Cap. 17: I am free
I was riding on the horse of fear
The laughter of the trees
With the night wrapped around me
I went on my way
The tops of the trees dancing in the wind
The forest seems untouched
And I am free
I am free free
I am free free
Only when the last star stopped shining
And the last snow fell
Only then will my hope die…
(“I am free” – MoonSun)
Ivar si era svegliato
già da qualche tempo e guardava con tenerezza Aethelred addormentato tra le sue
braccia, accoccolato contro il suo petto, con un’espressione placida sul volto
e le labbra appena socchiuse: era un’immagine dolcissima, che gli scaldava il
cuore come mai gli era accaduto prima. Ripensava a ciò che era accaduto il
giorno prima, alle parole cattive che gli aveva rivolto per ripicca… come aveva
potuto farlo? Non era mai stato tanto felice come adesso, non si era mai
sentito così bene, così fortunato, e per una sciocchezza stava per distruggere
tutto. Sapeva bene di aver colpito Aethelred proprio dove era più facile
ferirlo, sapeva bene quali fossero le sue debolezze, aveva sempre avuto grande
acume per questo, ma adesso ne era pentito. Era vero che si erano riappacificati e che lui gli aveva fatto
capire quanto lo amasse e lo desiderasse, ma si sentiva lo stesso in colpa e
non era una cosa che gli capitasse spesso.
Diciamo pure quasi
mai, ecco.
Si mise a pensare a
tutto ciò che era accaduto e che aveva portato lui e Aethelred a trovarsi
insieme nel suo letto, allacciati, amanti. Gli venne in mente che quel Principe
dolce e innamorato era stato in pericolo più e più volte e che sarebbe bastato
un niente perché il destino mutasse e le loro strade non si incontrassero mai. Quel
pensiero gli raggelò il sangue e lo portò ad avvolgere il ragazzo tra le
braccia con più tenerezza, come per proteggerlo dal suo passato. Se non ci
fossero stati Hvitserk e gli altri nel Wessex, se non lo avessero preso con
loro per averlo come comandante di un esercito Sassone, quella pazza fanatica
della Regina Judith lo avrebbe ucciso e lui non lo avrebbe mai conosciuto.
Provava un rancore profondo verso quella donna, ma il pensiero che gli aveva
gelato il sangue nelle vene era stato un altro: Aethelred sarebbe potuto morire
anche dopo, per colpa sua.
Sì, non poteva fare
finta che così non fosse. Aethelred era venuto a Kattegat per combattere al
fianco di Bjorn e degli altri e sarebbe potuto rimanere ucciso durante
l’assedio, colpito da uno dei suoi uomini
(i famosi pendagli da forca per i
quali il Principe lo aveva scherzosamente preso in giro!); oppure sarebbe
potuto morire durante la battaglia contro i Rus’… e anche in quel caso sarebbe
stata solo colpa sua. Gli dei norreni
e il Dio cristiano di Aethelred si erano impegnati molto per preservarlo… e per
farlo giungere fino a lui… e lui cosa stava facendo per meritarselo?
Quei foschi pensieri
lo spinsero a stringere ancora di più a sé il Principe e così facendo lo
svegliò.
Aethelred aprì gli
occhi e, involontariamente, sorrise e si illuminò in volto nel vedere Ivar che
lo teneva tra le braccia e lo stringeva a sé. Ricordò, però, ciò che era
accaduto il giorno prima e ancora una volta la sua paura di infastidire e di
non essere accettato fu più forte.
“Ivar, ho dormito
troppo? Perché non mi hai svegliato?” domandò, cercando di dissimulare
l’emozione intensa che provava e che lo faceva tremare.
