Infezione in corso
Sheridan,
a qualche passo di distanza, squadrò l’amico con una smorfia: «Quindi… l’altro
ieri sei entrato in una cella frigorifera con quindici gradi sottozero per
prendere l’ennesima pietra…»
«Dì.»
«… con
una tuta riscaldante sotto il costume alimentata con una batteria…»
«Edatto.»
«Un
agente ti ha sparato addosso, non ti ha colpito ma ha reciso il cavo che
collegava la tuta alla batteria…»
«Goda
g’è ghe non di guadra?»
Sheridan
esclamò: «Il perché tu sia rimasto in
quella cella frigorifera per più di tre ore in quello stato!»
Kaito, tirando
su col naso dietro a una mascherina chirurgica, rispose: «Berghé l’ispeddore Nagamori ha voludo gondrollare
ovungue brima di arrenderdi… Dono dovudo rimanere ingollado al doffiddo ber non farmi drovare, per forduna
nedduno ha
bendato di alzare gli ogghi…»
Momoka si
sbatté una mano sulla fronte e il prestigiatore, dietro la mascherina, si
lasciò sfuggire un mezzo sorriso.
«Ghe sgemi, eh?»
La
ragazza sospirò: «Includo pure te nella categoria per esserti conciato così il
primo giorno di scuola…»
Il
fischio dell’Espresso per Hogwarts coprì il mezzo
sospiro di Kaito. No, non era neanche lui troppo
entusiasta di cominciare così un nuovo anno scolastico, mezzo febbricitante, e
purtroppo le medicine che aveva preso stavano avendo effetto solo parzialmente.
Aveva nella tasca una discreta scorta di antipiretici, ma continuava a sperare
che la situazione andasse migliorando da sé.
«Ginny!»
«Sheridan!»
Una voce
familiare lo fece lentamente voltare. La giovane Weasley
stava correndo incontro alla sua compagna di classe, e dietro di lei c’era
tutto il resto della famiglia, insieme a Harry, Hermione,
il professor Lupin, un grosso cagnolone dall’aria molto familiare e un po’ di
gente sconosciuta, tra cui però spiccava una allo stesso tempo vecchia e nuova
conoscenza: il professor Moody, o meglio, Malocchio Moody, quello vero e non il sosia con cui aveva avuto a che
fare l’anno precedente. Seppur incuriosito dall’inaspettato incontro, Kaito dovette ammettere di non essere nelle condizioni
adatte per fare conoscenza.
La voce
di Ginny lo risollevò dai suoi pensieri: «Kaito!»
Sheridan
fermò la compagna: «Ti sconsiglio di abbracciarlo, al momento è un raffreddore
ambulante.»
La
giovane Weasley fece una smorfia a metà fra il
dispiaciuto e lo schifato: «Ma perché non ti sei fatto una pozione Tiramisù?
Ok, ti lascia le orecchie fumanti, ma ti sarebbe già passato!»
Kaito
bofonchiò: «Non avevo gli ingrediendi né
un gamino ber il baiolo.»
La
verità, però, era che non ci aveva neanche pensato se non quando si era
smaterializzato a King’s Cross. Quando tornava a
casa, d’istinto, il suo cervello accantonava le soluzioni magiche e tornava a
pensare in modo strettamente babbano; sì, era vero che non avrebbe avuto il
necessario, ma avrebbe potuto rimediare facilmente facendo un salto da Akako, e una parte di lui si stava dando dell’idiota per
non averlo fatto. D’altronde, però, avrebbe rischiato di bersi anche una
pozione d’amore…
Risuonò un fischio d'avvertimento; gli
studenti ancora sul marciapiede si affrettarono verso il treno. Kaito fece ancora in tempo a rivolgere un gesto di saluto
da lontano verso Lupin, Sirius e i signori Weasley che si ritrovò seduto con Sheridan, Fred e George
in una cabina, a dormicchiare, troppo fuso dal raffreddore per riuscire a
godersi la rimpatriata con i Malandrini. Quasi non si accorse che i gemelli,
presto, si allontanarono per i loro affari dei Tiri Vispi Weasley,
e per la maggior parte del viaggio rimase con lui solo Sheridan, impegnata a
leggere un libro.
Fu solo quando il cielo si fece già buio
che Momoka gli diede una pacca sulla spalla per farlo
svegliare.
