Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Red Saintia    13/08/2021    7 recensioni
Anche se è difficile immaginarlo, impossibile sapere come sarà, imprevedibile capirne i vari percorsi... il futuro arriva per tutti. Anche quando il presente incombe come un macigno pronto a schiacciarci a terra, ci sarà sempre un domani nuovo, diverso, migliore. Perché il dolore anestetizza cuore e sentimenti, inaridisce l'anima e spegne le speranze. Ma come tutte le cose di questo mondo pian piano passa, e resta solo un silenzioso compagno con il quale si riesce pacificamente a convivere.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Spessi strati di stoffa la ricoprivano per riparla dalla pioggia, lasciando scoperti solo gli occhi che diedero la conferma definitiva a ciò che non credeva assolutamente possibile. Avrebbe voluto avvicinarsi, ma scoprì di non riuscire a muovere un solo muscolo, come se quella pioggia l'avesse incollato al suolo. Fu lei, dopo qualche istante, ad andargli incontro come se il suo arrivo fosse servito a risvegliarla dallo stato di torpore in cui era caduta.

"Come stai... capitano?" gli chiese, con il tipico tono di voce di chi cerca in tutti i modi di non lasciar trasparire le proprie emozioni. Non era cambiata, almeno i suoi occhi non lo erano, perché li ricordava esattamente così, malinconici e letali.

"Cosa ci fai qui? Quando sei arrivata?" Riuscì finalmente a formulare qualche domanda, anche se la sua voce appariva incerta, appena udibile.

Lei estrasse una mano dalla tasca del cappotto mostrandogli una lettera. "Sono arrivata all'ora di pranzo, stavo girando per la città in cerca di questo indirizzo. Ma avevo timore nel chiedere informazioni, così ho impiegato più tempo del previsto."

Guardò la lettera ormai completamente bagnata e la riconobbe subito, era una di quelle scritte abitualmente da Gabi.

"Perché diavolo stavi ferma sotto la pioggia razza di stupida, vuoi farti venire un accidenti?" Voleva mostrarsi contrariato e furente per quell'atteggiamento da sprovveduta, ma non ottenne il risultato sperato.

"Guarda che sei tu che mi stai trattenendo sotto la pioggia invece di indicarmi un posto più riparato." il suo abituale modo di rispondergli, sempre velatamente provocatorio, lo riportò con la mente a tempi ormai lontani in cui le cose piacevoli da ricordare erano davvero poche. Forse... le frequenti schermaglie con lei erano tra quelle.

"Tse... ma sentila, non sei cambiata di una virgola. Avanti seguimi, vediamo di sbrigarci."

 

                                                                                                                                    ***


"Come hai potuto lasciarlo da solo!"

"Avanti Gabi calmati, è solo pioggia, cosa pensi sia potuto succedere. Si sarà fermato da qualche parte per ripararsi aspettando che smetta."

"E se la gamba gli facesse male, o peggio ancora fosse scivolato?" Era visibilmente preoccupata, ma soprattutto non voleva più provare l'ansia di stare in pena per la vita di qualcuno.

"Me lo ha chiesto espressamente lui te l'ho già detto. E se vuoi un consiglio dovresti smetterla di essere così apprensiva nei suoi confronti, guarda che non è mica un bambino. Ha affrontato cose ben peggiori di un temporale." Ma le parole di Onyankopon non fecero che aumentare la sua rabbia.

"Non in quelle condizioni. Con un occhio solo per poter vedere e la gamba ancora convalescente."

"Ascoltami Gabi... lo so che ti viene naturale preoccuparti per lui, ma non devi. L'ultima cosa che Levi desidera è essere di peso a qualcuno. Cerca di avere fiducia in lui è stai tranquilla ok. Vedrai che sta bene." Falco le accarezzò i capelli e lei abbassò lo sguardo un po' sconfitta. Lui riusciva sempre a tranquillizzarla in qualche modo, anche se il suo stato di agitazione non accennava a passare.

"Facciamo così... adesso metto a scaldare il bollitore con l'acqua così quando tornerà gli preparerò un tè caldo." Onyankopon inconsciamente sperò che la causa di quel ritardo fosse solo per la pioggia e non per qualche spiacevole incontro.

