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Autore: robyzn7d    13/08/2021    3 recensioni
“Quante assurdità in questa storia.”
Nami, seduta sul letto, ancora quello dell’infermeria, aveva ascoltato tutto il racconto informativo di quella mattina narrato da Robin, sulle vicende bizzarre della misteriosa bambina apparsa per caso nelle loro vite.
“Come al solito a quel testone di Rufy non interessa indagare” strinse i pugni “io voglio sapere tutto, invece.”
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STORIA REVISIONATA
Datele una seconda possibilità, chissà che non ve ne pentirete!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo V 
Debolezze
  
 
 
 
 
Quell’ondata di calore - e tutto ciò che aveva scaturito - l’avevano superata indenni, o quasi, dal momento che certe emozioni sono indimenticabili. Ma anche certi spaventi, come quelli provati da alcuni membri della ciurma che erano caduti in mare rischiando di rimetterci le penne. Ma, finalmente, come sempre succedeva, dopo una tempesta arriva il clima più mite, più sopportabile, a raffreddare gli affanni. Quella serata di navigazione stava infatti procedendo più ventilata. Oppure, come altre volte succedeva, ne arrivava addirittura un’altra, di tempesta. 
 
I mugiwara, piuttosto rilassati adesso, stavano consumando la cena per la gioia di molti, soprattutto del capitano che sembrava in procinto di voler svuotare la dispensa. Quella caduta in acqua lo aveva destabilizzato e per rimettersi in forze poteva far affidamento solo sul cibo. Un dettaglio che stava mandando Sanji su tutte le furie. “La prossima volta scordati qualsiasi tipo di bagno rilassante!” Lo aveva colpito con un calcio sulla testa quando lo vide rubare la porzione di Robin allungando il braccio nel suo piatto abbondante. “Non puoi farmi consumare tutte le provviste! Ho fatto spesa solo qualche giorno fa!” 
Quello in risposta gonfiò talmente la faccia mettendo su un broncio da bambino monello “ma non é stata colpa mia, stavolta.” Ciononostante, non perdeva il vizio di allungare comunque le braccia sui piatti degli altri. 
“NON M’IMPORTA!” 
Sanji lo colpì ancora, più furioso.
 
