Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: musa07    29/08/2021    5 recensioni
[KageHina][SkipTime]
"- È alle sette e cinquantasette il treno? -
- Sì. -
- Il biglietto ce l’hai? I documenti anche? -
- Sì. E sì. - cerca di farlo ridere, Shoyo, ma ultimamente è un’impresa davvero titanica.
Tobio lo guarda con sospetto. Lo sa, se ne rende conto. Lo sente, l’ha sentito in quelle 48 ore nelle quali è ritornato a Tokyo, il peso del suo sguardo penetrante su di sé.
È impossibile per lui non capire Tobio. Da sempre. Il suo aggrottare delle sopracciglia, l’assottigliarsi degli occhi...
Non hanno affrontato l’argomento, anche se ha aleggiato sulle loro teste come una pesante spada di Damocle per tutto il tempo. Non per codardia, ovviamente, ma per non rovinare in qualche modo quelle preziose – quante rare ultimamente – ore insieme. A cercare di dar una parvenza di normalità.
E Shoyo aveva ben dovuto affrontare - e sostenere - un altro sguardo solo qualche giorno prima.
- Torni da lui? -[...]"
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Ahh, che meraviglia!
Qui un’altra giornata prettamente autunnale
sta avendo luogo.
Come sono felice *inserire occhi a cuore*
tenere le finestre chiuse, la felpina addosso, theino bollente
e avere ancora le mani ghiacciate.

Ah, già!
Ogni volta a capir quale sia il momento preciso
a livello cronologico, è il solito dramma-drammino.
Son lì che faccio calcoli che manco un algoritmo della NASA.
Quindi i due, se non ho ricordi sfalsati,
hanno 21 anni quando Shoyo inizia
a militare nei Black Jacklas.

 

 

 

2.Tobio
 

Non è mai successo niente tra Shoyo e Atsumu.
Per il momento…

È la stessa identica cosa che sta pensando anche Tobio mentre guarda il treno venir inghiottito nell’oscurità.
Resta! avrebbe voluto dirgli quando poco prima l’ha stretto forte a sé. Ma in parte aveva paura della risposta.
Non vuole forzarlo a far nulla. Vuole che Shoyo decida di restare perché è quello che desidera ancora e non perché è ancorato ad una sorta di abitudine, a qualche sorta di onore per il fatto che sono ormai quasi sei anni che stanno insieme.
Non ha neanche il coraggio di chiedersi se sia finita, perché lui non vuole che sia finita. Non vuole perdere Shoyo, si sentirebbe letteralmente morire, l’anima straziata e dilaniata, lui lo ama, farebbe di tutto per risanare il loro rapporto; però non può tirar avanti la carretta da solo...
Si chiede se Shoyo non continui a star con lui per abitudine e quando è arrivato un diversivo – un diversivo molto irritante, quanto molesto nonché insistente - un’incognita impazzita nella loro equazione pressoché perfetta ecco che magari può aver iniziato a porsi dei dubbi, degli interrogativi.
Ne ha avuto la certezza, Tobio, in quei due giorni, che Shoyo si sta annoverando nel dubbio, si sta torturando nell’angoscia degli interrogativi. Forse ecco spiegato il motivo del fatto che ha fatto i salti mortali per tornare a casa, partendo ad allenamenti finiti.

