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Autore: sweetlove    30/08/2021    7 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C R E E P
capitolo 11

 

 

 

Lars era sconvolto. Aveva vagato per la città come sperduto, spaurito, in preda a pensieri assurdi e con le mani che sudavano e tremavano.

Chi era?

Perché sulla tomba di sua madre c’era un epitaffio anche per lui?

Era davvero lui quel fantomatico bambino morto e sepolto con Lora?

La prima cosa che aveva provato a fare era stata ricordare. Si era sforzato, anche in maniera convulsa e seduto sotto un albero del parco centrale, di ricordarsi piccolino. Ma si sa, i primi ricordi vengono via via cancellati, e per un adulto é piuttosto difficile ricordare cose accadute prima dei tre o quattro anni di età. E tutto ciò che gli tornava alla mente erano i nonni, i suoi veri, primi ricordi.

Lui, col nonno nella enorme Villa in cui era stato cresciuto. Nei laboratori appartenenti alla famiglia, circondato da tecnologia, in ogni angolo. Poi la nonna, notoriamente fuori dai giochi e piuttosto strana, a volte. Da piccolo non si era mai chiesto più di tanto come mai fosse così assente, delle volte, o come mai spesso lo guardasse come addolorata. Un giorno l’aveva sentita mormorare, ai piedi del letto e credendolo addormentato, “mia povera Lora… se l’avessimo fatto prima.”

Cosa avrebbero dovuto far prima era sempre rimasto un mistero, perché ciò che davvero l’aveva turbato era quel ‘Mia povera Lora’.

Colpa sua se era morta. Colpa sua, che era nato. 

Nato… e perchè morto?

Lars si mise le mani sulla testa, all’altezza delle tempie, chiudendo gli occhi e respirando a fondo mentre un mix di emozioni s’impadroniva della sua essenza.

Sgomento.

Paura.

Rabbia.

Era arrabbiato… arrabbiato e non solo con se stesso, come ormai da una vita accadeva. Era arrabbiato in primis con i suoi nonni, che avevano sicuramente qualcosa da nascondergli.

Voleva davvero conoscere la verità? Sarebbe servito? E Hami…?

Hami, il suo pensiero ricorrente, l’unica nota positiva di quell’assurdo momento logorante. Unico essere al mondo da cui sarebbe voluto correre, ora, ma anche lei stava vivendo un incubo. Aveva perso la nonna, la famosa Bulma Brief, madre e al tempo stesso erede della maestosa Capsule Corporation.

Già… la rivale per eccellenza.

 

 

 

«Quei bastardi ci hanno portato via tutto!»

Mr Aito batté il pugno sulla scrivania, facendo tintinnare nel contenitore in argento diverse penne e matite accuratamente riposte dalla domestica. Era furioso, scosso. Sua moglie singhiozzava sommessamente sull’uscio.

«Soldi… successo. Lora!»

«Lars… no. Ti prego, non dirlo. Avevamo detto che…»

«È troppo piccolo per capire!»

«Meglio non rischiare. Non ne vale la pena… abbiamo il piccolo, adesso. Ce l’hai fatta, tesoro. Godiamoci lui e un giorno la Aito Corp. tornerà a fiorire!»

Una supplica, quella della donna. Il bimbetto sedeva nel corridoio, sul pavimento, spingendo un trenino di legno sulla moquette rossa, rossa come la carta da parati tutt’intorno. Eleganza e sfarzo. Era pieno di giocattoli, tutti super tecnologici, ma quel mezzo di fattura artigianale era senz’altro il suo preferito. Sollevò il capo, curioso… aveva paura quando il nonno non era dolce e gentile. In realtà non lo era mai, sembrava sempre arrabbiato ma sapeva che gli voleva bene. La nonna glielo diceva sempre.

«Lars non deve sapere niente. E quei figli di puttana della Capsule Corporation avranno ciò che si meritano.»

 

 

 

Perché suo nonno c’è l’aveva così tanto con Bulma, Trunks e tutti gli altri…?

Ci voleva la visita alla tomba di Lora per far riemergere quel ricordo assurdo, uno dei primi probabilmente?

Proprio ora che lui stesso, seppur in segreto, si era avvicinato all’azienda che suo nonno odiava… cosa avrebbe pensato Trunks, venendo a sapere che il suo cognome era Aito? Avrebbe permesso a Hami di stare con lui? Cosa era accaduto tra le due famiglie?

Troppi interrogativi. E suo nonno avrebbe potuto certamente rispondere a essi, ma l’avrebbe fatto con sincerità? 

Da che parte andare?

Altre lacrime si versarono dai grandi e profondi occhi castani. Ennesime di quelle ore.

Chi era Lars Aito Jr.?

 

 

***

 

 

«Figliolo, andiamo…»

Goten prese Yuno per le spalle, spingendolo verso l’uscita di quella che per una vita aveva imparato a considerare un po’ casa sua. Casa di Bulma e Vegeta, la stessa in cui suo padre Goten e l’intera famiglia Son aveva trascorso momenti felici, di gioia, e anche di dolore. Sempre unite, due famiglie che avevano tanto da condividere, a partire dal sangue alieno piantato nei ventri di donne terrestri, semplici ma così forti da reggere in piedi castelli di carta nel bel mezzo di un uragano.

