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Autore: Greenleaf    04/09/2021    2 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 25
 
 
Nonostante lo scontro brutale contro le armate di Mordor, la città di Minas Tirith si stava riprendendo lentamente. Erano trascorsi due giorni dalla terribile guerra che si era consumata fuori dalle mura e vi erano dei segni di ripresa, piccoli, ma importanti. Eowyn era tornata a camminare, trascorrendo i pomeriggi in compagnia di Eldihen, felice di averla ritrovata, ma per lo più emozionata dal corteggiamento galante che stava ricevendo da parte di Faramir. L’uomo le spediva dei messaggi con Draghetto, attendendo che lei si affacciasse dal suo balcone. Eldihen sosteneva che loro formassero una splendida coppia. Era proprio contenta di rivedere l’amica radiosa, specie dopo aver ascoltato del rifiuto di Aragorn e di tutte le peripezie affrontate in guerra.
 
Anche se la ferita al petto era visibilmente migliorata, Eldihen ogni mattina si recava nella sala degli ammalati per far visita a Madeos che, dopo una notte passata agonizzante aveva riaperto gli occhi e dal quel momento la guaritrice Aimi non l’aveva mai lasciato. Eldihen era certa che la giovane donna in cuor suo iniziasse a provare qualcosa per il soldato e, i suoi dubbi vennero confermati una sera, quando la vide baciarlo sulle labbra mentre lui dormiva. Era felice per il giovane, anche perché il suo cuore in quelle ore gioiva grazie alle attenzioni di Legolas, che le era stato sempre vicino, sostenendola.
 
Quando il terzo giorno si rialzò dal letto, immersa nella luce soffusa che filtrava dalle finestre, percepì che dietro di sé non vi era nessuno, vide le lenzuola vuote, ed Eldihen si allarmò. Alzando la testa dal cuscino tastò le coperte in disordine, chiedendosi dove fosse andato Legolas. Guardò la stanza con sospetto, cercando i vestiti sparsi a terra, prima di alzarsi, coprendo il corpo nudo con un lenzuolo, per poi afferrare gli indumenti, indossandoli frettolosamente. Diede uno sguardo fugace alla stanza: i vestiti di Legolas non erano più sul pavimento, eppure ricordava benissimo che lui li aveva lanciati insieme ai suoi. Lo specchio le tornò il suo riflesso, ed Eldihen guardò il suo volto meravigliato per qualche istante. Doveva andare a cercare le’elfo.
 
Non perse tempo uscendo dalla loro camera da letto, allacciandosi il corpetto alla vita mentre camminava. Si inoltrò nell’androne silenzioso, fino a raggiungere, dopo aver superato l’ampio piazzale, l’interno del palazzo, recandosi di gran fretta con le braccia conserte nella sala del trono, convinta che l’elfo fosse lì.
 
Una luce bianca la travolse completamente ed Eldihen prima di oltrepassare  il piccolo arco venne accolta dalla voce di Aragorn, Gimli e Legolas prima ancora di vederli. Si fece coraggio e camminò osservando le colonne imponenti, sistemandosi la gonna mentre procedeva con titubanza, muovendo gli occhi alla ricerca dei compagni. Era un po’ ansiosa ed impreparata. La guerra l’aveva traumatizzata al punto da farla impensierire per motivi futili. Quella mattina l’assenza di Legolas l’aveva destabilizzata.
 
 L’elfo dal canto suo aveva a malincuore lasciato la stanza, ed adesso si trovava fermo a discutere con Aragorn del piano che avrebbe aiutato Frodo. Mentre parlavano la vide spuntare da dietro un pilastro in marmo e, incrociando la sua espressione meravigliata si voltò nella sua direzione, imitato dall’amico Gimli. La sala era piena di uomini e Gandalf insieme ad Eomer si trovavano vicino alle porte, parlando animatamente riguardo alcune disposizioni che Eldihen preferì evitare di ascoltare. La ragazza camminò verso Legolas, spostando gli occhi azzurri da lui, per fissare il volto deciso di Aragorn che silenziosamente la guardava con una nota di dispiacere che Eldihen colse all’istante. Per tale ragione, strinse le maniche bianche del vestito, mordendosi un labbro. Era nervosa.
 
“Buongiorno” salutò fermandosi di fianco ai compagni. Legolas ed Eldihen si scambiarono un lungo sguardo, e fu come leggersi dentro. L’elfo mosse un passo nella sua direzione, sfiorandole con le dita la lunghezza del braccio.
 
“Sarei venuto io da te” confessò con un tono di voce deciso, ma al contempo preoccupato. Guardò i suoi occhi limpidi, le labbra rosse, desiderando imprimere nella mente l’immagine del suo volto. Non doveva dimenticarla.
 
“Che succede?” chiese Eldihen avvertendo un strano presentimento. Fissò gli occhi di Legolas, per poi voltarsi verso Gimli che silenzioso si appoggiava all’ascia, per poi fermarsi a scrutare il volto serio di Aragorn che sembrava il più deciso di tutti loro “Il palazzo è silenzioso. Perché vi siete riuniti qui dentro?” osservò l’arco da cui era venuta, coperto da due colonne dalle venature grigie.
 
“Dobbiamo discutere di alcune cose. Pianificare” Aragorn la guardò, passandosi il pollice sulla barba spinosa. Spostò il suo sguardo su Legolas, come a fargli capire che fosse necessario chiarire ciò che sarebbe accaduto ad Eldihen. Non avrebbe aperto bocca, toccava all’amico darle delle esaurienti spiegazioni.
 
“Pianificare?” ad Eldihen non piacquero quelle parole. Un raggio di luce colpì il petto coperto dalla stoffa drappeggiata del vestito, riscaldandola, anche se nemmeno il calore del sole riuscì a tranquillizzarla, infatti, completamente confusa si voltò verso Legolas, con gli occhi pieni di domande. I capelli ondulati che le ricadevano sui fianchi ed i pugni delle mani schiusi.
 
“Non voglio vederti preoccupata” ammise Legolas posando una mano sul suo volto. L’accarezzò lievemente, provocandole un brivido lungo la schiena, consapevole che nulla l’avrebbe potuta consolare, che sarebbe stato difficile separarsi da lei un’altra volta, dirle che avrebbero dovuto rinunciare ai loro sogni, ma che sarebbe rimasta nel suo cuore per sempre.
 
 Anche se non parlò, Eldihen sembrò comprendere e, con uno sguardo carico di ansia lo supplicò di spiegarsi. Non riusciva a tollerare il silenzio che si era creato “Ne avrei motivo ad esserlo?” chiese a bassa voce, vedendo le labbra di Legolas incurvarsi.
 
“Devi rimanere serena e al sicuro” l’afferrò dalla mano e dopo essersi scambiato una fugace occhiata con i suoi amici, Legolas trascinò la ragazza in disparte, vicino alla prima colonna accanto il trono del re. Dovevano parlare, bisognava che lui le fornisse ogni spiegazione, anche se avrebbe preferito che quel momento non arrivasse, pur sapendo dal principio ciò a cui andava incontro.
 
Draghetto sbucò da dietro l’arco, con un mantello verde, dei pantaloni di lino che gli lasciavano scoperte le caviglie, la spada di legno stretta tra le dita e gli occhioni dolci spalancati. Era felice di aver trovato Eldihen, ma quando la vide parlare con Legolas si nascose, sedendosi a terra, attento ad osservare i due.
 
“Dimmi che sta accadendo? Perché stamattina mi hai lasciata sola?” chiese allarmata agitando il capo da un lato all’altro, per non perdersi i volti sconcertati di Gimli ed Aragorn, che nei loro cuori pregavano che Eldihen prendesse bene la notizia.
 
“Mi spiace essermene andato, avresti dovuto riposare, sarei venuto da te” le accarezzò le spalle, intrappolando una ciocca di capelli tra le dita. I loro occhi si incontrarono ed in quel momento la determinazione di Legolas crollò “Un altro scontro ci attende” confessò dopo svariati momenti trascorsi a guardarla in silenzio.
 
Eldihen fu come colpita da un fulmine. Rimase immobile, con gli occhi velati da domande, pensieri, preoccupazioni e paura. Ma cosa significava? Non riuscì a muovere un dito, nemmeno quando Legolas le toccò le labbra con i polpastrelli caldi, alzandole il mento per inchiodare il loro sguardo “Ma cosa stai dicendo? Di quale scontro stai parlando?” gli chiese con voce rotta, sperando di aver frainteso. Non poteva essere serio. Vide Gimli ed Aragorn avvicinarsi con discrezione, comprendendo il suo stato d’animo. Volevano esserle vicini.
 
