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Autore: LaserGar    08/09/2021    0 recensioni
Yunix Braviery ha 16 anni. Dopo aver perso la memoria in circostanze ignote, il ragazzo, completamente solo, si è ritrovato a vagare in un mondo dominato dai Quirk, alla ricerca di una sistemazione stabile. La sua unica certezza è di aver commesso un crimine terribile, perciò mantiene un profilo basso, cercando di non avere contatti con nessuno. Dopo due mesi di vagabondaggio giunge alla sua meta che spera ponga fine alla sua 'fuga' intercontinentale: lo stato/città indipendente di Temigor, nella punta meridionale dell'isola del Kyushu. La città in questione, chiamata Kotetsu dai Giapponesi, per l'acciaio speciale che vi si ricava all'interno, è una metropoli ricca di persone provenienti da ogni dove. L'HG è l'accademia per eroi della città, capace di rivaleggiare contro lo U.A, per il titolo di scuola migliore per eroi. Nel frattempo, un cimelio del passato rinvenuto nella giungla sudamericana rischia di far sprofondare nel caos non solo Temigor, ma tutta la società degli Heroes. Yunix non sa ancora cosa l'aspetta quando si ritroverà faccia a faccia con il suo futuro e ovviamente il suo passato.
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Premesse: Innanzitutto, vi do un caloroso benvenuto all'interno della mia fanfic. Questa è la mia prima esperienza di scrittura vera e propria e spero di soddisfarvi il più possibile, nonostante l'inesperienza. Se siete interessati a catapultarvi nel mio mondo vi invito a leggere il prologo, prima di iniziare i capitoli veri e propri, in modo da farvi un'idea di cosa andrò a trattare. Inizialmente i capitoli saranno molto introspettivi, ma non temete, l'azione non tarderà ad arrivare. Anche se la maggior parte dei personaggi saranno OC, ci saranno numerosi camei della serie principale, che si intreccia direttamente con la mia fanfic. Se volete darmi consigli, non vi resta che scrivere una recensione. Sarò felice di leggerle tutte, anche se critiche. Buona lettura e ricordate sempre: PLUS ULTRA!


                                                                                                  



La Città di Ferro - Parte Prima: Yunix Braviery


Un fischio acuto colmò l’aria. Da una galleria buia sorse un lungo mezzo d’acciaio. Il fischio diventò rapidamente uno stridio quando il veicolo iniziò la sua lenta frenata. La sua velocità diminuiva sempre di più. Le luci degli abitacoli illuminarono un cartello in cima alla galleria. La scritta citava: "Metropolitana centrale di Temigor".

All’interno del mezzo, su uno scomodo sedile, giaceva un ragazzo lacero e sporco. Aveva capelli anonimi, sospesi tra il grigio e il bianco, tirati rudemente all’indietro in una sorta di onda, ancora lontana dai tipici ciuffi. Era piuttosto basso, ma non così tanto da essere considerato una persona minuta. Il corpo era tutto fuorché curato, ma sembrava abbastanza muscoloso, di un colorito tendente al tenue. In generale, sembrava una persona anonima, molto normale, non fosse stato per gli occhi e la bocca. Quest’ultima aveva una lunga, ma sbiadita cicatrice che la passava da parte a parte, disegnando un segno indelebile sulle labbra sottili, ma tutto passava quasi in sordina, osservando gli occhi. Erano di grandezza media, ben aperti, grazie alle alte sopracciglia, ma all’interno era come se tanti grandi ingranaggi grigio chiaro nuotassero nel bianco del bulbo oculare, ruotando attorno alla pupilla, in un fare molto ipnotico. Non era difficile capire perché tutti rimanevano a debita distanza... Il ragazzo era impregnato di morte.

Alcune persone lo guardavano di sfuggita, curiose, ma questi aveva ben altro a cui pensare. Nelle mani stringeva ancora quella lettera rosata: l'ultimo lascito della sua memoria. L'aveva letta così tante volte che ormai quelle parole gli davano il voltastomaco. L'avrebbe buttata non appena fosse arrivato, o almeno è quello che sperava sarebbe riuscito a fare. Non aveva senso perdere altro tempo su di essa.