Franky, che quella sera era stranamente abbattuto - un’emozione che non gli apparteneva affatto – fece interessi in cucina entusiasta! 
“Heeeei ciurma!” Aveva tra le mani un pezzo del gonfiabile che aveva piazzato quella sera “ho trovato finalmente la causa dell’incidente!” 
Usop, che nel frattempo si stava coprendo il piatto con le mani, lo avvertì rapido “guarda che se non ti muovi, Rufy non ti lascia niente per cena!” Ma il cyborg sembrava più interessato alla sua scoperta che al cibo, con gli occhi invasi da una luce abbagliante e il sorriso perverso. 
Robin, sempre con la sua calma, dopo aver riconquistato il suo piatto grazie al pronto intervento del cuoco, lo guardava stranita. “Goccioli sul pavimento, Franky!” 
“L’ho trovato!” quel sorriso si fece ancora più a forma di luna. “quel bastardo che mi ha distrutto la piscina!” 
Aveva appena attirato l’attenzione di tutti, adesso. Anche se quel momento di distrazione fu il via per Rufy per sgraffignare roba dalla tavola imbandita (o quasi imbandita, adesso). 
Il robot si avvicinò alla porta, e inchinandosi, prese qualcosa in braccio, che però era ancora celato agli amici di viaggio. Si voltò di pancia soddisfatto di sé stesso mostrando un pesce giallo e grande quanto lui, tutto pieno di spine. Lo stava tenendo stretto con le mani protette da un materiale speciale, così non poteva farsi pungere. “Pesa tantissimo questo maledetto bestione.” Ah, e naturalmente lo aveva fatto fuori dalla rabbia. 
Nello stupore generale, Nami sbiancò; era diventata pallida in un batter ciglio. La prima cosa che le venne in mente fu di guardare davanti a sé, dove c’era Zoro, e presentargli uno sguardo truce. Ma lui l’aveva già anticipata, visto che lo trovò già sull’attenti nella linea degli sguardi, sapendo benissimo che lei lo stava mentalmente maledicendo in ogni modo possibile per il solo fatto di aver avuto ragione che c’era un mostro marino pericoloso sotto l’acqua. Ma a Zoro sembrava solo un normalissimo pesce. Fu inquietante, perché ognuno aveva solo pensato al rispettivo punto di vista, ma era come se entrambi sentissero anche il pensiero dell’altro senza bisogno di esternarlo. 
“E quel pesciolino vi ha causato tutti quei problemi?” disse Rin, schernendoli indifferente, allontanata dal tavolo e seduta sul divano appena dietro, per non farsi fregare il cibo dal capitano. 
Usop era accigliato. Stava trattenendo il panico in ogni modo possibile, cercando di non sudare per non mostrare la sua paura. Aveva avuto ragione il suo sesto senso pessimista, come sempre d’altronde, che di quell’acqua bisognava fidarsi molto poco. “Pesciolino?” Sbuffò, rinunciandoci. “Certo che sei proprio fastidiosa!” Rin per lui era una causa persa. 
“Come ti pare” quella tutt’altro si curava molto del pensiero del cecchino, addentando le polpette di riso a morsi grandi, come fosse abituata a quegli sbalzi d’umore. “Che dite posso bere un po’ di quello?” Ci provò, indicando il vino sul tavolo. 
Chopper la osservò curioso. Ogni giorno continuava a sentire quel suo profumo arrivargli alle narici, soprattutto quando le si avvicinava. Era ancora un gran mistero per lui. Mangiava piano con quelle zampette, con fare dolce e pensieroso. Non aveva ancora condiviso quel segreto che si stava portando dietro, sicuro che solo lui poteva veramente sentire certe sfumature, grazie al suo olfatto delicato. 
Franky aveva lasciato il pesce fuori dalla porta della cucina come trofeo, ignorando le urla di Nami che gli diceva di ributtarlo in acqua, e aveva preso posto sul divano accanto alla bambina avvicinandole fintamente di nascosto il suo bicchiere, che però conteneva cola!
“Ci hai provato ancora a fregarmi!” Ma nonostante la protesta, Rin la consumò lo stesso. 
Il loro momento ricreativo venne però interrotto bruscamente da un'oscillazione importante della nave che costrinse tutti a mettersi in piedi e reggersi da qualche parte per non cadere a terra. Dal ponte arrivò il suono di un tonfo assordante. 
 
“CHE DIAVOLO SUCCEDE?”
 