“Non volevo
svegliarti, mi piaceva guardarti dormire e pensare che sei tutto mio, che mi
appartieni completamente e che niente ci potrà mai separare” rispose il giovane
vichingo senza tanti complimenti, poi cercò la sua bocca e lo baciò con
disperata passione, strappandogli il respiro, inebriandosi del suo sapore per
convincersi ancora e ancora che Aethelred era lì, che non gli era successo
niente di male e che, anche se aveva rischiato di non incontrarlo mai, adesso
non lo avrebbe più lasciato. Frastornato, il Principe si abbandonò a quei baci
continui, dolci, intensi e sempre più languidi e profondi, sentendo che
l’abbraccio protettivo e caldo di Ivar era tutto quello che gli serviva per
sopravvivere.
Solo molto tempo e
molti baci dopo Ivar decise che era giunto il momento di alzarsi da quel letto
così invitante.
“Ho deciso che mi
adeguerò alle decisioni di Bjorn” annunciò in tono vago, mentre si rivestiva. “In
fondo non ha tutti i torti, adesso siamo in pace e stiamo bene così, se e
quando Harald deciderà di venire a disturbarci troverà pane per i suoi denti.”
Detta così sembrava
semplice, ma sentire Ivar che dava ragione a Bjorn era come veder piovere al
contrario!
“Ma… dici davvero?”
Aethelred era giustamente allibito. “Non avevi detto di volere un tuo esercito
per andare ad attaccare Harald a Tamdrup? Avevi detto che…”
“Lo so cosa avevo
detto, ma ho cambiato idea” tagliò corto Ivar con un sorrisetto. “Avrò comunque
un mio esercito, Bjorn avrà bisogno della mia abilità e delle mie strategie per
predisporre una difesa adeguata, così che Harald si pentirà amaramente di
averci voluto attaccare. Ma non voglio andare in cerca di una guerra,
ultimamente ne abbiamo avute a sufficienza, non trovi?”
E
in buona parte di esse ho rischiato di perderti senza nemmeno sapere quanto
fosse dolce averti accanto, pensò, ma non lo disse.
I problemi, tuttavia,
nella residenza reale erano anche altri, non legati alle minacce di Harald.
Bjorn e Gunnhild,
infatti, si trovavano nella Sala Grande e stavano discutendo. O meglio,
Gunnhild parlava in tono severo e determinato e Bjorn si limitava ad ascoltarla
con aria abbattuta e mortificata.
“Se quella schiava ti
piace tanto, Bjorn, l’unica cosa giusta da fare è che tu la liberi e la sposi”
affermò la Regina. “I Re vichinghi possono avere anche più di una moglie e in questo
modo non creeremo scandali.”
Cos’era successo? E’
presto detto! Ingrid, una delle ancelle della Regina, una ragazza particolarmente
scaltra e ambiziosa, aveva messo gli occhi su Bjorn e per giorni si era fatta
trovare senza veli da lui
praticamente in tutte le stanze della dimora. Bjorn, che era noto per non saper
resistere alla seduzione di una bella ragazza, * aveva ceduto dopo una ben misera resistenza. Ingrid era molto
bella ed era ben presto diventata la sua amante e, proprio quella mattina,
Gunnhild li aveva sorpresi a letto insieme. Tuttavia, essendo una donna fiera e
dignitosa, si era ben guardata dal lasciarsi andare a scenate, aveva dominato
il dolore e la rabbia e aveva parlato in quei termini al marito. Prima di
essere una moglie era una Regina e voleva evitare chiacchiere e pettegolezzi
che facessero apparire Bjorn come un debole, succube di qualsiasi bella donna
gli girasse intorno (cosa che, in effetti, era).
Bjorn, però, questa
volta era davvero innamorato di Gunnhild, forse come non era mai stato in vita
sua, e quella Ingrid gli era già venuta a noia. Non la voleva come seconda
moglie, non gli era nemmeno simpatica, c’era andato a letto e basta, che
bisogno c’era di rovinare tutto?
“Gunnhild, io non
voglio sposare Ingrid, non mi interessa stare con lei” protestò. “Ti chiedo
perdono per quello che ho fatto, ma lei mi veniva dietro ovunque, la trovavo
mezza nuda dovunque andassi!”