“Marceremo verso i neri cancelli”         
 
“No” agitò la testa sconvolta, sbattendo le ciglia. Un’altra ferita colpì il suo cuore e nemmeno le carezze di Legolas riuscirono a rassicurarla. Non poteva essere “Ma che storia è mai questa?” alzò la voce, digrignando i denti, con le lacrime a velarle le iridi chiare “E’ una follia. No, non è vero” si allontanò da lui, come se fosse stata colpita da una sua freccia, ma Legolas svelto la seguì, fino a vederla appoggiarsi al pilastro.
 
“Lo dobbiamo fare Eldihen” tentò di prenderla dal polso per poterla stringere tra le sue braccia, ma non ci riuscì poiché lei si dimenò, ostacolandolo. Legolas la guardò e provò tristezza nel vederla impaurita ed arrabbiata nei suoi confronti, si voltò solo per ricercare gli occhi del ramingo che era dietro di lui.
 
“E’ l’unico modo che abbiamo per aiutare Frodo” spiegò Aragorn decidendosi ad affiancarla, insieme a Gimli che, anche se in difficoltà di fronte alla reazione di Eldihen, le accarezzò il dorso della mano amichevolmente.
 
“Devi farti forza Eldihen” le disse Gimli alzando il volto per guardare quello dell’amica. I loro occhi si incrociarono, ma Eldihen non sorrise, né guardò Aragorn. Chiuse le palpebre, la luce che filtrava dalle finestre era fastidiosa, avrebbe preferito vagare nell’ombra dei suoi pensieri. Era stata una sciocca a credere che fosse tutto finito.
 
“Perché fate questo? Rischiare la propria vita è da pazzi, andate incontro alla morte” li rimproverò, guardandoli negli occhi pieni di timore, sentendoli sbuffare, scambiarsi sguardi silenziosi, senza parlarle, come se lei non comprendesse a pieno le loro bizzarre motivazioni “Non andate. Restate qua” risuonò come una supplica sconsolata. La voce rotta da un eminente pianto, gli occhi languidi ed il cuore in subbuglio.
 
“Mi spiace Eldihen, ma è il nostro compito” rispose Aragorn con amarezza. Gimli chinò il capo, incapace di aiutarla a superare il brutto momento, poteva comprenderla.
 
Legolas la fissò, sperando che lei comprendesse, smanioso di prenderla a sé, abbracciarla, consolarla come desiderava, tra le sue braccia. La vide annuire distaccatamente, con una rabbia nascosta e, dopo aver morso violentemente il labbro inferiore, aprì le braccia per spostare l’elfo dal suo percorso, con la testa abbassata, le labbra tirate, gli occhi umidi, allontanandosi sotto lo sguardo sorpreso di tutti e tre, in direzione del passaggio aperto che portava alle stanze del palazzo.
 
Eldihen si mosse in direzione dell’arco da cui era venuta, asciugando velocemente le lacrime che solcavano il suo volto, scomparendo dalla sala del trono, seguita da Legolas che guardando i suoi capelli ondeggiare, sperò di parlarle tranquillamente.
 
“Eldihen!” la  richiamò con preoccupazione, passando l’arco nella mano sinistra, Era talmente preso da lei che non si accorse nemmeno del bambino che si era nascosto dietro un vaso e che li stava seguendo, gattonando a terra per non farsi scoprire “Eldihen fermati” affrettò il passo, determinato a raggiungerla. Aveva immaginato la sua reazione, ma un conto era vivere quel momento, vederla camminare lungo il corridoio di marmo, a testa bassa, con le braccia conserte e l’abito chiaro che si confondeva con il pavimento lucido.
 
Quando Legolas finalmente riuscì a prenderla dalle spalle e girarla verso di sé, fu trafitto da una raffica di pugni sul petto e, senza capirne il motivo, lasciò che Eldihen sfogasse la sua rabbia, vedendo le sue guance rosse, la punta del naso ricoperta da gocce di lacrime “Se tu mi volessi bene non mi faresti questo” i colpi si fecero deboli, ma il petto di Legolas sembrò sopportare il peso di un macigno. Eldihen allontanò i pugni, era estremamente nervosa, non riusciva a parlare, in quel momento aveva così tanti pensieri che le risultò difficile spiegarsi. Legolas prima che lei si voltasse, o si allontanasse da lui, la bloccò dai polsi, abbassando  il viso per guardarla bene, mostrandosi realmente dispiaciuto.
 
“Tiro na nin Guardami” la sua voce era vibrante, tanto che Eldihen si ritrovò imprigionata dai suoi occhi azzurri “Sai che tengo a te più della mia vita. Quando sono partito per questa missione ho prestato giuramenti e, quando ho deciso di aprirti il mio cuore mi sono promesso di proteggerti da ogni cosa”
 
“Giuramenti? Ma non capisci che stai andando incontro alla morte? Non posso sopportarlo, specie dopo ciò che è successo in questi giorni, per te non ha avuto valore? Sai del dolore che mi stai donando con questa decisione assurda? Mi hai chiesto di sposarti, mi stavi forse prendendo in giro? ” chiese gesticolando freneticamente con le dita, con la voce spezzata e alta, quasi urlandogli in faccia, ascoltando il cuore che batteva così tanto da sentirsi stremata. Dovette interrompersi per riprendere fiato, senza staccare gli occhi dal volto pallido dell’elfo.
 
“Non devi dirlo” serrò le labbra corrugando le sopracciglia. Aveva deposto l’arco dietro la faretra, e la fissava in silenzio, senza contraddirla, per lasciarla parlare a ruota libera, allarmandosi solo quando udì la sua voce strozzata, vedendo sulle guance delle chiazze rosse ”Io non ti ho mai presa in giro, ho sempre seguito il mio cuore, pur sapendo che sarebbe stato difficile rimanerti accanto in un momento simile, e se ti ho chiesto di sposarti l’ho fatto perché lo desidero. Ma nulla ancora era stato deciso” parlò pacatamente, mostrando per l’ennesima volta la sua profonda saggezza. Teneva braccia conserte, leggermente indignato dall’ultima frase che aveva ascoltato. Come poteva pensare ad una cosa del genere? Era stato sempre onesto nei suoi confronti e verso lei, amandola senza riserve.
 
“E allora non andare” si lasciò guidare dallo sconforto, spostandogli le braccia dal petto per afferrarlo dal colletto argentato che spuntava dietro la tunica verde. Lo strinse,  tastando ruvida la stoffa e costringendolo ad abbassare il volto, per guardarlo con intensità “Stai con me, convinci gli altri a rinunciare a questa follia. Non mi lasciare” lo scongiurò, passando un dito sul suo mento. Non sembrò molto convinto e, nel muovere le pupille dentro gli occhi  di Eldihen si lasciò sfuggire una smorfia di dispiacere. Voleva rimanere con lei, ma aveva promesso lealtà a Frodo ed avrebbe mantenuto la parola, ne andava del suo onore, della fedeltà verso i suoi amici.
 
“Rimarrò con te dopo la fine di questa battaglia” si fece serio, posando con delicatezza la mano sul braccio di Eldihen “Comprendimi come io ho fatto con te in ogni occasione. Non posso abbandonare un compagno nel momento del bisogno. Per la sua salvezza e per la salvezza della Terra di Mezzo” le accarezzò un fianco, rispecchiandosi negli occhi lucidi di Eldihen che annuì, assimilando con contrarietà quella brutta decisione.
 
“Ehi, vai via” dopo aver assistito al dialogo dei due dentro il lungo corridoio, il piccolo Draghetto si rialzò da terra e, con uno scatto fulmineo scivolò sotto le gambe divaricate di Legolas, alzandosi in piedi,  con le manine che si aggrappavano alla gonna di Eldihen “Questa bimba è mia. Non devi sgridarla” aiutato dall’elfa il bambino si alzò completamente da terra, guardando Legolas con degli occhi che volevano apparire minacciosi, ma che strapparono un mezzo sorriso al principe.  
 
“E tu chi saresti?” dopo essersi scambiato uno sguardo con la ragazza vedendola sorridere per mezzo secondo, si chinò per raggiungere Draghetto, passandogli una mano sui riccioli biondi, intenerito dal faccino paffuto e dalla dolcezza che trapelava dai suoi occhi socchiusi.
 
“Io sono Draghetto” si presentò strappando un altro sorriso a Legolas “Ma non ha importanza. Non devi far piangere Eldihen” strinse le labbra, guardando Legolas sogghignare.
 
“Non farei mai piangere Eldihen” gli assicurò alzando gli occhi sulla ragazza che teneva le spalle al bambino “Dovrò mancare per un po’, ti prenderai tu cura di lei?” chiese vedendo i suoi occhi illuminarsi.
 
“Si promesso” alzò il mignolino, saltellando soddisfatto quando Legolas lo strinse al suo.
 