Fu immediata la reazione del Monster trio, che si catapultò fuori velocemente, seguiti dal restante della ciurma, con dietro i soliti membri un po’ più titubanti. 
Nami d’istinto aveva tirato Rin verso di sé, schiacciandola sul suo corpo. La bambina aveva alzato lo sguardo osservandola, costatando quanto il suo fosse davvero un senso di protezione naturale. Erano uscite fuori anche loro, affacciate verso il ponte che era stato invaso da una manciata di individui. 
“Piratucoli da quattro soldi.” 
Così aveva sbottato la rossa, con un tono schifato, gettando un’occhiata di sotto. Già a un primo sguardo le sembravano la feccia della feccia. Pirati poco raccomandabili, che però non sembravano chissà quanto pericolosi. Ma non c’era mai da abbassare la guardia nel nuovo mondo. 
“Che ti prende rossa, non ti piaccio?” 
Un omone dai capelli viola, con un eccentrico mantello sulle spalle, alto 10 metri, con la spada già sguainata, ricambiava lo sguardo disgustato di Nami con uno più languido e la lingua a bagnarsi le labbra - l’aveva sentita eccome esternare quel commento.
I tre intrusi ignorarono Rufy e Sanji, che chiedevano informazioni su chi fossero e cosa volessero, e quello che sembrava il capo stava fissando ancora Nami, che di conseguenza cercava in ogni modo di coprire la bambina da loro. 
“Facciamo così. Voi mi date tutto ciò che avete”, minacciò l’eccentrico pirata, “compresa lei” indicò la navigatrice con la punta della sua spada, “e noi, in cambio, non vi sbudelliamo.” 
Sempre d’istinto, la cartografa coprì le orecchie di Rin, non facendole sentire niente di tutte quelle parole viscide che quello stava continuando a rivolgerle anche dopo. 
“Ma che paura” Franky incrociò le braccia al petto, avvicinandosi ai tre in prima fila. 
“Ti ammazzerò per primo, per aver osato dire quelle cose a Nami-san!” Sanji era pronto a sferrare il suo peggiore calcio, ma il tipo viscido più grosso lo aveva già puntato Zoro, preparando un affondo pieno di fastidio da sbollire. 
Non aveva perso tempo perché, secondo lui, quei tizi avevano avuto anche fin troppo spazio, perdendosi in inutili chiacchiere. 
 “Maledizione, perché sempre tu in mezzo ai piedi!” Ringhiò, ancora più incazzato, il cuoco, mentre fu costretto a fiondarsi sull’altro omaccione accanto, armato fino ai denti di fucili, che sembrava saper usare particolarmente bene. 
Quello però fu il via, per quei pirati nemici, di far andare all’arrembaggio gran parte della loro ciurma, invadendo immediatamente tutta la Sunny dalla sua destra. 
“Merda. Ma quanti sono?” Nami continuava a tenere ferma una Rin scalpitante. 
“Posso combattere!” continuava a dire lei guardando la battaglia davanti a sé in modo strano, tenuta ferma solo dalle braccia di Nami. 
Ma sta davvero fremendo per lottare? 
La navigatrice era spaventata da questo atteggiamento pericoloso insito in una bambina così piccola. Com’è che in lei c’era tutta quella voglia di fiondarsi nello scontro e nessuna traccia di paura? 
“Smettila di farneticare. Ho io la responsabilità di te.” 
Non avrebbe ceduto tanto facilmente, l’avrebbe protetta ad ogni costo, anche da sé stessa. Sapeva che spesso nei giovani potesse esserci un'assenza di paura più che negli adulti. 
Robin e Usop, fiondati a proteggerle, schivavano attacchi minori. Ed era bravo a fare il suo lavoro, il cecchino, prendendo bene la mira e gettando in mare molti uomini che stavano ancora cercando di salire a bordo. “Tranquille, vi proteggo io!” disse fiero, scaturendo una reazione divertita in Rin. 
Ora si che ti riconosco, capitano Usop. 
“Bene, pensaci tu, io vado di sotto.” L’archeologa sapeva che il grosso da sconfiggere ai trovava sul ponte, così si unì agli altri compagni per far finire prima la stupida battaglia ed evitare che salissero troppe persone negli altri piani. 
 
Rufy, che fronteggiava un nemico davvero fastidioso, anch’esso possessore di frutto del diavolo - aveva il potere di scomparire e ricomparire sopra di lui ad intermittenza - veniva ripetutamente schiacciato al pavimento, non riuscendo a liberarsi facilmente.
“Non ti lascerò mai libero cappellaccio di paglia.” 
Per la seconda volta in pochi giorni era stato interrotto all’ora dei pasti: e questo, oltre a renderlo più debole, non gli andava giù. Ancora una volta quell’uomo era sopra il suo stomaco, trattenendolo a terra il più possibile. Quelli sapevano che Rufy era il pezzo grosso da tenere impegnato per poter assaltare la nave. 
 