"Lascia, faccio io." Gabi non gli diede modo neppure di avvicinarsi ai fornelli decidendo che sarebbe stata lei ad occuparsene, se non altro per tenersi impegnata con qualcosa da fare.

Falco fece un breve cenno di assenso intimando all'amico di lasciarla fare.

 

                                                                                                                                ***


Camminavano a poca distanza l'uno dall'altra in silenzio, senza la necessità di dire una sola parola nonostante non si vedessero da tre anni e le cose accadute in quel lasso di tempo fossero davvero tante. La pioggia sembrò lentamente diminuire d'intensità spazzata via da brevi ma frequenti folate di vento. Levi si voltò, quasi per accertarsi che lei lo stesse seguendo, la sensazione che tutto quello che stava vivendo non fosse reale non l'aveva ancora abbandonato.

La vide stringersi nel cappotto ormai completamente fradicio di pioggia e sollevarsi sul viso la sua inseparabile sciarpa per darsi un po' di calore. Vedere quell'oggetto gli provocò emozioni contrastati; rabbia, nostalgia e un senso di familiarità. Perché quella sciarpa aveva sempre fatto in modo di renderla riconoscibile in mezzo ai tanti soldati sul campo di battaglia. Come se fosse stata il segno grazie al quale sapeva che lei era ancora viva.

Erano a pochi metri dalla sua abitazione quando lui si fermò.

"Credo sia inutile che ti dica che qui con me ci sono Gabi Braun, Falco Grice e Onyankopon, penso tu lo sappia già. Ti avverto, non fare caso alla ragazzina... ti apparirà parecchio irritante ma è una in gamba."

"Va bene, sta tranquillo." gli rispose. Pochi attimi dopo Levi bussò alla porta sperando che almeno loro fossero rientrati in tempo.

"Eccolo! Dev'essere lui..." Gabi si precipitò ad aprire in un secondo "... capitano Levi si può sapere dove diavolo ti eri..." ma le parole scemarono d'un tratto dalla sua bocca. Non solo era rimasta sorpresa dal vedere Levi con un estraneo, ciò che non riusciva a credere era che l'estraneo in questione fosse proprio lei.

"Ma... tu, tu sei..." indicandola con un dito attirando così l'attenzione di Falco e Onyankopon. Mikasa abbassò il cappuccio della sua mantella e la sciarpa che portava al collo confermando ciò che ormai tutti avevano ben compreso.

"È la giovane Ackerman." intervenne Onyankopon

"Ma com'è possibile?" Falco esternò palesemente il pensiero di tutti in quel preciso istante.

"Ma insomma ci fate entrare oppure no, siamo zuppi di pioggia e io necessito subito di una tazza di tè bollente."

"Il solito scontroso..." esordì Mikasa, mentre gli altri si spostavano per lasciarli entrare.

"Ma lei cosa ci fa qui? E come vi siete incontrati? Per caso c'è anche Reiner con te?" Gabi ricominciò con il suo fiume in piena di domande, e Mikasa comprese in un istante le parole che Levi le aveva anticipato prima di entrare.

"Invece di parlare così tanto perché non prepari del tè e l'aiuti a cambiarsi. Cercale qualcosa di asciutto. Io torno non appena sarò presentabile." concluse, raggiungendo in fretta la sua camera al piano di sopra.

"Vieni Mikasa... ci sono delle cose che dovrebbero starti bene." La trascinò letteralmente con sé e la ragazza la seguì un po' frastornata.



Gabi cercò di tirare fuori dall'armadio qualcosa che potesse adattarsi al suo fisico senza però riuscire a toglierle gli occhi di dosso.

"Si può sapere perché tutti mi guardate come se fossi un fantasma?"

"Scusami non era mia intenzione. È solo che sei l'ultima persona che mi aspettavo di rivedere." le rispose, ed era la pura e semplice verità.

"Questo l'avevo intuito. Piuttosto... come state tutti?" chiese, mentre cominciava a togliersi gli indumenti bagnati.

