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Autore: kanejvibes    21/08/2021    0 recensioni
In un mondo post apocalittico, dove il controllo è stato preso con la forza da una grande corporazione, Nina si ritrova a dover lottare per sopravvivere e proteggere i suoi fratelli minori, mentre il suo gemello è scomparso. E proprio quando pensa di essere al sicuro, un misterioso sconosciuto entra nelle loro vite, scombussolandole.
Tratto dal testo:
La verità era che era stato e sarebbe sempre stato un egoista.
Nel suo cuore, James lo sapeva.
Accettò quella verità e le sorrise appena per cercare di farla tranquillizzare.
"Non posso perderti, Nina".
Moriranno tutti al bunker? Sì.
Tuo fratello diventerà una cavia da laboratorio? Sì.
Ma tu sarai viva.
Chiuse per un attimo gli occhi e quando tornò a guardarla lei aveva quell'espressione di rabbia che spesso gli rivolgeva. Rabbia e odio. Ma un odio temporaneo, un odio che nascondeva tutt'altro.
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 17

Nina si accasciò su Dean, supplicando, gridando aiuto. Cercò di capire se stesse respirando ma era troppo nervosa per accorgersi di una cosa così impercettibile.
Poi Nicholas e un paio di altri ragazzi uscirono dalla sala da pranzo e presto una piccola folla fu sulla porta.
"Cosa è successo?", chiese Nick, chinandosi, per poi appoggiare due dita sulla vena del collo di Dean per accertassi che fosse ancora vivo.
"Non lo so! Un minuto stava bene e poi...".
"Dean!", gridò Annabelle, portandosi le mani alla bocca, mentre lei, Richard e Aline si facevano spazio tra il gruppo di curiosi, che sembrava aumentare sempre di più.
"Sta bene?", chiese Rick, passandosi una mano sul volto preoccupato.
Nel frattempo Aline cercò di dissolvere la folla.
"Lasciamogli spazio per favore, tornate a mangiare".
Nina, con le lacrime agli occhi, singhiozzò.
"Anna, fai qualcosa, per favore!", esclamò, stringendo con disperazione la maglia del gemello.
Poi dal nulla, Dean aprì gli occhi di scatto, facendo trasalire tutti.
"Dean?", mormorò Nina, schiudendo le labbra. Ma prima che potesse anche solo pensare a tirare un respiro di sollievo, il fratello la afferrò alla gola con un braccio e strinse forte la presa, mentre si tirava seduto.
Nina annaspò, cercando inutilmente di liberarsi dalla sua presa con le mani. Nick afferrò il braccio del ragazzo, ma quello sembrava essere diventato di cemento.
Richard si avvicinò per cercare di tirarlo indietro, ma appena Dean se ne rese conto gli tirò una gomitata in viso con il braccio libero, facendolo rotolare a terra, gemendo.
Annabelle era pietrificata dalla paura e aveva iniziato a piangere, attirando l'attenzione di Aline, che accorse in aiuto di Nicholas per cercare di liberare Nina.
La castana aveva smesso di lottare e i suoi tentativi di respirare si facevano sempre più deboli. Aveva assottigliato gli occhi, che fino ad un attimo prima erano fissi nelle iridi del gemello.
Poi, James sbucò dal nulla, fece spostare Aline e, afferrato uno dei suoi coltelli, lo affondò nel braccio di Dean.
La carne si squarciò, spillando sangue, e il ragazzo fu costretto a mollare la presa con un sibilo.
James e Aline lo bloccarono a terra, mentre lui gridava e si dimenava.
"Annabelle, mi serve del sedativo!", esclamò il lupo, bilanciando tutto il suo peso sull'avversario.
"Ora!", aggiunse, vedendo che Anna non si era mossa.
La ragazzina schiuse le labbra e si asciugò velocemente le lacrime per poi correre via senza dire una parola.
Nina era tornata a respirare. Aveva tossito un paio di volte, poi era tornata a guardare Dean come se fosse la sua unica preoccupazione al mondo.
"Dean...", mormorò, tremolante, prima che Nicholas la facesse tirare in piedi e le facesse voltare il viso verso di lui.
"Non guardare, guarda me...", disse, abbracciandola, quando Anna tornò con una siringa e la porse a James.
Ma Nina si divincolò dalla sua presa e corse di nuovo verso il fratello, lanciando un grido di dolore, mentre lacrime copiose le scorrevano sulle guance.