- Che succede? - gli aveva chiesto lui, preoccupato, quando alla fine dei suoi allenamenti aveva trovato un messaggio da parte dell’altro che gli annunciava che sarebbe arrivato alla stazione centrale di Tokyo quella sera. Tobio non gli aveva risposto, l’aveva direttamente chiamato, allarmato. Ok che Shoyo era tipo da cose all’ultimo momento ma mai senza prima essersi confrontato con lui.
- Niente Kags. Non posso aver voglia di vedere e stare un po' con il mio ragazzo dopo tanto tempo? -
E lui si era sentito gelare il sangue.
Quella risata era indubbiamente forzata in qualche modo, quel tono, quelle parole gli risuonava in tutto e per tutto come una richiesta di aiuto, un may day disperato e confuso.
Aveva cercato di scacciare quella sensazione, quella brutta sensazione, ma le ore di attesa che l’avevano separato dall’arrivo di Shoyo erano state la peggior tortura di sempre. Si era attanagliato nei dubbi. Che cos’era successo? Quella domanda lo aveva letteralmente torturato per ore, perché la risposta che continuava ad affacciarsi nella sua mente era sempre la stessa. Miya Atsumu…
E vedere l’espressione tirata e forzata di Shoyo non lo aveva aiutato di certo a suffragare i suoi dubbi attanaglianti.
Gli era parso di essere in una sorta di limbo, un po' come quando fai quei sogni cosiddetti lucidi e ti chiedi se stai sognando ed è solo un incubo – incredibilmente reale – o la realtà.
Non sapeva da che parte iniziare il discorso. Ma sarebbe stato più giusto dire che non sapeva se voleva iniziare il discorso. Erano due schietti e diretti di carattere. Lui brutalmente diretto, non aveva mai molto tatto né tanto meno riusciva ad indorar la pillola, di solito andava diretto alla questione, al nocciolo del problema ma la sua lapidarietà era come esser travolti da un treno in corsa per chi si trovava dall’altra parte.
Si era permesso solo una cosa… quando, mentre stava imbastendo una veloce cena, Shoyo, appena uscito dalla doccia, lo aveva abbracciato da dietro mentre lui era intento ai fornelli, appoggiandogli il volto sulla schiena. Aveva sollevato gli occhi verso la piccola finestrella sopra al gas, incrociando il proprio sguardo.
- Va tutto bene? - gli aveva chiesto, posando il mestolo e posando le mani sulle sue. E Shoyo aveva annuito.
- Ora sì. - era stata la risposta.
Ecco perché Tobio pensava che avrebbe dovuto dirgli di restare. Ma era una richiesta oltremodo egoistica, oltre che impossibile con il campionato nel vivo della stagione.
Tobio è convinto che in fondo le persone, anche le migliori, siano egoiste, vogliano sempre il bene per sé al primo posto.

Se la ricordava perfettamente quella volta che Shoyo, ridendo e con tutta la sua solita spumeggiante allegria, tempo prima gli aveva detto che era quasi certo che Atsumu ci provasse con lui in modo più o meno spudorato, praticamente nel preciso instante in cui aveva messo piede nei dormitori della sua nuova squadra.
Erano in un locale vicino al loro micro appartamentino – in una reunion con Daichi e Suga – e l’aveva detto loro come se stesse raccontando un pettegolezzo tra comari quando i loro vecchi senpai gli aveva chiesto come si trovasse con i suoi nuovi compagni di squadra. Si era portata alle labbra la cannuccia del suo cocktail e aveva incrociato i suoi occhi. Ed allora la risata di Shoyo gli era morta in gola vedendo la sua serietà, di come un lampo omicida gli fosse passato negli occhi blu. Hinata si era affrettato a stringergli la mano che era poggiata sul tavolo e che si era stretta a pugno, sorridendogli dolce, carezzandogli teneramente il dorso con il pollice, pentitosi immediatamente di averlo raccontato con così tanta leggerezza; forse gliene avrebbe dovuto parlare quando erano loro due da soli, aveva pensato Shoyo, ma a sua discolpa poteva affermare che per lui la cosa non faceva nessuno effetto, era come se gli stesse raccontando del fatto che la mascherina che Bokuto usava per dormire era a forma di gufo. Ma evidentemente Tobio non l’aveva vista allo stesso modo.
Certo, quest’ultimo aveva pensato che se il suo ragazzo lo aveva raccontato in modo così candido stava indubbiamente a esprimere che per lui non significava nulla e Tobio d’altra parte non aveva – e non ha mai - messo in dubbio la franchezza e la limpidezza di Shoyo. Non era Shoyo che lo preoccupava, né che – all’epoca – potesse considerare il loro rapporto in crisi o similari ma Miya Atsumu lo preoccupava eccome. Subito si era chiesto quanto questi avrebbe lavorato ai fianchi il suo compagno per ottenere ciò che voleva.
L’avrebbe asfaltato la prossima volta che l’avrebbe incontrato, aveva pensato. Gli sarebbe passato sopra con la macchina per poi fare la retro ed assicurarsi di averlo sottilettato per bene.
Tobio aveva notato che i loro due vecchi senpai si erano lanciati una veloce occhiata da sopra l’orlo dei bicchieri e poi Sugawara aveva stirato le labbra in un leggero sorriso che voleva esser rincuorante, come al suo solito, ma si vedeva perfettamente che era tirato, nonché perplesso e confuso, mentre aveva stretto più forte la mano di Daichi sotto al tavolo, lontane da sguardi indiscreti.