Eldihen vide Legolas rialzarsi, si costrinse a mordersi un labbro per evitare di impensierirlo come poco fa. Sapeva che lui sarebbe stato vicino ai compagni e si sentì per un attimo egoista a volerlo trattenere, ma non ce la faceva proprio a rimanere in silenzio.
 
Si guardarono, fino a che lui le prese il volto con entrambe le mani “Spero tu non ce l’abbia con me” il loro respiro si mischiò e Legolas la baciò sulle labbra.
 
“No. Torna presto però” si separò da lui solo per parlare, lasciandogli un altro bacio sulle labbra, sentendosi abbracciata dalle sue braccia. Si accucciò al suo petto sconsolatamente, sapendo benissimo il rischio che correva.  Si aggrappò al tessuto della veste con forza, non volendolo affatto lasciare “Ti aspetterò”
 
Tornarono in sala insieme a Draghetto. Eldihen godendo delle ultime attenzioni dell’elfo, si lasciò guardare e baciare, fino a vedere le porte del palazzo spalancate e le nubi di Mordor farsi vicine, dietro l’albero bianco del re. Gli uomini fuori si stavano organizzando, prendendo gli ordini di Gandalf ed Aragorn. Le armi erano pronte, ma il coraggio dei soldati era appeso ad un filo. Gondor non era pronta ad un altro scontro e, in quel momento, dal largo giardino, spuntò Eowyn che, raggiunse suo fratello Eomer per abbracciarlo, con la stessa disperazione di Eldihen. Le due donne quasi avvertirono l’una la presenza dell’altra ed Eldihen alla soglia della sala, guardò Eowyn , ricevendo da parte dell’amica uno sguardo dolce.
 
Dovette accomiatarsi e salutare con rincrescimento il nano, che aveva superato i gradini per abbracciarla. Si chinò e gli lasciò un bacio in fronte augurandogli il meglio. Eldihen giurò di averlo visto in lacrime ma Gimli, per depistare i suoi sospetti si girò, lasciando il posto ad Aragorn.
 
“Se mai dovessi tornare, ti concedo di prendermi a schiaffi per averti fatta preoccupare” disse accarezzandole la testa. L’abbracciò, massaggiandole la schiena. Non avrebbe voluto vederla triste come in quel momento di sconforto. La sentì piangere e trattenere i gemiti, le baciò la fronte poi, con un lieve cenno di capo la lasciò al suo Legolas.
 
Gli occhi di Eldihen finirono sull’elfo. Il suo sguardo celava molte più parole di quelle dette e Legolas  sembrò coglierle, rispondendo a quell’occhiata muta, penetrante, intima. Arricciò le labbra, corrugando le sopracciglia e si servì del solo linguaggio del corpo per consolarla. Non c’erano parole adatte per dirle che forse non ci sarebbero più stati momenti per loro due “Non voglio tu faccia cose azzardate, te ne prego, non stavolta” azzerò completamente le distanze, disinteressandosi dei soldati fuori nel piazzale. Rimasero fermi davanti la soglia, illuminati dalla sola luce del mattino, minacciati dalla vista del monte Fato e dalle ombre che parevano raggiungerli. Legolas posò le dita sul suo volto liscio sentendola gemere guardando gli occhi sgranati e le labbra tremanti “Fallo per me, saperti in pericolo mi  distruggerebbe, pensa che devo affrontare una battaglia e che una distrazione di questo tipo potrebbe costarmi la vita” confessò spiazzandola totalmente. Non le aveva mai detto qualcosa di simile, non volendola impensierire ma, dopo aver passato dei momenti di forte preoccupazione durante il precedente conflitto, preferì esporsi, sperando che Eldihen se ne stesse buona e non lo seguisse o facesse altre pazzie.
 
“Io non voglio questo” tremò sentendosi in colpa. Non aveva mai considerato quell’ipostesi ed in quel momento si sentì piccola, piccola, rabbrividendo davanti a lui. Ma come l’aveva fatto sentire per strappargli quelle parole dalla bocca? “Devi rimanere concentrato, non pensare a me, non voglio che ti capiti nulla” disse con un filo di voce, con un tono troppo sincero e commovente, tanto dolce da far sciogliere Legolas.
 
“Rimani serena, mi basta sapere che tu stia bene” non riuscendo a starle lontano, la trascinò contro il suo petto, intrappolandola in un abbraccio pieno di sentimento da cui non si sarebbe distaccato con tanta facilità, anche se Eldihen non era affatto intenzionata a rinunciare a Legolas, posando la testa sui suoi muscoli, percependo l’odore della sua tunica. Con gli occhi chiusi lo accarezzò ascoltandolo mentre le dedicava parole incoraggianti, attorcigliando con fare rassicurante i suoi capelli tra le dita “E’ un’altra sfida e per quanto sia dura è l’ultima, non disperare” le baciò la fronte con amorevolezza, incrociando finalmente i suoi occhi.
 
“L’ultima?” era difficile credere che sarebbe tutto finito, la loro serenità era costantemente minacciata.
 
“Certo, rimani forte tesoro” la baciò sentendo lei stringerlo da dietro il collo, sollevandosi da terra con la punta dei piedi.
 
“Poi non mi lascerai mai più”                                
 
“Mai” la strinse a sé, avvertendo il copro dell’elfa avvinghiato al suo, poteva percepire i suoi battiti ed il respiro pesante, con nel cuore l’amara consapevolezza che forse non sarebbe tornato vivo. Eldihen come avrebbe reagito? Serrò le palpebre per stringerla ancora di più. Non voleva farla soffrire, non voleva separarsi da lei. Rimasero fermi ad abbracciarsi per qualche minuto e, dopo essersi dati un lungo bacio, nascondendosi dalla vista dei soldati, Legolas venne richiamato da Aragorn.
 
“Legolas. Dobbiamo andare” il ramingo era triste. Si limitò ad avvicinarsi, con la nuova armatura argentata ed i capelli semiraccolti dietro la nuca. Sembrava un antico sovrano di Numenor, l’isola da cui discendeva la sua stirpe.
 
All’improvviso le dita di Eldihen saldarono la presa sulla schiena di Legolas e, per non farsi vedere l’elfa nascose il volto nel petto del suo amato, venendo assalita da un improvviso attacco di panico. Giurò di sentire un blocco alla gola, perse il respiro, tornando a espirare dopo svariati secondi, ricercando l’aria con avidità “Non sta accadendo per davvero” disse tra sé e sé sentendo le carezze sul viso da parte di Legolas.
 
Il principe la ricercò e, dopo aver incontrato il suo sguardo le lancio un’occhiata preoccupata, anche lui infelice di lasciarla. Non avrebbe voluto andarsene e nel guardare le sue labbra, riaffiorò il sapore dei loro baci, dei momenti bellissimi vissuti insieme. Eldihen per Legolas era il suo angolo di paradiso ” Tollen i lû nîn si boe bedin (È giunto il mio momento devo andare adesso)” si abbassò sul suo volto per assaporare le sue labbra, ma Eldihen non riuscendo più a trattenersi venne travolta dalle lacrime, vedendo l’immagine di Legolas sfigurarsi.
 
“dartho na nin… (Resta con me…)” insistette per l’ultima volta, stringendo i drappi del suo mantello con afflizione.
 
 “Devi rimanere forte” posò le labbra sulle sue, lasciandole un bacio, con nel cuore le stesse preoccupazioni di Eldihen, lo stesso dolore che gli bruciava come lava e, la voglia cocente di starle accanto “Vedrai che tornerò presto” approfittarono entrambi per baciarsi urgentemente davanti alle porte del palazzo, con le mani sui loro visi, i respiri caldi ed irregolari e le labbra che nel baciarsi si mordevano, soddisfando l’immediato bisogno che avevano l’uno per l’altra, come se quel bacio potesse nutrirli, lasciarli sazi prima di affrontare una lunga carestia. Si distaccarono solo per riprendere fiato, scambiandosi dei baci meno intensi, ma ricchi di sentimento.
 
“Se allora devi andare e lasciarmi, io pregherò i Valar, attendendo con ansia il tuo ritorno. Sii forte come sempre” lo accarezzò ricevendo uno sguardo toccato. La sua voce era rotta ed i suoi pensieri nel vedere le nubi di Mordor divennero cupi. Non voleva lasciarlo, ma dovette costringersi ad allontanare le mani dal suo petto, non trovando il coraggio di parlare.
 
Stava soffocando le lacrime, si sforzò a sorridere per dar forza all’arciere, ma Legolas lesse nei suoi occhi la paura. La baciò dolcemente, un bacio che aveva il sapore della tristezza, suggellato da una lacrima solitaria che scese dagli occhi di Eldihen e morì sulle loro labbra.
 
Legolas si voltò e la lasciò sulla soglia della porta con le sue paure.
 