«Ehi, Kaito!»
Il ragazzo mugugnò qualcosa, ma non aprì
gli occhi. Sheridan insistette.
«Mangetsu…»
Nessuna risposta soddisfacente. La ragazza
sospirò e decise di giocare più pesante.
«Mandato di cattura internazionale per Kaito Kid!»
Questa volta Kaito
spalancò un occhio di scatto, per poi però richiuderlo in parte quando riuscì a
identificare l’amica.
«Mamma mia, non ti ho mai visto così
malridotto!»
«Dguda…»
Sheridan smise di fare scherzi e si chinò
preoccupata su di lui tastandogli la fronte: «Mamma mia, ma tu scotti! Sei
sicuro di farcela? Forse conviene portarti da Madama Chips non appena
arriviamo!»
A fatica il prestigiatore prese la
pastiglia di antipiretico e la inghiottì: «Non
breoggubarti,
ge la faggio.
Immagino ghe
dovrei meddermi
la divisa, adesso…»
«Esattamente, siamo quasi arrivati.»
Kaito si sforzò di concentrarsi a osservare il
panorama fuori dal finestrino per tenersi sveglio, ma l’impresa si rivelò più
ardua del previsto: era una notte senza luna e il vetro rigato di pioggia era
sudicio. Con fatica, sentendo dolori a ogni muscolo del corpo, si alzò, aprì il
baule e prese la divisa. Sheridan non lo perse di vista neanche per un secondo,
sempre più preoccupata. Non lo aveva mai visto cambiarsi normalmente, senza
trucchi di prestigio, e quando fu il momento di scendere dal treno, si tenne
pronta a sostenerlo al primo ondeggiamento di troppo.
I due amici uscirono a fatica dallo
scompartimento e avvertirono il primo pizzicore dell'aria notturna già mentre
si univano alla folla nel corridoio. Lentamente avanzarono verso gli sportelli.
L'odore dei pini che fiancheggiavano il sentiero per il lago risvegliò un
pochino Kaito, che ricominciò a prestare un po’ più
di attenzione all’ambiente circostante. Scese sul marciapiede e si guardò
intorno, in attesa del familiare richiamo di Hagrid: «Primo
anno da questa parte... primo anno...»
Ma non venne. Invece una voce alquanto
diversa, sbrigativa e di donna, gridava: «Quelli del primo anno in fila da
questa parte, per favore! Tutti quelli del primo anno da me!»
Una lanterna avanzò dondolando,
rivelandogli il mento prominente e il severo taglio di capelli della
professoressa Caporal, la strega che l'anno prima aveva sostituito per qualche
tempo Hagrid come insegnante di Cura delle Creature
Magiche.
«Dov'è Hagrid?»
Sheridan alzò le spalle: «Non lo so. Avrà
avuto altro da fare. O magari ha il raffreddore anche lui, ma lui è stato così
coscienzioso da starsene a letto.»
Dietro la mascherina, Kaito
si lasciò sfuggire un sorriso alla vista della linguaccia di Sheridan: «Sbiridosa.»
Seguì la ragazza sulla carrozza, e Momoka, non appena furono seduti gli chiese: «Giusto per
sapere, per quanto ti terrai ancora quella roba in faccia?»
Kaito sospirò, togliendosi la mascherina: «Giusdo, in Europa non si usa. Voi oggidendali sbargete migrobi ovungue guando
state male.»
Sheridan gli diede un piccolo calcio nelle
caviglie a ogni frase: «Ehi! Ci stai dando dei maleducati? Degli untori?»
«Ehi
vaggi
piano! Non eri tu guella
breoccubata ber il mio sdado di salude?»
Sheridan gli rifilò ancora un calcio: «Lo
sono! Ora che ti sei tolto la mascherina sei pallido come Nick
Quasi-Senza-Testa!»
«E
mi brendi
a galgi lo sdesso?»
La ragazza si sforzò di sorridere, ma si
leggeva l’ansia nei suoi occhi: «Devo assicurarmi che tu sia vivo. Se mi muori
qua passo casini legali con la scuola, con Aoko e con
tutta la polizia che ti sta cercando.»
Nonostante tutto, Kaito
sorrise. Le era mancata.