"Direi bene." disse, restando subito dopo in rigoroso silenzio. Ma Gabi notò subito che la sua risposta lapidaria non aveva soddisfatto la domanda posta dalla sua interlocutrice, così continuò. "Non è stato semplice abituarsi a questa città, ma adesso le cose sono migliorate. Dobbiamo stare sempre attenti perchè la situazione per noi che siamo una sorta di rifugiati è al quanto precaria. Per quel che riguarda Levi direi che si sta riprendendo più che bene, e un giorno chissà..."

Mikasa l'ascoltò in silenzio, intenta ad asciugarsi e indossare degli abiti asciutti. L'ammirazione di Gabi per Levi le si leggeva negli occhi, ma lei quell'espressione la conosceva bene perché era la stessa di chiunque l'avesse conosciuto.

"Ecco fatto, direi che va molto meglio adesso. Grazie Gabi."

"Mi spiace, sono un po' stretti per te, ma sono le uniche cose che potevano andarti bene."

"E infatti vanno benissimo. La colpa è mia che per questioni di praticità non ho portato niente con me."

"Possiamo sempre andare a fare compere? Qui ci sono un sacco di cose sai? Vestiti di ogni genere, scarpe, accessori..." Mikasa apprezzò l'entusiasmo della ragazza sorridendole. La rabbia e l'astio che prima colmavano il suo sguardo sembravano scemati per sempre, e di questo ne fu molto felice.

“Forza, adesso raggiungiamo gli altri.”

 

                                                                                                                                 ***

 

"Bene... vedo che ti sei sistemata, meno male." Falco aveva preparato le tazze intorno la tavola mentre Onyankopon si apprestava a servire il tè. Solo in quel momento Mikasa si fermò ad osservare quel luogo caldo e accogliente compresi i due giovani che fino a qualche anno fa erano poco più che ragazzini. Invece adesso sembravano notevolmente cresciuti e cambiati nel carattere.

"Accomodati Mikasa e prendine una tazza, vedrai ti scalderà."

"Credo che a lei piaccia di più quella roba scura che prepari a volte Onyankopon..." Levi entrò in cucina intento ad osservare la scena. Finalmente Mikasa poté guardarlo con la dovuta attenzione. La vistosa cicatrice che aveva sul lato destro del viso aveva compromesso anche l'occhio, che adesso copriva con una benda. Camminava lentamente ma tutto sommato la gamba sembrava in buone condizioni. Non poté però non provare un senso di rammarico e dispiacere per le sue condizioni.

"Il tè andrà benissimo. Ti sorprenderesti se ti dicessi che ho imparato ad apprezzarlo in questi anni?" In effetti si sorprese eccome di quell'affermazione, ma sperò di non averlo dato a vedere.

"Mikasa... come mai ti trovi qui. Pensavamo tu fossi a Paradis. È successo qualcosa?" Dopo le recenti scoperte l'apprensione di Onyankopon era più che giustificata. D'altronde anche Levi necessitava di sapere, anche se gli riusciva ancora difficile credere che lei si trovasse proprio lì, nella sua stessa città.

Lei sapeva che doveva loro delle spiegazioni, che in qualche modo avrebbe dovuto aprirsi. Non poteva pretendere di piombare all'improvviso nella vita delle persone e poi starsene zitta. Così prese un lungo respiro per darsi coraggio e parlò.

"In tutto questo tempo sono stata a Paradis. Sentivo che era quello il mio posto, e sento ancora che è così. Però una parte di me si è anche sentita tremendamente egoista. Tutti voi avevate intrapreso una strada, avevate scelto di conoscere quel mondo per il quale ci siamo battuti. Armin, Jean, Connie e gli altri sono tornati a Paradis alcuni giorni fa per fare rapporto a Historia, e... per salutare Eren."

Non parlava mai di lui con qualcuno che non fosse Armin, non osava neppure nominarlo perché non sapeva le altre persone come avrebbero potuto reagire. E poi... perché in parte sentiva ancora che lui le apparteneva, nel bene e nel male non voleva condividerne il ricordo con nessuno, nel timore che potessero macchiare ulteriormente la sua memoria.

"E adesso dove sono?" le chiese Gabi.

"Sono ripartiti dopo un paio di giorni, credo fossero diretti ad Hizuru. Sono stati loro ad indicarmi come raggiungere questa città. Non sapevo se fosse giusto venire qui, ma ho voluto comunque tentare."