Nemmeno il Brasile e quei due anni sabbatici di Shoyo sono riusciti a dividerli. Anzi, la lontananza, in qualche modo, è riuscita a render ancora più saldo il loro rapporto ed ora Tobio è lì che si chiede se ultimamente non l’abbia dato un po' per scontato, il loro rapporto. Si chiede se magari negli ultimi tempi non si è adagiato su questa sicurezza, di non aver colto qualche segnale. Forse Atsumu lo faceva star bene come lui, magari, non ci riusciva più… A pensarla tutta aver intorno uno come Miya doveva essere indubbiamente più divertente. Era sempre allegro (anche se le sue battute erano indubbiamente discutibili), non stava mai zitto (Tobio sospettava fortemente che parlasse anche con i muri, pur di sentire il suono della sua voce); era più simile al suo Shoyo…
Magari Atsumu compensava delle sue mancanze che per Hinata, con l’andare del tempo, erano divenute troppo pesanti da non colmare…
Ma no, no! Cosa va a pensare? Shoyo di sicuro gliene avrebbe parlato se lui fosse stato mancante di qualcosa, se nel loro rapporto mancasse qualcosa.
Forse Hinata si è semplicemente stancato...
Sta scandagliando ogni cosa, ogni sensazione – è proprio un alzatore di natura, la capacità di analizzare ogni singolo dettaglio in una sola manciata di secondi – talmente concentrato da non accorgersi che la pioggia, lieve ma anche insistente, ha smesso di picchiettargli sulla testa.
- Dio, Tobio-chan, hai proprio un aspetto terribile, lo sai? -
Anche se non fosse per quel nomignolo, Tobio riconoscerebbe quella voce armoniosa ovunque. Solleva il volto all’ombrello turchese che lo sta riparando per poi volgere di lato lo sguardo, al nuovo arrivato.
Ma come diamine fa ad essere impeccabile sempre e comunque? Sembrar appena uscito dalla copertina patinata di un giornale di moda?
- No ma grazie, eh! - ribatte, ma ha percepito chiaramente che in quelle parole di Oikawa non c’è nessun tipo di scherno ma solo sincera preoccupazione. E infatti Tooru scoppia in una lieve risata cristallina, in grado di spazzare in qualche modo via le nubi che gli stanno attanagliando la mente. Ma l’altro alzatore smette molto presto, la sua risata argentea si va spegnendo in un fruscio quando lo guarda bene negli occhi.
- Tobio…? - eccolo che si è fatto serio, maledettamente serio. Che non sarebbe tanto quello il problema ma più il modo preoccupato in qui lo sta guardando. Anzi: scandagliando. La sua specialità d’altra parte.
E lui si risveglia. Ci manca solo di farsi compatire dalla gente!
- È ok, ero sovrappensiero. Devo andare, ciao. -
Ma non riesce ad andare proprio da nessuna parte. Ma non perché Oikawa l’ha bloccato per un polso – in modo delicato ma fermo – ma perché lo richiama nuovamente.
- Tobio. - e stavolta c’è solo fermezza.
E lui sospira piano, fermando la sua cacciata – bloccata sul nascere – e nuovamente porta lo sguardo sul bel volto sempre fiero dell’altro.