 
 
La foschia del primo pomeriggio ricoprì l’intera pianura. Una lieve pioggerellina bagnò il terreno, le case vuote ed i piccoli fiorellini fuori dal balcone di Eowyn, producendo un rumore che Eldihen gradì, nonostante la tristezza che celava nel cuore. Aveva pianto disperatamente, comprendendo col senno di poi che Legolas, Gandalf, Gimli, Aragorn e gli altri non sarebbero potuti sopravvivere agli eserciti di Mordor. Quale consolazione avrebbe avuto? Oltre il conforto di Eowyn che, condividendo le sue stesse paure l’aveva accolta in camera sua, nella casa di guarigione.
 
“E’ passato un intero pomeriggio. Fuori piove e la città sembra morta. Nessuno sa nulla, nessuno ha notizie, siamo qua ferme come delle anime in pena. Io sono distrutta Eowyn” si toccò la cicatrice al petto, sentendola pulsare. Con l’umidità le ferite facevano veramente male, ma il boccone più amaro da inghiottire per Eldihen era la separazione da Legolas e la morte di Nihil. Aveva pensato all’elfo spesso in quei giorni. Sapeva che Nihil si era sacrificato, stanco della vita, e lei lo comprendeva appieno. Avrebbe fatto di più per la salvezza dei suoi cari se non fosse stato per la frase di Legolas che le rimbombava in testa - saperti in pericolo mi  distruggerebbe, pensa che devo affrontare una battaglia e che una distrazione di questo tipo potrebbe costarmi la vita- Rabbrividì quando la voce dell’elfo risuonò nel profondo. Serrò le palpebre e tirò nervosamente i capelli all’insù, sdraiandosi completamente sul letto dell’amica, con il piede che penzolava avanti e indietro.
 
“Rilassati, non puoi torturarti in questo modo, impazzirai. Pensa che stai facendo preoccupare me in questo momento. Forse non sono importante quanto Legolas?” le chiese con tono scherzoso Eowyn sedendosi sul materasso, attenta a controllare Draghetto che buono giocava con dei cavalli di legno a terra. La stanza era fredda ed illuminata dalla sola luce delle candele sui due comodini affianco al letto. Le tende si muovevano ritmicamente, spostate dal vento, un atmosfera che in altre circostanze Eldihen avrebbe gradito.
 
“Sono felice di averti ritrovata, credimi” era bello guardare gli occhi verdi di Eowyn e quel suo bel sorriso. Le prese una mano accarezzandola “Ma sto male Eowyn, vorrei fare di più, non starmene in questa stanza a girarmi i pollici e credimi, non è per te, sai quanto ti voglia bene, ma Legolas…" si rialzò a metà busto facendo drizzare la schiena ad Eowyn. Nulla da fare, non riusciva a toglierselo dalla testa “Io lo amo troppo e quando se ne è andato non gliel’ho detto” i suoi occhi divennero lucidi e sentì di aver mancato per non averglielo ricordato.
 
“Lui lo sa. A volte non c’è bisogno di dire nulla, gli occhi parlano al posto nostro, e nei tuoi occhi Eldihen, io ho sempre visto amore” le accarezzò il braccio lentamente, fino a quando non si voltò a guardarla. I capelli dell’elfa erano appiccicati alle guance a causa del pianto, la punta del naso e delle orecchie erano arrossate, gli occhi che solitamente brillavano parevano spenti, umidi e stanchi “Poi cosa dovresti fare? Non devi affliggerti: hai aiutato Rohan inviando l’elfo a Dunclivo con delle scorte, invece di andartene a Gran Burrone,  sei venuta in soccorso di Gondor ed hai fatto di tutto per questa gente. Hai creato un rifugio, fortificato le mura e sistemato tutte le catapulte, uccidendo gli orchi e rimanendo a combattere fino alla fine. Dovresti essere soddisfatta. Legolas lo è!”  Eowyn era determinata parlò senza titubanza.
 
“Sono felice di aver contribuito, in cuor mio sento di aver riacquistato il mio valore. Non mi sono fermata davanti le mie paure ma le ho affrontate. Ma adesso Eowyn non ce la faccio. Rivoglio Legolas. Deve tornare, siamo stati per troppo tempo divisi”
 
“Tornerà” con fare protettivo la trascinò a sé, posandole la testa sulla spalla. L’abbracciò con dolcezza, accarezzandole le braccia. Lo sconcertamento di Eowyn non colpì Eldihen e solo quando la sentì tremare si voltò per guardarla “Io ti capisco, l’amore può ucciderti e salvarti allo stesso tempo, io stessa ne sono l’esempio” ripensò ad Aragorn, alla follia che l’aveva spinta a scendere in guerra e, alla gioia che aveva ritrovato da poco: Faramir. “L’amore è tutto” guardò la porta schiusa, immaginando il cavaliere entrare con il suo bellissimo sorriso e, anche se soffriva per Eomer, il suo cuore non cessava di ricordarle di Faramir “Eldihen penso di essermi innamorata!” dichiarò spiazzandola completamente, senza che la sua affermazione c’entrasse qualcosa nel discorso. Era stato confidato tutto con spontaneità.
 
“Eowyn…”  Si distaccò dalla spalla della donna per guardarla con sospetto, non comprendendola.
 
“Amo Faramir” si voltò completamente imbarazzata, con i cappelli biondi ad incorniciarle il viso e gli occhi brillanti, come quando a Rohan le aveva parlato per la prima volta di Aragorn. Eldihen sorrise intenerita. In quei giorni aveva sospettato qualcosa, ma per i suoi gusti era un po’ presto per giungere a conclusioni, non sapendo che il cuore di Eowyn era già tutto per Faramir. Una notizia che brillò nel buio.
 
“E lui?” chiese incuriosita concentrandosi su ciò che aveva appena ascoltato. Le prese le mani sul letto “Lui ti ama? Io penso sia un bravo uomo e vederti felice mi fa stare bene”
 
“Si che è bello il mio fratellone! Sarà felicissimo di saperlo!” il bambino, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, si rialzò dal tappeto blu, saltellando come un grillo, con gli occhioni felici e un sorriso che lasciava intravedere le gengive. La sua risata dolce e contagiosa fece sorridere le due donne.
 
“Draghetto” Eowyn lo prese dal braccino, sollevandolo da terra per farlo accomodare sulle sue gambe. Gli accarezzò i capelli, rispondendo al suo sorriso. La donna si scambiò uno sguardo complice con Eldihen che desiderosa di accarezzare la chioma ricciuta bel bimbo, passò una mano sui suoi capelli “Faramir ti ha detto qualcosa?” chiese Eowyn interessata.
 
“Mi ha detto di lasciarti dei messaggi, ripagandomi con delle fette di torta. Poi vediamo un po’…” posò un ditino sulle labbra pensieroso, unendosi ai discorsetti delle due ragazze che desiderose di ascoltare di più lo guardarono fino che Draghetto non continuò “Poi ti guarda sempre, è un po’ distratto, l’altro giorno è inciampato sulla mia spada per raggiungerti in giardino” dettaglio che fece ridacchiare Eowyn. Il bimbo si girò con le manine giunte ed un musetto adorabile “Ti prego dimmi che è vero che vuoi bene al fratellone, lui è tanto buono, si è preso cura di me e mi da sempre i bacini e i biscottini la notte, sono sicura che farà lo stesso con te”
 
“Faramir è tuo fratello?” chiese Eowyn            
 
“Non proprio, mi ha cresciuto quando la mia mamma mi ha lasciato. Lui è buono, non avevo nemmeno un nome ed è stato lui  e Boromir a donarmelo”
 
“Come ti chiami?”                            
 
“Draghetto”                                        
 
“Vogliamo conoscere  il tuo vero nome” Eldihen gli pizzicò con dolcezza la punta del nasino, facendogli arricciare le labbra.
 
“E va bene” sospirò sfregandosi le manine con nervosismo “Mi chiamo Elboron”
 
 
 
Improvvisamente un tuono vibrò impetuoso dal cielo squarciando il silenzio che permeava, seguito da una forte scossa che, fece tremare il palazzo di Gondor, agitando la poca gente rimasta all’interno. In molti sostenevano che la fine era vicina, che Mordor a breve  avrebbe ripreso il dominio e che non vi era alcuna speranza. Ma alcuni credevano che il nemico fosse stato definitivamente sconfitto, poiché il monte Fato  non si affacciava più come un tempo, la nube nera annebbiava la valle del Gorgoroth.
 