E
chissà quanto ti dispiaceva, pensò Gunnhild, ma ciò che
disse fu diverso.
“Avresti dovuto
pensarci prima” replicò. “A questo punto l’unica soluzione è che tu la sposi.
Un Re può scegliere di avere due mogli, ma non farsi vedere debole e
manipolabile dalla sua gente. Se sposi Ingrid, sembrerà solamente il capriccio
di un sovrano, come capita anche ad altri.”
Proprio in quel
momento nella Sala Grande entrarono Ivar e Aethelred che avevano sentito tutto…
ovviamente perché Ivar aveva insistito per origliare!
“Se posso darti un consiglio,
fratello, non pensare neanche lontanamente a sposare quell’ambiziosa, le
daresti esattamente quello che cerca: il potere” disse Ivar, intervenendo in
una faccenda che, tutto sommato, non lo riguardava.
E Bjorn la pensava
allo stesso modo!
“Non sono tanto
disperato da aver bisogno dei tuoi consigli, Ivar, e poi questa cosa non è
affar tuo, adesso ti metti anche a origliare dietro le tende?” reagì il Re,
brusco.
“L’ho sempre fatto”
ribatté tranquillamente Ivar, “e comunque non sono solo io a pensarla così,
Aethelred è d’accordo con me.”
Gli sguardi di Bjorn
e Gunnhild si spostarono sul Principe Sassone che arrossì, imbarazzatissimo.
“In realtà io… non
volevo ascoltare, ma ora che è capitato penso che… beh, penso che Bjorn non debba
sposare quella Ingrid” si costrinse a dire. “Tuttavia il problema è un altro e
penso che dovrebbe essere risolto subito per impedire che avvengano ancora
episodi incresciosi come questo.”
“Cosa, che Bjorn vada
a letto con la prima che passa? Non illuderti, lo ha sempre fatto e sempre lo
farà” commentò caustico Ivar.
Mentre Bjorn
fulminava il fratello con gli occhi, Aethelred riprese la parola.
“Non era questo, mi riferivo al fatto che voi
vichinghi avete degli schiavi e questa è una cosa sbagliata” dichiarò.
Gli occhi di tutti si
posarono su di lui come se gli fosse appena spuntato un corno in mezzo alla
fronte.
“Ecco, mi mancava
solo questo, oggi. Il Principe Sassone che viene a parlarmi della morale cristiana” borbottò Bjorn. “Noi
vichinghi abbiamo schiavi da sempre, sono prigionieri di guerra e tu non hai il
diritto di venire a dire che non è una cosa giusta!” **
Aethelred non si
scompose.
“No, non sto parlando
di morale cristiana. E’ vero che il Cristianesimo proibisce la schiavitù, ma so
anche che voi avete i vostri costumi e tradizioni e io li rispetto” replicò. “Però,
in questo caso, non posso fare a meno di sottolineare che avere degli schiavi è
sbagliato e che episodi come questo non accadrebbero se non ci fossero persone
ridotte in schiavitù.”
Bjorn sbuffò,
spazientito, invece Gunnhild e anche Ivar guardarono con maggior interesse il
giovane Principe, interessati a ciò che aveva da dire e comprendendo che c’era
qualcosa di più profondo nelle sue parole.
“Una persona ridotta
in schiavitù farà di tutto per riottenere la libertà, anche a costo di compiere
qualcosa di grave” riprese Aethelred. “So che voi tutti siete brave persone e
che non maltrattate i vostri schiavi, anzi, per voi spesso diventano quasi
persone di famiglia e spesso siete voi stessi a decidere di liberarli. Questo
vi fa onore e quindi non dovrebbe essere così difficile, per voi, ordinare che
tutti gli schiavi siano liberati.”
“Sono prigionieri di guerra” gli ricordò
Bjorn. “Cosa dovremmo fare di loro, secondo te? Rimandarli al loro Paese, per
farci ridere dietro da tutti i Regni scandinavi?”