Ed ecco che per l'ennesima volta quei segni d'inchiostro scavavano nella sua anima. Non riusciva a liberarsene. Erano le sue uniche catene. Le uniche catene che aveva e le uniche che avrebbe desiderato non avere ai polsi.

«Caro sconosciuto,
Che cosa significa vivere? Se sai già la risposta, allora mi avrai già visto almeno una volta e non mancherà molto al giorno del giudizio, almeno spero. Se invece ti interroghi ancora sul perché della tua vita, ricorda questo: non cercare la pietà come se te la meritassi. In fondo, non puoi dire che ti spetta di diritto finché non saprai quello che hai fatto. Strade infinite si dipanano di fronte a te. Questo è importante che tu lo sappia. E anche se anche dovessi prendere una strada sbagliata, io sarò con te. Sempre e comunque, capito? Devi credermi su questo punto. Dato che so che questa corta lettera non soddisferà mai i tuoi quesiti, ti offro una possibilità. Se volessi, per qualche malaugurato caso, incontrarmi, ti basterà presentarti alla sorgente dei cinque fiumi infernali. Lì ti aspetterò. Non temere. Mantengo sempre la parola data.
Con affetto, Nightmare
»

Nightmare... Non sapeva chi fosse e non gli interessava. Una persona che, pur sapendo, lo aveva abbandonato non meritava alcuna attenzione. Dare un senso a quelle parole era quasi più difficile di dare un senso alla sua vita. Una cosa però lo tormentava. Cos'è che aveva fatto di tanto grave? Non lo sapeva, ma dal momento che aveva tutta l'intenzione di recuperare ciò che aveva perso, avrebbe dovuto fare i conti anche con quello. La sorgente dei fiumi infernali... Quello era un altro paio di maniche. Ma ormai aveva chiuso con quel fastidioso testo. L'odio che provava aumentava di giorno in giorno e litigare con una lettera non era molto remunerativo.

Sul display che avrebbe dovuto indicare le fermate, erano rappresentate in successione le più grandi vittorie di All-Might. Cercò di non guardarlo, ma la voce tonante si udiva comunque. "Ci sono qua io..." Quante volte sentì quella frase, ripetuta e ripetuta. Se solo fosse stato lì pure per lui...

Il mezzo si stava fermando del tutto. "Ancora un’altra fermata" pensò il ragazzo, guardando nel vuoto. Tre ragazzine salirono sul trabiccolo. Sembravano piuttosto chiassose. Appena la metro si rimise in funzione, le tre iniziarono a parlare ad alta voce dei loro Quirk.

Yunix Braviery, perché quello era il suo nome, si ritrasse un po’ cercando di non ascoltare, ma era piuttosto difficile, visti i piccoli spazi. Non sembrava che lo facessero apposta, ma erano ugualmente fastidiose. Sembravano allegre... Che fosse sabato? Aveva ormai perso la cognizione del tempo. Era tanto che sapesse che era primavera. Dovevano abitare a Temigor, vista la mancanza di bagagli. Se era così non c’era da stupirsi che avessero tutte e tre un Quirk. Da quanto ne sapeva, se nel resto del mondo la percentuale di Quirk delle persone era all’incirca 80%, a Temigor si sfiorava un incredibile 95%. Sostanzialmente, era quasi una rarità vedere un No-Quirk nella città di ferro. "Che nome strano... Eppure, la città è costruita con l’acciaio di Temigor, non con il ferro di Temigor. Forse è un altro sgarbo ai Giapponesi." Non scorreva buon sangue tra i due stati.

Il discorso delle ragazze stava vertendo su cosa avrebbero fatto nel pomeriggio. Yunix aveva chiuso il cuore da molto tempo, ma si sentì ugualmente un po’ male. Non avrebbe mai avuto una vita come la loro. Nel migliore dei casi, si sarebbe stabilito in qualche luogo sperduto nella periferia di Temigor. "Nel peggiore..." Il ragazzo non voleva nemmeno pensarci.