Una folla si era riunita fuori dalle mura. La città era in subbuglio. I cavalieri che erano rimasti in difesa rimasero fermi sulla balconata che precedeva il giardino, alla ricerca di risposte ad est, commentando l’accaduto in silenzio, con preoccupazione crescente. Correvano voci strane, alcune infondate e, in quel momento di confusione, Eldihen non comprese che fare, né come gestire la situazione. Sentiva solo il bisogno di correre fuori dalla città in groppa ad un destriero, per superare le pianure e raggiungere i suoi amici. Strinse le braccia, lasciando che il vento agitasse i suoi capelli ed il velo di serenità che avvolgeva il suo cuore. Scappò. Corse via dalla balconata, corse via dai dubbi, sperando di sottrarsi alla voce che le rimbombava in testa. Sembrò pazza agli occhi delle servitrici ma non se ne curò, era tremendamente disperata, impotente dinanzi a quell’evento, piena di paure e nessuno con cui poterne parlare. Si nascose dentro la camera che aveva accolto lei e Legolas per alcune notti e, lì dentro, si lasciò andare. Completamente agitata urlò spalancando la bocca. Non ce la faceva più ad attendere, a soffocare le sue emozioni, di far finta che andasse tutto bene. Se Legolas non sarebbe ritornato lei non ce l’avrebbe fatta. Rovesciò un vassoio a terra, accucciandosi sul pavimento, rossa in viso, con le mani tra i capelli, seduta scomposta e dondolante a guardare il suo riflesso nelle piastrelle bianche.
 
Trascorse una serata. Il sole morì dietro i monti, la gente esultò, ma Eldihen non si spostò da quell’angolo vicino al letto, e perdendosi nei suoi pensieri, non si rese conto che le stelle brillavano su di lei quella notte. Tre colpi alla porta la destarono, facendola sussultare. Chi era stato? Cos’era successo? Aveva troppo male alla testa e al cuore per concentrarsi sul mondo circostante. Ne era sicura, sarebbe impazzita a furia di rimuginare e piangere senza motivo. Non ne poteva più. Si alzò ed asciugando in fretta le lacrime dagli occhi troppo rossi, aprì la porta, incontrando il volto radioso di Eowyn.
 
“Perché quel sorriso?” chiese imbronciata con mortificazione.
 
“Non c’è tempo. Corri” spalancò la porta in legno ed afferrò il suo polso, facendole vedere la luce proveniente dalle finestre: vi erano degli uomini sulla stradina adiacente al palazzo. Stringevano delle fiaccole. Le loro armature risplendevano sotto i raggi lunari, quanto i loro sorrisi. Eldihen li considerò, sperò che fosse tutto terminato, ogni cosa le faceva intendere che probabilmente Gondor aveva vinto, ma il suo cuore era troppo addolorato per accettare per vera quell’ipotesi.
 
“Corriamo. Vieni con me, non startene lì impalata” Eowyn senza tante cerimonie la spinse verso di sé e, dopo averle lanciato uno sguardo incoraggiante, corse in direzione delle scale, mano nella mano con Eldihen che, completamente confusa osservava i suoi capelli muoversi freneticamente, le loro dita incrociate e le pareti bianche che scorrevano intorno a lei, come uno sfondo astratto.
 
“Ma dove mi stai portando?” Eldihen alzò la gonna panna prima di scendere dai gradini, raggiungendo l’altro piano insieme all’amica che non l’aveva mai lasciata.
 
“Sono tornati” le spiegò brevemente accendendo una flebile speranza nel cuore di Eldihen. Corsero con trepidazione, schiantandosi contro alcuni uomini in mezzo al percorso, con i cuori che battevano velocemente, i respiri affannati, l’adrenalina che accelerava ad ogni passo, immersi nell’ombra dei corridoi che avevano superato, ascoltando il solo rumore dei piedi che battevano velocemente sul pavimento. Raggiunsero la sala principale, incrociando gli sguardi dei guerrieri che esultanti si abbracciavano.
 
“Sono qui!” Eowyn si bloccò, in seguito la invitò ad entrare insieme a lei, raggiungendo il portone, nella speranza di incontrare i loro amici.
 
Trascorsero trenta minuti a guardare gente sconosciuta entrare a palazzo, attente entrambe a ricercare Legolas e gli altri, senza però inquadrarli, nemmeno da lontano, nella piccola processione che si era bloccata nel giardino adiacente. Eldihen esausta si appoggiò alle porte, con gli occhi serrati e le braccia conserte. Era stanca di alimentare false speranze, soffriva, per lei era una tortura guardare gli uomini, illudendosi che il prossimo ad avvicinarsi fosse il suo elfo o Gimli. Già lo immaginava sorridere con i suoi occhi calorosi e le sue braccia aperte. Aragorn sicuramente le avrebbe sorriso, i due hobbit si sarebbero scambiati battutine curiose. Gandalf con il suo vestito bianco l’avrebbe abbracciata, sussurrandole parole di conforto, con gli occhi dolci. Li immaginava in mezzo a tutta…. Aprì le palpebre quando udì dei passi, spalancò gli occhi, intravedendo in lontananza una chioma bionda. Sorrise allontanandosi di poco dalla porta ma, quando quella persona si girò, non incrociò gli occhi azzurri di Legolas e in quell’istante le sue speranze si spensero definitivamente. Ma cosa stava pensando? Perché continuava a farsi del male da sola? Perché sperava in qualcosa di impossibile?
 
“Io non ce la faccio più Eowyn. Basta illudersi. Basta sperare. E’ da ore che attendiamo il ritorno dei nostri cari, ma non ci sono” si agitò palesemente, incapace di trattenersi. La sua voce era colma di delusione.  Voltò le spalle, guardando oltre la folla che si era creata il passaggio che conduceva alle stanze “Non c’è nulla da sperare. L’ho perso” le figure si sbiadirono quando le lacrime le annebbiarono la vista “Io non ce la faccio più” le tremarono le mani. Mosse qualche passo incerto dentro la sala, sotto gli occhi di Eowyn.
 
“Legolas arriverà a breve!” la rassicurò l’amica poggiandole una mano sulla spalla.
 
“Guardiamo in faccia la realtà” spalancò scoraggiata le mani, con una vocina fragile “E’ da ore che aspettiamo, ma sono tornati in pochi dalla battaglia, probabilmente loro non ce l’hanno fatta” si bloccò, era difficile ammettere ad alta voce le sue paure “Lui mi ha lasciata”
 
“Non dovresti mai perdere la speranza ragazza mia. Siamo solo un po’ in ritardo!”
 
Si girò di scatto sorpresa. Aveva le allucinazioni? Aveva veramente ascoltando la voce di Gandalf?
 
 Lo stregone nel vedere i suoi occhi pieni di lacrime le si avvicinò commosso “Abbiamo vinto la battaglia. E’ tutto finito, non disperare più Eldihen. Sono fiero di te” le posò le mani sul viso e l’abbracciò ridacchiando felice. Gandalf voltò gli occhi in direzione degli amici e, quando vide Legolas, si spostò per lasciarli un po’ soli, rimanendo affianco ad Eowyn.
 
Il volto dell’elfo era leggermente sporco ed i suoi capelli in disordine. Nel guardare Eldihen i suoi occhi si illuminarono, le sue labbra si tesero in un sorriso limpido. Si sentì vivo, carico di energia e perdutamente innamorato di quell’elfa. La fatica dello scontro scomparve dai suoi lineamenti e, per lui tutto ebbe un senso. Ogni sofferenza, preoccupazione scomparve “Spero di non averti fatto attendere molto” parlò bonariamente per sciogliere la tensione sul viso di Eldihen. Percorse la breve distanza che li divideva, era contento, ma allo stesso tempo ansioso di parlarle. Si guardarono in silenzio. Eldihen schiuse la bocca alzando il volto per guardare l’elfo.
 
 “Sei tu. Sei qui” era talmente scombussolata che non riuscì a credere ai suoi occhi. Le tremò la voce, immobile dinanzi alle labbra, agli occhi cerulei che tanto amava. Con timidezza alzò una mano e tastò la pelle, tracciando una linea sullo zigomo, fino a scendere sulle labbra serrate di Legolas. Gli accarezzò la guancia e il sorrisetto “Legolas sei vivo!” esultò dopo averlo toccato, con emozione e lacrime calde.
 
La gioia per essersi ritrovati li fece sorridere spensieratamente, isolandoli dalla confusione dentro la sala del trono. Legolas desideroso di placare la cocente voglia di riabbracciarla, l’afferrò saldamente dalla vita e, senza che lei se lo aspettasse minimamente, la issò da terra, facendola gemere dalla sorpresa, fino a cingerle il busto con le mani, sollevando il mento per baciarla dinanzi a tutti sulle labbra. Un bacio lungo e caldo che i presenti osservarono senza commentare. Legolas la fece roteare su se stessa, stringendole le braccia intorno al suo torace, baciandola con contentezza. Aveva desiderato di ritrovarla dopo quella battaglia violenta, non vi era emozione più bella in quel momento. Sauron era stato sconfitto e lui si trovava insieme alla ragazza di cui era innamorato.
 
