Quello che colpì il suo
sguardo fu un enorme edificio che si trovava a pochi metri da loro. Lo scrutò
velocemente soffermandosi sulla scritta “HIGH SCHOOL”.
-Sai, non ci
crederai ma Ron è diventato insegnante…-
Sorrise
al ricordo delle parole di Harry, mordendosi il labbro inferiore. Se la
passaporta che avevano utilizzato dopo della squadra
speciale li aveva condotti lì, voleva dire che quello era il posto esatto.
-Forza
entriamo…- sussurrò ai suoi compagni, prima di correre
verso l’ingresso della scuola.
***
Draco
spinse la porta della palestra facendo entrare Maggie ed Evelyn per prime. Ron
era così concentrato a dare pugni contro l’aria che non si accorse di niente.
Mellifluo
non si scompose, restando seduto sul materasso che avevano trovato in
palestra. Tranquillizzò TJ che si era
rizzato a sedere con un occhiolino.
Vide
entrare un paio di uomini, prima che Draco lasciasse
la porta per raggiungere gli altri, dietro Ron.
Harry
sorrise alla vista del suo migliore amico. Non era cambiato di una virgola.
Faceva ancora paura quando si allenava. Lo vide ciondolarsi da un piede ad un
altro, prima di sferrare un altro destro poderoso.
-Quanto
ci metterai ad accorgerti di noi?-
Ron
s’immobilizzò al suono di quella voce tanto conosciuta. Per
la quale provava un rispetto reverenziale ed un’amicizia incondizionata.
Quella voce, che aveva imparato ad intendere, rimase sospesa nell’aria mentre
il rosso si voltava.
Si
sfidarono con gli occhi. Così diversi nella forma e nel
colore eppure così uguali. Accesi da quella scintilla
particolare che poteva brillare solo nello sguardo di chi ama il coraggio e le
sfide e, nonostante la sofferenza, ha continuato ad andare avanti.
Restando in piedi, rialzandosi quando scivolava, sempre aiutato da quelle
persone fantastiche che sono gli amici.
-Ragazzino
sopravvissuto.-
Harry
sorrise ricambiando con una semplice parola. –Amico…-
Ron
si avvicinò, afferrando con determinazione la mano che il bruno gli offriva.
Poi, spinti da un moto irrefrenabile d’affetto, si abbracciarono stretti, come
due vecchi amici di infanzia avrebbero fatto se si
fossero trovati nella loro situazione.
Scoppiarono
a ridere quando si distaccarono, continuando a scrutarsi. Erano così impegnati
a ridacchiare che non si accorsero della furia rossa
che stava correndo verso Ron. Della ragazzina sinuosa che si aggrappò disperata
al collo del ragazzo.
Ron
riconobbe il profumo di vaniglia della sorella. Sentì il cuore perdere un
battito mentre l’abbracciava stretta e la sollevava da terra. Le baciò i
capelli godendo della sensazione di ritrovare sua
sorella. Di sentirla morbida e calda, sana, sicura sotto le
sue braccia iper protettive.
-Ginny…-
non la lasciò andare nemmeno quando la riappoggiò a terra. Continuò a tenerla
stretta.
Harry
si dimenticò immediatamente della
tenerezza che aveva provato vedendola lì ad abbracciare suo fratello.
Gli aveva disubbidito. Le aveva ordinato di restare
alla base…
-TU
CHE DIAVOLO CI FAI QUI?- sbraitò verso la rossa che
rifugiò la faccia nella maglia di Ron, il quale per riflesso incondizionato la
strinse di più.
-Vuoi
dire che ci facciamo!- esclamò Ginny riemergendo dalla stoffa.
Harry
si voltò verso l’entrata, ritrovando le due reclute più promettenti della base: Lucrezia e Joseph. Rivolse gli occhi al
cielo disperato.
–Benvenuti,
eh!- disse rivolto ai due. Lucrezia e Joseph rimasero imbambolati, limitandosi
ad alzare una mano in saluto.
-Sai
cosa succede a chi ignora gli ordini di un suo superiore?- continuò
Harry rivolto a Ginny questa volta.
Ron
scoppiò a ridere. –Andiamo Harry non ti sembra di
esagerare? Ti avevo detto di tenerla d’occhio ma definirti suo diretto
superiore… non ti sembra troppo?-
Le
orecchie di Ginny divennero rosse.
–Ecco…-
iniziò liberandosi dal suo abbraccio. –Lui è effettivamente il mio diretto
superiore, come del resto lo sei anche tu.-
Ron
inarcò un sopraciglio, incapace di capire quel ragionamento. Diretto superiore?
Anche tu?
Non
riusciva a collegare i pezzi.
-Ehi, addominali scolpiti!- intervenne Evelyn,
facendosi largo tra i compagni. –La tua dolce sorellina, ribattezzata da me
Nana rossa,- Ginny le lanciò un’apposita occhiataccia.
–E’ tra le nuove reclute della base, come quei due tipi là dietro.- indicò
ancora i ragazzi sulla porta.
Ron
li guardò e vide la loro alzata di mano per salutarlo. All’improvviso, sentì il
sangue congelarsi nelle vene. Si voltò di scatto verso la sorella, notando,
finalmente, gli abiti che per due lunghi anni aveva
indossato anche lui: quelli della recluta. Rigorosamente neri
con ricami rossi sulle spalle ed il nome cucito sul petto.
Spostò
la sua attenzione su Harry che aveva una faccia che a caratteri cubitali voleva
fargli intendere che non era colpa sua.
-Che
hai combinato, ragazzina?- disse Ron diventando serio.
Ginny lo guardò tranquilla, prendendogli la mano. –Ho fatto quello che volevo,
Ron. Ti prego non ti arrabbiare né con me né con Harry. Lui non centra
assolutamente nulla.-
Ron
sospirò portandosi le mani tra i capelli. –Per ora rimandiamo questo discorso.
Devo andare a riprendermi Hermione ed il biondo Anne e Lily. Ma quando tutto
sarà finito, perché finirà e finirà come dico io, affronteremo il discorso.-
Ginny
abbassò lo sguardo, incapace di ribattere. Era vero: quello non era il momento
di parlare dei fatti suoi. C’erano tre ragazze da salvare e, costi quel che
costi, avrebbe dato una mano.
-Qual
è il tuo piano?- s’intromise Harry, facendo segno ad Evelyn di portare il
cofanetto.
-Beh,
c’intrufoliamo nel castello.-
-E come di grazia?- Harry aveva iniziato ad armeggiare con
la chiusura.
Dopo vari tentativi riuscì ad aprire il coperchio ed
afferrare le due fiale.
-Beh,
ho il mio gancio…-
-Una
mangiamorte alla quale hai fatto gli occhi dolci?- Harry lesse l’etichette sui tappi delle boccette e le distribuì agli
amici.
-No…-
disse Ron, prima di guardare sospettoso la fiala. –E’ quel tipo ossigenato
laggiù. Ma che cos’è questa roba?-
Harry
non rispose alla domanda, impegnato com’era a tenere la bocca aperta per lo
stupore. Tutti gli auror, compresa
Ginny, avevano quell’espressione.
Seduto
sul materassino, con disinvolta noncuranza, stava Mellifluo McStrict. I capelli biondissimi raccolti in una coda bassa, gli abiti da
mangiamorte lesi e sporchi di sangue.
-Mellifluo!-
esclamò Ginny, ritrovando la voce.
L’uomo
si alzò, raggiungendo in pochi passi il gruppetto al centro della stanza.
Rimase immobile, scrutando i suoi compagni auror. Harry ebbe un gesto di stizza
nei suoi confronti.
-Avevo
visto giusto, allora. Eri tu la spia, bastardo!-
Mellifluo
si limitò a chinare la testa nel vago atteggiamento di riverenza nei confronti
delle acute osservazioni del moro. –Sì, ero la spia.
Ora non lo sono più e se fossi in voi metterei giù
quelle bacchette. Sono l’unico che può farvi arrivare al castello di Voldemort
e salvare le prigioniere…-. Disse rivolto ai compagni di Harry che avevano
alzato la bacchetta.
-Accuccia, ragazzi…- disse il capitano,
squadrandolo. –Cos’hai in mente McStrict. Vuoi
allearti con i buoni?-
Mellifluo
ridacchiò. –Voi non siete i buoni e loro non sono i cattivi. Voi avete scelto
una causa, loro un’altra. Anch’io all’inizio avevo una
preferenza ma ho capito che era poco incline alle mie attitudini. Devo essere
incolpato per questo?-
-Se la tua scelta ha distrutto decine di vite, allora sì, devi
esser incolpato per la tua scelta.- Harry aveva uno sguardo duro e si vedeva
lontano un miglio che non sopportava Mellifluo.
-Di
questo parere lo siamo tutti, Harry. Però, ne
riparleremo un’altra volta. Ora pensiamo al piano.- Ron
intervenne nella discussione, ponendo una fine a quei battibecchi.
–Mellifluo mi ha detto che conosce una via per arrivare nei sotterranei del
castello, una specie di passaporta che utilizzano i
mangiamorte in caso di emergenza. Ci porta alle segrete ma dobbiamo sbrigarci
prima che scoprano il tradimento di Mellifluo e chiudano tutte le zone
d’accesso.-
-Perché dovremmo fidarci. Chi ci dice che non sia una trappola?- Harry aveva la mascella
serrata ed era poco convinto. Quell’uomo gli aveva mentito per 7 mesi come
poteva pretendere che di punto in bianco gli credesse sulla parola. Ron lo
guardò negli occhi, sospirando.
-Anch’io
farei volentieri a meno dell’aiuto di un mangiamorte. Ma in questo momento è
l’unico punto di unione con la base di Voldemort e di
conseguenza con le ragazze. Dobbiamo
fidarci di lui, non abbiamo altra scelta.-
Harry
sentì la determinazione nella voce del suo amico e anche se con riluttanza
accettò. –Va bene, ci sto.-
Ron
sorrise. –Perfetto. Mellifluo facci strada.-
Il
biondo scosse la testa. –Se io fossi in te penserei a
bere la pozione per recuperare i poteri e poi chiamerei i rinforzi. Troverete
circa 100 mangiamorte addestrati nel castello e non potete sconfiggerli in 7…-
Harry
sbruffò. –Non avevamo bisogno di te per pensarci. Avevo già
dato ordini di tenersi pronti alla base.- il moro fissò gli occhi di
Mellifluo. –Evelyn…- chiamò la donna che
si fece avanti. –Chiama McDury e digli di tenere pronti gli uomini. Li
passeremo a prendere il prima possibile.-
-Sì,
capitano.-
-Angelus,
Matt, assicuratevi che questi tre…- continuò Harry,
lanciando un’occhiata a Ginny che non ammetteva repliche. –Facciano ritorno
alla base e ci restino.-
-Certo,
Capitano.-
-Voi
due…- terminò, guardando Draco e Ron. –Non fate i
bambini e buttate giù la pozione. Per quanto ne so potrebbe metterci parecchio
a ridarvi i poteri.-
-30
minuti esatti. – Mellifluo apostrofò l’auror prima di recarsi al materassino.
-E tu…- riprese Harry con aria da dittatore, -rimani sempre in
un posto dove posso tenerti d’occhio!-
***
-Su
bambolina…- disse Voldemort, continuando a tenere Lily in braccio. –Perché non
vuoi farmi rivedere quello che hai fatto nelle segrete?-
Tamiara
e Cassio erano inginocchiati dinnanzi al trono. I
volti rivolti al pavimento.