Tanto per far qualcosa stropicciò con un piede un frammento di giornale, sul terreno sudicio. Bagnato, sotto una coltre di liquame, era ancora visibile il titolo, in calce: "Tragedia nella colonia F. Dodici lavoratori rimasti uccisi nella scorribanda di un popolo tribale: Temigor chiede vendetta."

La voce metallica stava annunciando l’arrivo al centro di Temigor. Yunix era indeciso se rimanere e fare qualche altra fermata o scendere. L’idea migliore era sicuramente rimanere sul mezzo. Il centro della città era off limits per lui. Chi l’avrebbe accolto? Ma era pur vero che erano mesi che il ragazzo non si concedeva un giorno di riposo. L’occasione di visitare la grande città di ferro lo esaltava non poco, considerando che la metro che aveva preso era quella economica sotterranea e non la panoramica Silver Sliding Star, famosa in tutto il mondo. La torre centrale, l’arena di metallo, HG, Infection... C’era davvero tanto da vedere. Era davvero indeciso.

Le porte si aprirono. Le ragazze uscirono cinguettando. Yunix, che aveva quasi abbandonato l’idea di scendere si riscosse e scese a sua volta, camminando rapidamente. Mentre, lasciava il mezzo, fece scivolare la vecchia lettera nello zaino. Non appena allontanò le dita dalla carta percepì una strana sensazione di vacuità. Si arrestò un momento, poi riprese a camminare, come in trance. L’aria fresca lo risollevò un poco, ma il ragazzo era decisamente giù di morale. "Pensavo che finalmente, dopo essere arrivato a destinazione, mi sarei sentito bene e invece mi sento così vuoto... Ora che sono qui, mi sembra quasi che non abbia avuto senso compiere questo viaggio". Il ragazzo abbatté il braccio sulla scala mobile, frustrato. "Non pensarci neanche... Hai meditato per giorni se fosse o meno la cosa giusta da fare..." Non voleva che tutte quelle riflessioni, compiute nel freddo delle strade gelide venissero gettate al vento. Era arrivato. Quello contava. Il resto non aveva importanza.

Yunix emerse dalla metro e Temigor si parò dinnanzi a lui, in tutta la sua magnificenza. Torri e palazzi si lanciavano nel cielo. Erano di un colore azzurrino. Doveva essere il metallo della città. C’erano anche case normali qua e là, ma l’acciaio dominava l’ambiente. La metro panoramica aveva le sembianze di una lunghissima montagna russa che ruotava attorno ai palazzi e serpeggiava sopra le strade. C’erano meno persone di quanto pensasse, ma quello gli andava bene. Odiava il caos delle metropoli.

Il ragazzo prese a camminare sul marciapiede, senza staccare gli occhi dai riflessi argentei dei complessi. C’erano persone di ogni nazionalità e non erano turisti. Bevevano ai caffè, guidavano le auto, lavoravano negli uffici e anche all’aperto. "Un melting pot. Questo dovrebbe essere il nome specifico. Qui nessuno mi verrà a cercare." Se era vero che aveva commesso un crimine, andare in quella città indipendente era stata la scelta più saggia. Con un rombo, un vagone sfrecciò sul binario sopra di lui. "E se ci penso... Questo è solo uno dei tre distretti di Temigor. Quelli oltre alle montagne... Dovrebbero essere altrettanto belli. Forse persino più caratteristici..."

Yunix svoltò a destra. C’era una lunga strada ad attenderlo e alla sua fine, quasi opaca, si stagliava la gigantesca torre bluastra, dove la politica interna della città indipendente veniva discussa e dove risiedeva il sindaco di Temigor, la cui reputazione era quella di un uomo schivo e riservato. Pochi l’avevano conosciuto faccia a faccia.