“Semplicemente
liberarli dalla schiavitù” ribadì il Principe. “Potete tenerli come servitori,
ma non come schiavi. Un servo può sempre sperare di migliorare la sua
situazione, uno schiavo no, a meno che non sfrutti un’occasione propizia, come
sta cercando di fare Ingrid… come ha fatto Freydis…”
Gli occhi di Ivar si
assottigliarono: lui aveva capito dove voleva andare a parare Aethelred e, in
cuor suo, gli dava ragione. Se non fosse stata una schiava, probabilmente
Freydis non lo avrebbe circuito e sedotto e tante cose sarebbero andate
diversamente. Adesso quella Ingrid stava giocando lo stesso gioco con Bjorn,
voleva farsi liberare, sposare e diventare Regina, era per quello che aveva
fatto di tutto per diventare la sua amante.
“Fratello, Aethelred
ha ragione” disse. “Non c’è motivo di tenere la gente in schiavitù, visto che
poi spesso siamo noi stessi a scegliere di liberarli per un motivo o per un
altro. E credimi se ti dico che tu non vuoi ritrovarti a passare quello che ho
passato io con Freydis. La tua amichetta Ingrid sta mettendo in atto lo stesso
inganno e mi stupisce che una donna intelligente come Gunnhild stesse per
caderci.”
“Non avrei permesso a
quella donna di usurpare il mio potere e i miei privilegi” ribatté la Regina. “Sarebbe
stata la seconda moglie di Bjorn, tutto qui.”
“Ma lei non avrebbe
chiesto a te di concederle maggior
potere, avrebbe fatto in modo che tuo marito ti ripudiasse per restare l’unica
Regina di Kattegat, lo avrebbe chiesto a Bjorn
e avrebbe saputo come farsi ascoltare” insisté Ivar, fattosi più cupo. L’argomento
lo turbava ancora e non aveva più voglia di scherzare. “Bjorn, so che pensi di
non aver bisogno dei miei consigli e magari è pure vero, ma in questo caso puoi
fidarti di me, io ci sono già passato e so cosa vuol dire. Ingrid è pericolosa
per te, per Gunnhild, per il vostro matrimonio e forse anche per Kattegat.”
Un silenzio
opprimente calò nella Sala Grande. Bjorn stava riflettendo sul fatto che,
ancora una volta, si era comportato da perfetto imbecille e che addirittura era
dovuto ricorrere ai consigli di Ivar per tirarsi fuori da quel pasticcio; Gunnhild
pensava che Aethelred era stato molto saggio e le aveva impedito di commettere
un grave errore; Ivar si chiedeva quanto fosse realmente ambiziosa Ingrid e
fino a che punto avrebbe potuto spingersi e Aethelred… beh, Aethelred era
diventato improvvisamente triste perché aveva notato la reazione di Ivar e non
riusciva a non pensare che il giovane che amava fosse ancora legato al ricordo
di Freydis, che non avrebbe mai ricambiato fino in fondo il suo amore!
“E va bene” disse
infine Bjorn, rompendo quel silenzio cupo. “Darò ordine che gli schiavi nel mio
Regno siano liberati e che restino come normali servitori nelle case in cui
sono attualmente oppure, se lo desiderano, che si trovino un lavoro. In quanto
a Ingrid, la cosa migliore da fare è allontanarla da qui: la manderò a vivere
nel villaggio di mia madre, dove sarà libera di scegliere che tipo di vita
condurre.”
“E’ una saggia
decisione, marito mio” approvò Gunnhild, ripromettendosi di dire a Lagertha di
tenere Ingrid sotto stretta sorveglianza. Le parole di Aethelred e di Ivar l’avevano
preoccupata e adesso temeva che quella donna volesse veramente trovare un modo
per diventare Regina di Kattegat, con o senza Bjorn. ***
“Molto bene, direi
che tutto è risolto e che non avete più bisogno di noi” concluse Ivar, mettendo
un braccio attorno alle spalle di Aethelred come per appoggiarsi e finendo invece
per stringerlo forte a sé. “Possiamo andare, dunque. No, non ringraziarmi,
fratello, sai che sono sempre felice quando posso fare del bene a qualcuno!”
