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Autore: musa07    06/09/2021    4 recensioni
[KageHina][SkipTime]
"- È alle sette e cinquantasette il treno? -
- Sì. -
- Il biglietto ce l’hai? I documenti anche? -
- Sì. E sì. - cerca di farlo ridere, Shoyo, ma ultimamente è un’impresa davvero titanica.
Tobio lo guarda con sospetto. Lo sa, se ne rende conto. Lo sente, l’ha sentito in quelle 48 ore nelle quali è ritornato a Tokyo, il peso del suo sguardo penetrante su di sé.
È impossibile per lui non capire Tobio. Da sempre. Il suo aggrottare delle sopracciglia, l’assottigliarsi degli occhi...
Non hanno affrontato l’argomento, anche se ha aleggiato sulle loro teste come una pesante spada di Damocle per tutto il tempo. Non per codardia, ovviamente, ma per non rovinare in qualche modo quelle preziose – quante rare ultimamente – ore insieme. A cercare di dar una parvenza di normalità.
E Shoyo aveva ben dovuto affrontare - e sostenere - un altro sguardo solo qualche giorno prima.
- Torni da lui? -[...]"
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sono affezionata davvero un sacco
a questa ff, non so come spiegare,
è come se avessimo fatto una sorta di percorso insieme;
è stata indubbiamente una scrittura diversa rispetto alle altre volte.
Mi è piaciuto un sacco scriverla,
non vedevo l’ora di mettermi al pc,
quando la pensavo ero tutta sorridente
(anche se in certe parti
non c’era proprio una cippa lippa di niente da sorridere!)
E mai, quando l’ho iniziata,
avrei pensato di finirla con degli accenni SakuAtsu^///^

Grazie davvero per l’accoglienza
che le avete riservato<3
*lancia patatine fritte come se non ci fosse un domani*

Quest’ultimo capitolo l’ho diviso in due parti:
la parte SakuAtsu qui presente
e la prossima – ed ultima parte - KageHina.

 


 

4.1 SakuAtsu

 