Gimli come sempre sorrideva nel guardarli felici. Eldihen era radiosa tra le braccia del principe ed il nano emozionato quanto loro rise festoso, battendo le mani allegramente, tanto contento di vederli insieme da accendere con la sua allegria l’intera sala. Alcune persone si voltarono per assistere a quel bacio, applaudendo e fischiettando dinanzi la scenetta romantica. Eowyn si unì al gruppo e sorridendo applaudì insieme a Gandalf e Gimli. Aragorn che era entrato da poco a palazzo, si fermò sulla soglia gioendo per i due. Era uno spettacolo ai suoi occhi, una luce che brillava di puro amore.
 
“Meritate tutta la felicità di questo modo” disse commossa la donna quando Legolas posò Eldihen a terra. Era realmente tutto finito e ogni cosa si era sistemata per il meglio.
 
Stringendo Legolas, Eldihen si sentì a casa, come se avesse ritrovato un pezzo di cuore e, appoggiandosi al suo petto sospirò, abbracciandolo con preoccupazione. Non avrebbe mai voluto lasciarlo, lo avrebbe custodito e amato per sempre.
 
“C’è ancora una cosa che intendo fare” si chinò per incrociare lo sguardo di sorpresa che si era acceso sul volto di Eldihen.
 
 
 
 
 
Non avevano avuto molto tempo per organizzarsi. Aragorn appena appresa la decisione di Legolas, nonostante la stanchezza, aveva preparato come meglio poteva il gioioso evento, in modo semplice ed intimo, proprio come desiderava l’amico. Aveva riposato qualche ora, accertandosi delle condizioni di Frodo che dormiva in una camera del palazzo. Eowyn aveva trascorso poco tempo con Eomer, concedendo le sue attenzioni all’amica che in quella notte tremava dall’emozione, raccontando alla donna ogni suo dubbio e sentimento. Era meraviglioso condividere con Eowyn quel momento.
 
La mattina del giorno seguente era tutto pronto: il giardino interno del palazzo risplendeva, immerso da petali bianchi e dalla luce di qualche candela che designava un percorso in mezzo all’erbetta verde. Legolas si trovava vicino a Gandalf, in un altare bianco, adornato da una tovaglia con motivi floreali. Gimli gli era affianco insieme ad Aragorn.
 
“Ma chi l’avrebbe detto, pensavo di morire fianco a fianco ad un elfo ed invece sono qua a vederlo sposare” disse il nano che si era agghindato per l’evento. Indossava una camicia rossa e dei calzoni scuri. Legolas aveva insistito, sostenendo che la sua armatura non fosse adeguata ad un matrimonio.
 
“Discrezione Gimli” serio Legolas gli rivolse uno sguardo. Splendeva come il sole del mattino, nella sua tunica argentata, i capelli raccolti nel loro classico modo e gli occhi che spesso ricadevano in fondo alle scale, nella speranza che Eldihen lo raggiungesse in quell’angolo di paradiso.
 
“Tuo padre lo verrà a sapere” Aragorn in tutta la sua eleganza gli si avvicinò, contemplando il giardino fiorito e le colonne che delimitavano le mura della sala. Uno spazio verde  immerso nel palazzo, lontano da occhi indiscreti. La luce rischiarì la distesa erbosa ed i cuori dei quattro uomini, accendendo quello di Legolas.
 
“Eldihen entro oggi diventerà mia moglie e nemmeno mio padre si potrà opporre” rispose giudiziosamente. Avrebbe voluto regalare alla ragazza un matrimonio degno di nota a Bosco Atro, presentandola a tutti come sua sposa ma, apprendendo da Elrond della posizione contraria di suo padre preferì agire in fretta, evitando dibattiti. Desiderava solo tranquillità dopo aver affrontato giorni di afflizione.
 
“Sempre molto astuto!” Aragorn chinò il capo sorridendo, con le mani conserte. Ammirava l’amico per la presa di posizione, poteva comprenderlo benissimo, specie dopo aver vissuto insieme a lui una serie di disavventure. Era normale che volesse viversi Eldihen senza interferenze. Thranduil non avrebbe potuto far nulla a piatto servito.
 
Gli uccellini si posarono sulla tettoia spiovente, intonando dei canti leggiadri che risuonarono dentro il giardino, destando le persone dal sonno. Eldihen era un po’ agitata e felice di incontrare Legolas all’altare. Eowyn le aveva acconciato i capelli in uno chignon morbido adornato da dei boccioli bianchi, con dei ciuffi ondulati che le ricadevano dolcemente sul viso, esaltandone i lineamenti delicati. Alzò il mento guardando il suo riflesso allo specchio: indossava un abito lungo, di raso bianco che scendeva lungo il corpo in maniera morbida, avvolgendo la silhouette come una seconda pelle, evidenziandole la vita ed il seno. Era accollato e ricamato con del pizzo trasparente sulle maniche. La cicatrice non si vedeva per fortuna ed Eldihen, dopo diverso tempo, si considerò bella.
 
“Sei radiosa” Eowyn le sistemò i lacci dietro alla schiena, per poi prendere la collana che le aveva donato Nihil. Eldihen si chinò e tastò la gemma, pregando i Valar per l’elfo dei boschi. Ormai non provava più rancore o risentimento, in quel giorno splendente ogni paura sembrò vacillare.
 
“Grazie di tutto” si voltò ed abbracciò l’amica, spiazzandola. Erano sole dentro la camera, avvolte dai raggi di luce. Entrambi eleganti e felici. Avevano condiviso gioie e dolori insieme, instaurando un legame forte e bello quanto un diamante.
 
Qualcuno bussò alla porta costringendole a separarsi “Si può?”
 
“Avanti!”
 
Sbucò dall’uscio Faramir, in tutta la sua bellezza, con un sorriso gentile ed un abito argentato che colpì Eowyn.  La donna arrossì, dedicandogli un sorriso sotto l’attento sguardo del piccolo Draghetto che, sorrideva contento insieme ad Eldihen.
 
“Ci sarebbe un signore che attende di vederti. Non pensi di star tardando troppo?” domandò Faramir con tono scherzoso.
 
“Andiamo sono pronta”
 
Il suono di una risata fece voltare Legolas dal tavolino nel quale era appoggiato Gandalf. Si voltò e quando vide l’elfa avanzare nel suo splendido abito bianco, schiuse la bocca meravigliato. Non vi era stella più brillante di lei in quel momento, delicata ed elegante come una rosa schiusa. Faramir la teneva sottobraccio, aiutandola a camminare lungo il percorso. Eldihen non era sola, Eowyn e Draghetto l’accompagnavano, insieme a Pipino, Merry e Sam che si era fatto trascinare dai suoi compagni. Il bimbo teneva nelle manine lo strascico di Eldihen in modo che non si sporcasse, proprio come le aveva chiesto Eowyn. Anche se il suo era un compito banale fu felice di eseguirlo, sentendosi speciale agli occhi del nuovo re di Gondor che lo guardava con ammirazione.
 
Eldihen protese il volto in avanti, fissando quei profondi occhi cobalto, con uno sguardo ricco di desiderio e serenità. Lo stesso fece Legolas, alzando il mento orgoglioso, pronto a ricevere tra le braccia la sua sposa. La sua vita. Il tesoro dei suoi giorni e l’alba delle sue speranze. Eldihen.
 
Faramir superò il giardino insieme all’elfa, fermandosi quando Legolas si sporse, con gli occhi rivolti a lei. Sembravano soli, chiusi in una bolla. Si guardarono, ammirandosi a vicenda, con la voglia di viversi e di trascorrere insieme giorni d’amore.
 
“Ti dono la mano di colei che ami. Possiate vivere felici” Faramir dopo aver portato Eldihen all’altare la lasciò al suo futuro sposo, unendosi alla sua dama che si era accomodata su una panca.
 
“Cormamin lindua ele lle (Il mio cuore canta al vederti)” prese la mano nella sua e la baciò con amorevolezza, senza distogliere lo sguardo da Eldihen che sorrideva. Dopo essersi mangiati con gli occhi, si voltarono verso Gandalf, percependo gli sguardi allegri di Aragorn e Gimli.
 
“Sono lieto di unirvi in matrimonio con la benevolenza di Eru e di tutti i Valar” prese a parlare Gandalf facendo scorrere il suo sguardo sui due giovani che dinanzi all’altare si osservavano gioiosamente, fino a raggiungere i tre Hobbit che entusiasti giocherellavano con Draghetto a terra, raccogliendo tutti i petali per gettarli addosso alla novella coppia, come prevedeva la tradizione.
 