"Oddio!", esclamò, portandosi una mano alla bocca, mentre osservava il gemello dimenarsi come un cane rabbioso.
Poi, James gli iniettò il sedativo e Dean grugnì, strinse i pugni un paio di volte e si addormentò.
"Dean...Dean...", mormorò Nina, come un disco rotto, singhiozzando. Nicholas le mise una mano sulla spalla, mentre James dava ordini a qualche ragazzo di portare Dean in una cella.
"No!", gridò lei, sfuggendo alla presa del moro per afferrare la mano del gemello che veniva portato via.
"Nina...Nina, dai", mormorò James, indugiando prima di sfiorarle un braccio.
"Dean...", ripetè lei, ignorando tutti tranne il fratello. Strinse la sua mano, chiudendo gli occhi, e li riaprì soltanto quando qualcuno la obbligò a lasciarlo andare.
James era a pochi centimetri da lei e le stava coprendo la visuale. La afferrò delicatamente per i fianchi, spingendola indietro.
"No! No, lasciami passare", disse lei, cercando inutilmente di sfuggirgli, mentre Dean veniva portato via.
"No!", gridò ancora, disperata, tirando pugni sul petto di James.
Lui le bloccò i polsi e la invitò a guardarlo negli occhi.
"Nina, rilassati", disse, stringendola in un abbraccio. La ragazza singhiozzò, tirandogli un altro pugno, poi ancora un altro, ma sempre più debole. Affondò la testa nel suo petto e si lasciò accarezzare i capelli. 

Nick le porse un bicchiere d'acqua, ma Nina nemmeno se ne rese conto.
Era stata portata nell'ufficio di James, sperando che si calmasse e non aveva detto una parola, nè si era mossa per almeno dieci minuti.
Nicholas sospirò, sedendosi accanto a lei, mentre Anna le accarezzava i capelli e Richard la osservava preoccupato.
"Come ti senti?", le chiese Nicholas, con delicatezza.
"Vuoi provare con una domanda meno stupida?", sbottò James che fino a quel momento era rimasto immobile a fissarla da dietro la scrivania. Si avvicinò e strappò il bicchiere di mano al ragazzo, per poi porgerlo a Nina. Nicholas lo guardò male, ma tornò subito verso la ragazza.
"Bevi, Nina. Per favore", sussurrò James, abbassandosi così che potesse avere gli occhi alla stessa altezza di quelli della ragazza.
In quel momento, lei respirò pesantemente, cercando di reprimere le lacrime, poi prese il bicchiere e bevve un piccolo sorso d'acqua.
"Io...io non capisco...", disse, confusa.
"C-cosa è successo?", mormorò ancora, forse più a se stessa che agli altri.
James le mise una mano sulla spalla.
"Penso che Dean non fosse deeta per via del chip che ti ho dato. La connessione tra di voi deve aver reso immune anche lui...ma...".
"Chip? Quale chip?", chiese Nick, aggrottando la fronte. James lo ignorò.
"Credo che la connessione si sia interrotta. È possibile?", le chiese, con tono gentile, come se fosse talmente fragile in quel momento che avrebbe potuto farle del male con le parole.
Nina abbassò gli occhi, pensierosa.
"Penso di sì, prima di collassare mi ha detto che non riusciva a sentire quello che provavo", sussurrò, tirando su con il naso.
"James, devi dargli il chip", disse poi, tornando a guardarlo.
Il ragazzo scosse la testa, appoggiandosi alla scrivania.
"Non ne ho altri, non posso farne altri. Mi dispiace".
"Dagli il mio. Recuperalo dal mio cadavere se necessario, non sopporterò un altro minuto a vederlo in quelle condizioni", sibilò lei, alzandosi.
James scosse la testa.
"No...".
"James, rimuovi il mio maledetto chip o giuro sulla tomba di mia madre che mi squarterò da sola per toglierlo dalle mie budella", esclamò la ragazza, disperata.
"Nina, andiamo...", sussurrò Nick, beccandosi un'occhiataccia.
Jaime deglutì, fissandola.
"Non è possibile. Può essere usato solo una volta con un solo host. Rimuovendolo lo renderesti inutile", disse, atono, scrutandola a fondo. Nina aggrottò la fronte e rimase in silenzio per un attimo, ordinando i pensieri. Non era certa che fosse vero. Era impossibile che fosse vero. Le stava sicuramente mentendo per impedirle di farsi del male.