A distanza di tutti quegli anni Tobio ha la certezza che non si sarebbe mai riuscito a sganciare dall'orbita ammaliante di Oikawa. Nessuno ci riusciva d’altra parte.
- Hai accompagnato Shoyo in stazione. - scandagliando con lo sguardo e cercando di capire che cosa lo tormenti.
- Come lo sai? - replica lui sulla difensiva.
- Beh, non è che ci voglia un genio! – dandogli una bonaria schiccherata sulla fronte – L’alternativa sarebbe che sei qui in stazione sotto al diluvio universale perché stai pensando di lanciarti sotto ad uno shinkansen in corsa, per non si sa quale misterioso motivo, ma non mi sembri proprio il tipo. - scherza ma poi si fa serio continuando a parlare.
– E questo sguardo sofferente non deriva solamente da quanto possano essere terribili gli arrivederci in un luogo di partenze. Deve essere stato molto convincente, il chibi-chan, per essersi visto accordare l’ok di allontanarsi dagli allenamenti a ridosso di una partita di campionato… - conclude pensieroso.
E vabbè, che cosa resiste a fare o a negare? Oikawa è un mago a leggere le espressioni della gente, nonché ad intuire i loro pensieri. È inquietante questa cosa. Meravigliosamente inquietante.
È solo quando ha finito di scandagliarlo dentro che Tooru molla la presa. Gli sta dando il tempo di andarsene, se vuole, ma – al contempo – gli sta facendo capire che se ha bisogno, lui è lì.
E lui ne ha un disperato bisogno, mai come prima di allora. Ed Oikawa gli è apparso come una specie di deus ex machina (perché caspita si ricordava una cosa del genere dai suoi ricordi del liceo?!) che gli sta tendendo indubbiamente una mano. Magari non avrebbe risolto tutto magicamente, come accadeva nelle tragedie greche, ma di sicuro gli avrebbe impedito di andare a casa, nella LORO casa, da solo, a continuare a torturarsi nei suoi pensieri mentre sente l’anima andar in frantumi.
- Ci prendiamo un the, ti va? - nuovamente con un tono ammaliante, come se si stesse rivolgendo ad un animale inquieto che si sente braccato, per tranquillizzarlo.
- È quasi ora di cena. - borbotta lui, cacciando a forza le mani dentro alle tasche dei pantaloni, corrucciando le labbra mentre quelle di Tooru si stendono in un sorrisetto divertito, regalando anche agli occhi la stessa espressione.
Tobio sa quanto Oikawa si sia affezionato a Shoyo nella loro breve parentesi brasiliana. E dicasi lo stesso di Hinata stesso, se le ricorda le sue telefonate chilometriche nelle quali gli aveva raccontato entusiasta delle loro giornate insieme. E Tobio non era stato minimamente geloso, anzi: si era sentito sollevato che Shoyo avesse trovato a chilometri di distanza qualcuno che gli ricordasse in qualche modo casa. Per quanto si poteva ringraziare la tecnologia che permetteva audio, video-chiamate e diavolerie simili, Shoyo aveva imparato molto presto che avere la persona in carne ed ossa era indubbiamente, ed ovviamente, tutta un’altra cosa.