-Sai, Tamiara…- continuò Voldemort. –Credo che
la piccola abbia timore di me.-
Voldemort
scrutò Lily con i suoi folli occhi ramati e la bocca sdentata. La bambina serrò
forte le palpebre, stringendosi nel vestito. –La prego… voglio tornare a casa
mia.-
-No,
no, no… tesoro. Questa è casa tua, ora.-
Lily
tremò visibilmente, affogando un singhiozzo nelle mani. –Voglio tornare da mia
sorella!-
Voldemort
sorrise. –Facciamo così. Tornerai dalla tua sorellina solo se mi farai rivedere
quello che hai fatto nelle segrete.-
La
bambina si morse le labbra. –Me lo
promette?-
Il
lord oscuro annuì. –Certo, bambolina.-
Lily
si lasciò mettere giù. Si guardò un attimo attorno, studiando la situazione.
Nella stanza c’erano solo lei più quei tre tipi
strani. Sospirò, concentrandosi sull’effetto che voleva far vedere. Pensò al
fuoco, ai bracieri, alle fiamme, ai vulcani e finalmente una sfera luminosa si
sprigionò tra le sue manine paffute. Non le faceva male, era
una piacevole sensazione sulla pelle dei polpastrelli.
Voldemort
si chinò alla sua altezza, guardando quell’effetto, desideroso di poterlo
utilizzare. Posizionò le sue mani sulla sfera che la
bambina controllava e cercò di prenderla. La trattenne tra le dita per pochi
secondi, sentendo una potenza lambirgli i palmi, ma presto il piacevole calore
scomparve, tramutandosi in un dolore sordo e straziante. Riaprì gli occhi, che
aveva chiuso per godersi la sensazione, e ritrovò le sue mani bruciate in più
punti. La sfera di fuoco era svanita, lasciandogli come ricordo un paio di ustioni. Controllò la bambina e vide l’integrità dei
palmi.
-Non
puoi controllare una cosa non tua…- sussurrò Lily
visibilmente provata dallo sforzo.
Voldemort
sorrise. –Io non voglio controllarla. Voglio averla a mio
servizio.- le toccò il naso con fare paterno. –Ecco,
perché mi servi tu, bambolina.-
Lily
si ritrasse a quel gesto. –Voglio tornare da Anne!-
Voldemort
le passò una mano sugli occhi. –Non adesso…- e la bambina cadde a terra, priva
di sensi.
***
-Maggie
devi restare qui, non puoi venire. Né
tu né tanto meno TJ. Non siete maghi e quindi completamente vulnerabili.- Draco
si allacciò l’anfibio mentre la ragazzina con TJ l’aspettavano
fuori dagli spogliatoi. Le braccia
incrociate ed un’aria scura in volto.
-Draco
vogliamo essere utili! Non desideriamo essere tagliati fuori. Voglio esserci
quando le liberete.- Maggie bloccò Draco appena uscito
dallo spogliatoio. –Per favore…-
L’uomo
le accarezzò la testa affettuosamente, accarezzandole i capelli. –Tu saresti molto d’aiuto, insieme
a TJ, se rimaneste fuori da guai. Ci fareste stare
tranquilli. Capito, bionda?-
Maggie
sospirò. –Ma non ci cacceremo nei guai, ti prego.-
mise le mani giunte facendo gli occhi grandi e languidi. Draco ridacchiò
dandole un bacio sulla fronte.
-Mi
spiace, Giulietta. Ma tu e Romeo resterete qui e
farete i bravi.- lanciò un’occhiata a TJ, alquanto accigliato. Gli colpì
scherzosamente una spalla. –Mi raccomando. Mi fido di voi.-
così dicendo, prese il giubbino nero ed il cinturone uscendo dalla
stanza.
***
Un’ombra
scura scivolò veloce lungo i corridoi del castello. Il
mantello nero che ricopriva il corpo snello e formoso, lambiva le pareti umide
ad ogni suo passo. Si guardò intorno prima di attraversare il corridoio
ed arrivare alla porta delle segrete.
La
notte era calata, portando con sé un freddo insopportabile in quel castello. Il
fiato accelerato della giovane donna ammantata si condensava in piccole nuvole
di vapore. Aprì con un colpo di bacchetta la pesante porta di ferro.
Addormentate e cullate dall’oscura più assoluta c’erano
Hermione ed Anne.
-Svegliatevi!-
disse illuminando la segreta con un lievissimo lumos. Anne ed Hermione alzarono
appena la testa. –Forza, dobbiamo sbrigarci.-
Angelia
abbassò il cappuccio rivelando la sua identità. Si avvicinò alle catene che tenevano
imprigionati i polsi di Hermione,
armeggiando contro di loro con vari incantesimi.
-Ma bene, bene, bene…- una voce maschile rauca e profonda la
fece sobbalzare e perdere la bacchetta sul pavimento. La lieve luce sprigionata
da essa si spense, facendo ripiombare l’oscurità nella
prigione.
Le
tre donne sentirono uno schiocco di dita e le torce intorno a loro si accesero,
illuminando a giorno il posto. Angelia sbarrò gli occhi, riconoscendo il
fratello appoggiato allo stipite della porta.
-Piccola,
sciocca sorella mia…- disse Cassio, staccandosi dalla
parete ed incamminandosi nella segreta. –Dovevo aspettarmelo da te un
tradimento. Come del resto me lo aspettavo dal fedele
McStrict- fece una smorfia nel pronunciare il cognome di Mellifluo.
Angelia
indietreggiò inconsapevolmente, fissandolo negli occhi. –Non sono sciocca…- ribadì la giovane donna, adocchiando la sua bacchetta finita
ai piedi di Anne.
Cassio
rise. –Cero che sei sciocca. Ti sei messa contro di me e Tamiara: la tua
famiglia. Per seguire chi? Un traditore della nostra causa?- le parole
dell’uomo erano taglienti e pronunciate con astio.
Angelia
vibrò. –Della vostra causa!- strinse
i pugni, arrivando a pochi centimetri
dalla sua bacchetta. –Io non ho mai voluto far parte del vostro piano
insensato!-
Gli
occhi blue cobalto le si erano riempiti di lacrime. I
capelli neri e lunghi si muovevano incessantemente.
-E’ sempre stata anche la tua ragione di vita: sei nata
Blanche.
Ogni Blanche fa quello che io e Tamiara abbiamo
fatto.-
-NO!-
disse Angelia chinandosi all’improvviso, afferrando la bacchetta.
Cassio
rimase interdetto mentre la sorella liberava dalle catene le due prigioniere.
L’agguantò dal polso sottile, strattonandola fino a quando la bacchetta non le
cadde nuovamente di mano.
-Ho
sempre detto che sei una sciocca…- le sussurrò a pochi
centimetri dall’orecchio.
-Sinceramente,
non riesco ancora a capire per quale motivo ti lascio ancora vivere.- un
sorriso crudele gli distorse
le labbra. Guardò Anne ed Hermione che
si sostenevano l’una con l’altra.
-Volete assistere alla sua morte?- gli occhi di Cassio
brillarono
di pazzia.
-Lasciala stare!- gridò Anne, mettendosi dritta sulle gambe.
–Sei un pazzo! Non vedi che è tua sorella. Con che coraggio la uccideresti?-
Anne
si fece avanti, gli occhi pieni di lacrime mentre osservava un altro membro
sano della sua famiglia patire tanta sofferenza.
-Con
questo coraggio…- disse senza fare una piega l’allontanò
da sé puntandole la bacchetta al cuore. Fu tutto un secondo. Anne corse verso
Angelia frapponendosi tra lei e Cassio proprio nel momento in cui lui scagliava
la sua maledizione. Le due donne si gettarono su un fianco e la maledizione
colpì di striscio il braccio di Anne che gridò per il
dolore .
Una
macchia scarlatta si allargò velocemente sul braccio della donna che represse
un conato di vomito per il dolore.
Hermione
si era accovacciata al suolo per evitare l’incantesimo.
-Cos
diavolo ti è saltato in mente?- chiese Cassio, guardando Anne.
-Volevo
salvarla…-
Angelia
le prese le mani. Varie lacrime le solcavano il volto elegante ed Anne non poté
fare a meno di specchiarsi in quel paio di occhi così
simili ai suoi.
-Perché?- domandò ancora l’uomo scandalizzato. –Non la conosci
nemmeno!-
Anne
sorrise, stringendosi forte il braccio ferito. –Lei è mia cugina. Chiamalo pure
richiamo del sangue…-
-Stupido
sentimentalismo…- sbraitò Cassio afferrandole per i polsi ed imprigionandole di
nuovo. Confiscò la bacchetta ad Angelia,
incatenando nuovamente anche Hermione.
Lasciò
la stanza senza degnare di uno sguardo nessuno. Richiuse la porta di ferro. Quando i suoi passi furono lontani, nel silenzio della cella
si sentì una voce sussurrare un timidissimo:
-Grazie…-
Ed una più dolce rispondere:
-Ma ti pare…-
***
Ron
si ritrovò all’interno della sua base in un battito di ciglia. Dopo quasi sette
mesi, aveva riavuto i suoi adorati poteri magici e, finalmente, poteva
stringere la sua bacchetta tra le dita, di nuovo. Era una sensazione di
completezza sentire il ruvido del legno sotto i polpastrelli, il potere
palpabile sprigionato dalla anima
di crine di grifone della bacchetta.
Alzò
lo sguardo, incontrando quello serio ma rilassato del suo Generale McDury.
-Ben
tornati, ragazzi…- disse guardando sia lui che Draco. –Mi spiace riutilizzarvi
immediatamente ma la squadra ha bisogno di voi.-
Ron
annuì determinato. –Non si preoccupi, siamo più che impazienti di tornare in
azione!-
McDury
scosse la testa, rassegnato all’irruenza del capitano Weasley e, senza farli
attendere oltre, diede loro il suo via libera alle operazioni. –Buona fortuna.-
Draco
annuì seguendo Mellifluo ed Harry fuori dalla stanza,
dov’erano ricomparsi dopo la materializzazione.
-Dove
andiamo?- domandò il capitano Malfoy, seguendo con
passo deciso il corteo capeggiato da Mellifluo.
-Nella
palestra: ci occorre un posto spazioso.- McStrict gli rispose
senza nemmeno voltarsi.
Aprirono
con uno scatto le porte della grande sala e
ritrovarono una trentina di auror armati fino ai denti Mellifluo sorrise,
raggiungendo in poche falcate il centro della stanza.
-Ora
silenzio!- esclamò, cercando di mettere finire a quel brusio terribile. La
palestra si ammutolì quasi immediatamente. Harry, Ron e Draco erano rimasti
nell’ombra e osservarono in silenzio le mosse di
Mellifluo. L’uomo recuperò dalla sua veste la bacchetta e mormorò una formula che Harry non
riuscì ad afferrare. Dopo di che disegnò con la sua punta,
illuminata di porpora, un cerchio abbastanza grande da farci passare diverse
persone. Mellifluo mormorò ancora qualcosa, prima che il grande cerchio non divenne uno specchio impalpabile al
tocco. Si voltò verso i ragazzi, facendo un mezzo inchino.
-Se volete seguirmi.-
Ron
scosse la testa, andandogli dietro subito. Poi toccò a Draco e solo dopo ad Harry che mormorò qualcosa sullo spirito di patata di
Mellifluo. A poco a poco tutti gli auror presenti nella palestra
si calarono in quel buco, lasciando la stanza completamente vuota.
Nessuno notò la ragazza dai lunghi capelli rossi infilarsi nel passaggio, una manciata di secondi prima che questo si richiudesse.
***
Tamiara
accarezzò il viso di Lily che placidamente dormiva in un grande
letto. Le aveva fatto il bagno e adesso tutti i lividi che si era procurata quel giorno era ben visibili sulla pelle
morbida e giovane. Aveva un taglio sul sopraciglio e diversi ematomi sulle
braccia.
Tamiara
si sedette sul letto pensando che mai nessuno si era
soffermato a vederla dormire. Neanche lei avrebbe voluto farlo, ma
quella bambina l’attirava. Forse era vero il
detto sulla forza del richiamo del
sangue. Tamiara, però, sapeva che non era solo questo. C’era dell’altro in Lily
che l’attraeva come una calamita.
