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Autore: Teo5Astor    31/08/2021    9 recensioni
Quanto può essere labile il confine che separa sogno e realtà, sanità mentale e pazzia, amore e odio?
Quanto può far male il non riuscire a trovare il proprio posto nel mondo? Quanto può renderci fragili e allo stesso tempo forti il rincorrere un amore che sembra impossibile?
E quanto può essere forte il bisogno di evadere? La necessità di sentirsi davvero liberi, per una volta? Di fregarsene di tutto?
Quante domande ci poniamo? Quanti dubbi ci bloccano?
Lazuli Eighteen cercherà le sue risposte, ritrovandosi catapultata in un mondo incantato dove ogni cosa sembra essere possibile e dove tutto appare assurdo e allo stesso tempo perfetto.
Un viaggio nel Paese delle Meraviglie, in mezzo a personaggi straordinari, ma, soprattutto, un viaggio dentro sé stessa.
Alla ricerca di sé stessa.
Un viaggio nell'amore e nell'amicizia, nelle gioie e nei dolori che la vita ci mette davanti.
Una sfida ai sentimenti e alle paure.
Con un ragazzo un po' matto con un cappello calcato sulla testa pronto ad aiutarla, a indicarle la via e a regalarle quel sorriso di cui tutti, in fondo, avremmo bisogno nei momenti difficili.
Benvenuti a "Lazuli in Wonderland", rivisitazione libera di "Alice in Wonderland"
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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8 - A tu per tu con la paura
 
 
 
Lazuli deglutì il pezzo di fungo che aveva addentato e, nel breve volgere di un istante, avvertì un colpo violento sotto il mento, e si rese conto con orrore che aveva sbattuto in pieno contro il suo piede. Il corpo le si stava comprimendo, non le era mai successo un cambiamento così repentino! Coi fili d'erba che ormai le pizzicavano il naso, Lazuli riuscì a portarsi la mano sinistra alla bocca e ad addentare un pezzo dell'altra estremità del fungo.
Faticava a masticare, il suo mento era talmente schiacciato tra il terreno e ciò che restava dei suoi piedi da rendere quasi impossibile anche un'operazione così banale. Tuttavia, non appena riuscì a deglutire, Lazuli si sentì improvvisamente libera e tirò un sospiro di sollievo.
Non per molto però, perché stava sì crescendo, ma in maniera del tutto anomala. Si rese conto infatti che il suo corpo, almeno fino alle spalle, era tornato alle sue dimensioni normali. Il problema era che il collo non la smetteva di crescere, lungo e affusolato come una pertica, ma flessibile come se fosse un'anaconda.
La testa di Lazuli svettò tra un mare di foglie, superando le cime degli alberi che la circondavano. Guardò verso il basso, e il suo corpo le appariva un piccolo punto lontano. Tuttavia, nonostante la distanza, le sembrava ci fosse qualcosa di insolito, ma non riusciva a capire cosa. Le venne istintivo sollevare il braccio destro per provare ad addentare una piccolissima parte del fungo "rimpicciolente" per cercare di risolvere il problema di quel collo assurdo che si ritrovava, ma, ovviamente, non poteva arrivare così in alto. Provò allora a piegare il collo, stando ben attenta a non pestare la faccia contro qualche ramo, e si rese conto che era flessuoso proprio come un lunghissimo serpentone. Era riuscita a curvarlo del tutto ed era pronta a tuffare la propria testa verso il basso, quando un sibilo acuto la fece trasalire e voltare di scatto.
"Un serpente! Un serpente con la testa di Lazuli!"
Una voce simile a uno starnazzo.
Una voce che la irritava e che allo stesso tempo le metteva ansia.
Una voce che conosceva bene, purtroppo.
Solo in quel momento, infatti, Lazuli si era resa conto che alle sue spalle si trovava una sorta di dirupo, sopra il quale la natura splendeva rigogliosa.
Davanti a sé una ragazza, mezza nuda e mezza vestita da oca, con tanto di ali piumate bianche sulla schiena e coda pennuta all'insù. I suoi lunghi capelli, azzurri come i suoi occhi, sembravano risplendere, così come il suo abbondante seno contenuto a fatica in uno striminzito body di piume bianche che lasciava ben poco spazio all'immaginazione.
Lazuli digrignò i denti e strinse i pugni, così lontani dalla sua faccia.
Ripensò alle parole di Cell, a quelle con cui si era congedato.
Era davvero quella la sua paura più grande? Un'innocua ragazza con l'aspetto e il cervello da oca? Con una voce stridula e con un perenne modo di fare sfacciatamente ammiccante e volgare?
Si odiava per questo, ma la verità era che ultimamente quella ragazza era la sua paura più grande.
Perché temeva che le avrebbe portato via Radish. Se non l'aveva già fatto.
 