La
Sala d'Ingresso era splendente di torce ed echeggiava dei passi degli studenti
che attraversavano il pavimento di pietra diretti alla doppia porta sulla
destra, che portava nella Sala Grande, al banchetto d'inizio anno.
Nella
Sala Grande, i quattro lunghi tavoli delle Case si stavano riempiendo sotto il
cielo nero privo di stelle, identico a quello che si scorgeva dalle alte
finestre. Candele galleggiavano a mezz'aria sopra i tavoli, illuminando i
fantasmi argentei sparpagliati nella Sala e i volti degli studenti immersi in
fitte conversazioni, intenti a scambiarsi notizie dell'estate, a gridare saluti
agli amici delle altre Case, a osservare i loro nuovi abiti e tagli di capelli.
Kaito rivolse qualche saluto ai suoi compagni,
ma lasciò per buona parte del tempo che fosse Sheridan a rispondere per lui. Si
accorse a malapena del silenzio improvviso che calò sulla Sala: qualche istante
dopo si aprirono le porte e dalla Sala d'Ingresso entrò una lunga fila di
bambini dall'aria spaventata. In testa c'era la professoressa McGranitt, che reggeva uno sgabello sul quale era posato un
antico cappello da mago, pieno di toppe e rammendi, con un ampio strappo vicino
al bordo sfilacciato.
I
bambini del primo anno si allinearono davanti al tavolo degli insegnanti, col
viso rivolto verso il resto degli studenti: la professoressa McGranitt posò con cautela lo sgabello davanti a loro, poi
si trasse in disparte.
I volti degli studenti del primo anno
rilucevano pallidi alla luce delle candele. Un bambinetto al centro della fila
sembrava tremare, e Kaito provò per lui una forte
empatia. Probabilmente la traversata in mezzo al lago non era stata affatto
agevole.
Tutta la scuola aspettava col fiato
sospeso. Poi lo strappo vicino al bordo del cappello si spalancò come una bocca
e il Cappello Parlante prese a cantare:
Un tempo, quand'ero assai nuovo berretto
e Hogwarts
neonata acquistava rispetto,
i gran fondatori del nobil
maniero
sortivan tra loro un patto sincero:
divisi giammai, uniti in eterno
per crescere in spirito sano e fraterno
la scuola di maghi migliore del mondo,
per dare ad ognuno un sapere profondo.
'Insieme insegnare, vicini restare!'
Il motto riuscì i quattro amici a legare:
perché mai vi fu sodalizio più vero
che tra Tassorosso
e il fier Corvonero,
e tra Serpeverde
e messer Grifondoro
l'unione era salda, l'affetto un ristoro.
Ma poi cosa accadde, che cosa andò storto
per rendere a tale amicizia gran torto?
Io c'ero e ahimè qui vi posso narrare
com'è che il legame finì per errare.
Fu che Serpeverde
così proclamò:
«Di antico lignaggio studenti vorrò».
E il fier Corvonero si disse sicuro:
«Io stimerò sol l'intelletto più puro».
E poi Grifondoro:
«Darò gran vantaggio
a chi compie imprese di vero coraggio».
E ancor Tassorosso:
«Sarà l'uguaglianza
del mio insegnamento la sana sostanza».
Fu scarso il conflitto all'inizio, perché
ciascuno dei quattro aveva per sé
un luogo in cui solo i pupilli ospitare,
e a loro soltanto la scienza insegnare.
Così Serpeverde
prescelse diletti
di nobile sangue, in astuzia provetti,
e chi mente acuta e sensibile aveva
dal fier Corvonero ricetto otteneva,
e i più coraggiosi, i più audaci, i più
fieri
con ser Grifondoro
marciavano alteri,
e poi Tassorosso
i restanti accettava,
sì, Tosca la buona a sé li chiamava.
Allora le Case vivevano in pace,
il patto era saldo, il ricordo a noi piace.
E Hogwarts
cresceva in intatta armonia,
e a lungo, per anni, regnò l'allegria.
Ma poi la discordia tra noi s'insinuò
e i nostri difetti maligna sfruttò.
Le Case che con profondissimo ardore
reggevano alto di Hogwarts
l'onore
mutarono in fiere nemiche giurate,
e si fronteggiaron,
d'orgoglio malate.
Sembrò che la scuola dovesse crollare,
amico ed amico volevan
lottare.