-Devo
pensare che ti stai affezionando?- la voce di Cassio la raggiunse.
Non si scompose a mostrare qualsiasi sentimento. Rimboccò ancora le coperte
alla piccola, prima di alzarsi. Fissò l’uomo negli occhi.
-Pensa
quello che vuoi, cugino.- Tamiara gli rispose con
freddezza, tirando le tende del baldacchino. –Tua sorella è
scomparsa, lo sai?-
Cassio
sospirò. –L’ho intercettata mentre cercava di liberare la mezzosangue e tua
sorella. Ora è diventata anche lei una prigioniera…-
La
rossa chiuse gli occhi, sentendo un dolore all’altezza dello stomaco.
-Che
hai?- Cassio la prese dai gomiti, scuotendola.
Tamiara
sollevò di scatto le palpebre. –Lasciami, cugino!- esclamò,
allontanandolo bruscamente. Si passò una
mano tra i boccoli cercando di riprendersi.
-Si
può sapere che ti succede?-
Tamiara
si appoggiò sulla scrivania riprendendo fiato. –Sono solo stanca: sono due
notti che non chiudo occhio.-
-Perché?-
La
donna lo guardò male. Non sopportava quando s’immischiavano dei suoi affari.
–Non sono cose che ti riguardano.- gli disse con
durezza rimettendosi dritta.
-Sì,
che mi riguardano!- Cassio la guardò negli occhi
striati di verde e la vide vacillare per un solo attimo.
-Sto bene, va bene?- disse con più dolcezza, accarezzandogli
il volto. –Stai tranquillo.-
Uno
scoppio fece tremare il castello dalle fondamenta. Tamiara si aggrappò al
mantello di Cassio per non perdere l’equilibrio.
-Ci
stanno attaccando!- disse l’uomo sentendo l’allarme
risuonare in tutto il castello.
Tamiara
si distaccò da lui correndo a prendere la bambina. –Sai dove devi andare.- e
scomparve in un svolazzare di mantelli.
***
-Perché
avete fatto saltare in aria quella parete?- sbraitò
Mellifluo, rivolgendosi ad un paio di Auror. –Adesso tutti i mangiamorte sanno
che siamo qui!-
Harry
scosse la testa. -Senti, biondo smunto- gli disse. –Calmati.
Noi vogliamo far loro sapere che siamo arrivati…-
Mellifluo
sbruffò –Saranno qui nel giro di pochi secondi. Io
credo che abbiano sentito chiaramente il vostro arrivo. Non riuscirai nemmeno a
dire bacchetta che ti troverai un incantesimo tra capo
e collo!-
Ron
scrutò il corridoio buio che si apriva alla sua destra e lo squarcio che
quell’incantesimo aveva provocato nel muro di fronte. Quel ammasso
di mattoni bene rappresentava il suo cuore martoriato. Una strana sensazione
gli attanagliava lo stomaco: era agitato. Ma non per la
battaglia, non per il rischio di poter morire ma… per Hermione. La sua
‘Mione: l’unica donna davvero speciale per lui. L’unica che
fosse riuscita a manipolargli in quel modo l’anima e schiavizzare il suo corpo.
Aveva bisogno di lei come dell’ossigeno, aveva un’incredibile necessità di vedere
il suo sorriso almeno due volte al giorno, di sentirla
felice, di vedere quegli occhi incredibilmente caldi e assaporare quelle labbra
che l’avevano stregato. Doveva trovarla e riportarla a casa sana e salva. Cosa sarebbe stato lui senza di lei? Niente, meno dell’ombra
di Ron Weasley. Un soggetto senza il suo predicato, una porta
senza maniglia, un quadro senza cornice, un orologio senza lancette… incompleto
in tutte le sue forme.
–Mellifluo!-
urlò, allacciandosi meglio il cinturone. –Dove le hanno
rinchiuse?- continuò, cercando di mantenere il controllo. Non era
affatto semplice farlo, quando il viso di Hermione gli passava davanti agli
occhi ogni secondo.
Mellifluo
si voltò per osservarlo. –Devono essere nella prigione. Dobbiamo attraversare
due corridoi pieni zeppi di Mangiamorte e non sarà affatto una passeggiata.
–Nano!- gridò, rivolgendosi ad Harry. –Io ti
consiglierei di dividerci in squadre. C’è un bel po’ di lavoro da fare.-
Il
capitano Potter inarcò un sopraciglio. –Il capo sono io e decido io quello che
i miei uomini devono fare…- guardò il folto gruppo di auror
radunato intorno. –Ron, Draco voi andate alla ricerca di Hermione, Anne e la
bambina. Io, con Evelyn ed Andrew, cercherò Voldemort. Oggi è
la resa dei conti…- l’ultima frase la sussurrò appena. –Voi altri
rimanete qui e copriteci le spalle.-
Harry
non fece in tempo a voltarsi che un incantesimo lo colpì di striscio al
braccio.
Un
mangiamorte soffiò sulla sua bacchetta come se fosse una pistola. –Il mio
padrone mi manda a darvi il benvenuto.-
-Sai
dove può metterselo il suo benvenuto, il tuo padrone?- chiese
Evelyn, sguainando la spada.
Gli
auror seguirono tutti l’esempio della donna,
imbracciando le armi.
Gli
sguardi seri e concentrati. La tensione palpabile rimbalzava da una parete
all’altra.
Harry
fissò con determinazione l’uomo cha aveva scagliato
l’incantesimo che lo aveva ferito. Si morse le labbra, scroccando le dita della
mano libera dalla bacchetta.
Per
un paio di secondi, un silenzio surreale regnò tra i due schieramenti. I mangiamorte da un lato, gli Auror dall’altro. Buoni contro
cattivi, bianco contro nero, vita contro morte.
Si
scrutarono per interminabili attimi, studiando il nemico, cercando il punto
debole avversario.
Il
tempo sembrò fermasi.
I
respiri si fecero pesanti e gli sguardi carichi di
odio. Erano tutti tigri pronte ad attaccare.
All’improvviso,
un incantesimo partì dagli incappucciati, andando a colpire un auror ed allora tutto
sembrò svegliarsi, tutto riprese a scorrere: i
secondi, i minuti ripresero a passare e finalmente si scatenò la battaglia.
Harry
partì alla carica, puntando contro il mangiamorte che gli aveva lasciato la
ferita sul braccio. Lo tramortì con un
colpo di elsa sulla nuca. Questo brontolò qualcosa,
prima di cercare di colpire il capitano con la sua sciabola. Harry schivò il
suo fendente, alzando la bacchetta e gridando: Crucio. Il mangiamorte
fu scosso da violente urla di dolore, poi Harry gli
diede un altro calcio, facendolo stramazzare al suolo.
Non
gli piaceva uccidere: preferiva di gran lunga farli
dormire per un po’.
Il
giovane mago si guardò intorno, controllando la situazione: il pavimento di
pietra era macchiato di sangue, le torce ai muri mettevano in risalto le scintille che venivano
prodotte dallo sferragliare delle sciabole; c’era nell’aria un forte odore di
muffa che misto a quello del sudore e della morte, la rendeva irrespirabile.
Harry
si voltò appena in tempo per rimanere senza fiato. Vide Angelus Homeless
armeggiare con la bacchetta e la spada. Riuscì a ferire di striscio il
mangiamorte ma questo fu più rapido e preciso. Con un colpo di bacchetta,
infatti, l’incappucciato lo lasciò morire, colpito dalla maledizione senza
perdono.
Harry
udì le sue ultime urla rimbombargli nelle orecchie.
Avrebbe
voluto correre lì ed aiutarlo ma era paralizzato
dall’incredulità. Angelus Homeless non c’era più. Quel simpatico ragazzone non
lo avrebbe più fatto ridere o irritare. Sentì la rabbia salire fin in gola e
tramutarsi in un grido di disperazione.
Il
mangiamorte assassino si voltò e sorprese Harry ad osservarlo. Con un sorriso
carico di odio e soddisfazione, sguainò la spada e,
continuando a tenere gli occhi incollati in quelli dell’auror, conficcò la
punta dell’arma nel petto del povero Angelus, ormai privo di vita.
In
quel momento, qualcosa scattò in Harry. Finalmente, capì che nessun essere
appartenente al genere umano avrebbe mai potuto inveire contro il corpo di un
morto. Nessun uomo, che si merita tale appellativo, avrebbe mai giocato con la
morte a quel modo. I mangiamorte, si rese conto Harry, non erano persone ma
bestie disumane e come tali dovevano essere eliminate dalla faccia della terra.
Cricchiò
il collo, prima di afferrare le sciabole che aveva sulla schiena e sfoderarle
nello stesso momento. Si diresse con passo pesante e ritmico verso il
mangiamorte che, vedendolo arrivare, fece un istintivo passo indietro.
Harry
fece un rapido gioco di abilità con le spade,
passandole da una mano all’altra con una velocità e una destrezza incredibile.
-Non
dovevi farmi arrabbiare…- disse con una voce talmente
bassa e rauca da mettere paura.
Il
mangiamorte recuperò la spada dal petto di Angelus,
parando per un pelo il colpo di Harry. Fu uno scontro così forte che le due
lame crearono delle scintille.
Il
capitano stringeva i denti con tale violenza che rischiarono di spezzarsi, gli
occhi smeraldo scintillavano di vendetta e per la
prima volta nella sua vita sentì l’istinto di uccidere.
-Non
opporre resistenza…- continuò, ritirando le sciabole. –Sei già morto…-
Ci
furono un paio di colpi e poi Harry, lo trafisse con entrambe le spade.
Vide
gli occhi del mangiamorte diventare
vitrei e il suo petto esalare l’ultimo respiro. Sentì la vita abbandonare quel
corpo ed un sorriso di soddisfazione affiorò sulle labbra.
-Solo andata per l’inferno, bastardo.- tolse di scatto le
lame dai fianchi del mangiamorte, che cadde in ginocchio, senza più vita.
Nel frattempo, Evelyn ne aveva
trafitti un paio con la spada.
Elegante,
lucida, veloce. Aveva un modo di
combattere che vagamente ricordava Hermione.
Sfoderò
la pistola che teneva nel cinturone e si guardò in torno in cerca della sua
vittima. Riuscì a trovare un mangiamorte che inveiva contro un suo compagno dal
braccio ferito.
-Matt!-
Gridò prima di puntare la pistola e premere il grilletto.
Il
proiettile viaggiò veloce nell’aria, evitando tutte le altre persone e puntando
verso una sola.
Il
mangiamorte sentì un fischio dietro la schiena e subito dopo un dolore
lancinante alla spalla. Cadde in avanti sulle ginocchia, premendo come più
poteva una delle mani sulla scapola da cui sgorgava abbondante il suo sangue.
Vermiglio, il liquido vitale, scendeva lungo il braccio, ricoperto dalla veste
scura, e gocciolava sul pavimento in un sinistro rumore sordo.
L’auror,
a cui Evelyn era andata in aiuto, non perse tempo, uccidendolo con un colpo di
bacchetta preciso. Sorrise in direzione della sua salvatrice.
-Mi
devi una birra, Barbeus!-
Fece
un paio di capriole all’indietro per schivare una maledizione di un
mangiamorte. Aveva sentito il fischio caratteristico di
quegli incantesimi e con la sua straordinaria agilità l’aveva schivata.
L’incappucciato, a cui apparteneva la maledizione, la inseguì con la bacchetta
puntata. Le scarpe di Evelyn
strisciarono sul pavimento, quando si fermò all’improvviso, prendendo di
contropiede il mangiamorte e ferendolo con un pugnale in una coscia.