Atsumu rimane ancora avvolto da questi pensieri ma poi, lui che è uno portato all’azione, si vede muoversi verso le scale senza che la sua testa nemmeno l’abbia formulato un pensiero del genere.
- OMI?! - sporto dalla ringhiera delle scale lo chiama a gran voce, sperando di aver fatto in tempo.
Ascolta il silenzio nel momento in cui l’eco della sua voce si è spento. E poi ecco che, dai gradini dell’ultima rampa, vede sporgersi la zazzera dell’altro.
Non chiede nulla, Kiyoomi, lo guarda attendendo il perché di quella chiamata e lui scende le scale di corsa, tre gradini alla volta, con un rinnovato entusiasmo.
Sakusa continua a guardarlo interrogativo quando se lo trova al fianco, sempre e comunque troppo esagitato per i suoi gusti. Lo stanca vedere il moto perpetuo di Atsumu. E lo agita anche. E parecchio. Ma Atsumu ha sempre compreso quali fossero gli spazi che doveva rispettare con lui e di questo, lo schiacciatore, gliene è grato. Fosse solo per il fatto che si rende conto di quanto per uno fisico come Miya debba essere uno sforzo immane non toccarlo con pacche, assalti a sorpresa sulla schiena, cose che abitualemente fa con Hinata e Bokuto.
- Grazie. - gli dice solo, mentre ficca le mani in tasca a sua volta e sono lì davanti alla porta che conduce ai corridoi delle camere.
- Per averti insultato? Sei anche un masochista? - chiede il più alto tra i due con le sopracciglia corrucciate, che sono la sua comunicazione non-verbale preferita. E si becca una risata divertita da parte dell’altro mentre questi apre la porta; gli vien spontaneo ormai, sapendo che l’altro farebbe le vere e proprie acrobazie per non toccare la maniglia.
- Omi? -
- Eh? - non nascondendo l’esasperazione. Sa quanto sia logorroico e lui vuole solo catapultarsi a letto con un triplo carpiato.
- Perché mi hai detto di non sentirmi in colpa? A cosa era riferito? -
Si blocca, Sakusa, e lo guarda attentamente per poi riprendere a camminare, sperando di seminarlo. Ma il biondo continua a trotterellargli intorno.
- Ai tuoi sentimenti. Se hai provato qualcosa che ti ha fatto sentir vivo, qualcosa per qualcun altro e non solo per te stesso, beh, non ti devi sentire in colpa per qualcosa di così bello. -
- Oh! Ma allora sei umano anche tu, non sei un androide. - a metà tra il serio e il faceto e di nuovo non serve che Kiyoomi dica niente, è quel sopracciglio che si inarca prepotentemente a parlare per lui. È più che eloquente. Ma l’altro ha proprio deciso di suicidarsi questa stasera. Non è abituato che qualcuno gli dimostri attenzione fine a se stessa. Certo sarebbe più giusto dire che, nella sua presunzione, crede di non aver bisogno che nessuno lo compatisca, che nessuno comunque è in grado di capirlo ma quando trova qualcuno che dimostra un minimo di aver a cuore la sua persona, ecco che lui inizia a scodinzolare tutto felice.
- Omi, possiamo dormire insieme stanotte? - con un sorrisone, cercando di indorar la pillola il più possibile, perché lo sa, lo sa benissimo Atsumu, che sta rischiando la vita. E non batte ciglio di fronte all’espressione incredula ed infastidita dell’altro.
- Miya oggi la fortuna ti ha già aiutato una volta, non la provocare. - e riprende a camminare anche se è perfettamente consapevole che non se lo leverà di torno molto velocemente.
- Ma uffi! - eccolo infatti, che parte con la sua tiritera. - Osamu mi ha detto di no e mi ha detto che mi ha nascosto le chiavi di casa dal solito posto dove le lascia per me perché non vada a rompergli e che se suonerò il campanello fingerà una morte apparente e se continuerò a restar attaccato al citofono chiamerà la polizia fingendo di non conoscermi. Come se fosse possibile poi, dato che siamo identici. -
- Potrebbe sempre cambiare identità. E anche il paese. -
- Non gli dare queste idee. -
- Vai da Bokuto. -
- Ma c’è Akaashi da Bokkun. - sempre più sconsolato, tallonandolo – Omi, ti prego, io sono triste e sconsolato, non voglio dormir da solo. -
- Non vedo come questo dovrebbe essere un problema mio. -
- Perché siamo amici. -
Ecco, ha sganciato la bomba. Prepararsi all’esplosione 3… 2… 1…
Vede Kiyoomi girarsi al rallentatore. È una venetta quella cosa che gli sta pulsando sulla fronte, all’altezza dei due nei?
Dal canto suo, Sakusa non sa se ridere o farsi cogliere da una crisi isterica. Nel dubbio, meglio fingere indifferenza.
- Non sarei mai amico di una persona come te. Arrogante, presuntuosa, piena di sé, casinista... -
- Nient’altro? - incassa lui, in qualche modo divertito, è così abituato, da sempre, a sentirsi rivolgere quegli epiteti, non a torto.
- Non ho finito, ovviamente. -
- Attendo con ansia. - ridacchia, incrociando le braccia al petto.