E, appoggiandosi un
po’ al suo Principe e un po’ alla stampella, Ivar uscì dalla Sala Grande ridacchiando
tra sé. Non appena lui e Aethelred furono fuori dalla vista degli altri, spinse
il giovane contro una delle pareti e si incollò a lui, facendolo perdere nell’azzurro
intenso del suo sguardo.
“E tu non fare quella faccia triste, lo so che credi
che stia pensando a Freydis, ma non è così, ti ho già spiegato che non è lei
che voglio accanto, che ora conti solo tu per me… e se non lo vuoi capire posso
dimostrartelo ancora una volta” disse. Iniziò a
baciarlo profondamente, spingendolo contro la parete e accarezzandolo
dappertutto con passione e dolcezza. Non avrebbe rinunciato al suo dolce Principe
per niente al mondo, aveva già rischiato fin troppe volte di perderlo senza
neanche saperlo. E Aethelred, stordito e perduto tra le braccia di Ivar, si
lasciò andare, concedendosi il lusso di sperare, di credere finalmente che le
cose sarebbero potute andare bene, che avrebbero lottato e superato anche i
momenti più oscuri perché, cosa più importante di tutto, sarebbero stati per
sempre insieme.
Nella Sala Grande,
anche Bjorn aveva preso tra le braccia la sua Regina.
“Io non merito una
moglie come te, Gunnhild, ti chiedo perdono” le disse. “Sono un uomo inutile,
sono un Re fallito e senza di te avrei finito per distruggere anche Kattegat e
tutto ciò che mio padre ha costruito. Senza di te non sono niente, riesco solo
a sbagliare…”
“Tutti sbagliamo,
marito mio” rispose Gunnhild con dolcezza. “Quello che conta è saperlo
ammettere ed essere disposti a rimediare e noi lo faremo insieme.”
Marito e moglie si baciarono, stringendosi l’uno all’altra
come alla sola ancora di salvezza e, nella passione e nell’ardore di quel
bacio, Ingrid venne dimenticata, ogni dubbio, frustrazione e preoccupazione svanì,
ogni equivoco, malinteso e litigio tra loro scomparve. Bjorn e Gunnhild,
insieme, avrebbero difeso il loro matrimonio, il loro amore e la loro città da
qualsiasi minaccia.
Fine capitolo
diciassettesimo
* Chi segue la serie TV sa già che Bjorn ha avuto più di una moglie e un
sacco di amanti, chi non la segue… beh, adesso lo sa! XD
** Quello che ho scritto in questo capitolo
non vuole assolutamente giustificare la schiavitù di alcun tipo, è però vero
che gli antichi Norreni possedevano degli schiavi (in genere prigionieri di
guerra) e, come si vede nella serie TV “Vikings”, i
protagonisti non sono crudeli con loro e spesso gli concedono la libertà. Credo
che il concetto di schiavitù per i Norreni fosse più vicino a quello degli
antichi Romani, che spesso avevano schiavi di grande valore che ottenevano
privilegi e ruoli importanti, non a quello degli schiavisti dell’Ottocento in
America.
*** Nella serie TV, in effetti, l’intrigante
Ingrid riesce alla fine a farsi eleggere Regina di Kattegat, quando sia Bjorn
che Gunnhild sono ormai morti. A me è sembrato aberrante che una qualsiasi
prendesse il potere della città che era stata di Ragnar e dei suoi figli,
tuttavia anche nella mia storia ho voluto inserire il personaggio, che non
otterrà ciò che desidera ma che creerà diversi grattacapi a Bjorn e agli altri.