Ron
aveva in mano la bacchetta. L’unica arma che gli era
indispensabile. In questo scontro le sciabole, i pugnali e le pistole
erano rimasti nei foderi: si era reso conto di quanto gli fosse mancata. Usò un cruciatus su un mangiamorte che cadde
svenuto. Immediatamente, un altro saltò sulle sue spalle, cercando di
strangolarlo. In un primo momento, aveva tentato di toglierselo di dosso,
afferrandolo per un polso ma l’uomo era saldamente avvinghiato. Scrollò le
spalle, prendendolo dai capelli e cercando di tirarlo via. Decise,
allora, di correre con la schiena rivolta in avanti, puntando contro un muro.
Il mangiamorte non si rese conto abbastanza velocemente di quello che stava per
succedere. Sentì un inquietante dolore all’altezza della schiena e lasciò
andare la presa dal collo di Ron, gridando di dolore.
-Bastardo
di un Auror!- ululò scosso dalla tosse
per il dolore alle spalle.
Ron
lo prese dal collo, sollevandolo di peso. Era un
mangiamorte piuttosto basso e tarchiato. Infatti, riuscì a
guardare il capitano negli occhi, solo quando questo lo alzò da terra.
-Chiudi
il becco, piccoletto!- lo prese in giro Ron, gettandolo di nuovo contro il
muro.
La vittima gridò ancora, prima di ricadere in
malo modo a terra. Rimase fermo riverso sul pavimento, mentre del sangue gli
usciva dal naso che si era rotto sbattendo la faccia contro le pietre del
pavimento.
-Siamo
delicati, piccoletto?-
Ron
scosse la testa. Afferrò la bacchetta e pronunciò un incantesimo.
Immediatamente, il mangiamorte si ritrovò legato come un salame e depositato in
un angolo della stanza.
-Mali
estremi…- sussurrò, cercando d’individuare tra la
folla Draco e Mellifluo.
Li
riconobbe subito grazie alle loro chiome chiarissime. Erano impegnati in un
combattimento a coppia e, sinceramente , Ron non
riusciva a credere alla loro complicità. I loro movimenti erano simili e
perfettamente coordinati. La battaglia intorno imperversava ma erano talmente calmi o almeno così sembrava.
Ron
notò un paio di mangiamorte azzuffarsi contro due suoi compagni. Strinse forte gli occhi quando scorse un paio
di uomini appesi alla torce come degli spiedini. Auror
o mangiamorte a Ron non interessava. Aveva sentito ugualmente una forte stretta allo stomaco. A che cosa serviva tutto quello? Non erano
forse tutti maghi?
Schivò
un incantesimo con una mossa che diversi anni prima gli aveva insegnato
Hermione. La sua Hermione.
-Piegati in
avanti, fai una mezza capriola e rialzati…- gli aveva detto
con quel suo sorriso tanto dolce. Erano in palestra. Ancora dei novellini.
Avevano iniziato il corso da 6 mesi eppure, lei era già la prima della classe.
Ron si era
grattato la testa prima di eseguire quello che la ragazza gli aveva suggerito.
La prima volta non ci era riuscito.
-Hermione,
sono troppo grosso per fare quello che fai tu!-
Lei aveva
scosso la testa. –No, riprovaci, dai!-
Aveva
riprovato quella dannata mossa un centinaio di volte. Sotto quegli occhi tanti
ambrati non ce l’aveva mai fatta. Non era riuscito a
capire che Hermione lo metteva in imbarazzo… o meglio lo distraeva. Era diventata così carina in quell’ultimo
periodo…
-Ron
alle spalle!- il sottoufficiale Andrew gridò il suo avvertimento.
Il
capitano si voltò, ma non riuscì ad evitare lo schiantesimo che lo sollevò di
peso, facendolo ricadere in malo modo. Colpì un muro con la testa, sentendo un
dolore alla base del collo. Provò a sollevarsi ma la stanza gli girava attorno.
-Ron!-
sentì gridare ad Harry.
La
voce dell’amico gli arrivava ovattata e lontana e la vista gli faceva flip-
flop. Gli era venuta un’improvvisa voglia di dormire, di rilassarsi. Cercò di
chiudere più volte gli occhi, riaprendoli sempre.
-Ron!-
Sentì
una voce femminile richiamarlo, ma lui non ci fece caso. Si era accorto che,
chiudendo gli occhi, riusciva a vedere il viso di Hermione con una tale
chiarezza. Qualcuno aveva iniziato a scuoterlo con una violenza tale che gli
aveva fatto rialzare le palpebre.
-Svegliati,
Weasley!- gridò Draco, tirandolo con fatica in piedi. –Hermione ha bisogno di
te!-
Ron
aveva ancora una gran voglia di dormire, ma quando aveva sentito
il nome di Hermione, aveva provato una stretta insopportabile al cuore
che lo aveva svegliato. Si era rizzato in piedi, togliendosi le mani di Draco
dalla faccia.
-MALFOY!-
sbraitò, scuotendo la testa per svegliarsi.
Draco
non lo diede a vedere, ma fece un lungo sospiro di sollievo.
Quell’omone rosso era il suo migliore amico e non aveva nessuna voglia di perderlo
per una botta in testa.
-Hai
una testaccia dura per fortuna, Ron!-
Il
rosso si tastò, la testa, sulla base del collo e vi trovò del sangue. –Beh, non
troppo.-
Mellifluo stese l’ultimo mangiamorte con un pugno sulla
faccia, prima di voltarsi verso di loro.
-Vogliamo,
muoverci, signorine?-
Ron
recuperò tutte le sue armi perse sul pavimento a causa del salto dello
schiantesimo e raggiunse Mellifluo insieme a Draco.
-Sbrighiamoci,
prima che le portino via!-
***
-Capitano!-
gridò Evelyn, passando tra le gambe di un mangiamorte e dandogli un poderoso
calcio nelle parti basse.
-Sì?-
-Credo
sia meglio muoversi- Evelyn diede un pugno sul viso di
un uomo, facendolo cadere al suolo.
Harry
annuì, schivando un incantesimo in pieno petto. Rotolò sul pavimento,
trovandosi a pochi centimetri dal corridoio da imboccare. Lo scrutò con i suoi
profondi occhi verdi: la cicatrice gli bruciò, indicandogli la via. Si appoggiò
al muro, riprendendo a respirare con regolarità. La battaglia intorno a lui aveva
diminuito la sua intensità. Nel grande corridoio dei
sotterranei, c’erano sul pavimento decine di uomini di schieramenti diversi. Mangiamorte o Auror in quel momento avevano la
stessa espressione sofferente.
Alcune
fiaccole erano spezzate ed il loro fuoco si era spento, lasciando diverse zone
del luogo in ombra. Harry cercò di mettere a fuoco soprattutto i movimenti in
quei lati della stanza, ma senza successo. Aveva riportato una discreta ferita
alla coscia che gli doleva, ma il suo compito non era finito. Doveva stringere
i denti perché la parte più dura della battaglia doveva ancora arrivare.
Improvvisamente,
sentì uno scontro riaccendersi,alla sua sinistra: vide
un mangiamorte impazzito armeggiare con la bacchetta e lanciare incantesimi a
destra e a manca. Ne intravide uno
colpire un mangiamorte ed un altro un suo compagno, fortunatamente di
striscio.
Cercò
di rialzarsi ma la gamba non voleva sapere di eseguire i suoi ordini.
Fu proprio in quel momento che un incantesimo
prese un’altra traiettoria. Harry fece appena in tempo ad alzare lo sguardo per
avvistarlo, dirigersi verso Evelyn. Cercò di rimettersi in piedi e di urlare ma
la donna era troppo presa dal combattimento.
-EVELYN!-
urlò, recuperando al volo la sua bacchetta.
Fu
tutto in un attimo, Evelyn si voltò: i capelli marroni le svolazzarono intorno
alla faccia, gli occhi verde scuro si dilatarono e la scena sembrò rallentarsi.
Vide arrivare quell’incantesimo, passo dopo passo, secondo dopo secondo, ma non
riuscì a muoversi.
Harry
adocchiò correre un auror bruno verso di lei, un ragazzo così famigliare: il
sottoufficiale Andrew. Il giovane mago si gettò sulla compagna, salvandola e
riparandola col proprio corpo. Ricevette
la maledizione in piena schiena e il suo urlo di dolore riecheggiò nella
stanza.
Si
accasciò, sulla donna senza tante cerimonie. Gli occhi pieni di lacrime per il
dolore.
Evelyn
rimase immobile, sotto quel corpo caldo e gentile, sotto quella persona che più
di tute era riuscita a capirla.
Si
voltò a guardarlo negli occhi: Andrew perdeva sangue da tute le parti.
-Stai
bene?- le chiese, quando lei gli accarezzò il viso pallidissimo.
Evelyn
annuì incapace di fare altro: il groppo che le chiudeva la gola le impediva di
respirare e parlare. Baciò la fonte di James, socchiudendo gli occhi al sapore
ferroso del sangue dell’amico che gli imbrattava la pelle del viso.
-Sei
uno scemo!- esclamò, lasciando che le lacrime le
scivolassero sulle guance. –Perché vuoi fare l’eroe
con me? Perché ti sei messo in mezzo?-
Nonostante
tutto, James le sorrise con un’infinita dolcezza che le strappò
un gemito. O meglio un singhiozzo.
-Perché
non posso lasciarti morire senza essere riuscito a farti innamorare di me…-
Evelyn
rise tra le lacrime e James si sentì felice. –Sei più bella quando sorridi, te
l’hanno mai detto?-
-Ti
sembra il momento?- disse l’altra, fingendosi
scocciata.
-Sì-
Ed Evelyn lo abbracciò stretto, facendogli male. –Sei stupido.-
-Lo
so.-
-Ma tanto stupido…-
continuò, asciugandosi le
lacrime.
Harry
osservò la scena con sollievo. Non
avrebbe resistito se un altro dei suoi più cari amici fosse
morto. Decise che non li avrebbe richiamati: sarebbe
andato da solo a cercare Voldemort; perché così doveva essere. Quella battaglia
non era di nessun altro. Solo sua. Per questo era giusto che, se qualcuno
doveva perdere la vita, quel qualcuno doveva essere proprio lui, Harry Potter,
il bambino che era sopravvissuto.
Fu proprio in quel momento di riflessione che,
scioccamente, abbassò la guardia. Il mangiamorte che aveva già colpito James,
si liberò dagli auror che lo stavano legando ed afferrò la bacchetta. Riconobbe
Harry in fondo alla stanza, vicino l’apertura del corridoio che portava all’ala
est del castello, dove Voldemort aveva le sue stanze e si preparò a lanciare un
incantesimo. Evelyn lo scorse ma era troppo lontana per
aiutare Harry o anche solo per lanciare una maledizione
all’incappucciato.
-CAPITANO,
ATTENTO!- gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Harry
si voltò nel secondo esatto in cui il mangiamorte lanciò l’incantesimo. Non
ebbe il tempo di fare nulla, riuscì a chiudere gli occhi ed attese che qualcosa
lo colpisse. Passarono i minuti ma nulla lo uccise.
Sentì un forte odore di vaniglia e subito dopo una voce femminile si frappose
tra lui e la maledizione, gridando:
-SCUDO!-
Il
capitano sentì il forte vento conseguente a quell’incantesimo ed una grande luce gli ferì gli occhi chiusi. Un corpo sottile gli
si premette contro il petto, mentre la sua salvatrice cercava di far fronte
all’incantesimo. La sentì gemere e lamentarsi più volte fino a che l’afflusso di energia finì ed Harry riaprì gli occhi.