"Speravo di rivedere Rainer e invece..."

Mikasa si sentì in colpa vedendola così delusa, ma provò a rincuorarla. "Torneranno presto vedrai. Magari vi rincontrerete a Marley insieme alla vostra famiglia." Gabi sorrise appena, sperando che quel desiderio fosse presto realizzabile.

"Non saresti dovuta venire, penso che la tua sia stata una pessima idea." la voce di Levi sembrò esplodere nella stanza come quando dava gli ordini ai suoi sottoposti prima della battaglia.

"Ma... ma capitano che stai dicendo?" Falco sembrò stranito da quelle parole, lo stesso fu per gli altri. Lo sguardo di Mikasa invece era puntato su di lui, immobile e tagliente come una lama.

"Sapevo che non avresti fatto i salti di gioia nel rivedermi, ma direi che ti sei di gran lunga superato." rispose

"Ma no... non farci caso, Levi non voleva intendere nulla di male, è solo che..." Gabi stava cercando in qualche modo di rendere più accettabili quelle parole. Solo Onyankopon sembrò aver intuito dove lui volesse andare a parare, ma preferì restarsene in silenzio.

"Sta zitta Gabi. Invece intendevo proprio quello che ho detto. Avresti quanto meno dovuto anticipare il tuo arrivo avvisandoci con una lettera." continuò rincarando la dose.

"Hai la minima idea di quanto ci abbia riflettuto prima di decidermi a venire? Se ci avessi pensato ancora avrei senz'altro cambiato idea." rispose alzandosi dalla sedia.

"E sarebbe stata la cosa più sensata che avresti mai fatto in vita tua! Noi qui cerchiamo di non dare nell'occhio, di passare quanto più inosservati possibili. E tu invece... ti presenti vagando sotto la pioggia, imbambolata davanti ad una vetrina. Proprio un bel modo per non farsi notare. Fortuna che in giro non c'era quasi nessuno."

Lo sguardo di Mikasa era furente. Non solo lui la stava rimproverando per come si era presentata, ma persino per averlo fatto senza avvisare. Era davvero il colmo.

"Neanche gli anni trascorsi e le precarie condizioni hanno modificato il tuo pessimo carattere. Sono stata una stupida a credere che venendo qui avrei trovato le risposte che cercavo. Sei solo pieno di astio e risentimento. Hai ragione, ho sbagliato a venire. Farò in modo di non arrecarti ulteriore disturbo. Domani stesso vedrò di ripartire per Paradis."

"No Mikasa, perché?"

"Tranquilla Gabi è tutto apposto, va bene così. Adesso se volete scusarmi preferisco ritirarmi." lasciò la cucina nella quale erano riuniti e raggiunse la stanza dove Gabi l'aveva aiutata a cambiarsi. 

Un silenzio pesante e carico di tensione piombò nella stanza. "Capitano Levi, devi chiederle scusa, subito!" urlò Gabi furiosa.

"E perché dovrei? Ho detto la verità e lei lo sa."

"Non pensi di aver esagerato Levi?" Onyankopon lo osservò attentamente e vide lo sguardo che si aspettava di incrociare. Quello che intendeva dire, è meglio per lei che vada via.

"Levi... io non so perché tu ti sia comportato così con Mikasa, ma se vuoi sapere come la penso credo che stai deliberatamente mentendo. In realtà non vuoi che lei se ne vada, ma... se posso permettermi, i tuoi modi sono abbastanza discutibili."

Falco era sorprendente, Levi lo aveva capito da tempo. Era un ragazzino silenzioso, ma un attento osservatore, riusciva a capire gli altri semplicemente guardandoli e quelle rare volte in cui parlava andava sempre dritto al punto.

Levi non rispose, si limitò a guardarlo restando in silenzio per poi sviare il discorso. "Suppongo che il mio tè si sia raffreddato a questo punto." prese ugualmente la tazza sorseggiandolo lentamente. Intanto fuori la pioggia aveva cessato di cadere, eppure le nuvole grigie sembravano non voler abbandonare il cielo di Londra.