E infine quel tetro mattino si alzò
che Sal Serpeverde di qui se ne andò.
La disputa ardente tra gli altri cessava
ma le Case divise purtroppo
lasciava,
né furon mai più
solidali da che
i lor fondatori rimasero in tre.
E adesso il Cappello Parlante vi appella
e certo sapete qual è la novella
che a voi tutti quanti annunciare dovrò:
ma sì, nelle Case io vi smisterò.
Però questa volta è un anno speciale,
vi dico qualcosa ch'è senza l'uguale:
e dunque, vi prego, attenti ascoltate
e del mio messaggio tesoro ora fate.
Mi spiace dividervi, ma è mio dovere:
eppure una cosa pavento sapere.
Non so se sia utile voi separare:
la fine che temo potrà avvicinare.
Scrutate i pericoli, i segni leggete,
la storia v'insegna, su, non ripetete
l'errore commesso nel nostro passato.
Adesso su Hogwarts
sinistro è calato
un grande pericolo, un cupo nemico
l'assedia da fuori, pericolo antico.
Uniti, e compatti resister dobbiamo
se il crollo di Hogwarts
veder non vogliamo.
Io qui ve l'ho detto, avvertiti vi ho...
e lo Smistamento or comincerò.
Il Cappello tornò immobile; scoppiò un
applauso, anche se inframmezzato, per la prima volta a quanto ricordava Kaito, da borbottii e sussurri. Per tutta la Sala Grande
gli studenti si scambiavano commenti.
Ron, non così distante da lui, commentò: «Ha
un po' esagerato quest'anno, eh?»
Harry al suo fianco rispose: «Altroché!»
Il Cappello Parlante di solito si limitava
a descrivere le qualità diverse che ciascuna delle quattro Case di Hogwarts ricercava e il proprio ruolo nel riconoscerle. Nessuno
ricordava che avesse mai cercato di dare consigli alla scuola.
Hermione si chiese, un po' preoccupata: «Chissà se
ha mai dato avvertimenti prima d'ora.»
Le rispose Nick-Quasi-Senza-Testa, che, con
tono saputo, si curvò su di lei attraverso Neville: «Sì, sicuro. Il Cappello si
sente tenuto a dare alla scuola i necessari consigli tutte le volte che
avverte...»
Ma la professoressa McGranitt,
che aspettava di leggere la lista dei ragazzi del primo anno, fulminò gli
studenti con lo sguardo. Nick-Quasi-Senza-Testa si posò un dito trasparente
sulle labbra e tornò a sedersi sussiegoso mentre il borbottio s'interrompeva.
Dopo un ultimo sguardo accigliato che percorse i quattro tavoli delle Case, la
professoressa McGranitt abbassò gli occhi sulla lunga
pergamena e pronunciò a voce alta e chiara il primo nome.
«Abercrombie, Euan.»
Il bambino tremolante che Kaito aveva notato avanzò barcollando e si mise in testa il
Cappello, che non gli cadde fino alle spalle solo perché aveva le orecchie
molto sporgenti. Il Cappello meditò un istante, poi lo strappo vicino al bordo
si aprì di nuovo e urlò: «Grifondoro!»
Kaito non ebbe la forza di applaudire, ma gli
altri Grifondoro lo fecero anche per lui. Euan Abercrombie si avvicinò malsicuro al tavolo e si
sedette, con l'aria di chi avrebbe molto gradito sprofondare nel pavimento e
non farsi mai più vedere.
Lentamente, la lunga fila di bambini del
primo anno si ridusse. Finalmente, 'Zeller, Rose' fu assegnata a Tassorosso, la professoressa McGranitt
portò via Cappello e sgabello e il professor Silente, si alzò per dare il via
alla cena.
Kaito spiluccò qualcosa del grande banchetto, ma
lo stomaco gli si era chiuso in un nodo di nausea e malessere e la testa
rimbombava delle voci dei tanti presenti. Ogni tanto Sheridan gli rifilava un
calcio o una gomitata per tenerlo sveglio, almeno fino a che Silente non si
alzò nuovamente.
«Bene, ora che stiamo tutti digerendo un
altro splendido banchetto, chiedo alcuni istanti della vostra attenzione per i
soliti avvisi. Quelli del primo anno devono sapere che la foresta nel
territorio della scuola è proibita agli studenti... e ormai dovrebbero saperlo
anche alcuni dei nostri studenti più anziani.»