-Virginia!-
esclamò quando la donna che l’aveva salvato si voltò per sorridergli. I lunghi
capelli rossi erano appiccicati sulla fronte sudata a causa dello sforzo
dell’incantesimo che aveva utilizzato. Harry le accarezzò il viso, sfiorando
con apprensione i diversi tagli che aveva sulle guance. Doveva essere lo stesso
sortilegio che aveva colpito il povero sottoufficiale. Il giovane mago guardò
la figura della donna nell’insieme ed il suo cuore si fermò, quando scorse la grande macchia rossa che imbrattava la maglia della giovane.
Alcune gocce di sangue scivolarono giù fin sul pavimento, andando a mescolarsi con
altre chiazze.
-Tutto
bene, capitano?- gli rispose con un visino pallidissimo e respirando a fatica.
Harry
la sorresse, quando non riuscì più a reggersi in piedi. L’incantesimo l’aveva
sfinita. Con titubanza le sollevò la maglia, trovando la sua pelle, bianca e
profumata, deturpata da uno squarcio e diverse bruciature.
-Amore…-
le sussurrò, abbracciandola forte. La sollevò di peso, portandola verso Matt.
L’uomo prese tra le braccia la rossa come se fosse una piccola rosa delicata.
–Portala alla base e chiama i rinforzi. Abbiamo bisogno di
una squadra di medimaghi pronta a curare i feriti qui fuori.- accarezzò,
i capelli di Ginny. –Assicurati che si riprenda e se
non dovessi tornare…- Matt ebbe un sussulto a quella rivelazione. –Dille che
l’ho amata dal primo momento che l’ho vista…-
si chinò a baciarle la fronte e si allontanò da
lei, richiamando i suoi uomini.
Si
voltò un solo istante a guardare i suoi uomini: la maggior parte degli auror erano sopravvissuti. Avevano avuto la meglio sui mangiamorte
che adesso stavano arrestando. Guardò Matt svanire con Ginny tra le braccia,
Evelyn aiutare James ad alzarsi e sentì la sua forza crescere. Avrebbe
combattuto non solo per lui, ma anche per loro, per quella gente meravigliosa
che l’aveva accolto come un fratello.
Strinse
i pugni lungo i fianchi e con passo deciso si addentrò nell’oscurità.
***
Ron,
Draco e Mellifluo imboccarono il secondo corridoio che si apriva qualche stanza
dopo i sotterranei dove la battagliava infervorava.
Questo era diverso: aveva un forte odore di muffa e umidità. Alla fine del passaggio scuro, c’era un
lucernaio che lasciava filtrare la luce lunare. Sul lato destro del corridoio,
si affacciavano delle massicce porte di ferro, con pesanti serrature che
avevano tutta l’aria di essere antiche e arrugginite.
Il
rumore degli scontri era finalmente cessato e, a parte il riecheggiare dei loro
passi, nell’aria non c’erano rumori. Quel silenzio era inquietante.
-Deve essere l’ultima!- disse Mellifluo senza
rallentare la sua andatura. Sfoderò la bacchetta e, quando fu arrivato di fronte
alla porta, pronunciò. –Alohomora!—
La
porta si spalancò e alcuni raggi della luna riuscirono a lambire l’entrata.
All’interno della prigione, però, l’oscurità regnava sovrana.
Quando s’immersero in quel buio vellutato, le torce
appese alle mura si accesero velocemente l’una dopo l’altra, con dei rumori
strani e sinistri. C’era un crepitio tremendo.
I
tre si guardarono attorno, impugnando saldamente le loro bacchette. Sulla
parete opposta all’entrata, comparvero, incatenate e ferite le tre ragazze.
-Hermione!-
gridò Ron, correndo verso di lei.
Attraversò
a stento mezza stanza che uno schiantesimo lo colpì in pieno, facendolo volare,
di nuovo. Questa volta, però, riuscì ad atterrare con più agilità, riparando la
testa, ma bruciando dolorosamente il suo braccio contro il fuoco che ardeva in
una torcia sulla parete in fondo alla sala. Cadde a terra, con la manica della
divisa in fiamme. Si agitò un attimo, riuscendo, subito dopo a spegnerle.
-Stai
bene, Ron?- chiese Draco raggiungendolo, in fondo alla stanza.
Il
rosso fece una smorfia, quando l’altro cercò di tirarlo su dal braccio ferito.
Mellifluo
si guardò attorno, scrutando con interesse la zona da dove era partito
l’incantesimo.
-Siete
in ritardo…- disse una voce baritonale, nel momento in
cui la stanza iniziò ad allargarsi a dismisura.
I
tre si guardarono attorno, sentendosi, man mano che la sala si allargava,
sempre più piccoli.
Un
rumore metallico li fece sobbalzare: una gabbia enorme era caduta sul pavimento
a protezione delle tre giovani incatenate.
-Anne…-
-Angelia…-
-Hermione…-
Tre
mangiamorte si materializzarono di fronte a loro. Cassio era al centro del trio
e ai suoi lati due uomini anonimi stringevano la bacchetta. I mantelli neri
davano loro un’aria tenebrosa.
-Mellifluo…-
disse l’uomo bruno, mentre un guizzo attraversava i suoi occhi chiarissimi. La
luce del fuoco lambiva i suoi capelli neri, dando loro delle sfumature
violacee. –Sapevo eri un buon a nulla. Ma diventare un
traditore… Hai deluso molto il nostro Signore.-
Mellifluo
fece un sorriso obliquo, togliendosi dalle spalle il mantello. Quel gesto lo
fece con sdegno e disprezzo come a voler dimostrare che quel soprabito, che lo
rendeva un mangiamorte, fosse la cosa che più lo
ripugnava.
-Lasciale
andare e non vi faremo troppo male…- disse il biondo,
scroccando le dita della mano.
Il
rumore riecheggiò nell’aria che sembrò congelarsi. I se si fissarono, occhi
scuri, occhi chiari non c’era differenza; esprimevano tutti
lo stesso sentimento: odio allo stato puro.
Impugnando
le bacchette, Ron e Draco fecero un passo avanti. Mellifluo al contrario
mantenne la sua posizione, facendo muovere Cassio.
Le
torce che illuminavano la stanza gettavano strane ombre intorno, l’aria era
fredda ed umida.
Ancora
degli attimi di assoluto silenzio. Ron fissava in
cagnesco il suo avversario, stringendo i denti con una tale violenza da
emettere suoni striduli. Draco era impassibile, sembrava quasi calmo.
-Fatti
sotto bastardo…- disse il rosso, mettendosi in posizione da combattimento.
In
quel preciso istante, scattarono tutti in avanti, scatenando finalmente uno scontro.
***
Tamiara
entrò nell’ alloggio dove era sicura di trovare
Voldemort. Tenendo la bambina tra le braccia, spinse il portone di legno ed entrò
nella stanza delle riunioni. L’ambiente umido e spoglio era reso ancora più
lugubre dalla luce di una candela appoggiata accanto al trono di Voldemort.
Il
lord Oscuro aveva gli occhi socchiusi e le gambe accavallate. In una mano il calice pieno di vino rosso.
-Mio
signore…- disse la donna, prostrandosi ai suoi piedi. –Il castello è stato
invaso dagli auror. Dobbiamo andare prima che ne arrivino
degli altri…-
Voldemort
non si scompose, sorseggiando con tranquillità il nettare dell’uva. Aprì i suoi
occhi rossi e la fissò.
-So
quello che sta succedendo, Tamiara.- le sue parole vibrarono
nell’aria, rimbalzando da una parte all’altra. –Siediti qui ed aspetta. La fine
è arrivata, il bambino sopravvissuto è pronto per affrontarmi.-
Tamiara
si sedette, appoggiando Lily sul marmo accanto a lei. Le sue doti da veggente
le stavano urlando di fuggire il più lontano possibile da lì, ma la sua fedeltà
all’oscuro signore la trattenne. Tirò sui suoi capelli rossi il cappuccio nero
e vellutato del mantello ed attese, come Lord Voldemort le aveva
ordinato.
***
Harry arrivò a dei grandi battenti di una
porta intarsiata; l’arcata di pietra toccava il soffitto e, ai lati
dell’entrata, a far da custodi a ciò che era nascosto in quella stanza, c’erano
due draghi di roccia finemente lavorati: uno con le fauci spalancate, l’altro
in una posizione minacciosa e regale, gli trasmisero
un leggero timore.
Spinse
con forza la porta di legno scuro che stridulò leggermente prima di aprirsi.
Harry
fu investito da un’aria fredda e carica di umidità. La
sentiva nel naso e sulla faccia, quella sensazione di bagnato.
Fece
un lungo respiro profondo, ritrovando la calma. Non era il momento di farsi
prendere dall’agitazione. Aveva un compito ben preciso e, costi quel che costi,
l’avrebbe portato a termine. Lo doveva fare. Non
c’erano scappatoie o uscite di emergenza. Quella
battaglia non era di nessun altro, solo sua. Fin dall’inizio avrebbe dovuto affrontarlo,
senza l’aiuto di qualcuno. Chissà quanta sofferenza avrebbe risparmiato alle
persone che più amava in assoluto… Invece no. La sua codardia gli aveva fatto
perdere individui meravigliosi: suo padre, sua madre, la signora Weasley,
Arthur, Fred, Gorge, Percy e quanti altri ancora?
La
sala era completamente in ombra, fatta eccezione di alcune
zone illuminate dalle torce.
Harry
alzò lo sguardo, sforzando, nell’oscurità, i suoi occhi nel tentativo di
scorgere qualcuno.
Improvvisamente,
una schiera di torce si accese sui muri ai lati e la stanza s’illuminò
completamente. Poco prima della fine della schiera delle
torce, c’era un trono lavorato, posto più in alto rispetto al pavimento, grazie
a cinque gradini di marmo. Seduto a gambe accavallate, Voldemort aprì gli
occhi. Sugli scalini, con una bambina assopita tra le braccia, c’era un’altra
donna, con il cappuccio tirato sulla testa. Alcuni boccoli rossi spuntavano da
quel nero vellutato.
-Finalmente…-
disse il Signore oscuro, appoggiando il suo calice sul pavimento. –Ti aspetto
da molto tempo, sai?-
Harry
si avvicinò di più, attraversando la fiaccolata e sentendo il calore del fuoco
sulla pelle del viso.
-Dovevo
diventare un uomo.- sussurrò in risposta, afferrando
la sua bacchetta.
Voldemort
annuì, alzandosi dal trono e scendendo i gradini. Arrivò a pochi metri da lui e
con soddisfazione fece chiudere il grande portone alle spalle di Harry. –Adesso possiamo finire
la nostra battaglia?- chiese, sfidandolo con lo sguardo.
Harry
sorrise, rigirandosi la bacchetta tra le dita.- Questa storia finirà finalmente
e ben presto tu sarai solo un brutto ricordo.-
Voldemort
non ribatté, limitandosi a muovere in gesti strani ed inconsulti le sue mani
ossute. Harry lo osservò, rimanendo di stucco: Voldemort stava per lanciare un
incantesimo senza bacchetta.
Non
riuscì bene a focalizzare questo pensiero che una palla rossa si sprigionò tra
i palmi del suo nemico e prima che potesse schivarlo lo raggiunse allo stomaco,
facendolo volare parecchi metri lontano. Harry gemette quando sbatté la spalla
sul pavimento.
-Sorpreso,
ragazzino?- gli chiese, avanzando verso di lui.
Harry
strinse i denti rialzandosi e, questa volta fu più rapido, fece una mezza
capriola sulla schiena, riuscendo ad evitare il secondo colpo. Si nascose
dietro ad una colonna per riprendere fiato: la situazione era critica. Quel
bastardo aveva delle capacità incredibili e lui non sapeva come fare per
contraccambiare con abbastanza potenza.
-E’
inutile che ti nascondi, Potter.- la voce di Voldemort
vibrò nell’aria. –Ormai sei finito.-
Harry
sentì il sangue ribollire nelle vene. Uscì allo scoperto, stringendo con forza
la bacchetta tra le mani. –Ti sbagli di grosso! LAMAM!- gridò, scagliando il
suo incantesimo.