"Lazuli serpente! Lazuli serpente!" cantilenava gioiosamente la ragazza oca, ridendo e battendo le mani per tenere il tempo.
"Non sono mica un serpente" ringhiò Lazuli, minacciosa. "Tu, piuttosto, perché sei conciata come un'oca? Eh, Marion?"
Guardava male quella ragazza disinibita e smaccatamente volgare che andava quasi ogni giorno nel locale dove lavorava Radish e ci provava con lui, ronzandogli sempre intorno.
A lui poteva piacere davvero una persona così frivola? Poteva provare attrazione per lei, anche solo per divertirsi qualche notte?
Lazuli rabbrividì. Non si sentiva pronta nemmeno a immaginarselo ad avere un rapporto occasionale, con quella ragazza o con nessun'altra. Quando era successo, in passato, ne aveva sofferto senza darlo a vedere, ed era forse in quei momenti che aveva capito quanto fosse forte quello che provava per lui.
Perché allora non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo? E perché lui non si era mai fatto avanti?
Lazuli si stava facendo trascinare in un vortice di rimpianti e paranoie come suo solito, ma non poteva mollare. Non ora che sentiva Radish sempre più vicino. E non ora che si trovava davanti a Marion.
Non gliel'avrebbe lasciato.
"Marion non capisce! Marion non capisce!" cantilenava la ragazza dai capelli azzurri, facendo ciondolare la testa a destra e a sinistra allo stesso ritmo del suo più che abbondante seno e richiamando Lazuli alla realtà.
"Piantala" sibilò la bionda, irritata.
"Perché sei sempre imbronciata?" ridacchiò ancora Marion, prima di voltarsi e sculettare sensualmente, senza staccarle gli occhi di dosso.
Indossava solo un perizoma formato da un filo bianco molto sottile che terminava in alto con un codino da oca.
Lazuli distolse lo sguardo. Doveva ammettere che quella ragazza odiosa aveva tutte le forme al posto giusto, pur non avendo un cervello. Non si sentiva certo inferiore a lei per bellezza, ma la vedeva come una rivale davvero temibile. Le mancavano classe, personalità e intelligenza, ma non certo la faccia tosta e la sicurezza nei propri mezzi. Il tutto abbinato a una bellezza dirompente.
"Mi sta bene il mio nuovo costume?!" le domandò starnazzando.
"Non mi interessa quello che indossi, voglio solo tornare normale e andarmene di qui" rispose Lazuli, asciutta.
Marion si voltò e si avvicinò a lei, zampettando sull'erba fino all'orlo del precipizio e guardando verso il basso, alla ricerca del corpo di Lazuli.
"Certo che hai un collo davvero luuungooo!" commentò, divertita. "Sembri un brontosauro! Però hai anche qualcosa d'altro di diverso..." aggiunse pensierosa, portandosi il dito indice alla bocca e cominciando a mordicchiarselo lentamente.
"È ovvio che sono diversa, mi sembra evidente! Ho mangiato un fungo e...".
"Ma certo! Adesso ho capito!" la interruppe Marion con un urlo stridulo e battendo le mani, facendola innervosire ancora di più. "Ti sei rifatta le tette! Le volevi grosse e sode come quelle di Marion!"
"Eh?!" sbottò Lazuli.
Non aveva mai pensato di rifarsi il seno, tanto più per il fatto che era messa molto bene già di suo e ne aveva uno proporzionato al suo fisico. Cosa stava farneticando quell'oca?!
"Certo, eri bellissima anche prima, Lazulina, ma ora lo sei ancora di più! Eri invidiosa delle mie?!" la provocò Marion, afferrando a due mani il suo seno e stringendolo per sollevarlo.
"Ma cosa stai dicendo?! E non chiamarmi in quel modo!" ringhiò la bionda.
"Sei carina quando ti arrabbi!" rise l'azzurra. "Ma... ti sei fatta anche dei tatuaggi sul seno?! Wow, è una cosa molto... hot! Li voglio anch'ioooo!"
Lazuli torse il collo e lo fece zigzagare verso il basso fino a raggiungere il suo corpo, e trasalì quando si rese conto che quell'oca odiosa non aveva detto del tutto una sciocchezza: il seno le era cresciuto di almeno una taglia, e sopra quello destro era comparso un tatuaggio che recitava "Eat me", mentre sul sinistro uno con la scritta "Drink me". Il resto del suo corpo sembrava a posto, era quella l'unica variante oltre all'assurdo collo che si ritrovava.
