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Autore: robyzn7d    04/09/2021    4 recensioni
“Quante assurdità in questa storia.”
Nami, seduta sul letto, ancora quello dell’infermeria, aveva ascoltato tutto il racconto informativo di quella mattina narrato da Robin, sulle vicende bizzarre della misteriosa bambina apparsa per caso nelle loro vite.
“Come al solito a quel testone di Rufy non interessa indagare” strinse i pugni “io voglio sapere tutto, invece.”
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STORIA REVISIONATA
Datele una seconda possibilità, chissà che non ve ne pentirete!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XII 
Parole amare 

 
 
 
 
 
 
“Stare insieme é più importante di come stare insieme.”
 
 
 
Tra spossatezza, il sentirsi fiacca ed essere gracile, in quella intimità che non si sarebbe mai aspettata avrebbe vissuto con nessuno, figurarsi con lui, non era capace di rendersi conto della realtà, le sembrava di essere dentro un sogno chimerico, quasi inopinabile, se non fosse per quel respiro affaticato che si schiantava sul suo corpo. Si era addormentato, Zoro, su di lei. Ne aveva sentito la fronte ancora calda, pensando quindi che i suoi discorsi e i suoi gesti potessero anche essere legati al suo stato delirante. 
Conosce i suoi lati più vulnerabili, Nami. E in quel momento, in cui riusciva a scorgerlo leggermente in viso, poiché la vista era coperta dalla cupezza della stanza e dal suo petto prosperoso, lo vedeva per la prima volta fragile. Respirava con la bocca, stremato dalla febbre, le guance appena arrossate, il sudore ai lati del capo, la pelle scottante e spesso veniva pervaso da un brivido di freddo che gli attraversava il corpo. 
Nami, anche se ridotta come lui, era più lucida, probabilmente aveva una o due linee in meno di febbre adesso e, mentre continuava a passargli la mano sulla testa, pensava a come fosse stato possibile quell’essersi ammalato per così poco. 
Era riuscita a tirar su la coperta per avvolgerli entrambi, sentendolo muoversi appena. Chissà se quel suo essere così avventato e stranamente bramoso di un contatto, rientrava in quel suo stato più vulnerabile. 
Nami ricordava bene di quando le aveva detto di essersi sentito così davanti a lei, e solo per delle stupide ferite che non voleva farle medicare. 
Ma quanto poteva essere orgoglioso? 
E invece, adesso, l’abbracciava. Si stava nuovamente lasciando andare a lei. 
Cosa nascondi Zoro? Che sentimenti? Quali bisogni? 
 

Lei voleva sapere la verità insita dentro di lui - tutta la verità; mentre voleva eludere la sua. 
Zoro é quella persona che si teme d’incontrare, di trovare sul proprio cammino, poiché riesce a guardarti dentro, a sapere tutto di te, a spingerti a dare tutta te stessa. Quella che fa battere il cuore al sol pensiero, al sol sfioramento. Che fa perdere i sensi. Quella che ti può ferire davvero, dando alla vita l'opportunità di colpirti forte, se dovesse andare male. E non ci sono mani con cui difendersi in quella camera interna di spettrali torture. 
Nami sa questo. 
Ed entrambi sono consapevoli che l’amore e il rispetto reciproco non sono mai mancati; quindi, non è questo che stanno realmente scoprendo, un sentimento radicato da tempo, che li avrebbe uniti comunque a prescindere.
'Stare insieme é più importante di come stare insieme.' 
E Zoro questo lo sapeva. Quella testa vuota poteva sbagliarne tre su quattro, ma quando ne azzeccava una, lo faceva bene. Così le aveva detto prima di crollare sul suo addome, quando l’aveva sentita tremare alla sua precedente affermazione.
Certo è che nelle parole di Zoro non c’è mai stato nessun accenno di romanticismo, ma sapeva arrivare dritto al punto, in qualche modo. 
Si, Nami ne era sicura, Zoro era quella persona che si teme d'incontrare, perché capace di cambiarti la vita. 
E lei, nonostante sentisse che in fondo erano sempre loro e lei era ancora sé stessa, tanto era comunque cambiato, come il bisogno di non riuscire più a rinunciare a quei contatti, per esempio. La preoccupazione per lui era uguale. La voglia di criticarlo c’era ancora. Di comandarlo pure. Era tutto dannatamente uguale. Ma quando si prova il cioccolato, e si scopre che questo piace, diventa difficile lasciarlo. E non importa per quanto tempo lo si ha evitato. Tutti quei sacrifici o pulsioni trattenute a lungo diventano futili, solo una grande e dolorosa perdita di tempo che scema con un solo piccolo e innocuo assaggio. 
 
