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Autore: Signorina Granger    24/08/2021    14 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Quando il ricco albergatore Gideon St John annuncia senza preavviso di voler andare in pensione lascia ai suoi due figli la direzione del suo Hotel di lusso per un'estate intera, al termine della quale deciderà chi dei due ne prenderà le redini in base ai risultati ottenuti. Diversi sotto ogni punto di vista, a parte un padre Sabrina e Silas St John nella vita non hanno mai condiviso nulla; lavorare insieme e occuparsi scrupolosamente dei loro ricchi ospiti sarà una bella sfida.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hôtel Le Mirage
 
 
Lunedì 14 giugno, Monte Carlo
 
 
Come ogni mattina, Gideon St John iniziava la giornata leggendo le due copie di giornale che si faceva recapitare quotidianamente. Aveva già sfogliato il Journal des Sorciers, e stava iniziando a leggere le notizie in prima pagina della Gazzetta del Profeta – anche se ormai viveva nel Principato di Monaco da anni, Gideon voleva comunque tenersi informato su ciò che accadeva nel suo Paese natio – quando qualcuno bussò alla porta della sua suite.
Entre, ma chérie.”
Aprendosi, la porta di legno massiccio verniciato da un brillante blu cobalto rivelò la figura alta e slanciata di un’elegante giovane donna dai corti capelli scuri, la pelle olivastra e due grandi occhi color cioccolato. Sorridendo all’uomo dietro la scrivania, la strega si chiuse la porta alle spalle prima di avvicinarsi a Gideon tenendo le mani abbronzate intrecciate dietro la schiena:
Bonjour papà. Comment va, ce matin?” (1)            
Raggiunto il padre, Sabrina gli mise una mano sulla spalla e si chinò per depositargli un bacio su una guancia mentre Gideon, sorridendole divertito, ripiegava in due il giornale prima di lasciarlo sulla scrivania:
Bien. Stavo leggendo la Gazzetta del Profeta, pare che il Ministero britannico sia un subbuglio a causa di un’evasione di massa di manufatti incantati sequestrati. Immagina avere l’hotel pieno di museruole dotate di vita propria che disseminano terrore.”
Gideon ridacchiò mentre la figlia, facendo il giro della scrivania per sedersi su una delle due poltroncine foderate di velluto blu, accennava al contrario una smorfia con le labbra, per nulla divertita:
“Posso solo sperare che non accada mai. Volevi vedermi?”
Oui. Ma prima dimmi chérie, come è iniziata la giornata? Tutto regolare?”
“Il Conte di Langley è arrivato mezz’ora fa come previsto, con sua moglie e i loro… cinque setter inglesi.”
Sedutasi di fronte al padre accavallando le lunghe gambe affusolate fasciate da dei pantaloni blu notte a vita alta, Sabrina parlò esalando un lieve sospiro e sistemandosi i capelli scuri con leggero nervosismo. Per tutta risposta un lungo, acuto fischio si librò dalle labbra del padre, che rise prima di asserire che sarebbe stata una bella sfida, per la figlia, e la guardò con affetto mentre si appoggiava allo schienale reclinabile della sedia di cuoio che occupava:
“Senza dubbio. È una fortuna che io abbia un debole per i cani… ma sai che non rifiuto mai una sfida. Li ho messi nella Suite Lancaster e ho chiamato uno dei nostri dog sitter.”
Parfait. Sei la mia roccia, Sabrina.”
Un sorriso soddisfatto si fece strada sul volto dagli zigomi pronunciati della strega, che ringraziò compiaciuta il padre prima di chiedergli perché avesse chiesto di vederla quella mattina.
“Voglio parlarti del futuro dell’hotel...”
Osservando attentamente la figlia maggiore per analizzare la sua reazione, Gideon vide Sabrina irrigidirsi per un istante sulla sedia e spalancare leggermente gli occhi scuri, visibilmente sorpresa.
“…A te e a tuo fratello.”
“Oh. Bene.”
Sabrina non riuscì a mascherare completamente la delusione – mista ad irritazione – e Gideon sorrise nel vederla fare di tutto per non fare smorfie o commenti sarcastici nei riguardi del suo secondogenito: non era mai stato un mistero, per Gideon St John, che i suoi due figli non andassero propriamente d’amore e d’accordo, ma in sua presenza sapeva che la figlia faceva di tutto per non darlo a vedere per non arrecargli un dispiacere.
Gideon sarebbe stato curioso di sentire ciò che la figlia aveva da dirgli a seguito di quella rivelazione, ma Sabrina non ebbe modo e tempo di esprimersi: padre e figlia si stavano osservando quando la porta alle spalle della strega venne spalancata senza preavviso, lasciando che un ragazzo dai ricci e arruffati capelli neri facesse il suo ingresso sbadigliando e con solo una vestaglia color borgogna dall’aria molto costosa sopra ai pantaloni neri del pigiama a quadri blu e grigi.
“’Giorno papà… Oh, c’è anche Sabs. Se devi finire di parlare con lei perché hai mandato Pierre a buttarmi giù dal letto?” 
Fermatosi sulla soglia della suite dopo aver scorto la sorella seduta di fronte al padre, Silas aggrottò le folte sopracciglia scure e spostò lo sguardo dal volto altrettanto accigliato di Sabrina a quello rilassato del padre mentre faceva sprofondare le mani nelle tasche della vestaglia. Non capitava quasi mai che Gideon convocasse entrambi, e di solito era per dare a lui e a sua sorella cattive notizie o una bella strigliata.
“Devo parlare con entrambi, Silas. Insieme. Siediti, prego.”