Raddrizzò il collo e tornò con la testa dalle parti di Marion, che stava ancora guardando verso il basso.
"Wow, posso palpartele?! Se vuoi ti lascio toccare anche le mie... e non si sa mai come potrebbe svilupparsi la situazione..." ammiccò, lasciva, tornando a guardare Lazuli negli occhi e avvicinandosi al suo volto. "Preferisco gli uomini, però tu, beh...".
"Ti ho detto di piantarla!" arrossì lievemente Lazuli.
Possibile che quell'oca odiosa e lasciva gliela stesse buttando lì persino a lei?
"E comunque non mi sono rifatta niente e non mi interessa essere come te. Deve essere un altro effetto di quel fungo maledetto..." aggiunse, sbuffando. "Me l'avrà dato apposta Cell, mi odia da sempre".
"Marion non conosce Cell!" le fece la linguaccia l'azzurra. "È bello?!"
"Decisamente no" sibilò Lazuli, inorridita.
"Ed è ricco?"
"Direi di sì... almeno, lo è nel mondo da cui arrivo...".
"Wow! A Marion piacciono quelli ricchi!" esultò l'azzurra, alzando le braccia al cielo e rischiando di far uscire il seno dallo striminzito top di piume che indossava.
"Non avevo dubbi...".
Le due ragazze rimasero in silenzio per qualche istante, ma si vedeva che Marion stava studiando Lazuli, fissandola con aria furba.
"Rady è un gran figo, vero?" disse dal nulla.
I suoi occhi azzurri brillavano, mentre Lazuli la ricambiava sprizzando gelido fuoco dal suo sguardo glaciale.
Non sopportava che qualcuna lo chiamasse "Rad" come faceva lei, figurarsi se una si azzardava a chiamarlo "Rady", come era solita fare Marion.
Lazuli inarcò un sopracciglio e strinse in pugni così forte da farsi da male. Cercava di mantenere il controllo, non voleva rispondere a quelle evidenti provocazioni. Ma non poteva fare a meno di pensare a certe scene a cui aveva assistito, come quando quell'oca lo abbracciava, lo prendeva per mano per trascinarlo con sé o gli si aggrappava al braccio, stringendosi a lui. Tutto questo durante il turno di lavoro di Radish, e, spesso e volentieri, aveva avuto la sensazione che tutto questo venisse ostentato ancora di più se era presente anche lei. La voleva sfidare?
"Non ti serve avere il mio parere su Rad, immagino" provò a liquidarla Lazuli.
"Sei la sua ragazza?" domandò a bruciapelo Marion.
"No" rispose la bionda, distogliendo lo sguardo.
"Eppure ne ero quasi sicura, all'inizio..." si picchiettò il dito sul mento l'azzurra.
"Se ne eri così sicura, allora, perché ci provi con lui?" sibilò la bionda.
"Beh, perché non ne ero sicura! E perché mi è piaciuto subito!" scoppiò a ridere Marion. "Comunque, visto che non state insieme, posso prendermelo io?"
Il cuore di Lazuli cominciò a battere più forte. Il sangue le ribolliva nelle vene.
"Tu... prenderti Rad?" sillabò, tornando a incatenare i suoi occhi di ghiaccio a quelli quasi sgranati della sua rivale.
"In fondo non state insieme, no? Quindi, se Rady diventasse il mio ragazzo o se venisse da me per divertirsi e godersi quello che ho da offrirgli... a te non importerebbe nulla, giusto?"
Lazuli deglutì il nulla, in silenzio, cercando di resistere all'impulso di tirarle una testata.
Però, in fondo, lei che diritti aveva su Radish? Cos'erano loro due?
"Allora me lo prendo io Rady!" annunciò trionfale Marion, interrompendo i suoi pensieri.
"Scordatelo" ringhiò Lazuli, con un filo di voce.
"Eh?!" ribatté Marion, stupita.
"Ho detto che non puoi. Che non te lo lascio" ribadì la bionda, glaciale e improvvisamente sicura di sé.
"Ma uffaaa! Però voi due siete solo amici, giusto? Amici che non fanno neanche sesso insieme ogni tanto..." piagnucolò Marion.
"Non ti darò mai Radish" scandì per bene Lazuli.
"Lasciamelo!" alzò il tono della voce l'azzurra, incrociando le braccia sotto il seno, capricciosa.
"Ti ho detto di no. Non farmelo ripetere" rispose Lazuli con apparente distacco.
Marion sgranò gli occhi, ora lucidi per la rabbia e la frustrazione. Sembrava arrabbiata.
"Ma Rady non è il tuo ragazzo! Non è roba tua!"
"Rad... Radish è mio! Non te lo cederò mai! Non te lo lascio! Hai capito, razza di oca?!" sbraitò Lazuli.