Zoro, nel frattempo, aveva avuto successo nel ferire il viscido che stava affrontando, governato da una rabbia insolita. Non era da lui buttarsi così ferocemente già dal primo attacco senza valutare prima il tipo di scontro. Ma poi aveva dovuto arretrare, poiché anche quello lì, altro possessore di un frutto, si era dissolto sul pavimento in una strana gelatina nera. Cercò di schivarla, pensando a come e se ci fossero modi efficienti per attaccare. Una gelatina che però lo stava categoricamente ignorando, abbandonando lo scontro per raggiungere il piano di sopra.
Si voltò di scatto verso l’alto, capendo immediato le intenzioni del nemico, voltando l’attenzione ai compagni “ENTRATE DENTRO.” 
Vide Usop che ancora sbaragliava uomini con la fionda, e Nami che pensava solo a proteggere Rin, quasi dimenticandosi di sé stessa, avvolgendola con le braccia; le copriva gli occhi, le orecchie, la stringeva per non farle raggiungere lo scontro. 
Tolse la spada dalla bocca pensando di farsi capire meglio “MI HAI SENTITO O NO?” 
La fissava serio, ma quella di conseguenza lo stava ricambiando solo in quel momento, talmente era distratta dalla bambina che si dimenava sopra di lei. 
Capita l’antifona, con un salto rapido che gli costò una dose maggiore di energia, Zoro salì al piano di sopra, anticipando quella viscida gelatina – in ogni senso, per spingere veloce all’interno della cabina sia Nami e Rin, che Usop. 
“Ma cosa fai?” Si sentì dire da due voci ben distinte, prima di chiudere la porta svelto e lasciarli perdere, non aveva molto tempo per distrarsi. 
Si voltò rapido riprendendo la spada tra i denti. 
“Allora? Perché non vieni fuori!”
Fu in quel momento che il tizio si materializzò alla fine delle scale, riprendendo la sua forma umana. 
“Ah!” Esclamò contento, il pirata invasore. “Pensi che proteggerai per molto da me i tuoi amici con questa stupida e inutile tattica?” Lo indicò con la spada. “Stanotte, quella…” si stava passando la lingua sulle labbra…
“Ma stai un po' zitto” sapeva già come avrebbe continuato quella frase e volle evitarlo “sai solo che parlare.” 
L’omaccione si avventò irritato su Zoro, che parò il suo attacco senza troppe difficoltà.  Lo spadaccino sentiva che poteva batterlo senza problemi quel ‘marciume’, ma era anche consapevole che ancora una volta si stava lasciando troppo scombussolare dalle sue emozioni di rabbia, e questo era un brutto segno per lui, perché significava perdere il controllo dello scontro. Ricordava la battaglia sott’acqua con Hody, quando si era lasciato ferire come uno stupido. O qualche giorno prima, da quel marine. 
Doveva stare più attento. Doveva calmarsi. 
Altri due affondi di spada erano andati bene per lui, forse stava riacquistando la sua lucidità, almeno finché quello non parlò ancora, con l’intenzione di provocarlo. 
“Sei un impiccio” lo aveva innervosito “da quando sono salito su questa nave non faccio altro che pensare a quei capelli rossi” si preparò per un attacco nuovo, lanciando la spada a terra e trasformando le sue mani in gelatina “a quel…” aveva assunto una posizione animalesca, come se stesse per cacciare la sua preda. 
“Vuoi stare zitto e combattere?” 
E fu in quel momento che di fatti attaccò, di sorpresa, poiché non sembrava si stesse muovendo, rapido nonostante la sua stazza, viscido proprio come quel materiale di cui erano fatte le sue mani. Zoro aveva perso nuovamente il controllo, lo stava respingendo senza fare i suoi calcoli di distanza e pesantezza, il suo cervello era andato in tilt, sentiva solo di essere invaso da quella voglia di ucciderlo. 
Nonostante fosse riuscito a respingerlo, accecato dalla rabbia, si era lasciato distrarre, parando troppo tardi l’ultimo fendente. Quello aveva trasformato le sue mani di gelatina in gelatina appuntita, con le dita che diventavano all’improvviso cinque lame per mano. Aveva colpito Zoro con tutta la sua forza bruta, lasciandogli sul collo cinque strisciate. 
“Gelatina solida” aveva detto trionfante il nemico. 
In un attimo di tregua Zoro aveva portato la mano sulla ferita, intravedendone il sangue - ma non si preoccupò di questo, si sentiva solo uno stupido per essersi fatto colpire. 
“I buoni hanno sempre un maledetto punto debole!” Decretò ancora l’altro, gettandosi nuovamente addosso allo spadaccino con forza. 
“Ti sbagli, invece.” 
Zoro respinse ancora una volta il suo attacco, contrattaccando di conseguenza. “Sono i cattivi che hanno sempre un punto debole.” 
Il tizio, che per proteggersi era diventato gelatina, si stava ricomponendo. “E quale sarebbe?” 
“Sta proprio nella parola stessa: sono deboli.” 
Aveva tolto la spada dalla bocca deciso ad usare solo la wado, rinfoderando le altre. Lo spadaccino non esitò più di tanto, passando subito al contrattacco. Con un gesto deciso sprigionò il suo fendente micidiale “cannone da 360 Passioni Demoniache!” 
L’omaccione finì tagliato in due, cadendo in mare a peso morto. 
 