Dopo una breve esitazione, Silas obbedì e raggiunse la sedia lasciata libera davanti alla scrivania trascinando rumorosamente la ciabatte sul parquet a spiga tirato a lucido. Sedutosi scompostamente accanto alla sorella, il ragazzo si passò distrattamente una mano tra i folti capelli scuri senza smettere di osservare il padre.
Si stava chiedendo in quale guaio fosse finito – e l’idea di ricevere un rimprovero davanti a sua sorella rappresentava il peggior inizio settimana di sempre – quando Gideon, ritrovato il suo placido sorriso, intrecciò le mani in grembo e riprese la parola:
“Allora. So che noi tre parliamo insieme di rado, ed è una cosa che deve cambiare. Siamo una famiglia e dobbiamo comportarsi come tale.”
“E questo ti viene in mente adesso, quando siamo entrambi adulti e vaccinati?”
Per quanto Sabrina volesse bene a suo padre, non poteva credere ad una parola: Gideon non li aveva convocati di lunedì mattina per una chiacchierata di piacere. Di sicuro c’entrava qualcosa di molto più serio.
“Gestisco questo posto da trentun anni, da quando l’ho fondato. Sapete meglio di chiunque altro quanto io ami Le Mirage, ma non sono più un giovincello, comincio ad essere stanco e ho preso finalmente la decisione di andare in pensione.”
Appoggiatosi allo schienale della sedia, Gideon osservò serafico le reazioni dei figli che, come prevedeva, non si fecero attendere: entrambi lo guardarono strabuzzando gli occhi, parlando all’unisono e sporgendosi simultaneamente verso il padre:

“COSA?”
Tu plaisantes?(2) E ce lo dici così, all’inizio della stagione, senza nessun preavviso?”
Certa che il padre avesse perso totalmente il lume della ragione, Sabrina guardò l’uomo che aveva davanti con stupore misto ad orrore e stringendo convulsamente i bordi della sedia a conchiglia su cui era seduta: era la prima volta che Gideon nominava la pensione, almeno in sua presenza, e l’idea che mollasse le redini dell’Hotel all’inizio dell’estate senza nessun preavviso non era contemplabile.
“Ragazzi, fatemi finire. Andrò in pensione della fine della stagione, non nel giro di qualche giorno. Direi che il preavviso è più che ragionevole.”
Serafico, Gideon sorrise e guardò i figli sospirare di sollievo con leggero divertimento. Ripresosi dalla sorpresa, Silas tornò a guardare il padre aggrottando la fronte e chiedendosi che cosa l’uomo avesse in mente. Amava quel posto più di qualsiasi altra cosa, ed era difficile immaginare che suo padre volesse lasciare l’Hotel che aveva costruito con le sue mani.
“Quindi? Che cosa succederà a settembre? Venderai l’Hotel?”
“Questo Hotel è una parte di me, non ho alcuna intenzione di venderlo e di metterlo nelle mani di estranei.”
“Certo sarebbe un peccato se qui qualcuno dovesse iniziare a pagarsi le vacanze invece di vivere a scrocco.”


Mentre si rigirava distrattamente l’anello d’oro bianco che portava alla mano destra Sabrina parlò con un mormorio disinvolto e non sufficientemente a bassa voce da non farsi udire da padre e fratello, che le scoccò un’occhiata truce mentre Gideon la ammoniva bonariamente con lo sguardo.
“Non vi ho chiamati per discutere delle vostre scelte di vita, ma per informarvi sul destino dell’Hotel. Non ho intenzione di venderlo, ma di lasciarlo ai miei figli. E per stabilire chi di voi dovrà dirigerlo, ho deciso di mettervi alla prova. Insieme.”
“Vuoi farci credere che hai bisogno di metterci alla prova per decidere chi dirigerà l’Hotel? Non è palese?”
Di nuovo, Sabrina parlò senza curarsi della presenza del fratello, e di nuovo Silas le lanciò un’occhiata torva mentre la maggiore, totalmente incurante, osservava il padre con la fronte aggrottata e con sempre maggior disapprovazione.
“Dirigerete Le Mirage insieme per l’estate. Senza che la mia presenza possa interferire e condizionarvi… dovrete cavarvela da soli. Alla fine della stagione in base ai risultati ottenuti prenderò la mia decisione definitiva. Parto questo pomeriggio per Londra, ho bisogno di tornare a casa per un po’.”
C’est ta maison!(3) Non puoi parlare sul serio!”
“Potresti parlare in inglese così che io capisca, per favore?”
Sabrina ignorò la richiesta del fratello, liquidandolo con un sbrigativo gesto della mano mentre i suoi occhi scuri scrutavano, increduli e furibondi, il volto del padre. Stentava a credere che l’uomo potesse davvero farle un torto simile, e il sorriso serafico che – come sempre – balenò sul volto di Gideon contribuì a farla irritare ancora di più:
“Lavoro qui da dieci anni, non puoi essere serio. Non puoi davvero fingere di non sapere a chi affidare l’hotel tra la figlia che ci ha dedicato un decennio della sua vita e quello che viene qui tutte le estati a fare la bella vita e a non combinare un bel niente! Ho rinunciato al mio sogno per te e per il tuo Hotel.”
“Questo lo so, e sai quanto io sia fiero di te. Ma anche Silas è mio figlio e merita la sua occasione.”
“Questo enfant gatè (4) non merita la metà di ciò che la vita gli ha dato. E immagino che il fatto che tu abbia fondato l’Hotel insieme a mia madre non faccia pendere la bilancia a mio favore.”
“Tesoro, temo che tua madre abbia rinunciato alla sua quota quando al divorzio si è tenuta la casa a Nizza. Sulla carta tu e Silas avete lo stesso diritto di ereditare l’Hotel.”
 
“Come mi hai definito, scusa?”
Di nuovo, Sabrina non degnò il fratello di un’occhiata mentre Silas – appuntandosi mentalmente di chiedere a Pierre di tradurgli quello che di sicuro non era stato un complimento alla sua persona – la guardava sospettoso. Alzatasi in piedi, la maggiore scrutò il padre per un ultimo istante prima di girare sui tacchi e dirigersi verso la porta a passo di marcia.
 