Ansimava. Era strano per lei perdere il controllo. Strano, ma liberatorio. Aveva le idee chiare, si sentiva bene.
"Non ti piacerebbe allora fare una cosa a tre con me e Rady? A me piacerebbe... tu mi piaci!" buttò lì con nonchalance Marion, seppure ancora un po' imbronciata. "Mi piacerebbe farti...".
"Non mi interessa cosa vorresti farmi!" la interruppe Lazuli, carica di adrenalina e sempre più irritata dalla ragazza oca. "Mi interessa però sapere se sei già andata letto con Rad".
"Uuuhhh... vuoi sapere se ci sa fare? Se sa come far godere una donna? O vuoi sapere quanto ce l'ha lungo?" la provocò Marion, ammiccando e accennando un sorrisino che mandò in bestia Lazuli.
"Rispondi alla mia domanda!" sbottò, allungando il collo, minacciosa, fin quasi ad appoggiare la fronte contro quella di Marion.
Quando voleva, sapeva essere estremamente intimidatoria.
"Sei bella, lo sai, Lazulina?" accennò un sorriso di nuovo Marion, fissandole le labbra. "Secondo me tu piaci anche a Rady".
"Perché mi dici questo?! Non hai risposto alla mia domanda!" ringhiò la bionda.
"Ti dico questo perché non sono ancora riuscita a farmi sbattere da lui, anche se lo vorrei con tutta me stessa" ammise Marion. Sembrava sincera. "E questo, secondo me, è dovuto al fatto che gli piaci tu. Come potrebbe resistermi, altrimenti? Nessun uomo sa resistermi".
I lineamenti di Lazuli si distesero immediatamente, mentre tirava un sospiro di sollievo. Si sentiva stupida. Stupida, ma anche felice. Radish non aveva voluto portarsi a letto quell'oca nonostante lei gli avesse dato ben più di un'occasione per farlo.
"Sei ancora più bella ora che non hai il broncio, lo sai?! E te lo dico anche se hai quel collo lunghiiiiissimooooo!" aggiunse Marion, prima di afferrarle il volto tra le mani smaltate e baciarla.
Lazuli si irrigidì e sgranò gli occhi, colta alla sprovvista e priva di mani per allontanarla da sé. Erano infatti troppo lontane a causa di quel maledetto collo che si ritrovava. Sentì la lingua di lei insinuarsi nella sua bocca e cercare la sua, mentre le sue labbra morbide si adagiavano delicatamente sulle sue.
Era la prima volta che veniva baciata da una ragazza. Non aveva mai provato attrazione verso il suo stesso sesso, sebbene non avesse nulla in contrario nei confronti di nessuna inclinazione. Ma, soprattutto, non aveva mai provato attrazione verso Marion, una persona che non sopportava.
Sentì quella lingua che sapeva di zucchero filato accarezzarle la sua mentre cercava di divincolarsi dalla sua presa, finché riuscì a liberarsi con uno strattone del collo.
"Hai un buon sapore, Lazulina. È stato breve ma intenso" le sorrise Marion. "Sicura di non voler proseguire?"
"Ho altri problemi da risolvere, direi. Devo tornare normale" sbuffò la bionda, ancora confusa da quel bacio e dal sapore di quell'oca che si sentiva addosso.
"Beh, ma se è solo per quello, allora è semplice" allargò le braccia Marion, facendo ballonzolare il seno. "Ti basta palparti una tetta per rimpicciolire e l'altra per ingrandirti! Piano piano dovresti tornare alle dimensioni che vuoi!"
"Mi stai prendendo in giro?!" sibilò Lazuli, irritata.
"Perché dovrei? Se tornerai normale verrai a letto con me?" chiese l'azzurra. "Ti andrebbe di provare?" aggiunse, slacciandosi il reggiseno e lasciandolo cadere ai suoi piedi.
Lazuli guardò per un istante quei seni enormi e poi tornò a fissarla negli occhi, sbuffando.
"No, grazie..." rispose, mentre avvicinava le mani al proprio seno.
Si tastò quello destro, e subito sentì il collo cominciare ad accorciarsi.
"A quanto pare non mi hai mentito. Cercherò di odiarti di meno da oggi in poi..." accennò un sorriso Lazuli.
"Marion vuole bene a Lazulina!" rise l'azzurra, abbracciando la testa di Lazuli e spingendola in mezzo ai suoi seni nudi, quasi schiacciandola.
Lazuli si liberò accorciandosi di nuovo il collo, sbuffando, irritata da quei modi di fare così lascivi e dozzinali.