 

                                                                                                                                ***


L'iniziale entusiasmo di Gabi era scemato d'improvviso facendo calare un pesante silenzio tra tutti i presenti. Levi, come aveva anticipato, si stava adoperando nel prepare la cena, mentre Falco stava cercando di concentrarsi sulle pagine di un libro, ma con scarsi risultati. Onyankopon era salito in camera per scrivere delle lettere da inviare alla sua famiglia e Gabi stava terminando le faccende lasciate in sospeso.

Il culmine della sua rabbia però venne raggiunto quando più di una volta tentò di convincere Mikasa ad unirsi a loro per cena. Ma la ragazza aveva gentilmente declinato la proposta preferendo rimanere in camera.

"Adesso basta! Levi tu devi parlarle e scusarti con lei."

Gli occhi di tutti andarono dritti nella sua direzione, che invece li osservava con aria indifferente. "Non dire sciocchezze, se non ha voluto cenare con noi si vede che non aveva appetito."

"Ma cosa dici? Sai bene che non è venuta per colpa del tuo comportamento. Come hai potuto essere così insensibile. Lei è in una città totalmente sconosciuta, infreddolita dalla pioggia e invece di trovare il supporto dei suoi compagni trova l'ostilità di un cocciuto presuntuoso come te!" Quando si accorse delle parole che aveva appena pronunciato erano ormai già saltate fuori dalla sua bocca.

"Gabi?!"

"Non zittirmi Falco, sai anche tu che è la verità. Ormai abbiamo condiviso troppo insieme, per questo mi sento in dovere di essere sincera e dire ciò che penso. Se vuoi davvero rimandarla a casa almeno chiarisciti con lei. Penso sia il minimo."

Era incredibile che due ragazzini dovessero dirgli come comportarsi con una sua ex sottoposta, che tra l'altro conosceva benissimo il suo caratteraccio e non avrebbe neanche dovuto meravigliarsene più di tanto. Levi le diede le spalle cominciando meticolosamente a risistemare le stoviglie e il pentolame vario.

"Ah... ci rinuncio è tempo sprecato. Ed io che credevo finalmente di avere un'amica con cui poter parlare."

"Non te la prendere Gabi, magari è meglio così, se il capitano ha preso questa decisione avrà i suoi motivi."

"Ma se anche tu hai detto che stava mentendo?"

"Quello che penso io non ha importanza, se lui ha deciso così io non avanzerò obiezioni."

Gabi non comprese se la decisione di Falco era data dal non voler contraddire il capitano oppure perché credeva davvero fosse la scelta giusta.

 

                                                                                                                                    ***

 

Sapeva di essere stato deliberatamente sgarbato, mostrando il suo disappunto per la scelta di Mikasa. Ma in qualche modo le parole di Gabi avevano avuto il loro effetto. Doveva chiarire con lei il suo punto di vista, provare a spiegarsi, poi l'indomani l'avrebbe aiutata a ripartire per Paradis.

Quando ritenne che in cucina finalmente regnasse il giusto ordine si diresse silenziosamente verso la stanza in cui si trovava la ragazza. Esitò qualche istante poi provò a bussare. Non ottenne risposta nonostante la sua insistenza, pensò quindi che si fosse già addormentata. Decise lo stesso di entrare e verificare di persona. La stanza era al buio, fatta eccezione per la luce che filtrava da una delle finestre, sulla quale c'era lei rannicchiata con la testa poggiata sulle ginocchia.

In effetti sembrava stesse dormendo, lasciando così Levi nell'incertezza di non sapere se svegliarla per parlarle o andare via. Quando però stava per voltarle le spalle, decidendo di andarsene, notò che il suo corpo era scosso da piccoli spasmi. Si avvicinò lentamente accorgendosi subito che aveva pianto. Fu solo in quel momento che si soffermò ad osservarla.