Due ragazzini con le mani palmate superarono il ragazzo, in contemplazione, e iniziarono ad accarezzare un piccolo cane sdraiato su una panchina. Yunix li guardò e riprese a camminare. "A quanto ne so, a Temigor sono abbastanza larghi in termini di limitazioni per quanto riguarda i Quirk. Fintanto che le abilità vengono usate in piccole misure, senza infastidire gli altri, non occorre una licenza..." Un senzatetto suonava una chitarra usando le sue interiora al lato della strada. Yunix lo oltrepassò con rapidità. "Certo, non è una bella vista in molti casi..."

Si chiese se non fosse il caso di cambiare direzione per andare verso la periferia, ma una voce interruppe il suo flusso di pensieri. «Eccolo! È arrivato!» Tutti si voltarono solo per vedere una figura sfrecciare come un lampo oltre i loro occhi. "Cos’è stato?" Vi fu un fruscio di piume bianche. Yunix vide una figura stagliarsi sopra un appalto al lato della strada, con il sole direttamente alle spalle.

«Bonjour citoyens! Quest’oggi sarò di pattuglia in questo merveilleux quartier

Gli occhi delle persone vinsero l’abbagliante luce e iniziarono a cogliere i dettagli fisici della persona. La prima impressione di Yunix fu quella di vedere un angelo. Ali candide schermavano la luce dietro un corpo affusolato. Bracciali dorati luccicavano sugli arti, così come un abito a croci sul torace, che lasciava intravedere la pelle nuda tra di essi. Una corta toga bianca copriva la metà centrale del fisico e buona parte di quella superiore.

L’uomo che aveva gridato poco prima indicò la figura allampanata. «E’ l’eroe angelico, Swizzilan! Più di 87 casi mandati a monte. È incredibile vederlo in questa zona.»

L’eroe saltò giù dall’appalto, rivelando molti elementi tutt’altro che angelici. Una ciocca di capelli biondi e rosati nascondeva un occhio, mentre l’altro dorato e ovale era ben visibile. E non era l’unico dettaglio rosa. Ciuffi disparati e soffici di cotone fuxia coprivano le braccia, mentre una lunga fascia di una tonalità più tenue ondeggiava nel vento intrecciata tra i capelli. Non dimostrava più di 25 anni.


L’hero osservò la platea che si era venuta a creare. «Su su. Non spingete... Abbiamo tutto il giorno per conoscerci. Come sapete, la città di Temigor è strategicamente divisa in settori...» Swizzilan finse di usare una bacchetta su una lavagna immaginaria. «Doveva capitare prima o poi che mi fosse assegnata questa zona. E non temete. La luce brillerà d’ora innanzi sulle vostre teste, perché oggi vi siete avvicinati di un passo alla perfectión

Yunix lo guardò con sufficienza. “Ma perché si dà tante arie? A me sembrano delle gran parole al vento”. Il fan dell’Angel Hero si avvicinò di corsa all’idolo. «Non posso crederci! È un sogno che si avvera...»

L’hero lo scrutò, tranquillo. «Tale dedizione merita tutta la mia attenzione. Hai qualche domanda per me?» L’uomo, sulla quarantina, dotato di una barba ispida e corpulento, si inginocchiò di fronte a lui. «Se posso permettermi, Swizzilan, come fa Temigor a essere così sicura? Cos’ha di diverso dal resto del Giappone?»


Swizzilan esplose in una risata cristallina. «Mio caro fan, qui a Temigor abbiamo un sistema solido, come puoi ben vedere. Siamo dispiegati su tutti i distretti, equamente divisi tra noi, per far sì che nessun luogo abbia meno di un Hero a controllarlo. E se anche uno di noi dovesse cadere... I settori vicini saranno avvertiti immediatamént e in pochi secondi arriveranno i rinforzi.»

All’uomo brillavano gli occhi, mentre Yunix continuava a essere scettico. "E questo sarebbe un eroe? Secondo me non ha mai affrontato un villain in vita sua..." La voce dell’uomo era carica di ammirazione. «Lo immaginavo... Con eroi come voi, è impensabile che qualcosa vada storto. Posso stringerle la mano?»