Kiyoomi sospira piano, stringendosi la radice del naso tra pollice ed indice; sa quanto Atsumu possa essere insistente, non se lo leverà dalle scatole in fretta e lui ha sonno.
Rapidamente calcola quale tra i due mali in quel momento sia il minore: permettergli di dormire nella sua stanza o trovarselo fuori dalla camera che gratta sulla porta tipo film dell’orrore. Riporta gli occhi su di lui, che lo sta fissando tutto fiducioso. Gli vien anche da ridere, perché davvero quando Atsumu si toglie quella facciata da stronzo sarebbe anche simpatico a modo suo. Sotto-sotto deve essere uno molto attento agli altri, lui l’ha sperimentato, come ricordava poco prima, dal fatto che Miya ha sempre rispettato i suoi spazi, le sue manie, cercando di dargli una mano in qualche modo fin dal primo momento in cui è entrato in squadra qualche mese fa. Facendo più danno che altro, ma almeno c’era l’intenzione. E poi… e poi si vede che quel minchione sta facendo di tutto per apparir allegro ma Kiyoomi è sicuro che dentro di lui stiamo comunque soffrendo. Sakusa potrebbe apparire come uno algido, al quale ben poco importa aver iterazioni umane con gli altri, men che meno con i suoi compagni di squadra. Il che è anche vero in parte, cioè nella misura in cui aver interazioni con gli altri da un parte gli genera un’ansia tale da sentirsi la gola serrare in una morsa che gli toglie il fiato, d’altra non vuole assolutamente affezionarsi troppo alle altre persone così almeno si evita la dolorosa parte dell’abbandono. A grandi emozioni corrispondono grandi cadute a livello emotivo, meglio quindi mantenersi su un tranquillo livello pianeggiante a livello di emozioni e sensazioni, si viaggia sul sicuro. Sciocco e pessimista forse da parte sua, ma è un meccanismo di difesa che ha fatto proprio fin da quando era bambino, ormai la sua mente viaggia sul binario “se non mi affeziono, non posso soffrire”. Tuttavia, tolto ciò, non vuol dire che dentro di sé non riesca ad empatizzare con gli altri, con il loro malessere, anzi! Semplicemente non lo dà a vedere.
- Tu dormi per terra, nel futon che di solito usa Motoya quando mi viene a trovare. - puntandogli l’indice contro e dettandogli le sue condizioni – Starai distante da me, ti cambi ASSOLUTAMENTE questi vestiti lerci e domani mattina al suono della MIA sveglia ti catapulti fuori come se fossi stato schizzato via da una fionda. -
- Agli ordini! - si mette sugli attenti.
- Omi, grazie! Sarò un modello di virtù! - tutto felicemente incredulo, facendosi il segno della croce sul petto a mo’ di giuramento.
- Seh, come no… - già si sta pentendo, mentre ha ripreso a camminare.
- Possiamo chiacchierare fino a tarda notte? -
- No, ovviamente. -
- Potremmo mangiare delle schifezze... - continua ad elencare imperterrito, non facendosi minimamente scoraggiare dal non entusiasmo dell’altro.
- Men che meno. -
- Oh! - si ferma perché pare aver avuto una illuminazione come San Paolo sulla via di Damasco – Posso portare il gioco con le carte su Harry Potter. -
- Io non ho mai letto o visto Harry Potter. - seccato.
- Omi, stai scherzando vero? -
- Ti sembro uno che scherza? - fermandosi davanti alla porta della propria camera e guardandolo.
- No, in effetti… - per poi proseguire – Che genere di libri ti piacciono? -
- Perché tutte queste domande? -
- Perché siamo amici e voglio sapere se abbiamo interessi in comune, libri in comune che abbiamo letto, cose così. -
- Perché, tu sai leggere? - chiede, con una punta di sadica soddisfazione.
E a queste parole gli occhi di Atsumu si sgranano per poi scoppiare a ridere, immediatamente zittito dall’altro.
- Questa battuta! - ridacchia piano ora – Viene proprio detta su uno dei film di Harry Potter. Lo sai che Tom Felton, l’attore che interpreta Draco, ha detto che questa battuta se l’è inventata sul moment… - ma viene interrotto dall’altro.
- Ti do tre minuti Miya – e glieli indica con le dita - prima che la mia porta si chiuda per sempre e tu non troverai più nessun varco per potervi entrare che entrata di Moria scansate proprio. -
- Ok, ok… - in panico – volo. Aspettami Omi! -
Sakusa sta aprendo la porta quando si sente nuovamente richiamare.
- Due minuti e quarantacinque secondi, Miya. -
- Quella parte, le miniere di Moria, è una delle mie preferite, insieme alla battaglia del Fosso di Helm. - prima di scomparire dentro la sua camera e lui resta lì, interdetto. Ma non perché non si aspetta che Atsumu conosca così bene il Signore degli Anelli ma perché, sì… ecco… quel sorriso… non era il solito sorrisetto strafottente da cinghiate sui denti ma… ma tipo gli era anche spuntata una piccola fossetta sulla guancia destra...
 