Quando, un istante dopo, la porta blu sbattè alle spalle di Sabrina, Silas si rivolse al padre con un sospiro annoiato e appoggiandosi mollemente il mento sul palmo della mano:
“Credo che questa volta tu l’abbia fatta incazzare davvero, papà.”
“Ne ero consapevole. Le passerà. Tu invece cerca di non mettere a dura prova la sua pazienza… hai bisogno di lei per imparare a gestire l’Hotel, su questo non nutro il minimo dubbio. Ma so che insieme potete farcela.”
“Papà, abbiamo sempre litigato anche per dividere i LEGO. Pensi davvero che sia una buona idea?”
“Io ho SOLO buone idee, figliolo. Le vostre madri non l’hanno mai capito, ma è la pura verità.”
Gideon pareva certo che il suo piano sarebbe stato un successo mentre si alzava in piedi e appellava due enormi valige piene fino a scoppiare sotto lo sguardo sempre più attonito del figlio:
“Vuoi dirmi che hai già le valige pronte?! Da quanto hai deciso di filartela, sentiamo?”
Gli occhi di Silas si ridussero a due fessure cariche di sospetto mentre guardava il padre lisciarsi compiaciuto la sua giacca di lino blu e infilarsi due costosi occhiali da sole dalla montatura di tartaruga. Un sorriso, lo stesso che aveva fatto capitolare decine di donne nel corso degli anni, illuminò il volto di Gideon St John mentre il mago suonava il campanello per richiamare un paio di facchini:
“Saranno due, tre settimane… Devo filarmela in fretta prima che tua sorella mi rinchiuda in qualche camera dell’hotel.”
“Ma grazie papà, così sarà su di me che riverserà tutto il suo sdegno. Sei consapevole che lasciandoci soli questo hotel farà la fine di quello di Shining, vero?!”
 
Mentre usciva compiaciuto dalla sua suite, Gideon St John si domandò di cosa diavolo stesse parlando il figlio. Tuttavia, decise ben presto di non farsene un crucio – non era certo una novità che Silas parlasse di cose che lui non capiva – e, la Gazzetta del Profeta sottobraccio, attraversò il corridoio tutto contento e assolutamente certo che il suo piano si sarebbe rivelato un successo colossale.
 
 
*
 

In piedi nella Hall semi deserta e illuminata da delle ampie finestre ad arco, Sabrina St John stringeva al petto le braccia esili e avvolte dal lino della camicia bianca che indossava. La strega dava le spalle alla reception e agli ospiti che giungevano al pian terreno per andare a fare colazione o per il check out, i caldi occhi scuri fissi sulla porzione di mare cristallino visibile attraverso la finestra che aveva davanti.
 
“Mi faccia sapere quando ha intenzione di fare ritorno, Monsieur.”
“Ti terrò aggiornato, e ti prego di fare altrettanto.”


Udendo la voce del padre Sabrina volse lo sguardo sui due uomini in piedi davanti alla porta d’ingresso e in particolare su Gideon, che aveva affidato i suoi bagagli ad un facchino affinché venissero portati fuori dall’edificio su di un carrello laccato d’oro. Un taxi bianco posteggiato sulla strada su cui si affacciava l’Hotel aspettava suo padre per portarlo chissà dove, una scena a cui Sabrina, nei suoi 29 anni, aveva assistito molto di frequente.
Gli occhi fissi su suo padre, Sabrina ripensò a come, negli ultimi anni, avesse sempre considerato il Le Mirage il “loro” Hotel, di suo padre e suo. Era stato quel posto ad unirli e a legarli e l’aveva sempre visto come qualcosa solo tra loro due, ma era evidente che Gideon fosse di un altro avviso.
Guardando Pierre protendersi leggermente verso suo padre per mormorare qualcosa che non poté udire, Sabrina si ritrovò a stringere le labbra. Tornata a guardare fuori dalla finestra – mai con in quel momento la vista di suo padre le avrebbe fatto ribollire il sangue nelle vene, e fare scenate davanti agli ospiti e al personale non era sua abitudine –, gli occhi di Sabrina si posarono di nuovo sul suo amato mare. Praticamente lo stesso che, anche molti anni prima, si era ritrovata spesso ad osservare dalle finestre di casa.