Gandalf tornò a parlare, concedendo le sue attenzioni a Legolas e ad Eldihen che, dopo aver superato molti ostacoli si erano trovati, ed erano lì ad incoronare i loro sogni “Che Manwe soffi il suo vento su di voi e Varda illumini il vostro cammino. Alla presenza di Eru e della gente qua riunita vi chiedo di darvi la mano destra, poiché il vostro amore ricevi il sigillo di consacrazione”
 
Gimli afferrò il cuscinetto con gli anelli e li porse a Gandalf sorridendo dietro la sua folta barba. Legolas prese il gioiello e, accarezzando il dorso della mano di Eldihen, lo infilò giurandole fedeltà ed amore eterno “Io Legolas Thranduilion ti accolgo come mia sposa e futura regina, promettendoti di amarti ed onorarti” la guardò intensamente, vedendola emozionarsi ad ogni parola, con gli occhi sognanti ed azzurri come il cielo “per l’eternità”
 
Eldihen anche se entusiasmata, avvertendo su di sé lo sguardo dei presenti, si voltò per prendere l’anello tra le dita e metterlo a Legolas, rassicurata dalla sua espressione serena “Io Eldihen figlia Inginiel ti accolgo come mio sposo e futuro re, promettendoti di amarti ed onorarti” non riuscì a credere che fosse tutto reale, si bloccò per incastrare la fedina nell’anulare dell’elfo, alzando il viso per incrociare gli occhi celesti di Legolas “per l’eternità”
 
Gandalf sorrise insieme agli altri che si erano alzati per avvicinarsi maggiormente, pronti a congratularsi con gli sposini. Draghetto strinse al petto un pugno di petali bianchi, guardando di sottecchi gli hobbit, con il timore che lo precedessero e li lanciassero prima di lui. Era ufficialmente una gara e il piccolo non poteva perdere.
 
“Eru confermi il consenso che avete manifestato davanti ai presenti e vi ricolmi di benedizione. Nessun uomo, elfo o nano, osi separare ciò che Eru ha unito quest’oggi” Lo stregone applaudì prima degli altri, sorridendo felice, insieme ad Aragorn e Gimli “Lo sposo può baciare la sposa”
 
Legolas la prese dalla vita e con dolcezza e profondo amore suggellò quel giuramento con un bacio sulle labbra.  Caddero petali bianchi sulle loro teste. Gimli aveva preso in braccio il bambino, facendogli gettare i fiori addosso alla coppietta felice, mentre i due hobbit si erano approssimati ridendo con entusiasmo, invitando Sam a sciogliersi. Forse il prossimo sarebbe stato proprio lui. Eldihen si aggrappò al collo del suo sposo quando l’elfo si piegò su di lei, sorridendo. Non vi erano parole per descrivere l’immensa gioia che l’aveva travolta e, nel baciare Legolas, sotto la pioggia di petali, rivisse  il momento del loro primo incontro, del loro primo bacio e della notte trascorsa a fare l’amore sotto le stelle, sentendosi avvolta a lui, in anima e corpo. Non vi era più dolore. Una luce li illuminò, sgretolando le ombre che in passato li avevano minacciati. I loro cuori battevano all’unisono, si abbracciarono, ascoltando gli applausi dei loro amici ed il profumo dei loro respiri roventi.
 
“Evviva gli sposi” urlò Draghetto guardando Eowyn e Faramir, con la speranza che presto anche loro si sarebbero uniti in matrimonio.
 
“I miei più sinceri auguri amici miei” Aragorn dopo aver concesso loro un momento, si avvicinò con le braccia aperte, pronto a congratularsi con i suoi amici. Eldihen venne travolta dal suo caloroso abbraccio e tra i sorrisi e i balletti improvvisati degli hobbit, strinse la mano a Legolas che  si girò per afferrarla dalla vita ed abbracciarla da dietro.
 
“Adesso non potrai più sfuggirmi. Sei mia” le sussurrò all’orecchio con voce suadente.
 
Risuonò come una provocazione, non potendo resistere si voltò con la testa, quel poco che bastava per lasciargli un dolce bacio sulle labbra “Spero non ti sia già pentito, ma ormai non c’è più nulla da fare, sei mio”
 
Gimli gli si era avvicinato tutto pimpante a loro, con uno sguardo enigmatico, imbarazzato “E il bambino?” chiese, credendo ancora alle dicerie delle donne di Rohan. Legolas gli rivolse un’occhiata in tralice. Gli aveva spiegato per tutta la notte che il loro non era un matrimonio riparatore, ma che si erano sposati per stare insieme, senza allungare di troppo la corda. Eldihen non era incinta, o almeno mesi fa, ma adesso non poteva esserne tanto sicuro.
 
“Non c’è nessun bambino Gimli, ma abbassa la voce, ti sembra una cosa da dire?” Eldihen lo invitò a tacere, ma era troppo tardi perché Draghetto comprendendo tutto il discorso le si avvicinò tirandole la gonna.
 
“Se non avete nessun bambino, potrei io essere vostro figlio per qualche tempo?” domandò con gli occhietti brillanti facendoli sorridere.
 
“Un ottima idea piccolo” Eldihen gli scompigliò  i boccoli dorati.              
 
“Ehi, mi lasci senza nemmeno chiedermi nulla?” Faramir ed Eowyn si complimentarono con i due elfi. La dama bianca di Rohan rubò Eldihen dalle braccia del suo sposo e, la cullò per qualche istante, veramente contenta di aver assistito alle loro nozze.
 
“Ti voglio bene”
 
“Anch’io” Eldihen per poco non pianse chiudendo gli occhi per prendere forza dal loro abbraccio. Avrebbe sofferto a separarsi da Eowyn.
 
Trascorsero qualche momento a festeggiare e, dopo circa mezzora si allontanarono insieme per raggiungere Frodo.
 
 
 
Gondor li accolse in quelle notti d’amore, che precedettero all’incoronazione di Aragorn. Legolas era affianco a Gimli ed alla sua sposa, passando lunghi pomeriggi con la compagnia dell’anello, prima della partenza che lo avrebbe allontanato per un po’ dalla gioia che lo aveva pervaso in quella settimana.
 
Una mattina aveva comunicato ad Eldihen del suo viaggio e, quando lei si era ribellata, chiedendogli di portarla con sé, Legolas le aveva promesso che sarebbe tornato a riprendersela con il suo popolo, raccomandandole di tenersi pronta a partire. Sapeva che suo padre teneva a certe usanze, ed anche se si era sposato senza la sua benevolenza, non voleva deluderlo ulteriormente, da principe avrebbe adempito al suo dovere, senza però rinunciare al piacere di avere la sua sposa con sé.
 
Arrivarono dei vestiti bellissimi ed altri doni provenienti dal reame boscoso. Il letto matrimoniale era pieno di rose rosse e gioielli che Eldihen ammirò, impaurita perfino ad indossarli di quanto erano preziosi ed eleganti. Legolas le mancava molto ed anche se Eowyn, Gimli e tutti i suoi amici le erano vicini, nessuno riuscì a colmare il vuoto che suo marito aveva lasciato.
 
Nel  giorno dell’incoronazione di Aragorn il palazzo era in subbuglio. La gente correva da una parte all’altra ed Eldihen, pronta a sostenere il re di Gondor, indossò un abito bianco di pizzo, portando tra i capelli una tiara di cristallo. Indossò una collana argentata che si abbinava perfettamente agli inserti del suo abito, ed anche se era un po’ impacciata, uscì da palazzo insieme ai compagni.
 
Il piazzale era pieno di gente e l’albero bianco rispendeva, come se avvertisse la venuta del nuovo sovrano, rallegrandosi insieme al popolo. In lontananza il cielo ero chiaro, e non si vedeva più la nube oscura che spuntava dal Monte Fato, solo le nuvole si estendevano all’orizzonte occupandone il posto. Ad Eldihen sembrò di trovarsi all’interno di un dipinto. Osservò le guardie schierate, ed il percorso che divideva la folla in due. Ricercò lo sguardo di Eowyn per farsi coraggio, in seguito si unì a Gimli, posandogli una mano sulla spalla.
 
“Forse non te l’ho mai detto ragazza, ma sappi che mi sono affezionato a te” confessò Gimli in quell’istante in cui tutto giungeva a termine.
 
“Lo sai che vale lo stesso per me” piegò le labbra carnose in un sorriso.
 
“L’elfo è fortunato ad averti” abbassò il viso sul cuscino che stringeva, vedendo Gandalf con solennità prendere tra le mani la corona alata.
 