- Alla fine ‘Samu mi ha scritto che mi aspettava per dormire insieme. -
Eccolo là Mr Gradasso: fa casino per cento, si atteggia a fighetto ma poi è un cuore di panna con il cuoricino ferito che cerca di non darlo a vedere. Si è disteso quieto-quieto sul futon che Kiyoomi gli ha preparato a fianco al suo letto. Si è presentato alla porta con addosso il suo ridicol ehm: pigiama con le volpi, spazzolino da denti in una mano e dentifricio dall’altra ed ora è lì con le mani intrecciate sotto alla nuca, che parla. Parla. Parla… Parla di tutto fuorché di Shoyo, è una ferita ancora troppo fresca. A modo suo gli fa anche una specie di tenerezza.
- Ma gli ho detto che ormai avrei passato la serata con te. -
- Potevi andare, non mi offendevo mica eh. -
- Nahhh! Avevo voglia di passare la serata con te. -
- Che fortuna sfacciata la mia... - mormora facendolo ridacchiare.
- Abbiamo un modo tutto nostro di volerci bene ma ci butteremo nel fuoco l'uno per l'altro. Almeno, io per lui lo farei anche se ho il sospetto che 'Samu a volte butterebbe me nel fuoco, ne ha di pazienza (ridacchia). Se mai un giorno avrò dei bambini, mi piacerebbe tanto fossero due gemelli. È bellissimo il rapporto ancestrale che si viene a creare. - volta il viso a guardarlo prima di proseguire a parlare - Tu li vorresti dei bambini Omi? -
- Non potrei mai avere dei bambini. - gli risponde, continuando a tenere gli occhi chiusi nella vana speranza che l’altro taccia.
- Perché? -
- Li ucciderei. -
E lo fa scoppiare a ridere, ha sempre adorato la lapidaria schiettezza di Kiyoomi, e allora Sakusa si scopre ad aprir un occhio e volgere lo sguardo verso di lui a guardare se vede formarsi nuovamente quella fossetta sulla guancia.
Poi si sporge verso il bordo del letto, allunga una mano ad aprir il cassetto per recuperare i tappi per le orecchie – in un altro chiaro segnale -, quando una delle tante frasi dell’altro attira la sua attenzione.
- Sai, io ho paura a volare. - dice il biondo, mentre fissa il soffitto. E le dita di Sakusa si fermano dall’aprir il cassetto.
Si gira ora sul fianco, in quel blaterare senza senso qualcosa finalmente ha attirato la sua attenzione, si sporge verso di lui e lo guarda con attenzione.
“Non è possibile” pensa. Mai si sarebbe aspettato che l’altro avesse paura di qualcosa e lo ammettesse. Anche se per la maggior parte Atsumu gli appare come qualcosa di irritante, indubbiamente ha da subito attirato la sua attenzione proprio per il suo modo di essere e di fare, diametralmente opposto al suo.
Atsumu pare non essersi accorto che l’altro lo sta fissando, dà per scontato di parlar da solo. Proprio per questo sgrana gli occhi sorpreso quando sente la voce dell’altro.
- Veramente? -
- Hum-hum. -
- La prossima volta che ne prendiamo uno per una trasferta, voglio sedermi vicino a te. -
- Per tenermi la mano tutto il tempo e consolarmi? - scherza.
- No, ovviamente. Per prenderti per il culo per tutto il tempo. -
- Hah?! -
Poi Sakusa scoppia a ridere. Ed è una risata lieve, cristallina, non sguaiata. L’alzatore non l’ha mai sentito ridere e lo fissa come se fosse la prima volta che lo sta vedendo.