Vide
il signore oscuro vacillare e perdere un passo, ma nulla di così stravolgente.
-Tutto
qui?- la risata gutturale di quel demone riecheggiò nell’aria. –Speravo tu
sapessi fare di meglio bambino sopravvissuto…-
Mosse
ancora le mani e lanciò un altro incantesimo che andò a colpire la colonna dove
prima Harry si era nascosto. Il giovane mago schivò le macerie che caddero dal
pilastro, rotolando di lato.
Arrivò
dietro il Signore oscuro e senza perdere tempo lo colpì con l’incantesimo che
aveva già utilizzato. Riuscì a ferirlo sulla schiena e lo capì dal sangue che
gocciolò sul pavimento.
-Bravo…-
gli disse, voltandosi. –Finalmente fai qualcosa di buono…-
Rimasero
in silenzio per un po’, fissandosi ansanti. Poi, Voldemort mosse di nuovo le
mani.
***
Ron
cadde su un fianco per evitare una maledizione che il suo avversario aveva
lanciato. Aveva diversi lividi, ed una ferita abbastanza profonda su una gamba.
Quel bastardo era riuscito a trafiggerlo con la punta della spada.
Guardò
il mangiamorte e tirò un sospiro di sollievo quando
notò che anche lui non era messo molto bene. Aveva sicuramente il naso rotto e
perdeva sangue da diversi parti del corpo.
Si issò in piedi con un colpo di reni, mantenendo in una mano
la bacchetta e nell’altra la sciabola. Erano più di venti minuti che
combattevano e nessuno delle tre coppie aveva ceduto le armi. Ron strinse i
denti quando una fitta lo colpì alla gamba. Non poteva mollare: Hermione era
lì, a pochi passi da lui e questo bastava a dargli forza per andare avanti.
-Scudo!-
gridò quando il mangiamorte gli lanciò un altro incantesimo. Riuscì a parare il
colpo e senza perdere tempo partì alla
carica. Cercò di prendere il mangiamorte al fianco destro ma quest’ultimo fu
più veloce e lo evitò. Ron non si fece prendere dallo
sconforto e, con un calcio ben assestato sulle ginocchia dell’uomo, riuscì
a fargli perdere l’equilibrio e farlo cadere al suolo. Si voltò velocemente
cogliendo l’occasione per usare la bacchetta.
-Crucio!-
La
sua maledizione colpì l’uomo alle spalle, facendolo dimenare per il dolore. Il
mangiamorte rimase fermo a terra, ansante. Ron lo osservò riprendere fiato e
nel frattempo ne approfittò anche lui. La gamba gli
pulsava e nella sua mente rimbalzava un solo pensiero, un solo viso ed una sola
volontà.
Hermione.
Libera.
Voltò
lo sguardo un momento per controllare la situazione: Draco aveva un’evidente
ferita sul braccio e diversi lividi sul viso, il suo mangiamorte non era
ridotto malissimo; Mellifluo, invece, non aveva un graffio e lo
stesso Cassio, il suo avversario.
Ron
scosse la testa, incredulo: quei due avevano la stessa identica forza.
Nel
frattempo, il suo avversario si era ripreso e, stringendo la bacchetta, gridò:
-Avada
Kedavra!-
Ron
evitò la maledizione senza perdono per un soffio, buttandosi di nuovo sul
pavimento e sforzando la gamba che lo ripagò con una terribile fitta. Digrignò
i denti, prima di rialzarsi.
-Non
ti distrarre bamboccio!-
Ron
era rosso in viso e, puntando la spada sul pavimento, si tirò in piedi. Scrutò
in cagnesco il suo avversario ed abbaiò.
-Non
chiamarmi bamboccio.-
***
Harry
atterrò sulla schiena, spinto in aria da un incantesimo di Voldemort. Si pulì la
bocca dal sangue che aveva sputato, mordendosi la lingua.
Era
ridotto davvero male: aveva una gamba bruciacchiata e dolorante e le due bracci
ricoperte di ustioni e lividi. Per
non parlare di quella dannata cicatrice che gli pulsava terribilmente.
Per
la prima volta, sentì lo stomaco contorcersi e la paura farsi strada dentro di
lui. Se avesse perso? Cosa
sarebbe successo? Quanti avrebbero sofferto ancora?
Tossì
ripetutamente, cercando di rimettersi in piedi, facendo leva sui gomiti
indolenziti.
Voldemort
a qualche metro di distanza lo osservava tronfio. Stava avendo la meglio e
questo lo riempiva di orgoglio. A parte qualche
graffio e un paio di bruciature, il signore oscuro era ancora in forze.
-Se
mi giuri fedeltà adesso, ti risparmierò!- esclamò in
direzione di Harry che, incurante della gamba scricchiolante sotto il suo peso,
si era rimesso in piedi.
-Piuttosto
mi avadakedavro da solo!- rispose con disprezzo,
osservando la donna dietro a Voldemort che non aveva fatto una piega,
continuando a stringere la bambina tra le braccia che, nonostante i rumori
della lotta, non si era svegliata.
Quella
doveva essere Lily.
-Sei
uno sciocco vanesio! Crei di potermi sconfiggere? Ma guardati, perdi sangue da
qualsiasi centimetro di pelle….-
Harry
strinse di nuovo la bacchetta. –Pensa a combattere, Voldemort!-
Il
signore oscuro sghignazzò, iniziando a muovere le mani. Creò una palla di fuoco
talmente grande da non poter essere contenuta
tra i suoi palmi e la scagliò con forza nelle
direzione di Harry. Il giovane mago riuscì ad evitarla per pura fortuna
e l’incantesimo si andò a schiantare contro il muro vicino alla porta. Si creò
un profondo squarcio nella parete ed Harry vide il soffitto crollare in più
punti. Schivò delle macerie, muovendosi verso il torno di Voldemort.
-E’ inutile che rimandi, Harry. Oggi è il giorno in
cui morirai e la profezia si concluderà.-
Il
mago si appoggiò ad una colonna ancora in piedi ed ansante cercò di riprendere
il fiato che aveva perso, per la fatica di muoversi con una sola gamba.
Harry
si sporse dal suo nascondiglio. Aveva notato sul fondo della sala uno specchio e un’idea gli era balenata nella mente.
-Devo riuscirci…- sussurrò uscendo allo scoperto.
-Sono stanco di giocare come il gatto ed il topo. Questa
sarà l’ultima mossa così la finiamo!-
Voldemort
iniziò a muovere le mani ed Harry
attese. Doveva riuscire a lanciare l’incantesimo nello stesso istante in cui lo
faceva Voldemort. Aspettò fino a quando la palla di fuoco, non fu pronta. Poi,
il signore oscuro lanciò la sfera e lui gridò.
-Avada
kedavra!-
L’incantesimo
di Harry viaggiò nell’aria andando a colpire lo specchio che lo
riflesse. La luce rossa tornò indietro e come Harry aveva
previsto colpì, Voldemort alle spalle.
Nel
frattempo, lui si era gettato a terra per schivare la palla di fuoco.
Voldemort
sgranò gli occhi e si accasciò al suolo.
Harry
rimase fermo, immobile, osservando la scena.
La
donna con il cappuccio aveva alzato lo sguardo e aveva avuto un tentennamento.
Poi, però, Harry vide una mano di Voldemort muoversi, prima che si rimettesse
completamente in piedi.
-Bella
trovata…- disse. –Ma per uccidermi avrai bisogno di
un’avada kedavra molto più potente.-
Harry
sgranò gli occhi e senza più forze si trascinò indietro con le braccia, quando
il signore oscuro mosse nuovamente le sue mani.
***
Draco
respirava a fatica e il suo fiato gli faceva male ai polmoni. Aveva un sopraciglio spaccato da un pugno troppo forte del
mangiamorte, e sulla pelle candida del viso c’erano diversi tagli.
Il
mangiamorte era ormai agonizzante. Era steso sul pavimento con una gamba rotta
ed un braccio maciullato da una maledizione.
-Uccidimi!-
lo sentì gridare, mentre si trascinava di fronte al
suo avversario.
Draco
scosse la testa, guardandolo con disprezzo. –Non mi macchierò le mani delle tua morte.-
-Fallo!-
Il
mago lo ignorò, guardando Ron dare un
colpo di elsa sulla nuca del mangiamorte.
-Ti
avevo detto non chiamarmi bamboccio.- lo sentì dire,
prima di dargli il colpo di grazia ed affondare la lama nel petto dell’uomo. Il
mangiamorte sgranò gli occhi, riversandosi sul pavimento, morto.
Draco incrociò le braccia sul petto,
aspettando Ron. Il rosso recuperò la sua sciabola dal corpo dell’uomo e
raggiunse l’amico.
-Scusa,
non voleva saperne di morire…-
Draco
scosse la testa. –Oh, fai con comodo, abbiamo un sacco di
tempo…- scherzò, sostenendolo con il braccio non ferito. La gamba di Ron
era ridotta male, stava perdendo molto sangue e anche il rosso stesso non aveva
una bella cera.
-Tutto
bene?- gli domandò, guardandolo in faccia.
Ron
trattenne una smorfia di dolore e sorrise. –Sì, non ti preoccupare.-
Mellifluo
continuava a combattere. Finalmente, si iniziavano a
vedere i segni della lotta. Aveva un taglio sul fianco ed un sopracciglio
spaccato. Cassio, invece, si trascinava su e giù con una sola gamba visto che l’altra aveva una strana angolazione.
-Che
fate lì impalati!?-
domandò, schivando una maledizione dell’avversario. –Salvatele!-
Draco
guardò la gabbia che teneva prigioniere le tre e si morse le labbra. –E’
protetta da un incantesimo!-
Mellifluo
attaccò Cassio con la spada che parò il colpo con un po’ di problemi. –E
allora?-
Cassio
scoppiò a ridere. –Quell’incantesimo è legato a Voldemort!-
disse, stoccando contro Mellifluo. –Non potete spezzarlo, fino a quando
il Signore Oscuro sarà in vita.-
Ron
serrò la mascella. –No!- corse, incurante del dolore e del sangue che
fuoriusciva più copiosamente ad ogni passo, ed arrivò vicino alla gabbia.
Hermione,
Anne ed Angelia erano legate dai polsi con delle catene alla parete. La testa
china e completante addormentate.
-HERMIONE!-
gridò, facendo un altro passo verso la grata. Sentì la forza dell’incantesimo
frustargli la faccia.
Draco
cercò di tirarlo in dietro. –E’ pericoloso!-
Ron
non lo sentì affatto. Camminò ancora, stringendo i denti per il dolore. Le
lacrime gli riempivano gli occhi chiari e ogni tanto la vista
si annebbiava. –Hermione!- urlò di nuovo, prima di tentare di appoggiare
le mani sulle sbarre. Delle scosse di elettricità si
svilupparono non appena provò a toccare quel ferro. –Hermione!- disse ancora e
l’incantesimo protettivo di Voldemort lo respinse indietro in malo modo,
facendolo cadere a terra.
-Ron!- urlò Draco, raggiungendolo. Il biondo
vide le mani dell’amico ricoperte di bruciature.
Cassio
rise. –Voldemort è più forte che mai e le vostre amiche non potranno essere
salvate.-
Ron
si morse le labbra, cacciando indietro le lacrime. –NO!-
Si
alzò e con passo instabile, si avvicinò di nuovo alla gabbia.
-Ron!-
Draco cercò di fermarlo, ma il rosso non lo ascoltò. Sbruffò, cercando di
agguantarlo per un braccio.
-Lasciami, non mi puoi fermare!-
Draco
scosse la testa. –Non voglio fermarti…- fissò lo
sguardo verso Anne ed il suo cuore ebbe un fremito. –Voglio darti una mano.-
Ron
lo guardò con riconoscenza. Si aggrappò alla spalla che gli offriva l’amico ed
insieme arrivarono vicino la gabbia.