Kaito si lasciò sfuggire un sorrisetto, e fu
certo di non essere il solo.
«Il signor Gazza, il custode, mi ha
chiesto, per quella che mi riferisce essere la quattrocentosessantaduesima
volta, di ricordarvi che la magia non è permessa nei corridoi tra le classi,
così come un certo numero di altre cose, che si possono controllare sulla lista
completa ora appesa alla porta del suo ufficio. Abbiamo avuto due
avvicendamenti nel corpo insegnanti, quest'anno. Siamo molto felici di salutare
di nuovo la professoressa Caporal, che terrà le lezioni di Cura delle Creature
Magiche; siamo anche lieti di presentare la professoressa Umbridge,
nostra nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.»
Kaito si scambiò uno sguardo con Sheridan. Se
prima ci avevano scherzato, ora era decisamente più preoccupato. Che fine aveva
fatto Hagrid? Di sicuro non avrebbe rinunciato alla
sua adorata cattedra così facilmente, e dal tono di Silente non sembrava che si
trattasse di una supplenza temporanea.
Silente
riprese: «I provini per le squadre di Quidditch delle
Case si terranno il...»
S'interruppe, guardando interrogativo la signora
seduta accanto a lui, a cui fino a quel momento Kaito
aveva prestato poca attenzione: tarchiata, con corti capelli ricci color topo
in cui aveva infilato un orrendo cerchietto, rosa come il vaporoso cardigan che
indossava sopra la veste, una faccia pallida da rospo e un paio di gonfi occhi
sporgenti. Andando per esclusione, doveva trattarsi dell’appena nominata professoressa
Umbridge. Siccome non era molto più alta in piedi che
da seduta, per un attimo nessuno capì perché Silente avesse smesso di parlare,
ma poi lei si schiarì la voce, «Hem hem», e fu chiaro che si era alzata e intendeva tenere
un discorso.
Silente parve stupito solo per un attimo,
poi si sedette prontamente e guardò con molta attenzione la professoressa Umbridge, come se non desiderasse altro che ascoltarla.
Altri membri del corpo insegnanti non furono così abili nel nascondere la loro
sorpresa. Le sopracciglia della professoressa Sprite scomparvero sotto i
capelli svolazzanti e la bocca della professoressa McGranitt
era sottile come Harry non l'aveva mai vista. Nessun nuovo insegnante aveva mai
interrotto Silente prima d'allora. Molti studenti ammiccarono; era chiaro che
quella donna non sapeva come andavano le cose a Hogwarts.
La professoressa Umbridge
disse in tono lezioso: «Grazie, Preside, per le gentili parole di benvenuto.»
La sua voce era acutissima, tutta di gola, da
bambinetta. Lei fece un altro colpetto di tosse per schiarirsi la voce («Hem hem») e
continuò.
«Be', devo dire che è delizioso essere di
nuovo a Hogwarts! E vedere queste faccette felici che
mi guardano!»
Sorrise, rivelando denti molto aguzzi. Kaito guardò Sheridan. Sicuramente lei non aveva un'aria
felice, come probabilmente nessun altro all’interno della Sala Grande. Al
contrario, erano tutti sconcertati dal fatto che si rivolgesse loro come se
avessero cinque anni.
«Non vedo l'ora di conoscervi tutti e sono
certa che saremo ottimi amici!»
Gli studenti si scambiarono occhiate e
alcuni nascosero a stento delle smorfie.
La professoressa Umbridge
si schiarì la voce di nuovo, ma quando riprese, un po' del timbro di gola era
sparito. Suonava molto più pratica e le sue parole avevano il tono piatto di un
discorso imparato a memoria.
«Il Ministero della Magia ha sempre
considerato l'istruzione dei giovani maghi e streghe di vitale importanza. I
rari doni con i quali siete nati possono non dare frutto se non vengono
alimentati e perfezionati da un'educazione attenta. Le antiche abilità della
comunità dei maghi devono essere trasmesse di generazione in generazione o le
perderemo per sempre. Il tesoro della sapienza magica accumulato dai nostri
antenati dev'essere sorvegliato, arricchito e rifinito da coloro che sono stati
chiamati alla nobile professione dell'insegnamento.»