Lui aveva scelto di vivere alla luce del sole e affrontare tutto della vita, uscire dal guscio e vivere il loro rapporto presente e futuro. Lei voleva l’opposto, scavare sempre più in fondo, scendere a patti con il fantasma del demone che le vive dentro e cercare in tutti i modi di sfuggire al possibile dolore dell’illusione. Nami, cercava di aggrapparsi in tutti i modi con stoicismo alla realtà, pur di non cedere. E per vivere la realtà serve coraggio, braccia e gambe per combattere, così che la guerra possa essere vinta. Ma era stranita poiché, nonostante tutto, anche Zoro era uno così, come lei, anche se si affidava sempre e totalmente al suo istinto e allo stesso fato. 
 
Quella specie di proposta che le aveva avanzato era stata priva di malizia o qualsiasi tipo di smanceria, ed ebbe comunque il potere di farla tremare. E lui aveva sentito. Questo probabilmente la imbarazzava più di ogni altra cosa poiché l’aveva messa in una posizione in cui si sentiva troppo scoperta.
Lei era sempre stata sicura di sé stessa, ma non appena lui l’aveva toccata, toccata veramente, con quello sguardo severo, sicuro, protettivo, capace di penetrare la pelle fino a sentirlo trafiggere, lei aveva avvampato, per la prima volta nella vita, e per un uomo. 
Sentirsi abbracciare in quel modo così semplice da lui era straniante ma al contempo piacevole ed elettrizzante. 
 
 
Lo sentì muoversi ancora più di prima, agitato. 
“Zoro?” 
Scese con la mano sulla sua fronte, scoprendo con piacere che forse era un po’ meno calda. 
“Uhm” 
Lui mormorava solo, un po’ confuso, solleticandole l’addome un’altra volta. Ma poi lo vide reagire svelto, resosi probabilmente conto della sua sfrontatezza, staccandosi dall’abbraccio e mettendosi seduto. Le coperte scivolarono via seguendo lo spostarsi del suo busto, e Nami rimase con una mano per aria. 
“Che ti prende?” 
Il respiro pesante non era cambiato poi molto, e mentre lui fissava il vuoto che aveva davanti, lei aveva intuito che si era sentito a disagio. 
“Sei ancora qua?” 
Zoro aveva perso quel tono semplice e leggero, e il suo parlare impulsivo era dovuto all’agitazione. 
“Ti sto controllando, scemo.” 
Ora che aveva riacquistato un po’ di lucidità, forse era stata la sorpresa di risvegliarsi all’improvviso in quell’abbraccio a farlo rizzare come un animale selvatico spaventato. 
Nami si mise seduta raggiungendolo alla stessa metà del letto, due mani sulla testa che lo sorpresero ancora. 
“Smettila!” Si oppose. Stava reagendo in modo irruente, ma solo a parole.
“Sta’ zitto!” Due mani che dalla fronte scesero alle guance, e poi una al collo, constatando sollevata che Chopper aveva fatto una nuova medicazione - prima non si era resa conto. “Sei ancora caldo, scordati di alzarti!” 
Lo sentì grugnire nervoso. Solo lei sapeva renderlo così suscettibile. Si vedeva che non era proprio abituato a stare male, sentendosi così debole e fragile, e a trovarsi poi avvinghiato a una donna, a lei, all’improvviso. 
“Sdraiati!” 
Era Nami che aveva acquisito il tono severo, adesso, lo stesso che rammentava che non avrebbe accettato disobbedienza. 
“Non darmi ordini!” 
“Ma come, qualche ora fa eri gentile e disponibile e adesso fai l’antipatico?”
“Succede quando qualcuno ti occupa tutto lo spazio.” 
Si era voltato per metà e lei le aveva viste subito le gote arrossate. Allora era vero che si era sentito in imbarazzo per averla abbracciata e per essersi addormentato in quel modo. Era nuovamente vulnerabile, e quello era il suo modo per reagire. 
Così decise di stuzzicarlo un po’. 
“Vuoi sposarmi ma non condividere il letto?”
“Smettila di farneticare.” 
“L’hai detto tu.” 
“È stato per la febbre.” 
“Sanji ha ragione, non ti prendi mai le tue responsabilità.” 
“Lascia fuori quello lì da questo discorso!” 
“ ‘Io ho già fatto la mia scelta…’ “ lo schernì, imitandolo nella voce. 
Lo vide quasi contorcersi. 
“Hai davvero deciso di farmi impazzire?” 
Ma aver alzato quei toni lo aveva costretto ad abbassare il capo e chiudere gli occhi per un forte mal di testa. 
La rossa lo notò subito e, preoccupata, lo tenne per un fianco, evitandogli di cadere a faccia in giù nel letto. “Insomma, vuoi sdraiarti?” 
Non sembrava più un ordine ma una seria preoccupazione. 
Lui non ripose ma si fece guidare lo stesso da lei che, indietreggiando e appoggiandosi allo schienale, lo fece appoggiare con la testa alla sua coscia destra, non dimenticando di tirare nuovamente la coperta fino al collo di lui. Preso dal mal di testa cronico, che ora sicuramente stava anche influenzando il suo umore più del dovuto, l’aveva lasciata fare, non avendo molti mezzi e forze per contrattaccare. 
Lei gli massaggiava le tempie e i cappelli, sperando che fosse il modo giusto per allietare quel fastidio. 
“Arrenditi…” gli disse vittoriosa. 
E allora non lo sentì più lamentarsi. 
 