 
“Perché papà va già via?”
Le piccole mani abbronzate premute contro il vetro, Sabrina osservava piena di disappunto suo padre infilare la valigia nel portabagagli del taxi che aveva appena fatto arrivare davanti al cancello di casa. Sua madre, dietro di lei, di norma l’avrebbe rimproverata e le avrebbe intimato di non toccare i vetri, ma giunta a 8 anni di età Sabrina aveva iniziato a rendersi conto di come Sandrine diventasse estremamente più permissiva ogni qualvolta in cui suo padre se ne stava andando dopo uno dei suoi brevi soggiorni a Nizza.
“Lo sai che papà non vive qui, ha una casa in Inghilterra.”
“Va da Silas e Joyce?”


Sabrina sollevò la testa e si voltò per posare i grandi occhi scuri sulla madre, in piedi dietro di lei, che annuì e le accarezzò le ciocche di capelli che le incorniciavano il viso:
“Certo. Vive con loro e non può stare qui troppo a lungo, tesoro. Silas ha bisogno del suo papà.”
Sua madre glielo aveva spiegato molto accuratamente, armandosi di pazienza: certo loro due e suo padre erano una famiglia, ma non come lo erano suo padre, Silas e Joyce. Sua madre le aveva spiegato che non tutte le famiglie vivono sotto lo stesso tetto, ma che non per questo Gideon l’amava meno rispetto a Silas.
Sabrina abbassò lo sguardo e tornò ad osservare suo padre proprio mentre Gideon si voltava verso l’ingresso dell’enorme dimora bianca che dava sul mare. Sfoggiando il suo irresistibile sorriso, suo padre la guardò con affetto e si portò l’indice e il medio uniti alle labbra, scoccando un bacio nella sua direzione. Sabrina ricambiò il gesto, ma non il sorriso, restando in silenzio finchè Gideon non sparì all’interno del taxi che lo avrebbe condotto dalla sua l’altra famiglia.
“Anche io voglio il mio papà, maman.”
 
Sandrine non faceva mai mangiare il gelato a sua figlia. Tuttavia quel pomeriggio di luglio la portò al mare, e gliene comprò tre palline con panna montata.
 

 
Gideon aveva salutato Pierre ed era uscito dall’Hotel quando si voltò verso la facciata del posto che più amava al mondo. I suoi occhi scivolarono rapidamente sulla prima finestra a sinistra dell’ingresso, oltre alla quale poté scorgere sua figlia osservarlo di rimando.
Abbozzando un sorriso, Gideon le disse in labiale che le voleva bene – aveva provato ad avvicinarla quando l’aveva vista nella Hall, ma l’occhiata raggelante che strega gli aveva lanciato lo aveva convinto a tenersi ad una distanza di sicurezza – prima di portarsi indice e medio uniti alle labbra e mandarle un bacio. Si salutavano così quando si separavano fin da quando lei era piccola e anche dopo aver versato fiumi di lacrime Sabrina aveva sempre risposto al bacio. In quella calda mattina di giugno, tuttavia, tutto ciò che Gideon St John ebbe da sua figlia fu una gelida occhiata, dopodiché la strega girò sui tacchi e si allontanò a passo deciso dalla finestra.
 
Mentre la guardava allontanarsi fino a sparire dal suo campo visivo, Gideon ripensò a ciò che la sua prima moglie gli aveva ripetuto per anni, ovvero che sua figlia gli aveva sempre perdonato ogni cosa, ma che un giorno avrebbe smesso di farlo.
Era dura ammetterlo, ma sembrava che in qualche modo Sandrine dovesse vederci sempre giusto. Poteva solo immaginare lo stormo di gufi che gli avrebbe dato la caccia una volta che Sabrina avesse messo la madre al corrente della situazione.
“Dove la porto, Monsieur?”
Salito sul retro del taxi, Gideon si allacciò la cintura e si sistemò gli occhiali da sole esalando un tiepido sospiro: non vedeva l’ora di spaparanzarsi in qualche spiaggia tropicale.
“Alla stazione. Posso gestire l’indignazione di solo una delle donne della mia vita per volta.”
 