- Sì, ok: ho capito – ride Tooru - Ti offro la cena. Anzi, facciamo di meglio: andiamo a casa mia, così ti do anche degli abiti asciutti, dato che sembri un pulcino bagnato, e ti preparo da mangiare. Hum, vediamo… cosa potrei mai preparare… - si finge meditabondo, perché lo sa benissimo che Tobio va matto per il curry rice che lui sa preparare divinamente.
E Tobio accetta perché conosce perfettamente il suo vecchio compagno di squadra: non gli farà nessuna pressione per indurlo a parlare. Se vorrà farlo, lui sarà lì ad ascoltarlo, altrimenti andrà bene anche solo averlo tolto dalla solitudine di quel momento che Tooru ha percepito essere dilaniante per Tobio.

 

I vestiti caldi e asciutti che Tooru gli ha prestato sono indubbiamente un toccasana per la sua anima, oltre che per il suo corpo zuppo ed intirizzito dalla pioggia. Profumavano di bucato fresco. Sanno di ambra. Sanno di casa.
Si osserva intorno, mentre si tampona i capelli con un asciugamano, e vede che è tutto perfettamente in ordine, non c’è nulla fuori posto, ma comunque tanti piccoli dettagli palesano chiaramente che si tratta di una casa vissuta. Le innumerevoli custodie di cd vicino allo stereo, il ticchettio dell’orologio a parete in entrata, i libri e le riviste ordinatamente impilate sopra alla piccola mensola che separa in qualche modo la cucina dal soggiorno. Si avvicina alla cucina mentre sente levarsi un inconfondibile sound jazz che lo rilassa all’istante, non avrebbe mai pensato che ad Oikawa piacesse il jazz. Così come non avrebbe mai pensato di sentirsi così incredibilmente a suo agio. Sarà per la dolce melodia della pioggia che picchietta sui vetri, l’altrettanto dolce e confortante gorgoglio dell’acqua nel bollitore. È una armonia perfetta.
Così come è una atmosfera perfetta trovarsi con una tazza bollente tra le mani mentre ispira il profumo del the verde al gelsomino. Il suo preferito. Si rigira la tazza tra le mani, godendosela, mentre si stanno accomodando nel piccolo tavolino del soggiorno.
Tooru si siede elegantemente sulla sedia, di fronte a lui, appoggia i gomiti al tavolo incrociando le mani e posandovi sopra il mento. Gli occhi puntati sui suoi senza proferire parola alcuna. In attesa.
Tobio lo sa perfettamente che in uno scontro contro Oikawa di astuzia, pazienza e attesa ha già perso in partenza, quindi tanto vale iniziare a parlare.
Butta fuori l’aria, si guarda per un istante in giro per la stanza – che sa così prepotentemente di Tooru in ogni sua singola sfaccettatura – una mano va ad accarezzarsi nervosamente la nuca come in una specie di auto-coccola. Non ne ha mai parlato con nessuno. Lui non parla mai con nessuno dei suoi problemi, di ciò che lo affligge; anche Shoyo stesso gli ha sempre dovuto cavar fuori con le tenaglie ogni suo turbamento, insicurezza, paura.
E allora Tobio inizia a raccontare, si sfoga, butta fuori tutti i pensieri compulsivi che stava facendo proprio in stazione. Quando arriva a nominare Miya Atsumu vede che Tooru resta spiazzato per un attimo, lo capisce da come sgrana per un istante gli occhi, ma lo vede riprendere subito il suo naturale aplomb e compostezza, ecco perché Oikawa in campo l’ha sempre fregato, e continua a fregarlo, pensa.
Tobio gli è grato per il fatto che non lo stia compatendo o commiserando o che non se ne esca con patetiche frasi fatte ma con un:
- Dovresti andartelo a riprendere, lo sai? - lo provoca per poi farsi serio, spostare per un attimo lo sguardo da lui, prendersi una ciocca di capelli e spostarsela da davanti agli occhi, mentre raccoglie i pensieri.
- Tobio, non ti chiederò se gli hai detto queste cose che ti frullano per la testa, credo di conoscerti, almeno un po' – ride appena – e penso proprio che tu non sia cambiato di una virgola, anzi: con il tempo ti sarai ostinatamente ancora più chiuso a riccio quando qualcosa ti tormenta. Al di là del fatto che devi dirgliele queste cose, anche se ti sembrano stupide paranoie e lo so benissimo che lo sai, così come sai che dovete parlarvi. Ciò che ti posso dire io è che non posso garantirti che non ci saranno tempi duri, che magari un giorno uno dei due o tutti e due penserete di volerla farla finita; magari tu stai pensando di farlo già adesso per porre in qualche modo fine a questo strazio che ti tormenta o magari proporgli di prendervi un momento di pausa e riflessione e continuare a dilaniarti. Se non chiarisci adesso, se lasci dei silenzi ora, questi, con il tempo, peseranno come dei macigni. -
Fa per parlare, per obiettare, ma l’altro alza delicatamente una mano per fargli capire di attendere ancora un attimo, che lo lasci finir di parlare.
- Ma Tobio, quello che ti posso garantire è che se ora non vai a riprendertelo, se ora lasci andare tutto alla deriva, nel momento più buio, se non lotti adesso davvero lo rimpiangerai per tutta la tua vita. E sai perché? -
È semplicemente ipnotizzato dalla bella voce di Tooru.
- Perché nel tuo cuore senti che Shoyo è l’unico per te - conclude dolcemente – e tu per lui, credimi. -
È costretto a deglutire, sente addirittura gli occhi pizzicare agli angoli ed è così preso dall’ascoltare Oikawa che si accorge solo all’ultimo che qualcuno sta aprendo la porta.