Swizzilan aprì le ali. «Certamente, 
monsieur. Nel frattempo, le dico il secondo motivo per cui Temigor è così sicura...»

L’uomo sollevò la mano, mentre l’Hero abbassava la sua.


«Noi eroi sappiamo riconoscere un villain quando lo vediamo.»

Tutto accadde in pochi istanti. Le dita dell’uomo si tramutarono in una rivoltella, nello stupore comune, ma il braccio venne prontamente deviato da Swizzilan e lo sparo finì nel cielo. Con grande forza, sfruttando le ali, Swizzilan sollevò il villain e cominciò a farlo roteare in aria. Una volta accumulata abbastanza velocità, scagliò l’uomo verso il terreno.

«
Love Tornado!»

L’impatto contro il terreno fu abbastanza forte da metterlo fuori gioco.


Swizzilan si alzò in volo. «Pensavi davvero che non mi sarei accorto delle tue vere intenzioni? Nessuno riesce a vedermi, nella mia velocità massima. Eppure, tu hai annunciato la mia presenza. Sembrava proprio che non aspettassi altro. Qui a Temigor non si punta alla quantité, ma alla qualité. Fareste bene a pensarci due volte, prima di mettervi contro di noi. Noi siamo i figli dell’HG.»

Uno scroscio di applausi iniziò a risuonare nella strada. Yunix era a bocca aperta. Certo aveva visto eroi sconfiggere villain faccia a faccia, ma quello era diverso. Quello era un tentato omicidio. "Se non avesse capito le sue intenzioni fin da subito, sarebbe morto. L’ho sottovalutato. Al suo posto, io..." Ma tanto non sarebbe mai stato un eroe. Senza le sue memorie e senza conseguentemente un Quirk, non c’erano possibilità che sarebbe stato in una situazione simile.

"Che strano... È come se avessi dato per scontato che io fossi come lui." Il ragazzo scosse la testa, confuso. Che fosse una conseguenza della perdita di memoria?

Le persone in strada scattavano foto a Swizzilan, che stava parlando con un paio di agenti. Yunix pensò di avvicinarsi. Poteva essere interessante capire meglio come veniva condotta la sicurezza in quella città. E poi... Non gli sarebbe dispiaciuto chiedere a Swizzilan di parlargli un po’ dell’HG. Un’accademia così rinomata valeva sicuramente una visita.

Stava per fare il primo passo quando una voce lo colse impreparato.

«Qui non troverai quello che cerchi...»

Yunix si voltò di scatto. Non c’era nessuno, a parte il piccolo cagnolino di poco prima. "Cosa diavolo?" Sentiva il cuore battergli a mille. "Chi era? La voce era femminile. Ho come l’impressione di averla già sentita..."

La sua testa iniziava a far male. Era un evento consueto. Sapeva di sapere, ma non sapeva cosa. Se fossero state le prime volte che la testa gli doleva, si sarebbe infastidito, ma ormai riusciva quasi a convivere con la consapevolezza che non avrebbe riacquisito i ricordi da un giorno all’altro. Qualunque cosa fosse stato a sottrarglieli non era stato un banale incidente. Doveva esserci di più.

Gli occhi di Yunix brillarono di una luce fredda. Quella voce... Non aveva senso rimuginarci sopra. Come al solito, il ragazzo sarebbe rimasto senza risposte. C’era però della verità in quello che aveva detto. Stando in quella zona, non avrebbe di certo trovato una dimora stabile. Doveva andare nei quartieri malfamati meridionali e iniziare da lì la sua ‘ricerca’. Gettò un ultimo sguardo attorno a sé speranzoso, ma la calma era tornata sulla strada. "Vedremo per quanto tempo riuscirai a evitarmi, chiunque tu sia..."

Gli ingranaggi negli occhi di Yunix scintillarono, mentre il ragazzo si avviava in una strada laterale. «Ti aspetterò, fantasma del passato...»
   
 
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