Udendo quel tonfo, i tre che erano stati segregati contro la loro volontà, uscirono dalla porta della cucina. 
“Stai bene?” 
Usop si preoccupò immediato dell’amico, vedendolo piegato in due mentre respirava affannato; ma poi non perse altro tempo, proteggendo il piano in cui si trovavano solo loro dall’arrembaggio, rimettendosi sul cornicione e mirando a vista ai più deboli, abbattendoli. 
Vide Brook e Chopper che stavano impedendo ad altri sottoposti di abbordare la nave, combattendo ai lati. Franky e Robin dall’altra parte, fronteggiavano insieme due elementi gemelli che combattevano in simultanea con lame affilate. 
 
“Sei impazzito?” Nami uscì al volo con i denti aguzzi pronta a fargliela pagare guardando Zoro con un accenno di dissenso. “Perché diamine l’hai fatto?” Alludeva ad averli spinti e chiusi dentro senza alcuna spiegazione e con fare poco gentile. 
“Sta’zitta!” Lui si voltò aggressivo e nervoso contro di lei. Respirava male. “Hai dimenticato che non puoi combattere?” Alludeva alla ferita e al fatto che le era stato severamente vietato di fare alcun tipo di sforzo. 
Nami rimase stupita, lei si, l’aveva dimenticato eccome, in effetti. Ma poi sgranò gli occhi portandosi una mano sulla bocca. Dal momento che si era voltato, la ferita sul suo collo la si era potuta scorgere, e Nami lo stava vedendo bene, il sangue scivolare lungo il solco fino alla maglia blu che si stava tingendo di quel colore rossastro. 
“Zoro…” 
“Che c’è adesso?” Lo spadaccino era ancora molto nervoso, non riusciva a sbollire la rabbia che lo aveva assalito così d’improvviso, anche se però stava riprendendo fiato per riprendere a combattere ancora.
“Sei ferito!” Le parole le morirono in gola. 
Fece spallucce, impavido come sempre. “Non è niente!” 
Ma fu un attimo, che Nami lasciò Rin dalla sua presa, per la prima volta, avvicinandosi a lui. Lo sguardo sul collo - il panico, la paura. Ci posò una mano per capire la profondità dei tagli e lui fece un verso appena dolorante. “Smettila!” La fermò subito prendendole la mano. “Cosa fai? Siamo in pieno attacco.” 
Lei lo fulminò, fuggendo da quella sua presa - era così arrabbiata! “Non m'importa un ficco secco!” Era in preda all’ira per quel menefreghismo incontrollabile. “Non puoi sminuire sempre questi dannati tagli, idiota!” 
Ma fu questione di un secondo, che un altro pirata, partito all’attacco, era pronto a colpirli tutti e due insieme. Zoro, sempre immediato, spinse Nami a terra, e con uno scatto fulmineo era già davanti a lei con la spada sguainata. 
Una spada che all’improvviso diventarono due spade. Nel trambusto e distrazione di Nami, Rin aveva sfoderato la sua arma da quel sacchetto nero che portava sempre dietro, e in simultanea con Zoro, si era lanciata in aria attaccando il nemico con due fendenti potenti e decisivi. 
Il pirata ricadde sul ponte privo di sensi. 
A loro volta, Zoro e Rin erano caduti in piedi sullo stesso ponte, poggiando la spada sulla spalla nello stesso momento e allo stesso identico modo. 
Si guardarono. 
“RIN” aveva urlato Nami, affacciata alla ringhiera con uno sguardo meravigliato ma anche sinceramente spaventato per lei. 
 