- Non potrei mai prenderti in giro per una fobia, sarebbe indubbiamente molto ipocrita come atteggiamento da parte mia, proprio veder la pagliuzza nell’occhio dell’altro ma non la trave che è nel mio. -
Ma Atsumu sente poco o niente di quanto gli ha detto. È ancora rapito dal suono di quella piccola risata che continua a risuonargli nelle orecchie, ha ancora davanti agli occhi il suo lieve sorriso.
- Non ti ho mai visto ridere… - mormora, non riuscendo a togliergli gli occhi di dosso e Sakusa rimane altrettanto incantato dal volto dell’altro. Mormora qualcosa, quest’ultimo, prima di rimettersi supino, composto.
- Se ti minaccio di morte, di una morte lunga e dolorosa, taci? -
- Sono abituato con ‘Samu, ad esser minacciato di morte. - risponde, facendo spallucce.
- Lo sospettavo… - sospira, chiudendo gli occhi, ma sentendo dentro di sé uno strano mestamento.
Per un momento c’è silenzio, perché Atsumu sta pensando che quando Kiyoomi ride e il suo volto si rilassa i suoi lineamenti diventano veramente incantevoli.
- Grazie Omi. - ripete in un sussurro – Ti sono veramente grato per questo. Vedi io… lo so che sono un cazzone… - ma Sakusa l’ho interrompe e di nuovo si mette sul fianco e si sporge dal letto per poterlo guardare.
- Non ti devi giustificare con me. E se stai male, è giusto che tu lo dimostri; non ti sforzare di essere allegro, non c’è niente di male ad essere tristi. Anzi, ti dirò di più: tu hai il diritto di sentirti triste e confuso. Non ti rende meno forte o figo ma semplicemente più vero. -
E Atsumu sgrana gli occhi, apre la bocca per dir qualcosa ma tace (incredibilmente). Non si era mai reso conto, in quei pochi mesi in cui sono compagni di squadra, che Sakusa l’ha capito così bene come solo Osamu e Kita prima di allora.
Si mette supino, tranquillo, emettendo un grosso espiro nel quale ha buttato fuori l’aria ed ora le sue labbra si stendono, si rilassano, non sono più stirate in un sorriso forzato.
- Mi racconti qualcosa di te? -
- Dormi Miya. -
- Eddai Omi, tu non racconti mai niente di te. -
- Basti già tu, lo fai per cento. -
Ridacchia. Non può dargli torto. E anche dalla gola di Kiyoomi si leva nuovamente una piccola risatina.
- Omi? -
Parte sequela di turpiloqui nella mente di Sakusa.
- Eh?! - sempre più esasperato.
- Mi consideri figo quindi? - tutto pomposo e tronfio.
- Miya perché devi sempre rovinare tutto? - e per fortuna è buio così almeno si evita che l’altro possa vedere le sue guance imporporarsi.
- Omi-Omi, lo rifaremo un pigiama party? -
- Manco se crepo. -
Altra piccola risatina. Il silenzio e poi di nuovo la voce di Sakusa.
- Forse… -
E Atsumu finalmente si zittisce, perché è tutto felice. Anche di aver trovato qualcun altro con cui può essere completamente se stesso, qualcuno che non lo giudicherà mai.
- Buonanotte Omi. -
- ‘Notte. -
- Puoi chiamarmi Atsumu, se vuoi. -
- L’utente da lei chiamato non è raggiungibile, questo è un messaggio registrato. Fa silenzio! -
Ora si zittisce veramente, e cullato dal suono del respiro di Sakusa, finalmente Atsumu scivola lentamente in un dolce sonno.

 

Continua...


 

Ad ogni capitolo aggiungevo personaggi nelle “caratteristiche della storia”. Rido.

   
 
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