-Proviamo con la bacchetta…- disse Draco, tirandola fuori.
Ron
annuì. –Draco…-
Il
biondo lo guardò negli occhi, sorridendo. –Le salveremo, Weasley.-
-Grazie.-
ed insieme provarono il loro contro incantesimo.
***
Lily
aprì i suoi occhioni ramati di verde. Si sentiva carica di energie
e pronta ad utilizzare i suoi poteri. Si
guardò un attimo intorno e notò che Tamiara continuava a tenerla in braccio.
Non si era accorta del suo risveglio,impegnata com’era
a guardare dell’altro.
-Dovrai
usare un’avada kedavra molto più potente per uccidermi…-
Quella
voce metallica e strana la fece rabbrividire. Conosceva il suo proprietario e
non le piaceva per niente.
Sentì,
all’improvviso nelle sue orecchie, ronzare un battito di un cuore molto
accelerato. Qualcuno era terrorizzato: c’era una persona impaurita in quella
stanza.
-Mi
dispiace doverti eliminare così presto, Harry Potter…-
Sentì
quel nome e rabbrividì.
Era
lui quello che aveva paura. Ben presto, riuscì a sentire le sensazioni che quel povero mago stava provando:non era solo spaventato ma anche dispiaciuto.
Socchiuse
gli occhi, sentendo il classico calore dei suoi poteri invaderla
-Dispiaciuto per cosa?- Si chiese, non
sperando in una risposta.
-Di non essere riuscito
a salvare le persone a cui voglio bene.-
Una
lacrima solcò il volto infantile di Lily e, mentre il
dispiacere di quel ragazzo lasciva spazio ai suoi poteri, sentì la forza
dell’incantesimo di Voldemort sprigionarsi. Fu allora che riaprì i suoi occhi e
lasciò che la sua magia la guidasse.
***
Harry
guardò negli occhi Voldemort fino all’ultimo istante, quando,
con soddisfazione, lanciò la sua palla di fuoco. La vide partire dalle
sue mani e non abbassò le palpebre fino a pochi secondi prima dell’impatto.
Ma come poche ore prima aveva atteso in vano la sua morte,
così fece in questo caso. Rimase fermo, con gli occhi chiusi spaventato.
Sentì
delle piccole mani toccargli il volto e solo allora li aprì. Vide un volto di
bambina, tenero e dolce, che lo osservava. I capelli bruni e ricci scendevano
con delicatezza ad incorniciarle il viso tondo. Tutta la sua figura era
illuminata da una luce bianca e talmente rilassante da farlo sentire così
bene.
-Sei un angelo?- sussurrò, poggiando con
titubanza le sue mani più grandi su quelle della piccola.
Lily
rise, scuotendo la testa. –No. Sono Lilialux.-
Harry
la guardò con i suoi occhi verdi ed espressivi. –Sei venuta a salvarmi?-
Lily
annuì. –Sono qui per darti una mano, Harry.-
Il
bruno alzò lo sguardo e vide che l’aurea bianca che circondava la bambina la
proteggeva dalla palla di fuoco che, a contatto con essa,
si stava disintegrando.
-Alzati
e prendi la bacchetta.- gli ordinò, togliendo le sue
dita dal viso. –Io e te possiamo sconfiggerlo.
Facciamo parte della stessa profezia e senza di me non ci puoi riuscire…-
Harry
afferrò la mano che la bambina gli tendeva.
–Sei
pronto?-
Il
giovane mago annuì e quando la luce della palla di fuco si dileguò, si
ritrovarono di fronte Voldemort. Il
sorriso tronfio che albergava sul volto del demone si
spense non appena vide la bambina ed Harry.
-Che
diavolo succede?- si girò verso Tamiara ma sui gradini
non c’era più nessuno.
-E’
finita Voldemort!- gridò Harry, stringendo la bacchetta tra le mani. Lily
annuì.
-Il
tuo periodo di terrore è terminato, vecchio pazzo!- la bambina serrò forte la sua presa intorno alle dita del bruno e, dopo
uno sguardo d’intesa, gridarono all’unisono. –AVADA KEDAVRA!-
Una
luce verde riempì tutto il castello.
***
Mellifluo
sentì il castello tremare prima che una luce verde inondasse tutto. Si fermò un
momento di combattere e guardò Cassio negli occhi. Sorrise come non mai.
-E’
morto!- gridò, rivolgendo lo sguardo a Draco e Ron che non avevano
smesso un attimo di usare la bacchetta contro l’incantesimo della gabbia. –Un
altro sforzo, ragazzi!- li incitò, riprendendo a lottare.
-Perché
continui a combattere?- digrignò a Cassio, mentre parava un colpo
della sua spada.
Il
bruno lo allontanò, sfregando la sua sciabola contro quella
di Mellifluo.
Lo
sfidò con gli occhi. –Voglio togliermi lo sfizio di ucciderti…-
Mellifluo
fece un rumore col naso. -Quello me lo toglierò io!- ripartì
alla carica, nello stesso momento in cui una parete del soffitto della stanza
iniziava a crollare.
Draco
rafforzò il suo incantesimo. –Non diminuirlo adesso…- disse a Ron, alzando
leggermente la voce.
Il
rosso annuì continuando a forzare la sua bacchetta. Sentiva il legno ormai
incandescente e la stanchezza farsi sentire, ma non poteva mollare. Aggrottò le
sopracciglia nello sforzo di reggere l’incantesimo.
-He…-aumentò
ancora la potenza. –Mio…- un piccolo foro si creò nella barriera. –NE!-
L’incantesimo
che proteggeva la gabbia s’infranse completamente, svanendo con un’ombra al
sole. Le ragazze ripresero conoscenza all’istante.
-Hermione!-
gridò Ron, aprendo con una spallata la porta della gabbia. Si trascinò dentro,
correndo dalla sua ragazza.
Le prese il viso tra le mani
e la giovane strega, ancora tramortita, non riuscì ben a capire il
motivo di tanta gioia.
-Ron…-
sussurrò, fissandolo strano. Si guardò attorno e poi parve capire perché
cominciò a strillare sempre più forte e a cercare di
liberarsi dalle catene. –Ron, Ron, Ron!-
Il
rosso la liberò e, senza aspettare oltre, la strinse forte a sé, assaporando
quella sensazione stupenda che sentiva ogni volta che era vicino a lei. La
spostò leggermente solo per cercare le sue labbra e trasportarla in un bacio,
così carico di passione e trasporto, che fece piangere Hermione.
-Ti
amo…- le sussurrò in un orecchio, continuando a
stringerla forte.
La
donna non rispose, al contrario, si aggrappò maggiormente alle
sue spalle disperata e felice come non lo era mai stata.
–Non
lasciarmi mai più, mai più…- continuava a sussurrare Ron, accarezzandole la schiena.
Hermione
piangeva ed annuiva, sentendosi senza fiato per come la stava stringendo. Si
poteva passare da una disperazione immensa ad una felicità tanto grande? Non
riusciva a crederci quanto potesse farla sentire bene
essere di nuovo tra le sue braccia, assaporare quella bocca appassionata e
rivedere quello sguardo innamorato e perso che riservava solo a lei.
Draco
osservò la scena da lontano, entrando con tranquillità. Voleva dimostrare la
calma che dentro il suo cuore non c’era assolutamente. Il battito era così
accelerato e la bocca talmente secca che gli mozzava il fiato. Si avvicinò ad
Anne che lo stava fissando con gratitudine.
-Stai, stai… bene?-
La
bruna annuì e sorrise, quando si accorse della leggera ombra rossa che era
comparsa sulle guance di Malfoy.
–Mi
liberesti?- gli domandò dopo un paio di minuti che Draco era
rimasto a fissarla.
Il
biondo si riscosse, annuendo con imbarazzo. –Sì, sì scusami.- Fu talmente goffo
che non vide il piedi di Anne e ci inciampò in pieno.
Si ritrovò pressato su di lei a pochi centimetri da quel viso così regolare e
dolce. Si specchiò in quegli occhi blue come l’oceano più profondo e non poté
resistere dal toglierle una ciocca di capelli nerissimi dalla guancia.
-Hm,
hm..- si schiarì la voce. –Scusami.-
Allungò
una mano e con un colpo di bacchetta aprì i lucchetti delle sue catene.
Ritornò
a fissarla immediatamente, incapace di fare altro. Le accarezzò la pelle dello
zigomo segnata da qualche graffio e sentì l’irrefrenabile istinto di baciarla.
S’inumidì le labbra e, quando finalmente aveva trovato il coraggio per chinarsi
sulle sue labbra, una voce lo interruppe.
-Se
non vi è di troppo disturbo mi potreste liberare?-
***
Cassio
fece un mezzo giro su se stesso e, con un rapido calcio dietro gli stinchi,
riuscì a mettere in ginocchio Cassio.
Il
castello stava crollando, e l’unica cosa che restava ancora in piedi era la
porta per uscire. Dovevano sbrigarsi, altrimenti sarebbero
rimasti imprigionati.
Puntò
la punta della sua spada alla gola del nemico e sussurrò, guardandolo negli
occhi.
-Dammi un buon motivo…- sussurrò a denti stretti.
Cassio
respirava con l’affanno e sentiva la sua vene giugulare pulsare contro la lama
fredda.
-Sei
un traditore senza spina dorsale.-
Mellifluo
aumentò la pressione. –Non provocarmi…-
-Altrimenti?-
-Te
la taglio di netto.- fu la sua risposta serafica.
Rimasero
a fissarsi per un lungo momento e poi Mellifluo abbassò la sciabola. –Non sono
più un assassino e non ne vale la pena- gli voltò le
spalle nello stesso momento in cui Angelia lo richiamò.
-Mellifluo!-
L’uomo sorrise, abbassando la guardia e lasciando scivolare
l’arma per terra. –Angelia.-
Fu
tutto in un secondo. McStrict non si accorse di Cassio alle sue spalle e del
fatto che aveva afferrato la sua sciabola.
Angelia lo vide alzarla, prima di conficcarla nelle spalle di Mellifluo
all’altezza del cuore.
La
scena sembrò rallentarsi ed il battito del cuore di Mellifluo riecheggiò nelle
orecchie della sua amata. Lento sempre di più.
Angelia
sbiancò incapace di crederci; boccheggiò in cerca di ossigeno
e solo allora riuscì a gridare disperata.
-MELLIFLUO!-
L’uomo
cadde sulle ginocchia. Ebbe il tempo di guardarla un’ultima volta
negli occhi, poi Cassio tolse la spada dalle spalle di Mellifluo,
dandogli il colpo di grazia.
-Ti
avevo detto mi sarei tolto questo sfizio.- guardò sua sorella
disperata e sorrise. –Tornerò per te.- si coprì
con il suo mantello e scomparve tra la polvere.
-Mellifluo!-
continuò a gridare Angelia, correndo verso di lui.
Il
castello continuava a crollare e a nulla servirono gli avvertimenti degli
altri. –Angelia è pericoloso!-
La
donna raggiunse il corpo ormai senza vita del suo amato principe dorato e, con
una dolcezza incredibile, lo prese tra le braccia.
-Amore
mio…- sussurrò, accarezzandogli il volto. –Non puoi
lasciarmi, io non sono niente senza di te. Torna da
me, torna da me…- Angelia gli baciava le mani, gli occhi, le guance. –TI
PREGO!- gridò disperata.
Lo
abbracciò forte, macchiandosi l’ abito con il sangue
del suo Mellifluo. –Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo…-
ripeteva, cullandolo inutilmente. –resta con me! Io non riesco, non so
vivere se tu non ci sei…-
Le
macerie continuavano a cadere e Ron non riusciva a correre.