- Lo sapevo che sarebbe successo prima o poi. Arrivare a casa e trovarvi mezzi nudi. -
E Tooru scoppia a ridere gettando un tenero sguardo al proprio compagno che sta sghignazzando a sua volta, mentre si toglie la giacca fradicia e la appoggia nell’appendiabiti in entrata. E la sua risata spezza indubbiamente la tensione.
- Non sono mezzo nudo. – borbotta lui, imbarazzatissimo, mentre cerca di coprirsi il più possibile con la felpa di Tooru, gettando occhiate furtive al nuovo arrivato che si sta avvicinando a loro.
Vede che i due si scambiano un fugace sguardo divertito mentre Hajime gli fa un veloce buffetto tra i capelli neri, scompigliandoglieli. Ovviamente è stato avvisato da Tooru che Tobio si trovava a casa loro, anche se ignora il motivo ma di sicuro qualcosa di non piacevole, ecco il perché di quella sua dimostrazione di affetto nei confronti di Tobio.
E quest’ultimo è grato del fatto che Iwaizumi sia uno che si fa gli affari suoi e non lo assilli di domande ma si limiti a scambiarsi una veloce occhiata con Oikawa ad interrogarlo con lo sguardo sullo stato mentale del loro vecchio kohai e vede Tooru socchiudere leggermente gli occhi annuendo con il capo, come a dirgli che va tutto bene. Più o meno. Ha sempre invidiato a quei due la capacità di fare delle vere e proprie conversazioni con la sola forza del pensiero e degli sguardi.

Il resto della serata scorre via in modo piacevole. È grato ai due per averlo accolto in casa loro, nella loro quotidianità, nel momento per lui più buio.
È sulla soglia, pronto ad accomiatarsi, mentre attende che Iwaizumi torni con i suoi vestiti asciutti.
- Vuoi dormire qui? - gli chiede Tooru, mentre si stropiccia gli occhi, evidentemente stanco, per poi riportarli su di lui, dopo aver inforcato gli occhiali (*ç* ndClau)
- S-sarebbe strano e… ed imbarazzante. - borbotta, infossando il volto nel collo della giacca e l’altro scoppia a ridere, di gusto.
- Non ti salto mica addosso, tranquillo. Preso come sei, in questo stato pietoso, non sarebbe per niente divertente. - continua a scherzare e Tobio gliene è grato anche se al contempo pensa che se riesce ad evitarsi i benevoli tormenti di Oikawa, vuol dire che deve essere proprio messo male, deve avere un aspetto terribile anche se, dopo quella serata, dopo le parole di Tooru, si sente indubbiamente più tranquillo, in qualche modo più sereno. E determinato.
Lui non è uno che molla, non lo è mai stato. Deve aver fiducia in se stesso. In Shoyo. E nel loro rapporto. Aveva detto bene Oikawa: in nessun rapporto di coppia l’uno può mai garantire all’altro che non ci saranno dei momenti di turbolenza nel percorso…
Lui odia viaggiare in aereo, di gran lunga il suo mezzo preferito è il treno, e si ricorda perfettamente di quella volta, andando proprio in Brasile con Shoyo seduto al suo fianco, di quante cazzo di turbolenze avessero beccato in quelle interminabili ore di volo. E durante le turbolenze aveva fatto la cosa più semplice, più naturale. Aveva cercato la mano di Shoyo ma questi gliel’aveva già saldamente afferrata nell'esatto momento in cui l’aveva visto in difficoltà.
È un gesto spontaneo, prendersi per mano, e crea un rapporto speciale con l’altra persona.
E speciale non vuol dire sempre perfetto ma vero.

 

Continua...

 

 

E figurarsi se non schiaffavo dentro il mio cicciolino adorato toouroso.

Per scrivere questo secondo capitolo ho attinto ad ogni genere di canzone – supervecchia, ovviamente! - quindi non sto qui a tarmarvi che altrimenti la lista diventerebbe più lunga del capitolo stesso.

Grazie a tutti voi che siete arrivati fino a qui. Anzi: direttamente all’inizio di questo secondo capitolo, dandomi in qualche modo fiducia. O volendo vedere fino a dove sarei arrivata *si fa meditabonda*
Ho già iniziato a scrivere anche il terzo capitolo. Cioè, la situa è grave – da quanto è inspiegabile ‘sta cosa - io ve lo dico ^///^

Cercate di non odiare troppo Tsum-Tsum... ah no, aspetta! Sono io questa, devo dare tale suggerimento a me stessa ahahah. Scherzi a parte, il prossimo capitolo per forza di cose sarà dal suo punto di vista. Mamma mia, spero di non fare un casino...

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: musa07