Sanji, che nel frattempo aveva dovuto schivare una serie infinita di proiettili, e ovviamente aveva perso la pazienza - tutto quello scontro era diventato un ‘fuggi e schiva’ che non sopportava più. Facendo un salto in cielo, evitandone degli altri per tutta la sua salita, era poi ricaduto alla velocità della luce sul malcapitato pirata, con un calcio infuocato, scaraventandolo in mare dal basso, sfondando, a malincuore, un pezzo del ponte della nave. “Scusa Sunny, ma mi stava dando sui nervi.” 
 Anche Rufy si era ormai stancato, non faceva altro che pensare alla cena che non aveva finito, a quei piatti ancora in tavola con gli avanzi lasciati soli, che avrebbe volentieri spazzolato via…fu quella la forza interiore più grande che lo fece reagire impedendo prima al nemico di smaterializzarsi grazie all’haki, per poi presentargli il conto, con un attacco definitivo. 
“Puoi usare questo buco sul ponte per gettarlo in pasto ai pesci.” Gli disse Sanji, buttando in mare i sottoposti più deboli. 
“Preferisco” caricò il braccio per lanciarlo via, “che voli oltre l’orizzonte…Gom Gom Rifle!” 
 
I pezzi grossi erano stati sterminati, e i pirati più deboli se la stavano dando a gambe da soli, facendo dietrofront. 
“Perché non guardate bene il Jolly Roger prima di attaccare, idioti!” Fece eco Usop dall’alto, diventato ancora più spavaldo a pericolo scampato.  
“Ma come avete fatto a non accorgervi che siamo i Mugiwara?” Ridacchiò Franky mentre li osservava fuggire con la loro nave, cercando prima di recuperare tutti i dispersi in mare. “Robin ma sei ferita?” 
Si accorse poi delle gocce di sangue cadere sul ponte in legno, mentre la compagna riprendeva a respirare. Si inchinò davanti a lei osservandone il taglio fatto da una lama “CHOPPER” lo chiamò immediatamente preoccupato. 
“Ma no, sto bene!” era tremendamente imbarazzata. 
La renna accorse veloce, capendo subito il problema. Così, prendendo la mano dell’archeologa, la osservò attento nel taglio. “È superficiale!” dichiarò, “Siediti che la medico subito.” Ma dovette prima fare un’altra corsa sottocoperta per prendere la cassetta dei medicinali. 
 
“Franky c’è da riparare sto buco nel ponte.” Sanji si stava avvicinando a loro fumando tranquillo.
“Certo…” era sarcastico, “L’HAI DISTRUTTO TU!” 
Ma lo sguardo di Sanji era appena diventato di fuoco. La sigaretta cadde dalla sua bocca e accelerò il passo, mosso da un sentimento e preoccupazione più forti di quello per la nave. “ROBIN-CHAN!”, quella tranquillità era durata davvero poco, “quei maledetti hanno osato toccarti!” 
L’archeologa sorrise, quella ferita non era niente per lei, ma poteva affermare di sentire le forze mancarle. “Sto bene Sanji.” Ma lui non era convinto, rimanendo li, accanto a lei, in attesa di Chopper. 
 