Abituato com'era a vederla in uniforme o comunque in abiti maschili faceva fatica nel guardarla adesso con i vestiti prestatele da Gabi. Era leggermente dimagrita, lo notò subito, in compenso i suoi capelli erano cresciuti di parecchio e adesso le ricadevano scomposti e lucenti sulle spalle. Sembrava così inerme e fragile in quella posizione, niente a che vedere con l'aggressività che mostrava sul campo di battaglia e che terrorizzava i nemici. Levi si ritrovò a socchiudere l'occhio sinistro. Non lo avrebbe mai ammesso apertamente ma aveva sperato tante volte di rivedere il suo volto, di scoprire e capire se quella donna che aveva compiuto una scelta tanto difficile era in fine sopravvissuta al suo dolore. 
In fondo era quello che sperava, era quello che aveva sempre cercato di farle capire, che sarebbe potuta andare avanti anche senza di lui perché possedeva le capacità per farlo. Capire però se lei lo avesse davvero compreso non era facile. I suoi pensieri vennero improvvisamente interrotti. Mikasa sollevò appena la testa e se lo ritrovò di fronte. Gli occhi ancora arrossati dal pianto non avevano perso la loro luminosità, Levi se ne accorse, così come si rese conto che ogni qual volta si trovava ad osservarli si sentiva improvvisamente fragile e confuso.

"Cosa ci fai qui?" la voce di Mikasa era appena udibile eppure sembrò riecheggiare nell'intera stanza.

"Ero venuto a vedere come stavi."

"Sto bene, puoi anche andartene non voglio la tua compassione." distolse lo sguardo da lui fissando fuori dalla finestra.

"Perché sei venuta qui?" Le chiese con sincera apprensione.

"Non ha importanza, ho fatto un errore, come del resto faccio sempre no? Ma sta tranquillo domani me ne vado e ti giuro che non mi rivedrai più." Era rabbia quella che sentiva nella sua voce e anche tanta amarezza. Diceva la verità, se ne sarebbe andata e lui... non l'avrebbe più rivista. Ma era davvero ciò che voleva?

"Perché eri immobile ad osservare la vetrina di quel negozio. Se qualcuno ti avesse notata avresti potuto avere dei problemi."

"Non vedo perché la cosa debba interessarti, sono fatti miei. Mi ero persa... questo è tutto." Sentiva di nuovo gli occhi brucianti di lacrime ma continuò a guardare il buio che calava sulle strade deserte. Avrebbe fatto di tutto pur di non incrociare il suo sguardo. Levi lo capì e agì di conseguenza.

"Adesso ascoltami Mikasa..." le prese il viso con la mano destra voltandolo lentamente. Lei trasalì perché in quel tocco potè percepire l'assenza delle due dita che lui aveva perso. Adesso il bisogno di piangere era diventato di nuovo impellente "... io non so come sia la situazione a Paradis, ma qui è molto precaria. Gli jaegeristi stanno condizionando l'opinione pubblica su noi eldiani e la cosa potrebbe degenerare. È rischioso che tu rimanga. Se dovessero riconoscerti potresti correre seri rischi."

"Adesso vorresti farmi credere che sei in pena per me, capitano Levi?" gli rispose spostandogli la mano.

"Non chiamarmi in quel modo. Non sono più il capitano di nessuno e lo sai bene."

Mikasa rimase ad osservarlo percependo del rimpianto nelle sue parole. "Ero venuta a cercarti... perché tu eri l'unico che poteva raccontarmi qualcosa sull'origine degli Ackerman. Questa città è davvero molto grande, mi sentivo spaesata. Poi... mi sono ritrovata ad osservare quella vetrina e quel dipinto, per un attimo mi è sembrato di tornare indietro nel tempo. Quando Paradis e Shiganshina erano la mia casa, il mio rifugio, il mio porto sicuro fatto di affetti e certezze. Io... ho rivisto lui in quel quadro, ed è stato come sentirlo di nuovo accanto a me." si interuupe all'improvviso, come se quella inaspettata confessione le avesse fiaccato l'anima.

"In tutto questo tempo hai vegliato su di lui?" Una domanda di cui già conosceva la risposta, eppure volle ugualmente una sua conferma, per cercare di capire fin dove poteva spingersi nel farla parlare.

"Sì è così." e stavolta una lacrima sfuggì ai suoi occhi.

"Perché?" le chiese, ma poi quasi subito si pentì di essersi addentrato in quel discorso.

"Perché lui non era il mostro che tutti credono, perché sentivo di doverlo proteggere dal giudizio delle persone. Lui... farà sempre parte di me."