"Non chiamarmi mai più così. E vedi di stare alla larga di Rad. Lui è mio" stabilì, guardando male Marion, prima di sparire dalla sua vista.
Il suo collo si accorciava sempre più velocemente, percorrendo a ritroso lo stesso percorso tra i rami che aveva fatto quando si era improvvisamente allungato.
Lazuli dovette premere un po' il seno sinistro, oltre a quello destro, finché si rese conto di essere tornata esattamente come prima. L'unica cosa che non era cambiata era proprio il seno, più grosso di almeno una taglia ma contenuto nello stesso vestitino azzurro e bianco che si era ritrovata addosso poco prima, e che ora le sembrava più stretto, oltre che poco affine alla sua personalità. Anche quegli stupidi tatuaggi non volevano saperne di sparire, ma non aveva tempo per provare troppo imbarazzo per quel nuovo look che non rispecchiava la sua finezza.
Era di nuovo nel bosco, accanto al fungo sul quale Cell aveva abbandonato il narghilè. E, ora che era tornata alta 1 metro e 73, quel fungo le sembrava meno imponente di quando misurava meno di una trentina di centimetri.
Si guardò intorno, decidendo di incamminarsi dalla parte opposta a quella in cui aveva visto sparire la mostruosa cicala umanoide.
Si inoltrò nella vegetazione, finché, in lontananza, le parve di scorgere un palo di legno conficcato nel terreno con appesi sopra dei cartelli.
Sorrise, e si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Marion era stata fastidiosa da affrontare. Ancora più di Cell, perché aveva sempre avuto paura che lei gli avrebbe portato via Radish. Ma le era in qualche modo grata, perché grazie a lei era riuscita ad ammettere ad alta voce certe cose. A vedere chiaramente quello che voleva.
Radish.
Ora sapeva che non poteva lasciarlo a nessun'altra.
Voleva che fosse suo.
Voleva dirglielo, doveva dirglielo.
Non le importava del resto.
Ma doveva trovarlo, prima di tutto.
Guardò ancora in lontananza quello che aveva tutta l'aria di essere un cartello segnaletico e cominciò a correre in quella direzione.
Ce l'avrebbe fatta.
Doveva farcela.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: ben ritrovati, immagino che nessuno sospettasse che sarebbe stata Marion la protagonista di questo capitolo, anche se qualcuno aveva capito che la paura più grande di Lazuli riguardasse la possibilità di perdere Radish, e attualmente abbiamo visto che è proprio la disinibita ragazza dai capelli azzurri a darle le maggiori preoccupazioni da questo punto di vista.
In questo momento della storia originale Alice incontra una colomba quando le si allunga il collo, qui ho optato per un'oca perché si abbina bene a Marion secondo me, vi è piaciuta la scelta?
C'è anche scappata una piccola scena yuri, ve l'aspettavate?
Per quanto riguarda la parte del seno e dei tatuaggi di Lazuli ho preso spunto da una bellissima rivisitazione scritta e disegnata anni fa dalla bravissima Elena Mirulla, una delle mie autrici a fumetti preferite. Vedremo se e come Lazuli riuscirà a tornare del tutto al suo corpo originario, anche se almeno ha risolto il problema dell'altezza.
 
Ringrazio come sempre tutti voi che mi sostenete sempre e vi fate sentire vicini, anche adesso sto vivendo un momento in cui fatico a scrivere perché mi sono bloccato da prima delle ferie, quindi ho bisogno della vostra energia per ripartire!
Fatemi sapere se vi piace sempre questa storia, anche voi lettori silenziosi se volete, che devo cercare di rimettermi sotto a buttare giù nuovi capitoli.
 
Bene, cosa ci sarà scritto su quel cartello? Dove andrà Lazuli? Io posso dirvi che entra in scena un personaggio molto atteso (o meglio, due) sul quale mi avete posto tante domande in questi capitoli, e infatti il titolo è decisamente spoiler, ma ve lo dico lo stesso: "Lapis e C17".
Scopriremo qualcosa in più su questo mondo, tenetevi forte perché è un capitolo importante!
E mi piace l'idea di pubblicarlo proprio adesso che sono tornato a fare il cosplay del mio amato C17!
Grazie ancora, ci vediamo mercoledì!
 
Teo
 
 
 
   
 
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