 
 *
 

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“Pierre, è una tragedia. Avevo programmato un sacco di cose per quest’estate, e ora per colpa delle idee strampalate di papà non ne potrò fare neanche mezza!”
Accasciatosi su uno dei divani scamosciati color cammello del bar, Silas parlò con un sospiro e mettendosi una mano sulla fronte con fare melodrammatico. Pierre Blanc, in piedi accanto a lui, parlò senza battere ciglio mentre dava da bere ad un bonsai: al fare da regina del dramma di Silas St John si era ormai abituato.
“Una tragedia assoluta, Signore.”
“Dico sul serio! E tu devi aiutarmi Pierre. Sarò perso senza di te.”
 
Su questo Pierre non nutriva alcun dubbio, ma l’uomo si astenne dal farlo sapere al ragazzo mentre si voltava verso di lui. Lavorava per Gideon St John da quindici anni, e aveva conosciuto suo figlio quando era solo un ragazzino in procinto per partire per quella stramba scuola inglese, Hogwarts.
Non poteva fare a meno di volergli bene, ma si ritrovava sempre a concordare silentemente con Sabrina quando la strega lo definiva un “mantenuto incompetente”.
“Signore, sarò felice di esserle utile, come sempre, ma credo che suo padre voglia fare in modo che riesca a cavarsela. E magari collaborare con sua sorella.”
“Collaborare? Pierre, sai benissimo che Sabs farò di tutto per mettermi i bastoni tra le ruote e non mi aiuterà in alcun modo… Porco Godric se è permalosa. Posso contare solo su di te, quindi vedi di non metterti dalla parte di Miss Perfezione.”
“Io non intendo schierarmi dalla parte di nessuno, Signore.”
L’uomo di mezza età parlò con tono neutro e si rassettò la giacca con il cartellino dorato appuntato al petto mentre Silas, seduto sul divano, lo guardava di sottecchi di rimando:
E se ti offro la cena tre giorni a settimana per tenermi aggiornato su quello che combina Sabrina?”
“Non mi faccio corrompere, Signore. Suo padre mi ha incaricato di riferirgli quanto accade all’Hotel, non di contribuire a creare una faida tra lei e sua sorella.”
E se ti regalo un set di cravatte di seta?”
“No.”

E se ti astengo dall’obbligo di dare da bere alle piante? So quanto lo detesti, Pierre.”
Questa volta Pierre tentennò e Silas, accorgendosene, distese le labbra in un sorriso vittorioso. Stava per esultare per essere riuscito a portarsi il braccio destro di suo padre dalla sua parte quando Pierre, ripresosi dall’attimo di riflessione, si sporse verso di lui per allungargli l’elegante annaffiatoio:
“L’aiuterò con il francese, nulla di più. All’acero giapponese serve acqua.”
Silas non ebbe il tempo di ricordargli che non era un giardiniere e che non aveva mai detto che l’avrebbe fatto lui al suo posto, ma Pierre si dileguò prima di dargli il tempo di aprire bocca.
Sbuffando come una ciminiera, al giovane non restò che alzarsi e ciabattare nervosamente fino a quella dannata pianta da vaso giapponese che suo padre tanto amava. Disgraziatamente, sua sorella scelse quell’esatto momento per mettere piede nel bar, e i suoi occhi indugiarono sul fratellastro proprio mentre Silas si adoperava per annaffiare l’acero.
“Oh, finalmente ti vedo fare qualcosa che ti si addice, enfant gâté.
Il sorriso soddisfatto di Sabrina gli causò un mezzo tic nervoso all’occhio destro, e mentre la sorella si dirigeva con il suo incidere sicuro ed elegante verso il bancone del bar Silas si appuntò a denti stretti di chiedere a Pierre, per prima cosa, di tradurgli gli insulti di Sabrina.
Monte Carlo era un luogo meraviglioso, ma alla spocchia dei francesi Silas non si sarebbe mai abituato.