“Adesso arrivano i giorni del re” gridò alla gente con fierezza dietro l’arco di fiori. Eldihen applaudì e rivolse uno sguardo di orgoglio al suo amico, girandosi da una parte all’altra per scrutare i volti della gente, i sorrisi dei bambini, specie quello dipinto sul volto di Draghetto che era affianco ad Eowyn e Faramir. La felicità e i canti esultarono al cielo, ma all’improvviso Aragorn che da poco era stato incoronato re,  innalzò una melodia antica, dietro le porte del palazzo. Eldihen chinò il capo rispettosamente, riconoscendo il giuramento di Elendil. Petali bianchi ricaddero dal cielo adagiandosi al suolo. Rimasero tutti in silenzio e, dopo essere stata richiamata, Eldihen insieme a Gandalf e Gimli oltrepassò con il re il sentiero azzurro, incrociando i volti dei suoi amici che in senso di rispetto si inchinavano al passaggio di Aragorn. Avanzando insieme a Gimli, l’elfa incrociò il volto sereno di Madeos, che in mezzo alla folla stringeva la mano di Aimi, la fanciulla che lo aveva curato. Sorpresa gli sorrise vedendolo fare lo stesso.
 
Quando rialzò la testa, vide giungere da lontano una processione di elfi, guidata da Legolas. Il suo cuore perse un battito, Eldihen esultò silenziosamente, schiudendo le labbra. Non lo aveva mai visto così bello e splendente, nella sua lunga tunica argentata, in veste ufficiale di principe del reame Boscoso. Il suo sguardo era serio e solenne. Aragorn felice di incontrarlo gli andò incontro, ammirando gli stendardi elfici.
 
“Hanon le” Legolas accennò un sorriso e con un cenno indicò una persona dietro di sé. Aragorn intuendo schiuse sbalordito la bocca, ansioso di incontrare la sua amata. Si ricompose solo per indicare all’amico allo stesso modo, la presenza di Eldihen.
 
Aragorn avanzò in direzione degli elfi, mentre Legolas lo oltrepassò, camminando nel lato opposto, ricercando con gli occhi il volto aggraziato della fanciulla che amava, fino a che, si bloccò, vedendola ferma accanto a Gimli. Si guardarono entrambi con sorpresa e, rimanendo in silenzio, desiderarono stringersi per non lasciarsi mai più. Legolas le sorrise e l’elfa si sentì morire, travolta dalla sua aura argentata. I petali continuarono a scendere dal cielo, proprio come nel giorno del loro matrimonio.
 
”Mela en’ coiamin (Amore della mia vita)“ sussurrò Legolas azzerando le distanze fino a giungere dinanzi a lei. La contemplò. Era un incanto in quell’abito di pizzo bianco, molto romantico, che esaltava il suo fisico a clessidra ed impreziosiva la bellezza dei suoi occhi chiari.
 
“Mi sei mancato molto” gli sorrise imbarazzata. Gli elfi li stavano fissando ed anche se era lontana, Eldihen giurò di vedere alcune ragazze imbronciate. Solo il tocco di Legolas la distolse dalla gente e, intrappolata dal suo sguardo stupendo, Eldihen strinse i pugni, costringendosi a non emozionarsi, non poteva piangere, specie in un momento magico come quello. Le dita di Legolas le sfiorarono le guance, le palpebre e si fermarono sulla mascella. Si chinò e, nello stesso momento in cui Aragorn baciò Arwen, l’elfo posò le labbra su quelle di Eldihen, abbracciandola con amore. Le persone applaudirono, ma loro erano troppo distanti per ascoltarli, troppo impegnati a toccarsi, assaporare le labbra con nostalgia e felicità. Eldihen sfiorò la sua pelle diafana con una mano, scendendo sul collo, mentre Legolas dopo averle lasciato una scia di baci, la strinse a sè come se non se ne volesse più separare, con le mani tra la coltre di capelli mossi.
 
 “Sono stati giorni vuoti senza di te, non puoi immaginare quanto ti abbia desiderata” la baciò ricercando la sua lingua, sfiorandola quando la ebbe trovata.
 
“Sei la mia vita” Eldihen si aggrappò al suo collo, accarezzandogli i capelli con trasporto. I loro profumi si mischiarono e travolti dal sentimento si accarezzarono, sentendo i battiti roventi dei loro cuori.
 
“Si, fate come se non ci fossi, mh” Gimli era rosso dalla vergogna, con le palpebre abbassate e le mani giunte.
 
“Mi sei mancato anche tu amico mio” sorrise Legolas allontanandosi di poco da Eldihen. Le cinse la vita e guardando insieme a lei la moltitudine di persone che era presente  quel giorno, ringraziò i Valar per aver superato tutte le avversità, considerando la moglie come un dono.
 
Si inchinarono prontamente ai piedi degli Hobbit quando Aragorn li ringraziò, vedendoli sorpresi e felici. Eldihen sostenuta da Legolas posò la testa sulla sua spalla e quando si rialzò da terra, dedicando ai piccoli della contea un sorriso sincero, si sentì presa dalla mano.
 
“Vieni con me!” Legolas la guardò giudiziosamente, ma Eldihen non capendo corrugò le sopracciglia, ricevendo un bacio in fronte “Seguimi Gimli”
 
Mano nella mano superarono il percorso, giungendo al cospetto di sire Elrond. Il sovrano di Imladris guardò Eldihen con ammirazione e, notandola imbarazzata si portò in avanti per parlarle.
 
“Ho sentito di ciò che hai fatto cara Eldihen e ne vado fiero. Hai aiutato Gondor ed anche se attendevo il tuo arrivo a Gran Burrone, confesso di esser stato orgoglioso delle tue azioni. Penso che tuo padre da buon carpentiere quale è sarebbe onorato quanto me quest’oggi” confessò con la sua voce vibrante.
 
Eldihen appena sentì nominare il genitore si commosse ed involontariamente le lacrime le coprirono gli occhi. Le mancava molto la sua famiglia. Chinò il capo, lasciando i capelli castani scendere lungo i fianchi, fino a che Elrond con due dita le sollevò il volto, facendole spalancare gli occhi.
 
“Se mai dovessi aver bisogno di qualcosa, sarò lieto di starti accanto ed anche se non sono tuo padre ne farò le veci” le garantì sorridendole. Era pur sempre una cittadina di Rivendell, non l’avrebbe mai abbandonata.
 
“Non so come ringraziarti mio signore” rispose entusiasta. Da dietro le spalle di Elrond spuntò un elfo alto e saggio che, guardando le mani intrecciate di Legolas ed Eldihen, si sentì in dovere di esporsi, muovendo il suo sguardo di cristallo, sul volto delicato della fanciulla.
 
“E dunque tu saresti Eldihen!”  disse con tono altezzoso incontrando gli occhi azzurri dell’elfa, che sorpresa alzò il volto. Scambiò uno sguardo interrogativo con Legolas, attendendo delle spiegazioni.
 
“Mio padre Eldihen” L’elfo le accarezzò il manto di capelli con un’espressione indecifrabile.
 
Gimli arricciò le labbra scrutando il sovrano dalla sua altezza. Ricevette un occhiata da parte di re Thranduil, che incuriosito sollevò le sopracciglia, ritrovandosi alla fine della guerra dell’anello con un nano ed una nuora.
 



Note autrice:
E’ ufficiale sono triste t.t non vorrei finisse, ma alla fine siamo giunti al penultimo capitolo, e non potete immaginare quanti bei ricordi mi avete lasciato, è stato un viaggio molto bello insieme a quelle persone che mi hanno seguita e mi hanno lasciato i commenti <3 grazie infinite <3
Alla fine la nostra coppia felice si è sposata e finalmente siamo giunti al momento dell’incoronazione (confesso che mentre scrivevo non ci credevo di arrivarci, per me era un traguardo lontano, lontano. Invece ce l’ho fatta<3 sono felice  perché ci ho messo molto impegno) io spero vi sia piaciuta, di avervi fatto ridere e commuovere, di avervi fatto innamorare di questi due… io spero di esservi arrivata perché credetemi che ci ho messo anima e cuore e sono un po’ una cretina a scrivere ciò con le lacrime agli occhi, ma è bello poter finire qualcosa e pensare a quanto sia stato bello e (oddio non voglio che finiscat.t) lasciare qualcosa di mio alla Terra di Mezzo….<3
Fatevi sentire perché sono curiosa, io risponderò appena possibile, ma sappiate he mi  rende molto felice il vostro supporto, grazie
Riguardo l’ultimo aggiornamento: sarà di sabato. Il primo capitolo è uscito di sabato ed anche per l’epilogo sarà così… se volete un consiglio da parte mia (se siete affezionati quanto me) preparate i fazzoletti perché Eldihen e Legolas vi saluteranno t.t ma ad asciugare le vostre lacrime ci sarò io con un annuncio (e non dico altro, promesso, non vi voglio rovinare la sorpresa)
Un abbraccio a tutti, a sabato<3
 
 
   
 
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