Draco
era rimasto a bocca aperta. Non riusciva a crederci a quello che era successo.
-Salvala, qualsiasi cosa
accada, deve vivere. Hai capito, Malfoy?- Mellifluo glielo aveva raccomandato prima di
partire.
Si
gettò, tra gli sbruffi di polvere, evitando i sassi che precipitavano come
pioggia. Si rotolò su un fianco per evitare un macigno grosso quanto una palla
di cannone. Si rialzò in piedi, evitando un’altra scarica di calcinaccio.
–Angelia
dobbiamo andare!- gridò quando finalmente fu
abbastanza vicino.
La
donna non rispondeva. Rimaneva stretta al suo Mellifluo incurante dei rumori e
di quello che le accadeva intorno. –Forza! Non credo che Mellifluo sarebbe
contento, sapendoti morta!-
Angelia
scosse la testa. –Il mio posto è qui, non posso
lasciarlo solo. La solitudine non gli è mai piaciuta.- gli
accarezzava il volto marmoreo, togliendogli dal viso le macchie di
sangue.
-Ti
prego, Angelia!- Draco oltrepassò un punto dove le
macerie scendevano come neve, per un pelo. Arrivò alle sue spalle, prendendola
per la vita. –Mellifluo mi ha ordinato di salvarti ed io lo farò, costi quel
che costi.- La sollevò di peso incurante del dolore al braccio.
-Lasciami!- gridò lei, scalciando. –Devo restare qui. Voglio
essere qui quando si sveglierà.-
Draco
non la ascoltò e corse verso Ron, Hermione ed Anne, evitando con grande agilità gli ostacoli.
-Tutti
fuori di qui!- urlò senza fermarsi, continuando a
correre come non mai.
Arrivarono
alle porte di quercia che stavano crollando e quando le superarono non si
fermarono, ma continuarono a correre verso la libertà, verso la salvezza e la
fine di quella lunga storia.
FINE
(per il
momento)
Prima di uccidermi, ci sarà l’epilogo…
Eggià. Avete letto
bene. Questa storia è finita. DAAB non avrà più aggiornamenti, il cerchio si è
chiuso ed io ho compiuto il mio dovere di autrice. Vi
ho fatto aspettare troppo, vero, e per questo vi chiedo scusa. Ma cosa volete farci? La vita di tutti i giorni mi trascina
nel suo vortice ed io devo accantonare le cose che più mi piacciono.
Scrivere questo capitolo non è stato affatto
semplice, ho dovuto studiare le scene e cercare di dare un taglio al mio lato estremamente romantico e
calarmi in quello dark. Non sono se ci sono riuscita. Io, però, ci ho
provato.
Ringrazio tantissimo
la carissima amica Phoebina^^: senza
di lei avreste aspettato molto di più per questo chap.
Prima di passare ai
saluti personali voglio ringraziare tutti, perché quest’avventura è stata così
bella anche grazie a voi. Senza il vostro supporto io non avrei mai concluso nulla, non mi sarei mai migliorata. Non so come
abbiate fatto a sopportare il mio modo di scrivere altalenante, ma vi
ringrazio. Davvero. Dal profondo del mio cuore io voglio dirvi GRAZIE, nulla di più, solo questo.
Vero, vi ho promesso
un sequel ma non è per adesso. Voglio riposare la mia mente e ripartire alla
grande con fantasia e una trama ben strutturata. Ok?
Beh, ora vi lascio ai mie saluti personali. Un bacione a tutti e a risentirci
presto.
Fanny
Sei venuta a
Manfre e non mi hai detto nulla? Looove! Non si fa così, se me lo dicevi vi
avrei fatto da guida senza pagare al castello e avrei trovato un bar aperto… Va
beh, a parte questo, ti ringrazio tantissimo per il tuo commento, spero che
questo chiappino sia stato di tuo gradimento. Grazie
per teenAgers, un bacio grande, grande
Angéle^__-
EDVIGE Eheheh,
devi sapere che Angelia è rimasta al castello, Lucrezia non ha avuto tempo di
prender e un infarto e chi più ne ha più ne metta…
Grazie dei tuoi complimenti, cara. Ti mando un grande
bacione. A risentirci,
Angéle^_____-
Daffydebby Ehi! Ciao. Ti ringrazio, sapere che la mia
storia vi è piaciuto è un motivo per me di orgoglio.
Davvero, mi viene da piangere. Ti ringrazio infinitamente tesoro, spero che
anche questo ti sia piaciuto, con affetto
Angéle ^____-
Sunny TESORO! Come stai? Sicuramente (dopo tutto
quel tempo passato dalla tua recensione e dal mio aggiornamento…) la tua mano
adesso starà benissimo. Eheheh, sono mooooolto contenta, così aggiorni prima.
Oh, Love, love, questa storia è finita ed io ho anche finito di risp. ai tuoi
commenti. BUAWAAAAAHHHH ç____________ç Spero di riaverti tra
il mio pubblico per il prossimo capitolo di questa saga. (*_______*
Angéle dagli occhi sbriluccicosi). Grazie tante per i tuoi complimenti
TVTTTTTTB, un kiss,
Angéle^____-
AvaNa Kedavra Ehehehe,
la tua curiosità è stata soddisfatta. Perché Ginny si
fa tanti problemi… perché è umana e non si sente pronta ad avere un figlio…ma…
va beh, ora vado grazie mille tesoro del tuo sostegno. Un bacio grandissimo,
Angéle^____-
Marti D’accordissimo con te che qualche volta
Ginny mi fa arrabbiare. Nella mia storia poi mi fa
saltare spesso la mosca al naso…. Ma deve essere così.
Ron non si è arrabbiato con Draco perché in fondo capisce, ogni tanto, gli
stati d’animo degli altri, per fortuna -____-. Ti
ringrazio per i tuoi complimenti e ti mando un bacio, grande, grande. A presto,
Angéle^___-
Marti Eh! Giudica tu come tutto è
finito. Spero non ti dispiaccia troppo. Un bacio e grazie di tutto,
Angéle^__-.
Cloudy Ehi, bimbaaa! Come stai? Ti ringrazio per
il tuo sostegno che non mi è mai mancato. Mi commuovono le tue parole. Certo,
continuerò a scrivere se questo vi fa sognare. Concordo in pieno su quello che
dici. Ora devo andare. Un bacio mega-galattico,
Angéle^___-
Phoebe80 EHIIII! Eheheheh. Tu sai benissimo quanta
difficoltà ho trovato nello scrivere questo chiappino
e quanto ti devo ringraziare. Mi sei stata di grande aiuto e soprattutto
conforto. Quando tutto mi sembrava da cancellare tu mi
fermavi. Ti ringrazio. Davvero, Phoebina, per tutto. TVTTTTTTTTTTTTTB. Ci
sentiamo presto, un kiss,
Angéle^__-
Pink *Angéle guarda il vocabolario d’italiano,
scorre alla lettere T e trova l’aggettivo tronfio…Pink
Ha ragione.* Ciao! *Angéle rompe una
matita*. Grazie dei tuoi complimenti, spero che questo chap ti sia piaciuto e
non preoccuparti non sembri una maestrina…. *Rumore di matita spezzata* Ora
vado. Un kiss
Angéle ^___- (che
naturalmente scherza)
Vale Amicissima! Come stai? Il tuo
aggiornamento è arrivato e sapere che DG è finito mi mette una tristezza.
Insomma era così bello *________*(Johnnnnnnnnnn sbav, sbav). Ebbene
sì: DAAB termina. Lo so che è strano ma è proprio così. Insomma, ti ringrazio
per essermi stata vicina, love, sei stata così costante e presente che mi
commuove ricordarlo. Spero di risentirci presto con magari
una delle tue storie o forse con una mia nuova. Chi lo
sa. Ti mando un grosso bacio,
Angéle^__-
Angela EHI! Perdonami per la scorsa volta. Ma il problema è che faccio un sacco di confusione tra i
files delle mie storie. Cmq, per farmi perdonare ti ho
scritto più grande…Contenta? Grazie, anche a te dei tuoi complimenti e
fammi sapere cosa ne pensi di quest’ultimo chap. Ti mando una valanga di baci,
Angéle^__-
Miroku Loooove^_^Come stai? Non ci sentiamo da un
secolo. E ora tuo padre e adesso gli impegni al
computer non ci sei mai, eh? Va beh non importa ci
rifaremo presto. Grazie a te di essermi stato vicino, io l’ho fatto perché lo
sentivo. TI mando un grande bacio e a presto.
Angéle^__-
*JULY@* Grazie a te, cara e a prestissimo,
Angéle^___-
Ale69 E ora che lo sai non ti struggere dal
dolore^____^. Grazie dei tuoi complimenti e non vedo l’ora di risentirci. Fammi
sapere cosa ne pensi della conclusione.
Kiss,
Angéle^__-
Karry Ma tu sei un tesoro, looove^___^. Ti
ringrazio per tutto il tuo supporto e la tua dolcezza. Le mie storie vi terranno compagnia non vi preoccupate. Un bacio mega
galattico, tesoro,
Angéle^___-
Silvix Io spero di avervi regalato un capitolo
stupendo. Grazie tante anche a te, love.
Kiss,
Angéle^___-
Lulu Ecco la mia coinquilina di regione! Come
stai loooove? Io bene e nonostante questo caldo africano, tu
che vivi dalle mie parti capisci, non ti fa connettere. Il museo mi è piaciuto molto, davvero carino. Per fortuna la scuola sta
finendo così avrò più tempo per aggiornare e non vi torturerò più. Contenti?
Spero. Ti ringrazio per la tua simpatia e la tua gentilezza, ti mando una
valanga di baci,
Angéle^___-
Clo87
ç_________ç Grazie Clo,
troppo buona. Non ti preoccupare non vado a vedere quante volte una persona mi
ha recensito. Mi basta che abbia apprezzato e letto la mia fic. Ti ringrazio
ancora e ti mando tanti bacissimi,
Angéle^__-
Karmensita Hola! Como estas? ^___ ^
Grazie dei tuoi complimenti, sei troppo buona ^\\\^. Mi fa piacere la mia storia ti sia piaciuta. Un grande bacio,
Angéle^__-
Vega Eheheh saprai tutto quello che vuoi nel sequel di questa saga. Non ho
voluto svelare tutto in un momento, così ho del materiale su cui
lavorare. Grazie love, la tua serietà e gentilezza nel commentare mi hanno
sempre fatto riflettere. Sei una grande anche tu. Mi raccomando aggiorna
presto, un mega kiss,
Angéle^__-
Anonimo Grazie e a presto,
un bacio
Angéle^___-
Selphie Grazie^___^. TI mando un grosso bacio,
Angéle^___-
Maga Magò Ed invece te le hanno rubate ma per
fortuna, tutto si è risolto… non nel migliore dei modi ma si è risolto. Ti
ringrazio come una matta per la tua simpatia e dolcezza, mi mancheranno molto
le tue recensioni,
un bacio grande,
grande,
Angéle^__-
Bambolina Grazie cara. Sono contenta
ti sia piaciuta. Un bacio enorme,
Angéle^___-
Daphne Looove! Grazie, grazie tante. Sei stata
troppo buona. Anch’io amo il mio Draco in una maniera
incredibile. Il mio uomo ideale*______*. Credo che le tue domande abbiano avuto
più o meno risposta. Tu che dici, ti va di aspettare l’epilogo per qualcuna che
non ha avuto risposta?Spero di sì, ti mando un kiss così rande da non starci
nell’adsl!
Angéle^___-
NOOOOOOOOOOOOOOOOO!
Dio, è finita! E’ proprio finita. *Angéle piange a dirotto *. Grazie ancora a
tutti a quelli che hanno letto, recensito, riso, pianto e si sono emozionati
con me.
GRAZIE 10000000000!
Angéle^___-
(ci vediamo
all’epilogo!)