La professoressa Umbridge
qui fece una pausa e rivolse un breve inchino ai colleghi, nessuno dei quali
rispose. Le scure sopracciglia della professoressa McGranitt
si erano contratte tanto da darle il cipiglio di un falco, e la si vide
chiaramente scambiare uno sguardo eloquente con la professoressa Sprite, mentre
la Umbridge faceva un altro piccolo 'hem, hem' e continuava il suo
discorso.
«Ogni Preside mago o strega di Hogwarts ha portato il proprio contributo all'oneroso
compito di governare questa scuola storica, ed è così che dev'essere, perché
senza progresso vi sarebbero torpore e decadenza. E tuttavia, il progresso per
il progresso dev'essere scoraggiato, perché le nostre consolidate tradizioni
spesso non richiedono correzioni. Un equilibrio, dunque, fra il vecchio e il
nuovo, fra la stabilità e il cambiamento, fra la tradizione e l'innovazione...»
Kaito sentì l'attenzione calare, come se il suo
cervello ogni tanto fosse fuori sintonia, e non sapeva se attribuire la cosa
all’influenza, al respiro fattosi improvvisamente affannoso o al noiosissimo e
contorto discorso della Umbridge. La calma che
riempiva sempre la Sala quando parlava Silente si stava infrangendo, e gli
studenti avvicinavano le teste per bisbigliare e ridacchiare, in un
chiacchiericcio che rimbambì ancora di più il prestigiatore. La professoressa Umbridge non parve notare l'irrequietezza della platea. Probabilmente
avrebbe potuto scoppiarle sotto il naso una rissa in piena regola e lei avrebbe
tirato dritto col suo discorso. Gli insegnanti, tuttavia, ascoltavano ancora
con molta attenzione.
«...perché alcuni cambiamenti saranno per
il meglio, mentre altri, a tempo debito, verranno riconosciuti come errori di
giudizio. Nel frattempo, alcune vecchie abitudini verranno mantenute, e a
ragione, mentre altre, obsolete e consunte, devono essere abbandonate. Andiamo
avanti, dunque, in una nuova era di apertura, concretezza e responsabilità,
decisi a conservare ciò che deve essere conservato, perfezionare ciò che ha
bisogno di essere perfezionato e tagliare là dove troviamo abitudini che devono
essere abolite».
Sedette. Silente applaudì. Gli insegnanti
seguirono il suo esempio, anche se alcuni unirono le mani solo una o due volte
prima di smettere. Alcuni studenti fecero lo stesso, ma quasi tutti erano stati
colti di sorpresa dalla fine del discorso, avendone ascoltato solo qualche
parola e, prima che potessero mettersi ad applaudire sul serio, Silente si alzò
di nuovo.
«Grazie
infinite, professoressa Umbridge, è stato
profondamente illuminante.»
Ma se
altro fu detto, Kaito non lo seppe mai. Quasi
contemporaneamente un tonfo e le grida spaventate prima di Sheridan, e poi di
tutti gli altri, attirarono l’attenzione di tutti i presenti verso il tavolo di
Grifondoro.
Con un
volto pallidissimo, sbattendo violentemente la testa a terra, Kaito era caduto all’indietro dalla panca ed era svenuto.
E con questo finale col botto (del cranio di Kaito), per questo capitolo ci salutiamo. Nota necessaria:
la mascherina non è un riferimento al periodo attuale, era prevista da prima…
purtroppo diventata nel frattempo molto più attuale.
approfitto come sempre per ringraziare fenris e
Serena Leroy dei commenti, con un ringraziamento speciale (che non vedrà per un
bel pezzo, ma pazienza) a Mari Lace, che sta cominciando a leggere questa
storia dall’inizio, ora è al capitolo 6 ma prima o poi arriverà qua e leggerà questo
pensiero.
Un ringraziamento extra alla mia amica Elisa, che mi ha prestato il pc al mare,
per permettermi di scrivere un pezzo (nulla che abbiate letto in questo
capitolo, ma fidatevi, lavori in corso per voi per i prossimi capitoli).
Nel prossimo capitolo ci sarà da divertirsi, lo scontro Kaito/Umbridge è solo rimandato di un capitolo… ma non mancherà!
Auguro a tutti un buon ferragosto, al prossimo capitolo!
Hinata 92