"No...non è così. Non lo sai, non puoi saperlo...", blaterò, scuotendo la testa, mentre si tirava in piedi. I suoi fratelli indietreggiarono per lasciarle un po' d'aria.
"Nina...".
"Tu...tu lo avevi prima di me...", lo interruppe lei, aggrappandosi a qualsiasi briciolo di speranza le si mostrasse.
"Non era attivato. Adesso lo è e non è possibile cambiare host. Se lo rimuovessi, non servirebbe più a niente".
"No...no...stai mentendo, stai mentendo...menti sempre!", gridò lei, afferrandolo per il colletto della camicia che indossava.
Lo avrebbe preso a pugni. Voleva prenderlo a pugni. Era colpa sua. Era tutta colpa sua.
Non l'aveva forse ammesso lui stesso?
Se lui e Rose non avessero collaborato i deeta sarebbero stati soltanto un'idea mai realizzata.
"Nina, sei in stato di shock", mormorò Nick, sfiorandole un braccio e spingendola indietro, ma James scosse la testa.
"Lasciala fare", disse invitando lui e gli altri due ad allontanarsi.
Nina strinse i pugni, preparandosi per colpirlo, ma indugiò.
Sbuffò sommessamente, digrignando i denti.
Poi lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e singhiozzò.
Si sedette e pianse per un paio di minuti, poi si asciugò le lacrime, risoluta.
"Hai detto che è stata la connessione a farlo risvegliare, no?".
"Sì...?", mormorò James, assottigliando gli occhi per cercare di capire a cosa volesse arrivare.
"Allora devo tornare alla struttura dei Westing. Devo prendere una nuova dose".
"Sei impazzita?", esclamò Nick, scuotendo la testa.
"È l'unico modo per far star bene Dean".
"No, è un modo per farsi ammazzare. James, diglielo!", ribatté Nicholas.
Ma James si passò una mano tra i capelli e non rispose come il moro avrebbe voluto.
"Andrò io", disse, sospirando.
"No, non andrà nessuno! È una missione suicida. Anche ammesso che tu riesca a recuperare il siero, come pensi di uscire da là?".
"Troverò un modo", rispose James, atono.
"E poi cosa? Quante volte dovrai tornare là dentro per prendere altre dosi? Quante volte prima di farti ammazzare?".
"Vengo anche io. E non pensare di potermi trattenere qua perché non esiste che io me ne stia con le mani in mano!", bofonchiò Nina, incrociando le braccia mentre guardava James come se ci fossero soltanto loro due nella stanza e Nick neanche avesse parlato.
James prese un lungo respiro.
"Ok", disse solamente.
"Cosa? No!", esclamò Nick, afferrando la mano di Nina.
"Per favore, ripensaci. Non uscirete vivi da là dentro".
"Nick, non capisci...se non posso aiutare mio fratello, sono già morta".
Nicholas si passò una mano sul viso, poi li guardò entrambi.
"Non c'è modo per convincervi a cambiare idea, vero?". I due scossero la testa e lui sospirò.
"Ok, allora verrò anche io".
Nina sorrise e lo abbracciò.
"E io", aggiunse Anna, deglutendo con risolutezza, per poi guardare Richard.
"Cosa? Beh, certo. Vengo anche io, ovviamente".
"No. No", ribatté Nina, scuotendo la testa. Si fece spazio tra di loro e si allontanò appena.
"Voi due restate".
"Nina, Dean sarà anche il tuo gemello, ma gli vogliamo bene quanto te", mormorò Rick, incrociando le braccia.
Nina si passò una mano tra i capelli e sorrise appena.
"Lo so. E' per questo che dovete restare. Dovete assicurarvi che stia bene e non sia mai solo. E se dovesse succedere qualcosa a me...".
"Non succederà niente", la interruppe Annabelle, abbracciandola improvvisamente.
Nina ricambiò l'abbraccio con le lacrime agli occhi, poi prese il volto della sorella tra le mani.
"Tienilo d'occhio per me, mmh?", sussurrò, tremante, lasciandole un bacio sulla fronte. 
Anna annuì con la testa e si strinse di nuovo a lei.
Nina lanciò un'occhiata a Richard, che abbassò gli occhi, per rassicurarla.
"Qual è il piano?", chiese poi Nicholas, osservando James. Il lupo alzò le spalle.
"Nessun piano. Entriamo e preghiamo che ci sia un qualche dio lassù a proteggerci".