Bulma e Chichi, pilastri indiscussi.

Piano piano, stavano andando via tutti.

«Volevo parlare con Nina, papà.»

«É stata piuttosto chiara andando via senza dire niente. Tornerà, si calmerà e allora parlerete.»

Goten sorrise, dandogli una pacca sull’avambraccio in quell’angolo di soggiorno. Via via, tutti stavano prendendo la direzione dell’uscita. Il rinfresco allestito da Videl per dare un minimo di conforto a quella famiglia era già stato consumato, e a dover andare via erano ormai soltanto loro, con Bra e Bulma Jr. e ancora Valese con Kian. Il marito Mick e Dori erano già andati via poco prima.

Kian era rimasto silenzioso per tutto il pomeriggio, e Goten aveva dedotto fosse per lo scombussolamento dovuto al ritorno nella Città dell’Ovest, per le attenzioni che inevitabilmente i cari da troppo tempo lontani gli avevano rivolto, e soprattutto per la perdita di “nonna Bulma”.

E anche per l’essersi imbattuto di nuovo in una vita che gli si era ritorta contro.

«Voglio dirle che non ne sapevo niente!»

La protesta di Yuno gli giunse alle orecchie e lo riportò alla realtà. Non doveva fare il drammatico errore di concentrare tutte le sue attenzioni solo su Kian, adesso. Ok, era tornato, ok era un momento più che delicato. Ma anche Yuno era importante, nonostante non gli avesse mai dato problemi. 

Gli sorrise, comprensivo.

«Ne avrai l’occasione, oppure le parlerò io. È stato mio l’errore di non avvertire nessuno del ritorno di Kian. È successo tutto così in fretta, Yuno.»

Quando era andato a trovarlo non pensava l’avrebbe trovato con le valigie pronte. Dimesso. Obbligo di seguire una terapia psicologica di mantenimento. Controlli regolari. Ma fuori… dopo due anni, a casa. E Goten, per quanto la cosa fosse inaspettata, ne era rimasto felicissimo. Era suo figlio… il suo sangue! Fanculo il resto, fanculo tutti i problemi. Li avrebbero risolti, stavolta insieme.

«Goten…»

Stavolta fu Trunks a distrarlo da Yuno. Lo vide avvicinarsi lentamente, con l’aria stanca, le mani nelle tasche e le spalle quasi curve. Era già stato nei panni del suo amico, ma doveva ammettere di averlo visto in condizioni molto peggiori tre anni prima, quando aveva dovuto dire addio alla povera Marron.

«Va pure a casa, non preoccuparti.» Trunks sorrise stancamente. In quelle ore non si erano praticamente parlati. Lui troppo impegnato a gestire le parole di cordoglio che arrivavano a raffica e le lacrime di Mirai e Hami, l’altro a fare in modo che le cose filassero lisce, occupandosi di gestire l’ingresso dei visitatori, tenendo d’occhio Kian e tranquillizzando di tanto in tanto Yuno, troppo preoccupato per Nina. Tutti però sapevano quanto quella ragazza fosse simile ai nonni Vegeta e Diciotto. Quasi selvaggia in determinate situazioni…

«Sei sicuro di non volere una mano per sistemare?» Goten ricambiò il sorriso, sotto lo sguardo provato di Yuno.

«Ci penseremo domani. Adesso prendo i ragazzi e vado a casa.»

«E Vegeta?»

Sembrava ci si fosse dimenticati del buon vecchio principe dei saiyan.

«Sai come è fatto. Non è con la vicinanza fisica che lo aiuteremmo, adesso. Ci vorrebbe comunque tutti fuori dai piedi.»

Fu in quell’istante che entrambi, due bambini cresciuti rincorrendosi e giocando tra quelle mura, realizzarono l’immenso senso di vuoto calato improvvisamente in quell’edificio.

Non c’era più la reception nella hall, né il via vai di lavoranti nei laboratori sotterranei. Non c’era più il casino di ragazzini che litigavano, entravano e uscivano, e non c’era più l’aria festosa di quando si riunivano tutti sul grande terrazzo per un barbecue dell’ultimo minuto.

Improvvisamente, della Capsule Corp. non era rimasto più nulla. 

Anzi, era rimasto soltanto Vegeta.

 

 

 

 

Nota dell’autrice
 

Buon lunedì a tutti, gente!

A rilento, ma ce la sto facendo a scrivere e pubblicare. Non ci credo nemmeno io, con questi ritmi ripresi a galoppare dopo il momento di svago e lentezza di agosto.

Mi azzardo a dire che ho quasi pronto anche il prossimo capitolo, ma non so se riuscirò a pubblicarlo lunedì o slitterà a martedì 7. Ancora tutto da vedere, perché ho avanti a me un intenso weekend milanese con rientro il lunedì… vedremo, ma sarà online comunque, promesso!

Io ci tengo a ringraziarvi tantissimo, nonostante siate in ferie o comunque impegnati mi lasciate sempre traccia del vostro passaggio e soprattutto una parola buona. Avete tanta fiducia in me e questo è necessario per darmi la voglia e la forza di continuare a scrivere.

Vi adoro, davvero.

Un abbraccio fortissimo

 

Sweetlove

 
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