Una certezza che Levi aveva sempre avuto, eppure sentirla ancora così legata a Eren gli fece male, anche se in un modo che non seppe spiegarsi. "Eppure alla fine hai deciso di lasciare l'isola, di venire fin qui, e tutto solo per conoscere qualcosa in più sugli Ackerman?"

"Esatto. E mi è costato molto farlo, ma sono giunta alla conclusione che nascondermi dal mondo esterno non era ciò che lui avrebbe voluto. Ha lottato così tanto per questo mondo e per noi. Armin e gli altri lo stanno ancora facendo, e se posso dare anche il mio contributo lo farò. Ma sono anni che ho così tante domande... e tu, anche allora, era come se sapessi ciò che provavo, che sentivo dentro. Era come se mi leggessi l'anima, e questa cosa mi ha sempre spaventata tanto da lasciarmi confusa. Avrei voluto parlartene allora... ma dopo la battaglia di Liberio tutto è precipitato, e poi..."

Si interruppe, perché ricordare certi frangenti faceva troppo male. Ricordare che lui l'aveva definita una schiava le provocava un malessere fisico pari ad una pugnalata. Ma era anche per questo che si trovava lì, lei doveva sapere se gli Ackerman erano una sorta di schiavi asserviti ad un padrone oppure avevano piena coscienza delle loro azioni.

"Mi dispiace deluderti Mikasa ma temo che ciò che sò non dissiperà i tuoi dubbi."

"Ma tu hai vissuto con Kenny, lui deve averti raccontato qualcosa sulle origini della nostra stirpe, sul perché il primo re non ha mai avuto potere su di noi. Tu devi sapere che cosa siamo!" C'era disperazione nella sua voce, e un'esigenza impellente di voler conoscere a tutti i costi la verità.

"Quello che Kenny Ackerman ha fatto per me è stato insegnarmi come stare al mondo e come sopravvivere ai pezzi di merda che vogliono farti la pelle." per lui quella rappresentava la pura e semplice verità.

"Una volta mi dicesti se mi fosse mai capitato di sentire un potere risvegliarsi in me. E aggiungesti che una cosa simile era successa anche a te e a Kenny."

"Sì è vero, ma non so attribuire un'origine a questa cosa. Può essere stato un fatto casuale, come derivare da una causa scatenante, è difficile da spiegare." provò a sollevare lo sguardo negli occhi di lei. Era ansiosa di avere risposte, e lui avrebbe sinceramente voluto dargliele. Ma si sentiva così perso, smarrito e insicuro. Che cosa doveva fare. "Adesso però è tardi, meglio che tu vada a dormire, è stata una giornata pesante. Ne riparleremo a mente lucida e con maggiore calma." si diresse verso la porta, aveva un bisogno urgente di riordinare le idee.

"Levi..."

"Cosa c'è?"

"Vuoi davvero che vada via domani?"

Se solo avesse potuto dare una risposta chiara a quella domanda, ma sentiva di non poterlo fare.

"Credo che tu conosca già la risposta, Mikasa." lasciò che fosse lei a trarre le proprie conclusioni e a decidere. Lui promise a sé stesso che avrebbe accettato, in ogni caso, qualsiasi sua scelta.






Buona sera a tutti. Questa settimana ho aggiornato con un giorno di ritardo (perdonate il gioco di parole) ma ieri ero impossibilitata, mi scuso sinceramente. 
Adesso veniamo a noi. Magari molti di voi l'avevano già intuito, altri invece no. Comunque sia Mikasa ha raggiunto Levi e gli altri nella città di Londra. La fanciulla ha lasciato 'il nido' e sicuramente non mancheranno di accadere cose interessanti, a partire dall'incontro con l'ex capitano avvenuto sotto una pioggia torrenziale. Levi non l'accoglie nel migliore dei modi e lo scontro, come sempre, è dietro l'angolo.  Vedremo se gli anni trascorsi avranno un po' ammorbidito questo peculiare caratteraccio degli Ackerman oppure no. 
Intanto ringrazio sinceramente tutti coloro che stanno seguendo questa storia, lettori silenziosi e non. Il vostro apprezzamento è un incentivo che invoglia sempre a dare il massimo. Buon ferragosto a tutti voi, noi ci risentiamo puntuali la prossima settimana. 

 

   
 
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