 
Era sveglio però. E Lo sapeva bene anche lei, poiché il modo di respirare era differente. Però aveva ceduto, si stava facendo viziare in silenzio. Poteva essere quella una sua piccola vittoria?
 
 
 
 
 
Scoprirsi innamorato di una donna era per Zoro straniante quanto inebriante. Che bizzarra era la sorte! Che tiri balordi che poteva giocare, anche se da un certo punto di vista, potevano anche mozzare il fiato.  
Mai si sarebbe aspettato una simil situazione. E mai si sarebbe aspettato di discutere con Nami di cose come quelle: matrimonio, bambini, carezze. Le sue gote divennero più rosse, almeno quello che pensava stesse accadendo dentro di sé. 
Si imbarazzava per così poco, nonostante riuscisse a mantenere lucidità su tutta la questione. 
Lei, era la stessa Nami che lo aveva fatto impazzire un giorno sì e l’altro pure. Quella donna violenta, opportunista, fifona, che pensava sempre al vil denaro. 
Ma che c'entrava con lui? Quante volte l’avrebbe voluta mandare al diavolo? 
Eppure, quella chimica che vedeva i loro corpi ballare al minimo contatto, o quei cuori che battevano e si fermavano all’unisono, era molto più importante di tutto il resto, che in confronto erano solo piccolezze. 
Ma risvegliarsi così, scoprire che ogni debolezza lo rendeva cascante, un allocco in preda agli ormoni e sentimentalismi, lo aveva a dir poco agitato. Da che mondo e mondo avrebbe permesso a sé stesso di diventare un babbeo bisognoso di attenzioni e cure. E non che gli fosse dispiaciuto, affatto. Ma in quel momento, già provato per essersi mostrato debilitato, stava incolpandosi per aver anche perso le sue facoltà mentali da guerriero e il suo autocontrollo, che ormai, da giorni, era andato a farsi fottere. 
Il contatto con la pelle soffice di Nami lo aveva mandato in tilt, ancora più di tutte le altre volte. Stavolta aveva superato il segno, poiché non era del tutto cosciente. Anzi lo era in realtà, poiché era stato sé stesso ma senza troppe inibizioni, mostrando ciò che voleva fare e pensare. 
E ora ne pagava le conseguenze, togliendo fuori le unghie, per nascondere quella vergogna.  
 
“Allora? Mi dici che cos’è che avresti deciso?” 
E dal momento che lui aveva scelto il silenzio, Nami aveva optato per incrociare le dita in quei capelli, stringendoli un po’ in una presa e tirandoglieli appena a mo di incoraggiamento alquanto violento. 
“Lo hai già capito.” 
“Tu vuoi sposarmi.”
“Umh.” 
Nami recuperò il proprio coraggio, affacciandosi con la testa sopra la sua, fissandolo timidamente proprio mentre lo faceva anche lui. Per Nami non aveva senso rimandare a oltranza quella inderogabile conversazione e, nonostante la paura di quello che avrebbe scoperto andando in fondo, non poté fare a meno di affrontare la realtà dei fatti. 
Zoro lo aveva intuito dal solo sguardo e, sospirando arreso, capì che, anche se sotto il delirio della febbre, di doverla affrontare, e questa era probabilmente la sua più difficile battaglia. 
L’uomo distese le labbra, senza aspettare che lei aprisse bocca, incupendo all’improvviso lo sguardo. 
“Quel che è fatto é fatto, ormai. Dobbiamo accettarlo.” 
Lei mutò l’espressione sul suo volto, che da timido si contorse in qualcosa di intraducibile. 
“Io continuo a non capirti! Perché vuoi essere così enigmatico?” 
“Rin!” Le urlò dritto in faccia. “Vuoi impedirle di nascere?” 
Aveva stretto le mascelle, alzandosi allo stesso tempo dal suo grembo e mettendosi anche lui seduto, con il capo appoggiato alla spalliera. “Non comportarti da sciocca ignorando ciò che conta davvero.” 
La riprese bruscamente, senza più dedicarle attenzione o alleggerire il tono. Aveva smesso di avere tutti quei riguardi di quella stessa sera. Si era sentito troppo scoperto e troppo in fretta. 
Era stata solo la febbre a renderlo più docile? E quando era rimasto fuori sotto la pioggia con lei, non significava niente? E quando le aveva stretto la mano? 
“Quindi è questo che hai deciso. Sposarmi per permettere a Rin di nascere?” 
“Tu non vuoi che nasca?” 
Ancora brusco e antipatico. 
 