"O potremmo andare da Anderson", propose Nina, guardando Jaime.
"Anderson?", sbottò lui, scettico.
"Può aiutarci!".
"Perché Anderson?", si intromise Nick, confuso.
"Ci ha aiutato l'altra volta", spiegò la ragazza, continuando a guardare James.
"Un'altra cosa che vi siete dimenticati di dire", mormorò Nick, irritato.
"No, niente Anderson", sbottò Jaime, ignorando quel commento.
"Perché no?".
"Non mi fido di lui".
"È una brava persona", insistette Nina, incrociando le braccia.
"Non mi fido lo stesso. Non andremo da Anderson". 

Anderson li squadrò con interesse.
"Siete in anticipo, pensavo di non vedervi ancora per qualche giorno. O per niente", commentò, alzando un sopracciglio, mentre li osservava. Si fermò poi su James.
"Abbiamo bisogno del tuo aiuto", bofonchiò James, stringendo i pugni. E non ci volle molto per capire che quella frase gli era costata molto del suo orgoglio.
"Un altro favore?", fece il caporale, arricciando il naso.
"Se vuoi che formiamo un'alleanza...", sbottò James, al limite della pazienza.
Anderson osservò l'accampamento provvisorio intorno a loro, pensieroso, e assottigliò gli occhi. C'erano almeno una trentina di uomini in quel campo, ma non erano nemmeno un decimo della forza complessiva dei ribelli.
"Vi ricordo che l'alleanza non è stata una mia idea. Non ho bisogno di voi".
"Sì, se vuoi sconfiggere i Westing", si intromise Nina, dura. 
Anderson la guardò, poi sospirò.
"E cosa mi costerebbe questo favore?", mormorò, osservandola.
"Dobbiamo tornare nella struttura delle FAWW da cui siamo fuggiti poco fa. E' un edificio non molto lontano da qui", spiegò lei, stringendosi tra le braccia.
"Sì, lo conosco. Per fare cosa?".
"Tu non preoccuparti di questo...", sibilò James, acido.
"Quindi dovrei aiutarvi, senza nemmeno conoscere il motivo?", sbottò l'altro, inarcando di nuovo il sopracciglio.
"Esattamente", ribatté il lupo con sfida.
"Non sono un'associazione di beneficenza".
"Ah, no?", lo sbeffeggiò James, piegando la testa di lato.
Anderson gli si avvicinò lentamente.
"Non testare la mia pazienza, ragazzo".
"Ok, ok...per favore. Caporale, so che ti stiamo chiedendo molto, ma abbiamo davvero bisogno del vostro aiuto. Per favore...", si intromise di nuovo Nina, frapponendosi fra di loro. Nonostante questo, gli sguardi dei due leader erano fissi l'uno in quello dell'altro e sembravano pronti per far scintille.
"E' per mio fratello", riprovò Nina, muovendosi a disagio, abbassando lo sguardo a terra per un attimo. 
"Non è un favore che farai a lui, ma a me", mormorò ancora, alzando di nuovo gli occhi e incrociando quelli del caporale. Lui la fissò con rinnovato interesse.
"Mmh", fece soltanto, assottigliando gli occhi. Poi sorrise appena e guardò James.
"Quindi tu sei venuto fin qui a chiedermi un favore...per lei?", chiese, piegando la testa di lato.
"Che cosa ci guadagni?", aggiunse, curioso.
Jaime rilassò appena la mascella, ma non smise di fissarlo in cagnesco.
"Non preoccuparti delle mie motivazioni".
Anderson annuì appena, 
"Ok, alcuni dei miei uomini conoscono bene l'edificio e sono riusciti a farne una cartina abbastanza accurata", iniziò lui, dopo aver riflettuto in silenzio per un attimo
"Perfetto, ci servirà quella carta", commentò James.
"Non credo proprio", ribatté l'altro.
"Perché no?", sbottò James, al limite della pazienza.
"Perché proprio come te, non mi fido. Invierò due dei miei uomini con voi".
James sembrò ponderare la risposta, poi sbuffò.
"Ok, va bene!", esclamò.
Anderson fece cenno a due uomini di avvicinarsi e gli spiegò la situazione, poi li invitò ad andare.
"Ah e ricordati, lupo, che mi sei debitore", gli urlò dietro, mentre si allontanavano.
James non si voltò nemmeno.
"Ti sarò debitore quando sarò tornato".
  
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