Nessuno di loro però, aveva notato la tensione che si era creata al centro del ponte. 
Zoro era serissimo, confuso, sentiva una strana sensazione che non riusciva a controllare. Forse era ancora estremamente arrabbiato per via di quel pirata. Fatto sta che aveva appena alzato la lama della sua spada contro una bambina di dieci anni. 
 “ZORO!” Nami aveva portato una mano alla bocca. E lo chiamava e chiamava invitandolo a smetterla o darle per lo meno immediate spiegazioni. “MA SEI USCITO FUORI DI SENNO?” 
Ma lui la ignorava completamente, concentrandosi ancora e solamente su Rin. Si trattava di qualcosa di cui Nami non sapeva niente; qualcosa d’importante per lui cui lei non avrebbe potuto capire e perciò doveva starne fuori. 
“Ora mi dirai dove hai preso quella spada!” 
Furono le urla di Nami a catturare l’attenzione di Sanji, Franky e Robin, che si voltarono in quella direzione cercando di capire. Anche Rufy, che si stava dirigendo in cucina per finire la sua “opera” nel rubare il cibo, aveva dovuto fermare la sua corsa. 
La bambina, poco lontano da Zoro, con ancora la sua arma in mano, sospirò, come già preparata a sentire quello che stava per sentire. “Non te l’ho rubata, se è questo che pensi” provò a spiegare con un tono tranquillo, ma più che altro era già sulla difensiva “per lo meno…non a te.” 
Lui strinse l’occhio, non era stata affatto convincente. 
“Ma insomma Zoro!”  Ma sopra Nami non s’arrendeva, e continuava a dimenarsi per attirare la sua attenzione e fargli abbassare quella spada maledetta. Voleva scendere di persona giù e picchiarlo, ma Usop la teneva ferma in ogni modo. “Aspetta” le diceva, “non penserai davvero che Zoro possa farle del male!?” 
Un dubbio che non poteva avere, e che dunque la faceva stare al sicuro, ciononostante avesse lo stesso paura di una delusione, immotivatamente.
 
Rin, nel frattempo, affatto spaventata come Nami, sosteneva quello sguardo severo, come se ci fosse abituata da tutta la vita.
 “La tua preziosa Wado c’è l’hai in mano”, gli disse convinta. Manteneva la calma, quasi modulando dei gesti per quietarlo, come si fa di solito quando si trova un animale selvatico sulla propria strada. 
“Lo so benissimo” rispose lui, fermo ma quasi pronto ad attaccare. 
 
Ora si che erano tutti stati catturati da quella scenetta, senza però intervenire. 
Si fidavano di Zoro, no? 
Chopper era tornato fuori pronto a medicare Robin, ma vide che stavano facendo tutti gli spettatori di turno e lo diventò così anche lui. 
 
“Dove l’hai rubata?” continuava indagatore, avvicinandosi a lei “e non mentire! Non possono essercene due nel mondo.”
Teneva ben stretta quella spada bianca, era sicuro che lui in mano avesse la sua, la riconosceva dal peso, dall’abitudine, dall’energia.
“Volevi scambiarla con la mia una volta distratto?”
La bambina sbiancò. Si aspettava tante congetture, ma quella! Anche se in realtà conoscendosi poteva anche essere stata una buona tecnica.
“Ma cosa ti salta in testa?” Scuoteva il piccolo capo ma senza perdere la concentrazione, sapeva che non poteva permetterselo contro di lui. Infatti, con un movimento leggero di spada, lui l’attaccò, provocando automaticamente un infarto a Nami che voleva scendere subito e farlo a pezzi con le sue stesse mani, anche col braccio malandato, se necessario. 
Ma quella ragazzina sembrava saperne una più del diavolo, poiché con maestria, aveva facilmente parato l’attacco. Un attacco di Zoro. Una bambina di 10 anni aveva appena parato un attacco di Zoro con una spada. 
Il sorriso di lui si era curvato in un ghigno. “Sei davvero una spadaccina!” 
“Lo avevo detto.” Rispose seria e concentratissima. 
Ma anziché smettere, lui continuò ad attaccare senza tregua; non stava però esagerando, anche se quegli attacchi non erano gentili, ma forse avrebbe anche potuto farlo, visto che lei riusciva ad anticipare ogni sua mossa e parare ogni colpo semplice. Era incredibile, ma lei conosceva ogni attacco di Zoro. 
Lui avrebbe senz’altro vinto, era nettamente più forte fisicamente, in quanto lei era una bambinetta, ma in fatto di abilità era davvero straordinaria. Il portamento, il controllo dello spazio, l’arma ben bilanciata: Zoro stesso dovette ammettere a sé stesso che lui non era mai stato così forte e così acuto alla sua età. 
“Alla fine vincerai tu.” 
Rin stava iniziando ad avere il fiatone. Ma sempre con sguardo concentrato che non prevedeva distrazioni. “Quindi cosa vuoi ottenere da me?” 
Stava parando l’ennesimo affondo con una prontezza, non solo coraggiosa, ma anche determinata. 
“Sai il fatto tuo” Allontanò la spada da lei “e ho voluto solo metterti alla prova.” 
“Non avevo dubbi” Rin gli regalò un sorriso, non tanto di gioia quanto più un giugno. 
Nami riuscì a calmare il suo cuore, con Usop che le lasciava pacche sulla schiena per farla respirare. 
Ma in quell’istante, che sembrava una tregua, Zoro tornò invece ad attaccare, velocissimo, senza indugio. Rin, ancora una volta, praticamente volata sul pavimento per l’energia e l’aria che quello aveva sprigionato, parò l’attacco con assoluta precisione anche da sdraiata a terra.  
“Wow…Ma sei fantastica!!!” Rufy era al settimo cielo! Battendo le mani entusiasta. 
Anche Usop, Chopper e Brook applaudirono meravigliati, seguendo il capitano. “Aveva ragione a dire che è una guerriera!” Le stelline agli occhi nei tre illuminavano praticamente la notte. 
Zoro era soddisfatto adesso, rinfoderando definitivamente la spada al fianco e allungando una mano verso Rin, aiutandola ad alzarsi. 
“Niente male” si era complimentato, più sereno. “Hai combattuto da vera spadaccina.” 
Una volta alzata da terra dove era caduta, lui le voltò le spalle per andarsene via. 
E a lei brillarono gli occhi. Come fosse un momento importante che nessuno poteva capire. 
“È questo il tuo giudizio, quindi?” gli corse dietro. 
“Certo.” 
La bambina si era fermata proprio dietro di lui, in preda a mille emozioni. Stava tremando? Era felice? Era triste? Si potevano provare tutte insieme? 
 