Nami si era già arresa. È come se in quel momento avesse confermato tutti i suoi dubbi e paure, come se in quelle parole fosse racchiuso un obbiettivo e non un sentimento. 
Stringeva i pugni forte, sentiva tutto il suo interno voler scoppiare. L’aveva ferita senza nemmeno rendersi conto. L’aveva squarciata. Il dolore che tanto avrebbe dovuto evitare si era già presentato, e anche prima del previsto. 
Lo captava che la stava osservando con la coda dell’occhio, ma non c’era modo per lei di trattenere le sue emozioni. 
“Perché ti arrabbi?” 
“Perché sei un idiota.” 
 
Era questa la migliore dichiarazione d’amore che meritava? Era questo il massimo a cui ambire per il suo futuro? 
Lui non aveva fatto altro che dirle di avere fiducia, di non avere dubbi, di lasciarsi guidare dal suo istinto, che infatti si era appena rivelato dannatamente vero. Lui non provava niente più dei sentimenti che già c’erano tra loro. Tutta quella sicurezza che aveva era legata solo al suo onore, al suo modo di essere così “giusto”. Non avrebbe mai impedito a quella bambina di nascere. Lui era così. E avrebbe sacrificato tutto per farlo. Era dannatamente buono. Ma anche dannatamente stupido e involontariamente crudele. 
“Non sappiamo nemmeno cosa significa la nascita di Rin.” Continuava a stringere i pugni arrabbiata e ferita. “E se nel futuro la sua esistenza rimanesse invariata, cosa faresti?” 
Il silenzio era diventato tensione, la tensione era diventata ansia, l’ansia era diventata rabbia. 
“Ma io che diavolo ne so.” 
Denti serrati, sguardo furioso, una nota di imbarazzo nascosta sotto quegli strati di pelle. “Allora non saresti costretta a sposarmi, se questo ti preoccupa tanto.” Aveva messo le braccia incrociate, segno che stava riprendendo a muovere meglio la muscolatura. 
Già da un po’ si era allontanata da quella spalliera e, adesso, era voltata per guardarlo dritto in volto, in quella sua solita posa arrogante.  
‘Stare insieme é più importante di come stare insieme.’” 
Ancora una volta riportava in aria una frase sua che le aveva fatto battere il cuore. “Sbaglio o sei stato tu a dirlo?” 
Ingurgitò qualcosa lui, probabilmente era saliva. “Eh allora?” Nervoso e imbarazzato, ma non si lasciò scomporre di più. 
“Eh allora devo averla proprio fraintesa!” 
Uscì dalla trappola della coperta, tirando fuori le gambe, pronta per scendere dal letto e fuggire da quella stanza, delusa e amareggiata. 
Lui lo aveva capito subito che stava andando via, scappando come al suo solito da quella piccola battaglia confusa, senza vincitori ma solo vinti. 
E ancora una volta si trovava combattuto: voleva stare solo, ma sapeva anche che ne avrebbe risentito di quell’assenza, dopo. “Non dovevi controllarmi?” 
“Mi pare che stai bene.” 
Stava infilando le ciabatte ai piedi. La posa rigida, il viso contratto, i segni delle unghie conficcate nella pelle delle mani rimasti visibili. 
Aveva superato il letto sotto il suo attento e silenzioso sguardo.
“Zoro” una volta arrivata alla porta, immersa nella cupezza della stanza con un solo lumino acceso, che era lo stesso buio che ora viveva dentro di lei, lo aveva chiamato senza però guardarlo in volto. 
“Io non ho alcuna intenzione di sposarti. Nè ora, né mai.”  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice________________________________
Eh. 
Capitoli medi, capitoli lunghissimi e capitoli corti come questo. 
Insomma, non riesco proprio a fare una migliore suddivisione in capitoli, ma mi lascio trasportare dal sentimento che voglio tramettere all’interno dello stesso.  
 
Che dite, c’è troppa glassa? 
 
Zoro, Zoro, Zoro, stavi andando bene. E adesso perché hai rovinato tutto? 
 
A presto,
Roby 
 
 
   
 
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