 

 
 
 




(1): “Come va stamattina?”
(2): “Stai scherzando”
(3): “Questa è casa tua”
(4): “Bambino viziato”
 
 
 
 
 
……………………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:
Buongiorno!
Come sempre io non dovrei essere qui, ma la voglia di dar vita a qualcosa di nuovo iniziava ad essere incontenibile e avevo questo “progetto estivo” in mente da troppo tempo.
Come sempre, qualche regoletta:
 
  • Le iscrizioni sono aperte fino al 26/09, avete tempo fino alle 19 per mandarmi le schede. Essere avvisata in caso le schede non dovessero arrivare sarebbe cosa assai gradita. Avete tantissimo tempo quindi non penso che delle proroghe siano necessarie, ma in caso potete chiedermelo con un po’ di anticipo.
  • Potete partecipare con uno o due OC, che possono essere parenti, amici, colleghi, una coppia ecc. Possono anche essere dello stesso sesso, ma vi prego di controllare le richieste giunte prima della vostra e di regolarvi di conseguenza, così da non ritrovarmi con un netto surplus di donne o di uomini.
  • L’età degli OC deve essere compresa tra i 25 e i 40 anni
  • Non accetto lupi mannari, mezze Veela ecc; accetto Animagus, ma possibilmente non più di uno.
 
Qualche piccola nota sulla storia:
  • La storia è ambientata in un Hotel, quindi potete scegliere la nazionalità e l’ex scuola che preferite per i vostri OC.
  • Si tratta di un Hotel estremamente lussuoso, quindi gli ospiti devono avere un certo reddito o al massimo trovarsi in viaggio per lavoro per qualche motivo (ad esempio potete mandarmi persone che viaggiano insieme al datore di lavoro, come assistenti e cose del genere).
  • Non accetto dipendenti dell’Hotel di alcun tipo, ma solo e soltanto ospiti.
  • Ho bisogno che ci sia qualche OC che conosce personalmente Silas o Sabrina, che sia un ex compagno di scuola/amico/ex fidanzato o altro potete deciderlo voi, se siete interessati vi prego di farmelo sapere così che possa mandarvi qualche informazione in più su di loro.
 
La scheda:
 
Nome:
Soprannome:
Età:
Nazionalità:
Stato di sangue:
Ex Casa: (per Hogwarts e Ilvermorny, in caso mettere la scuola)
Pv:
Segni particolari: (mi riferisco a caratteristiche fisiche come cicatrici o tatuaggi, ma anche allergie, modi particolari di camminare, parlare, ridere, tic di sorta ecc)
Aspetto:
Personalità:
Background del personaggio:
Famiglia e rapporto con essa:
Descrivere brevemente il percorso scolastico:
Lavoro:
Hobby/talenti:
Fobie/debolezze:
Orientamento sessuale:
Situazione sentimentale e partner ideale:
Amicizie:
Animale: (son benvoluti tutti gli animali e le creature che desiderate, possibilmente non di dimensioni superiori ad un Alano, altrimenti Sabrina vi sgrida):
Altro:



Infine, i miei OC:
 
Sabrina Marie St John
29 anni, anglo-francese, ex studentessa di Beauxbatons, Direttrice del Le Mirage, Mezzosangue, Eterosessuale

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Silas Douglas St John
26 anni, inglese, ex Grifondoro, mantenuto e nullafacente di professione, Mezzosangue, Eterosessuale
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Gideon Anthony St John
62 anni, inglese, ex Corvonero, proprietario del Le Mirage, Mezzosangue

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Se ci sono domande sapete dove trovarmi.
A presto!
Signorina Granger
   
 
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