Nami scese giù per le scale e la raggiunse, non prima di aver lanciato un’occhiata maligna al compagno di sotto. Lui la ignorò. 
“Stai bene?” S’inchinò di fianco a lei. 
Rin annuì. Ma era chiaro che stava trattenendo dei sentimenti forti. 
“Sei stata in gamba.” Le sorrise.
Nami era così preoccupata, ma soprattutto riusciva a sentire il peso di tante emozioni diverse dentro Rin. Riusciva a leggerla, in qualche modo. La navigatrice le posò una mano appena sotto l’occhio, asciugando una piccola e quasi inesistente lacrima.
 “Se senti il bisogno di piangere, non è un problema.”
“Sono una guerriera” strinse i pugni “non piangerò.” 
Alzò la testa fissando nuovamente le spalle di Zoro. 
“Lasci sospesa la questione della spada?” 
Probabilmente, lui, più che la bambina, evitava la rabbia di Nami. “Non so cosa significhi“sorrise in penombra “ma so per certo che ne sei degna.” 
 
Quella lacrima calda ora stava prendendo veramente una forma esistente sul suo viso, diventando più grande. Aveva provato a trattenersi ma non era riuscita a farlo fino alla fine. 
E Nami lo aveva capito benissimo, perché dentro quella ragazzina ci vedeva molto di sé, in tutti quei momenti in cui voleva fare la forte e dimostrarlo agli altri, ma anche a sé stessa, di esserlo, testarda e paurosa delle emozioni o di rivelarle. 
Rin si aggrappò alle spalle di Nami, sorprendendola di nuovo con quel calore e quel suo profumo. 
Affondò le mani stanche, e anche bollenti per via della continua presa salda sulla spada, nei capelli della navigatrice, trasmettendole quella meravigliosa sensazione di una bambina che aveva estremamente bisogno di lei. 
“Posso stringerti?” le sussurrò la piccola all’orecchio. 
Era chiaro che non voleva far sentire a nessuno altro di questa sua vergognosa ‘debolezza’. 
La rossa, comprendendola, l’abbracciò così forte fino a farla crollare esausta su di sé. 
 
“Sei al sicuro.” 
 
   
 
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